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IN EVIDENZA
Alitalia non deve fallire. Già immagino cosa
potrebbe accadere quel giorno: gli aeroporti paralizzati, la gente infuriata, i
lavoratori davanti a Palazzo Chigi», e la luna di miele con il Paese interrotta
ancor prima di iniziare.
Ecco cosa teme Berlusconi, ecco perché sulle sorti
della compagnia
di bandiera ha scelto un profilo diverso da quello tenuto nei giorni di
campagna elettorale. Come sull'emergenza rifiuti, è consapevole che «dopo un
mese quei sacchetti di immondizia non raccolti saranno colpa mia». Stessa sorte
gli toccherebbe con la chiusura di Alitalia. Perciò non può accettare la linea
della Lega, favorevole al commissariamento e convinta così di rilanciare
Malpensa. La strategia dei dirigenti del Carroccio punterebbe infatti a
liberare completamente lo scalo lombardo da «Az», in modo da garantire quegli
slot ad altre compagnie di bandiera, in vista di Expo 2015. Il «caso Malpensa»
brucia, non c'è dubbio. Confalonieri una settimana fa ha confidato a un amico
che «lo schiaffo per noi lombardi è insopportabile. E non si tratta solo di
orgoglio», ha proseguito il presidente di Mediaset: «Giorni fa, per andare a
Pechino sono dovuto passare dalla Germania... Così si perde tempo. E il tempo è
danaro».
Sarà, ma per quanto gli possa stare a cuore il
destino di Malpensa,
il Cavaliere non intende firmare il commissariamento di Alitalia. È pronto a
cedere posti nell'esecutivo con la Lega, offrendo a Castelli il ruolo di vice
ministro per le Infrastrutture e la delega per l'Expo. È disposto persino a
mettersi in contrasto con l'area ciellina che milita dentro Forza Italia, e che
puntava a quel ruolo governativo per la gestione dell'evento internazionale. Ma
su Alitalia non ci sente. Ormai il dossier è suo. Prodi ieri gliel'ha lasciato
sulla scrivania di palazzo Chigi, non prima di averlo additato — insieme ai
sindacati — come responsabile del fallimento della trattativa con Air France.
Di più, il Professore ha rilevato con malizia che la cordata prospettata da
Berlusconi al momento non c'è, e ha ipotizzato un triste finale: «Temo si vada
verso il commissariamento ». Berlusconi confida di smentirlo, sebbene Ermolli —
l'uomo a cui ha affidato la missione — abbia fatto presente come già l'avvio
dell'operazione evidenzi tratti «molto complessi» per la difficoltà di
acquisire notizie sui conti di Alitalia. Sembrerà paradossale, ma uno degli
esperti chiamati da Ermolli a collaborare per la costituzione della cordata,
raccontava ieri che «le informazioni più puntuali le abbiamo ottenute da
Parigi». Se fosse vero, vorrebbe dire che Air France avrebbe offerto un
supporto tecnico maggiore dei dirigenti di «Az».
Tutto è possibile in questa partita dove nessuno ha
svelato le proprie carte. Raccontano, per esempio, che Berlusconi nel suo colloquio in
Sardegna con Putin avrebbe sollecitato la presa di posizione di Aeroflot per
garantirsi un po' di tempo in più e consentire al governo in carica di varare
il prestito ponte per Alitalia. Di più. La compagnia russa — secondo fonti
molto autorevoli — farebbe al momento solo da schermo a un gruppo di
investitori moscoviti, pronti a entrare nella «compagine» a momento debito. Nel
frattempo Ermolli tenta di mettere insieme il puzzle, e si è dato una scadenza:
la prima settimana di maggio, in coincidenza con l'avvento di Berlusconi a
palazzo Chigi. Ma il tempo scarseggia, scandito dai soldi del prestito ponte. È
vero che il Cavaliere ha ottenuto 300 milioni, invece dei 100 ipotizzati in un
primo momento, ma è altrettanto vero che Ermolli è stato chiamato all'opera
solo di recente. Fino all'altra settimana, infatti, non c'era nulla di
concreto. Lo fece capire Gianni Letta a un interlocutore: «Diciamo che per ora
Berlusconi sta affrontando la questione sotto l'aspetto politico». Un modo
elegante per spiegare che era concentrato sulla campagna elettorale. Ora che le
urne si sono chiuse, il Cavaliere non vorrebbe chiudere «Az». A rischio c'è più
della sua luna di miele con il Paese. Il leader Pdl «Già immagino cosa potrebbe
accadere quel giorno: aeroporti paralizzati, gente inferocita, i lavoratori a
Palazzo Chigi».
Francesco Verderami
23 aprile 2008
di CLAUDIO TITO e LUCA IEZZI
ROMA -"Solo senso di responsabilità". Lo ripetono tutti
ministri subito dopo i consiglio in cui si è consumato uno strano
"miracolo" targato Silvio Berlusconi. Il premier in pectore ottiene
esattamente quello che chiede: 300 milioni per dare qualche mese ad Alitalia e
ai suoi uomini alla ricerca della sua soluzione. La richiesta, arrivata durante
il consiglio dei ministri attraverso il canale Gianni Letta-Enrico Letta, solo
qualche ora prima era considerata irricevibile. "Prodi si è comportato
bene. Quel decreto per noi adesso è positivo. Ma era il minimo che potessero
fare", ha poi confidato ai suoi il Cavaliere. A suo giudizio, infatti, si
tratta del primo passo "per fare una due diligence e quindi realizzare un
piano industriale. Abbiamo 6 mesi di tempo. E le alternative per dare una nuova
guida ci sono. Lo vedrete".
Il decreto portato a Palazzo Chigi dal ministro dell'Economia Tommaso
Padoa-Schioppa prevedeva soli 100 milioni di euro e rispondeva ad una logica
precisa, dare alla nuova maggioranza il tempo necessario ad assumere il potere,
non di più. Un modo per costringere il Cavaliere a mostrare subito l'eventuale
piano alternativo ad Air France. Anche perché la "diplomazia" del Pdl
aveva prospettato persino una soluzione drastica: procedere immediatamente al
commissariamento della società. Berlusconi ha sperato persino di potersi così
trovare tra due settimane con le mani libere e offrendo agli eventuali
"compratori" una azienda alleggerita sul versante del personale. Il
tutto facendo ricadere la responsabilità del commissariamento su Prodi.
Non solo. La "grana" Alitalia sta rapidamente trasformando nel primo
scontro all'interno della nuova maggioranza. E già, perché la Lega l'altro ieri
ha fatto pervenire a Berlusconi un messaggio piuttosto netto: "A questo
punto non vale più la pena salvare la compagnia di bandiera. Su Malpensa ce la
caveremo da soli, meglio lasciare che Alitalia fallisca". La parola
"fallimento", però, fa drizzare i capelli al Cavaliere. Che non vuole
presentarsi in Parlamento con un primo clamoroso insuccesso. Conscio che il
decreto di ieri entro due mesi dovrà essere la sua maggioranza ad approvarlo.
Senza il commissariamento, allora, a Via del Plebiscito hanno chiesto tempo per
organizzare una cordata che per ora non si è costituita.
"Daremo una cifra limitata - spiegava invece prima della riunione il
ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani - quello che è necessario
a finanziare in modo tale da non portare l'ex compagnia di bandiera al di fuori
delle regole europee". E quella posizione era a sua volta una mediazione
tra chi come, il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era contrario
anche a questa ultima iniezione di fondi: "Non si devono prendere i soldi
dalle tasche degli italiani". I due ministri tra l'altro concordano sul
fatto che persa Air France, chiunque arriverà dopo metterà meno denaro e
chiederà più sacrifici. "Nessun prestito-ponte" era la linea, ma
finanziamento straordinario concesso attraverso un decreto o del ministero
dell'Interno e della presidenza del Consiglio per sottolineare l'eccezionalità
della situazione. Un ruolo nella scelta dell'abbandono della via
dell'intrasigenza per quella della responsabilità l'ha avuta anche Walter
Veltroni, preoccupato pure del prossimo ballottaggio tra Rutelli e Alemanno:
"Mi auguro che il governo possa fare un prestito ponte per evitare la
crisi, ne ho parlato anche con Prodi" ha dichiarato a Cdm in corso.
Ma dire che la richiesta di Berlusconi sia stata accolta in un clima di piena
collaborazione bipartisan sarebbe assolutamente sbagliato. Chi lo ha sentito
descriveva Prodi furibondo: "Hanno messo nel cestino l'unica cosa buona
che avevamo", si è sfogato il presidente del consiglio uscente. E lo
stesso ministro dell'Economia parla del Cavaliere senza citarlo: "La
persona che probabilmente presiederà il governo, ha contribuito a far sì che la
soluzione Air France tramontasse, perché convinto di poterne proporre una
migliore. Con questo prestito abbiano dato una possibilità alla soluzione che
autorevolissimamente è stata data come sicura". Ironia della sorte sarà
proprio il ministero di uno dei più scettici, Bersani, a concedere quei 300
milioni dal fondo rotativo per la ricerca e l'innovazione nelle imprese.
Da adesso l'ostacolo si chiama Bruxelles che informalmente ha già fatto sapere
che "I fondi non potranno essere sbloccati comunque prima del nostro via
libera. Ci vorrà qualche settimana". Inoltre fonti Ue annunciano "uno
scrutinio severo, visto che la motivazione dell'ordine pubblico per
giustificare un finanziamento non ha precedenti in Europa".
Ma subito dopo, il nodo si ripresenterà in ogni caso sul tavolo del nuovo
governo. Berlusconi, insieme a Bruno Ermolli, stanno provando a mettere insieme
un gruppo di imprenditori per rilevare la compagnia. E nel frattempo ha
riallacciato i contatti con il vertice di Banca Intesa. Nelle ultime ore,
infatti, il premier in pectore ha di nuovo accennato ai buoni rapporti con
l'Ad, Corrado Passera, e alla disponibilità del gruppo bancario di concedere un
prestito - con i tassi di interesse di mercato - ben più ampio di quello
approvato ieri dal consiglio dei ministri.
(23 aprile 2008)
«Sono
particolarmente felice che anche altri esponenti politici e altre sigle sindacali
si rendano conto di come si è trasformato il mondo del lavoro e delle
differenze che esistono tra regione e regione. A questo punto mi auguro che si
ragioni tutti velocemente verso la contrattazione regionale e le gabbie
salariali per adeguare i salari al costo della vita». Così Rosi Mauro,
Segretario Generale del Sindacato Padano e presidente della commissione
Bilancio in Regione Lombardia replica alle parole di Enrico Letta che dalle
colonne del Corriere della Sera ha timidamente aperto alle gabbie salariali che
il Sindacato Padano chiede da anni.
«Quello che diciamo dal 1990 e cioè che la “scala mobile” tutelava il salario
dall’inflazione è un dato di fatto. Nessuno può dire che non è così. In più da
allora non è stato fatto nulla. Si è preferito rimandare tutto ai contratti
aziendali - continua Rosi Mauro - Ma sappiamo bene che non è così facendo che
si può “coprire” il livello dell’inflazione. Lo stipendio medio di un
lavoratore è di 900, 1000 euro. Ma questi mille euro non sono i 2 milioni di lire
di una volta. Un lavoratore con moglie e figlio a carico, con questi stipendi,
fa la fame. Altro che acquistare casa. Stipendi del genere non solo non bastano
per onorare le rate del mutuo, ma nemmeno per fare fronte a quelle
dell’affitto».
«Ecco perché – sottolinea Mauro – sono convinta che sia giunto il momento di
confrontarci partendo dalle reali esigenze della gente. Quello che purtroppo
non è stato fatto negli ultimi anni quando non ci si è resi conto di che cosa
stava accadendo ai nostri lavoratori e ai nostri pensionati».
«Oggi – tuona il numero uno della sigla di via del Mare -, è necessario
adeguare i salari al reale costo della vita. Le famiglie non riescono più ad
arrivare ala fine del mese. Se poi qualcuno pensa di risolvere il problema
dicendo alle donne che magari non hanno un impiego di “andare a lavorare”,
sbaglia di grosso. Ragionare in questo modo vuol dire non capire il problema
del mercato del lavoro. Significa non vedere la crisi esistente, chiudersi gli
occhi davanti alle difficoltà delle piccole e medie imprese e davanti alle
migliaia di lavoratori che vedono il loro posto di lavoro a rischio. Non è un
caso che il Paese abbia votato la Lega Nord - precisa il Segretario Generale
del Sindacato Padano - Lavoratori e pensionati si sono accorti che da ormai 20
anni il Sindacato Padano dice queste cose all’interno delle fabbriche. Quella
delle gabbie salariali è una proposta che abbiamo portato anni fa sul tavolo di
Palazzo Chigi ma che purtroppo è rimasta inascoltata. Ecco perché sono contenta
di sentire che rappresentanti sindacali ed esponenti di altri partiti ora
vengono in questa direzione. Mi auguro però che non ci si fermi solo alle
parole. Dalle parole ai fatti, c’è di mezzo l’oceano e serve la volontà di
varcarlo…».
«Per questo - conclude - sono convinta che sia il momento di fare un’analisi di
quello che è successo in questo Paese senza illudere, sognare o prendere in
giro la gente che lavora onestamente. Dobbiamo, invece, trovare soluzioni. C’è
bisogno di andare verso le riforme e dialogare. Un dialogo che deve passare
obbligatoriamente attraverso il tavolo del sindacato. È necessario innescare un
meccanismo di “scala mobile regionale” che riesca ed equilibrare il “peso”
delle buste paga in rapporto all’inflazione. Non dobbiamo promettere la luna ma
compiere quei piccoli passi che permettano a lavoratori e pensionati di
migliorare la loro condizione. Non dimentichiamoci che un lavoratore
metalmeccanico, ad esempio, ha una busta paga che al lordo è più pesante di
quelle dei sui colleghi Ue. Peccato però che alla fine il netto sia di gran
lunga il più leggero di tutti».
[Data
pubblicazione: 23/04/2008]
Per
la sicurezza giusto ricorrere a queste misure
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Maroni mi vedono pienamente d'accordo. L'utilizzo di volontari avviene già in numerosi settori dell'attività pubblica come protezione civile e vigili del fuoco. Non ci vedo niente di male". Il modello cui pensa Nastri (come Giordano) è quello già attuato a Milano.
Loano,
Cenere vicesindaco ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: POLITICA IN FERMENTO LEGA NORD POLEMICA A PIETRA. FIAMMA TRICOLORE SOSTIENE VACCA A BORGHETTO Loano, Cenere vicesindaco [FIRMA]AUGUSTO REMBADO Novità e polemiche politico-amministrative a Loano, Borghetto e Pietra. Loano Francesco Cenere, ex primo cittadino, ha confermato ieri la sua disponibilità a essere nominato vice sindaco e assessore esterno.
Islam,
Amato chiude agli estremisti ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: che raccoglie una quarantina di centri di preghiera soprattutto nel Nord Italia, e si distingue esplicitamente dall'Ucoii - oppure Abdelkarim Hannachi, docente tunisino all'università di Ragusa. Ma intanto il primo passo, quello più evidente, è la divisione intervenuta nel mondo islamico tra Ucoii e resto della Consulta.
C'era
un patto tra mafia e 'ndrangheta Decimati i padroni del gioco d'azzardo
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: azzardo MASSIMO NUMA Sei boss del crimine organizzato in cella, centoquindici persone denunciate, cinque bische sequestrate. E' la sintesi dell'operazione "Gioco duro", della sezione anti-racket della squadra mobile, coordinata dal capo, Sergio Molino, e dal responsabile dello Sco, il vicequestore Marco Martino (pm Maurizio Laudi,
Addio
buche stradali, viagra gratis così la lega fa il pieno in valsesia - alberto
statera ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: I sindacati? la Confindustria? Berlusconi? Il Pd? Naturalmente, no. La Lega. "Bossi - sospira il neo-onorevole Buonanno, campione della nuova leva leghista - è come Cristoforo Colombo. Gli davano di scemo, guardate ora cosa vi ha combinato".
Berlusconi,
niet al governatore "non voglio un altro casini" - claudio tito
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Ha ricordato il patto siglato qualche mese con Umberto Bossi a favore di Roberto Castelli. E alla fine ha lasciato l'incontro riservandosi un'ultima risposta. Non senza accusare i "colonnelli" di Forza Italia e anche Gianfranco Fini di aver convinto il Cavaliere perché "vedono in me un concorrente per la leadership del centrodestra a partire dal 2013".
"formigoni
resta in lombardia" è polemica con lega e an - gianluca luzi
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: per le strade del Nord. Abbiamo fatto un passo indietro, un ministero in meno, per un posto da viceministro. Così abbiamo dimostrato che non è questione di poltrone e che in realtà bisogna far partire la macchina subito". Nelle mire della Lega c'era la presidenza della Lombardia per Castelli, ma anche Bossi, ottenuti tutti quei posti pesanti nel governo,
Il
tavolo vuoto del cavaliere - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: sotto la spinta pressante del trio Bossi-Formigoni-Moratti, si è prodigato nel difendere gli interessi di quella Malpensa che è stata l'ultima esiziale sanguisuga del bilancio Alitalia. Non pago di aver così turbato pesantemente i corsi di Borsa del titolo e la trattativa in atto coi francesi, il Cavaliere ha lanciato nell'aria l'amo di una cordata italiana,
"Siamo
stufi della politica La Lega unica speranza"
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: esercito di elettori di Bossi è in realtà un plotoncino di 23 votanti sui 56 che sono andati alle urne. "Sono convinto che siamo stati in tre famiglie a votare Lega - dice Terenzio Gonella, agricoltore e allevatore, padre di Tiziano, il giovane sindaco del paese -: la nostra, siamo in cinque, quella dei nostri vicini qui sotto e un'altra.
Formigoni
a mani vuote si infuria con Bossi e Fini
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Formigoni a mani vuote si infuria con Bossi e Fini "Resti in Lombardia". Prima glielo dice il leader della Lega Umberto Bossi, poi glielo ribadisce in tv Gianfranco Fini. E il governatore Roberto Formigoni che sperava in un futuro ministeriale a Roma s'infuria con i suoi due alleati: "Il mio futuro politico - dice Formigoni - dipende da me e da Berlusconi e non da Bossi o da Fini"
Per
Rutelli ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Per esempio Calderoli, vice presidente del Senato uscente e ministro di qualche cosa entrante: "Rutelli si ritiri. Rischia la lapidazione". Per esempio Gasparri, personaggio inesportabile dell'ex partito di An cannibalizzato da Forza Italia: "La Roma di Prodi, Rutelli e Veltroni è il regno del terrore e dello stupro".
Regione,
la lega va all'attacco ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: comparsa di uno striscione della Lega Nord, con la scritta: "I piemontesi hanno deciso, Bresso dimettiti". In questo clima di tensione sono state annullate le riunioni dell'assemblea di ieri pomeriggio e oggi. Il centrodestra ha scelto l'ostruzionismo lamentando che sul bilancio 2008 della Regione "non è stato fatto neanche un tavolo con le opposizioni che diventeranno maggioranza"
Prestito
di 300 milioni, per sopravvivere Prodi: L'ha chiesto Berlusconi, Air France è
scappata per colpa di politica e sindacati
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Roberto Maroni confessa di non sapere chi ci sia nella cordata, Bruno Ermolli non parla, Gianfranco Fini cita una sfilza di possibilità (Lufthansa, Aeroflot, padani) e alla fine non esclude il commissariamento. "Si fa il prestito ponte - dicono fonti di Palazzo Chigi - dall'altra parte del ponte c'è il popolo delle libertà".
Formigoni-Bossi-Fini:
fulmini e saette all'ombra del Pirellone Il governatore: Non sapevo fosse il
capo di An a decidere del mio futuro... . Resta dov'è, addio sogni di gloria
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Resta dov'è, addio sogni di gloria di Natalia Lombardo/ Roma GIÙ AL NORD Formigoni dovrebbe restare al Pirellone fino al 2010: lo annuncia Fini in tv e l'aveva già detto Bossi. Ma il Governatore della Lombardia s'infuria: "Non sapevo che fosse l'onorevole Fini a dover decidere del futuro mio e della Lombardia".
Bische,
colpo al clan dei calabresi - meo ponte
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: con la mediazione di un boss calabrese del calibro di Mario Ursini, si studia una turnazione: una chiude quando l'altra apre. I Crea però progettano anche nuove case da gioco, sganciate dalla turnazione: allungano le mani sullo Showdown e sul Fight Club e, quando apre il Blu Notte, si presentano ad interrompere il gioco non autorizzato da loro.
Il
senno di poi ( da "Stampaweb, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: insospettabile Roberto Calderoli prevede "una stagione costituente", assegnando alla Lega un ruolo da pontiere tra governo e opposizione. Per paradosso il cerino del contrasto sembra essere rimasto proprio nelle mani del principe del buonismo, di Veltroni, che reagisce alla sconfitta proclamando "una battaglia senza quartiere sui valori e sulle politiche,
Lassù
nel Far North l' altra frontiera Usa
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: eccetto una scia di impronte sulla neve che si perde verso nord. Per risolvere il mistero bisognerà seguirle fino all'ultimo avamposto nelle gelide terre settentrionali, e sarà più d'uno a tentare l'impresa. Come nella migliore tradizione, ci sono un colpevole apparente e molti colpevoli possibili. La tenerezza dei lupi è un giallo della stanza chiusa in uno spazio sconfinato.
Amici
miei, leghisti immaginari ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: immaginari Roberto Cotroneo Segue dalla Prima Perché la Lega Nord mica è un partito di élite, mica è un partito di gente che se ne sta a Roma a perdere tempo. E no che non è così, la Lega la votano a Sesto San Giovanni, e la votano a Porto Marghera, la votano al posto della Sinistra Arcobaleno, e la votano quelli del sindacato, e cominciano a votarla pure in Emilia e in Toscana,
Da
Scerbanenco a Tom Clancy: solo gli americani fanno le ronde
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E il neocandidato leghista al Viminale, Roberto Maroni, sostiene che a tenere sotto controllo il territorio potrebbero contribuire le ronde di volontari. Cita il precedente dei City Angels, a Milano, e ricorda che di fatto la pratica esiste già, con l'approvazione bipartisan di sindaci come Cofferati.
Castelli,
Travaglio e le consulenze di Magni
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord dal 1995 e parlamentare eletto dalla Provincia di Lecco al Parlamento di Chignolo Po" (cioè il "parlamento della Padania" dove i lumbard giocano alla secessione), il Magni viene ingaggiato da Castelli il 9 luglio 2001, per risolvere l'annosa penuria di carceri: nella lettera d'incarico si legge che la sua "professionalità di particolare qualificazione ed esperienza è in
Vendetta
annunciata ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: tra aree in recessione e rivolta dei territori del nord. E con la Lega che chiede di destinare il 38% dell'Irpef alla Padania. Dunque appello strumentale, con demonizzazione preventiva delle celebrazioni del 25 aprile e assalto al cuore simbolico dell'eredità antifascista. Per spiantarla dal codice genetico di questa Repubblica, la prima veramente democratica della nostra storia.
Alitalia,
il grande sabotaggio ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: logica di programmazione territoriale che ha consentito lo sviluppo nel nord di tanti aeroporti regionali sui quali si disperde la domanda di traffico, ma anche, fin dall'inizio, dalla difesa per evidenti motivi di consenso politico-elettorale del ruolo di Linate (la resistenza politica a ridurre il ruolo di Linate per favorire il lancio e il consolidamento di Malpensa fu il motivo,
Destra
pericolosa per i disabili mentali
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: sulla scia della vittoria del Popolo delle libertà e della Lega di Bossi, con l'inaspettata scomparsa della Sinistra antagonista a livello parlamentare. La sfida che spetta ai candidati di centro sinistra non è affatto semplice, anche se, nella maggior parte dei casi il vantaggio di quest'ultimi nei confronti degli avversari è considerevole, la strada è tutt'altro che in discesa.
Bertolino:
farò come i vietcong ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: meno tartufaio e andare di più dagli operai che non a caso hanno votato Bossi. Il risultato del voto è veritiero. Veltroni la deve prendere come lezione, essere meno salottiero e più operaio". Magari certo Pd, ma Veltroni salottiero non pare... L'imbattibile è Bertinotti. "Infatti. E anche Pecorario Scanio. È che non dovrebbe far da traino la notorietà della persona quanto le idee.
Voglio
vedere Calderoli vicepremier Dopo aver definito la legge elettorale una
porcata. Se accade, niente è impossibile
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Stai consultando l'edizione del "Voglio vedere Calderoli vicepremier Dopo aver definito la legge elettorale una porcata. Se accade, niente è impossibile".
Marrazzo:
"no all'alipadania del pdl" - paolo boccacci
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Deve dire alla città se i suoi alleati di governo, la Lega di Bossi e Maroni, gli permetteranno mai di stare dalla parte di Fiumicino e dei lavoratori. Lui è alleato di chi vuole colpire Fiumicino, mentre noi non abbiamo mai parlato contro Malpensa". Rifiuti: Alemanno dice che il Lazio diventerà come la Campania e Roma come Napoli.
La
difesa di Gianni: Bossi ha il brutto vezzo di fare battute. Lo abbiamo sempre
bloccato Ma non siamo mai stati nemici di Roma
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Stai consultando l'edizione del La difesa di Gianni: "Bossi ha il brutto vezzo di fare battute. Lo abbiamo sempre bloccato Ma non siamo mai stati nemici di Roma".
Di
Pietro e la gratuita Costituzione
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: che se ne parla in certi settori della magistratura a proposito dei boss della criminalità organizzata che risultano al fisco "nullatenenti". Ma che c'entra col drammatico episodio di Roma? Di Pietro, parlamentare ed ex magistrato, dovrebbe conoscere l'articolo 24 della Costituzione: "La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Si
ribella al pizzo A chiederlo era un collega imprenditore
( da "Unita,
L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: ambito delle indagini seguite all'arresto dei boss Lo Piccolo. Sgroi si era reso irreperibile per alcuni mesi, mentre Cangialosi aveva continuato tranquillamente a imporre il pizzo all'imprenditore. Quest'ultimo alla fine ha detto basta, aggiungendo un ulteriore tassello investigativo alle indagini già in corso che hanno portato i pm Nino Di Matteo,
Tutta
brava gente ( da "Unita, L'"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi, che prima del voto - almeno a sentire il Cainano - era molto "malato" e non ce l'avrebbe mai fatta a fare il ministro, s'è ristabilito e lo farà, col fuciletto a tappo. Se ci va proprio di lusso, avranno un ministero anche Michela Vittoria Brambilla e Gianfranco Rotondi, leader della Dc per l'Autonomia (autonomia da cosa non s'
Racket
con ricevuta fiscale ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: boss dopo la denuncia di un collega Per dieci anni ha pagato il pizzo e ha ricevuto regolare fattura dagli estorsori, che fingevano di fare dei lavori in azienda. Dopo le ultime minacce, le indagini della squadra mobile e della Procura distrettuale hanno portato all'arresto di Girolamo Cangialosi, anche lui imprenditore,
Maxiaffitti,
assunzioni, false fatture cambia volto la tangente del racket - alessandra
ziniti ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: il loro contributo ai boss lo davano in tanti modi: "Siamo rimasti allibiti nel riscontrare che, come nell'ultimo caso di oggi, la mafia rilasciava regolare fattura per il pizzo imposto - dice ancora Albanese - Ma nelle aree industriali tutti sanno che ci sono una quantità di scavi e lavori di costruzione o ristrutturazione che vengono imposti o sovrafatturati.
Pizzo
con ricevuta fiscale arrestato il finto fornitore - salvo palazzolo
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: imprenditore denunciò In cella Girolamo Cangialosi, legato ai boss Lo Piccolo La tariffa: 1.600 euro al trimestre SALVO PALAZZOLO La raffica di arresti degli ultimi mesi non ha fermato gli esattori più fedeli al clan Lo Piccolo: sono tornati a minacciare pesantemente un imprenditore di Carini che si occupa di distribuzione di prodotti alimentari.
Pd
alla carica: <Così esce indebolito>
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E mentre il responsabile nazionale Pd per il federalismo giudica pure "ridimensionata la funzione istituzionale di Formigoni alla vigilia di Expo", Alessandro Alfieri dell'esecutivo lombardo del Pd, rimarca come il governatore sia stato "isolato dall'asse Bossi-Berlusconi, che decide i destini della Lombardia". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
Formigoni
non trasloca a Roma: <Sono perplesso, ne riparliamo>
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: attesa di giocarsi la partita per il Pirellone è stato candidato da Bossi a essere viceministro delle Infrastrutture, con una delega sul Nord che gli servirebbe ad "assaggiare" le grandi opere che si preparano in Lombardia. Non manca il sollievo di chi vede allontanarsi le elezioni, che a molti erano sembrate ormai inevitabili in autunno. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Pagina
VI - Palermo Appello dai legali "Tavolo comune avvocati-giudici"
"è interesse comune evitare ...
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Partinico Abusivismo edilizio per il figlio del boss Il figlio ventunenne del boss di Partinico Vito Vitale, Leonardo, è stato denunciato per abusivismo edilizio dai carabinieri che lo hanno sorpreso in una stalla realizzata senza concessione. Zisa Assalto al camionista ma niente rapina Assalto con sequestro per un autotrasportatore, ma senza la rapina finale.
Ecco
dove Marta vuole sistemare i nomadi
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord: "Non si riesce tra l'altro a capire la grande differenza che corre tra degli immobili a norma e degli appartamenti regolari". E in barba alle lunghe graduatorie per ottenere una casa . "Si studia come creare nuovi alloggi per i rom - dice Franco De Benedictis, Lista Biasotti -, quando ci sono famiglie genovesi che da anni aspettano un tetto sotto il quale vivere"
Tra
Biasotti e Burlando si riaccende la sfida
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rifondazione tuona contro il riemergere di una cultura delle relazioni sociali da anni '50, mentre la Lega Nord con Francesco Bruzzone parla di "amministrazioni locali che si sono calate le braghe davanti a Riva". Ora sindacati e istituzioni hanno aperto una nuova prospettiva di confronto. Arrivederci alla prossima puntata. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Sono
tornati ad accamparsi davanti allo stadio di Marassi
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega nord, vicepresidente del consiglio del Municipio Bassa Val Bisagno: "Da parecchi giorni, il piazzale antistante lo stadio è di nuovo meta di numerose carovane di nomadi. Nonostante le numerose segnalazioni effettuate dai cittadini, la civica amministrazione non ha provveduto in alcun modo allo sgombero coatto limitandosi a delle inutili ordinanze.
<Io,
romena leghista, dico: eliminate le baraccopoli>
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Ma Bossi e compagni ammettano: e chi se l'aspettava di trovare nelle urne perfino le "crocette" degli immigrati? Romeni, per giunta. Roba da salire a piedi sul Monviso e cospargersi di acquasanta alla fonte del Po. Eppure qualcosa di "strano" è successo il 13 e 14 aprile scorsi.
"chiesa,
troppi silenzi sui clan" - raffaele sardo
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: recentemente divenuti bersagli di minacce da parte dei boss del clan dei Casalesi. Per il vescovo di Caserta, le gerarchie ecclesiastiche non fanno abbastanza contro la camorra. "Sono molto preoccupate di difendersi dai nemici "ideologici": massoni, comunisti, laicisti di ogni genere, e sottovalutano l'inquinamento morale e civile causato dai poteri illegali",
Pozzuoli,
figliolia scagionato e deluso "la mia città regalata al centrodestra"
- angelo carotenuto ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Io eredito la patata bollente dopo il famoso episodio del boss che entra in sala mentre la commissione è riunita; ristrutturo il mercato con un mutuo; lo trasformo nel terzo d'Italia per traffico; produco atti pubblici: ebbene, io finisco sotto inchiesta". Tutto comincia nel dicembre 2003 con l'avviso di garanzia.
Reguzzoni:
<Che fallisca pure... Malpensa non vuole elemosine>
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Quanto ha inciso il caso Alitalia sulla vittoria di Pdl e Lega al Nord? "Tanto. È stato un caso di scuola, nel quale la sinistra ha mostrato la sua vera maschera. Quella statalista, interventista nell'economia. Un atteggiamento antieconomico di cui il Paese non ne può più". Si parla insistentemente di una cordata italiana del Nord.
In
Italia 40 milioni di <turisti religiosi>
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: dalla costa atlantica europea fino alle calde terre del Nord Africa. Prossima new entry sarà l'Australia, grazie alle Giornate mondiali della gioventù di Sydney, programmate per il mese di luglio. Il giro d'affari è tale che i tour operator specializzati sono convinti che il turismo religioso diventerà una delle forme di viaggio più importanti.
LA
SICUREZZA E LE REGOLE ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: uno dei tanti buchi neri nelle maglie della sicurezza che dal 13 aprile è diventata la prima emergenza del Nord. Ma non è l'unico. Qualche tempo fa un pullman che doveva riportare nel paese d'origine alcuni rom sgomberati da un campo abusivo ha fatto tappa a Rogoredo. Per le spese di viaggio e il loro sostentamento, la prefettura di Pavia aveva assegnato mille euro a ogni persona.
Salvini:
bisogna tornare alle <gabbie> salariali
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: L'importante è che Roma ci lasci i nostri soldi". I tranvieri oggi hanno il licenziamento facile. "Esatto. Colpa degli stipendi da fame. Con mille euro al mese se va bene si affitta un monolocale". Matteo Salvini neodeputato della Lega Nord Ri. Que.
Formigoni
<stoppato> da Berlusconi. <Resta a Milano>
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Totale fiducia nell'operato di Umberto Bossi. Per noi della Lega cambia poco. L'idea di avere un presidente della Lega ci alletta come possibilità. Ma che sia fra sei mesi o che sia fra due anni, per noi cambia poco. L'obbiettivo della Lega rimane sempre quello: chiudere il cerchio per arrivare al federalismo fiscale".
<Vado
con Eliot al music hall> ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: D opo tredici anni passati sui palcoscenici del Nord Italia, "La terra desolata" di T.S. Eliot approda, per la prima volta, al Carcano. Un testo che parla del percorso di metamorfosi e conoscenza dell'uomo, fino al sacro Graal; uno spettacolo cult per Annig Raimondi, unica protagonista della scena, ma anche per Pacta, la sua nuova compagnia formata da Maria Eugenia d'
Brunetta:
sui lavori usuranti necessario un giro di vite
( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: il nuovo Esecutivo non è intenzionato a tornare allo scalone- Maroni. Ma aggiunge anche che sarà necessario prevedere "un ulteriore giro di vite" per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, anche evitando di applicare "la famigerata norma sui lavori usuranti". Anche se Brunetta non lo dice, l'obiettivo è chiaro: risparmiare almeno una fetta consistente dei circa 2,
<Formigoni
resta in Lombardia> E' scontro con Bossi e Fini
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: hanno mosso è che con la sua discesa a Roma Forza Italia sarebbe stata costretta a cedere il Pirellone alla Lega Nord, squilibrando la coalizione. Per lui, in ogni caso, si prospetta un incarico di prestigio nel Popolo della Libertà quando il processo unitario sarà concluso. Formigoni è stato anche protagonista di un botta e risposta polemico con Gianfranco Fini e Umberto Bossi.
Lavoratori
senza politica ( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: paradosso votare Lega nord e essere iscritto o delegato della Fiom. Il vero problema del sindacato confederale è uscire da quest'ottica di tutela e riprendere l'iniziativa per governare e orientare il cambiamento. Per i partiti il problema non è l'inseguimento di questo modello di localismo (come ha fatto il Pd), né il compianto sul peggioramento delle condizioni sociali del lavoro (
Crisi
Alitalia, arriva il maxi-prestito ponte
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Castelli e Maroni: la priorità è Malpensa ROMA - Un prestito da 300 milioni a Alitalia per mantenerla in vita e trovarle un compratore. Magari per l'estate. è quanto ha ottenuto ieri il premier "in pectore " Silvio Berlusconi dal governo Prodi che ha approvato un apposito decreto da notificare ora all'Ue.
