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Documentazione   Inserito il  10-10-2007


 

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Corte dei Conti

 

COMUNICATO STAMPA n. 23/2007

 

6 luglio 2007

 

Corte dei conti – Sezione delle autonomie – Pres. T. Lazzaro – Rel. G. Larosa – Deliberazione n. 6/2007, inviata al Parlamento il 3 luglio 2007. –

 

Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni  - Esercizi 2005 – 2006

 

[Vai al testo della Relazione]

 

I risultati delle regioni nel quadro degli andamenti di finanza pubblica

         Nel 2006 le regioni presentano, in termini di contabilità nazionale, un tasso di crescita della spesa complessiva del 6,6 per cento da ricondurre alle spese correnti (+7,9 per cento), mentre la spesa in conto capitale flette leggermente (-0,3 per cento). La spesa per consumi finali cresce di poco più del 6 per cento. Forte è l’aumento della spesa per redditi da lavoro (+7,2 per cento), mentre si riduce in misura consistente il tasso di crescita della spesa per consumi intermedi (+3,3 per cento), ponendosi su livelli inferiori al tasso di variazione del Pil nominale. Il complesso della spesa regionale al netto della sola spesa sanitaria (rappresentata, nei conti regionali, dalle somme trasferite alle Aziende sanitarie regionali) presenta una variazione più contenuta: +3,2 per cento nel 2006, in media inferiore al 3 per cento nel biennio. Un risultato che sconta un andamento della spesa corrente al netto della sanità ancora in crescita del 5,9 per cento. Continua poi a flettere, per il secondo anno, la spesa per investimenti fissi lordi (-1,2 per cento).

         Dal lato delle entrate il conto presenta una variazione complessiva del 2 per cento. L’aumento delle imposte indirette (+6,8 per cento) è stato in parte compensato da una flessione dei trasferimenti (-3,3 per cento). Sul rilievo e la tempestività dei pagamenti delle somme destinate al finanziamento delle amministrazioni regionali continuano a pesare i tempi richiesti per l’esaurimento delle verifiche in materia sanitaria e la mancata intesa tra le regioni sul riparto 2005 e 2006 in applicazione del decreto 56/2000.

         Il contributo delle amministrazioni regionali all’indebitamento complessivo si presenta nell’anno particolarmente elevato, circa 6,3 miliardi, contro l’avanzo riscontrato nell’esercizio precedente.

         La spesa per prestazioni sanitarie, soggetta ai vincoli ed ai meccanismi di copertura definiti con gli accordi e i Patti per la salute, presenta un tasso di crescita ben superiore all’obiettivo programmatico. Il conto consolidato della sanità a consuntivo 2006 registra uscite correnti per 101,4 miliardi di euro. La spesa continua a crescere ad un tasso elevato (+5,8 per cento) ed assorbe il 6,9 per cento del Pil. Alla sanità è stato destinato nel 2006 il 14,2 per cento della spesa complessiva.

 

Il patto di stabilità interno per le Regioni a statuto ordinario

         Con la manovra per il 2006 sono stati definiti tetti distinti per la spesa corrente e in conto capitale, ampliando gli spazi per gli investimenti pubblici locali a fronte di vincoli più stringenti per la spesa corrente.

  Nel complesso, le regioni hanno conseguito gli obiettivi posti con il nuovo schema normativo. Le spese correnti soggette a vincolo si sono ridotte in termini di pagamenti del 17,2 per cento e in termini di impegni del 13 per cento. Le spese in conto capitale, che potevano aumentare del 4,8 per cento, flettono, invece, di poco meno del 19 per cento in termini di pagamenti e del 27,5 per cento in impegni. Si tratta di un risultato medio complessivo che presenta differenze anche significative nelle diverse aree territoriali.

Il Patto continua a riguardare una quota marginale della spesa: appena l’11 per cento della spesa regionale in termini di impegni ed il 10,3 per cento in termini di pagamenti.

         L’obiettivo di ricomposizione della spesa con recupero di più ampio margine per quella in conto capitale non si è realizzato.

 

Indebitamento regionale e finanza innovativa

[ Il testo del paragrafo dalla Relazione n.d.r.]

