Il Corriere della Sera 25-8-2011
L'INCHIESTA - LA SPESA PUBBLICA
Quei super dirigenti statali pagati
con un doppio stipendio
Lo
scandalo dei «fuori ruolo». Solo i magistrati sono trecento
Milena Gabanelli e
Bernardo Iovene
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Il governatore Formigoni dice che i cittadini
chiedono un segnale: vendere le Poste, la Rai, il patrimonio immobiliare.
L'esperienza ha purtroppo insegnato che finora vendere significa svendere, o
meglio, profitti privati e perdite pubbliche. Il ministro è sempre lo
stesso, quello della cartolarizzazione più grande del mondo, ovvero la
vendita degli immobili degli enti previdenziali, attraverso società di
diritto lussemburghese, Scip 1, 2 e 3. Un
fallimento pagato da noi e che qualcuno ha definito «romanzo criminale».
Forse il cittadino avrebbe maggiore fiducia se a vendere fosse una nuova
generazione politica. Certo è che il primo segnale che il cittadino,
quello che deve continuare a tirarsi il collo, oggi chiede, è di farla
finita almeno con privilegi che gridano vendetta e che si continua ad
escludere dalla cura dimagrante.
Era l'inizio di dicembre 2010, era appena stata varata una manovra di
correzione dei conti pubblici con i soliti tagli lineari, quando invitammo,
senza essere degnati di cortese risposta, la presidenza del Consiglio e il
ministro Tremonti a provvedere all'eliminazione di una norma che non ci
risulta applicata in nessun altro paese civile: l'incasso di uno stipendio
per un mestiere che non fai ( www.report.rai.it ). Quando un dipendente pubblico viene
chiamato a svolgere un incarico presso un ministero, una commissione
parlamentare, un'authority o un organismo internazionale, va in «fuori
ruolo». Trattandosi di incarico temporaneo, conserva ovviamente il posto,
l'anomalia è che conserva anche lo stipendio, a cui si aggiunge
l'indennità per il nuovo incarico. In sostanza due stipendi per un
periodo di tempo spesso illimitato. Nel 1994 il Csm lanciava l'allarme,
segnalando «il numero crescente dei magistrati collocati fuori ruolo, la
durata inaccettabile di alcune situazioni, alcune superano il ventennio,
quando non il trentennio... la reiterazione degli incarichi... con la
creazione di vere e proprie carriere parallele».
Domanda: è
ammissibile che un soggetto che non lavora per un'amministrazione, ma
lavora per un'altra, venga pagato anche dall'amministrazione per la quale non
lavora? Sono bravi dirigenti dello Stato, sicuramente i migliori, visto che
sono sempre gli stessi a passare cronicamente da un fuori ruolo ad un altro, lasciando
sguarnito il posto d'origine perché non possono essere sostituiti, e i loro
colleghi che restano in servizio si devono far carico anche del loro lavoro.
E poi c'è il danno, il magistrato fuori ruolo percepisce anche
l'indennità di malattia, mentre quelli in servizio la perdono. Per
arrivare alla beffa, e cioè possono essere promossi, ovvero avanzare
di carriera mentre sono fuori ruolo. Ad esempio Antonio Catricalà
è fuori ruolo dal Consiglio di Stato da sempre, è stato capo
gabinetto di vari ministri di schieramenti opposti, poi all'Agcom, fino al 2005 segretario della presidenza del
Consiglio con Berlusconi, quindi nominato presidente dell'Antitrust. Non
ricopre la carica in Consiglio di Stato, ma ciononostante nel 2006 da
consigliere diventa presidente di sezione, e senza ricoprire quel ruolo
incassa uno stipendio di 9.000 euro netti al mese che si aggiungono ai
528.492,67 annui dell'Antitrust.
A fare carriera senza ricoprire la carica è anche Salvatore Sechi, distaccato alla presidenza del Consiglio con
un'indennità di 232.413,18, e Franco Frattini, nominato presidente di
sezione del Consiglio di Stato il 7 ottobre del 2009 mentre è ministro
della Repubblica (che però risulta in aspettativa per mandato
parlamentare). Consigliere di Stato è anche Donato Marra: percepisce
189.926,38, più un'indennità di funzione di 352.513,23 perché
è alla presidenza della Repubblica. Il dottor Paolo Maria Napolitano
oltre allo stipendio di consigliere di Stato in fuori ruolo, prende
440.410,49 come giudice della Corte
costituzionale. Anche Lamberto Cardia, magistrato della Corte dei conti
fuori ruolo, è stato 13 anni alla Consob,
ma il 16 ottobre del 2002 è stato nominato presidente di sezione,
«durante il periodo in cui è stato collocato fuori ruolo», specifica
l'ufficio stampa della Corte dei conti, «ha percepito il trattamento
economico di magistrato, avendo l'emolumento di 430.000 euro corrisposto
dalla Consob, natura di indennità».
Tra Consiglio di Stato, Tar, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato e
magistratura ordinaria, sono fuori ruolo circa 300 magistrati che mantengono
il loro trattamento economico percependo un'indennità di funzione che
a volte supera lo stipendio. Il commissario dell'Agcom
Nicola D'Angelo ha sentito la necessità di rinunciare all'assegno e
mettersi in aspettativa. Dall'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni riceve un'indennità di 440.410,49 annui, dall'agosto del
2010, dopo la manovra che tagliava gli insegnanti di sostegno nelle scuole
per i disabili e gli stipendi dei dirigenti pubblici del 10%, ha rinunciato
ai 7.000 euro al mese che prendeva da consigliere del Tar fuori ruolo. Una
scelta personale, visto che non ci ha pensato Tremonti. D'Angelo dice di
essere l'unico a porsi un problema etico, in effetti gli altri, ad esempio
Alessandro Botto, consigliere di Stato fuori ruolo e componente dell'Autorità
di vigilanza
sui contratti pubblici, con doppio stipendio, ha dichiarato di non sapere che
si potesse rinunciare al doppio assegno. La giustificazione è che lo
stipendio da magistrato serve ad integrare quello per la carica da dirigente
perché non abbastanza remunerata.
È proprio vero che all'ingordigia non c'è fine: il
presidente della Consob
spagnola prende 162.000 euro l'anno, quello delle telecomunicazioni 146.000,
non un euro in più, e nessun magistrato prestato ad altre funzioni
mantiene il posto e tantomeno lo stipendio. Le nostre associazioni dei
magistrati hanno chiesto più volte di limitare l'uso dei magistrati
fuori ruolo ai casi strettamente necessari, perché si può creare una
pericolosa commistione tra ordine giudiziario e potere politico, oltre a
quello di sottrarre centinaia di magistrati al lavoro di giudici per svolgere
il quale sono stati selezionati e vengono pagati. Ma sicuramente alla
politica che sceglie, dai capi gabinetto ai membri delle Authority, fa sempre
comodo «valorizzare» i magistrati, sia penali che amministrativi, perché in
atti dove si deve forzare un po' la mano, possono dare utili consigli.
Allora, visto che in questi giorni ai cittadini verranno imposte lacrime e
sangue, cominciamo ad eliminare elargizioni e benefici il cui accumulo rende
impossibile perfino la quantificazione. Non sono questi i numeri che
porteranno al pareggio di bilancio, ma certamente hanno contribuito a far
sballare i conti e alla formazione di una cultura arraffona
e irresponsabile. Una classe politica che non sa essere «giusta» incattivisce
i suoi cittadini, e alla fine verrà condannata dalla storia.
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