ANTICIPAZIONI
( da "Manifesto,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: ma culturalmente è già con Bossi Povera Israele L'economia cresce, ma un terzo degli israeliani vive in povertà. Ramallah, bolla edilizia sotto occupazione P. 9 Sicurezza Fini: sì alle ronde e rivedere Schengen A PAGINA 4 Intervista Giordano (Prc): ci darà ragione il congresso A PAGINA 6 Crisi globale È record gemello per euro e petrolio A PAGINA 10.
Berlusconi
e Alemanno sdoganano i neofascisti
( da "Manifesto,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Esponenti come Borghezio o Calderoli nei loro comizi espongono idee xenofobe e razziste. Parlano di caccia agli immigrati, visti tutti come stupratori. Ci sono collegamenti tra la Lega e l'estrema destra. Ho fatto un documentario sul Carroccio, "Camicie verdi", in cui racconto questi fatti.
Trento
tra mercato e democrazia ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Maroni,Tabacci,Lanzillotta, forse Tremonti (ha preso tempo prima di dare una conferma). Berlusconi è stato invitato, ma non si sa ancora se verrà. Giunto quest'anno alla terza edizione, il Festival dell'economia di Trento " occuperà" l'intero centro storico della città dal 29 maggio al 2 giugno prossimi.
L'aeroporto
e i tre moschettieri ( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Maroni e Formigoni attenti allo scalo, ma su Alitalia è un "chissenefrega" Guglielmo Ragozzino Finalmente si è fatta chiarezza. Sono almeno tre gli esponenti di punta della maggioranza berlusconiana che si mostrano pochissimo sconvolti e anzi affrontano con flemmatica impassibilità il disastro (come appare dall'altra parte della barricata)
Pdl
in difficoltà E Berlusconi tace ( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord, felici della sconfitta dei francesi e apparentemente convinti che questo possa cambiare il destino già segnato dell'aeroporto di Malpensa. "Sono soddisfatto che Air France si ritiri. Non credo che altre compagnie interverranno, se non per questioni prettamente politiche, ma se si lascia fare al mercato credo che la via sia il commissariamento e attendere che Alitalia torni
Berlusconi
gela Formigoni: resti in Lombardia
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: obiezione che gli hanno mosso è che con la sua discesa a Roma Forza Italia sarebbe stata costretta a cedere il Pirellone alla Lega Nord, squilibrando la coalizione e prestando il fianco alle critiche di chi dice che è un centrodestra a trazione nordista. Per lui, in ogni caso, si prospetta un incarico di prestigio nel Popolo della libertà quando il processo unitario sarà concluso.
Silvio
pensa al <risarcimento>: ruolo nel Pdl, governo nel 2010
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: battuto una dichiarazione di Bossi ("Penso che Formigoni resterà al Pirellone"). Secca la replica del presidente: "Il mio futuro politico dipende da me e da Berlusconi. Non da Bossi". Stesso copione in serata quando viene diffusa un'anticipazione della registrazione di Fini a Porta a porta: "Formigoni resterà al suo posto dove onorerà fino alla fine il mandato ricevuto dagli elettori "
Fini
si coverte alla Lega e dice sì alle ronde
( da "Manifesto,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: mentre l'ingresso di clandestini è dovuto alla legge Bossi-Fini e al fatto che il governo Berlusconi ha permesso l'ingresso dei comunitari, in particolare dei rumeni". Mentre i due schieramenti si rimpallano le responsabilità, al Viminale è tempo di bilanci. E quello fatto ieri da Giuliano Amato non è certo dei migliori.
Fini:
io alla Camera Scontro con Formigoni
( da "Manifesto,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Ieri il presidente della Lombardia, dopo aver sentito Bossi e Fini ribadire la sua permanenza al Pirellone, si è imbufalito: "Il mio futuro politico dipende da me, non da Bossi o Fini". Per metterlo tranquillo Berlusconi assumerebbe due ministri in quota compagnia delle Opere. Ma il governatore non cede.
Torna
la <guardia padana>: tra noi anche immigrati
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Al comizio milanese finale di Umberto Bossi in via Dante, Oropesa era in prima fila nel servizio d'ordine, con la sua stazza imponente, i capelli lunghi, il viso da uomo vissuto e un'aria tra il finto truce e il divertito. Raccontava di essersi stancato della vita da sub, mesi passati a fare immersioni nei Caraibi, e di essere pronto a tornare a servire la Lega.
Alemanno-Rutelli,
lite sulla sicurezza ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega di Bossi. Emergenza casa. Corruzione. Il faccia a faccia tv fra Rutelli e Alemanno, a Ballarò, è stato uno scontro a tutto campo dai toni duri. Con qualche divertente siparietto, però. Quando Rutelli, per esempio, ha interrotto Alemanno: "Tesoro, ora parlo io".
Turco:
Calderoli? Sì all'armistizio, aspettiamo proposte
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: non esito a riconoscere che il partito di Bossi ha un radicamento popolare, una rete di ammini-stratori locali. Dobbiamo dar loro atto che hanno un grande rapporto con la gente, a dimostrazione che in politica conta avere un rapporto vero con le persone e non con i media e le tv". Non è la prima a prendere a modello la Lega, dentro il Pd.
Via
ai <cittadini vigilanti> Bologna e Firenze in campo
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: pur prendendo le distanze dalle ronde di Maroni, ha dato la sua benedizione "ai cittadini che si organizzano per difendere il proprio quartiere, a patto che non sostituiscano le forze dell'ordine". Un po' quello che accade a Firenze dal 2002, cioè da tempi non sospetti: i vigili urbani con il Comune hanno lanciato il progetto di "Marketing della sicurezza ",
L'impietosa
geografia dei prezzi ( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Sui prodotti alimentari il divario nord/sud è in realtà molto più ampio se si considerano i prodotti non lavorati: in questo caso, 80-85 euro di spesa effettuati al sud corrispondono a 110-120 euro al nord. Le differenze sono invece alquanto risicate se si considerano i prodotti trasformati (conserve, pasta, ecc.
Sacconi:
<Le nuove regole? Da ripensare. E senza divisioni>
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Sottosegretario ai tempi di Bobo Maroni, il senatore del Popolo della libertà Maurizio Sacconi è in corsa per la poltrona di ministro del Welfare. Sarebbe sua, quindi, la competenza sulla sicurezza sul lavoro. Pensa che le norme del testo unico siano troppo rigide? "Non entro nel merito.
Spinta
bipartisan a buste paga locali ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Nei giorni scorsi Roberto Calderoli aveva annunciato un intervento del Governo entro le metà di giugno. "Se ci fosse il federalismo fiscale le Regioni in base alla proprie disponibilità finanziarie potrebbero decidere una serie di interventi a favore delle imprese, dall'addizionale Irpef all'Irap".
Testa
di cavallo come nel Padrino ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: raccontato da Roberto Saviano, della villa del boss della camorra Francesco Schiavone: una copia perfetta della reggia di Scarface-Al Pacino. Nell'episodio di Ostuni, l'unica differenza è che nel fim di Coppola la testa (vera) di cavallo viene fatta trovare nel letto del manager Jack Woltz, proprietario dell'animale.
Sicurezza
e razzismo: il confine esiste ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: fu scaricato da Giancarlo Galan e perfino da Roberto Calderoli ("Ben vengano le pulizie delle zone degli scambisti e della prostituzione, ma parlare di "pulizia etnica dei culattoni" proprio no") e dal sindaco di Verona Flavio Tosi: "Pulizia etnica è un'espressione che, per le tragiche vicende che richiama, non dovrebbe essere usata, nemmeno metaforicamente ".
L'occhio
della tv su Francesco e Gianni ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: La sicurezza, la vicenda Alitalia, la Lega nord, le tasse, l'emergenza casa, i principali temi trattati. Alemanno è partito dall'aggressione e dalla violenza subita dalla studentessa del Lesotho avvenuta giovedì scorso sostenendo che a Roma "ci vuole il cambiamento" perchè "queste cose non devono più accadere.
Vince
la Lega, sì alle nozze tra Varese e A2A
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: intervento di Umberto Bossi che ieri, in mattinata, prima di andare a vedere "il sacrificio di Isacco" di Caravaggio in mostra ai musei, è entrato nell'ufficio del sindaco e gli ha detto di andare avanti per la sua strada. La Lega premeva perché la proposta milanese venisse subito accettata, mentre Forza Italia voleva prendere tempo: una parte dei berlusconiani,
Agende
di città ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: zza Lega Lombarda, 5 ang. via Bramante; l.go Augusto, 8; c.so Porta Ticinese, 24. NORD: (Bovisa, Affori, Niguarda, Greco, Quarto Oggiaro, Certosa, Farini, Zara, Fulvio Testi, Melchiorre Gioia): via Cogne, 9; via Varesina, 121; p.zza Bausan, 3; p.
Mauro
Covacich: prima di dire che l'amore è finito
( da "Corriere
della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: insieme alla quale abita in una piccola città del Nord-est. Nella sua vita irrompe improvvisamente Susanna, giornalista romana, da cui Mauro cerca di prendere le distanze quanto più inesorabilmente si sente soggiogato dalla passione, in una deriva che non riesce ad arrestare. Tra colpa e innocenza, nostalgia e voglia di fuga, il libro inscena il dramma dell'abbandono della moglie,
Sud,
la nuova emigrazione ( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: la nuova emigrazione Ogni anno 270 mila persone vanno al Nord Lavorano, ma le famiglie devono aiutarli N on c'è stato partito che in campagna elettorale non abbia promesso il rilancio del Mezzogiorno e adesso perfino la Lega, con Roberto Calderoli, dice che "la questione settentrionale non può essere risolta se non si affronta la questione meridionale".
La
zootecnia prospera riducendo la filiera
( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract:
SuinMarche e
BovinMarche che da tempo hanno scelto di costituire delle cooperative e di assumere
il controllo dell'intera filiera della carne. Pesanti segnali di crisi, invece,
arrivano dal settore cunicolo che è il più colpito dall'aumento di prezzo dei
mangimi. Maroni u pagina
Taglio
ai costi con la filiera corta ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: In crisi il comparto cunicolo Francesca Maroni ANCONA L'aumento dei costidi maise cereali degli ultimi mesi pesa anche sul settore delle carni. A fronte di aumento dei costi dei mangimi del 70%, che poi si traduce nell'innalzamento dei prezzi del prodotto finale ai consumatori, il valore della carne bovina venduta dagli allevatori ai trasformatori è aumentato solo dell'
Conferenza
dei presidi per la rinascita universitaria - claudio quintano
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: come già è successo per l'apparato produttivo, mere "cattedrali nel deserto" ripetendo così un canovaccio che altri oggi, a giudicare dal risultato elettorale del Nord, non sono più disposti ad approvare. L'autore è segretario della Conferenza nazionale dei presidi delle Facoltà di Economia e Scienze statistiche.
L'anima
smarrita dei partiti nel sud - andrea geremicca
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Partito democratico a non prendere sottogamba il problema della Lega, a rileggere anche da sinistra in chiave federale le questioni del Nord, del Centro e dell'intero paese. Non vedo perché il Mezzogiorno debba rifiutare questo terreno di riflessione, isolandosi e alzando barriere. Mi sbaglio o non è stato Bassolino, qualche tempo fa, a lanciare l'idea di una macro-regione meridionale,
Spazzatura
nel parco del vesuvio - patrizia capua
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: bene confiscato alla camorra governata dal boss Raffaele Cutolo, "luogo simbolo" dato in consegna nel 1995 al Comune. Un'idea dell'assessore Mimmo Beneventano, ucciso dagli uomini del clan, e infine realizzata. Montagne di sacchetti non raccolti alle undici del mattino lungo il viale che porta al maniero sulla collina, che fu delle famiglie Orsini,
Formigoni,
24 ore per accettare la proposta di Silvio
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E ha attaccato sia Umberto Bossi sia Gianfranco Fini, colpevoli di aver previsto una sua permanenza al Pirellone: "Il mio futuro politico dipende da me e da Berlusconi, non da Bossi né da Fini". Segnali di evidente insofferenza alla situazione. Berlusconi ha parlato con il governatore della Lombardia dell'opportunità di portare a termine il mandato regionale che scade nel 2010.
La
svolta di Fini: "Guiderò la Camera ma lascio An"
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: ma Bossi ribadisce i tre posti alla Lega. Ancora da sciogliere il nodo Formigoni Roma - Non si scioglie il nodo Formigoni. Mezz'ora di incontro ad Arcore tra Silvio Berlusconi e il governatore della Lombardia non chiarisce quale sarà il suo futuro ed un nuovo faccia a faccia con il Cavaliere è in programma domani sera a Roma.
I
tempi che corrono secondo 30 vip - giuseppe balestrino
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Maroni, Mario Pagliari, Josè Rives, Franco Roberti. Sono questi i compagni, napoletani e non, di un "viaggio immaginario verso nuove e più rassicuranti mete", l'occasione per un "recupero di tutte le cose migliori che ci appartengono. Credo che questa città meriterebbe più amore da parte degli stessi suoi cittadini perché è una città che ha tutti i presupposti per essere la capitale
Rutelli-Alemanno:
lite su rom e Alitalia ( da "Giornale.it, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il candidato del Pdl quasi grida: "Tu hai un problema più grosso del mio, ti aggrappi a Bossi per nascondere un fallimento storico. La metro C è stata finanziata dal governo del centrodestra all'82 per cento. Il vero problema è che il vostro gruppo di potere, prometteva di risolvere i problemi di questa città e non lo ha fatto".
Forze
dell'ordine ventimila in meno E' sos criminalità
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi-Fini a consentire l'ingresso dei romeni e l'arrivo di tanti clandestini". Su come è stato gestito il problema della sicurezza legato all'immigrazione, il ministro dell'Interno del governo Prodi, Giuliano Amato, non nasconde la sua amarezza verso la vecchia maggioranza: "Ribadisco la mia insoddisfazione per come è stato trattato il decreto sulle espulsioni e per quello che non
Pdl
e lega: formigoni resta qui ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Ad anticipare l'esito dell'incontro Umberto Bossi e Gianfranco Fini: "Resterà al Pirellone". Lui replica piccato: "Non decidono loro il mio destino". Il Cavaliere in cambio della rinuncia gli ha offerto il posto di coordinatore del nuovo partito. Ma Formigoni non nasconde la sue perplessità.
Trafitto
dagli alleati - carlo annovazzi ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Manca ancora l'annuncio ufficiale e sappiamo tutti che solo Silvio Berlusconi ha, nel Pdl, il potere di decidere e, poi, di comunicare. Ma le parole di Umberto Bossi e Gianfranco Fini sono chiarissime: "Roberto Formigoni resterà alla guida della Regione Lombardia". SEGUE A PAGINA V.
Alla
festa sgarbi imita bossi "a milano bisogna adeguarsi"
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Milano La curiosità Alla festa Sgarbi imita Bossi "A Milano bisogna adeguarsi" La sera c'erano i big della finanza all'inaugurazione della mostra, che racconta il secolo di Gianni Agnelli: foto, filmati, aneddoti e ricordi. Ma è al mattino, nelle sale del Palazzo della Ragione in penombra, che Vittorio Sgarbi si è trasformato da padrone di casa in imitatore.
Pdl
e lega gelano formigoni "deve restare al pirellone" - rodolfo sala
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: il colpo di grazia glielo danno prima Umberto Bossi e poi Gianfranco Fini, che si mostrano in perfetta sintonia. "Formigoni resta al Pirellone perché Berlusconi ha paura della reazione della gente nel caso in cui il presidente della Lombardia andasse direttamente a Roma", certifica all'ora di pranzo il Senatùr.
"non
decidono loro il mio destino" - andrea montanari
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: La giornata nera del presidente che continua a sognare Roma Duro botta e risposta a distanza con Fini e Bossi che assicurano: "Resta dov'è". Poi il silenzio stampa L'incontro con Berlusconi dura poco più di mezz'ora. Il premier: "Roberto, la Lombardia ha bisogno di te" ANDREA MONTANARI Arriva all'ora di pranzo la prima doccia fredda per Roberto Formigoni.
Doppia
truffa per il rampollo dell'armatore - vincenzo curia
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Roberta Bossi lunedì prossimo. Di più. Corrado potrebbe subire un altro procedimento: lo stesso pm ha infatti chiesto il rinvio degli atti all'ufficio del pubblico ministero sollecitando l'incriminazione dell'accusato per una serie di minacce da lui lanciate in una precedente udienza: a un teste, diffidato dal deporre e a un maresciallo della G d F che si era occupato delle indagini.
Classe
operaia cerca fiducia - ilaria ciuti
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Se qui la Lega facesse le cose che fa al nord, mi domanderei se votarla". Probabilmente non la voterebbe, è solo deluso. Siamo in una fabbrichetta tessile del circondario empolese, 11 Comuni dove il Pd ha avuto il risultato "migliore d'Italia", come dice il sindaco di Empoli Luciana Cappelli, ma dove il crollo della Sinistra arcobaleno,
Merighi,
sì ai vigili col manganello mancuso: o ronde o risposta militare - silvia
bignami ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: exploit elettorale della Lega Nord il Pd infrange un altro tabù in nome della sicurezza. "Nei prossimi giorni prepareremo un odg per modificare il regolamento comunale e inserire questi strumenti" nella dotazione dei vigili urbani, annuncia Merighi in commissione. Strumenti che, precisa il capogruppo del Pd, devono però essere utilizzati "solo a scopo difensivo"
Gli
islamici d'italia puntano all'8 per mille - vladimiro polchi
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Sempre che la nuova maggioranza politica non si metta di traverso, come annuncia già la Lega Nord "Il ministro Amato cerca di imbrigliare il futuro governo, ma non ci riuscirà - avverte Piergiorgio Stiffoni, senatore del Carroccio - i musulmani vedono l'Italia come terra di conquista e oltretutto non hanno e non possono avere una gerarchia consolidata.
Prezzi,
scarti fino al 25% tra le città del nord e del sud - luisa grion
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: scarti fino al 25% tra le città del Nord e del Sud Alimentari, Milano record. Napoli la meno cara LUISA GRION ROMA - La spesa è la stessa, ma il conto cambia. Un identico carrello di alimentari, o un uguale paio di scarpe, hanno prezzi diversi a seconda che siano stati acquistati in una città del Nord o del Sud.
<Berlusconi
e Alemanno sdoganano i neofascisti>
( da "Manifesto,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Esponenti come Borghezio o Calderoli nei loro comizi espongono idee xenofobe e razziste. Parlano di caccia agli immigrati, visti tutti come stupratori. Ci sono collegamenti tra la Lega e l'estrema destra. Ho fatto un documentario sul Carroccio, "Camicie verdi", in cui racconto questi fatti.
Orbassano,
il Pd rischia il tonfo La sinistra nega l'appoggio
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord e Obiettivo Orbassano, si affida al simbolo dell'Udc. L'altra sera al Palatenda si è tenuto il confronto tra i due candidati. Botta e risposta. Fischi e applausi. Serata da stadio, con più di 600 spettatori. Domande a raffica: via Roma chiusa o aperta, le politiche per i giovani, ambiente, sicurezza,
Restano
sull'Uspidalì gli striscioni sindacali
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: della Lega Nord [FIRMA]RODOLFO CASTELLARO VALENZA Maretta l'altra sera in Consiglio comunale per la mozione riguardante la rimozione di bandiere e striscioni sindacali esposti sulla casa di riposo Uspidalì, a seguito della vertenza che interessa i lavoratori precari (una delegazione era come sempre presente a Palazzo Pellizzari)
Battute
e accuse, la tv diventa un ring francesco: "adesso parlo io, tesoro"
- alessandra longo ( da "Repubblica, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: quel che dice Bossi, quel che non ha fatto Veltroni, Air France sì, Air France no. Tutti e due cravatte autunnali: "La primavera non è mai cominciata", dice Rutelli e forse pensa a Veltroni. "Devi sorridere di più e ricordati di non alzare mai la voce", consigliano ad Alemanno quelli del suo staff a pochi minuti dalla diretta.
Tosi:
con maroni ministro misure da far west per ripulire le strade - filippo tosatto
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: con Maroni ministro misure da Far West per ripulire le strade FILIPPO TOSATTO VERONA - "Appena sarà ministro dell'Interno, chiederò a Maroni di introdurre sanzioni che consentano di tutelare le nostre città da chi calpesta la legge, a cominciare da balordi e tossicodipendenti che infastidiscono e insultano la gente: per loro ci vuole una soluzione tipo vecchio West,
Sicurezza,
amato critica le camere - liana milella
( da "Repubblica,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: e la revisione della Bossi-Fini. Amato mastica amaro mentre si accende lo scontro sui dati della sicurezza. Da Milano il sindaco Letizia Moratti lamenta che non sia mai giunto in città il commissario straordinario per l'emergenza rom e l'assessore alla sicurezza Riccardo De Corato si dice certo che col governo Prodi siano aumentati i reati predatori.
Rinegoziare
a Bruxelles la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini, come propone
Mar ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: come propone Maroni? Ragionevole. Ma sapendo che occorreranno almeno due anni per vedere la nuova direttiva". Franco Frattini, ministro degli Esteri in pectore, è la persona che più si è spesa per l'applicazione corretta della direttiva che permette il libero soggiorno nei Paesi Ue dei cittadini comunitari.
Dodici
giorni dopo la figlia muore l'ex vice sindaco Cattin
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: per sedici mesi vice sindaco della Lega Nord tra il giugno 1993 e l'ottobre '94, si è spento in ospedale dove era stato appena ricoverato. Alcuni mesi fa gli era stato diagnosticato un male incurabile che aveva affrontato con coraggio proprio perché la figlia, insegnante di francese e mamma di due gemelli di quattro anni, a sua volta aveva gravissimi problemi di salute.
Alessi
lascia anche l'Udc Bricco e Romagnoli alla Lega
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract:
da lunedì
hanno aderito ufficialmente alla Lega Nord che adesso può contare su quattro
consiglieri.\ Una donna a terra incastrata tra un'auto ed il marciapiede: è la
scena che si è presentata ieri mattina alle 9,30 ai passanti che transitavano
in via Piave
STIL
NOVO ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: insospettabile Roberto Calderoli prevede "una stagione costituente", assegnando alla Lega un ruolo da pontiere tra governo e opposizione. Per paradosso il cerino del contrasto sembra essere rimasto proprio nelle mani del principe del buonismo, di Veltroni, che reagisce alla sconfitta proclamando "una battaglia senza quartiere sui valori e sulle politiche,
Lecco,
spunta l'ombra del serial killer ( da "Giornale.it, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: di un temibile boss che girava tra le vie lecchesi con una Bmw per controllare che le ragazze facessero il loro 'mestierè. Per chi sgarrava, punizioni particolarmente violente. Altri precedenti Secondo voci raccolte in ambienti investigativi, non confermate in via ufficiale, vi sarebbero parecchie analogie tra il caso di Perledo e quello della Valboazzo,
Milano,
l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li vuole e
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
L'Expo,
la Moratti e l'orgoglio della milanesità da ritrovare. Come
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Racconta
anche tu la partita della tua vita
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
I
dolori di Walter, Emma e le liste chiuse ma anche no
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Dal
nanetto al "piccolo Ciarra"
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Pensioni,
a chi gli aumenti ( da "Giornale.it, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Imposte
locali: +111% in 10 anni. Se Roma taglia
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Quel
programma "stracciato" ma dalla sinistra
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in Comune.
Il
Pdl punta al sistema tripolare "Basta con i puntelli dell'Union"
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: niente Lega Nord, niente As di Alessandra Borluzzi, ma dentro la Destra di Storace. Formule superate da personalismi, da non gradimenti, da scontri di comportamenti più che di appartenenze. Ora c'è una grana in più, quel Giovanni Zani che si professa leghista ma che la Lega sconfessa perché il segretario ha fatto accordi con l'
Tavagnasco
Rock ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: primi boss del cartellone sono infatti Giuliano Palma & The Blue Beaters, ma occhio ai Toska e alla dance hall ammannita da Morelove, sound system di scena in apertura e poi nella notte al mitico T-Club, dove suonano anche i Bottle Rocket. Consumata la festa d'inaugurazione tra reggae e rock steady, ci si concede il solito break;
Formigoni
resta in Lombardia Vito alla Giustizia
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Interno vanno alla Lega". In più "Castelli lo mettiamo lì alle Infrastrutture, per le strade del Nord...". Il Senatùr non cita l'incarico sulla carta più rilevante, la vicepresidenza del Consiglio per Calderoli. L'ipotesi era stata affacciata durante il vertice domenicale ad Arcore, ma gira voce che ci siano dei problemi.
Salari:
spinta bipartisan a buste paga <locali>
( da "Sole
24 Ore Online, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Nei giorni scorsi Roberto Calderoli aveva annunciato un intervento del Governo entro le metà di giugno. "Se ci fosse il federalismo fiscale le Regioni in base alla proprie disponibilità finanziarie potrebbero decidere una serie di interventi a favore delle imprese, dall'addizionale Irpef all'Irap".
Immigrazione:
e se avesse ragione Maroni? ( da "Giornale.it, Il"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Quasi nessuno dei grandi mezzi di informazione aveva intuito il trionfo della Lega, né il tracollo della sinistra radicale, né il raddoppio di Di Pietro. Quanti articoli sono stati pubblicati per spiegare in campagna elettorale il disagio del nord, soprattutto nelle province venete e lombarde? Pochi, in compenso abbiamo letto paginate sulla lista di Ferrara, che poi ha ottenuto lo 0,
Studio
del Censis: ecco perché ha vinto il centrodestra
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: quasi raddoppio di consenso alla Lega Nord, l'aumento consistente dei consensi all'Italia dei Valori e la riduzione a meno di un terzo dell'elettorato della Sinistra Arcobaleno. L'attuale elettorato della Lega è composto per il 43,3% di persone che avevano votato per questo partito alle elezioni del 2006, mentre ben il 56,7% è fatto di elettori che avevano votato per altri soggetti.
Padova,
il sindaco nega il referendum antimoschea
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: risponde con un diniego al referendum per chiedere ai cittadini se sono d accordo con la realizzazione della moschea in uno stabile comunale? Vorrà dire che alle prossime elezioni la vittoria della Lega Nord in particolare sarà ancora più sonora. Ne sono convinti i vertici del Carroccio. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
Le
ronde vanno bene, a patto di chiamarle con un altro nome
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: ha ragione Roberto Maroni e la Lega nel rilanciare questo presidio di sicurezza per i cittadini, ma non lo posso dire. E quindi me la gioco sul termine". Parola che spaventa persino a destra. Gianni Alemanno, "non le trova una buona idea". Scommettiamo che l esponente di An, in queste ore evidentemente più alla caccia dei voti centristi,
Respinto
il piano affossa-Malpensa ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Perché quando un movimento come la Lega Nord, fatto di cuore e di testa, vola così in alto, i motivi della vittoria sono ben più profondi. Certo che a una settimana dal voto, fa un certo effetto sentire la minoranza di sinistra fare marcia indietro sulle questioni del Nord. Nei giorni precedenti alla consultazione elettorale era facile vedere la Veltroni-
Lambrusco,
parmigiano e... voglia di Lega ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: voglia di Lega Èun Emilia sorridente quella che traspare dagli occhi dei militanti che giorno dopo giorno portano avanti con impegno e tenacia le linee guida della Lega Nord sul territorio. Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto spiegano -. Sul nostro territorio abbiamo raddoppiato.
La
macchina deve partire subito ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: per le strade del Nord. Abbiamo fatto un passo indietro, un ministero in meno, per un posto da viceministro. Così abbiamo dimostrato che non è questione di poltrone e che in realtà bisogna far partire la macchina subito". Insomma, per Bossi è proprio questo il chiodo fisso dopo il trionfo elettorale: partire subito e bene.
GIRO
DI VITE SULL IMMIGRAZIONE ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E per questo che Umberto Bossi ha rivendicato con forza il Viminale. La nostra storia, dimostra che abbiamo sempre operato con coerenza e senza sbandamenti su questioni complesse e delicate, come la lotta all immigrazione clandestina e la certezza della pena". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
<Solo
la Lega può garantire davvero sicurezza e legalità>
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi ha speso la sua parola e la sua faccia parlando di sicurezza e federalismo, vogliamo poter dare il nostro apporto su questi temi. E penso sia vantaggio di tutta la coalizione darci la possibilità di farlo". Umberto Bossi ha fatto il suo nome per il Viminale.
Il
lapsus freudiano di Rutelli: Alitalia è cosa loro. <Se fallisce tragedia per
Roma> ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: la voce della Lega è stata la prima a udirsi, ma dopo sono intervenute a ruota tutte le associazioni di categoria del Nord, è scesa in campo la Confindustria ed il risultato delle elezioni politiche ha infine fornito un verdetto inequivocabile: sono stati i cittadini settentrionali a mettere i bastoni tra le ruote alla svendita ordita dal Governo.
<Le
diversità territoriali devono essere tenute in considerazione>
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: parlamentare della Lega Nord, oltre che commercialista e revisore contabile, commenta i risultati dello studio condotto da Istat, Unioncamere e Istituto Guglielmo Tagliacarne, dal quale emerge che i prezzi registrati nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del Sud del Paese.
Pensioni
e stipendi legati al costo della vita
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Non è un caso che il Paese abbia votato la Lega Nord - precisa il Segretario Generale del Sindacato Padano - Lavoratori e pensionati si sono accorti che da ormai 20 anni il Sindacato Padano dice queste cose all interno delle fabbriche. Quella delle gabbie salariali è una proposta che abbiamo portato anni fa sul tavolo di Palazzo Chigi ma che purtroppo è rimasta inascoltata.
<E
adesso aria nuova anche in Regione>
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: consigliere regionale del Carroccio e segretario provinciale della Lega Nord a Parma - Il consenso raccolto ha di fatto cambiato le carte. Da parte nostra continuiamo la nostra battaglia. Siamo in trincea. Ogni giorno ci scontriamo con una realtà forte e radicata sul territorio. Non dimentichiamo che qui, grazie alla cooperazione, la sinistra ha una delle sue roccaforti storiche.
Anche
l Emilia è salita sul Carroccio ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: SICUREZZA E FEDERALISMO LE PRIORITA Inizia dall Emilia il viaggio del nostro quotidiano all interno delle realtà territoriali dove la Lega ha trionfato alle ultime elezioni politiche. Nostro inviato Simone Boiocchi È un Emilia sorridente quella che traspare dagli occhi dei militanti che giorno dopo giorno portano avanti con impegno e tenacia le linee guida della Lega Nord sul territorio.
Caro-cibo,
il Nord è spremuto ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Nord il costo della vita è più alto. Il gruppo di città Milano, Trieste, Genova e Bologna registra livelli dei prezzi più elevati rispetto alla media nazionale in tutti e tre i capitoli considerati. Sul fronte opposto, un secondo gruppo (Napoli, L Aquila, Campobasso e Palermo) evidenzia i livelli dei prezzi inferiori alla media italiana sia nel capitolo alimentari che in quello dell
I
magnifici cinque della Lega: <Il nostro impegno per il territorio>
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Una scelta maturata dalla consapevolezza di non avere amministrazioni locali guidate da uomini della Lega che potessero essere prese ad esempio sul territorio. Per questo abbiamo deciso di incontrare i cittadini". Una scelta che ha pagato e Angelo Alessandri, segretario nazionale della Lega Nord Emilia, non lo nasconde. La soddisfazione gliela si legge in volto: .
Lo
sproloquio di Vendola ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E queste persone, se si accorgono che per avere ciò che gli spetta devono ricorrere ad un avvocato che ovviamente devono pagare, spesso rinunciano a ciò di cui hanno diritto. Bravo Tosi! Forza Lega, Forza Bossi [Data pubblicazione: 23/04/2008].
La
Rai come Alitalia ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Per il bene del Nord PIETRO SANFILIPPO Sono quel politico di Bologna che durante il Governo rosso di Prodi si è offerto alla Lega Nord per venire a liberare il lombardo-veneto quando Bossi diceva di tirare fuori i fucili. Le sinistre hanno cercato di cavarci le braghe (personalmente mi hanno condannato ingiustamente a pagare 3.
Veltroni
e Rutelli due disastri ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E queste persone, se si accorgono che per avere ciò che gli spetta devono ricorrere ad un avvocato che ovviamente devono pagare, spesso rinunciano a ciò di cui hanno diritto. Bravo Tosi! Forza Lega, Forza Bossi [Data pubblicazione: 23/04/2008].
I
nostri vessilli sui municipi ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Per il bene del Nord PIETRO SANFILIPPO Sono quel politico di Bologna che durante il Governo rosso di Prodi si è offerto alla Lega Nord per venire a liberare il lombardo-veneto quando Bossi diceva di tirare fuori i fucili. Le sinistre hanno cercato di cavarci le braghe (personalmente mi hanno condannato ingiustamente a pagare 3.
Mercantile
attaccato dai pirati ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord, Roberto Castelli, si è complimentato con l equipaggio del pattugliatore Comandante Borsini , che con "ardimento e una manovra impeccabile ha fatto desistere questa gentaglia di colpire il mercantile italiano. Esprimo la più viva gratitudine alla Marina Militare italiana - continua Castelli - che ha sventato l ennesimo attacco di pirateria marittima nel golfo di Aden verso
Riappare
il capriolo albino del federalismo
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: L articolo era stato pensato proprio per l Ossola e il Vco: oggi la Lega chiede che venga finalmente attuato. "La Lega Nord - aggiunge Cota -nella legislatura che si è appena chiusa ha presentato a Roma una proposta di legge per trasformare il Vco in provincia autonoma, con competenze vere, soprattutto dal punto di vista fiscale.
I
piemontesi congedano la Bresso ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord in Regione: "Si dimetta" I piemontesi congedano la Bresso Dopo i risultati delle elezioni Politiche, la Lega chiede le dimissioni della presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso. Il capogruppo Oreste Rossi con i colleghi Claudio Dutto e Gianfranco Novero ha innalzato uno striscione nell aula del Consiglio regionale con stampato l invito dei piemontesi alla presidente
L
era Zanonato si chiude nella moschea
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: che alle prossime elezioni la vittoria del centrodestra e della Lega Nord in particolare sarà ancora più sonora. Ne sono convinti i vertici del Carroccio padovano, i quali annunciano che la lotta per non far realizzare la moschea continuerà. I comitati locali, supportati dalla Lega, a partire da sabato raccoglieranno le firme necessarie per tentare di evitare che in via Longhin,
Vicenza,
il Carroccio chiude la campagna elettorale
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: candidato sindaco Amalia Sartori e gli esponenti politici della Lega Nord vicentini. La coalizione di centrodestra che sostiene la candidatura della Sartori (Popolo delle Libertà, Lega Nord e la lista civica Vicenza Viva) si presenta al ballottaggio forte del buon vantaggio ottenuto al primo turno (39,3 per cento alla candidata sindaco, ma ancor meglio con la somma dei voti di lista:
Anche
Fido ha il suo regolamento ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: commenta la consigliera regionale della Lega Nord e relatrice del provvedimento Monica Rizzi -. Un risultato soddisfacente che è stato raggiunto grazie anche alla collaborazione delle associazioni di volontariato. Fra le novità l Anagrafe Canina Regionale, che prevede l identificazione, tramite un microchip, di tutti i cani sul territorio regionale.
Sciolto
il nodo Aspem In Comune torna il sereno
( da "Padania,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: La visita di ieri mattina di Umberto Bossi è indubbiamente servita a sbloccare il nodo varesino degli avvicendamenti in Giunta e della scelta del partner per la municipalizzata. Eliminate le pressioni poco chiare intorno ad Aspem, le proposte del sindaco Attilio Fontana hanno avuto la meglio favorendo così lo sviluppo della municipalizzata.
Corrado
CALLEGARI ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: 00 Festa Lega Nord per ringraziare la popolazione trentina a PERGINE VALSUGANA presso Discoteca Number One (seguirà rinfresco) On. Paolo GRIMOLDI n23 aprile (mercoledì): ore 20,30 Incontro Pubblico a VIMERCATE (MI) presso Via Croce n24 aprile (giovedì): ore 21,30 Incontro Pubblico a DESIO (MI) presso Via Tirano Sen.
