HOME    PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di Mauro Novelli    

Documentazione   Inserito il 13-9-2007


 

 

Documenti correlati

 

 

 

 

Banca Centrale Europea

 

Editoriale 13-9-2007- Bollettino mensile

[In calce. Dal Bollettino BCE di settembre. Alimentari: aumenti del 30 percento]

 

 

Nella riunione tenuta il 6 settembre 2007, sulla base della consueta analisi economica e monetaria il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariato al 4 per cento il tasso minimo di offerta sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati mantenuti anch’essi invariati, rispettivamente al 5,0 e al 3,0 per cento. Le informazioni resesi disponibili dopo la precedente riunione del Consiglio direttivo hanno confermato che le prospettive di medio periodo per la stabilità dei prezzi restano soggette a rischi verso l’alto, individuati sia dall’analisi economica sia dall’analisi monetaria. Anche i dati macroeconomici più recenti avvalorano la solidità delle variabili economiche fondamentali dell’area dell’euro e confortano prospettive di crescita favorevoli a medio termine per il PIL in termini reali. In questo contesto, l’orientamento di politica monetaria della BCE si connota tuttora come accomodante considerando, fra l’altro, la vigorosa espansione della moneta e del credito all’interno dell’area. Al tempo stesso, l’incertezza si è acuita a seguito della volatilità dei mercati finanziari e della rivalutazione del rischio nelle ultime settimane. Dato l’elevato grado di incertezza, è opportuno raccogliere maggiori informazioni ed esaminare nuovi dati prima di trarre ulteriori conclusioni per la politica monetaria nel quadro della strategia della BCE orientata al medio periodo e finalizzata alla stabilità dei prezzi. Il Consiglio direttivo seguirà dunque tutti gli sviluppi con molta attenzione. Sulla base delle proprie valutazioni, intervenendo con tempestività e fermezza, farà in modo da evitare che si concretizzino rischi per la stabilità dei prezzi a medio termine e assicurerà un saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione in linea con la stabilità dei prezzi su tale orizzonte temporale. Ciò è quanto mai importante in una fase di volatilità dei mercati finanziari e di accresciuta incertezza. Per quanto concerne i mercati finanziari, il Consiglio direttivo continuerà a prestare grande attenzione ai futuri sviluppi.

Guardando innanzitutto all’analisi economica, i dati disponibili suggeriscono il perdurare di un’espansione sostenuta dell’attività nell’area dell’euro. Nel secondo trimestre la crescita del PIL in termini reali dell’area è stata pari allo 0,3 per cento sul periodo precedente, registrando una moderazione rispetto allo 0,7 del primo trimestre. Occorre tuttavia tenere in debita considerazione la variabilità di questi tassi; nella prima metà del 2007 la crescita economica è risultata complessivamente in linea con quella potenziale. Le informazioni sull’attività nel terzo trimestre, provenienti da diverse indagini sul clima di fiducia e stime basate su indicatori, permangono nell’insieme positive e confortano la valutazione di una crescita del PIL a ritmi sostenuti. In particolare, gli ultimi dati sulla disoccupazione sono favorevoli e tutti gli indicatori del clima di fiducia fino ad agosto si sono collocati su livelli elevati. Ci si attende che l’attività economica resti vigorosa su scala mondiale; il probabile rallentamento negli Stati Uniti dovrebbe essere, infatti, compensato in ampia misura dal perdurare di una forte espansione nei mercati emergenti. Ciò continuerà a sostenere le esportazioni e gli investimenti dell’area dell’euro. Inoltre dovrebbe seguitare a rafforzarsi la crescita dei consumi all’interno dell’area, in linea con l’andamento del reddito disponibile reale, allorché le condizioni per l’occupazione miglioreranno ulteriormente. Ciò detto, in vista del potenziale impatto complessivo della maggiore volatilità dei mercati finanziari e della rivalutazione dei premi al rischio sull’economia reale, è necessario che l’evoluzione economica sia tenuta sotto adeguata osservazione.