 

La consistenza del debito delle RSO comprensivo delle passività a carico dello Stato, segna a fine 2006, in base a dati dalle stesse trasmessi, il livello complessivo di 38.534 milioni, mentre lo stock solo regionale ascende a 25.556 milioni, dei quali il 58,1 per cento per assunzione di mutui e 10.710 milioni per emissioni di obbligazioni. Si registra nell’anno una notevole crescita del debito regionale in massima parte (5.280 milioni) dipeso dal forte incremento dei titoli emessi (+97,2 per cento).

Nella composizione del debito regionale, a prevalere è ancora il debito con gli Istituti di credito ordinario (51,3 per cento), in calo rispetto all’anno precedente, mentre sono in crescita i mutui con la Cassa DD.PP. (48,7 per cento nel 2006) per la nuova politica del credito della Cassa e le condizioni di flessibilità offerte.

Le Regioni mostrano una diminuita preferenza per il tasso variabile con un forte recupero del tasso fisso che passa dal 28,9 per cento del 2005 al 47,8 per cento del 2006.

Si nota nel 2006, rispetto all’anno precedente, una maggiore dinamicità nei derivati regionali. Risultano stipulati 23 nuovi contratti di interest rate swap (cinque nel 2005) per un totale nozionale pari a 5.398 milioni. L’ammontare complessivo di capitale swappato, al netto di swap amortising e di tasso di cambio, a fine 2006 è pari a 10.421 milioni, con incremento rispetto al 2005 di oltre 4.200 milioni. Un mercato quello dei derivati più vivace rispetto al passato che ha risentito di una duplice esigenza: adeguare i derivati alle sottostanti passività estinte e rinegoziate per allungarne la scadenza; bilanciare, inoltre, l’evoluzione in crescita dei tassi di interesse a seguito della politica monetaria della BCE. Un terzo scenario riguarda le emissioni obbligazionarie accompagnate da una pluralità di operazioni in derivati (swap di tasso di cambio, di tasso di interesse, amortising) cui, nel 2006, a farvi ricorso sono il Lazio, il Piemonte, la Campania e il Molise, rispettivamente per 500 milioni, 1.800 milioni, 1.890 milioni e 86,77 milioni.

Nel 2006 sono privilegiate operazioni collar ove il margine ristretto fra i livelli floor e cap restringe l’eventuale vantaggio contrattuale per l’ente.

Il confronto con l’operatività in derivati degli enti locali di piccola e media dimensione (campione di 148 enti fra Comuni e Province) mette in chiaro come nel 2006 questi nuovi contratti scontino strutture fortemente a rischio se non già in perdita a fronte della più recente evoluzione dei tassi. Vantaggi sono a volte riscontrabili solo per i primi anni di durata contrattuale, due o tre al massimo, mentre successivamente le condizioni evolvono con forte probabilità di perdita per l’ente locale.

 

L’analisi delle entrate regionali

I risultati della gestione indicano un incremento complessivo delle risorse accertate dell’11,3 per cento. Crescono del 5,8 per cento le entrate proprie del titolo I, ma sono soprattutto gli accertamenti da indebitamento che triplicano rispetto all’esercizio precedente: un andamento comune alle diverse aree territoriali, solo in parte da ricondurre a forme di rinegoziazione dello stock preesistente.

Continuano ad ampliarsi i divari tra aree territoriali nei livelli pro-capite delle entrate proprie, nonostante l’attivazione in alcune regioni, soprattutto del sud, della leva fiscale conseguente ai disavanzi sanitari. Le regioni del nord presentano nel 2006 il livello pro-capite di entrate proprie più significativo, superiore del 20 per cento a quello medio nazionale (1.784 euro) di poco superiore a quello delle regioni centrali (1.737 euro); con 1.056 euro medi pro-capite le regioni meridionali raggiungono il 71 per cento del valore medio nazionale.

Nel caso dei trasferimenti, che comprendono per le regioni a minor capacità fiscale anche le somme riconosciute in base al fondo perequativo, l’importo medio pro-capite continua a ridursi. Nel sud la riduzione è tuttavia più lenta e gli importi sono di oltre il 90 per cento superiori a quelli medi nazionali.

Nel complesso, le risorse accertate in termini pro-capite, in base a entrate proprie o trasferimenti, presentano differenze limitate tra aree.