On.
Angelo ALESSANDRI ( da "Padania, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Trasmissione TV su TELE NORD On. Gianluca PINI (Segretario Nazionale Lega Nord Romagna) n24 aprile (giovedì): ore 20,30 Incontro Pubblico a FORLIMPOPOLI (FC) presso Disco Dinner "Kobà" On. Maurizio FUGATTI (Segretario Nazionale Lega Nord Trentino) n23 aprile (mercoledì): ore 21,00 Festa Lega Nord per ringraziare la popolazione trentina a PERGINE VALSUGANA presso Discoteca Number One (
Dal
Cavaliere a Fogliato ecco i menù del politico
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: E non si dimenticano neanche i politici locali: anche Sebastiano Fogliato, villanovese eletto deputato per la Lega Nord, avrà un piatto tutto per lui. "E' un agricoltore - spiega Antonella Cavoto - coltiva zucchine e il suo piatto non poteva che essere trofie con zucchine, pesto e parmigiano". Quanto a Roberto Peretti e Maria Teresa Armosino, dovranno aspettare.
Sicurezza,
la Lega sfida Borea ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: SicurezzaLa richiesta di un Consiglio comunale monotematico è stata avanzata da Marco Lupi, leader della Lega Nord, che si è rivolto agli alleati del Pdl perchè firmino il documento in modo da poter trattare in sede di governo cittadino la situazione di emergenza che si è venuta a creare e "fare il punto su tutto ciò che non è stato fatto dall'amministrazione comunale".
ALLA
RICERCA DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin, Jennifer Flackett, con
Abigail Bres ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". LA ZONA Drammatico. Regia di Rodrigo Plá, con Daniel Gimenez Cacho e Maribel Verdù. In un quartiere benestante di Città del Messico, protetto da guardie private e filo spinato, tre ragazzi delle favelas s'
UN
PAESE ALLA RINCORSA DEL PEGGIO ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Anche la beatificazione di un boss sanguinario. Di Berlusconi, di Mangano, di Dell'Utri si parla in "Promemoria", ma anche dei fallimenti del centrosinistra, che ha governato 8 anni su 15 senza mai riuscire a proporre un modello alternativo, ma sempre inseguendo gli altri in un'inarrestabile rincorsa al peggio.
Truffa
delle quote altri due a giudizio ( da "Stampa, La"
del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: credito un tempo vicino alla Lega Nord e poi acquisito da Bpi, e Roberto Iaboli, già referente crediti per il settore agricolo. Per loro il processo si aprirà il prossimo 2 ottobre davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Milano. Per Galimberti il pm Riccardo Targetti, titolare dell'inchiesta, aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di reclusione e 2 mila euro di multa.
Furti
in casa Ad Asti va la maglia nera
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: dimensioni del Nord Italia (fra cui Asti) è una risposta alle crescenti richieste dei cittadini, sui temi della sicurezza. Da un'indagine del "Sole 24 ore", fra il 2006 e il 2007 Asti ha perso sei posizioni (dal 63° al 69° posto) nella classifica delle province italiane: la causa, stando alle statistiche, sarebbe da ricercare nell'aumento di episodi legati alla microcriminalità.
Il
divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera. LA ZONA Drammatico. Regia di Rodrigo Plá, con Daniel Gimenez Cacho e Maribel Verdù. In un quartiere benestante di Città del Messico, protetto da guardie private e filo spinato, tre ragazzi delle favelas s'introducono in una casa: la rapina finisce in dramma,
Un
giro in Brianza per smaltire la rabbia
( da "Stampa,
La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Roberto Castelli della Lega era dato come probabile successore di Formigoni. Sarà quasi sicuramente viceministro alle Infrastrutture. Comunque vada, con lui la Lega cade in piedi: "Non è che avendo vinto in tutto il Nord, si azzerano le cariche istituzionali. Per noi quello con la Regione Lombardia è solo un appuntamento mancato,
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
NASTRI "Per la sicurezza
giusto ricorrere a queste misure" L'idea di creare gruppi di volontari per
la sicurezza è condivisa dal neo deputato del Pdl Gaetano Nastri. "Le
propote avanzate dall'on. Maroni mi vedono pienamente d'accordo. L'utilizzo di volontari avviene
già in numerosi settori dell'attività pubblica come protezione civile e vigili
del fuoco. Non ci vedo niente di male". Il modello cui pensa Nastri (come
Giordano) è quello già attuato a Milano.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
POLITICA
IN FERMENTO LEGA NORD POLEMICA A PIETRA. FIAMMA TRICOLORE SOSTIENE VACCA A
BORGHETTO Loano, Cenere vicesindaco [FIRMA]AUGUSTO REMBADO Novità e polemiche
politico-amministrative a Loano, Borghetto e Pietra. Loano Francesco Cenere, ex
primo cittadino, ha confermato ieri la sua disponibilità a essere nominato vice
sindaco e assessore esterno. Nessun commento da parte sua e del sindaco Angelo
Vaccarezza, ma la scelta è imminente. Cenere dovrà dimettersi dal consorzio
Servizi ambientali di Borghetto per incompatibilità. L'assessore Pietro Oliva
andrà invece presto a sedere sui banchi del Consiglio regionale in seguito alla
nomina a parlamentare dell'ex presidente della Regione, Sandro Biasotti. Oliva
è il primo dei non eletti. Al suo posto potrebbe entrare nell'esecutivo il più
votato alle elezioni di due anni fa, non c'è ancora una decisione. Borghetto.
"Restiamo fedeli all'amministrazione del sindaco Vacca anche dopo le
vicende romane". Alessandro Delicato, segretario regionale della Fiamma
Tricolore, interviene dopo il voto politico del 13 aprile. Spiega: "Le
vicende Romane e l'esclusione dalla lista del Popolo della libertà della
Fiamma, per il veto di Gianfranco Fini, esulano dagli impegni con gli elettori
che tanti di noi avevamo ratificato in tempo non sospetti. Per tanto restiamo
un allato fedele alla maggioranza di Borghetto". Pietra. "Se il
sindaco De Vincenzi ha potuto portare a termine alcune importanti opere nei
primissimi anni del suo mandato deve rendere atto che quelle stesse opere erano
state attivate dall'amministrazione del governo Accame". Nadia Fadel della
segreteria della Lega interviene sulle polemiche del dopo
voto. La Lega, come ha rilavato Ivano Rozzi di Forza
Italia, solo a Pietra non è aumentata i suoi voti. Precisa Fadel: "Non
abbiamo voluto dettare legge o aspirare a cariche particolari. Abbiamo solo
rivolto una domanda di chiarezza al coordinatore provinciale di Forza
Italia". Sul tappeto la questione della Lista civica De Vincenzi che
governa Pietra da 4 anni e di cui fanno porte alcuni consiglieri che si sono
dichiarati di centrodestra. Il Popolo della libertà sarà rappresentato
all'interno della Lista civica pietrese alle elezioni 2009 o sarà in campo con
una sua formazione al fianco della Lega? E' questo
l'interrogativo fondamentale che muove le polemiche di questi giorni.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
E' UNA
CONFEDERAZIONE DI MOSCHEE E DI ASSOCIAZIONI SORTA DOPO MESI DI DISCUSSIONI SOTTO
L'EGIDA DEL VIMINALE Islam, Amato chiude agli estremisti [FIRMA]FRANCESCO
GRIGNETTI ROMA Ci sarà anche il ministro Giuliano Amato, per rendere più
solenne l'evento. Perché di evento si tratta. E' nata in gran segreto - e
l'annunciano oggi al Viminale - una confederazione di moschee e associazioni
islamiche a prova di moderazione, perlopiù rappresentate da italiani ma non
solo, che si candida a trattare con il prossimo governo per un
"Concordato" tra Islam e Stato. Moderati, ragionevoli e senza
l'Ucoii, l'unione delle comunità islamiche, la sigla più forte, quella più
radicata tra gli imam, tacciata di simpatie per il fondamentalismo islamico.
L'Ucoii non volle firmare la Carta dei Valori che Amato aveva messo a punto.
Ora la risposta: sono fuori dal percorso che il ministero immagina per arrivare
a un'intesa. Il che comporterebbe enormi conseguenze. Sarebbero i
rappresentanti della nuova confederazione a maneggiare i grandi finanziamenti
che lo Stato riserva alle confessioni religiose (l'8 per mille), a guidare un
milione di fedeli musulmani, a formare e governare i futuri imam, a gestire le
moschee riconosciute, ad avere i diritti di accesso agli ospedali o alle
carceri e persino ai cimiteri. Ci sono voluti mesi di discussioni tra sette
personalità di quella che fu la Consulta islamica, scelti da Beppe Pisanu e poi
confermati nell'incarico da Amato, per elaborare la piattaforma comune che
verrà illustrata oggi al ministero dell'Interno. Di loro parlano più di ogni
cosa le biografie: Souad Sbai, combattiva presidentessa delle donne marocchine,
giornalista, neodeputata Pdl; Yahya Pallavicini, leader dell'associazione
milanese Coreis, molto ben visto in Vaticano come figura di dialogo tra le
religioni; l'ex ambasciatore Mario Scialoja in rappresentanza della Grande
moschea di Roma, moderato per eccellenza; Gulshan Antivalle (presidente della
comunità ismailita italiana) e infine lo scrittore iracheno Younis Tawfik, il
marocchino Mohamed Saady (presidente dell'associazione Anolf, strettamente
legata alla Cisl) e il giornalista pakistano Ejaz Ahmad. L'intento è di
lanciare un appello per fortificare questa rete di gruppi e individui moderati.
"Il nostro sarà un appello rivolto a tutti gli islamici, nessuno
escluso", spiega Yahya Pallavicini. Avrebbero dimostrato interesse
l'Unione musulmani d'Italia di Abdelaziz Khounati - che
raccoglie una quarantina di centri di preghiera soprattutto nel Nord Italia, e
si distingue esplicitamente dall'Ucoii - oppure Abdelkarim Hannachi, docente
tunisino all'università di Ragusa. Ma intanto il primo passo, quello più
evidente, è la divisione intervenuta nel mondo islamico tra Ucoii e resto della
Consulta. C'è da ricordare che non è questo il primo tentativo di
formare un Consiglio di associazioni, passo indispensabile per intavolare le
trattative con lo Stato in vista dell'Intesa. Nel 1998 ci provarono con un
Consiglio islamico d'Italia, che però abortì in quanto l'Ucoii aveva un ruolo
preponderante e molte sigle moderate se ne tennero fuori. Gli ambasciatori
della Lega Araba, peraltro, lo scomunicarono. E ogni
trattativa fu congelata verso tempi migliori. Questa volta ci si riprova.
"Ma è davvero troppo presto - dice la marocchina Sbai - per parlare di
intesa con lo Stato. Intanto parliamo di Carta dei Valori, che è una piccola
sintesi della Costituzione italiana. Chi non l'ha firmata, ovviamente non ci
sarà. D'altra parte se non si è d'accordo sull'uguaglianza tra uomo e donna che
mi sembra il minimo...".
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
La storia Duro colpo
alla malavita sotto la Mole C'era un patto tra mafia e 'ndrangheta Decimati i
padroni del gioco d'azzardo MASSIMO NUMA Sei boss del
crimine organizzato in cella, centoquindici persone denunciate, cinque bische
sequestrate. E' la sintesi dell'operazione "Gioco duro", della
sezione anti-racket della squadra mobile, coordinata dal capo, Sergio Molino, e
dal responsabile dello Sco, il vicequestore Marco Martino (pm Maurizio Laudi,
Onelio Dodero, Antonio Malagnino e Dionigi Tibone). Accusa, associazione per
delinquere di tipo mafioso. Al centro, il business delle bische clandestine.
Indagine lunga, nata da un delitto avvenuto a Barriera Milano, vittima il
gestore del night "Champagne", Vincenzo Casucci. Giustiziato dal
racket perché, nel suo locale, si giocava ai dadi. Un danno per i club privé
delle cosche. Uno sgarro pagato con il sangue. Da lì, anno 2001, passo dopo
passo, parte l'indagine sulle bische, saldamente in mano alle famiglie
calabresi e ai residui dei clan mafiosi siciliani. Siamo già nel 2006. Carte e
dadi, un modo come un altro per far soldi, con meno rischi del narcotraffico e
conseguenze penali quasi irrisorie. "Dunque - osservano i pm -
un'importante e lucrosa forma di finanziamento per le organizzazioni malavitose
di origine calabrese. L'attività ha consentito inoltre di verificare che i
gruppi criminali dominanti nella zona di Torino gestivano le attività di
controllo del gioco d'azzardo intascando decine di migliaia di euro". I
sei sono Giuseppe Belfiore, 52 anni; Aldo Cosimo Crea, 34 anni, e il fratello
Adolfo, 37 anni, già detenuto a Bologna per una condanna definitiva per un'estorsione
avvenuta a Torino; Antonio Samà, 40 anni; Natale Genovese, 53 anni; Alfonso
Triggiani, 37 anni, detto "Tenerone". Sequestrati i circoli Ermitage,
Euro 5, Fight Club, Billard Top e Number One. Gli indagati sono Renato Riccio,
Giuseppe Possomato, Giuseppe Pace, Gianluca Arcadi, Michele Elmo e Raffaele
Dragone. Personaggi di altro profilo criminale, i Crea, finiti a Torino nel
2001 per sfuggire alla faida. In Calabria, a Locri, erano sfuggiti per miracolo
a un attentato dinamitardo. Assieme a Giuseppe "Peppe" Belfiore,
avevano costituito un "cartello" torinese. Belfiore assistito dal suo
legale di fiducia, Carmine Ventura, ha fatto alcune "dichiarazioni
"spontanee": "Non sono un mafioso, non so nulla delle bische,
sono in difficoltà economiche". Professione, assicuratore. Un mutuo da
pagare per la sua casa di Airasca. Spesso in viaggio per l'Olanda, su una
Porsche Cayenne intestata a un amico. Gli hanno trovato anche un catalogo di
diamanti. Prezzi e caratteristiche delle pietre. Indirizzi di Amsterdam e
Anversa. Fu il pm Malagnino ad occuparsi, per primo, dei fratelli Crea. Che a
Torino avevano trovato un ambiente ideale, per riorganizzare la cosca. Gente
serie. Un lavoro di copertura, niente lussi. Al contrario dei soci torinesi,
amanti di auto di lusso e vestiti firmati. E scarpe. Tante scarpe: "Hai
l'armadio delle Hogan!", commenta la moglie di un boss, al cellulare.
Intrecci e amicizie ancora da verificare. L'indagine sulle bische è solo
l'inizio. C'è la storia dello "Zio", Mario Ursini, costretto a
lasciare Torino, incalzato dalla polizia. Lo seguono persino sino a quando lui,
diretto a un bar dove deve ricevere soldi dai soci dei club; ha lasciato i
cellulari nell'auto, parcheggiata lontana. Gli agenti lo sorprendono e lo
"Zio" si arrende: "Adesso basta, me ne devo andare via".
Insopportabile pressing. Gente cauta. I Crea, nelle bische, non sono mai
entrati. I colloqui di lavoro, solo sui marciapiedi davanti a casa. Telefoni
spenti, camminando avanti e indietro. Per ore. Lontani da microspie, dalla rete
delle intercettazioni. Un blitz dietro l'altro. Al Billard Top di via San
Paolo, la punta di diamante, i frequentatori hanno finto di guardare un film
porno. Fiches e carte, nascoste anche nei calzini. Quindici grammi di cocaina,
nella plafoniere di un neon. All'appello, mancano ancora gli usurai. Così il
cerchio si chiude.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Addio buche
stradali, Viagra gratis così la Lega fa il pieno in Valsesia A Varallo un voto
su due. La ricetta: pragmatismo e fantasia Nel paese ai piedi del Monte Rosa
gli immigrati sono soltanto il 4%. Il cellulare del sindaco è affisso ovunque,
come quello dell'assessore "alle piccole cose" ALBERTO STATERA dal
nostro inviato Varallo Sesia (Vercelli) - Incontri tre-persone-tre a
mezzogiorno di una piovosa giornata di fine aprile in Corso Roma di fronte al
municipio di Varallo, ottomila abitanti ai piedi del Monte Rosa. Una ha votato
Lega, l'altra Pdl. La terza ti aspetteresti che fosse magari uno sparuto reduce
della sinistra nel capoluogo della Valsesia, medaglia d'oro della Resistenza,
dove operò Cino Moscatelli, comandante delle divisioni garibaldine
Valsesia-Ossola-Cusio - Verbano. Invece è la sagoma in cartone a grandezza
naturale di un vigile in divisa, con paletta rossa alzata, raffigurante il
volto sorridente dai tratti meridionali di Gianluca Buonanno. Sindaco di
Varallo e vicepresidente della provincia di Vercelli, Buonanno, poco più che
quarantenne, è uno dei campioni dell'ondata leghista del 13 e 14 aprile che lo
ha eletto deputato a furor di popolo. "Gianluca - dice lo striscione che
sventola sulla sagoma con paletta simile alle altre nove collocate nei punti
nevralgici del centro cittadino come deterrenza per i rari automobilisti
indisciplinati - a Roma col forcone per difendere la Valsesia avrai al tuo
fianco 22.321 sostenitori". Tanti hanno votato la Lega in provincia di
Vercelli, portando il risultato dal 4 al 19,5 per cento, con il
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il Cavaliere non
vuole depotenziare il ruolo di Letta. Spunta anche l'ipotesi De Gennaro per il
Mezzogiorno Berlusconi, niet al governatore "Non voglio un altro
Casini" Torna il sogno Montezemolo: "Ma non so se Luca
accetterà" Dubbi su Calderoli vicepremier, Maroni potrebbe traslocare alle Attività produttive CLAUDIO
TITO ROMA - "Mi dispiace, ma devi rimanere in Lombardia. Non è il caso di
far tornare al voto una regione importante come la tua". Il colloquio non
è stato affatto sereno. Non sono mancati momenti di tensione. Perché Silvio
Berlusconi ha troncato sul nascere qualsiasi richiesta "governativa"
di Roberto Formigoni. Lo stesso "niet" è stato ripetuto per la
presidenza del Senato. "Non voglio uno che poi mi crea problemi come
quelli dell'Udc, non voglio un altro come Casini", si è sfogato con suoi
fedelissimi. Una fermezza che anche il Governatore non si aspettava. "A
questo punto devo valutare", ha risposto secco al Cavaliere. Sta di fatto
che l'inquilino del Pirellone non è rimasto affatto soddisfatto del faccia a
faccia a Arcore. E anche l'ipotesi di un "incarico di prestigio"
all'interno del nuovo partito non lo convince per niente. Anche perché il ruolo
prospettato dal "premier in pectore" è quello di Coordinatore del Pdl
o di vicepresidente. Soluzioni non sufficienti per fargli digerire la
permanenza a Milano. Oggi si rivedranno a Roma, ma Berlusconi non intende
cambiare idea sul futuro del Pirellone. In primo luogo perché non si fida
dell'ex andreottiano. Lo considera una mina vagante in grado di incidere sulla
pattuglia di parlamentari ciellini. "Devi rimanere lì fino al 2010, sei
l'unico di cui mi fido. Fattene una ragione, da Milano non ti muovi". L'ex
leader del Movimento popolare ha provato a suggerire soluzioni alternative. Ha ricordato il patto siglato qualche mese con Umberto Bossi a favore di Roberto Castelli. E alla fine ha lasciato l'incontro
riservandosi un'ultima risposta. Non senza accusare i "colonnelli" di
Forza Italia e anche Gianfranco Fini di aver convinto il Cavaliere perché
"vedono in me un concorrente per la leadership del centrodestra a partire
dal 2013". Per il Cavaliere, aver archiviato la pratica Formigoni è
stato un passaggio preliminare per definire alcuni punti cardine del futuro
governo. Che ruota intorno alla delegazione della Lega. Gli uomini indicati da
Umberto Bossi, infatti, in linea di massima faranno
parte della compagine. Solo su Calderoli restano i
dubbi di Via del Plebiscito. Il capo di Forza Italia non vuole depotenziare il
ruolo di Gianni Letta affiancandogli un altro vicepremier. Ma soprattutto è
orientato a rimescolare le carte senza escludere un trasloco di Roberto Maroni dal Viminale alle Attività produttive. Non solo.
Vuole inserire anche qualche novità nella squadra di governo. "Non voglio
replicare l'esecutivo del 1994", ha avvertito. Così non ha escluso la
possibilità di nominare un uomo considerato dal Pdl e dal Pd assolutamente
bipartisan. Le attenzioni si sono concentrate su Gianni De Gennaro, attuale
commissario del governo per i rifiuti ed ex capo della Polizia. Su di lui c'è
chi ipotizza un mandato ad hoc proprio per affrontare l'emergenza
"monnezza". Una delega che potrebbe essere ministeriale o
"viceministeriale". Sebbene Berlusconi allo stato non giudica
praticabile questa opzione. Nelle ultime ore, poi dalle parti di Palazzo
Grazioli torna a circolare il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Una
suggestione di cui, però, il futuro premier non ha ancora parlato con il
diretto interessato. E lo farà solo se ce ne saranno le condizioni. Infatti, ha
ammesso con i suoi, "non credo che accetterebbe il mio invito". Resta
il fatto che quando domenica scorsa ha ascoltato le parole di Massimo Calearo,
Berlusconi ha commentato con un certo sarcasmo: "A quel punto preferirei
Luca". Ma niente di più. Tutta da definire, poi, la delegazione di An. Al
momento Gianfranco Fini è fermo sulla terna La Russa-Matteoli-Alemanno. Eppure
proprio il capo di An non è affatto sicuro di confermarla. Intanto non sa
ancora se il concorrente di Rutelli a Roma la spunterà o meno per il
Campidoglio. Se non ce la farà, il Welfare sarà il suo dicastero. Se sarà
sindaco, a Via della Scrofa vogliono spendere il nome di Alfredo Mantovano.
Matteoli poi andrà alle Infrastrutture. Gli interrogativi più pesanti, però,
riguardano La Russa. Fini, infatti, teme di lasciare troppo sguarnito il
partito e continua a spingere a favore di Giulia Bongiorno alla Giustizia. Un
dicastero, però, per il quale Berlusconi spende i nomi del leghista Roberto
Castelli e della forzista Maria Stella Gelmini. Tra i forzisti, infine, sono
sicuri Tremonti (Economia) e Frattini (Esteri). Gli altri "papabili"
sono Sandro Bondi alla Pubblica Istruzione, Paolo Bonaiuti (Beni Culturali o
Rapporti con il Parlamento), Scajola (Attività Produttive), Lupi (Sanità),
Prestigiacomo (Politiche comunitarie), Carfagna (Solidarietà sociale). Infine
la conferma di Formigoni in Lombardia, apre definitivamente la strada della
presidenza del Senato per Renato Schifani.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
"Formigoni
resta in Lombardia" è polemica con Lega e An Il
governatore: non decidono loro. Oggi nuovo round Bonaiuti: tempi ancora lunghi,
squadra di governo pronta entro il 12 maggio GIANLUCA LUZI ROMA - Nervi tesi in
casa Pdl per la formazione del governo. Dopo lo stop di Berlusconi
all'organigramma comunicato domenica sera dalla Lega, Bossi rilancia e conferma la "sua" squadra
nell'esecutivo, con l'aggiunta di Castelli parcheggiato alle Infrastrutture in
attesa di prendere il posto di Formigoni alla Regione Lombardia fra due anni
quando scadrà il mandato del Governatore che ieri ha incontrato Berlusconi a
Milano. Oggi però ci sarà bisogno dei tempi supplementari, perché a dispetto
del "tutto bene" pronunciato a denti stretti, il braccio di ferro
continua: Formigoni vuole fortemente la poltrona di presidente del Senato o un
ministero. Berlusconi lo vuole ancora al Pirellone perché non gli sembra il
caso di lasciare la poltrona alla Lega, adesso. Anche Bossi e Fini hanno "deciso" che Formigoni sta bene
dove sta, provocando la reazione molto irritata del Governatore della
Lombardia: "Non sono loro due a decidere del mio destino". In
sostanza, c'è un caso piuttosto delicato nel centrodestra e la lista dei
ministri è ancora in alto mare, tanto che il portavoce di Berlusconi, Paolo
Bonaiuti, in corsa per un ministero da decidere tra Beni culturali o Rapporti
con il Parlamento, prevede che "i tempi sono ancora lunghi, la compagine
di governo ci potrà essere tra il 5 e il 12 maggio". Bossi
insiste nella linea dura con l'aria di chi ha in mano le carte: "Gli
accordi per il governo sono definitivi? In parte sì, le Riforme e l'Interno
vanno alla Lega. Ci siamo io e Maroni.
D'altra parte - spiega con linguaggio spiccio - al Viminale facciamo un piacere
a Berlusconi, perchè chi dei suoi è in grado di affrontare i problemi della
sicurezza e dell'espulsione dei clandestini? Ci vuole uno con le palle e Maroni lo è". Calderoli
vicepremier e Zaia all'Agricoltura completano il quadro, a cui si aggiunge l'ex
ministro leghista della Giustizia. "Castelli lo mettiamo lì per le
Infrastrutture, per le strade del Nord. Abbiamo fatto un
passo indietro, un ministero in meno, per un posto da viceministro. Così
abbiamo dimostrato che non è questione di poltrone e che in realtà bisogna far
partire la macchina subito". Nelle mire della Lega c'era la
presidenza della Lombardia per Castelli, ma anche Bossi, ottenuti
tutti quei posti pesanti nel governo, si è convinto che per ora
"Formigoni resta al Pirellone, Berlusconi ha paura della reazione della
gente se il presidente della Regione Lombardia va direttamente a Roma, e se
facciamo le elezioni a ottobre rischiamo divisioni tra gli alleati". Del
resto "non si può avere tutto e subito, la gente ora vuole sicurezza e
federalismo fiscale, per il quale occorrono alcuni mesi di lavoro".
Formigoni però aveva tutt'altro in mente per il suo immediato futuro e replica
piccato a Bossi: "Il mio futuro politico dipende
da me e da Berlusconi, non da Bossi". Anche Fini
è sicuro che Formigoni sarà convinto da Berlusconi a rimanere a Milano:
"Resterà al suo posto dove onorerà fino alla fine il mandato ricevuto
dagli elettori". E pure il leader di An si prende una risposta a brutto
muso da Formigoni: "Non sapevo che fosse l'onorevole Fini a dover decidere
del futuro mio e della Lombardia. Per quanto riguarda me e Berlusconi, abbiamo
aggiornato il nostro colloquio a domani sera (stasera-ndr)". Di fronte
alla risposta polemica Fini ha cercato subito di spegnere il possibile incendio
con la formula che si usa in questi casi: "Formigoni ha frainteso, io ho
detto "credo" che resterà governatore della Lombardia. La mia frase
faceva parte di un ragionamento. Ora lo chiamerò".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Commenti IL TAVOLO
VUOTO DEL CAVALIERE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Ponte verso che cosa, infatti?
Di certo non verso la soluzione dei guai della disastrata compagnia. L'unica strada
realmente aperta al riguardo, quella di Air France, è stata chiusa da Parigi
con un comunicato che gronda irritazione e disprezzo per il teatrino
politico-sindacale italiano. Per il resto all'orizzonte non vi è niente altro
di concreto: nell'aria c'è sempre il fantasma di un'iniziativa patriottica, ma
la sua sostanza è solo quella delle parole di chi evoca cordate
imprenditorial-bancarie al momento del tutto latitanti. Tanto che lo stesso
Corrado Passera ? amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, la banca indicata
dai sedicenti salvatori come il pilastro finanziario dell'operazione nazionale
? ha liquidato ogni fantasticheria in proposito con parole eloquenti e
lapidarie: "Oggi sul tavolo non c'è niente". E allora, ponte verso
che cosa? La risposta è amara: ragioni politiche assai prima che finanziarie
sono all'origine di questo prestito. La cui finalità principale, infatti, è
quella di tenere la testa di Alitalia fuori dall'acqua per il tempo necessario
al passaggio di consegne fra il governo di Romano Prodi e quello di Silvio
Berlusconi. Su questo punto davvero non vi possono essere dubbi dato che ieri è
stato il portavoce ufficiale del Cavaliere a sollecitare il decreto, bollando
come "condotta irresponsabile" un'eventuale scelta diversa da parte del
governo ancora in carica. Al quale non è rimasto altro che fare quello che gli
veniva richiesto. In altre parole: se per la forma il decreto reca la firma del
premier uscente, il suo vero proponente e responsabile si chiama Silvio
Berlusconi. Altro, dunque, che la promessa di non mettere le mani nelle tasche
degli italiani: al Cavaliere è riuscito in proposito un vero capolavoro
acrobatico, quello di smentire se stesso perfino in anticipo sul suo ingresso a
Palazzo Chigi. Come, in fondo, era scritto che avvenisse visto che proprio
Berlusconi in prima persona ha fatto il possibile e l'impossibile, nel corso
della recente campagna elettorale, per chiudere l'unica strada aperta, quella
della trattativa con Air France. Dapprima si è avvolto nel tricolore demonizzando
l'accordo con Parigi come una colonizzazione dell'Italia che il suo futuro
governo non avrebbe mai potuto accettare. Poi si è spinto, con qualche eccesso
di tracotanza, a rievocare la sua prima e non proprio limpida battaglia contro
Prodi ai tempi dell'operazione Sme. Infine, sotto la spinta
pressante del trio Bossi-Formigoni-Moratti, si è prodigato nel difendere gli interessi di
quella Malpensa che è stata l'ultima esiziale sanguisuga del bilancio Alitalia.
Non pago di aver così turbato pesantemente i corsi di Borsa del titolo e la
trattativa in atto coi francesi, il Cavaliere ha lanciato nell'aria l'amo di
una cordata italiana, al quale le corporazioni sindacali del settore si
sono aggrappati con la disperata spregiudicatezza di chi è disposto a tutto pur
di evitare la resa dei conti con la lunga catena di errori commessi in anni e
anni di follie. Ora, una volta ottenuto l'ampio successo elettorale che si sa,
Berlusconi non ha fatto altro che rincarare la dose della sua offensiva contro
Air France. Da un lato, ha proclamato che l'accordo coi francesi si poteva fare
ma soltanto a condizioni di pari dignità: belle parole da comizio, ma che
suonano del tutto comiche nel caso specifico di negoziato fra un'azienda ormai
provinciale e moribonda e un'altra che macina profitti sui mercati di tutto il
mondo. Dall'altro lato, ha scelto la sontuosa cornice della sua villa in
Sardegna per un ennesimo colpo di teatro: la richiesta al suo grande amico,
Vladimir Putin, di tenergli bordone nel prospettare l'entrata in scena niente
meno che della russa Aeroflot come alternativa all'accordo coi francesi. Così
disinvoltamente trascurando anche il piccolo particolare che l'ingresso di
un'azienda di uno Stato extra-comunitario comporterebbe per Alitalia la
tragedia finale della perdita dei diritti di volo non solo nelle rotte interne
all'Unione, ma anche in quelle intercontinentali. In queste condizioni il
ritiro dei francesi dalla partita era il minimo che ci si potesse attendere da
chi è abituato a stare sul mercato in base alle regole più elementari del
medesimo. Su questo punto critico Silvio Berlusconi ha giocato le sue carte ed
ha avuto una volta di più successo, mettendo in campo una determinazione
spudorata e a tratti feroce. Tanto spudorata e feroce da infilare le mani nelle
tasche degli italiani a pochi giorni dalla chiusura di una campagna elettorale
nella quale si era sbattezzato a proclamare che non l'avrebbe mai fatto. Se il
buon governo si vede dal mattino.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Reportage Il Comune
di Langa ha dato al Carroccio oltre il 44 per cento "Siamo stufi della
politica La Lega unica speranza" MARIO BOSONETTO IGLIANO In paese il
Carroccio non ha sezione e nè un militante di riferimento, nè un consigliere
comunale. Eppure alle Politiche ha raccolto il 44,23% dei voti. Igliano è il
centro della provincia di Cuneo più piccolo e anche più leghista. Almeno in
percentuale, visto che, in numeri assoluti, l'esercito di
elettori di Bossi è in realtà un plotoncino di 23 votanti sui 56 che sono andati
alle urne. "Sono convinto che siamo stati in tre famiglie a votare Lega -
dice Terenzio Gonella, agricoltore e allevatore, padre di Tiziano, il giovane
sindaco del paese -: la nostra, siamo in cinque, quella dei nostri vicini qui
sotto e un'altra. Più qualcuno che non saprei dire con precisione chi
è". Nel Comune con 82 residenti basta una scelta diversa di due o tre
nuclei famigliari per determinare lo spostamento dell'asse politico. Anche alle
precedenti consultazioni nazionali e a quelle regionali il centrodestra era
comunque in forte maggioranza, ma questa volta il consenso per Bossi è aumentato di oltre 10 punti percentuale. Perché?
"Io ho sempre votato Lega - risponde Terenzio Gonella -: il 13 aprile ho
convinto tutta la famiglia, moglie, mio figlio e mia figlia e suo marito.
Perché è ora di smetterla. Siamo stufi di mandare i soldi a Roma. E anche i
marocchini e gli stranieri: quelli che sono senza lavoro devono tornare a casa
loro. Quelli che lavorano va bene, non c'è nessun problema. Ma gli
altri...". Tiziano Gonella, 31 anni, è stato eletto primo cittadino alla
guida di una lista civica che ha prevalso su quella avversaria (mediamente ogni
due elettori c'era più di un candidato consigliere) per un solo voto. Ha sempre
preferito il centrodestra, ma non ha votato solo per il Carroccio. Lo ha fatto
stavolta "perché siamo delusi da tutti i politici. Bossi
ci sembra l'unico che vuole davvero fare qualcosa". "Spero sul serio
che la Lega riesca a cambiare, anche se non l'ho votata - spiega Vincenzo
Gonella, cugino del sindaco, ma consigliere comunale d'opposizione -. In
passato ho votato anch'io Bossi, ma le due ultime
volte no. Perché ''scappa'' un po'. Dice cose esagerate, come quella sparata
sui fucili. Credo che molti abbiano votato Lega non tanto per scelta di quel
partito, ma per protesta, in fondo contro tutti gli altri. Qualcuno ha detto: ''Proviamo
un po' così''. E poi forse hanno anche paura che potrebbe essere l'ultima volta
per votare Bossi". Chi invece non ha mai votato
il Carroccio è Giancarlo Quasimodo, ex portalettere del paese, a lungo, come
tanti altri suoi concittadini, consigliere comunale. "Qui molti hanno
creduto già altre volte che Berlusconi voleva aumentare le pensioni e abbassare
le tasse. Ma non è stato così. E poi basta agitare il malcontento e gli altri
vanno dietro, senza domandarsi se è vero o meno". Il fratello Aldo Quasimodo,
a sua volta ex sindaco e consigliere comunale, si è ritirato qualche anno fa su
un Aventino locale - qui colli e colline con panorami di una bellezza
mozzafiato non mancano - da ambientalista arrabbiato. Arrabbiato perché un
mattino trovò i due monumentali platani all'ingresso del cimitero abbattuti.
Cercarono di spiegargli che "la Provincia aveva preteso il taglio per
ragioni di sicurezza". Ma non lo convinsero. Amareggiato per
l'"uccisione" di due alberi secolari così belli, preferì dare le
dimissioni e ritirarsi dalla vita politica di Igliano. E il fattore
"razzismo", accusa che sovente viene rivolta ai leghisti? Ad Igliano
ci sono tanti - sempre percentualmente parlando - stranieri. Recentemente due
famiglie di tedeschi e una di danesi, seguendo l'esempio di francesi prima di
loro, hanno comprato cascinali e vecchi edifici agricoli per riattarli. Ma ci
sono anche almeno due badanti romene (una collabora con la signora Angela
Devalle, che da anni assiste instancabilmente il marito in coma) e una russa.