Tali prospettive si rispecchiano anche nelle proiezioni macroeconomiche di settembre 2007 elaborate dagli esperti della BCE per l’area dell’euro, che per la prima volta includono Cipro e Malta. Per quanto riguarda il PIL in termini reali, si prevede un tasso di incremento medio annuo compreso tra il 2,2 e il 2,8 per cento nel 2007 e tra l’1,8 e il 2,8 per cento nel 2008. Rispetto alle proiezioni di giugno, formulate dagli esperti dell’Eurosistema, l’intervallo per il tasso di crescita del PIL nel 2007 è stato leggermente rivisto verso il basso, riflettendo principalmente le ipotesi relative a prezzi del petrolio in certa misura più elevati e a un lieve peggioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati per effetto di premi al rischio mediamente più alti.

A giudizio del Consiglio direttivo, gli intervalli indicati ribadiscono opportunamente la generale incertezza che circonda le proiezioni economiche, un elemento su cui vale la pena richiamare l’attenzione data la volatilità che attualmente caratterizza i mercati finanziari. Si ritiene che queste proiezioni sulla crescita siano soggette a rischi verso il basso, principalmente connessi a un impatto potenzialmente più ampio della rivalutazione del rischio in atto nei mercati finanziari, agli squilibri mondiali e alle spinte protezionistiche, nonché a ulteriori rincari del petrolio e delle materie prime.

Passando ai prezzi, la stima rapida dell’Eurostat indica per agosto un tasso di inflazione misurato sullo IAPC dell’1,8 per cento sui dodici mesi, invariato rispetto a luglio. È tuttavia probabile che nella rimanente parte dell’anno l’inflazione torni a salire, superando il 2 per cento. Secondo le proiezioni di settembre degli esperti della BCE, il tasso annuo di inflazione misurato sullo IAPC si collocherebbe tra l’1,9 e il 2,1 per cento nel 2007 e tra l’1,5 e il 2,5 per cento nel 2008. Ci si attende che nel prossimo anno l’impatto decrescente delle imposte indirette e dei prezzi dell’energia sia compensato da maggiori pressioni derivanti dal costo del lavoro per unità di prodotto. Rispetto alle proiezioni dello scorso giugno, formulate dagli esperti dell’Eurosistema, i nuovi intervalli di valori per il 2007 e il 2008 rientrano in quelli precedentemente indicati.

Il Consiglio direttivo ritiene che tali prospettive per l’andamento dei prezzi siano soggette a rischi verso l’alto, connessi fra l’altro a incrementi delle imposte indirette in aggiunta a quelli anticipati finora e a ulteriori rincari del petrolio e dei prodotti agricoli. In maniera più rilevante, è possibile che la dinamica salariale risulti più vivace delle attese e che il potere delle imprese nel determinare i prezzi si accresca in segmenti di mercato a bassa concorrenza. Questa evoluzione comporterebbe rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi. È pertanto cruciale che tutte le parti coinvolte mostrino senso di responsabilità. Occorre seguire con attenzione il potenziale concretizzarsi di tali rischi, o viceversa la loro attenuazione.

L’analisi monetaria conferma che prevalgono rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nel medio-lungo periodo. Sulla base degli ultimi dati disponibili, relativi al periodo sino alla fine di luglio, l’espansione di fondo di moneta e credito resta esuberante. Ciò si riflette sia nel rapido incremento dell’aggregato monetario ampio M3, che a luglio è cresciuto a un ritmo dell’11,7 per cento sui dodici mesi, sia nel vigore del prestiti delle IFM al settore privato, per i quali si continuano a registrare tassi di espansione a due cifre su base annua.

Nell’individuare e nel valutare le tendenze di fondo della crescita della moneta, rilevanti ai fini della politica monetaria, è importante guardare oltre la variabilità di breve periodo e l’impatto di fattori temporanei sull’andamento di particolari aggregati monetari. Nell’idonea prospettiva di più ampio respiro orientata al medio periodo, si riscontrano diverse indicazioni del fatto che l’incremento dei tassi di interesse a breve termine negli ultimi trimestri abbia influito sulla dinamica della moneta; ad esempio, questo ha contribuito a moderare l’espansione di M1 per il maggiore costo opportunità di detenere le attività più liquide di M3. Inoltre, l’aumento dei tassi a breve ha determinato una certa stabilizzazione del tasso di crescita del credito delle IFM al settore privato, ancorché su valori a due cifre sui dodici mesi, a fronte di una decelerazione dell’indebitamento delle famiglie riconducibile a una dinamica in rallentamento dei prezzi delle abitazioni e dell’attività immobiliare. Tuttavia, questi andamenti non hanno ancora attenuato il tasso di crescita complessivo della moneta, poiché l’appiattimento della curva dei rendimenti ha reso le attività monetarie più appetibili rispetto a strumenti meno liquidi a più lunga scadenza, determinando un’accelerazione dell’aggregato monetario ampio. In aggiunta, l’espansione dei prestiti alle società non finanziarie ha mostrato un rinnovato vigore negli ultimi mesi.