E’ continuato a crescere nell’anno l’utilizzo di entrate da indebitamento per la copertura delle spese di investimento: l’importo delle previsioni definitive di competenza è aumentato di circa il 43 per cento. Nel 2006, alla crescita degli stanziamenti ha corrisposto, inoltre, un ancor più netto aumento degli accertamenti, che passano dai 4.714 milioni del 2005 a oltre 13.450.

Nell’ultimo biennio si è incrementato il ricorso da parte delle regioni alla gestione dell’autonomia fiscale, specialmente indirizzata alla copertura dei disavanzi sanitari cui, dal 2006, si sono aggiunti aumenti di aliquote scattati in forma automatica. Nel 2006 vi sono stati numerosi mutamenti nella gestione dell’Irap. Il gettito previsto ed accertato dell’addizionale Irpef è cresciuto dal 2002 rispettivamente del 19,5 e del 15,3 per cento; nel 2005 la variazione in termini di accertamenti è stata del 2,3 per cento. Continua invece a diminuire il gettito dell’accisa sulla benzina, per la diminuzione degli acquisti di nuovi veicoli a benzina. Dal 2002 la diminuzione è stata del 23,3 per cento in termini di accertamenti. Cresce, invece, il gettito della tassa auto; per tale tributo, a partire dal 2007 sono in vigore le nuove tariffe.

L’addizionale regionale sul gas metano non è sempre applicata, mentre alcune regioni l’hanno introdotta con prelievo differenziato rispetto al tipo di utilizzo e ai volumi consumati.

 

Il sistema di finanziamento delle regioni

Solo a fine 2006 e nei primi mesi del 2007 si è riaperto il dibattito sul riassetto del sistema di finanziamento regionale e si è avviato il processo per la definizione di un disegno di legge delega per il federalismo presentato in questi giorni in Parlamento. Determinante appare nel disegno il riferimento ai costi standard su cui parametrare la copertura dei fabbisogni.

Nell’anno un nuovo stallo aveva bloccato l’operare del regime transitorio basato sulla nuova versione del 56/2000. L’accordo raggiunto tra le regioni nel luglio del 2005, recepito dalla finanziaria per il 2006, ha portato a nuove modalità operative ed attuative del decreto legislativo 56/2000. Definita su questa base la ripartizione delle risorse fino al 2004, mancato l’accordo per l’applicazione del nuovo meccanismo agli anni successivi.

Nel 2006 le risorse effettivamente erogate alle regioni per finanziare le nuove competenze del federalismo amministrativo sono state pari a 4.497 milioni di euro, pressoché immutate rispetto agli esercizi precedenti e sottoposte a inevitabile erosione. Oltre l’82 per cento delle erogazioni complessive va a soli quattro comparti: trasporto pubblico locale, edilizia pubblica residenziale, incentivi alle imprese, interventi per la viabilità.

Il continuo slittamento nei tempi di trasformazione di tali somme in entrate proprie non ha consentito il mantenimento di una dinamica di crescita degli importi attraverso “l’indicizzazione” al gettito dell’imposta scelta per il finanziamento.

Le somme destinate alle regioni in base al d.lgs 59/97 hanno rappresentato dal 2000 una rilevante fonte di finanziamento degli interventi regionali. Le risorse trasferite rappresentano il 4,3 per cento del totale della spesa delle regioni tra il 2001 e il 2005. Tale quota sale ad oltre il 12 per cento se si considera solo la spesa non sanitaria.

 

L’analisi della spesa

Gli impegni complessivi evidenziano una variazione più accentuata nel 2006 (7,6 per cento) rispetto al 2005 (1,5 per cento) prevalentemente influenzata dalla parte corrente.

Gli impegni correnti pro-capite presentano un valore medio di 2.011 euro. Per la parte di conto capitale il valore pro-capite è di 383 euro.

La spesa corrente sanitaria delle regioni a statuto ordinario (sulla base dei prospetti di monitoraggio del Patto), rappresentata prevalentemente dai trasferimenti alle aziende sanitarie locali e in misura minore dalla spesa sanitaria direttamente gestita dalle regioni, fa notare una dinamica sostenuta per impegni e pagamenti.