Sono tutti bene accolti. Così come il parroco, don Ronald, di origine
congolese. Soprattutto la crisi di vocazioni locali lo ha portato alla guida di
una serie di parrocchie della zona. La sua "sede" è Bastia. A Igliano
riesce a celebrare messa tre domeniche la settimana. La quarta, nella piccola
chiesa con il campanile romanico in pietra, la "liturgia della
Parola" viene celebrata da una coppia di fedeli laici. Sulla convinta
adesione al federalismo fiscale, invece, si potrebbe avanzare qualche dubbio:
solo cinque dei contribuenti di Igliano hanno deciso di destinare il 5 per
mille delle tasse al proprio Comune. Ma tutti, proprio tutti vorrebbero aderire
il fine settimana più vicino al Ferragosto alla festa di San Rocco, la cui
animatrice è la mamma del sindaco, Maria Rosa Manfredi, con la figlia Patrizia.
Tra le portate svettano i ravioli. Ne preparano a mano 40 chili. Sono un po'
come i tarallucci e vino di Roma (ladrona?): mettono d'accordo tutti, leghisti
e non.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del LA GUERRA DELLE POLTRONE Formigoni a mani vuote
si infuria con Bossi e Fini "Resti in Lombardia". Prima glielo dice il
leader della Lega Umberto Bossi, poi glielo ribadisce in tv
Gianfranco Fini. E il governatore Roberto Formigoni che sperava in un futuro
ministeriale a Roma s'infuria con i suoi due alleati: "Il mio futuro
politico - dice Formigoni - dipende da me e da Berlusconi e non da Bossi o da Fini". In realtà Bossi,
che tiene saldamente nelle sue mani le sorti della maggioranza di destra, detta
a Berlusconi anche nomi, cognomi e incarichi dei ministri leghisti: lui stesso
alle Riforme, Maroni all'Interno, Calderoli
vicepremier, Zaia all'agricoltura e Castelli viceministro alle infrastrutture.
E la guerra per le poltrone continua. Lombardo a pagina 4.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del Per Rutelli Furio Colombo Appello al voto Avevo pensato di iniziare
questo articolo (in cui si dice che è indispensabile partecipare al voto di
ballottaggio e si ripete la persuasione che è necessario per Roma che Rutelli
sia sindaco e governi questa città, come l'ha governata con indimenticato
successo, compresa la incredibile stagione del Giubileo) con alcune citazioni
di questi giorni. Per esempio Calderoli, vice
presidente del Senato uscente e ministro di qualche cosa entrante:
"Rutelli si ritiri. Rischia la lapidazione". Per esempio Gasparri,
personaggio inesportabile dell'ex partito di An cannibalizzato da Forza Italia:
"La Roma di Prodi, Rutelli e Veltroni è il regno del terrore e dello
stupro". segue a pagina 27.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina V - Torino
Regione, la Lega va all'attacco Striscione in aula:
"Bresso, dimettiti". La replica: "Antidemocratici"
Ostruzionismo del Pdl sul bilancio L'esecutivo: "Così verrà bloccato ogni
pagamento" Effetti del voto politico sul Consiglio regionale:
ostruzionismo del centrodestra sul bilancio, l'improvvisa comparsa
di uno striscione della Lega Nord, con la scritta: "I piemontesi hanno deciso, Bresso
dimettiti". In questo clima di tensione sono state annullate le riunioni
dell'assemblea di ieri pomeriggio e oggi. Il centrodestra ha scelto
l'ostruzionismo lamentando che sul bilancio 2008 della Regione "non è
stato fatto neanche un tavolo con le opposizioni che diventeranno
maggioranza". E per rafforzare tre consiglieri del Carroccio
guidati dal capogruppo Oreste Rossi hanno esposto il cartello: "Chiediamo
a Bresso - ha attaccato Rossi - di compiere un atto di responsabilità e di
risparmiare al Piemonte la lunga agonia dei due anni che ci separano dalle
elezioni. In questi ultimi mesi la giunta regionale è stata incapace di
governare, ostaggio delle divisioni interne: basti pensare che il bilancio e i
documenti di programmazione economico finanziaria sono fermi in commissione e
non sappiamo ancora quando verranno approvati, difficilmente entro il termine
del 30 aprile". Molto dura la replica della presidente della giunta.
"Quando abbiamo vinto le elezioni nel 2005 - ha affermato - il presidente
Berlusconi non si dimise. Quindi io non intendo dimettermi ora. Insistere su
questo punto è ridicolo e antidemocratico. Si va alle elezioni se scadono i
termini del mandato o se va in crisi la maggioranza. La salute della mia
maggioranza è espressa dai voti in aula: stiamo benissimo". E sulla
questione del documento finanziario ha aggiunto: "Quando discuteremo il
bilancio si potrà chiedere che si faccia il punto sullo stato di attuazione del
programma a tre anni dalle elezioni, sono pronta a farlo. Ma il bilancio è un
atto dovuto di tutto il consiglio, e non solo della maggioranza. L'accordo era
che arrivasse in aula dopo le elezioni. Prorogare questo momento è grave, dalla
fine del mese la Regione non potrà più fare alcun pagamento. Se non si chiude
la discussione in commissione - chiederò che il provvedimento venga richiamato
in aula e che per approvarlo si vada avanti con sedute a oltranza, anche di
notte e nei giorni festivi". (r. t.).
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del Prestito di 300 milioni, per sopravvivere Prodi: "L'ha
chiesto Berlusconi, Air France è scappata per colpa di politica e
sindacati" di Bianca Di Giovanni/ Roma RISORSE Con un prestito ponte da
300 milioni di euro il "cerino" nella partita Alitalia passa nelle
mani di Silvio Berlusconi. Prodi si chiama definitivamente fuori. Il consiglio
dei ministri ha varato ieri sera un decreto che assicura alla compagnia risorse
sufficien- ti per garantire la continuità aziendale fino alla formazione del
nuovo governo. A quel punto sarà possibile verificare altre ipotesi di
aggregazione dopo l'addio di Air France. "Silvio Berlusconi mi ha chiesto
un prestito più sostanzioso di quello che avevamo previsto per avere più tempo
per risolvere la vicenda Alitalia. Il nostro è stato un atto di responsabilità
- ha dichiarato il premier uscente dopo il consiglio - Il no di Air France è
stato causato da eccessive interferenze politiche e da difficoltà
sindacali". La decisione di arrivare a 300 milioni (si era partita da 100-200)
è scaturita dopo una telefonata tra Prodi e Gianni Letta. Il messaggio della
destra è stato ultimativo: senza quel rialzo i parlamentari non avrebbero
convertito il decreto. Il prestito è erogato a tassi di mercato, come chiedono
le rigide regole di Bruxelles, e dovrebbe essere rimborsato entro il 31
dicembre 2008. Il tasso è quello a brevissimo, "maggiorato nella misura
prevista dalle regole comunitarie", si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Le risorse provengono dai fondi di bilancio del ministero dello Sviluppo
economico. "Questo prestito - spiega il ministro uscente dell'Economia
Tommaso Padoa-Schioppa - è un intervento che in circostanze diverse non si
sarebbe fatto. Il governo attuale è in carica per gli affari correnti e chi
presiederà il nuovo governo ha contribuito a far sì che la soluzione Air France
tramontasse, convinto di proporre una soluzione migliore". Ma l'ultimo
atto del governo Prodi si ferma di fronte a uno scenario ancora carico di
ombre. Dopo il ritiro di Jean-Cyril Spinetta il re è nudo. In un secondo tutti
gli slogan sulla cordata tricolore si frantumano. Letizia Moratti si
giustifica: non volevamo far fallire la trattativa. Giuseppe Bonomi della Sea
non commenta. Roberto Maroni confessa di
non sapere chi ci sia nella cordata, Bruno Ermolli non parla, Gianfranco Fini
cita una sfilza di possibilità (Lufthansa, Aeroflot, padani) e alla fine non
esclude il commissariamento. "Si fa il prestito ponte - dicono fonti di
Palazzo Chigi - dall'altra parte del ponte c'è il popolo delle libertà".
Come dire: ora si calino le carte sul tavolo. Padoa-Schioppa, con un pizzico di
ironia, dichiara di avere "fiducia nell'impegno di chi governerà",
per questo l'esecutivo ha allargato i cordoni della borsa prestando soldi a una
società in perdita, che avrà molte difficoltà a restituirli. "Dubito -
continua il ministro in uscita - che possa essere stata presa una posizione
così solenne e ripetuta senza avere la certezza di poter tradurla nei fatti.
Sono state fatte dichiarazioni pubbliche che erano ancora più impegnative di
quelle private". Il governo uscente rivendica la decisione responsabile di
aver evitato il commissariamento. Se davvero il centrodestra ha un'alternativa,
farà altrettanto. Ma proprio dalla Lega si è levata più di una voce in favore di
una procedura controllata. Se non si riesce a costruire un'alternativa valida
nel giro di un paio di mesi, il commissariamento resta sul tavolo. Tanto che
ieri un tam-tam avanzava perfino il nome di Maurizio Basile (ex Fs, Anas e Ente
tabacchi) come possibile commissario. Il risiko dei cieli a questo punto ha
l'epicentro in Aeroflot. Dal quartier generale di Mosca, ieri, hanno fatto
sapere di essere in attesa di una proposta italiana da valutare. Il portavoce
della compagnia ha parlato di possibili decisioni nell'assemblea di giugno o
forse anche prima. Per ora non c'è ancora nulla. In Italia Corrado Passera
(Intesa) ha ripetuto più o meno la stessa cosa: "Oggi non c'è nulla sul
tavolo, è prematuro poter dire qualsiasi cosa". Si sa che Intesa è pronta
a scendere in campo, ma solo all'interno di un'operazione internazionale. C'è
chi spera in Lufthansa, che però da sempre ripete il solito ritornello: stiamo
a guardare, gli ostacoli per noi restano immutati. A Intesa comunque non basta
la cordata con la sola AirOne di Carlo Toto, considerata troppo fragile per
un'operazione di questo genere. Sicuramente Toto a questo punto torna in pole
position, ma a quali condizioni è tutto da verificare.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del Formigoni-Bossi-Fini: fulmini e saette
all'ombra del Pirellone Il governatore: "Non sapevo fosse il capo di An a
decidere del mio futuro...". Resta dov'è, addio sogni di
gloria di Natalia Lombardo/ Roma GIÙ AL NORD Formigoni dovrebbe restare al
Pirellone fino al 2010: lo annuncia Fini in tv e l'aveva già detto Bossi. Ma il Governatore della Lombardia s'infuria: "Non sapevo
che fosse l'onorevole Fini a dover decidere del futuro mio e della
Lombardia". Aveva risposto così anche al leader della Lega che ne aveva annunciato al permanenza al Pirellone:
"Il mio futuro politico dipende da me e da Berlusconi, non da Bossi". "Credo che Formigoni resti alla Regione
Lombardia", aveva detto Fini registrando Porta a Porta; "ma no, mi ha
frainteso, dopo lo chiamo", recupera il leader di An. Ma dal colloquio di
tre quarti d'ora a Arcore con Silvio Berlusconi ieri pomeriggio, Formigoni ne
esce "perplesso" e commenta con un formale "tutto bene". Da
giorni reclama la presidenza del Senato - blindata per Schifani - gli Esteri -
preclusi per i suoi viaggi da Saddam prima della guerra - o gli Interni. Com'è
avvenuto il giorno prima con il veneto Galan, il leader del Pdl ha chiesto a
Fomigoni di restare dov'è fino alla scandenza del mandato nel 2010. Perché
andare ora alle elezioni anticipate in Veneto e in Lombardia significherebbe
consegnarle alla Lega, rafforzandone il potere
rispetto al Pdl. Come ricompensa il cavaliere avrebbe promesso al Governatore
una carica ai vertici del Pdl (vicepresidente o coordinatore) e un posto da
ministro delle Attività Produttive fra due anni, allo scadere del terzo mandato
al Pirellone. Sarebbe il forzista Scajola a cedere il posto, con il corposo
pacchetto Expo 2015. E la ciellina Compagnia delle Opere avrebbe comunque una
forte presenza a Roma con Maurizio Lupi alla Salute. Ma Formigoni vende cara la
pelle (per la seconda volta dovrebbe dimettersi da senatore): "Per quanto
riguarda me e Berlusconi, abbiamo aggiornato il nostro colloquio a domani
sera". Berlusconi è tornato ieri sera a Roma per il caso Alitalia dipanato
con Gianni Letta, e insieme sono andati a cena da Francesco Cossiga. Il leader
del Pdl dovrà sentire le richieste dei "nanetti" e dei meridionali
come Fitto (Fi) per una caratterizzazione meno nordista
del governo. E s'impegna per gli ultimi fuochi di campagna elettorale a Roma:
oggi a piazza in Lucina, domani con Fini a piazza Navona per Alemanno.
Gianfranco Fini "blinda" per sé lo scranno più alto di Montecitorio.
Il leader di An annuncia: "Se sarò eletto presidente della Camera lascerò
la presidenza del partito, nominando un reggente "primus inter
pares"" fino al congresso che, in autunno o all'inizio del 2009,
"farà l'ultimo passo verso il Pdl". Nella competition tra i
"colonnelli" di An, dovrebbe avere la meglio Ignazio La Russa (che è
stato coordinatore) mantenendo anche la Difesa; Matteoli potrebbe essere
"capo-delegazione" di governo, e Alemanno in caso di perdita a Roma
ha pronto il Welfare. Si era fatto il nome di Giorgia Meloni come reggente, ma
lei si schermisce: "In questi giorni mi hanno candidato a tutto, anche
alla Difesa come la ministra spagnola incinta...". Lo schema di governo è
fermo. Dal cappello delle sorprese di Berlusconi spunta Gianni De Gennaro come
ministro per il Mezzogiorno, un segnale bipartisan alla Sarkozy. La Giustizia
oscilla in FI tra l'avvocata Gelmini e Sandro Bondi. Le uniche certezze le
declama Bossi: "Io alle Riforme, e Maroni all'Interno perché ci vuole uno con le palle"
per buttare fuori i clandestini. Calderoli alle
Riforme è improponibile (si dimise per la maglietta anti Islam) ma checché ne
dica Bossi anche come vicepremier è indigesto a Letta;
Zaia all'Agricoltura e Castelli in parcheggio per due anni da viceministro alle
Infrastrutture, in attesa del Pirellone. Ma Bonaiuti avverte: "Decide
Berlusconi".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina IX - Torino
Bische, colpo al clan dei calabresi Sei in manette, la Squadra Mobile ridisegna
la mappa delle cosche Chiusi 5 circoli Laudi: "Una delle più importanti
operazioni torinesi antimafia" MEO PONTE Occorrono settanta pagine al gip
Diamante Minucci per ricostruire la trama di quella che Maurizio Laudi, nella
sua ultima conferenza stampa da procuratore aggiunto, definisce "una delle
più importanti operazioni antimafia effettuate a Torino che ha permesso di
ridefinire la fisionomia delle cosche trapiantate a Torino".
Nell'ordinanza con cui il giudice ha accolto le sei richieste di arresto dei pm
Onelio Dodero e Antonio Malagnino, attraverso i rapporti della Squadra Mobile,
si evidenzia la lotta tra le diverse cosche calabresi per il controllo di uno
dei più lucrosi business criminali: il gioco d'azzardo. Tutto ha inizio dai
racconti di Paolo Alberto Micci, un "pentito" che depone durante il
processo per gli omicidi di Vincenzo Casucci, titolare di una bisca ammazzato
il 18 giugno 2000, e di Pietro Fortunato, ucciso il 27 luglio 2002, uomo di
fiducia di Carmelo Finocchiaro, gestore di un'altra bisca. Ed è proprio Micci
che, parlando dei contrasti tra i clan criminali, riferisce dell'ascesa dei
fratelli Aldo e Aldo Cosimo Crea, arrivati a Torino alla fine del 2000 dopo
essere scampati ad un agguato in Calabria e ben decisi a imporre anche a Torino
i metodi violenti della Locride. I due fratelli in un primo momento si legano a
Giuseppe Belfiore, un nome storico della malavita calabrese di Torino che
controlla l'Euro 5 di piazza Rebaudengo 7 e il Billard Top di via San Paolo 42
bis, le bische cittadine più attive. Ma nel 2004 Cosimo Crea, finito nel
frattempo in carcere, durante l'ora d'aria confida a Micci: "Belfiore non
si occupa di niente, è sempre al night, non fa che sniffare cocaina". E il
gip annota: "Giuseppe Belfiore ha gestito in modo preminente
l'associazione per un lungo tempo; rappresenta l'ancient regime associativo che
controlla il gioco d'azzardo valendosi delle bische di piazza Rebaudengo e via
San Paolo e si avvale di sodali da tempo inseriti nel gruppo e con vasta
esperienza (quale Natale Genovese) nonché di "nuovi uomini" (quali
gli emergenti fratelli Crea)". Le cose però cambiano. E si legge nell'ordinanza:
"La leadership di Belfiore s'incrina per lamentele esterne e critiche
interne: da un lato il condono apre le porte del carcere a esponenti di rilievo
della criminalità calabrese che muovono rilievi al Belfiore sulla sua gestione
delle risorse da destinare agli alleati detenuti e contemporaneamente vanno
alla ricerca di spazi d'azione...". Per evitare che le bische si facciano
concorrenza, con la mediazione di un boss calabrese del
calibro di Mario Ursini, si studia una turnazione: una chiude quando l'altra
apre. I Crea però progettano anche nuove case da gioco, sganciate dalla
turnazione: allungano le mani sullo Showdown e sul Fight Club e, quando apre il
Blu Notte, si presentano ad interrompere il gioco non autorizzato da loro.
Nel 2007 però apre i battenti l'Ermitage Master di via Salerno sotto l'ala
protettrice di Renato Macrì, nipote di Mario Ursini. Lì si gioca al poker
texano, la concorrenza è troppa e così, nella notte del 31 ottobre 2007,
davanti al locale viene piazzata una bomba. Un'altra sarà sistemata il 7
febbraio scorso. La Squadra Mobile però ormai ha compilato un dettagliato
rapporto sull'attività del gruppo criminale. Il 10 aprile scorso finiscono in
manette in sei: Giuseppe Belfiore, i due fratelli Crea, Antonio Samà, Natale
Genovese e Alfonso Triggiani. Arrestato pure Giovanni Savaglio, un
frequentatore delle bische, sorpreso con
( da "Stampaweb, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Improvvisa e
sorprendente, la mitezza trionfa su tutti i fronti della politica italiana.
Silvio Berlusconi ha assunto un atteggiamento presidenziale mentre Giulio
Tremonti annuncia l'intenzione di procedere ovunque "con il consenso delle
parti sociali". Guglielmo Epifani coglie i segni di "una lunga fase
di maggioranza stabile" a cui "non si risponde con il conflitto
preventivo". E persino l'insospettabile Roberto Calderoli prevede "una stagione costituente", assegnando alla
Lega un ruolo da pontiere tra governo e opposizione. Per paradosso il cerino
del contrasto sembra essere rimasto proprio nelle mani del principe del
buonismo, di Veltroni, che reagisce alla sconfitta proclamando "una
battaglia senza quartiere sui valori e sulle politiche, perché la nostra
idea di società resta radicalmente diversa dalla loro". è tutto molto
bello, indiscutibilmente suggestivo per un Paese assuefatto a quindici anni di
rumorosi conflitti post-ideologici che ben poco hanno portato all'innovazione
reale dell'Italia. Se non fosse che il prossimo governo da qualche parte dovrà
pur andare, soprattutto con una maggioranza parlamentare tanto generosa. E che
già in una recente occasione (la legislatura 2001- 2006) Silvio Berlusconi non
si mostrò particolarmente capace di utilizzare l'ampio mandato elettorale che
aveva ricevuto per introdurre riforme di qualche sostanza. è certamente
positivo che una personalità come Tremonti si dica contrario a riesumare
battaglie come quella sull'articolo 18, che il centrodestra di allora promosse
per puro spirito ideologico e che ebbero solo l'effetto di spingere la Cgil a
rinchiudersi nella trincea della resistenza. Così come è indispensabile che in
tema di riforme costituzionali si proceda con il consenso più vasto. Ma di qui
a sottovalutare l'urgenza di atteggiamenti politicamente molto chiari sulla direzione
da imprimere all'azione dell'esecutivo corre uno spazio enorme, lo stesso nel
quale il quarto governo Berlusconi rischia di impantanarsi alla maniera
dell'ultimo governo Prodi. D'altra parte queste elezioni sono state salutate
con sollievo, anche da chi non ha votato per nessuno dei partiti vincitori, in
ragione della chiarezza che sembrano aver finalmente introdotto in Parlamento.
Esiste una maggioranza che sulla carta ha tutti i numeri per governare. Che
dunque governi, assumendosi la responsabilità delle scelte che riterrà di
compiere e incassando l'eventuale bonus di consenso che potrà ricavarne nel
Paese. Sembra una banalità, ma nella politica italiana delle ultime tre
legislature anche la banale responsabilità delle scelte trasparenti è stata
sacrificata alle esigenze del quieto vivere o della navigazione a vista. Con
conseguenze pesanti sulla credibilità degli attori politici e sulle stesse
istituzioni democratiche. In questo senso appare particolarmente ambigua la
funzione di garanti della pace sindacale che Calderoli
sembra annunciare per la Lega, forse interpretando alla lettera il nuovo status
di "partito operaio" che alcune analisi le hanno attribuito. Giova
ricordare che il dogma della concertazione è stato in questi anni l'autentica
palla al piede del centrosinistra e che il problema di un adeguamento del ruolo
e della rappresentatività del sindacato è da tempo nelle cose, come ci è stato
confermato da ultimo dalla vicenda Alitalia. Alla fine dei conti l'alternativa
non è tra protervia della maggioranza e dialogo con l'opposizione e le parti
sociali, ma tra immobilismo e responsabilità politica. Quella stessa
responsabilità che nelle democrazie liberali viene serenamente esercitata dalle
forze che ricevono dagli elettori il mandato a governare. E che appare tanto
più urgente in un Paese immobile com'è l'Italia. commenti (1) scrivi.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del Lassù nel Far North l'"altra" frontiera Usa di Wu Ming
4 P er usare una frase a effetto si potrebbe dire che con il suo romanzo
d'esordio La tenerezza dei lupi Stef Penney ha inventato un nuovo genere: il
"Northern". Vale a dire la variante canadese del western, che
sostituisce il deserto dell'Arizona con le distese nevose dell'Ontario. Sponde
settentrionali del Lago Huron, anno
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Amici miei, leghisti immaginari Roberto
Cotroneo Segue dalla Prima Perché la Lega Nord mica è un
partito di élite, mica è un partito di gente che se ne sta a Roma a perdere
tempo. E no che non è così, la Lega la votano a Sesto San Giovanni,
e la votano a Porto Marghera, la votano al posto della Sinistra Arcobaleno, e
la votano quelli del sindacato, e cominciano a votarla pure in Emilia e in
Toscana, feudi rossi, di efficienza di sinistra. E perché anche lì?
Perché sono connessi con la gente, sono davvero radicati nel territorio, dànno
voce a un disagio, a un mondo sommerso, che la politica romana non sa
interpretare. E cosa dobbiamo farci? Quelli sono così, saranno brutali, un po'
beceri ma alla fine efficaci. Perché poi, mica puoi negarlo, sul federalismo
fiscale qualche ragione potrebbero averla, e se io produco qui, faccio
fatturato, mi apro la partita Iva, e lavoro tutto il giorno, quelle tasse non
posso darle ai calabresi o ai baresi, che poi chi li conosce. È una forma di
egoismo moderno, che però rispecchia un modo di pensare mondiale che in fondo
non è globale per niente, e già per questo piace. Ce li aspettiamo dei
ragionamenti di questo genere. Perché è così che funziona. Già ieri l'ottimo
Stefano Di Michele, sul Foglio, immaginava l'intellighenzia di sinistra tutta a
Pontida a versare l'acqua del Po, a fare giuramenti, a discettare, con una lettura
originale e colta su Alberto da Giussano. A maneggiare durlindane, a inneggiare
contro Federico I detto il Barbarossa, e a rivalutare i comuni, i localismi, le
piccole patrie, i dialetti del nord, perché poi in
fondo Pasolini non diceva le stesse cose? E poi di dove era Pier Paolo
Pasolini? Di Casarsa, friuliano. E in che lingua scriveva poesie Pasolini? In
friulano. E chi lo dice, in fondo, che se oggi fosse vivo, nei suoi scritti
corsari, non inneggerebbe all'Umberto Bossi, come fece
nel 68, sorprendendo tutti, e prendendo le parti dei poliziotti, e non degli
studenti. Perché va detto, in queste cose siamo un paese corsaro,
contraddittorio e imprevedibile. Soprattutto a sinistra, dove finisce sempre
che prevale il "pensamolo strano". Ora non si sa il perché ma la Lega va forte. Come si comincia a dire, è il più antico
partito italiano. E figuriamoci. Peccato che la parola antico non si addide
molto. Sarebbe meglio dire che alla fine per dissoluzione di tutti gli altri
partiti sono rimasti in piedi solo Bossi e gli amici
suoi. I quali sapranno intercettare un elettorato trasversale, e sapranno
parlare a quelli che hanno paura a uscire di casa per colpa degli immigrati,
clandestini e no, ma rimangono quelli di sempre. Quelli che li vedi alla Camera
o al Senato, con queste cravatte verdi, e fazzoletto da taschino dello stesso
colore. Quelli che sembrano arrivati chissà da dove. Quelli di Roma ladrona,
che lo dicono e ci credono davvero. Quelli dei fucili. Quelli che il nord, la padania e niente altro. Quelli della maglietta anti
Islam e delle uscite di Roberto Calderoli. Quelli che
non sai come facciano a fare i raduni, le ronde delle camicie verdi, e si
nominano cavalieri della lega lombarda tra di loro, come fossero in un gioco di
ruolo medievale. Quelli che poi, alla fine, dove hanno amministrato il nord, non lo hanno fatto con tutta quella efficienza e
serietà che vogliono vantare. Ma che importa. Ci siamo dimenticati il razzismo
della Lega. E si dimentica in fretta che si tratta di
un partito privo di qualsiasi cultura, antieuropeista, piccolo piccolo, capace
di guardare al particolare. Quello del tricolore da strappare, quello dell'Inno
di Mameli, che non si conosce e non si canta. Gli intellettuali più duttili, i
più corsari, i più attenti, i teorici del "pensamolo strano"
troveranno motivo di fascino in questi signori, che si avviano a far girare le
scatole a Berlusconi per i prossimi cinque anni. Perché vai a sapere come è
successo, ma li trovano complessi e per niente banali, dietro quella scorza da
macellai subalpini. Si tratterà di capire se anche la Lega
cambierà nei prossimi cinque anni, e si renderà conto che quattro ministri su
dodici sono tanti, e che alla fine, quei quattro dovranno giurare fedeltà alla
Costituzione, e dunque alla bandiera e a tutto il resto nelle mani del
Presidente della Repubblica. E lo faranno contenti, perché in realtà tutti loro
a Roma ci stanno benissimo, e in campagna elettorale la Santanché faceva notare
che è ormai il terzo compleanno che Roberto Maroni
festeggia a Roma. E non a Varese, sua piccola patria. Forse perché a Roma si
festeggia meglio. E quelli che guardano a Pontida come si guardava all'Havana
ai tempi d'oro, sono intrigati (che altro termine sennò) da questa doppia
verità della Lega, seccessionisti di giorno, goderecci
la notte. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte. La doppia verità di
togliattiana memoria, ora è diventata la doppia verità leghista. Ai compagni si
prometteva la rivoluzione proletaria, e poi si stava in parlamento. Al popolo
del nord si promette la seccessione, e poi si
gozzoviglia tra Pantheon e piazza Navona. Con in testa la celebre frase di
Flaiano: "Roma è l'unica città orientale senza un quartiere europeo".
E in questo i leghisti non hanno proprio aiutato. Il pericolo è che tra un po'
con i leghisti gozzoviglieranno tutti. E si leggeranno anche sui giornali
articoli sorprendenti. Il comandante Bossi, de tu
querida presencia, il fascino intellettuale di Maroni,
con le sue montature degli occhiali vezzose, e la sua passione per gli organi
Hammond, il compagno Calderoli, che sembra un po'
magilla gorilla, e in fondo è un vero intellettuale, e pure un ineccepibile
vicepresidente del Senato. E Castelli? E Rosi Mauro, la pasionaria della Lega, perché poi la Lega è anche un
po' così, ruvida come certe canzoni di Paolo Conte, grigia come certe giornate
tra Langhe e padania, concreta come un tondino cesellato in quel di Brescia,
fluida come un Barbera giovane. Dentro la Lega c'è il
popolo delle partite Iva ma anche il mai abbastanza compianto compagno
Stachanov: gente che lavora, gente di pianura, gente che guarda lontano. Va'
dove ti porta la padania, ovvero fino alla foce del Po, dal Monviso a Codigoro.
Perché compagni miei, leghisti immaginari ci sarà da scrivere su questi nuovi
eroi del pensiero forte, ribaltare luoghi comuni, sposare una causa, lasciare
Capalbio per Bibbione, perché lui, il comandante Umberto è l'ultimo
rivoluzionario in un paese pusillanime, l'unico che può sostitituire
nell'immaginario intellettuale di certa sinistra, il subcomandante Fausto, e
con risultati assai più convincenti. E poi dicono che l'Italia non è un paese
imprevedibile. roberto@robertocotroneo.it.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del DALLA FICTION ALLA REALTÀ Volontari che controllano il
territorio, una risposta estrema che troviamo nei noir americani. Ma il nostro
Scerbanenco la pensava diversamente Da Scerbanenco a Tom Clancy: solo gli
americani fanno le "ronde" di Enzo Verrengia L'impennata degli stupri
è soltanto un'altra voga di notizie? Il Ministro Amato segnala che i casi hanno
subito un calo del 12%. Ma la percezione resta quella di un tessuto civile che
va logorandosi. E il neocandidato leghista al Viminale,
Roberto Maroni, sostiene che a tenere sotto controllo il territorio potrebbero contribuire
le ronde di volontari. Cita il precedente dei City Angels, a Milano, e ricorda
che di fatto la pratica esiste già, con l'approvazione bipartisan di sindaci
come Cofferati. A dichiararle incostituzionali è proprio Di Pietro,
spesso definito "sceriffo". Negli Stati Uniti, terra della libertà
individuale elevata al paradosso, l'hanno definita "sindrome di Matt
Dillon", dal nome del mitico sceriffo di Dodge City, la città dei duelli
nel vecchio West. Risolvere tutto con manifestazioni, soprattutto armate, di
forza, azzerando i compiti riservati ai tutori dell'ordine. Lo studioso Bruce
L. Benson ne fa un'idea vincente nel volume inedito sul mercato italiano To
Serve and Protect: Privatization and Community in Criminal Justice. Il succo è
semplice: la sicurezza costa, quindi tanto varrebbe privatizzarla lungo tutto
la catena, dai servizi di polizia addirittura ai procedimenti giudiziari.
Eppure, le metropoli italiane non si sono deteriorate nella fase più recente
della loro storia. Attribuire le colpe all'arrivo massiccio degli
extracomunitari significa ignorare la degenerazione tutta intrinseca e
autoctona dello sviluppo industriale. Si prenda Milano, dove prima di Roma, la
situazione sembrava all'allarme rosso. Con quarant'anni di anticipo, era stata
compresa e raccontata dall'unico vero maestro del noir italiano, Giorgio
Scerbanenco. Lui, che a Milano ci arrivò dall'Ucraina e da Roma, immigrato ed
extracomunitario anzitempo, almeno per parte di padre. Eccone uno spaccato che
risale agli anni '60: "C'è qualcuno che non ha ancora capito che Milano è
una grande città. Non hanno ancora capito il cambio di dimensioni, qualcuno
continua a parlare di Milano come se finisse a Porta Venezia o come se la gente
non facesse altro che mangiare panettoni o pan meino. Se uno dice Marsiglia,
Chicago, Parigi, quelle sì che sono metropoli, con tanti delinquenti dentro, ma
Milano no, a qualche stupido non dà la sensazione della grande città, cercano
ancora quello che chiamano il colore locale, la brasera, la pesa, e magari il
gamba de legn. Si dimenticano che una città vicina ai due milioni di abitanti
ha un tono internazionale, non locale, in una città grande come Milano arrivano
sporcaccioni da tutte le parti del mondo, e pazzi, e alcolizzati, drogati, o
semplicemente disperati in cerca di soldi...". Un tessuto urbano
polverizzato nella modernità. Non lo analizza un sociologo, bensì Duca
Lamberti, medico radiato dall'albo per aver praticato l'eutanasia a una vecchia
signora malata di cancro e divenuto investigatore non ufficiale della Questura.
Le sue sono divagazioni tratte da Traditori di tutti, sordido melodramma di
sesso, armi e vendette di guerra che nel 1968 valse a Scerbanenco il
"Grand Prix de la Littérature Policière". Lo stesso Lamberti
individua la morale atroce della città più genuina nell'ultimo romanzo della
serie, I milanesi ammazzano al sabato. L'investigatore spiega poi il motivo di
quel titolo: "Perché gli altri giorni lavorano". Nella trama molto
articolata delle infrastrutture metropolitane, fra reti di trasporti e punti di
aggregazione, convivono il circo giovanile delle nuove tendenze, la
disperazione nomade di immigrati regolari e clandestini e le necessità dei
residenti, che della città hanno bisogno per svolgere le loro esistenze. Le
metropoli violente dell'ultima ora non divergono affatto dalla Milano del boom
economico. Echeggiano ancora gli spari della rapina in via Montenapoleone, il
protagonismo a mano armata della banda Cavallero, il lato sanguinario di quella
che Umberto Paolo Quintavalle, chiamò "capitale mancata". La Milano
di Scerbanenco sembra ancora più terribile di quella attuale. Già piena di
criminalità straniera: non si usava ancora l'aggettivo
"extracomunitario". La forza di perno industriale le deriva proprio
dallo sviluppo in senso globale, dalla demografia multietnica. Prima ancora di
rumeni, albanesi, cinesi, cingalesi e altri: pugliesi, napoletani, calabresi,
siciliani. Gli immigrati nostrani Scerbanenco era bravo a coglierli ciascuno
nel tipo di malefatta più congeniale alla terra e alla cultura di provenienza.
Con nessuna concessione al razzismo, ma neppure al politically correct. La
variante attuale, quindi, non è tanto nella forma del degrado urbano, quanto
nella reazione. Che non sembra consistere più nella maggiore richiesta di
prevenzione e analisi, quanto nella pericolosa tendenza al vigilantismo. Quello
che perfino negli stessi Stati Uniti solleva perplessità giuridiche e morali.
Malgrado la costituzione americana garantisca il diritto dell'autodifesa
armata. Lo dimostra l'impietosa denuncia del film diretto nel 1993 da Joel
Schumacher Un giorno di ordinaria follia, per il quale la maschera perfetta è
il volto incarognito di Michael Douglas, il cui personaggio viene indicato solo
con la sigla della sua targa automobilistica, D-FENS, che in inglese si
pronuncia come "difesa". Perché è questo lo spirito che lo anima:
l'autoprotezione contro un mondo gone mad, impazzito. Un incrocio tra Fantozzi
e Terminator, pronto a sostituire il tono afflosciato dei suoi muscoli da ufficio
con la letale potenza di fuoco delle pistole e dei fucili d'assalto che si
comprano nelle mille armerie sparse lungo le freeways. La nuova legge americana
sul porto d'armi si chiama Brady Bill, dal cognome dell'ex portavoce di Reagan,
semiparalizzato da uno dei sei colpi sparati al Presidente da Jack W Hinkley la
domenica del 29 marzo 1981. Jack Brady, sostenuto dalla moglie Sarah fondò la
Handgun Control Inc. (Società per il controllo delle armi da fuoco), presieduta
dalla donna, la cui crociata culminò nell'atto parlamentare che segna la Storia
americana. Inizialmente la norma prevedeva cinque giorni di attesa per
l'acquisto di un'arma. Successivamente, questo periodo fu abolito. In compenso,
oggi l'acquirente è sottoposto a una verifica dei suoi precedenti. Un freno
alla deregulation che imperava nel passato. Negli Stati Uniti, da
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
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l'edizione del Posta e Risposta Castelli, Travaglio e le consulenze di Magni
Roberto Castelli Egregio Direttore, sull'Unità del 17 aprile compariva
un'articolo a firma Travaglio nel quale si affermava che il sottoscritto ha
dato un incarico consulenziale al Dott. Giuseppe Magni definito da Travaglio
grossista di pesce e che perciò sono stato condannato alla Corte dei Conti.