Allo stadio attuale, va rilevato che la volatilità dei mercati finanziari può temporaneamente esercitare una notevole influenza sulle dinamiche della moneta. In precedenti occasioni la percezione e la propensione del settore privato nei confronti del rischio, e le conseguenti scelte di portafoglio, hanno fortemente inciso sugli andamenti monetari. I dati per luglio potrebbero già avere parzialmente risentito di tali scelte e ancor più quelli relativi ad agosto, che saranno diffusi nel mese in corso. Nondimeno, come dimostra la passata esperienza, un’analisi approfondita ed esaustiva dei dati monetari può aiutare a comprendere meglio l’impatto degli andamenti finanziari sull’evoluzione della moneta e a ricavare dalla crescita di quest’ultima il segnale, rilevante per la politica monetaria, circa le tendenze di lungo periodo dell’inflazione. In tali circostanze si rivela particolarmente valida l’impostazione di ampio respiro adottata dalla BCE nell’analisi monetaria.

Nel complesso, il persistente vigore della crescita di fondo di moneta e credito indica rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio-lungo termine. Gli andamenti monetari continuano, dunque, a richiedere un’osservazione molto attenta.

In sintesi, la verifica incrociata dei risultati dell’analisi economica con quelli dell’analisi monetaria ha confermato la presenza di rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio termine, in un contesto caratterizzato dalla solidità delle variabili economiche fondamentali dell’area dell’euro. Pertanto, l’orientamento di politica monetaria della BCE si connota tuttora come accomodante considerando, fra l’altro, la vigorosa espansione della moneta e del credito all’interno dell’area. Nel contempo, dato l’alto grado di incertezza, occorrono maggiori informazioni prima di trarre ulteriori conclusioni per la politica monetaria. Il Consiglio direttivo seguirà quindi tutti gli sviluppi con molta attenzione. Sulla base delle proprie valutazioni, intervenendo con tempestività e fermezza, farà in modo da evitare che si concretizzino rischi per la stabilità dei prezzi a medio termine e assicurerà un saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione in linea con la stabilità dei prezzi su tale orizzonte temporale. Nel contesto attuale è quanto mai importante mantenere un saldo ancoraggio delle attese di inflazione in linea con la stabilità dei prezzi. Per quanto riguarda i mercati finanziari, il Consiglio direttivo seguiterà a prestare grande attenzione ai futuri sviluppi.

Quanto alle politiche di bilancio, il risanamento strutturale delle finanze pubbliche continua a progredire con lentezza ed esiste il rischio che alcuni paesi perseguano politiche procicliche di tipo espansivo. Nell’attuazione dei bilanci 2007 e nella pianificazione di quelli per il 2008 occorre assolutamente evitare il ripetersi degli errori commessi nella precedente fase di ripresa economica, del 1999-2000. Allo stadio attuale, i paesi che presentano squilibri bilancio devono correggerli in linea con i dettami del Patto di stabilità e crescita. L’impegno assunto dall’Eurogruppo di conseguire gli obiettivi di bilancio a medio termine nel 2008 o nel 2009, e comunque entro e non oltre il 2010, deve essere rispettato da tutti i paesi partecipanti all’area dell’euro. Gli Stati che hanno già raggiunto posizioni solide devono evitare politiche di bilancio procicliche.

Passando infine alle riforme strutturali, il Consiglio direttivo accoglie con soddisfazione ulteriori sforzi tesi ad accrescere la capacità produttiva dell’area dell’euro attraverso un aumento dell’occupazione. Negli ultimi anni i mercati del lavoro dell’area dell’euro hanno mostrato chiari segnali di miglioramento, in parte riconducibili alle riforme attuate in passato su questo fronte. Occorre tuttavia compiere ulteriori progressi nell’agevolare la mobilità geografica e professionale dei lavoratori e la creazione di competenze, per rimediare a tassi di partecipazione al mercato del lavoro relativamente modesti e tassi di disoccupazione ancora elevati in alcuni paesi e regioni.

