|
|
|
HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli
… ictus …
|
Documentazione Documento inserito il 29-8-2011
|
|
|
COMMENTO
|
Documenti correlati
|
|
Il
Corriere della Sera 21-8-2011
Quei 500 mila baby pensionati
Via dal lavoro prima dei 50 anni.
Costano 9 miliardi e mezzo l'anno
Di Enrico Marro
ROMA - In Italia ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui si
regalavano le pensioni. Era prima della grande crisi petrolifera. Erano gli
anni del centrosinistra, quando ancora ci si cullava nell'illusione di una
crescita senza fine e una classe politica miope arrivò al punto, nel
1973 (governo Rumor, con Dc, Psi, Psdi e Pri), di
concedere alle impiegate pubbliche con figli di andare in pensione dopo 14
anni, sei mesi e un giorno, mentre era già possibile per gli statali
lasciare il servizio dopo 19 anni e mezzo e per i lavoratori degli enti
locali dopo 25 anni.
Come definire la pensione ai trentenni, se non un regalo? E se vi
pare impossibile, basta riprendere gli articoli di Elisabetta Rosaspina e Gian Antonio Stella che sul Corriere della
Sera , nel 1994 e nel 1997, raccontarono i casi delle signore Ermanna Cossio e Francesca Zarcone, che erano riuscite ad andare in pensione,
rispettivamente, a 29 e a 32 anni, dopo aver lavorato come bidelle, con
assegni quasi pari alla retribuzione. Insomma, mentre oggi non sono pochi
quelli che a 30-35 anni non hanno ancora trovato un lavoro, fino al 1992
(riforma Amato), c'erano giovani che a questa stessa età andavano in
pensione!
Se poi vogliamo avere un'idea della disastrosa eredità che quelle
leggi ci hanno lasciato, basta elaborare i dati del Casellario centrale dei
pensionati, aggiornati al primo gennaio 2001. Si scopre che ci trasciniamo
ancora più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori
con meno di 50 anni d'età: 535.752 per la precisione, che costano allo
Stato circa 9,5 miliardi di euro l'anno. Ancora oggi l'Inpdap, l'ente di
previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50
anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a
uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano
106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps
(regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.
Proprio un baby pensionato, Franco Tomassini, ha
fatto tornare d'attualità il tema scrivendo al Corriere una lettera
pubblicata mercoledì, nella quale l'ex «dirigente di una grande
azienda Iri», dopo aver raccontato di aver lasciato il lavoro a 50
anni, conclude: «Sento un po' di rimorso per aver contribuito a
defraudare le generazioni seguenti. Per questo, non avrei alcuna
difficoltà a versare il 10% dei miei duemila euro mensili a un Fondo
Giovani. La mia vita non cambierebbe, e mi sentirei più vicino alle
nuove generazioni». Venerdì, nella pagina dei commenti, il
Corriere ha rilanciato l'idea di Tomassini,
chiedendosi se non sia il caso di studiare un contributo, qui davvero di
solidarietà, per chi è andato in pensione con meno di 20 o 25
anni di contributi e prima dei 50 anni e che abbia un reddito familiare
superiore a 25 mila euro, magari modulandolo per fasce di reddito (5% tra 25
e 50 mila euro, 10% sopra). La proposta ha ricevuto il sostegno di moltissimi
lettori che hanno chiesto di tornare sull'argomento.
Sempre secondo i dati del Casellario centrale, l'età media di questo
mezzo milione di pensionati baby sta tra 63,2 anni (per chi ha lasciato il
lavoro nella fascia d'età 35-39 anni) e 67 (per chi ha lasciato a
45-49 anni). Questo significa che stanno prendendo l'assegno come minimo da
18-24 anni e che, considerando la speranza di vita, continueranno a prenderlo
per un'altra quindicina d'anni. I baby pensionati ricevono in media una
pensione lorda di circa 1.500 euro al mese. Importi generosi considerando che
mediamente vengono pagati per più di 30 anni e che hanno alle spalle
pochi contributi. Tanto che di solito un pensionato baby incassa minimo tre
volte quanto ha versato. Se anche si volesse limitare il contributo a coloro
che sono andati in pensione prima dei 45 anni, la platea sarebbe ampia:
240.063 assegni per un costo di 3,8 miliardi l'anno. Le pensioni concesse
sotto i 50 anni sono concentrate al Nord (il 65% circa). Al primo posto
c'è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7
miliardi. Seguono: Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.
Qualche lettore ha osservato che prima di tutto bisognerebbe colpire i
parlamentari che, come ha documentato ieri
Maria Antonietta Calabrò sul Corriere ,
prendono una buonuscita anche dopo solo 5 anni: 47 mila euro che diventano
140 mila dopo tre legislature. Privilegi assurdi. Ma forse non tutti sanno
che per alcuni parlamentari questi si sommeranno a quelli già goduti
da baby pensionati. Prendiamo per esempio il leader dell'Idv,
Antonio Di Pietro, che, come scrive Mario Giordano nel libro Sanguisughe ,
è andato in pensione da magistrato a 44 anni (oggi ne ha 60) e incassa
2.644 euro lordi al mese. Difficile aspettarsi che possa farsi promotore di
un contributo sulle baby pensioni. Così come è difficile che
possa farlo Umberto Bossi, visto che la moglie Manuela Marrone, è
andata in pensione a 39 anni dopo aver fatto l'insegnante e prende 766 euro
al mese.
|