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ConsigliO n° 71 Alcune
banche trovano pretesti per ritardare bonifici ordinati da correntisti a
favore di conti di deposito. Altre impediscono prelievi di contanti allo
sportello. Vanno
denunciate! Di
Mauro Novelli 17-10-2011 DOCUMENTO CORRELATO:
Il
Sole 24 Ore del 22-10-2011 1) Alcuni concittadini ci informano di
difficoltà pretestuose poste in essere dalla propria banca
nell’eseguire ordini di bonifico miranti a trasferire somme presso noti
conti di deposito, dove manifestamente la remunerazione delle somme è
superiore. In alcuni casi, dopo una settimana, il bonifico ancora non era
stato eseguito per fantomatiche autorizzazioni che non arrivano o ritardi
dovuti a problemi di funzionamento dei centri elettronici di elaborazione. Questa informazione va associata a quella
relativa all’andamento
degli spread applicati al tasso dei mutui: alcuni istituti di credito
hanno portato la maggiorazione rispetto al parametro di indicizzazione
(euribor o tasso BCE) a livelli manifestamente fuori mercato, con spread del
3,5 per cento e, in un caso, del 4,60 per cento. Queste politiche aziendali non possono che
condurci alla considerazione che alcune banche siano a corto di fondi ed abbiano difficoltà di
approvvigionarsi (problemi di funding, in termine
tecnico). Cercano pertanto di mantenere in cassa – per quanto possibile
– le loro disponibilità liquide, sia ritardando le uscite
generate da ordini di bonifico, sia scoraggiando nei fatti le richieste di
finanziamento. C’è da considerare che se
questa seconda manovra è del tutto legittima, ricadendo tra le scelte
di politica industriale di limitazione degli impieghi, la prima (ritardo
nell’eseguire ordini di uscita) è del tutto arbitraria e va
denunciata. Anzitutto alla nostra associazione, ma anche all’Ufficio di
vigilanza della Banca d’Italia (via Nazionale, 91 - 00184 Roma), perché viola il diritto
dei correntisti a veder eseguire i loro ordini con la diligenza del buon
contabile, al di là dei danni finanziari e giudiziari che tali
speciosi ritardi possono causare. In un settore che, a sentire Abi e Bankitalia, è
soggetto ai duri meccanismi della concorrenza, esiste un solo modo corretto
di superamento dei problemi di approvvigionamento di fondi: aumentare la
remunerazione offerta ai depositanti. 2) Sempre per mantenere quanto più
possibile liquidità in cassa, in alcune agenzie si ostacola - oltre
una certa cifra - il prelevamento
di contanti richiesto dai correntisti. Il pretesto è giustificato da
direttori e/o impiegati con fumose considerazioni sull’uso del
contante, limitato da leggi per motivi di contrasto al antiriciclaggio ed
alla evasione fiscale. Al correntista che insiste perché ha comunque
bisogno di liquidi arriva la minaccia: “Guardi che, se insiste,
dobbiamo avvisare la Guardia di Finanza…..
dobbiamo chiederle a che cosa le servono….!”. Informiamo i cittadini che la limitazione
dell’uso dei contanti è nei pagamenti effettuati e non nei
prelevamenti presso sportelli bancari. I quali soggiacciono a due sole
condizioni: che il saldo del conto corrente o del libretto di risparmio sia
capiente e che la banca sia stata informata preventivamente della
necessità di prelevare. Questa seconda condizione deriva da motivi di
contenere danni in caso di rapina: è opportuno non avere in cassaforte
troppi soldi. Per questo è necessario informare qualche giorno prima
la banca della nostra necessità di prelevare somme di una certa entità. Alla minaccia di chiamare la Guardia di
Finanza da parte del bancario, suggeriamo di rispondere che non solo
chiameremo noi la Guardia di Finanza, denunciando questa vera e propria
minaccia ed il rifiuto ad eseguire il nostro ordine, ma che informeremo della
vicenda anche la Banca d’Italia e l’Adusbef. Riteniamo pertanto urgente informare i
concittadini che, nonostante si decantino le peculiarità (tutte
positive) del sistema bancario italiano, tali caratteristiche potrebbero in
alcuni casi diventare tanto sottili da mettere in discussione la
stabilità di alcuni istituti. Si sostiene che in Italia le banche non
falliscano mai. In effetti, trentacinque anni fa, non fallirono neanche le
banche di Sindona (Banca Privata e Banca Unione) i cui debiti e i cui
dipendenti furono assorbiti dal sistema bancario. E’ anche vero,
però, che la crisi che stiamo attraversando ha caratteristiche di
durata, di diffusione e di
gravità mai riscontrate in precedenza. Cominciamo ad alzare qualche antenna su
questo problema: le banche che
devono ricorrere ai mezzi perché hanno problemi di funding
dovrebbero essere molto ben monitorate dalle Autorità di controllo. Continuate ad informarci. |