Sulla figura del Dott. Magni riporto testualmente ciò che è contenuto nella
relazione della Giunta delle Elezioni e delle Immunità Parlamentari scritta dal
Sen. Manzione persona notoriamente non vicina alla Lega.
"Più in particolare, dal curriculum del dottor Magni - ingenerosamente
definito da parte di certa stampa soltanto come un grossista di prodotti ittici
- emerge che egli - oltre ad aver conseguito la maturità classica e la laurea
in scienze politiche presso la Cattolica di Milano - ha rivestito la carica di
sindaco per ben dodici anni, è stato componente del consiglio direttivo
dell'Associazione Piccole Industrie di Lecco, nonché Presidente del Comitato
Scuola (dal 1981 al 2000) contribuendo alla nascita del polo universitario
lecchese, ha diretto, essendone stato amministratore, svariate società di
capitali, è Presidente del Comitato Gemellaggi della città di Lecco (sin dal
1989), è membro del Consiglio Nazionale dell'Associazione italiana del
Consiglio dei Comuni e delle Regioni Europee (dal dicembre 2000), componente
della Direzione Nazionale della stessa (dall'aprile 2001), e dal maggio 2002
svolge le funzioni di rappresentante dell'Italia nel Congresso dei poteri
locali e regionali del Consiglio d'Europa. Dagli atti emerge poi che il Magni
ha svolto la sua attività in modo effettivo, contribuendo alla realizzazione di
risultati che non possono essere negati come dato oggettivo e sui quali - per
quanto consta alla Giunta - non risultano espresse valutazioni negative nelle
competenti sedi istituzionali. A titolo puramente esemplificativo - e senza
nessuna pretesa di esaustività - è sufficiente considerare il contributo
all'apertura del carcere di Bollate, il riammodernamento della colonia penale
di Is Arenas in Sardegna, il lavoro svolto per la riqualificazione dell'Isola
di Pianosa, la sistemazione del carcere di Arghillà, la pianificazione completa
dei siti dove costruire nuove carceri, e la partecipazione alla realizzazione
della società Dike Aedifica". Come si può evincere la figura professionale
del Dott Magni è ben diversa da quella descritta dal Travaglio e inoltre va da
sé che io non sono stato assolutamente mai condannato dalla Corte dei Conti
presso cui pende un giudizio attraverso il quale ho piena fiducia di essere
assolto. L'Unità già un'altra volta mi ha diffamato perdendo puntualmente la
causa. Ma perché non la smettete, considerando che il Vostro giornale fu anche
in altri tempi autorevole, di diffamare la gente onesta? Sulla "figura del
Dott. Magni", nelle cui mani il simpatico ministro Castelli aveva affidato
nientemeno che l'edilizia carceraria a botte di 100 mila euro l'anno, mi fido
più della Guardia di Finanza e della Corte dei conti che della giustizia
domestica dei parlamentari che si assolvono a vicenda. Già sindaco di Calco
(Lecco), ex artigiano metalmeccanico (ramo fili da saldatura), ex grossista di
pesce alla Seamar ("commercio di prodotti ittici vivi, freschi, congelati
e surgelati"), nonchè - si legge nel curriculum del preziosissimo
consulente - "socio ordinario militante della Lega Nord dal 1995
e parlamentare eletto dalla Provincia di Lecco al Parlamento di Chignolo
Po" (cioè il "parlamento della Padania" dove i lumbard giocano
alla secessione), il Magni viene ingaggiato da Castelli il 9 luglio 2001, per
risolvere l'annosa penuria di carceri: nella lettera d'incarico si legge che la
sua "professionalità di particolare qualificazione ed esperienza è in
grado di seguire i problemi dell'amministrazione penitenziaria in genere e in
particolare quelli dell'edilizia penitenziaria (...), non rinvenendosi la
possibilità di far fronte a tale esigenza con il ricorso al personale del
ministero (circa 2000 persone, nda)". L'effettiva attività del Magni è ben
sintetizzata dal viceprocuratore generale della Corte dei Conti del Lazio,
Guido Patti, nell'atto di citazione recapitato all'allora Guardasigilli: per 4
anni l'insigne luminare padano ha svolto "attività dall'indefinito
contenuto", senza render conto ai dirigenti del Dap né "raggiungere
alcuno degli obiettivi menzionati nel decreto di conferimento incarico";
ha scorrazzato per l'Italia con "autovettura blindata e due auto di
scorta", senza contare le trasvolate con aereo di Stato al seguito
dell'amico ministro "a Mosca, a Tirana e negli Usa". Che cosa facesse
nessuno lo sa, visto che presentava "relazioni quasi in codice, con
riferimenti per cosí dire criptici". Scartoffie "senza alcuna
documentazione" e "senza allegati", con "affermazioni del
tutto generiche", allusioni ad "alcuni progetti (quali?)". Da
quelle carte insulse si ricava però "la netta impressione che egli si
consideri a capo dell'amministrazione carceraria". Per questo la
magistratura contabile, denunciando "l'eclatante illegittimità e illiceità
del comportamento del ministro", ha imposto l'ex Guardasigilli a risarcire
allo Stato 98.876,96 euro, la metà di quanto generosamente versato dagli ignari
contribuenti italiani all'autorevole "consulente" lumbard dal 2001 al
2004. Il quale dovrà sborsare il resto, in solido con chi, al ministero, non ha
vigilato sui suoi contratti. Giustamente Castelli fa notare che la
"condanna" non è definitiva, cosa che peraltro non mi sono mai
sognato di scrivere. Il Tribunale dei ministri aveva chiesto di poter giudicare
i possibili profili penali di questo bell'esempio di buona amministrazione
"padana" a Roma "ladrona". Ma, com'è noto, il Parlamento ha
risposto picche, salvando Castelli e i suoi indagati con lo scudo spaziale
dell'immunità ministeriale. Felicitazioni vivissime per lo scampato pericolo.
m.trav.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
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l'edizione del Vendetta annunciata Bruno Gravagnuolo Segue dalla Prima R
ieccoli all'attacco su un loro classico cavallo di battaglia: la
delegittimazione di Resistenza e Liberazione. Degradata la prima a faida civile
con crimini rimossi, non del nazifascismo ma della sinistra. E la seconda a
"festa qualsiasi", ignorata dagli italiani, non condivisa, e come
tale degna di sparizione. Così dopo i primi assaggi di cui sopra, alla vigilia
del 25, il Giornale apre i fuochi. Contro il "mito
dell'antifascismo": "fascisti e antifascisti? Tutti fascisti in
fondo". E contro il "senso" che la festa non ha più, sostenuta
com'è solo dalle oltranze violente antifasciste, eredità di un passato che non
muore. Ma a sostegno della tesi, due bufale plateali ora. Visibili a occhio
nudo. La prima è un ridicolo sondaggio del Giornale, pomposamente presentato come
attendibile da Giordano Bruno Guerri. Sondaggio con un campione di mille unità,
e domande "imbeccate" del tipo: "Il 25 aprile non lo sento tanto
come festa nazionale italiana. È d'accordo con questa frase?". Oppure:
"La festa del 2 giugno unisce gli italiani più del 25 aprile. È
d'accordo". Ovvio che le risposte, per più della metà, combacino
esattamente con la domanda. Il che fa esultare di gioia Guerri e i titolisti:
"Il 25 Aprile che divide". Come pure scoperta è la manipolazione che
sempre il quotidiano del Biscione compie sul comunicato unitario dell'Anpi e di
varie sigle partigiane, incluse quelle sindacali. Dove, nell'annunciare la
manifestazioine nazionale a Milano sulla Liberazione, si legge della
Costituzione "attuale e vitale" frutto della Resistenza, e
"difesa dalla stragrande maggioranza degli italiani". Del pericolo di
smarrirne la sostanza e i valori, sventato dall'ultimo Referendum. E dei
"rischi per la tenuta del sistema democratico", in una con le
evidenti difficoltà "per il suo indispensabile rinnovamento". Parole
normali, da inquadrare in un contesto pacifico e civile più ampio, e che non si
riferiscono affatto al responso elettorale di dieci giorni fa. Come invece il
Giornale suggerisce goffamente: l'Anpi vuole fare appello ai partigiani e alla
piazza violenta contro la destra! Bensì al dato innegabile, registrato da tutti
i comentatori, che l'Italia è in una stretta delicata. Finanziaria,
istituzionale e politica. Dove il bipolarismo resta selvatico, il debito
incalza e le risorse scarseggiano. Mentre i rischi della disunità d'Italia sono
grandi. Visto che il sistema paese è diviso, tra aree in
recessione e rivolta dei territori del nord. E con la Lega che chiede di destinare il 38% dell'Irpef alla Padania. Dunque
appello strumentale, con demonizzazione preventiva delle celebrazioni del 25
aprile e assalto al cuore simbolico dell'eredità antifascista. Per spiantarla
dal codice genetico di questa Repubblica, la prima veramente democratica della
nostra storia. E in virtù del suo assetto parlamentare, universalistico,
fondato sull'intreccio tra diritti civili e diritti sociali. Il copione è già
visto, e ben presto a destra torneranno anche le litanie ufficiali
sull'esigenza di abolire il 25 aprile, dopo l'anticipo mediatico. Conviene però
tornare a domandarsi perché a destra insistano con tanto furore su questo
tasto. Perché ricomincino sempre daccapo. E perché guarda caso Silvio
Berlusconi, non abbia ancora mai partecipato ad una festa della Liberazione. La
risposta la conosciamo già. La destra, per la terza volta al governo e senza
l'argine dei post-democristiani moderati, si sente estranea e ostile
all'eredità della Resistenza e della Costituzione. Reputa "comunista"
la prima, e "sovietica" la seconda (parole di Silvio). Nel caso
migliore ritiene che Resistenza e Costituzione vadano depurate dai germi di
sinistra o di centrosinistra. Eliminando contenuti e forma del lascito in
questione. Quanto alla forma, viene fatta valere l'idea che è stata
l'"egemonia comunista" a conferire centralità storica alla stagione
ciellenista e costituente. Occupando lo spazio della memoria e ipotecando tutta
la vicenda del dopoguerra, inclusi "consociativismo" e rimozione di
crimini. Sui contenuti invece, la destra ha di mira esattamente l'impianto parlamentare
da un lato, e quello sociale e "gius-lavoristico" dall'altro. Insomma
l'obiettivo resta spazzare via le Repubblica dei partiti e la Repubblica
fondata sul lavoro, con garanzie e diritti annessi. Naturale che per conseguire
tutto questo la destra di governo debba condurre una battaglia senza tregua,
per "sbattezzare" la nostra democrazia dai suoi crismi originari. E
"battezzare" con altro "rito" lo stato democratico. Come?
In chiave liberal-liberista, decisionista e federal-corporativa. Con al centro
un dominus imprenditore privato, che imprima allo stato uno "stigma"
proprietario e aziendale. E che sia personalmente garante delle spinte
centrifughe e corporative, territoriali e non solo. Ecco quel che può diventare
"regime" e che minaccia di rovesciare tutto il suo peso sugli
ordinamenti, in virtù di una forza parlamentare mai conseguita fino ad oggi. La
novità, lo si accennava prima, sta nel fatto che il centro moderato di una
volta si è molto indebolito. E non fa più da contrappeso interno, a una destra radicalizzata
e verosimilmente senza freni. Si spiega dunque così l'impennata preventiva sul
25 aprile, irragionevole e smodata a prima vista. In fondo, dal loro punto di
vista, potrebbero anche lasciar decantare la questione, se sul serio mirassero
a intese bipartisan. Di contro scelgono l'attacco, con l'artiglieria mediatica,
per spianare il terreno alla (loro) politica. Bene, è necessario rilanciare e
in modo giusto. Prima di tutto sull'eredità della Resistenza, valorizzandone a
pieno il significato di "matrice democratica" e unitaria del nostro
stato. Ma al contempo occorre contrastare in simultanea populismo e localismo.
"Premierato" e presidenzialismo. E a difesa dei diritti del lavoro, e
delle regole democratiche in economia. Si gioca qui la partita del 25 Aprile,
che non è una banale riccorrenza, né un mero trastullo storiografico. Ma è, e
resta, la nostra lotta, il bandolo della nostra libertà, ieri come oggi. E a
cominciare da domani, riconquistando Roma al centrosinistra, con la nostra
storia. Contro quella sia pur "revisionata" di Alemanno.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
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l'edizione del Alitalia, il grande sabotaggio Alfredo Recanatesi Segue dalla
Prima Direttamente quando Berlusconi dichiarò irricevibili le proposte
franco-olandesi annunciando nello stesso tempo fantomatiche alternative prima
con la storia della cordata di imprenditori nazionali, che è gente che
difficilmente rischia soldi per far crescere le sue aziende, figurarsi se ne
mette in una azienda disastrata come Alitalia; poi con le banche, nessuna delle
quali a tutto ieri ha mai ammesso di avere un qualche pur vago progetto in merito;
e infine, dopo il soggiorno di Putin a Villa Certosa, con Aeroflot, che
costituisce una ipotesi inconsistente se non altro sotto il profilo industriale
dal momento che la compagnia russa ha una rete nella quale - lo dice chi di
queste cose ne capisce - Alitalia non è in alcun modo integrabile con profitto.
Tra le cause dirette che hanno fatto saltare l'integrazione nel gruppo
franco-olandese c'è anche la questione di Malpensa sulla quale Pdl e Lega hanno condotto una rilevante parte della campagna elettorale.
Dimentichi, l'uno e l'altra, che l'originario progetto di fare di
quell'aeroporto un hub è stato compromesso non solo dall'assenza di ogni logica di programmazione territoriale che ha consentito lo
sviluppo nel nord di tanti aeroporti regionali sui quali si disperde la domanda di
traffico, ma anche, fin dall'inizio, dalla difesa per evidenti motivi di
consenso politico-elettorale del ruolo di Linate (la resistenza politica a
ridurre il ruolo di Linate per favorire il lancio e il consolidamento di Malpensa
fu il motivo, alla fine degli anni 90, della rinuncia olandese ad
integrare Klm nella Alitalia per formare un gruppo che, allora, sarebbe stato
dominato dalla compagnia italiana). E tacendo, l'una e l'altra, che alla difesa
di Malpensa non sono estranei i lauti indennizzi che, per l'incomodo del
rumore, molti comuni del varesotto - quelli che tanto ce l'hanno con Roma
ladrona - percepiscono ed intendono continuare a percepire fino ad aver
chiesto, in passato, una riduzione della intensità e della rumorosità del
traffico, ma moderata, in modo da non scendere sotto le soglie fissate per gli
indennizzi. A porre la parola fine nella trattativa con Air France-Klm hanno
concorso anche cause indirette. Tra queste, quelle relative alle fantasmatiche
alternative più convenienti ad una intesa con il gruppo franco-olandese.
Avendovi prestato fede, seppure contro la logica e contro i loro stessi
interessi, le organizzazioni sindacali sono state indotte ad irrigidirsi fino
ad indurre il presidente di Air France da alzarsi dal tavolo e tornarsene a
Parigi. Inoltre, lasciando nella più assoluta incertezza il futuro della
compagnia, con le minacce della Iata e quelle dell'Enac di revocare la
autorizzazioni di volo a causa della erosione delle garanzie finanziarie sulla
possibilità di rispettare le condizioni operative, la quota di mercato di
Alitalia continua, giorno dopo giorno, a precipitare ampliando le perdite che,
giorno dopo giorno, la sua operatività già costa. Tutto questo è motivo della
grande soddisfazione che gli esponenti del centro-destra vanno manifestando in
queste ore. Cosa abbiano in mente è davvero difficile capire perché, a questo
punto, delle due l'una: o viene nominato un commissario che di fatto apre il
fallimento e la fine della storia, oppure si trova il modo, comunque in
conflitto con la Commissione di Bruxelles, di finanziare ancora una volta le
perdite a carico del bilancio statale. Molte altre volte - lo sappiamo tutti -
è stato fatto; Alitalia è già costata una montagna di miliardi a tutti noi
cittadini italiani, ma sempre nella prospettiva di qualche piano di risanamento
e di rilancio. Poi magari questi piani si andavano ad incagliare sulla
opposizione dei sindacati che trovava facile sponda nel ventre molle della
politica. Comunque, almeno nella forma, ci si provava. Questa volta, invece, il
nuovo finanziamento, eufemisticamente chiamato prestito, verrebbe erogato, anzi
verrà erogato, al buio, senza alcuna prospettiva di un qualche futuro, perché
dopo quello franco-olandese di autobus verso un accettabile futuro sarà davvero
difficile che ne possano passare.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
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l'edizione del Destra pericolosa per i disabili mentali Ileana Argentin Le
ultime elezioni politiche hanno determinato la vittoria della destra alla guida
politica del nostro Paese, a pochi giorni dal voto ci troviamo a dover
affrontare i ballottaggi per le comunali e le provinciali, sulla
scia della vittoria del Popolo delle libertà e della Lega di Bossi, con l'inaspettata scomparsa della Sinistra antagonista a
livello parlamentare. La sfida che spetta ai candidati di centro sinistra non è
affatto semplice, anche se, nella maggior parte dei casi il vantaggio di
quest'ultimi nei confronti degli avversari è considerevole, la strada è
tutt'altro che in discesa. Tutti gli occhi sono puntati sulla Capitale,
il laboratorio politico romano è al centro dell'interesse nazionale. Tant'è che
Silvio Berlusconi annuncia misure impopolari ma è evidente che le renderà
pubbliche solo dopo il ballottaggio, niente è scontato neanche per loro. Visto
il clima che incendia la campagna elettorale vorrei ricordare un passaggio che
sintetizza il pensiero politico della destra rispetto alla disabilità e in
particolare sulla salute mentale, dato che si rimprovera all'italiano di avere
la memoria corta. Già con la giunta presieduta da Storace, si parlò della
revisione della legge Basaglia. Venne presa in considerazione l'ipotesi di
riaprire i manicomi e tornare ai vecchi sistemi dove il "matto"
veniva rinchiuso e abbandonato a se stesso e al suo destino. Solo la
provvidenziale fine del mandato non fece proseguire la pericolosa inclinazione
del dibattito, ma durante il corso degli anni, mentre si scoprivano somme
ingenti sottratte alla Sanità pubblica e inchieste sulle Asl non è mancata la
voce di chi chiedeva la reintroduzione dell'elettoshock. In questi anni si è
lavorato per rendere la diversità un patrimonio per integrare e favorire il
miglioramento della qualità della vita delle persone svantaggiate e per far si
che Roma resti città aperta. Non lasciamo che il pensiero di destra affossi le
nostre conquiste. Handicap.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
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l'edizione del Bertolino: farò come i vietcong... di Stefano Miliani L' Italia
vista da un comico? Triste e sconfortante, anche se a lui offre materia prima
in abbondanza. Come per le seguenti scene passate su Raitre. Primo sketch: Ugo
Pagliai legge con pathos Le mie prigioni di Silvio Pellico, Enrico Bertolino, senza
analogo pathos, legge La mia prigione di Fabrizio Corona. Pagliai riprende il
conduttore e mostra come, con una attore di vaglia come lui, anche il diario
del Corona che parla di cinture firmate e maglietta da esibire diventa opera
d'elevata ispirazione. Altro sketch (venerdì scorso): Gigio Alberto legge frasi
di Churchill, Berlinguer, De Gasperi, Kennedy, Bertolino come contraltare
prende Calderoli, La Russa, la Santanché (e non
ridete, un po' di rispetto.) Due sketch, riusciti, trasmessi da Glob - l'Osceno
del villaggio, programma in onda il venerdì alle 23.45 su Raitre fino al 6
giugno dove il villaggio è quello mediatico-politico-sociale dell'Italia 2008.
Da Pellico a Corona, da Kennedy a Calderoli. Dei bei
salti, no? "Il confronto stride, sì. Poiché i grandi pensatori sono
spariti, c'è stata una pandemia, passato il voto ci siamo arrangiati con i
politici che abbiamo. Tra Kennedy e Maroni non c'è un
abisso, c'è un baratro che non si supera. De Gasperi parlava di politici che
lavorano per le future generazioni". Però il voto ha dimostrato che il
"modello" alla Corona va per la maggiore. "Sì, e inquieta. E se
Pagliai riesce a rendere Corona interessante vuol dire che si può rendere
'grande' chiunque, in questa che è l'epoca di chi vuole apparire. Il guaio è
che, non solo in Italia, si va avanti a "fenomeni" e perdiamo
d'occhio i contenuti. Una canzone dei Beatles può far discutere per una vita,
un programma come il Grande Fratello - che mostra cedimenti - o un discorso di Calderoli si esaurisce". Che Italia mostra l'esito
elettorale? "Il voto rispecchia il Paese: preferisce farsi buttare dal
balcone la mutanda di un Corona piuttosto che vedere un film con Servillo.
L'Italia ha paura di se stessa, ha paura di crescere. E mentre la Spagna dalla
notte buia del franchismo è diventata il Paese in cui Zapatero con le donne in
Parlamento viene rieletto per quanto fa, noi, che nel dopoguerra eravamo una
nazione più aperta, adesso arretriamo verso la Spagna del franchismo. Da noi
per fare un monologo in tv devi andare in terza serata o su La7 come Crozza
perché la tv non ha più tempo per i monologhi". Con il ritorno di
Berlusconi dobbiamo aspettarci censure, o autocensure, in tv? "Mi aspetto
autocensure. Però anche la capacità di capire che non è tempo di fare i
martiri, a un certo momento era una moda". Per la verità Biagi, Luttazzi
furono cacciati, Sabina Guzzanti ha visto Raiot bloccato dopo la prima puntata
ed era stato un investimento economico di peso. "Raiot era una bomba a
orologeria, si sapeva che sarebbe scoppiato un casino mediatico. Potevano
aspettare due-tre puntate e farla decollare, poi hanno riempito i teatri. Bene,
peraltro, era l'unico modo di farsi vedere, però non mi piace quella scelta, io
voglio fare satira da dentro senza essere cacciato via. L'aggressività
eccessiva paga di più per chi la subisce e Berlusconi ne uscirebbe come
martire. Dobbiamo fare i vietcong della minchiata: tirarne una, nascondersi,
tirarne un'altra." Prima si è parlato di paura: sulla paura si costruiscono
campagne elettorali. "Sono stato di recente per lavoro a Shangai, non c'è
criminalità, chi commette reati e viene preso viene ucciso. C'è un prezzo, per
questo. La mia preoccupazione è che tutti hanno capito che il tema sicurezza
porta voti, la Lega per prima l'ha capito: ha capito gli umori della gente non
chiamando i guru di Al Gore a studiare i trend. Peraltro questo dovrebbe fare
il Pd: essere meno tartufaio e andare di più dagli operai
che non a caso hanno votato Bossi. Il risultato del voto è
veritiero. Veltroni la deve prendere come lezione, essere meno salottiero e più
operaio". Magari certo Pd, ma Veltroni salottiero non pare...
L'imbattibile è Bertinotti. "Infatti. E anche Pecorario Scanio. È che non
dovrebbe far da traino la notorietà della persona quanto le idee. Devono
tornare ad avere importanza le idee di sinistra - con cui intendo un livello
dignitoso per tutti con nessuno costretto all'indigenza: criticabili ma non
tramonteranno mai". Lo show si chiama l'Osceno del villaggio: non è osceno
il continuo spiattellare in pubblico la propria vita privata? Un esempio: tempo
fa un personaggio pubblico una domenica pomeriggio pianse in diretta tv
rievocando la morte del figlio piccolo di molti anni prima. "Il mio amico
Max Tortora dice che ci sono trasmissioni di cassamortari: sono quelli che
speculano sul dolore. Così come mi fanno compassione gli inviati che stanno a
Garlasco o schiacciano il citofono del padre dei bambini a Gravina. È
giornalismo? Siamo in una situazione in cui abbiamo bisogno di vedere gente che
sta peggio e visto che stiamo male il peggio andrà oltre". Come in tanti
comici, una visione discretamente amara. Speranze? "Mi dà speranza il
Brasile, da cui proviene la mia compagna: un paese pieno di corrotti contro i
quali Lula lotta e ha fatto molte cose. Un paese dove con altri abbiamo creato
una onlus, la www.pititinga.org, e in quattro anni abbiamo creato un asilo per
55 bambini, una scuola calcio e una di capoeira e altro. Noi siamo il paese
dove la gente non chiede gli scontrini e dove si va dal medico solo tramite
amicizie. Siamo il paese dove chi parla di Padania e minaccia pallottole poi va
a Roma a pranzo a fare affari". Da dove viene Bertolino? "Di origine
valdostana, nato a Milano". Non leghista. "Voglio vedere Calderoli vicepremier: dopo che aveva definito la legge
elettorale una porcata sarebbe l'apoteosi. Se accade vuol dire che un'eclisse
può capitare tre volte di fila". COMICI E CIMICI Sì, ammette che il
ritorno di Berlusconi darà agli artisti come lui nuova linfa creativa. Ma c'è
poco da ridere, nella realtà. L'Italia sta scivolando in una brutta destra. E
ai suoi colleghi consiglia: non facciamo le vittime.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai
consultando l'edizione del "Voglio vedere Calderoli vicepremier
Dopo aver definito la legge elettorale una porcata. Se accade, niente è
impossibile".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina IX - Roma
Parla il presidente della Regione. "Per la sicurezza, sta partendo il
restyling di centocinquanta stazioni" Marrazzo: "No all'Alipadania
del Pdl" "Per una città sicura siamo passati da 4,5 milioni del
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai
consultando l'edizione del La difesa di Gianni: "Bossi ha il brutto
vezzo di fare battute. Lo abbiamo sempre bloccato Ma non siamo mai stati nemici
di Roma".
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Di Pietro e la gratuita Costituzione Duello Di Pietro-Castelli
l'altra sera da Vespa. Nel braccio di ferro tra chi è stato, è, sarà più severo
nel contrasto alla criminalità, si è superato ogni limite, anche quello della
Costituzione. E se Castelli a queste cose ci ha abituato, da Di Pietro ci
aspettavamo ben altro. È infatti accaduto che davanti ai toni durissimi
dell'esponente leghista sulla violenza de La Storta a Roma - l'ex pm lo abbia
incalzato: "Lei è d'accordo a togliere il gratuito patrocinio per reati
così gravi?". Ora è vero che l'argomento in se non è così astruso, che se ne parla in certi settori della magistratura a proposito
dei boss della criminalità organizzata che risultano al fisco
"nullatenenti". Ma che c'entra col drammatico episodio di Roma? Di
Pietro, parlamentare ed ex magistrato, dovrebbe conoscere l'articolo 24 della
Costituzione: "La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del
procedimento. Sono assicurati ai non abbienti i mezzi per agire e
difendersi davanti ad ogni giurisdizione". Ma poi davvero crede che
perdere il gratuito patrocinio sarebbe un deterrente per stupratori e violenti?
Insomma è riuscito a far fare bella figura persino a Castelli che ha risposto:
"La difesa va garantita tutti". E questo è davvero troppo. Puntura di
diritto.
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Si ribella al pizzo A chiederlo era un "collega"
imprenditore Stavolta il taglieggiatore è un collega, titolare di una ditta di
trasporti. E alla fine un imprenditore ha avuto il coraggio di denunciare. Così
la polizia ha arrestato per estorsione, aggravata dalle modalità mafiose,
Girolamo Cangialosi, di Carini (Palermo). La vittima costretta a pagare lo ha
fatto "liquidando" l'importo di alcune fatture che l'indagato
emetteva per trasporto merci e operazioni di facchinaggio mai effettuati, ma
che consentivano all'imprenditore estorto di effettuare pagamenti senza dovere
attingere a fondi neri. Nei mesi scorsi il socio di Cangialosi, Giuseppe Sgroi,
era stato oggetto di un provvedimento di fermo, sempre per estorsione, disposto
dalla Procura nell'ambito delle indagini seguite
all'arresto dei boss Lo Piccolo. Sgroi si era reso irreperibile per alcuni
mesi, mentre Cangialosi aveva continuato tranquillamente a imporre il pizzo
all'imprenditore. Quest'ultimo alla fine ha detto basta, aggiungendo un
ulteriore tassello investigativo alle indagini già in corso che hanno portato i
pm Nino Di Matteo, Domenico Gozzo e Gaetano Paci a chiedere e ottenere
dal gip un ordine di custodia cautelare. La vittima è stata sostenuta nella
scelta di denunciare dall'associazione antiracket "Libero futuro", in
collaborazione con il consorzio "Asi". "Il numero degli
imprenditori che denunciano e collaborano - sostiene "Libero futuro"
- è in aumento". "Questa ulteriore denuncia - spiega il presidente
onorario della Federazione antiracket Tano Grasso - sta facendo cedere la
ferrea diga dell'omertà palermitana".
( da "Unita, L'" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Tutta brava gente Marco Travaglio Se tutto va bene, quello che si
profila è un governo coi fiocchi. Aveva ragione chi, prima delle elezioni ma
soprattutto dopo, invitava il Pd al "dialogo" perché "Berlusconi
è cambiato": ora è uno "statista" che "vuole passare alla
Storia" e bisogna dare una mano. Infatti ha testè mandato definitivamente
a picco Alitalia, completando l'opera iniziata nel 2001 e scacciando Air France
in quanto "straniera": ora la regala ad Aeroflot dell'amico Putin,
che notoriamente è italiana. Il neostatista avrà al suo fianco come vicepremier
Roberto Calderoli, detto Pota, autore della legge
elettorale da lui stesso definita "una porcata" nonché coautore della
riforma costituzionale della baita. Ieri ha dichiarato al Corriere che farà da
"ponte tra Pdl e Pd" (semprechè il Pd regali "tre anni di tregua
al governo": e perché non 5?). Insomma sarà l'uomo del dialogo. Anche con
i musulmani, si presume: la maglietta anti-Maometto è sempre pronta sotto la
camicia verde. Non bastasse lui, a dialogare con l'Islam provvederà pure il
ministro della Salute, il forzociellino Maurizio Lupi, padrino di battesimo di
Magdi "Wandissima" Allam la notte di Pasqua. Dopo giorni di
discussioni, pare sciolto il nodo del Viminale, dovrebbe andare a Maroni. La scelta è presto spiegata: il Cainano ha chiesto
in giro se ci fosse qualcuno condannato per aver picchiato almeno un
poliziotto. Gli han risposto: c'è qui Maroni, che nel
2006, durante la perquisizione nella sede della Lega, azzannò il polpaccio di
un agente. Perfetto: ministro dell'Interno. Stesso criterio per il rag. Altero
Matteoli di An: è stato rinviato a giudizio per aver depistato le indagini su
un giro di abusi edilizi all'isola d'Elba, ha varato due condoni edilizi nel
'94 e nel
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina I - Palermo
Per dieci anni un grossista ha versato somme al clan di Carini per finti lavori
eseguiti in azienda Racket con ricevuta fiscale Manette all'imprenditore-boss dopo la denuncia di un collega Per dieci anni ha pagato il
pizzo e ha ricevuto regolare fattura dagli estorsori, che fingevano di fare dei
lavori in azienda. Dopo le ultime minacce, le indagini della squadra mobile e
della Procura distrettuale hanno portato all'arresto di Girolamo Cangialosi,
anche lui imprenditore, legato alla famiglia mafiosa di Carini. In un
pizzino trovato nel covo di Lo Piccolo si faceva cenno alla sua vicinanza al
gruppo di Tommaso Natale. SALVO PALAZZOLO A PAGINA II.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina III - Palermo
Maxiaffitti, assunzioni, false fatture cambia volto la tangente del racket Asi
e Libero Futuro insieme per assistere chi si ribella ALESSANDRA ZINITI C'è chi
fattura servizi o forniture mai eseguiti, chi è costretto a fare lavori non
proprio necessari, chi acquista lotti di terreno a prezzi fuori mercato, chi
affitta capannoni a canoni triplicati e, naturalmente, chi assume personale
segnalato. Anche questo è pizzo, camuffato, spesso più oneroso dei
"regali" a Pasqua e Natale o dei contributi per le famiglie dei
carcerati. è il pizzo "alternativo" a Cosa nostra che le aziende
dell'hinterland palermitano conoscono bene, che finora hanno subito ma dal
quale, in un momento che sembra irripetibile nella lotta al racket, in molti
stanno provando ad affrancarsi. C'è fermento nell'area industriale di Carini,
quella che più di Brancaccio e Termini Imerese ha fin qui pagato lo scotto di
un radicale controllo del territorio e delle attività produttive da parte delle
cosche mafiose. La denuncia dell'imprenditore che ieri ha consentito alla
polizia di arrestare il "collega" mafioso che gli imponeva un pizzo
fatturato non è la sola. Ci sono altri imprenditori che a Carini, dopo
l'arresto dei Lo Piccolo, hanno deciso di accogliere l'invito di figure, ormai
quasi istituzionalizzate, che si stanno facendo strada: i mediatori
dell'antiracket, quelli che bussano porta a porta a commercianti e imprenditori
nel libro mastro delle cosche, spiegano loro la "convenienza" a
collaborare e, non appena intravedono anche la minima disponibilità, li
accompagnano fisicamente negli uffici di polizia e carabinieri, li seguono
passo passo nel difficile percorso di denuncia, assicurano loro assistenza
legale e sostegno, garantiscono il "silenzio" sulla scelta fino al
momento dell'ufficialità giudiziaria. è stato seguendo questo percorso e
affidandosi a questi "mediatori" che ha deciso di collaborare questo
imprenditore di Carini. "Un imprenditore giovane che si è rivolto a noi,
segno anche di un ricambio generazionale", dice Alessandro Albanese, presidente
del consorzio Asi, che proprio ieri, dopo il disvelamento di questa nuova
denuncia, è venuto allo scoperto con il ruolo che, nelle ultime settimane, ha
deciso di ricoprire d'intesa con Enrico Colajanni, il presidente
dell'associazione Libero Futuro. Eccola, la coppia che si propone a
commercianti e imprenditori per non far sentire loro la paura e la solitudine
della denuncia. "L'obiettivo dell'Asi - dice Albanese - è di spiegare agli
imprenditori le convenienze a operare nella legalità, e lo stiamo facendo
contattando le imprese a una a una, con lo scopo di tutelarle". Asi e
Libero Futuro adesso intendono mettere su una vera e propria struttura in cui
l'Asi metterà a disposizione risorse e sedi, mentre Addiopizzo offrirà il
know-how acquisito dai volontari. "Stiamo diventando il punto di
riferimento degli imprenditori - dice Albanese - e in una realtà come quella
dell'area industriale di Carini, così fortemente condizionata dalla mafia, il
sostegno e il coinvolgimento del singolo imprenditore è l'unica strada
percorribile. Io non so se questa debba essere la nostra "mission",
ma in questo momento, insieme con Libero Futuro, stiamo mettendo su una serie
di iniziative per far venir fuori anche il sommerso del pizzo e far capire agli
imprenditori che questa è un'occasione unica per affrancarsi". Il
"sommerso" del pizzo di cui parla Albanese sono le diverse forme di
tangente che, ad esempio, hanno fatto sì che nel libro mastro delle estorsioni
dei Lo Piccolo non fossero poi molti i nomi di aziende dell'area industriale di
Carini. Che però - viene fuori adesso - il loro contributo
ai boss lo davano in tanti modi: "Siamo rimasti allibiti nel riscontrare
che, come nell'ultimo caso di oggi, la mafia rilasciava regolare fattura per il
pizzo imposto - dice ancora Albanese - Ma nelle aree industriali tutti sanno
che ci sono una quantità di scavi e lavori di costruzione o ristrutturazione
che vengono imposti o sovrafatturati. O che i terreni vengono venduti a
prezzi esorbitanti, anche 150 euro al metro quadrato, contro i 23,24 del prezzo
fissato per gli espropri. Forse sarebbe ora di fare un censimento delle
proprietà delle aree e vedere come intervenire. Soprattutto a Carini, perché in
altre realtà industriali come ad esempio Brancaccio, dove c'è la videosorveglianza,
la pressione mafiosa è molto meno opprimente".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina II - Palermo
Pizzo con ricevuta fiscale arrestato il finto fornitore "Ti facciamo
chiudere": e l'imprenditore denunciò In cella Girolamo
Cangialosi, legato ai boss Lo Piccolo La tariffa: 1.600 euro al trimestre SALVO
PALAZZOLO La raffica di arresti degli ultimi mesi non ha fermato gli esattori
più fedeli al clan Lo Piccolo: sono tornati a minacciare pesantemente un
imprenditore di Carini che si occupa di distribuzione di prodotti alimentari.