Gli impegni, cresciuti nel 2006 del 7,8 per cento, mostrano un tasso medio di incremento triennale del 6,3 per cento, più elevato al nord. I pagamenti sono in crescita dell’8,5 per cento (3,7 per cento nel 2005).

Il tasso di rigidità della spesa corrente rispetto a quella sanitaria, sfiora nel 2006 l’81,5 per cento, con i valori più alti al nord. La spesa per il servizio del debito e quella per il personale, contribuiscono a dare rigidità alla spesa corrente regionale in termini di impegni e ancor più di pagamenti.

Gli impegni di parte corrente evidenziano come principale la destinazione all’amministrazione generale e organi istituzionali, con un lieve incremento rispetto al 2005. Seguono il complessivo aggregato dei trasporti, ma in rilevante flessione nello stesso anno, e le spese per l’assistenza sociale.

La destinazione della spesa in conto capitale appare concentrata sugli interventi di difesa della salute,  opere pubbliche, agricoltura e zootecnia, industria e fonti di energia, edilizia abitativa, settori che avevano mostrato una consistente flessione nel 2005.

I pagamenti complessivi nel 2005 registrano un incremento del 2,6 per cento, determinato dall’incremento del 3,3 per cento della spesa corrente, mentre rimane sostanzialmente stabile quella in conto capitale, e flette quella per rimborso prestiti. Più consistente (8,2 per cento) la crescita dei pagamenti nel 2006, determinata da incrementi nelle tre categorie.

Il risultato di amministrazione, pur positivo, sconta e viene in genere prosciugato dalle economie vincolate.

La consistenza media del personale nel triennio 2003-2005 evidenzia una flessione costante, specie con riferimento ai rapporti di lavoro flessibile.

Aumenta tuttavia la spesa per retribuzioni del personale dirigenziale. Quanto alla retribuzione accessoria, di posizione e di risultato, l’incidenza su quella complessiva cresce specie con riferimento alla retribuzione di posizione. La spesa per retribuzioni del personale di categoria nel 2004 cresce del 13,6 per cento, per effetto del pagamento degli arretrati e degli incrementi contrattuali di cui al CCN 22 gennaio 2004, mentre nel 2005 flette del 5,7 per cento.

Il costo del lavoro ha un incremento complessivo nel 2005 rispetto al 2003 dell’8,6 per cento, per gli effetti della robusta crescita registrata nel 2004 (13 per cento). Il tasso di rigidità rispetto alle spese ed alle entrate correnti oscilla nel triennio intorno al 2,5 per cento.

 

La Sanità

Il comma 796 dell’articolo unico della finanziaria 2007 ha previsto l’importo di finanziamento del SSN in 96 miliardi di euro per il 2007, 99 per il 2008 e 102 per il 2009 con scostamento rispetto al tendenziale di 7 miliardi, coperti per solo 4 miliardi con l’incremento recato in finanziaria.

Il sistema attuale di finanziamento del fabbisogno regionale per la sanità, in attesa della  auspicata disciplina di federalismo fiscale, è tutt’ora fondato sul sistema delle anticipazioni previsto dal d.lgs 56/2000 che, a causa dei particolari meccanismi di funzionamento, ha sin qui determinato, nei confronti delle regioni, uno slittamento delle erogazioni loro spettanti ed una sofferenza di cassa stimata a fine 2006, in circa 15 miliardi di euro. A questi importi si aggiungono spettanze arretrate per copertura di disavanzi ed entrate conseguenti a provvedimenti di automatismo fiscale o autonoma fiscalità, per l’anno di imposta 2006, congelate sino al 2008. Il credito per competenze arretrate, con la conseguente crisi di liquidità, è all’origine delle misure adottate per farvi fronte, una delle quali continua ad essere il rinvio dei pagamenti per le forniture sanitarie, che ha innescato un circolo vizioso di ulteriore progressivo aggravio dei costi della sanità, sui quali pesano anche inefficienze e sprechi gestionali. La raccomandazione della Corte è di urgente superamento di tale meccanismo di finanziamento, accelerando il percorso volto alla definitiva approvazione della disciplina di federalismo fiscale, da troppo tempo rinviata, insieme a gestioni più attente e controllate.

 

I risultati delle gestioni sanitarie. I disavanzi degli anni 2001-2006.