 

 

 

Dal Bollettino di settembre 2007

 

RECENTI ANDAMENTI DEI PREZZI DEGLI ALIMENTARI NEI MERCATI MONDIALI

E NELL’AREA DELL’EURO

Negli ultimi mesi il sensibile aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari nei mercati

mondiali ha suscitato particolare interesse. In tale contesto, questo riquadro esamina i recenti

andamenti dei prezzi degli alimentari, sia nei mercati mondiali sia in riferimento alle componenti

degli alimentari freschi e trasformati dello IAPC.

 

Recenti andamenti dei prezzi degli alimentari nel mondo

Dal 2001 i prezzi degli alimentari sono sensibilmente aumentati nei mercati mondiali, sebbene in

misura minore rispetto ai prezzi di altre materie prime. Negli ultimi mesi, tuttavia, la dinamica

dei prezzi degli alimentari è aumentata, con un incremento in agosto del 30 per cento rispetto

allo stesso periodo dello scorso anno. Tale incremento ha interessato tutte e tre le componenti

principali (cfr. figura A).

I recenti rincari degli alimentari sono stati determinati in larga misura dall’aumento dei prezzi

di beni energetici e fertilizzanti, dai bassi livelli delle scorte, dalla scarsità di alcuni raccolti

– soprattutto a causa di fattori legati alle condizioni climatiche, come la siccità in Australia – e

dal forte aumento della domanda di raccolti. Quest’ultimo elemento rispecchia principalmente

due fattori. In primo luogo, le crescenti disponibilità finanziarie in gran parte delle economie

emergenti, in particolare la Cina, hanno modificato notevolmente i modelli alimentari in questi

paesi, elevando i consumi di alimenti ad alto contenuto proteico, come carne e prodotti caseari, e

quindi aumentando la domanda di prodotti agricoli non alimentari destinati all’alimentazione del

bestiame. In secondo luogo, i prezzi elevati dei beni energetici e i crescenti incentivi statali per

lo sviluppo di carburanti alternativi stanno sostenendo un sensibile aumento della domanda di

input agricoli per la produzione di carburanti biologici, soprattutto etanolo e biodiesel. All’inizio

dell’anno il prezzo del granoturco, la principale materia prima per la produzione di etanolo negli

Stati Uniti, ha raggiunto il livello massimo da dieci anni. Ciò ha indotto gli agricoltori statunitensi

ad aumentare la produzione di granoturco, riducendo l’offerta di altri prodotti agricoli, con conseguenti spinte al rialzo sui prezzi

di questi prodotti nei mercati mondiali Nonostante i recenti rincari, i prezzi degli alimentari

rimangono ancora al di sotto dei massimi storici. Guardando al futuro, è difficile al

momento valutare se le recenti dinamiche indicano una variazione dell’andamento di fondo

dei prezzi agricoli a livello mondiale. Anche se la domanda mondiale dovrebbe rimanere

vivace, l’offerta di prodotti agricoli tende a rispondere all’aumento di domanda e prezzi più

rapidamente rispetto ad altri mercati delle materie prime, come petrolio e metalli. Quindi la

portata dei rincari osservati in questi mercati potrebbe essere limitata. Tuttavia, il rischio che si

protraggano le pressioni al rialzo sui prezzi degli alimentari rimane il fattore determinante.

 

Gli andamenti dei prezzi degli alimentari nell’area dell’euro e il loro contributo

all’inflazione armonizzata nell’area

Le variazioni dei prezzi internazionali delle materie prime possono avere effetti diretti e indiretti

sull’inflazione complessiva nell’area dell’euro. Gli effetti diretti derivano dall’importazione di

alimentari freschi e trasformati pronti al consumo, mentre quelli indiretti sono riconducibili all’utilizzo

di materie prime importate come input per la produzione interna e le catene di approvvigionamento.

La parte restante di questa sezione esamina la dinamica dei prezzi di alimentari

freschi e trasformati nell’area dell’euro e il loro contributo all’inflazione complessiva, incentrandosi

sugli effetti diretti dei prezzi alimentari mondiali sugli andamenti nell’area.

