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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il:1-9-2012 |
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Da www.beppegrillo.it
(1-9-2012)
Assange e il futuro del mondo
Sergio Di
Cori Modigliani, scrittore e blogger "Julian Assange,
il 15 giugno 2012 capisce che per lui è
finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno
la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto
non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia,
bensì da due
ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali
avvalendosi di accordi formali tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare
in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Assange è “intervenuto
attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra
era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nel Texas, dove verrà
sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui
l’applicazione della pena di morte sulla base del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la
scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il
pianeta: “Vai all’ambasciata
dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del
mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa
nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra,
con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro.
Raggiungono un accordo: “Evitiamo
rischio di attentati e facciamo passare le Olimpiadi, il 13 agosto se ne può
andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”.
I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano degli anglo-americani.
Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo il 3 agosto,
il secondo il 4. Il 3 agosto, con un anticipo
rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner,
si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell’economia
e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo
che sta per Alianza Laburista Bolivariana America),
l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner
si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone
che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31
dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche,
l'Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione
responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri
soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci
rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la
dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per
restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni,
abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato,
contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure
restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. Noi
abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo
basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli
investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di
tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in
grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e
della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono
ancor di più oggi. Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza,
è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere
solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da
parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i
dispositivi del diritto internazionale.”. Subito dopo la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la
Gran Bretagna e gli Usa al WTO, coinvolgendo il FMI grazie ai file messi a
disposizione da Wikileaks, cioè Assange.
L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi
composti. “Volevano
questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta
tra la Kirchner e la Lagarde.
Le due Cristine duellano da un anno impietosamente.
Grazie ad Assange, dato che il suo gruppo ha tutte
le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo,
che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania,
il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone. Osama Bin Laden
è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard
Keynes. Lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze;
in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le
economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come
impedir loro di riprendersi e crescere, come impedire ai governi di far
passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del FMI il
cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a
vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi.
Gran parte dei file sono già resi pubblici su internet. Gran parte dei file
sono offerti da Assange all’ambasciatore in Gran
Bretagna dell’Ecuador, la prima nazione del continente americano, e unica
nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale”
ovvero “il rifiuto
politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti
consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la
corruzione, la violazione dello Stato di Diritto, la violazione di norme
costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, il neo
presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (Pil
di 50 miliardi di euro, circa 30 volte meno dell’Italia) dichiara in diretta
televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso
neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale
visivo) di “aver
deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché
immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando
il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge,
cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il
nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività
allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro.
Il FMI fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle
nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato”
dichiara Dominique
Strauss Kahn, allora segretario del FMI. Il Paese è in
ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia che
darà il proprio contributo con petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci
anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che
darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya
e frutta per nutrire la popolazione, finchè la
nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3%
della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador
per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in
Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato
la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i
produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di
euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo,
l’Ecuador denuncia la United Fruit
Company e la Del Monte & Associates
per “schiavismo e
crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola
delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondo) e lancia un piano
nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci
giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig
Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano
disponibili a firmare subito contratti decennali di acquisto della produzione
di banane attraverso regolari tratte finanziarie in euro che possono essere
scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi
carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush dichiara “nulla e criminale la
decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione
del paese dall’Onu: “siamo
pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi
statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg
& Goldberg presenta una memoria
difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si
arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la
legittimità del concetto di “debito
immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica
sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare
danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a
gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. E'
accaduto in Iraq che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano
in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora
riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi
di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle
manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo
dell’Opus Dei fedele al Vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto
di “debito immorale”
e aprendo la strada a un precedente storico. Gli avvocati newyorchesi
dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno
zitti oppure, se si annulla la decisione dell’Ecuador, allora si annulla
anche quella dell’Iraq e il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di
euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non
ancora insediato, ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La
solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo
brasiliano. Per 400 anni, da quando gli europei
scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella
povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un
gruppo di oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non lo sarà mai più. A meno
che non finiscano per vincere Mitt Romney,
Draghi, Monti, Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è
vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa. Per questo JulianAssange ha scelto
l’Ecuador. Il colpo decisivo viene dato da una notizia esplosiva resa
pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Julian Assange ha
firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn
che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti in ogni nazione del
globo”. Chi è Garzòn? E’ il nemico
pubblico numero uno della criminalità organizzata. E’ il nemico pubblico
numero uno dell’Opus Dei. E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi. E’ in
assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.
Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle,
responsabile della Procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più
importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza”
e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla
ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’Interpol una denuncia
contro Silvio
Berlusconi e Fedele
Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm,
Fininvest, Reteitalia e Le cinq
da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e
Cecchi Gori soci, cioè PD e PDL insieme) acquistava
a 100$ i diritti di un film alla Columbia Pictures
che rivendeva a 500$ alla Telecinco che li
rivendeva a 1000$ a Rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$
alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a
Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai ha pagato i diritti di un film 20 volte il
valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano
presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda,
Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn
venne fermato dalla UE. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la Telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma
Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la
battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava
di avercela fatta, ma il governo italiano di allora (Prodi) aiutò Berlusconi
a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna
e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del
Vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione, ma aprì uno studio
di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza”
con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è
andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico,
dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn
ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Assange
che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è
pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei
diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità,
crimini contro la dignità della persona”. La battaglia è dunque
aperta. E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in Rete. In
Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi. Ma
hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza
paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto
a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera
non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano.
Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati,
notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi
vuole capire capisce. Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene
in superficie. E allora si balla tutti. In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”. Speriamo
soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi. Per questo Assange
sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador. Per questo Garzòn
lo difende. Per questo la storia del Sudamerica, va raccontata. Per questo
l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori. Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta. E il
solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda
alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica. Non sanno come
fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità. Ma nel
caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori imbarazzanti. Wikileaks non va letto come gossip. C’è gente che per
immettere una informazione da un anonimo internet point
a Canberra, Bogotà o Saint Tropez rischia anche la
pelle. Questi anonimi meritano il nostro rispetto. E ci ricordano anche che
non potremo più dire, domani “ma
noi non sapevamo”. Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta
cercare. Se poi, con questo "Sapere"
un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta. Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che
mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo
tutti come stanno le cose. Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi
che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa,
di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la
presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde
e la Merkel dall’altra. Perché stupirsi, quindi,
che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera? Non era mai
accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In
Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”. " Sergio Di Cori Modigliani,
scrittore e blogger |
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