Nel 2006, sulla base dei dati trasmessi dal Ministero della salute, il rapporto tra costo complessivo per l’assistenza sanitaria e PIL si attesta al 6,8 per cento con una flessione rispetto al 2005 dello 0,2 per cento, ma una crescita rispetto al 2001 dello 0,6 per cento. Rispetto al 2005, il suo incremento è pari all’1,8 per cento, percentuale la più bassa rispetto a quelle registrate negli anni precedenti a partire dal 2001, ma specialmente in controtendenza nel confronto dei due anni precedenti che hanno visto la crescita dei costi al 7,2 per cento e al 9,9 per cento, anche se influenzata dall’impatto del rinnovo dei contratti.

La crescita dei costi nella media degli ultimi cinque anni segna il 5,4 per cento con una concentrazione negli anni 2004 e 2005 a causa del costo dei rinnovi contrattuali.

I dati evidenziano situazioni di squilibrio che si ripetono per ognuno dei sei anni 2001-2006 e risultano particolarmente gravi nell’ultimo triennio 2004-2006.

Nel confronto interregionale emerge una realtà differenziata; Lazio, Campania e Sicilia con disavanzi 2006 pari, rispettivamente, a 1.616 milioni, 658 milioni, 909 milioni –in totale 3.183 milioni– contribuiscono a formare oltre il 75 per cento del disavanzo nazionale complessivo. Soprattutto grave, per le tre indicate Regioni, l’esito gestionale dei tre ultimi anni che vedono il Lazio esposto per oltre 5.018 milioni, la Campania per oltre 3.628 milioni e la Sicilia per 2.231 milioni.

Si tratta di situazioni ove l’ammontare elevato dei disavanzi è solo un primo indicatore dei forti squilibri, il cui reale significato meglio risulta chiaro a tener conto di fenomeni sotto la linea dei conti economici (CE) le cui poste non registrano passività pregresse evidenziate invece nello stato patrimoniale (SP).

Il costo del personale. Sui costi di competenza e di cassa hanno influito i rinnovi contrattuali del personale dei livelli e della dirigenza area 3 e 4, relativamente ai due bienni economici 2002-2003 e 2004-2005. I costi dei rinnovi impattano per competenza economica specialmente sull’anno 2005 con una crescita del 7,6 per cento, mentre è l’anno successivo a registrane gli effetti di cassa. Sul 2006 si sono concentrati gli effetti dei rinnovi intervenuti in tale anno e quelli dei contratti stipulati il 3 novembre 2005 e slittati, per l’esecuzione, sull’anno successivo. La cassa 2006 per tali contratti registra gli importi dei benefici di competenza dei quattro anni 2002-2005 e della quota a regime del 2006. In ordine alla sostenibilità degli oneri, la Corte esprime forti preoccupazioni.

La spesa farmaceutica. La spesa farmaceutica convenzionata e a distribuzione diretta ha assorbito nel 2006 una percentuale rilevante del Fondo Sanitario Regionale (F.S.R.) pari rispettivamente al 13,4 per cento e al 4,4 per cento, in totale 17,8 per cento, con conseguente travalicamento dai tetti rispettivamente fissati al 13 per cento e al 3 per cento, per un totale complessivo del 16 per cento.

Il debito delle aziende sanitarie e ospedaliere. L’esposizione nei confronti dei fornitori. Nel 2005 il debito di aziende sanitarie e ospedaliere verso fornitori e cessionari dei fornitori ascende a quasi 32 miliardi di euro e mostra, rispetto all’anno precedente, un aumento di circa il 27 per cento. Specie negli ultimi due anni esaminati si verifica una decisa impennata, sintomo delle difficoltà di cassa risolte tramite la perversa soluzione del rinvio dei pagamenti. Due Regioni assorbono quasi la metà delle obbligazioni inevase: il Lazio con 9,7 miliardi e la Campania con 6,9 miliardi.

Le operazioni di ristrutturazione dei debiti sanitari - L’esigenza di alleggerire il peso del debito commerciale ha sollecitato la sua ristrutturazione tramite complesse operazioni di cartolarizzazione. Vi hanno fatto ricorso Lazio, Campania, Abruzzo Molise e Sicilia. Hanno determinato l’intervento di Eurostat nel settembre 2006 e la modifica recata in finanziaria 2007 della qualificazione corretta di debito commerciale e finanziario.