Dopo il picco raggiunto nel 2001 dai prezzi degli alimentari freschi, causato in larga misura dagli

effetti negativi della diffusione dell’encefalopatia spongiforme bovina e dell’afta epizootica, dal

2002 i prezzi sono stati influenzati occasionalmente da condizioni climatiche insolite in determinati

periodi, ma senza che sia riconoscibile un andamento generale (cfr. figura B). La graduale

accelerazione dei prezzi degli alimentari freschi osservata per gran parte del 2006 sembra sia

terminata verso la fine dello scorso anno e la dinamica di questi prezzi si sarebbe normalizzata

nella prima metà del 2007. L’accelerazione registrata nel 2006, per quanto significativa, è stata

tutt’altro che inconsueta rispetto ai parametri storici, in termini sia di crescita sul periodo corrispondente

sia del relativo contributo all’inflazione complessiva (cfr. figura C).

Per quanto concerne i prezzi degli alimentari trasformati, dopo una graduale accelerazione dal

2000 al 2004, la crescita sul periodo corrispondente è tornata su livelli prossimi alla media storica.

La maggiore stabilità di tale componente è dovuta principalmente al fatto che shock come le

condizioni climatiche estreme incidono in misura minore sui prezzi degli alimentari trasformati

rispetto a quelli degli alimentari freschi. Tuttavia, negli ultimi anni determinati shock hanno influenzato

anche i prezzi degli alimentari trasformati, in particolare gli aumenti occasionali delle

imposte sui tabacchi in alcuni paesi. Al di là di questi fattori specifici, non è possibile riscontrare

alcun andamento significativo nella crescita dei prezzi degli alimentari trasformati dal 2005.

Sebbene i prezzi alimentari appaiano tra i fattori che incidono maggiormente sull’inflazione

percepita nell’area dell’euro 1), il loro contributo generale all’inflazione misurata è limitato dal

loro peso nell’indice complessivo, pari circa all’11,9 per cento per gli alimentari trasformati e al

7,6 per quelli freschi (nel 2007). Il contributo diretto dei prezzi degli alimentari freschi e trasformati

all’inflazione complessiva quindi è rimasto contenuto sia in termini storici sia negli ultimi

trimestri. Anche i tassi di incremento di queste componenti sembrano sostanzialmente in linea

con le medie storiche nel 2007, fino a luglio (cfr. tavola). Inoltre, nel periodo fino a luglio 2007

non sono stati osservati segni di accelerazione persistente nelle principali componenti dei prezzi

degli alimentari trasformati e freschi.

Nel complesso, anche se di recente i prezzi delle materie prime alimentari sono fortemente aumentati

a livello internazionale, finora nell’area dell’euro non si sono osservati rincari comparabili

degli alimentari al consumo. Ciò può essere dovuto a vari fattori, come la quota relativamente

modesta di prodotti agricoli nelle importazioni dell’area, le disposizioni della Politica agricola

comune dell’Unione europea, che in qualche misura isolano i mercati agricoli dell’area dagli

andamenti esterni, e il graduale apprezzamento dell’euro osservato dal 2001. Tuttavia, recenti

riscontri aneddotici e notizie di stampa hanno suggerito la possibilità che in agosto i prezzi degli

alimentari siano aumentati. Questi rincari sarebbe connessi in particolare ai sensibili aumenti di

prodotti caseari e cereali registrati nelle ultime settimane in vari paesi dell’area, riconducibili in

certa misura alle condizioni di domanda e offerta e agli andamenti dei prezzi delle materie prime

alimentari a livello internazionale. Ciò suggerisce l’esistenza di alcuni rischi al rialzo dei prezzi

degli alimentari nell’area per il futuro. Tuttavia, le prospettive per i prezzi degli alimentari sia

mondiali sia interni rimangono caratterizzate da una elevata incertezza. I prezzi degli alimentari

dipendono da diversi fattori, come i progressi tecnologici e le evoluzioni della politica energetica,

che sono molto difficili da prevedere. Inoltre, non è ancora chiaro in che misura le variazioni

climatiche potranno contribuire all’andamento dei prezzi degli alimentari.