"Se pensi di non pagare più, ti sbagli", gli dicevano. "Bombe
non te ne veniamo a mettere, tranquillo. Ma che ti facciamo chiudere puoi stare
sicuro". L'imprenditore pagava da dieci anni il pizzo, ma dopo l'ultima
minaccia ha deciso di dire basta. E ha subito trovato il sostegno dell'associazione
antiracket Libero Futuro e del Consorzio Asi. Così è partita l'indagine della
sezione Criminalità organizzata della squadra mobile, coordinata dai sostituti
procuratori Nino Di Matteo, Domenico Gozzo e Gaetano Paci. Un'indagine che ha
portato il gip Fabio Licata a firmare un'ordinanza di custodia cautelare per
Girolamo Cangialosi, un piccolo imprenditore cinquantenne al servizio della
"famiglia" mafiosa di Carini. Aveva un metodo assai originale per far
pagare il pizzo, lo faceva risultare come fosse la fornitura di un servizio di
facchinaggio. E rilasciava regolare fattura. Così andava avanti dal 1998. Prima
dell'avvento dell'euro, 800 mila lire a trimestre. Dal 2001, 1.600 euro. A
ricattare l'imprenditore carinese era anche un complice di Cangialosi, Giuseppe
Sgroi, che la polizia ha arrestato il 28 febbraio scorso, dopo un mese di
latitanza. Proprio nei giorni in cui Sgroi veniva ricercato, Cangialosi bussava
ancora alla porta della sua vittima, per sollecitare il pagamento di altre due
"rate" pendenti. "All'inizio - racconta l'imprenditore che ha
deciso di denunciare - mi ero convinto a pagare una sorta di servizio di
vigilanza fornito proprio da Sgroi, perché così faceva il precedente titolare
dell'azienda. Lui mi riferiva che con la sua protezione non avrei avuto alcun
problema". Già allora erano state sperimentate con successo le false
fatture per coprire il pagamento del pizzo. "Ero consapevole di realizzare
la cosiddetta "messa a posto" con la famiglia mafiosa di Carini - ha ammesso
l'imprenditore - nei dieci anni di attività non ho mai avuto problemi, ad
eccezione di un piccolo furto, denunciato alle autorità". Nella mente di
questa vittima qualcosa è cominciato a cambiare dopo l'arresto dei Lo Piccolo,
nel novembre 2005. "Stiamo facendo un percorso importante - dice il
questore Giuseppe Caruso - ma di strada ce n'è ancora da fare. Sono
soddisfatto, ma realista: alcune decine di persone hanno scelto di denunciare,
altri continuano invece a negare persino l'evidenza. Convocati nei nostri
uffici, dicono di non sapere nulla del pagamento di pizzo. Dunque - ribadisce
il questore - torno a rivolgermi a chi non ha ancora scelto di liberarsi dal
ricatto degli estorsori. Sappiano che siamo in grado di sostenerli in tutti i
modi, in tempi velocissimi". Nei giorni scorsi Caruso e la fondazione
Progetto legalità hanno ispirato quattro spot antiracket che gireranno sugli
schermi di tv e cinema: "Non pagare il pizzo è una questione
d'onore", questo è lo slogan. Uno dei filmati è interpretato dall'attore
Nino Frassica. Anche l'associazione Libero Futuro rivolge un appello agli
"indecisi", o anche a quegli imprenditori che hanno già negato di
aver pagato il pizzo (e adesso rischiano un'accusa di favoreggiamento).
"Negare adesso vuol dire iscriversi nel futuro libro mastro - dice Enrico
Colajanni - perché oggi stiamo vivendo una stagione straordinaria, domani gli
esattori potrebbero tornare. E non andranno certo da coloro che hanno scelto di
denunciare". Libero Futuro è ormai diventata un'importante "camera di
decompressione", come la chiama il suo presidente: "è chiaro che
l'operatore economico vittima del racket ha paura dell'ignoto - spiega
Colajanni - bastano pochi incontri per recuperare tranquillità. Perché ogni
denuncia va sempre fatta con intelligenza e cautela". L'ultimo a entrare
nella camera di decompressione dell'antiracket è stato proprio l'imprenditore
di Carini: "Il numero di chi denuncia è comunque in aumento - dice Libero
Futuro - la linea di tendenza non si interrompe". Il questore Caruso
rilancia un appello ai mafiosi ancora in carcere. L'ha fatto in un filmato che
accompagna i quattro spot: "Non vi resta che collaborare", questo il
messaggio, diretto. Dopo l'ultimo arresto, Caruso dice: "Contiamo di
sgretolare mattone dopo mattone il muro di omertà che circonda Cosa nostra.
Anche nelle carceri viene percepita la forte azione dello Stato. E più d'uno,
ne sono convinto, comincia a meditare di fare la stessa scelta che già cinque
mafiosi legati ai Lo Piccolo hanno sottoscritto: collaborare con la giustizia".
Gli ultimi arrestati, Cangialosi e Sgroi, erano nel cuore dei padrini di
Tommaso Natale. Anche se qualche volta si erano "comportati
malissimo", come lamentava Sebastiano Vinciguerra con Lo Piccolo junior:
"Mio carissimo amico - scriveva in uno dei pizzini ritrovati il giorno del
blitz di Giardinello - tu ci avevi raccomandato i trasportatori di Carini, cioè
Genova e Cangialosi, insomma ti assicuro che si sono sempre comportati
malissimo con noi, ma anche se noi l'abbiamo fatto presente a Carini ci dicono
sempre di scusarli poiché sono un po' stupidi. Bene, nell'evolversi delle cose,
io sono arrivato insieme a Mercedes alla conclusione che fanno i finti tonti.
Quindi vorrei che tu mi concedessi il permesso di poter essere un po' più
libero e risolutivo nei loro confronti, visto che sul lavoro all'interno del
porto si comportano scorrettamente con noi dopo tutto quello che noi abbiamo
fatto per loro tramite te". Ma alla fine nessun provvedimento fu preso nei
confronti di Cangialosi. I Lo Piccolo avevano grande stima degli inventori del
pizzo con la fattura.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 3 Pd alla carica: "Così esce indebolito" di Redazione Per
Luciano Pizzetti (Pd) "l'autorevolezza" di Formigoni è quantomeno
"indebolita". "Costretto, suo malgrado, a restare in Lombardia,
ne deriva un indebolimento della sua autorevolezza". E
mentre il responsabile nazionale Pd per il federalismo giudica pure
"ridimensionata la funzione istituzionale di Formigoni alla vigilia di
Expo", Alessandro Alfieri dell'esecutivo lombardo del Pd, rimarca come il
governatore sia stato "isolato dall'asse Bossi-Berlusconi,
che decide i destini della Lombardia". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 3 Formigoni non trasloca a Roma: "Sono perplesso, ne
riparliamo" di Sabrina Cottone Il Cavaliere "blinda" la Regione:
"Elezioni? La gente non capirebbe". Il governatore contro Bossi e Fini chiede un posto al governo nel 2010 (...)
"Tutto bene, tutto bene" sibila Formigoni appena uscito da villa San
Martino rimanendo blindato in macchina. Ha ventiquattro ore di tempo per riflettere
sui contenuti del colloquio con Berlusconi, che gli ha ventilato per il futuro
"un prestigioso incarico nel partito". Formigoni però non si
accontenta e fonti a lui vicine riferiscono che "è fortemente
perplesso" dall'ipotesi di accontentarsi di Regione e partito. Un
eufemismo per dire che è molto arrabbiato e anche pesantemente insofferente,
come trapela dagli attacchi rivolti a entrambi i leader di An e Lega, Gianfranco Fini e Umberto Bossi,
che hanno previsto una sua permanenza al Pirellone. "Non sono loro a
decidere, ma io e Berlusconi, che vedrò domani" la sua replica stizzita.
Nel colloquio con Berlusconi ha insistito per entrare al governo almeno nel
2010, con una staffetta che coinvolgerebbe un leghista. L'incarico a cui punta
(e che piacerebbe anche a Comunione e liberazione) sarebbero le Attività
produttive, al quale tra l'altro fonti leghiste dicono che è interessato anche
Roberto Maroni, destinato (almeno al momento) al
ministero degli Interni. La posizione del presidente del Pdl è chiarissima.
Berlusconi gli ha spiegato che "la gente non capirebbe" elezioni
anticipate di due anni dopo che il Pdl ha vinto con una maggioranza così
schiacciante. Per la coalizione sarebbe un grave danno di immagine. Senza
contare che la Lega, già forte del 21 per cento
ottenuto alle politiche, potrebbe allargarsi ancora grazie al volano del
candidato presidente, con il rischio di creare tensioni inevitabili durante una
competizione elettorale. Lo riconosce anche Umberto Bossi:
"Penso che Formigoni resterà in Lombardia. Forse Berlusconi ha ragione,
c'è il rischio di creare una contrapposizione tra alleati che non è
necessaria". In Regione intanto si respira un clima di tensione,
soprattutto nei banchi della Lega. Ieri è stata
nuovamente rinviata l'approvazione del piano cave di Bergamo che è scaduto nel
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VI - Palermo
Appello dai legali "Tavolo comune avvocati-giudici" "è interesse
comune evitare una contrapposizione tra avvocati e magistrati con uno sciopero
lungo e dannoso". Undici avvocati firmano una lettera sollecitando un
tavolo dopo le polemiche. Tra i firmatari gli avvocati Caleca, Polizzi, Lo Re,
Montalbano. La Camera penale è possibilista su un incontro. Termini Imerese
Attentato al Notorius il pub va in fiamme Un incendio doloso ha gravemente
danneggiato un pub di Termini Imerese, il "Notorius". I banditi hanno
disattivato le telecamere, appiccando il fuoco all'ingresso del locale. Partinico Abusivismo edilizio per il figlio del boss Il figlio
ventunenne del boss di Partinico Vito Vitale, Leonardo, è stato denunciato per
abusivismo edilizio dai carabinieri che lo hanno sorpreso in una stalla
realizzata senza concessione. Zisa Assalto al camionista ma niente rapina
Assalto con sequestro per un autotrasportatore, ma senza la rapina finale.
Il camion pieno di bibite è stato bloccato da due giovani in via Libero Grassi,
alla Zisa. In via Rosario Nicoletti il rilascio: intatto il carico. Zona Fiera
Al via i lavori per la pista ciclabile Cominciano i lavori per la pista
ciclabile anche in via Autonomia siciliana. Tra una settimana, fra via Sadat e
via Marchese di Villabianca, non si potrà circolare nel tratto del cantiere.
Sciopero Poste, per un mese stop agli straordinari Un mese di sciopero dello
straordinario nelle agenzie delle Poste di tutta la Sicilia. è stato proclamato
da Cgil, Cisl, Uil, Sailp, Failp e Ugl per protestare contro la carenza di
personale. Lo sciopero scatterà il 3 maggio. Categorie Nasce Confturismo
presidente è Neri Si è costituita Confturismo Palermo, formata da Fiavet,
Faita, Rescasa, Unione pubblici esercizi, Associazione albergatori, tutti aderenti
a Confcommercio. Presidente è Giuseppe Neri. Borgo Nuovo Qualità nella scuola
premio alla Russo La scuola media Gregorio Russo di Borgo Nuovo si è
classificata prima alla quarta edizione del Premio Andrea per la qualità nella
scuola, promosso dall'Age e dal Centro per la relazione educativa
adulto-adolescente.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 4 Ecco dove Marta vuole sistemare i nomadi di Erika Falone Il sindaco
favorevole a mettere a loro disposizione "una lista di immobili ormai
dismessi in via dei Laminatoi a Cornigliano" (...) "Lì, i cittadini
rumeni sarebbero obbligati a fornire le loro generalità - dice Marta Vincenzi,
che ieri ha spiegato il suo piano al consiglio comunale - e, a quel punto
potrebbe essere più facile controllare la loro presenza in città per i soli tre
mesi consentiti dalla legge a qualsiasi cittadino comunitario". I campi
regolari di Bolzaneto e Molassana ospitano da anni famiglie che ormai, a detta
della sindaco, si sono inserite nella nostra società. "Non sono più
situazioni a rischio - osserva -. Pertanto, si dovrebbero riutilizzare quegli
spazi, una volta liberati, per le situazioni veramente di emergenza". E
gli attuali abitanti? Niente case popolari, intima la sindaco. Questa volta,
no. Ancora meglio: lei, supportata dai suoi assessori, sta vagliando una lista
di immobili ormai dismessi, che potrebbero essere messi a norma dal Comune, a
spese dello stesso, da destinare agli attuali abitanti dei campi. Secondo
alcune indiscrezioni, via dei Laminatoi nel quartiere di Cornigliano, potrebbe
essere la destinazione finale dei rom. "Non è esattamente così -
puntualizza la Vincenzi - stiamo vagliando una lunga lista di proprietà
inutilizzate, come Via dei Laminatoi, che è della Sviluppo Genova. Ma non si
tratta solo di immobili a Ponente e a Cornigliano: ce n'è per tutta la
città". Tutti stabili, ha voluto precisare la sindaco, che si trovano in
zone destinate a grandi cambiamenti strutturali: nel giro di pochi anni,
saranno in ogni caso demoliti. Quindi: appartamenti a norma, ristrutturati da
Tursi, chiavi in mano. E che, tempo dieci anni, saranno rasi al suolo. Osserva
Alessio Piana, Lega Nord: "Non si riesce tra l'altro a capire la grande
differenza che corre tra degli immobili a norma e degli appartamenti
regolari". E in barba alle lunghe graduatorie per ottenere una casa .
"Si studia come creare nuovi alloggi per i rom - dice Franco De
Benedictis, Lista Biasotti -, quando ci sono famiglie genovesi che da anni
aspettano un tetto sotto il quale vivere". Mentre Guido Grillo,
Forza Italia, fa notare che il problema si sta semplicemente spostando da una
parte all'altra della città, Gianni Bernabò Brea, La Destra, punta il dito
contro la "solidarietà penosa" della giunta Vincenzi. Se tutta la
minoranza protesta, non mancano neppure screzi all'interno della maggioranza
stessa. "Va bene l'accoglienza - ammette Salvatore Lecce, Ulivo -, ma
tutto ha un limite, anche la pazienza dei cittadini. Ci vogliono, come si suol
dire, pugno di ferro e guanto di velluto, altrimenti rischiamo di perdere il
controllo". Da parte sua, Marta, ribatte che se possono rappresentare
un'emergenza le strutture occupate della ex Mira Lanza, a Rivarolo (dove per
ora sembrano essere domiciliati più di 300 rumeni), non lo sono invece gruppi
più ristretti di persone, magari "spalmate" su tutta la città.
"Sarebbe comunque una risposta di accoglienza transitoria, in attesa che
anche loro contribuiscano alla nostra economia, pagando un affitto". E,
prosegue: "Quindici, venti persone non sono un problema per nessuno. E se
qualcuno lo considera un problema, questa amministrazione no". "Ma
trovare una soluzione - tuona Giuseppe Murolo, An -, non vuol dire ribaltare
tutto sulle spalle dei nostri concittadini". Si tratta, comunque, di un
progetto sommario, ancora alla fase embrionale. "Siamo all'avvio di una
valutazione - conferma il sindaco -. Nel frattempo continueremo gli sgomberi e
le demolizioni, ben sapendo che non è così che si risolvono queste
questioni". Alla fine, tutti tranquilli: si tirano le - solite - somme:
"Siamo all'inizio di un percorso, non alla fine - conclude Marta Vincenzi
-. Formuliamo bene una proposta e poi discutiamone con la città, con le
municipalità e con i cittadini". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 3 Tra Biasotti e Burlando si riaccende la sfida di Federico Casabella
Duello a distanza tra il presidente della Regione e l'ex governatore
sull'accordo di programma. Scontro davanti agli operai (...) delle scorse
settimane, sembra essere stata mal digerita da tutti, in particolare dal
presidente Claudio Burlando che sull'accordo di programma siglato tre anni fa
aveva fatto perno per lanciare la sua opera di buon amministratore. Fuori dal
consiglio, in una delle aule di via Fieschi per parlare con lavoratori e
cassaintegrati delle acciaierie si sono presentati, oltre al Governatore, anche
l'assessore allo sviluppo economico Renzo Guccinelli e i consiglieri Cristina
Morelli, Vincenzo Nesci, Romolo Benvenuto per la maggioranza, mentre a
rappresentare la minoranza c'erano Sandro Biasotti, Nicola Abbundo e Gianni
Plinio. Due i temi caldi: come comportarsi davanti a questo atto di forza di
Riva e cosa fare dell'accordo di programma che appare sempre più un pezzo di
carta senza valore: "Ci sono in ballo 2.200 posti di lavoro- ha ricordato
Burlando- cerchiamo di capire se il piano industriale è ancora valido e se
l'azienda è in grado di far rientrare i lavoratori in cassa integrazione nel
2009. Se così fosse ci dobbiamo mettere alle spalle i comportamenti degli
ultimi giorni e andare avanti, altrimenti siamo pronti anche ad uno scontro
frontale revocando a Riva la concessione di aree e banchine". Sulla
questione interviene anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani
dubbioso sull'atteggiamento dell'industriale: "Un comportamento d'altri
tempi che nasconde qualcosa: dobbiamo far venire fuori questo qualcosa".
L'aula è gremita, manca l'aria ma non la tensione, altissima. Soprattutto di
chi con le parole delle istituzioni mette in ballo anche il proprio posto di
lavoro. A rotazione parlano tutti i politici, dalla Morelli che rivendica con
fierezza "se il forno elettrico non verrà fatto è grazie a noi" e si
prende una riga di insulti dai lavoratori che le rispondo "è grazie a te
se siamo a casa, grazie a una che voleva alimentare il forno con l'olio di
palma, così ci abbronzavamo tutti", a Sandro Biasotti che ha alzato il tono
della polemica strappando il consenso dei dipendenti: "Riva è sempre
riuscito a fare ciò che ha voluto perché le istituzioni si sono presentate
divise davanti a lui. Ora la politica faccia un passo indietro si vada al muro
contro muro con questo industriale arrogante e utilizziamo i fondi della
Società per Cornigliano (che ha ricevuto dal Governo 220 milioni) per pagare i
dipendenti licenziati". Il discorso di Biasotti scatena la polemica a
distanza con il Governatore che, dopo l'uscita dalla sala del suo predecessore
lo attacca mostrando un verbale della Società per Cornigliano che
testimonierebbe come Biasotti abbia votato contro allo stanziamento di una
somma di 2 milioni che Ilva ha girato alla Società e che sarebbe servita per
pagare i dipendenti. "Meno male che ci eravamo detti di non
strumentalizzare - ha replicato Biasotti-. Era un punto di un accordo molto più
ampio. Ribadisco che i termini finanziari per tentare il tutto per tutto
esistono". Rifondazione tuona contro il riemergere di
una cultura delle relazioni sociali da anni '50, mentre la Lega Nord con Francesco Bruzzone parla di "amministrazioni
locali che si sono calate le braghe davanti a Riva". Ora sindacati e
istituzioni hanno aperto una nuova prospettiva di confronto. Arrivederci alla
prossima puntata. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 4 Sono tornati ad accamparsi davanti allo stadio di Marassi di FRANCESCO
GUZZARDI Sono passati 8 mesi da quando la sindaco, in occasione di un intervento
sulla moschea, assicurò la mano pesante contro gli insediamenti abusivi dei
nomadi. Parole cui seguirono certe azioni: prima lo sgombero e la bonifica del
campo di Polcevera e il giorno dopo quello del piazzale antistante lo stadio
Luigi Ferraris pareva avessero sistemato le cose. Proprio davanti lo stadio, la
presenza di alcune auto della Polizia Municipale in maniera costante
funzionarono da deterrente, tant'è vero che da allora, nessuna roulottes né
camper e auto lussuose fecero sosta presso il piazzale. Gli abitanti e
commercianti del posto più volte ringraziarono le autorità le quali, dopo mesi
di furti, accattonaggio e angherie d'ogni sorta, riuscirono a ridare
tranquillità a un quartiere da troppo tempo in balia di balordi. Ma, come qualcuno
purtroppo temeva, il fenomeno si sta ripetendo e dalla settimana scorsa, gran
parte del piazzale è tornato in balia di famiglie romene, ancora auto di lusso
e caravan mega galattici fanno di nuovo bella mostra davanti lo stadio. La
prima avvisaglia c'è stata giovedì scorso quando, dietro l'edicola della
piazza, una famiglia di zingari cominciò a stendere panni, arrostire carne e
accamparsi come in riva al mare. Il giorno dopo le roulottes superavano le 5
unita e sabato, giorno prima della partita, si contavano almeno una quindicina
di famiglie tranquillamente accampate. Si pensava, o meglio si sperava, che la
partita di domenica scorsa potesse allontanare quella comunità che cresceva
giorno dopo giorno e così fu infatti, domenica mattina il piazzale si presentava
sgombero e pronto per l'evento sportivo. Ma anche in questo caso si è trattata
della solita illusione: perché tra lunedì notte e martedì mattina, quella gente
e ritornata e addirittura raddoppiata infatti, adesso le case viaggianti sono
almeno 25 e l'accampamento, con tanto di pentole, panni al vento e la solita
spazzatura che circonda quella gente, da tutta l'aria di una struttura non
certo provvisoria o di passaggio anzi, col passare delle ore diminuiscono le
macchine parcheggiate dei residenti, che evidentemente preferiscono tenere
lontana l'auto da quel posto ritornato terra di nessuno, e aumentano quelle dei
rom, auto che costano da 50 mila in su. Tuona Bruno Ferraccioli, Lega nord, vicepresidente del consiglio del Municipio Bassa Val Bisagno:
"Da parecchi giorni, il piazzale antistante lo stadio è di nuovo meta di
numerose carovane di nomadi. Nonostante le numerose segnalazioni effettuate dai
cittadini, la civica amministrazione non ha provveduto in alcun modo allo
sgombero coatto limitandosi a delle inutili ordinanze. Bell'esempio di
come il Comune intende far rispettare le leggi e tuteli la sicurezza dei
genovesi! Non azioni ma inutili fogli di carta. Se immediatamente non si
provvederà - conclude Ferraccioli - all'allontanamento forzato di questi nomadi
e non si porrà rimedio una volta per tutte a questo scempio siamo pronti a
organizzare una manifestazione con i cittadini di Marassi esasperati dalla
difficile convivenza con persone dedite al furto e all'accattonaggio". A
questo punto sono tanti gli interrogativi che la gente si pone e che,
soprattutto pone alle autorità competenti: "Perché - domanda Federico,
commerciante - non mandano altre due macchine come la scorsa estate, altrimenti
quella gente aumenta sempre di più e tra qualche mese ci troveremo punto e a
capo". Un disagio che coinvolge non solo i residenti ma anche coloro che
transitano nei pressi con l'auto. La signora Simona gestisce un locale in via
del Piano: "Proprio ieri ero ferma su quel ponte, dichiara la donna spaventata,
sul sedile posteriore sedeva mia figlia piccola e quando un lavavetri che mi
chiedeva soldi l'ha guardata in malo modo, ho aperto la borsa e gli ho dato 10
euro". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
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N. 97 del 2008-04-23
pagina 6 "Io, romena leghista, dico: eliminate le baraccopoli" di
Giacomo Susca da Milano Va bene il voto di protesta delle periferie operaie.
Vada anche per i nuovi schiavi dei call center. Ma Bossi e compagni ammettano: e chi se l'aspettava di trovare nelle urne
perfino le "crocette" degli immigrati? Romeni, per giunta. Roba da
salire a piedi sul Monviso e cospargersi di acquasanta alla fonte del Po.
Eppure qualcosa di "strano" è successo il 13 e 14 aprile scorsi.
Dietro quell'8,2 per cento di preferenze su base nazionale, il
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
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Pagina VI - Napoli
"Chiesa, troppi silenzi sui clan" L'accusa del vescovo Nogaro: ci
preoccupano più i laici dei camorristi RAFFAELE SARDO Troppi silenzi sulla
camorra da parte della Chiesa, specie delle gerarchie: il duro atto d'accusa
viene da uno dei vescovi tradizionalmente più impegnati nella lotta ai clan,
monsignor Raffaele Nogaro, dal 1990 alla guida della diocesi di Caserta.
Secondo Nogaro, le responsabilità della Chiesa vanno anche oltre: tenuto conto
dell'influenza storica del cattolicesimo nella realtà campana, è inevitabile
concludere che una "certa" mentalità distorta sia stata contigua ad
una "certa" religiosità, pur escludendo vere e proprie complicità.
Nogaro, friulano d'origine, è da sempre voce scomoda. Vicino alla pensione
(compirà 75 anni a fine 2008), il vescovo ha scritto una lunga lettera in vista
di un corteo anticlan promosso da associazioni cattoliche casertane per il 25
aprile, in segno di solidarietà con il magistrato Raffaele Cantone, lo
scrittore Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione, recentemente divenuti bersagli di minacce da parte dei boss del
clan dei Casalesi. Per il vescovo di Caserta, le gerarchie ecclesiastiche non
fanno abbastanza contro la camorra. "Sono molto preoccupate di difendersi
dai nemici "ideologici": massoni, comunisti, laicisti di ogni genere,
e sottovalutano l'inquinamento morale e civile causato dai poteri
illegali", sostiene il porporato. I camorristi, che pure sradicano
il Vangelo dal cuore della nostra gente, negando ogni forma di amore del
prossimo, diventano facilmente i promotori delle iniziative della ritualità
religiose del popolo. Proteggono un certo ordine stabilito, vengono corteggiati
dalle istituzioni. E per un falso amore di pace, la Chiesa tace", incalza
il vescovo. Non solo. "Un dato s'impone nella sua oggettività - scrive
Nogaro - la storia della Campania, e la sua cronaca, non si spiega senza tenere
nel debito conto l'influenza della Chiesa". Quindi, "le espressioni
religiose, soprattutto quelle enfatiche, e la camorra non sono due fenomeni
indipendenti. Fortunatamente - sottolinea il vescovo - non si arriva mai alla
complicità. Non si può tuttavia rimanere in disparte, scaricando la realtà
criminale alla competenza dello Stato". Il vescovo punta l'indice anche
contro la politica: "Le dirigenze di ogni tipo confondono facilmente il
bene comune con l'interesse privato. Il degrado, il sottosviluppo e la
disoccupazione fanno sì che l'emigrazione dei giovani volenterosi sia
enorme". Ma il bersaglio resta quella parte di Chiesa che se ne lava le
mani. Resta "isolato", ricorda così Nogaro, "l'esempio
fulgido" di don Diana, parroco di Casal di Principe ucciso nel 1993. E c'è
la questione culturale: nelle parrocchie, ammonisce Nogaro, si devono superare
comportamenti "che possono configurarsi come camorristi: gli atteggiamenti
autoritari, la violenza di un potere costituito, la precettistica morale
imposta come inquisizione delle coscienze, la mancanza di democrazia nella
gestione comunitaria".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
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Pagina VI - Napoli
Pozzuoli, Figliolia scagionato e deluso "La mia città regalata al
centrodestra" ANGELO CAROTENUTO POZZUOLI - Lo chiamano di nuovo sindaco,
proprio adesso che non lo è più. "La città mi è stata vicina". Però
c'era chi si voltava dall'altro lato. "Oggi so chi sono gli amici e i
nemici". Vincenzo Figliolia è tutt'insieme un uomo frastornato, sereno e
amaro, ora che il giudice Buccino Grimaldi stabilisce come infondate le accuse
che gli hanno interrotto il mandato alla guida di Pozzuoli: abuso di ufficio e
omissione di atti. "Per non aver chiuso il mercato ittico, questa era la
tesi, avrei favorito un clan". Prosciolto. A 4 anni e 4 mesi di distanza
dall'avviso di garanzia. Con una beffa in più: una settimana fa le elezioni
hanno deviato la traiettoria della città verso destra. Più che cambiar rotta
Pozzuoli, in realtà l'hanno cambiata i vincitori, che stavano dall'altra parte
- la parte di Figliolia - e ora governano una città alla vigilia di una
trasformazione, con milioni di euro in arrivo, la riqualificazione
post-industriale nell'ex area Sofer, il progetto Waterfront di Peter Eisenman. "Un
Comune regalato al centrodestra, guidato da un uomo che era capogruppo del mio
partito, e che prima ancora era vice sindaco nel centrosinistra, e che ha
votato a favore degli della mia giunta. Ma si può?". è di Pasquale
Giacobbe che parla Figliolia, tutto d'un fiato, di un compagno di percorso che
nel 2005 è il primo dei non eletti per la Margherita in Regione, e che nel 2008
va in campo con la maglia del centrodestra. "Era l'assessore all'Annona e
ai mercati. Quei mercati al centro dell'inchiesta che mi ha riguardato. Ma
dico. Io eredito la patata bollente dopo il famoso episodio
del boss che entra in sala mentre la commissione è riunita; ristrutturo il
mercato con un mutuo; lo trasformo nel terzo d'Italia per traffico; produco
atti pubblici: ebbene, io finisco sotto inchiesta". Tutto comincia nel
dicembre 2003 con l'avviso di garanzia. "Vennero a notificarlo alle
5 del mattino con una perquisizione domiciliare. C'erano tanti di quei
carabinieri che facevamo i turni per entrare nelle stanze. Ho casa piccola".
L'anfiteatro a pochi passi. "Ottanta metri quadri. Le bambine erano
piccole". Quando sono cresciute hanno cominciato a fare domande. "La
più grande ora ha 12 anni. Nei mesi scorsi chiedeva: perché non sei candidato?
Ho dovuto spiegare. Adesso sono felice per la mia dignità e per lei". Nel
febbraio 2004 si insedia la commissione d'accesso. Un anno dopo arriva il
rinvio a giudizio, nel dicembre 2005 il Consiglio è sciolto dal ministro Pisanu
su richiesta del prefetto Profili: alle elezioni mancavano 4 mesi. Invece per
Pozzuoli è tempo di commissari: Domenico Bagnato, Salvatore Malfi, Raffaele
Sarnataro. "Oggi è una città distrutta". Siamo all'autunno 2007.
"Era calato il silenzio. A ottobre i miei avvocati sollecitano la Procura
a muoversi, a novembre mi rinviano a giudizio" Rito abbreviato.
Prosciolto. Solo che la politica va avanti. Ecco cosa gli rode. "Sono
stato capolista alle primarie del Pd. Lo volle De Mita. La mia lista è stata la
più votata ai Campi Flegrei". Pozzuoli manda il suo ex sindaco sotto inchiesta
all'assemblea del Pd. Il partito lo chiama in Direzione. E poi? "Ora
chiedo un chiarimento. L'esecutivo provinciale di Emma Giammattei e quello
regionale di Iannuzzi hanno fatto in modo che io non fossi candidato a
Pozzuoli". Si racconta di un blitz notturno alla vigilia della consegna
delle liste. "Ci fu una presa di posizione. L'avrei capito se fossi stato
candidato sindaco; io volevo fare il consigliere. Neppure quello. Lo trovo
grave. Hanno avuto una risposta". Se è un addio, si vedrà. "Devo capire
i contenuti del partito. Vogliono il ricambio, poi leggi i nomi e sono sempre
gli stessi. Hanno bocciato De Mita perché aveva 80 anni, però in giro vedo
tanta gente che ne ha 70. Potevo farmi una lista civica, ma vengo da una
cultura in cui il partito ha una sua importanza. Vigilerò sulla giunta. Con
Giacobbe, Pozzuoli torna indietro di 30 anni. Voglio dare voce a chi mi ha
sostenuto". Due consiglieri comunali, Manzoni e Terracciano, sono stati
eletti col suo sostegno. Pasquale Giacobbe, primo dei non eletti per la
Margherita in Consiglio regionale nel 2005, ora è il leader di una giunta di
centrodestra. Nella sua corsa al "nuovo" ha arruolato 3 ex sindaci,
una decina di ex assessori (tra cui Fiandra e Buonaiuto, giunta Figliolia) e
quasi 40 ex consiglieri comunali. "Ho sentito Figliolia per gli auguri.
Sono contento per lui e per la città, che così cancella il timbro infamante
della camorra. Ma io non ho firmato atti di Figliolia. Capisco che lui senta di
aver ricevuto un danno: eventualmente dentro la sua parte, che non è più la
mia. Avrei vinto lo stesso anche contro di lui". Pozzuoli non smette di
farsi domande. Ciro Biondi, candidato per la Sinistra, primo dei non eletti:
"Vogliamo leggere gli atti per capire cos'è accaduto in questi anni".
Anni in cui Biondi è stato tra gli animatori, come oggi, della Rete civica per
il municipio, coordinata da Antonio Damiano, indipendente dai partiti. E Aldo
Marcellino, presidente di Unimpresa a Pozzuoli, aggiunge:
"L'amministrazione Figliolia fu caratterizzata da luci e ombre. Con lui ci
fu l'apice della ripresa del mercato. Ha goduto del momento d'attenzione su
quella vicenda e poi l'ha pagata in prima persona. Vediamo ora come va e cosa
sarà del Waterfront. Vediamo se Pozzuoli capisce cosa vuole diventare nei prossimi
anni". E stavolta decide la destra.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
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N. 97 del 2008-04-23
pagina 11 Reguzzoni: "Che fallisca pure... Malpensa non vuole
elemosine" di Felice Manti da Milano "Se Alitalia deve fallire,
fallisca. Il destino di Malpensa non dipende da quello della compagnia aerea. Qui
a Varese non vogliamo elemosine". Marco Reguzzoni da ieri non è più il
presidente dell'amministrazione provinciale di Varese. Leghista doc, 37 anni, è
stato eletto deputato il 14 aprile. Air France ha detto adieu ad Alitalia. E
ora? "E ora vinca il mercato. Alitalia vada per la sua strada. Se deve
fallire fallisca, l'importante è che non vincoliamo il mercato".
Rifondazione dà la colpa al Pd, il Pd parla di "polpetta avvelenata"
della Lega che penalizza Roma e Fiumicino... "La
sinistra commette il solito errore: mettere il becco in una questione meramente
economica. Una compagnia aerea è un'azienda e deve stare sul mercato. Quello
che non dobbiamo fare è dire che cosa deve fare Alitalia. Quanto a Roma,
diciamo subito una cosa. I conti della compagnia aerea sono stati penalizzati
da chi ha deciso di fare assunzioni solo su Fiumicino. E che queste assunzioni,
fatte nel passato, siano di tipo clientelare è assodato". E Malpensa?
"Se vince il mercato Malpensa vivrà. Non vogliamo che Malpensa venga
assistita, né vincolare il destino dell'aeroporto a quello di Alitalia".
Il presidente lombardo Formigoni dice che Air France voleva comprare Malpensa
per distruggerlo... "È vero. L'obiettivo era vincolare i voli sul Charles
de Gaulle di Parigi o su Fiumicino, tagliando fuori Malpensa. Quella imposta
dai francesi era una misura inaccettabile". Le ipotesi sul piatto della
bilancia sono due: prestito ponte o legge Marzano. Lei per quale
"tifa"? "Ribadisco. Se si deve salvare per l'ennesima volta una
compagnia decotta penalizzando Linate o altri scali, meglio farla fallire,
senza spendere altri soldi. Quanto al commissariamento bisogna vedere che fine
fanno gli aerei". Perché? "Alitalia non ha più aerei di proprietà.