I Piani di rientro delle Regioni in difficoltà hanno previsto, con l’accordo del Governo, una differente sistemazione  di tali operazioni con allungamento a trenta anni e alleggerimento dei costi di ammortamento per Lazio Abruzzo e Molise.

La spesa per investimenti in sanità. Nel 2006 non sono state stanziate risorse aggiuntive per il finanziamento degli investimenti in sanità. La gestione è stata caratterizzata dalle innovazioni normative introdotte dalla finanziaria 2006 che hanno previsto una limitazione nella destinazione delle risorse per interventi su presidi ospedalieri e la revoca degli impegni di spesa per gli interventi, previsti con gli Accordi di programma, per i quali non risultasse ancora presentata la richiesta di ammissione al finanziamento.

        A fine anno, con il Patto per la salute è stato rinnovato l’impegno finanziario dello Stato per il programma di investimenti, con un’indicazione dei settori cui dare priorità: la radioterapia, le strutture per cure oncologiche e l’ammodernamento tecnologico.

Al 31 dicembre 2005 il valore complessivo degli Accordi di programma sottoscritti dalle regioni era  pari a 7.657,4 milioni, ai quali si aggiungevano 761,4 milioni per i programmi degli enti. Di tali somme le regioni potevano ancora disporre di 2.298,6 milioni. Le risorse, resesi disponibili a seguito della risoluzione degli Accordi di programma, sono state pari a 1.319,6 milioni. Lo stato di attuazione degli accordi di programma si conferma  territorialmente differenziato. Nel 2006 sul totale di quelli previsti (1564, aggiornato con i processi di revoca) risultavano conclusi il 38 per cento degli interventi (nel 2005 il 22 per cento), mentre le realizzazioni avviate raggiungevano il 52 per cento (nel 2005 il 36 per cento). Al nord su 657 interventi il 52 per cento (341) delle realizzazioni è concluso e il 45 per cento è avviato; nel centro su 316 interventi il 34 per cento è concluso e il 56 per cento è avviato; nel sud, infine, su 591 interventi è concluso solo il 24 per cento, mentre il 59 per cento è avviato

Forti differenze a livello territoriale si riscontrano anche negli altri interventi. A fine 2006, delle somme previste per gli interventi per la libera professione intramuraria, 826,1 milioni, sono stati ammessi al finanziamento interventi per 501,9 milioni.

Per il programma straordinario per le grandi città sono stati erogati solo il 34,57 per cento dei fondi. Lo stato d’avanzamento è molto lento e insoddisfacente, permangono forti ritardi in Calabria e Puglia, si sono avuti invece progressi in regioni, quali la Lombardia, il Piemonte e la Basilicata, che negli anni scorsi avevano dimostrato una scarsa utilizzazione degli stanziamenti a ragione di modifiche nelle scelte programmatiche e a difficoltà nell’avvio dei progetti.

 

                                                           Il Responsabile dell’Ufficio Stampa

                                                                         (Avv. Cinthia Pinotti)

 

 

 

Corte dei Conti: Dalla RELAZIONE SULLA GESTIONE FINANZIARIA DELLE REGIONI (Luglio 2007)

 

[…]

Indebitamento regionale e finanza innovativa

L’anno 2006 mostra, rispetto al precedente, una maggiore dinamicità nei derivati

regionali. Risultano stipulati 23 nuovi contratti di interest rate swap (cinque nel 2005) per

un totale nozionale pari a 5.398 milioni. L’ammontare complessivo di capitale swappato,

al netto di swap amortising e di tasso di cambio, a fine 2006 è pari a 10.421 milioni, con

incremento rispetto al dato 2005 di oltre 4.200 milioni, corrispondenti all’ammontare dei

nuovi contratti. Con riferimento allo stock di debito delle regioni a statuto ordinario

l’ammontare dei derivati rappresenta oltre il 40%, mentre era pari al 35,9% nell’anno

precedente.

Le finalità contrattuali perseguite nel 2006 hanno riguardato tre scenari. In primo

luogo un adeguamento dei derivati alle modifiche delle sottostanti passività costituite da

mutui, ricontrattati o estinti anticipatamente per allungarne le scadenze al fine di ridurre

il costo annuale dell’ammortamento. È il caso di Toscana, Calabria e Molise.

Altro adeguamento è stato attivato per bilanciare l’evoluzione in crescita dei tassi di

interesse in relazione alle condizioni contrattuali esistenti. In questa direzione si sono

mosse Toscana, Calabria, Veneto, Basilicata.

Un terzo scenario riguarda le emissioni obbligazionarie accompagnate da una

pluralità di operazioni in derivati, delle quali sono ridefinite condizioni divenute incoerenti

con le mutate situazioni del mercato. Nel 2006 a farvi ricorso sono il Lazio, il Piemonte, la

Campania e il Molise, rispettivamente per 500 milioni, 1.800 milioni, 1.890 milioni e

86,77 milioni.

Il confronto fra contratti di swap stipulati nel 2006 e negli anni precedenti fa notare

solo 5 nuovi contratti nel 2005 da parte di Umbria, Toscana, Molise e Abruzzo, tre dei

quali di maggiore importo correlati ad emissioni a copertura del rischio di tasso.

L’anno 2006 registra invece una intensa operatività anche di Regioni rimaste

estranee agli strumenti derivati; così per il Veneto, il Piemonte, la Basilicata.

Negli anni 2003 e 2004 la tendenza è stata di sfruttare la discesa dei tassi, nel

2005 le nuove operazioni regionali presentano in prevalenza tassi variabili (71% del

debito complessivo), i quali nel 2006 per le nuove operazioni scendono al 52,6%.

Rimodulazioni e nuovi contratti presentano strutture con condizioni contrattuali che

sembrano fortemente a rischio, se non già in perdita, a seguito della recente evoluzione

dei tassi. Eventuali vantaggi per gli enti sono riscontrabili solo per i primi anni di durata

contrattuale, due o tre al massimo, mentre successivamente si può scorgere una forte

probabilità di perdita per l’ente. Nuovi criteri seguiti dalle banche, relativamente agli

swap con collar, stringono notevolmente le soglie fissate per cap e floor, riducendo le

probabilità di vantaggio per l’ente.

La consistenza del debito delle regioni a statuto ordinario a fine anno 2006, in base

a dati dalle stesse trasmessi, segna un livello complessivo di 38.534 milioni, comprensivo

anche delle passività a carico dello Stato. Al netto delle contabilità speciali di Umbria e

Marche (3.765 milioni), il contributo delle RSO (34.769 milioni) al debito complessivo

delle amministrazioni territoriali e locali (108.054 milioni) è percentualmente pari al

32,2%., mentre circa il 9,5% è l’impatto attribuibile alle Regioni a statuto speciale e alle

Province autonome.

Il debito a solo carico dei bilanci regionali ascende nel 2006 a 25.556 milioni, dei

quali 14.846 milioni (58,1%) si riferiscono ad assunzione di mutui e 10.710 milioni ad

emissioni di obbligazioni (41,9%). Si registra nell’anno una notevole crescita del debito

regionale con 6.396 milioni in più sul 2005 (+33,4%) in massima parte (5.280 milioni)

dipeso dal forte incremento dei titoli emessi (+97,2%).

L’accensione di nuovi mutui segna una crescita, nel 2006, di 1.116 milioni, dovuta

soprattutto alla Lombardia, il cui debito complessivo di 2.987 milioni vede prevalere la

componente mutui con un importo di 2.699 milioni e un aumento sul 2005 di 1.916

milioni, gran parte del quale per un prestito della Cassa depositi e prestiti.

Quanto al debito coperto con risorse regionali, a fronte di mutui per complessivi

14.846 milioni del 2006 (13.730 mln nel 2005), a prevalere è ancora il debito con gli

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Istituti di credito ordinario (51,3%) in calo rispetto all’anno precedente (67,8%), mentre

sono in crescita i mutui con la Cassa DD.PP. (48,7% nel 2006) per la nuova politica del

credito della Cassa e le condizioni di flessibilità offerte.

Le Regioni, inoltre, mostrano nel 2006 una diminuita preferenza per il tasso

variabile, attestatosi al 52,2% (71,1% nel 2005) ed un forte recupero del tasso fisso che

passa dal 28,9% del 2005 al 47,8% del 2006.

 

[…]