Sono tutti a noleggio. Vai a spiegare a una società di leasing, con sede magari
alle Cayman, che i tuoi crediti sono congelati. Si ricorda il caso di
Volare?". La compagnia sull'orlo del fallimento, poi commissariata...
"Con la legge Marzano. Ma il giorno dopo la nomina del commissario
straordinario, le società proprietarie degli aerei li avevano
"parcheggiati" in aeroporti stranieri. Sostenendo, giustamente, di
non avere più la certezza che la compagnia avrebbe pagato il leasing".
Qual è il rischio? "Allora Volare restò ferma un mese. E non successe
niente. Ma se Alitalia stesse ferma anche un giorno, si fermerebbe il
Paese". Quanto ha inciso il caso Alitalia sulla
vittoria di Pdl e Lega al Nord? "Tanto. È stato un caso di scuola, nel quale la
sinistra ha mostrato la sua vera maschera. Quella statalista, interventista
nell'economia. Un atteggiamento antieconomico di cui il Paese non ne può
più". Si parla insistentemente di una cordata italiana del Nord...
"È un'ipotesi molto plausibile. Personalmente so che una cordata in
embrione esiste. So che ci sono degli imprenditori del Nord disponibili a
investire sulla compagnia aerea, anche se è evidente che serve un forte partner
industriale straniero alle spalle". Sarebbe una buona soluzione o...
"Mi auguro solo che la cordata non voglia porre vincoli sulle tratte, come
ha fatto Air France, o sugli slot di Malpensa. O che decida di penalizzare
qualche altro aeroporto, fosse anche Fiumicino. Chi vuole compri e rispetti le
regole di mercato". felice.manti@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
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N. 97 del 2008-04-23
pagina
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-04-23 num: - pag: 1 autore: di GIANGIACOMO
SCHIAVI categoria: REDAZIONALE I CLANDESTINI E LE ESPULSIONI LA SICUREZZA E LE
REGOLE Un clandestino fermato in piazza Duomo perché non ha rispettato il
decreto di espulsione ha un "giustificato motivo" per non andarsene
da Milano: lo consente la legge che rende inutili i controlli dei poliziotti
che fanno il loro dovere. Il "giustificato motivo " (per fame, per
soldi) è uno dei tanti buchi neri nelle maglie della
sicurezza che dal 13 aprile è diventata la prima emergenza del Nord. Ma non è
l'unico. Qualche tempo fa un pullman che doveva riportare nel paese d'origine
alcuni rom sgomberati da un campo abusivo ha fatto tappa a Rogoredo. Per le
spese di viaggio e il loro sostentamento, la prefettura di Pavia aveva
assegnato mille euro a ogni persona. La cronaca di Andrea Galli sul
Corriere di un mese fa racconta come è andata a finire: "I rom prendevano
i soldi, ne consegnavano una parte agli autisti (romeni non rom) e questi,
concluso l' accordo, dopo qualche chilometro li facevano scendere". Particolare
non trascurabile: la tratta stradale Milano-Bucarest è coperta soltanto da
compagnie romene. A queste, appunto, ci si era affidati. L'incertezza della
pena e il confuso sistema delle espulsioni alimentano un rancore che tracima in
una motivata rabbia civile quando si aggiungono stupri, violenze, furti sui
treni, borseggi alla Stazione, scippi, anziani truffati, rapine in villa. Dopo
anni di allarmi inascoltati,(ricordate i fatti del 1999, i nove morti in nove
giorni a Milano?) non vale più la sottile distinzione tra reale e percepito: è
un alibi. Non servono le statistiche a rassicurare la gente che ha paura. I
reati a Milano sono in diminuzione perché molti cittadini non li denunciano
più. Nove anni fa il procuratore Nicola Cerrato chiese di abolire la parola
microcriminalità e D'Alema, allora presidente del Consiglio, sottoscrisse:
chiamiamola criminalità diffusa. Questa criminalità si è diffusa troppo, si è
espansa nel lassismo e nella quasi certezza dell'impunità. I flussi
incontrollati dall'Est hanno dato la botta finale: è aumentata l'inquietudine.
In alcuni quartieri cittadini la gente è spaventata. Non saranno le ronde
padane o i braccialetti da galeotto a risolvere un'emergenza incancrenita,
diventata benzina per demagogie e propagande elettorali. Ma un po' di rigore e
di legalità, sì: di questo c'è bisogno. Come di un rafforzato controllo del
territorio, senza divisioni e gelosie tra le forze dell'ordine. Meglio le
caserme nelle aree di sofferenza o più volanti che battono i quartieri e segnalano
ai cittadini onesti una presenza amica? Il Comune rilancia il suo progetto,
legalità e accoglienza, aiuti agli immigrati che lavorano e mandano i figli a
scuola. Per chi non accetta le regole non c'è posto. Su questa base si può
costruire il dialogo con Lega e Partito democratico. E
dire, senza vergognarsi, basta impunità.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-04-23 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE Deputato della Lega Salvini:
bisogna tornare alle "gabbie" salariali Onorevole Salvini, Milano è
carissima. Nel suo partito si parla delle gabbie salariali come della
soluzione. "Non siamo mica alla zoo... Ma l'idea di base è quella
giusta". In soldoni? "Gli stipendi al Nord devono essere più
alti". Quelli del privato lo sono già. "Quelli del pubblico no. Visto
il costo della vita, infermieri, tranvieri, vigili urbani e insegnanti a Milano
dovrebbero guadagnare il doppio". Lo ha fatto presente al sindaco Moratti?
"A oggi non è una strada praticabile. Ma con il federalismo fiscale tutto
cambierebbe. L'importante è che Roma ci lasci i nostri
soldi". I tranvieri oggi hanno il licenziamento facile. "Esatto.
Colpa degli stipendi da fame. Con mille euro al mese se va bene si affitta un
monolocale". Matteo Salvini neodeputato della Lega Nord Ri. Que.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-04-23 num: - pag: 3
categoria: REDAZIONALE Formigoni "stoppato" da Berlusconi.
"Resta a Milano" Oggi ultimo incontro con il Cavaliere. Pdl: ancora
tutto aperto. Pd: il governatore non conta Per il presidente si profilano altri
due anni al Pirellone. Con un ruolo politico importante nel Pdl Ci si prepara
al Formigoni bis. Grande nervosismo ai piani alti del Pirellone. E tutti con il
fiato sospeso. Oggi l'ultimo incontro tra il governatore e il Cavaliere, ma il
destino di Formigoni sembra ormai tracciato. Altri due anni al Pirellone. Con
un ruolo politico importante dentro il Pdl. E con un gruppo di assessori da
rimpastare: Gian Carlo Abelli, Massimo Corsaro e Viviana Beccalossi. Loro a
Roma ci andranno. Il clima è teso. Tesissimo. Formigoni, dopo aver incontrato
Silvio Berlusconi ad Arcore si è limitato a due commenti. Il primo di
smarcamento: "Tutto bene, tutto bene". Il secondo di riposta
all'uscita di Gianfranco Fini che aveva annunciato urbe et orbi che Formigoni
sarebbe rimasto al suo posto in Lombardia: "Non sapevo che fosse
l'onorevole Fini a dover decidere del futuro mio e della Lombardia. Per quanto
riguarda me e Berlusconi, abbiamo aggiornato il nostro colloquio a domani sera
(questa sera, ndr)". Per il resto, silenzio e "preparazione "
dell'ultima contromossa, quando questa sera incontrerà il leader del Pdl. Ma
dall'entourage del governatore trapela una "forte perplessità " sulle
scelte del Cavaliere. La Regione attende. Centrodestra e centrosinistra
preferiscono non premere il piede sull'acceleratore. "La questione è
ancora aperta - attacca Giulio Boscagli, capogruppo di FI al Pirellone - Io sto
alle dichiarazioni e non faccio fantapolitica. Aspettiamo domani (oggi, ndr).
Mi sembra evidente che alcuni esponenti dell'alleanza facciano delle forti
pressioni perchè Formigoni resti al governo della Lombardia, ma l'ultima parola
toccherà a Formigoni e Berlusconi. Confido che individueranno la scelta
migliore per tutti". "Aspettiamo - attacca Ignazio La Russa di An Ma
è fuori luogo che Formigoni si risenta. Fini non ha dato giudizio di gradimento
o di sgradimento, ma soltanto di probabilità". Pochi minuti dopo arriva la
rettifica di Fini: "Formigoni mi ha equivocato ". E la Lega? Che fino
a pochi giorni prima era il più grande sponsor della discesa romana di Formigoni
in modo da aprire la strada a una presidenza del Carroccio?: "Una premessa
- attacca il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti - Totale
fiducia nell'operato di Umberto Bossi. Per noi
della Lega cambia poco. L'idea di avere un presidente della Lega ci alletta
come possibilità. Ma che sia fra sei mesi o che sia fra due anni, per noi
cambia poco. L'obbiettivo della Lega rimane sempre quello: chiudere il cerchio
per arrivare al federalismo fiscale". Anche il centrosinistra
aspetta l'ufficializzazione della rinuncia. Ma non lesina critiche al balletto
delle ultime settimane: "Credo che sia doveroso per la dignità della
Regione - attacca Franco Mirabelli, Pd - che il presidente decida cosa fare, se
resta o no, se gli interessa o non gli interessa guidare una delle istituzioni
più importanti d'Italia. Credo che sia doveroso, lo deve a chi lo ha eletto e
all'istituzione Lombardia. Sicuramente non è un bello spettacolo. Ci faccia
sapere se vuole continuare a governare la Regione o no". Tocca ad Alessandro
Alfieri, dell'esecutivo Pd, tirare le prime considerazioni politiche: "Per
la seconda volta consecutiva le ambizioni di Roberto Formigoni sembrano
destinate a rimanere frustrate. Sembra ormai chiaro che Formigoni sia stato
isolato dall'asse Bossi-Berlusconi, che decide ancora
una volta i Malumori destini della Lombardia". Parla di ritorno alla
normalità, il verde Carlo Monguzzi: "Grazie al cielo siamo tornati alla
normalità. Ma qual è il Paese per cui in presidente di Regione per sua
ambizione personale costringe sei milioni e mezzo di lombardi ad andare a
votare con una spesa di 50 milioni di euro? Invece che alle Idi di Marzo
assisteremo alle vendette formigoniane". Sulla stessa linea, Marco
Cipriano, vicepresidente del Consiglio regionale della Sinistra democratica:
"Finalmente è finita una farsa indegna. Formigoni ha dimostrato scarsa
sensibilità per le Istituzioni. è legittimo che ognuno abbia delle aspirazioni,
ma giocarle in questo modo significa avere in spregio la Regione. Siamo in una
situazione di paralisi per i capricci di Formigoni. Speriamo adesso che nel
2009 non si candidi per le Europee o per la Presidenza della Provincia ".
L'esponente della Sd si lancia anche in una valutazione politica: "Lo dico
con dispiacere e rammarico: Forza Italia ha fatto i suoi interessi. Cedere la
Lombardia a Bossi significava fargli fare il suo gioco
preferito: stare al governo a Roma e all'opposizione in Lombardia".
Dall'entourage del governatore trapelano "perplessità" sulle scelte
del Cavaliere Delusione Formigoni, dopo l'incontro con Berlusconi, ha accettato
di restare alla guida della Regione Maurizio Giannattasio.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-04-23 num: - pag: 16 categoria:
REDAZIONALE Carcano Debutta a Milano "La terra desolata" della
compagnia Pacta di Annig Raimondi "Vado con Eliot al music hall"
L'attrice e protagonista: "Sulla scena vuota apre e chiude il
vocalist" D opo tredici anni passati sui palcoscenici
del Nord Italia, "La terra desolata" di T.S. Eliot approda, per la
prima volta, al Carcano. Un testo che parla del percorso di metamorfosi e
conoscenza dell'uomo, fino al sacro Graal; uno spettacolo cult per Annig
Raimondi, unica protagonista della scena, ma anche per Pacta, la sua nuova
compagnia formata da Maria Eugenia d'Aquino, Fulvio Michelazzi e
Riccardo Magherini, nata dal recente "divorzio" con Marina Spreafico
del Teatro Arsenale. "Può sembrare strano che dopo più di vent'anni si
arrivi a una rottura", spiega Annig Raimondi, "ma quando i punti di
vista sulla funzione del teatro sono diversi, è giusto che ognuno vada per la
propria strada. Noi siamo per un palcoscenico che affronti temi legati alle
necessità del nostro tempo ". Senza una sede però non è facile.... "è
un rischio certo, ma anche uno stimolo per non venire risucchiati dalla
stabilità ", taglia corto l'attrice. "Con il nostro progetto
"Palcoscenici per un teatro nomade" (sostenuto dalla Provincia, ndr)
possiamo rinnovarci avviando nuove collaborazioni con altre sale della
città". Come un moderno "Carro dei comici" gli spettacoli di
repertorio vengono riallestiti in funzione del palcoscenico che li ospita.
"Al Carcano la scena è stata svuotata per dar corpo agli elementi
desolatamente posizionati di questo poemetto ", spiega la Raimondi. Ma per
"La terra desolata" (1922), proposto nella traduzione di Roberto
Sanesi, non è certo il primo cambiamento. La sua struttura frammentaria, cinque
sezioni che procedono per analogie, si presta al gioco teatrale. Per parlare
della perduta centralità dell'uomo e delle mille maschere che è costretto a
indossare, il linguaggio passa dal teatro elisabettiano al music-hall, dalla
poesia metafisica al nonsense. Da tre anni inoltre Annig Raimondi ha inserito
nello spettacolo note dell'autore e frammenti tratti dai "Quattro
Quartetti". Tra le novità il vocalist Bernardo Lanzetti cui è affidata
l'ouverture e il finale. Novità Lo spettacolo, da 13 anni in giro per l'Italia,
è riallestito in funzione del teatro che l'accoglie Metamorfosi Annig Raimondi
in "La Terra desolata" Livia Grossi LA TERRA DESOLATA oggi al Teatro
Carcano, corso di Porta Romana 63. Ore 15 e 21, 9/5 euro. Tel. 02. 55.181.377.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-04-2008)
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Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-04-23 - pag: 15 autore: LA GIORNATA
PREVIDENZA E FISCO Brunetta: sui lavori usuranti necessario un giro di vite
Prudenza sull'abolizione dell'Ici: modi e tempi dell'operazione ancora da
vedere La partita sulle pensioni rischia di riaprirsi. Il Governo Berlusconi si
prepara a rendere più restrittivo, o ad affossare del tutto, il decreto
legislativo (varato dal Governo Prodi) sull'elenco dei lavori usuranti da
esentare dalla nuove regole previdenziali. A lasciarlo intendere è il
responsabile del programma del Pdl, Renato Brunetta. Che conferma che il nuovo Esecutivo non è intenzionato a tornare allo scalone- Maroni. Ma aggiunge anche che sarà necessario prevedere "un
ulteriore giro di vite" per garantire la sostenibilità del sistema
pensionistico, anche evitando di applicare "la famigerata norma sui lavori
usuranti". Anche se Brunetta non lo dice, l'obiettivo è chiaro:
risparmiare almeno una fetta consistente dei circa 2,5 miliardi che
dovrebbero essere utilizzati nei prossimi dieci anni per esentare annualmente
non meno di 5mila lavoratori impiegati in attività usuranti. Il responsabile
del programma del Pdl si sofferma, in un'intervista al settimanale
"Famiglia cristiana", anche sui provvedimenti "impopolari "
che il Governo Berlusconi adotterà già all'inizio del suo mandato affermando
che i primi saranno la lotta all'evasione fiscale e il federalismo fiscale.
Brunetta si mostra poi prudente sulla cancellazione dell'Icisulla prima casa:
l'aboliremo "secondo modi e tempi che vedremo. Per coprire il buco di
entrate che si crea servono un miliardo e novecento milioni di euro, un costo
che va valutato e spalmato nel tempo per non creare squilibri. Stesso
procedimento- aggiunge Brunetta – sarà seguito per il bonus bebè e la
detassazione degli straordinari". Tutti interventi che dovrebbero essere
varati, almeno in versione parziale, nei primi Consigli dei ministri. Diverso
il discorso per la detassazione della tredicesima, che scatterà "nel
medio-lungo periodo". Quanto alla diminuzione della pressione fiscale e
all'introduzione del quoziente familiare e agli investimenti pubblici", i
tempi, dice Brunetta, saranno indicati nel Dpef che sarà varato a luglio.
Brunetta annuncia anche saranno eliminati i trasferimenti alla stampa periodica
e quotidiana. M.Rog.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-04-23 num: - pag: 1 categoria:
REDAZIONALE Il nuovo esecutivo "Formigoni resta in Lombardia" E'
scontro con Bossi e Fini ROMA - Risolto il nodo Lombardia
dopo il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni, il
presidente della Regione resterà al Pirellone per ultimare il mandato che scade
nel 2010. Il colloquio avrebbe avuto momenti di forte tensione dovuti
all'insistenza con cui il governatore ha sostenuto le sue ragioni, ritenute
"politicamente irragionevoli". L'obiezione che gli hanno mosso è che con la sua discesa a Roma Forza Italia sarebbe
stata costretta a cedere il Pirellone alla Lega Nord,
squilibrando la coalizione. Per lui, in ogni caso, si prospetta un incarico di
prestigio nel Popolo della Libertà quando il processo unitario sarà concluso.
Formigoni è stato anche protagonista di un botta e risposta polemico con
Gianfranco Fini e Umberto Bossi. A PAGINA 5 Fuccaro e
Schirinzi.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Sinistra/3
Lavoratori senza politica Mario Sai Dio acceca chi vuol perdere e la Sinistra è
stata cieca a fronte dei cambiamenti nella condizione del lavoro. E ha perso
cocentemente le elezioni. Se c'è una causa che spiega la separazione tra lavoro
e politica - evidente anche nel risultato elettorale - essa va individuata
nell'aver abbandonato la politica (delle istituzioni, dei partiti e dei
sindacati), il compito di progettazione, promozione, regolazione dello sviluppo
economico e sociale. SEGUE A PAGINA 11 Dal '
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Crisi Alitalia, arriva il maxi-prestito ponte Via libera a 300 milioni.
Berlusconi: ora ci sono le condizioni per la cordata. La Bonino: dubbi Ue
Prodi: abbiamo aderito alla richiesta del Cavaliere. Castelli
e Maroni: la priorità è Malpensa ROMA - Un prestito da 300 milioni a
Alitalia per mantenerla in vita e trovarle un compratore. Magari per l'estate.
è quanto ha ottenuto ieri il premier "in pectore " Silvio Berlusconi
dal governo Prodi che ha approvato un apposito decreto da notificare ora
all'Ue. Tramontata per ora l'ipotesi del commissariamento, si
cercherebbe già un nuovo manager di successo, alla Guido Rossi o alla Enrico
Bondi, che gestisca l'operazione con pieni poteri. "Silvio Berlusconi - ha
spiegato Romano Prodi - mi ha chiesto un prestito più sostanzioso di quello che
avevamo previsto per avere più tempo per risolvere la vicenda Alitalia. Il
nostro è stato un atto di responsabilità ". Sarebbe stato Gianni Letta,
consigliere del Cavaliere, a fare la richiesta, avvisando che se l'importo
fosse stato inferiore il governo Berlusconi non avrebbe convertito il decreto.
In Consiglio dei ministri era stata portata la cifra di 150-200 milioni ma il
vicepremier Massimo D'Alema avrebbe insistito per accordare l'aumento, a patto
che si rendesse pubblica l'insistenza del Cavaliere. Tra i ministri, Emma
Bonino avrebbe avanzato dubbi sulla possibilità di passare l'esame dell'Ue. Ma
di nuovo D'Alema avrebbe osservato che il passaggio a un commissario italiano
delle deleghe sui Trasporti dell'Ue avrebbe favorito Berlusconi. Il prestito
"con caratteristiche di mercato, a brevissimo termine", a valere sui
fondi della legge 46/92, dovrà essere rimborsato, "maggiorato di un tasso
d'interesse" nella misura prevista dall'Ue, entro il 31 dicembre 2008. Un
termine che consente di trasferire l'onere del rimborso all'eventuale
compratore. Il finanziamento, concesso "al fine di evitare l'interruzione
della continuità territoriale e problemi di ordine pubblico ", consentirà
di "mantenere la continuità operativa della compagnia per il tempo
strettamente necessario all'assunzione dei pieni poteri da parte del nuovo
governo". Per Prodi l'ipotesi francese è tramontata per "le eccessive
interferenze" della campagna elettorale e per "le numerose difficoltà
frapposte dai sindacati ". Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa,
ha aggiunto forse con ironia che è stata "la fiducia nell'impegno di chi
governerà" e la "bontà della proposta alternativa" di Berlusconi
a convincere il governo. Il quale a tarda sera ha annunciato: "Adesso
esistono le condizioni affinché chi vuole partecipare alla compagine si faccia
avanti e chieda di poter verificare i conti per presentare al più presto
un'offerta impegnativa". E poi il cavaliere ha aggiunto: "il tutto
coadiuvato da banche e istituti a latere e sicuramente con la partecipazione di
aziende del settore e enti importanti". Non sarebbero mancate alcune
valutazioni politiche, come il timore che decisioni, come il commissariamento,
si abbattessero sul ballottaggio per il sindaco di Roma. Per questo Walter
Veltroni avrebbe incontrato nel pomeriggio Prodi. Sull'altro fronte va
registrata la preferenza per il commissariamento espressa dal leghista Roberto
Castelli. Un'idea che avrebbe sfiorato anche il futuro ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti. Questi, insieme con Gianni Letta, non avrebbe ancora
abbandonato l'ipotesi francese, mentre Bruno Ermolli lavorerebbe alla cordata
italiana, magari allargata a società pubbliche, come Eni e Finmeccanica.
Soddisfatti per il prestito tutti i sindacati: per la Cisl di Raffaele Bonanni
ora bisogna puntare su Lufthansa. "L'azienda si guardi attorno e si doti
di una guida definita " auspica Fabrizio Solari (Filt-Cgil). Il
riferimento è al presidente Aristide Police che ha convocato per domani il cda
(ma anche i sindacati) e che potrebbe lasciare l'incarico con l'ingresso del nuovo
governo. Antonella Baccaro.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Questione capitale
Rumeni e rifiuti, campagna elettorale da paura. E i candidati si scontrano in
tv. Intervento di Paolo Berdini P.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Destra estrema Claudio
Lazzaro, regista di Nazirock, il film diffidato da Forza Nuova: "Xenofobi
come la Lega, in Veneto iniziative comuni" "Berlusconi e Alemanno
sdoganano i neofascisti" Il candidato del Pdl ha dichiarato di non volersi
apparentare, ma accetta i voti del Movimento Idea Sociale di Pino Rauti, che
alle politiche ha presentato una lista con Fiore Giacomo Russo Spena Ieri a
Bari, oggi all'università di Napoli, domani nei centri sociali di Roma. Il
giornalista Claudio Lazzaro sta girando l'Italia per diffondere il suo
documentario sull'estrema destra, Nazirock (già recensito dal manifesto). La
visione nei cinema è stata vietata per una diffida di Forza Nuova, e allora lui
ha deciso di muoversi per i canali ufficiosi. "E' un tentativo di
imbavagliare l'informazione critica - dice - così si creano le premesse di un
nuovo fascismo". Nel film lei racconta quanto la galassia neofascista sia
contigua con il centrodestra politico. Nazirock, oltre a raccontare l'estrema
destra e le sue subculture giovanili, mostra proprio lo sdoganamento politico
di questi gruppi da parte del centrodestra. Nella manifestazione contro Prodi
del 2 dicembre 2006, ad esempio, sul palco di San Giovanni con Berlusconi e
Fini c'erano Luca Romagnoli della Fiamma, uno che non è sicuro dell'esistenza
delle camere a gas, Alessandra Mussolini e Adriano Tilgher. Anche Roberto Fiore
di Forza Nuova ha dichiarato d'essere disponibile a appoggiare Berlusconi.
Queste sigle una volta erano escluse dal sistema istituzionale. Anche a Roma
Alemanno sembra ricompattare tutta la destra. Ha dichiarato di non volersi
apparentare, ma poi accetta i voti del Movimento Idea Sociale di Pino Rauti,
che alle ultime politiche ha presentato una liste comune con Forza Nuova. La
celtica che Alemanno porta al collo non è solo un simbolo mitico, rappresenta
anche la divisione Charlemagne delle SS. E' una simbologia illegale in base
alla legge Mancino, che si accompagna sempre alla svastica. Alemanno viene da
questi ambienti. Che abbia fatto un passo avanti per distaccarsi dal suo
passato è apprezzabile, ma rimane collegato ai gruppi d'estrema destra.
Arriviamo a un altro punto d'attualità: la proposta della Lega sulle ronde. Esponenti come Borghezio o Calderoli nei loro
comizi espongono idee xenofobe e razziste. Parlano di caccia agli immigrati,
visti tutti come stupratori. Ci sono collegamenti tra la Lega e l'estrema
destra. Ho fatto un documentario sul Carroccio, "Camicie verdi", in
cui racconto questi fatti. Borghezio, quando viene aggredito dagli
autonomi, dichiara di aver ricevuto la solidarietà solo di Fiore e Mussolini.
Poi c'è il legame col Veneto Fronte Skinheads, un movimento d'estrema destra
che si ispira al filosofo Ian Stuart Donaldson, fondatore del White Power Rock,
uno che attribuisce a Hitler la sola colpa di aver perso. Il leader del Fronte
era Piero Puschiavo, ora del direttivo di Fiamma Tricolore. Sta dicendo che
Lega e Fronte Veneto Skinhead fanno iniziative comuni? Hanno un terreno comune
nella caccia all'immigrato e nell'atteggiamento razzista. Condividono anche le
battaglia sui temi etici in difesa della cristianità. Poi certo, la Lega è
un'altra cosa rispetto a questi gruppi. Ora lei gira l'Italia per far conoscere
un film a cui è stato impedito di andare nelle sale. Il documentario si trova
nelle librerie ma non al cinema. Forza Nuova ha minacciato azioni legali nei
miei confronti e ai gestori che avessero deciso di proiettare il film. La
verità è che ci sono esercenti che temono anche ritorsioni squadristiche. Non
sono mancati altri attacchi: alcuni hacker hanno oscurato per tre giorni il
sito del documentario e a Perugia hanno assaltato il centro sociale che lo
aveva proiettato. Però è più inquietante l'atteggiamento censorio generale che
queste singole azioni. In generale, ho l'impressione che non si voglia che il
film venga diffuso. Sarebbe favorevole a una campagna per l'incostituzionalità
di Forza Nuova? Sono per la libertà d'opinione totale e assoluta nel rispetto
delle leggi. Quindi se c'è una norma che vieta determinati comportamenti va
applicata. Chiaro? Perché a suo parere l'avanzata dell'estrema destra,
soprattutto tra i giovani? Sia la Lega che questi gruppi neofascisti agiscono
sull'industria della paura, strumentalizzano le angosce prodotte dalla
globalizzazione. Poi c'è un problema più generale di una società che non sa
fornire gli strumenti culturali ai giovani per farsi strada in questa fase di
veloce cambiamento. Quelli impreparati si ritirano nell'odio. C'è anche il dato
della fascinazione estetica: il modello del duro, del ribelle, dell'eroe
perdente attrae. In questo quadro la sinistra ha colpe? La sinistra ha perso
quel radicamento nel territorio che dovrebbe essere una sua caratteristica. Ha
preferito i salotti, la tv e non ha saputo trovare il linguaggio giusto per
parlare con le fasce popolari. Lasciandole alla destra. Non si è battuta
neanche per quel minimo di conoscenza storica nelle scuole che darebbe ai
giovani gli anticorpi per difendersi da trappole ideologiche. Così tra loro il
nazifascismo riemerge. Anche per ignoranza.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2008-04-23 - pag: 19 autore: Eventi.
Presentata a Milano l'edizione 2008 del Festival dell'economia che comincerà il
29 maggio Trento tra mercato e democrazia Cipolletta: aprirsi al mondo- Boeri:
si parlerà anche di racket Cristina Jucker MILANO Mai come quest'anno il
Festival dell'economia di Trento sarà davvero internazionale: più del 50% degli
incontri avranno come protagonisti relatori stranieri. "Una scelta voluta,
perchè "Mercato e democrazia", il tema al centro del dibattito, ha
una dimensione che trascende le singole nazioni, impone scelte che richiedono
un coordinamento supernazionale. E poi perchè vogliamo sprovincializzare il
dibattito pubblico nel nostro Paese" ha spiegato ieri il responsabile
scientifico del Festival, l'economista Tito Boeri. Ci sarà una fitta schiera di
studiosi e ricercatori delle migliori università del mondo, imprenditori,
sociologi e giuristi. E arriveranno anche i politici: Fini, D'Alema,Maroni,Tabacci,Lanzillotta, forse Tremonti (ha preso tempo prima di
dare una conferma). Berlusconi è stato invitato, ma non si sa ancora se verrà.
Giunto quest'anno alla terza edizione, il Festival dell'economia di Trento
" occuperà" l'intero centro storico della città dal 29 maggio al 2
giugno prossimi. L'iniziativa,che conta su un budget di un milione di
euro, è promossa dalla Provincia autonoma, dal Comune e dall'Università degli
studi, mentre il comitato organizzatore è composto da Il Sole-24 Ore ed Editori
Laterza. Intesa Sanpaolo è partner; Fiat, Gioco del Lotto e Vodafone sono gli
sponsor principali. "L'Università di Trento ha fatto una grande scommessa
su questo evento – ha detto il suo presidente Innocenzo Cipolletta – con
l'obiettivo di aprirsi alla popolazione e al mondo, per uscire dalle aule e
farsi partecipe di un processo che coinvolge tutti. Il compito dell'Università
non è chiudersi nel territorio ma far venire la gente dal mondo e mandare
all'estero studenti e professori". Già la scelta del tema di quest'anno
entra nel cuore dei problemi del mondo. Ed è sempre più al centro degli studi
degli economisti. Il fatto è, ha detto Boeri presentando il programma del
Festival, che "ci eravamo abituati a credere che non ci potesse essere
mercato senza democrazia, ma ci siamo dovuti ricredere. Ci possono essere
regimi totalitari che tollerano la presenza di mercati". è avvenuto nel
piccolo Cile di Pinochet, sta avvenendo nella grande Cina. "Non si poteva
e non si può ignorarlo" ha aggiunto Boeri. Molti i filoni di discussione:
su quanto le ideologie possono condizionare il funzionamento dei mercati
parlerà Paul Krugman, docente all'Università di Princeton e alla London School
of Economics di Londra; Paul Collier, dell'Università di Oxford spiegherà
perchè i Paesi africani a basso reddito non riescono a imboccare la via dello
sviluppo; Egor Gaidar, primo ministro russo nel 1992, analizzerà il difficile
passaggio dal sistema sovietico a quello capitalistico. E ancora, Alan KrÜger
(Princeton) si occuperà di terrorismo, condizioni economiche e ideologia;
Rohini Pande (Harvard) risponderà alla domanda: c'è un controllo sull'attività
degli eletti nei Paesi democratici? "I terreni di riflessione, densi anche
sul piano pratico –aggiunge Boeri – ci porteranno anche sul fronte italiano. A
partire dal recente fenomeno della ribellione contro il pizzo. Anche qui c'è il
tentativo di creare una realtà di mercato e democrazia". Sarà un programma
di grande pluralismo. Lo sottolinea Lorenzo Dellai, presidente della Provincia
autonoma, che aggiunge: "ma anche un modo per respirare a pieni polmoni
ciò che accade intorno a noi". Il Festival, ricorda il sindaco di Trento,
Alberto Pacher, "è anche uno stato d'animo della città, che coinvolge
tutti". E dove c'è spazio per l'umorismo:un angolo dove disegnatori e
vignettisti di fama interpreteranno il Festival a modo loro. www.festivaleconomia.it
GLI INCONTRI Tra i filoni di discussione il rapporto tra ideologie e capitale,
la transizione russa e il difficile sviluppo dei Paesi africani Gli
organizzatori. Da destra a sinistra, Tito Boeri, Alberto Pacher, Lorenzo
Dellai, Innocenzo Cipolletta e Roberto Ippolito.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Malpensa L'aeroporto
e i tre moschettieri Sindaca & co. Moratti, Maroni e Formigoni
attenti allo scalo, ma su Alitalia è un "chissenefrega" Guglielmo
Ragozzino Finalmente si è fatta chiarezza. Sono almeno tre gli esponenti di
punta della maggioranza berlusconiana che si mostrano pochissimo sconvolti e
anzi affrontano con flemmatica impassibilità il disastro (come appare
dall'altra parte della barricata) per la rottura del contratto di
matrimonio di Air Spinetta con Alitalia. Quello che sta a cuore ai politici
locali di destra è con tutta evidenza il futuro di Malpensa: non altro. Se
badate a Roberto Maroni, portavoce del popolo
leghista, "Malpensa comunque se la caverà, qualunque sia la sorte di
Alitalia". E la spiega così: "Malpensa ha un grande futuro perché si
trova al centro di una zona di grande traffico, e perché si sviluppi basta
completare le infrastrutture e lasciarla senza limiti e ostacoli: aprendo
quelle rotte che Alitalia non usa ma tiene bloccate". E conclude di
"non sapere" se esista una cordata italiana per l'acquisto di Alitalia;
ma il suo "non sono informato" vuol dire chissenefrega, detto da un
futuro ministro, attento alle forme. Anche Letizia Moratti, attualmente sindaco
di Milano, esprime un concetto simile: "l'auspicio non era e non è il
fallimento della trattativa", ma Alitalia e Malpensa sono questioni
diverse... Qualsiasi soluzione positiva per Alitalia va bene...". Se non è
il chissenefrega, poco ci manca. "Diverso il tema di Malpensa che va
inquadrato nuovamente in una politica che non attiene ad Alitalia, ma al
governo italiano" che deve stabilire una propria politica di trasporto
passeggeri e merci "lasciando che Malpensa possa continuare il suo
sviluppo". Il meno diplomatico dei tre è il presidente della Giunta
regionale lombarda Roberto Formigoni: "Spiace doversi citare, ma ho sempre
detto che l'obiettivo di Air France era quello di distruggere Malpensa".
poi si corregge un po': "Non proprio distruggere, ma (causare) un forte
ridimensionamento e ora, ovviamente, scaricano l'Alitalia". E non perde
l'occasione di dare addosso a Tps (Tommaso Padoa Schioppa) che sarebbe
responsabile di un errore completo di strategia; "un risultato disastroso:
da una parte Malpensa fortemente penalizzata, dall'altra Alitalia sull'orlo
della scomparsa. E' qualcosa di davvero molto malinconico. Il nuovo governo ha
davanti a sé un compito molto impegnativo". Formigoni, forse, diceva di
sé. Ed era sulla strada di Arcore: il Capo avrebbe lodato il buon lavoro fatto
su Malpensa?.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corde e cordate Pdl
in difficoltà E Berlusconi tace "Stallo pericoloso" Piero Fassino
(Pd): "La crisi porterà esuberi e le prossime offerte saranno peggiori di
quella francese". Fini (Pdl): "Tagli necessari" Roma Si chiama
"prestito ponte" ma il puntello a cui appendere i 300 milioni di euro
che Prodi e Padoa Schioppa hanno appena affidato ad Alitalia non c'è. C'è solo
la decisione di dare alla compagnia di bandiera italiana un altro po' di
ossigeno, così come Gianni ed Enrico Letta avevano concordato giorni fa, quando
la trattativa con Airfrance non era ancora definitivamente saltata, ma i soldi
in cassa erano comunque finiti. Passato questo momento, alla nuova maggioranza
toccherà trovare rapidamente una soluzione, oppure decidere di affidare tutta
la faccenda ad un commissario che abbia le carte in regola per risanare i conti
del gruppo e provare a ripartire con nuove trattative. Per ora, però, gli unici
ad aver espresso una posizione chiara sono i dirigenti della Lega Nord, felici
della sconfitta dei francesi e apparentemente convinti che questo possa
cambiare il destino già segnato dell'aeroporto di Malpensa. "Sono soddisfatto
che Air France si ritiri. Non credo che altre compagnie interverranno, se non
per questioni prettamente politiche, ma se si lascia fare al mercato credo che
la via sia il commissariamento e attendere che Alitalia torni sul
mercato, ha spiegato a nome dei padani Roberto Castelli, durante la
trasmissione Omnibus de La7: "La volontà di Air France è uccidere Malpensa
perché infastidisce l'aeroporto Charles de Gaulle. E per noi padani è
inaccettabile togliere lo scalo internazionale del Nord". E' la linea che
la Lega ha sempre sostenuto, al punto di indurre il
leghista presidente della Sea Giuseppe Bonomi a far causa ad Alitalia quando
ridusse i voli su Malpensa e di convincersi (qualche anno fa) che la compagnia
potesse essere acquistata dalla padana Volare, fallita in breve tempo. Il vero
problema riguarda il Pdl, che sulla presunta cordata italiana lanciata da
Silvio Berlusconi ha costruito un pezzo della campagna elettorale e che, ora,
deve tirar fuori rapidamente il coniglio dal cappello. Difficile a farsi, se
ieri gli unici che proponevano qualche nome erano Francesco Giro, il futuribile
vice sindaco di Roma che ha invitato la compagnia elettrica Acea a partecipare
alla ricapitalizzazione di Alitalia e il neoeletto deputato del Pdl nel
collegio europeo, Aldo Di Biagio che si è unito "all'onorevole Mirko
Tremaglia" nell'appello " agli italiani residenti all'estero affinché
scendano in campo per dare il loro contributo all'iniziativa promossa dal
presidente Berlusconi per la salvaguardia dell'Alitalia". Più preoccupato
sembra il quasi presidente della camera Gianfranco Fini che mette le mani
avanti: "E' inevitabile che, se si trova un compratore, ci sarà un
ridimensionamento del personale perché l'alternativa non è dei avere
tre-quattromila esuberi, ma 18 mila persone in mezzo alla strada. Il fallimento
sarebbe in ogni caso un disastro", anche se a suo dire l'acquirente si
troverà "perché Alitalia non è una palla al piede ma un business". Il
problema, però, spiega Pier Luigi Bersani (Pd) è che "ogni scalino che si
fa verso l'emergenza possono aumentare gli interessati, ma peggiorare le
proposte. La nuova fase avrà problemi maggiori di quelli vissuti finora,
soprattutto per i lavoratori". Analisi che combacia con quel che dice
Piero Fassino: "Il rischio adesso è davvero grande. Tutte le altre
possibili soluzioni rischiano di essere peggiori della proposta Air France. Il
fallimento chiude l'azienda, il commissariamento transitorio impone, per
vincoli di legge, tagli e riduzioni fino al 50 per cento dell'operatività e del
personale". L'unico che dovrebbe a questo punto raccontar qualcosa dei
coraggiosi italiani che lo seguiranno nella salvifica cordata è Silvio
Berlusconi. Che, invece, al momento tace.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 5 categoria:
REDAZIONALE Berlusconi gela Formigoni: resti in Lombardia Il governatore contro
Bossi e Fini. Il leader di An: per la Camera lascio il
partito. Il Cavaliere da Napolitano Il premier in pectore forse già oggi al
Quirinale con Letta per informare sullo "stato dei lavori" per il
governo ROMA - Risolto il nodo Lombardia dopo il faccia a faccia ad Arcore tra
Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni, il presidente della Regione resterà al
Pirellone per ultimare il mandato che scade nel 2010. Anche se Formigoni,
uscendo, dice che "tutto è andato bene", la realtà sarebbe diversa.
Il colloquio avrebbe avuto momenti di forte tensione dovuti all'insistenza con
cui il governatore ha sostenuto le sue ragioni, ritenute "politicamente
irragionevoli ". L'obiezione che gli hanno mosso è che
con la sua discesa a Roma Forza Italia sarebbe stata costretta a cedere il
Pirellone alla Lega Nord, squilibrando la coalizione e prestando il fianco alle
critiche di chi dice che è un centrodestra a trazione nordista. Per lui,
in ogni caso, si prospetta un incarico di prestigio nel Popolo della libertà
quando il processo unitario sarà concluso. Formigoni è stato anche
protagonista di un botta e risposta polemico con Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Il primo, nel salotto televisivo di Bruno Vespa,
annuncia che l'esponente azzurro resterà in Lombardia, una previsione fatta
anche dal leader leghista. Al Senatùr obietta: "Il mio futuro politico
dipende da me e da Berlusconi, non da Bossi". E
poi ripete la stessa cosa rivolgendosi a Fini. "Per quanto riguarda me e
Berlusconi - rimarca - abbiamo aggiornato il nostro colloquio a domani sera
(stasera, ndr) ". Immediata replica di Fini: "Formigoni ha frainteso
ciò che ho detto, e cioè che credo rimarrà alla guida della Lombardia.
Rispondevo a una domanda, comunque ora lo chiamerò". Via libera, quindi,
alla nomina di Renato Schifani alla presidenza del Senato. Alla terza carica
dello Stato, la Camera, andrà Gianfranco Fini che lascerà la guida di An a un
"reggente". Fini annuncia sicuro che "la lista dei ministri sarà
pronta qualche ora dopo il conferimento dell'incarico ". A otto giorni dal
voto comincia a delinearsi la mappa del potere della nuova maggioranza, anche
per quanto riguarda l'assetto di governo. Oggi Berlusconi torna a Roma e
potrebbe salire subito al Quirinale, assieme a Gianni Letta, per informare il
presidente Giorgio Napolitano sull'avanzamento dei lavori relativi alla
formazione del suo ministero. "Ho già appuntamento - ha spiegato nella
notte - per cominciare a parlare, lo vedrò domani o dopodomani (oggi o domani,
ndr) ". Al momento la squadra guidata da Berlusconi annovera come vice
premier Letta e il leghista Roberto Calderoli. Agli
Esteri è designato Franco Frattini e Giulio Tremonti all'Economia, mentre
Ignazio La Russa andrebbe alla Difesa. Elio Vito finirebbe alla Giustizia
mentre Altero Matteoli si occuperebbe di Infrastrutture. A Claudio Scajola
spetterebbero le Attività produttive. Mariastella Gelmini potrebbe diventare il
ministro dell'Istruzione. Una riflessione a parte merita il dicastero della
Salute, che potrebbe essere spacchettato e questa potrebbe essere una delle
sorprese citate da Berlusconi. Ogni decisione, però, dovrà essere presa con
l'accordo degli alleati. Tra i nomi dei possibili ministri, tutti tecnici di
livello internazionale, circolano quelli di Ferruccio Fazio del San Raffaele di
Milano, responsabile della Medicina nucleare, dell'oncologo ex Regina Elena di
Roma Francesco Cognetti e dell'immunologo della Sapienza di Roma Fernando
Aiuti. Il governatore Formigoni non ritiene ancora chiusa la trattativa sulla
sua presenza al governo: oggi ne riparlerà ancora con Berlusconi Lorenzo
Fuccaro.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 5 categoria:
REDAZIONALE Retroscena Il Cav: fammi una proposta. No a Esteri, Interno e
Senato Silvio pensa al "risarcimento": ruolo nel Pdl, governo nel
2010 MILANO - A Formigoni Berlusconi avrebbe detto: "Non voglio dare la
Lombardia alla Lega. Resta lì fino alla scadenza naturale del tuo mandato e fra
due anni ti porto al governo ". C'è però un'altra tesi che da giorni
veniva sussurrata nei corridoi e che ieri mattina un leghista della prima ora,
l'europarlamentare Francesco Speroni, ha raccontato papale papale: "Non è
che Formigoni non va al ministero dell'Interno perché lì c'è gia Maroni. Sembra piuttosto che Berlusconi non lo voglia al
governo. E questo è un altro discorso". Quale che sia la verità, il
risultato non cambia: Formigoni dovrebbe restare alla guida della Lombardia. Ma
lui non si rassegna. Uscendo dalla villa di Arcore al termine dell'incontro con
il futuro presidente del Consiglio si era limitato a salutare i giornalisti in
attesa fuori dal cancello con un laconico "tutto bene, tutto bene".
Non una parola di più. I suoi più stretti collaboratori lo descrivono
"sereno" e l'unica indiscrezione che sono autorizzati a far circolare
è che "il presidente ha manifestato forte perplessità di fronte alla
richiesta di Berlusconi". Perplessità… In altre occasioni si è infuriato
per molto meno. Di certo non è contento. Qualche segno di nervosismo era già
trapelato in mattinata dopo che le agenzie avevano battuto
una dichiarazione di Bossi ("Penso che Formigoni resterà al Pirellone"). Secca la
replica del presidente: "Il mio futuro politico dipende da me e da
Berlusconi. Non da Bossi". Stesso copione in serata quando viene diffusa
un'anticipazione della registrazione di Fini a Porta a porta: "Formigoni
resterà al suo posto dove onorerà fino alla fine il mandato ricevuto dagli
elettori ". Immediata la risposta: "Non sapevo che fosse
l'onorevole Fini a dover decidere del futuro mio e della Lombardia: per quanto
riguarda me e Berlusconi abbiamo aggiornato il nostro colloquio a domani sera
(oggi per chi legge)". I due ceneranno insieme a Roma. Significa che la
partita è ancora aperta? Non per il governo. Il leader del Popolo della libertà
avrebbe offerto a Formigoni come riconoscimento (e risarcimento) un incarico di
vertice nel partito. Forse addirittura il ruolo di coordinatore nazionale del
Pdl in tandem con un esponente di An. Di più. Gli avrebbe detto: "Fammi tu
una proposta, ma per ora non puoi lasciare la Lombardia". Lui di proposte
ne aveva fatte tre: la presidenza del Senato, il ministero degli Esteri o
quello dell'Interno. Contava sull'appoggio della Lega perché era convinto che Bossi avrebbe fatto di tutto pur di conquistare il
Pirellone. In realtà il Carroccio non ha mai neppure chiesto la presidenza
della Lombardia e tutti i suoi dirigenti si sono limitati a definire
ragionevole l'ipotesi che il successore di Formigoni sarà un leghista, ma hanno
sempre liquidato la faccenda con un "ne parleremo quando quella poltrona
sarà libera". Insomma dopo 13 anni alla guida della Lombardia, dopo essere
stato eletto per la seconda volta senatore, Formigoni è "condannato"
a restare presidente di Regione fino al 2010 quando avrà 63 anni. Ai tempi in
cui era considerato un enfant prodige della politica, i notabili democristiani
gli dicevano di portare pazienza perché era troppo giovane; ora che ha i
capelli bianchi teme che quando verrà il suo turno gli diranno che è troppo
vecchio. Claudio Schirinzi.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
La questione
capitale La battaglia culturale sulla sicurezza della destra invade la campagna
elettorale romana e non solo. An chiede la revisione del trattato di Schengen
per fermare l'"invasione" rumena. E il Pd insegue Il presidente di
An: "Reintroduciamo i visti di ingresso per i rumeni". E il ministro
degli Interni Amato si sfoga: "Sulla sicurezza deluso dal parlamento"
c.l. Roma Almeno su un punto, la sicurezza, di certo An e Lega non
litigheranno. Dopo aver lasciato per giorni la ribalta a Gianni Alemanno, il
candidato sindaco di Roma che si sta giocando tutta la campagna elettorale
sulla sensazione di paura dei romani, ieri Gianfranco Fini ha preso la parola
per sposare, punto su punto, le proposte della Lega, anche quelle che perfino
Alemanno non se l'è sentita di condividere. Come le ronde, rifiutate dal
candidato al Campidoglio ("Non decide la Lega"), ma sposate quasi
senza discutere dal presidente dimissionario di An. "Non sono
contrario", ha detto ieri sera Fini sul solito palcoscenico di Porta a
Porta, ponendo un'unica condizione: "Non dobbiamo parlare di ronde in
sostituzione di un compito che deve essere delle Forze dell'ordine, ma di
cittadini che girano nel proprio quartiere per vigilare. Questo - ha concluso
Fini - sarebbe già un ottimo deterrente". Come la Lega, però, anche Fini
vuole di più al punto da non escludere la possibilità di una reintroduzione dei
visti di ingresso per i rumeni e la revisione delle norme sulla libera
circolazione in Europa. A questo punto uno si aspetterebbe che dal
centrosinistra si levasse almeno qualche protesta. Invece niente. Anzi, l'unica
replica arriva da Walter Veltroni, preoccupato però solo di rincorrere Fini sul
suo terreno. "Ricordo - dice infatti il leader del Pd - che noi abbiamo
sgomberato i campi rom, mentre l'ingresso di clandestini è
dovuto alla legge Bossi-Fini e al fatto che il governo Berlusconi ha permesso l'ingresso
dei comunitari, in particolare dei rumeni". Mentre i due schieramenti si
rimpallano le responsabilità, al Viminale è tempo di bilanci. E quello fatto
ieri da Giuliano Amato non è certo dei migliori. "Se dovessi
esprimere soddisfazione per come questo parlamento ha affrontato i temi della
sicurezza, - ha detto - esprimerei un sentimento che non provo: non ho alcuna soddisfazione
da esprimere". La delusione di Amato non è generica. Il titolare del
Viminale pensa in particolare a una serie di provvedimenti che non hanno mai
visto la luce come, ad esempio, ai cinque disegni di legge che componevano il
famoso pacchetto sicurezza o il decreto sulle espulsioni, messo a punto dopo
l'omicidio della signora Giovanna Reggiani a Roma, e decaduto per le polemiche
sull'omofobia, poi sostituito con un nuovo decreto a sua volta decaduto. Ma
anche la riforma della Bossi-Fini, la legge
sull'immigrazione a cui lo stesso ministro degli interni aveva messo mano
insieme al collega della Solidarietà Paolo Ferrero e naufragata in qualche
cassetto parlamentare. Di certo la sicurezza è un tema che terrà banco anche
nella prossima legislatura che comincerà il 29 aprile e alla quale non
mancheranno i materiali sui quali riflettere. Uno, importante, è la bozza di
relazione presentata ieri in commissione Affari costituzionali dal suo
presidente Luciano Violante, 36 pagine con i risultati di un'indagine sulla
sicurezza condotta dalla commissione e in cui sono elencati una serie di
problemi scottanti. Come la carenza di organico che affligge le cinque forze di
polizia o le difficoltà del processo penale, che l'indagine definisce
"confuso e impotente" e per questo responsabile di troppe
scarcerazioni. Al futuro parlamento la commissione indica "cinque priorità
irrinunciabili": dalla lotta alla criminalità organizzata (che fino oggi
per lo Stato non è stata "una priorità permanente") al contrasto
della microcriminalità, termine ritenuto inadeguato a descrivere un fenomeno
che - spiega la relazione - colpisce le persone più deboli. Ma anche la
conferma della responsabilità personale, la dignità degli operatori di
sicurezza e "l'autorevolezza dell'intervento dello Stato".
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Totogoverno Fini: io
alla Camera Scontro con Formigoni La Lega ne vuole tre In alto mare, il puzzle
di governo. La Lega ieri ha continuato a intignare sulle sue richieste: vuole
tre ministri, (Interno, Infrastruture e Risorse agricole) la vicepresidenza del
consiglio e il viceministro delle Infrastrutture. Calderoli
si candida a svolgere un ruolo da 'pontiere' con le opposizioni. "Se mi
eleggono non dico no" Intanto Gianfranco Fini a Porta a Porta ha ribadito
la disponibilità a presidere Montecitorio. "Se i deputati mi eleggono sarò
presidente, sarebbe una dimostrazione di presunzione rifiutare di ricoprire la
terza carica dello Stato". Nel caso, assai probabile in realtà, lascerà il
partito, "come hanno fatto Bertinotti e Casini", ha detto, sfidando
la jella. An sarà probabilmente consegnata nelle mani di Ignazio La Russa, che
dovrebbe gestire la delicata transizione verso il partito del popolo. Scoppia
il caso Lombardia Ma la vera spina nel fianco del Cavaliere è Roberto
Formigoni. Ieri il presidente della Lombardia, dopo aver
sentito Bossi e Fini ribadire la sua permanenza al Pirellone, si è imbufalito:
"Il mio futuro politico dipende da me, non da Bossi o
Fini". Per metterlo tranquillo Berlusconi assumerebbe due ministri in
quota compagnia delle Opere. Ma il governatore non cede.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 6 categoria:
BREVI Torna la "guardia padana": tra noi anche immigrati MILANO - Né
milizie paramilitari, né ronde armate. Per dire, l'ultima impresa nota del
gruppo è la distribuzione di brodini caldi agli anziani di una casa di riposo
di Treviso. Se poi ci scappa qualche pattugliamento delle zone a rischio, le
Guardie nazionali padane non si tirano indietro. Ma, come spiega il neo
comandante Renzo Oropesa, subentrato all'anziano generale Alfredo Pollini, la
Gnp è soprattutto "una onlus che si occupa di protezione civile". Con
la nuova gestione sembra destinata a trovare nuovo slancio, anche grazie al
coordinamento con Alpini padani e Volontari verdi, al quale sta lavorando Mario
Borghezio. Al comizio milanese finale di Umberto Bossi in via Dante, Oropesa era in prima fila nel servizio d'ordine,
con la sua stazza imponente, i capelli lunghi, il viso da uomo vissuto e
un'aria tra il finto truce e il divertito. Raccontava di essersi stancato della
vita da sub, mesi passati a fare immersioni nei Caraibi, e di essere pronto a
tornare a servire la Lega. Adesso Oropesa, triestino di 59 anni, già
dirigente di concessionaria Fiat e fondatore dell'Associazione Padana Attività
Subacquee, vuole rilanciare le attività dei suoi 150 uomini: "Le camicie
verdi scendono in campo quando si verificano inondazioni, frane, smottamenti.
Se Maroni ce lo chiede siamo pronti anche ad andare in
Campania a raccogliere i rifiuti ". Il reclutamento è aperto, nessuna
preclusione ai non padani: "Abbiamo tanti meridionali, gente che non è
della Lega, e anche qualche ragazzo senegalese che ci aiuta: immigrati
regolari, ovviamente". Oropesa si definisce "uomo di mondo" e
dice di "detestare" i partiti: "Non sto a guardare dove sei nato
o il colore della pelle. La mentalità chiusa non ci appartiene, se c'è un
immigrato ferito, io lo aiuto: non ho nessun problema con nessuno". Sul
versante ronde, Borghezio ribadisce "l'importanza" di aiutare le
forze dell'ordine. E si spinge più in là: "Spero che la Lega faccia passare
una legge che consenta a poliziotti e carabinieri in pensione, ma anche a
quelli in servizio fuori orario, di guidare i nostri volontari ". Per mesi
Borghezio ha scorrazzato per Torino con un "poliziotto verde":
"Se lo beccavano, come minimo, finiva in Sardegna". "Per ora -
spiega - è bene che le ronde non siano armate, ma più avanti se ci saranno le
forze dell'ordine, potranno essere provviste di armi". Alessandro Trocino
TUTTIFRUTTI di Gian Antonio Stella nelle Opinioni.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE
Alemanno-Rutelli, lite sulla sicurezza "Il bracciale burka
elettronico". "Sciocchezze, uniamoci contro i delinquenti"
Duello a Ballarò. L'ex sindaco blocca il candidato pdl: "Tesoro. Ora parlo
io". E lui: "Tesoro mai, per favore" ROMA - Sicurezza. Alitalia.
Lega di Bossi. Emergenza casa. Corruzione.
Il faccia a faccia tv fra Rutelli e Alemanno, a Ballarò, è stato uno scontro a
tutto campo dai toni duri. Con qualche divertente siparietto, però. Quando
Rutelli, per esempio, ha interrotto Alemanno: "Tesoro, ora parlo io".
"Tesoro? no, mai". O quando Alemanno ha apostrofato - in modo brusco
il conduttore Giovanni Floris: "Si tolga, mi copre la telecamera ".
"Serve un cambiamento perché Roma è avvolta nel degrado, senza sicurezza
ed è colpa di chi ha governato la città per 15 anni. Il bracciale antiviolenza?
è un burka elettronico", ha esordito Alemanno. "Sciocchezze. E poi le
stesse cose capitano a Milano, ma noi non ci siamo mai sognati di criticare il
sindaco perché è un problema del paese. Risolviamolo insieme", ha
replicato Rutelli. Ritmo incalzante. Alemanno ha accusato gli avversari di
"buonismo" con gli immigrati. Rutelli: "Alemanno era nel governo
che ha fatto la maxi-sanatoria ". Alemanno: "Noi vogliamo allontanare
i 20 mila immigrati che hanno infranto la legge ". Rutelli: "Voi
avete affossato le norme che avrebbero permesso le espulsioni". Poi il
caso Lega. Rutelli: "I vostri alleati non perdono occasione per attaccare
Roma". Alemanno: "Noi abbiamo sempre censurato certi atteggiamenti di
Bossi, ma il governo Berlusconi ha finanziato il
cantiere più importante aperto da Veltroni: la metro C". Capitolo
Alitalia. Rutelli: "Avete fatto fuggire Air France per dare la compagnia a
Aeroflot, l'avete portata al fallimento con Malpensa". Alemanno:
"L'hub di Malpensa è stato voluto da Prodi. Noi vogliamo una compagnia
nazionale". Rutelli: "E la cordata italiana dov'è?". Alemanno ha
lanciato una frecciata al leader degli industriali capitolini Luigi Abete pur
senza nominarlo: "Ha fornito qualche assist di troppo a Veltroni ".
Rutelli ha promesso un assessore "per gli anziani". Alemanno ha
criticato l'alleanza di Rutelli con il teorico delle occupazioni,
"Tarzan" Andrea Alzetta. E ha accusato il centrosinistra di aver
penalizzato l'edilizia popolare per "favorire pochi grandi
costruttori". Rutelli invece ha ricordato i guai giudiziari della giunta
regionale di Storace, "mentre a Roma la corruzione è sparita. Alemanno:
"Ho dei dubbi". Poi il colpo a effetto del candidato del Pdl: ha
elencato, citando lanci di agenzia, le promesse non mantenute da Rutelli quando
era sindaco. Il candidato del Pd ha avuto invece il vantaggio, per sorteggio,
di chiudere il duello: un appello al voto fissando le telecamere. E infine, a
luci spente, Rutelli: "Sono andato bene". Alemanno: "Ho vinto
io". Paolo Foschi Ernesto Menicucci.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE L'intervista L'esponente pd: provino a governare, il primo passo è
riconoscere il serio lavoro di Prodi Turco: Calderoli?
Sì all'armistizio, aspettiamo proposte ROMA - Roberto Calderoli
chiede all'opposizione "tre anni di armistizio ". Lei è pronta,
ministro Livia Turco? "Ma come, non hanno fatto che seminare tempesta e
alzare muri e ora parlano di armistizio?". "Per rimettere in moto
l'Italia", ha detto al Corriere il coordinatore della segreteria leghista.
"Visto che per tutto il governo Prodi hanno lanciato bordate ed evocato
spallate, le parole di Calderoli sono una virata a 360
gradi. Se è sincera e ponderata non può che essere apprezzata, perché il nostro
Paese ha bisogno di normalità, serenità e dialogo. Quello che fino ad ora ci
hanno sempre negato". La Lega è cambiata, dicono. "Se di fronte alle
responsabilità di governo e alla durezza dei problemi intendono davvero mantenere
le tante promesse fatte, la richiesta di un armistizio non può che vederci
disponibili ". Calderoli vorrebbe coinvolgervi a
tutto campo, dal lavoro alla pubblica amministrazione, dalle infrastrutture
all'ordine pubblico. "Io apprezzo le parole di Calderoli,
però devono passare dalle minacce alle proposte. Quali riforme? Quale legge
elettorale? Sulla sicurezza la smettono di fare i goliardi? Si decidono a
governare? Mica penseranno di farlo con le ronde... Il nostro federalismo
fiscale prevede che il diritto alla salute sia uguale per tutti. E il
loro?". La Lega farà pressioni perché la Cgil accetti le gabbie salariali,
lei come la pensa? "è un dibattito arretrato. Nel programma del Pd c'era
la proposta di detassare la contrattazione di secondo livello, noi siamo più
avanti". è disposta ad accettare che il Carroccio faccia da
"pontiere" tra Pdl e Pd sulle riforme? "Questo non lo so, si
mettano d'accordo tra di loro. Capisco che i leghisti vogliano sentirsi
vincitori di queste elezioni..." Perché, non lo sono? "Sì, è un dato
che va riconosciuto. Sono loro i veri vincitori. Questo voto dimostra che la
Lega è un fenomeno complesso, non esito a riconoscere che
il partito di Bossi ha un radicamento popolare, una rete di ammini-stratori locali. Dobbiamo
dar loro atto che hanno un grande rapporto con la gente, a dimostrazione che in
politica conta avere un rapporto vero con le persone e non con i media e le
tv". Non è la prima a prendere a modello la Lega, dentro il Pd.
"Io non prendo esempio dalla Lega perché vengo da una tradizione solida,
in cui la politica si è sempre fatta andando casa per casa. Non prendiamo
lezioni da nessuno, noi. Semmai la Lega ha imparato dalle nostre Feste
dell'Unità". E voi, avete disimparato? "Noi non abbiamo disimparato
niente. Il Pd è un grande partito popolare, fortissimamente radicato. Il più
grande che ci sia". Però avete perso le elezioni e ora la Lega in
Parlamento è determinante. Davvero non spera che prima o poi metta in
difficoltà il governo? "No, mi auguro che il consenso della Lega la faccia
essere responsabile. Una democrazia matura è nell'interesse del Paese. Hanno
vinto, provino a governare. E il primo passo è riconoscere l'eredità del
governo Prodi e il serio lavoro fatto per il risanamento". Veltroni è l'unico
interlocutore oppure ogni aspirante leader del Pd coltiverà i suoi rapporti col
governo? "Non c'è dubbio che il punto di riferimento per il dialogo sia il
segretario del Pd, nessuno lo mette in discussione. Però il nostro è un partito
che ha delle personalità. L'importante è mettersi d'accordo sulla linea
politica ". Calderoli sospetta che D'Alema e
altri, nel Pd, vogliamo mettere Veltroni in difficoltà, è così? "Lo
escludo nel modo più categorico, queste dietrologie sono reperti archeologici.
Il Pd ha dato prova di grande solidarietà e coesione e così sarà in
futuro". Anche se perderete Roma? "Roma non si perderà. Nonostante il
centrodestra abbia strumentalizzato la violenza alle donne, che è tema di
grande lavoro quotidiano e non di campagna elettorale, il Pd ha messo in campo
una grande mobilitazione, forte, compatta, coesa". Farà il ministro ombra
della Salute? "Andrò in commissione Affari sociali e continuerò a
occuparmi di queste cose, che mi stanno molto a cuore ". \\ Il rapporto
con la gente Dobbiamo dare atto alla Lega: hanno un grande rapporto con la
gente e sono radicati nel territorio Monica Guerzoni.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-04-23 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE Via ai "cittadini vigilanti" Bologna e Firenze in campo
In Emilia e Toscana si "arruolano" giovani e pensionati Nella città
di Cofferati i volontari dovranno superare un concorso Per i vigili urbani
arrivano i "bastoni distanziatori" MILANO - Rotto il tabù della
sicurezza, tema sdoganato ormai anche a sinistra, specie in campagna
elettorale, ora tocca alle "scandalose" ronde padane, nuova frontiera
bipartisan dei Comuni (rossi compresi) alle prese con il problema del degrado.
Anche in questo caso a fare da apripista - come in altre battaglie scomode (due
esempi: sgomberi e accattonaggio) - sono Bologna e Firenze. Certo, il nome è
cambiato e non c'è la divisa, ma se ne parla. E si comincia pure a discutere di
dotare i vigili urbani di spray urticante al peperoncino e bastoni
distanziatori (definizione di sinistra) o manganelli (definizione di destra). A
Bologna preferiscono chiamarli "assistenti civici": "Una ventina
di studenti avrà il compito di vigilare sulla zona universitaria - spiega
l'assessore alla Sicurezza Libero Mancuso -. Per diventare assistenti civici dovranno
vincere un concorso. Saranno poi educati a garantire la loro sicurezza
personale e dotati di telefonino per le emergenze". Guai, però, a
ricordare le "sorelle" padane. "Non sono delle ronde e non vanno
definite come tali - puntualizza Mancuso -. Non hanno un orientamento
repressivo, dovranno con il dialogo coinvolgere e sensibilizzare gli altri
giovani al rispetto della città". Intanto a Bologna, da meno di un mese
sono in azione squadre di pensionati che controllano il Villaggio Ina, nel
quartiere Borgo Panigale. Anche in questo caso il Gruppo Primavera preferisce
definirsi "cittadinanza attiva". Il nome ronda lo usano ancora quelli
della Lega, che vogliono arruolare volontari "per partecipare all'attività
di controllo della città". Comunque, qualcosa sta cambiando a Bologna.
Proprio ieri il Partito democratico ha annunciato l'ordine del giorno per la
modifica del regolamento comunale per dotare i vigili di spray e bastoni
distanziatori, "non manganelli " come tiene a sottolineare il
capogruppo del Pd in Comune Claudio Merighi: "Il primo fa pensare alla
difesa personale - argomenta -, la parola manganello al bastone fascista. Oggi
abbiamo incontrato il comandante dei Vigili di Modena, dove sono già in uso, e
ci ha raccontato la sua esperienza. "è ora di togliere dall'oggetto la
velleità ideologica: spray e bastone sono strumenti che aiutano i vigili a
difendersi ". è probabile che i consiglieri di An e FI voteranno a favore.
Del resto anche ieri il leader di An Gianfranco Fini, pur
prendendo le distanze dalle ronde di Maroni, ha dato la
sua benedizione "ai cittadini che si organizzano per difendere il proprio
quartiere, a patto che non sostituiscano le forze dell'ordine". Un po'
quello che accade a Firenze dal 2002, cioè da tempi non sospetti: i vigili
urbani con il Comune hanno lanciato il progetto di "Marketing della
sicurezza ", che coinvolge circa seicento cittadini, selezionati,
impegnati a segnalare alla polizia locale situazioni di degrado nei quartieri e
a seguire progetti di rilancio, come spiega oggi il Corriere fiorentino.
"La politica delle ronde non mi convince - risponde al telefono
l'assessore alla Sicurezza, Graziano Cioni -. La percezione di insicurezza
dipende spesso da elementi di degrado, come scritte sui muri, lampade rotte,
atti vandalici. La polizia municipale ha nei quartieri dei "partner":
possono essere il barista, il parroco, il barbiere o il pensionato, che fanno
rapporto e segnalano quello che non va". L'informatore dei telefilm
americani? "Non sono un gruppo di spie sul territorio - mette le mani
avanti Cioni -. Si tratta di una collaborazione civile". La conferma
arriva da Patrizia Verrusio, vicecomandante vicario della Polizia locale di
Firenze: "Dei 21 progetti avviati, come il rifacimento di piazze o il
recupero di alcune aree, il 90% è stato portato a termine. La logica di
invertire il meccanismo, sentendo i cittadini prima di agire ha
funzionato". Bologna, Borgo Panigale Alcuni dei 22 volontari tra i 55 e i
65 anni "in servizio" nel Gruppo Primavera Francesca Basso.
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
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Come varia il costo della
vita da Palermo a Bolzano. Secondo l'Istat L'impietosa geografia dei prezzi
Ernesto Geppi Fare la spesa a Napoli o a Palermo e più in generale nelle città
del sud, o farla a Bolzano o a Milano, non è proprio la stessa cosa. A parità
di prodotti al nord spesso si spende di più, anche se
non sempre: dipende dal tipo di prodotti. I dati sulle differenze nei livelli
dei prezzi nei capoluoghi di regione, diffusi ieri dall'Istat e riferiti al
2006, riguardano i prodotti alimentari, dell'abbigliamento e dell'arredamento,
circa un terzo del paniere usato per misurare le variazioni dei prezzi. La
metodologia prevede un confronto fra prodotti assolutamente identici rilevati
nelle singole città: si tratta di confronti binari, dove ogni città viene
confrontata con un'altra, prendendo come riferimento un sottoinsieme comune di
prodotti. Secondo l'Istat, 88 euro di spesa in prodotti alimentari effettuata a
Napoli equivalgono a 93,2 euro a Palermo,
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-04-23 num: - pag: 21 categoria:
REDAZIONALE Controlli Il senatore: usare il tesoretto Inail per la prevenzione
Sacconi: "Le nuove regole? Da ripensare. E senza divisioni" ROMA -
"La prima cosa da fare è riconvocare sindacati e datori di lavoro che si
sono divisi sul testo unico per la sicurezza varato in piena campagna
elettorale, con una forzatura, dal governo Prodi ". Sottosegretario
ai tempi di Bobo Maroni, il senatore del Popolo della libertà Maurizio Sacconi è in
corsa per la poltrona di ministro del Welfare. Sarebbe sua, quindi, la
competenza sulla sicurezza sul lavoro. Pensa che le norme del testo unico siano
troppo rigide? "Non entro nel merito. Ma osservo che sono state
mosse critiche da tutte e quindici le associazioni dei datori di lavoro: gli
artigiani, i coltivatori, anche le cooperative che pure sono storicamente
vicine alla sinistra. E questo ha creato una lacerazione tra le parti sociali
che, in sé, è un problema. Convocare le parti sociali servirà a ricreare quel
clima di collaborazione che non c'è più e che è necessario anche per superare
un approccio burocratico ". Approccio burocratico: questa è un'accusa al
governo Prodi? "No, è un problema che viene da lontano: a volte la forma
distoglie dalla sostanza. Non basta che tutte le carte siano in regola: la
sicurezza si costruisce anche con l'impiego di nuove tecnologie, con la
diffusione di quelle che si chiamano buone pratiche. Bisogna passare da una
gestione per regole ad una gestione per obiettivi. Il che, ovvio, non vuol dire
che le regole non servano ". A proposito di regole, non crede che la
flessibilità possa diminuire la sicurezza? "No. Ricordo che è stata
proprio la legge Biagi ad estendere le tutele a tutte le persone presenti a
qualsiasi titolo sul posto di lavoro: tirocinanti, interinali, dipendenti a
tempo determinato o indeterminato. Il testo unico del governo Prodi non ha
fatto altro che recepire questa novità". Quindi le norme vanno bene così
come sono? "Le parti vanno convocate proprio per discutere di questo,
favorendo il dialogo. Ma certo qualche aggiustamento va fatto". Quali
aggiustamenti? "Penso, ad esempio, all'avanzo di un miliardo che l'Inail
accumula ogni anno. Almeno d'ora in poi quei soldi potrebbero essere utilizzati
per attività di formazione e prevenzione. E poi va favorito il reinserimento
nel mondo del lavoro delle vittime degli incidenti. Oggi sono colpiti due
volte: dall'incidente che hanno avuto e dall'esclusione sociale". è
necessario avere più ispettori? "Quello che serve di sicuro è una maggiore
omogeneità delle attività di controllo su tutto il territorio nazionale. Oggi
non è così ". Ma la sicurezza sul lavoro è una competenza regionale.
"Non è detto che la competenza debba passare per forza allo Stato. Ma più
omogeneità serve". Maurizio Sacconi Lorenzo Salvia.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2008-04-23 - pag: 8 autore: Sacconi (Pdl) e Letta
(Pd) favorevoli a legare retribuzioni a produttività e costi reali Spinta
bipartisan a buste paga "locali" Nicoletta Picchio ROMA Un motivo in
più per confermare la decisione che Silvio Berlusconi ha annunciato nel primo
Consiglio dei ministri: detassare gli straordinari e i premi di produttività.
Le analisi dell'Istat sulle differenze del livello dei prezzi nelle città
italiane arrivano come la conferma della necessità di cambiare le regole del
gioco, in questo caso della contrattazione e dei meccanismi retributivi, per
rendere salari e stipendi più legati al territorio e alla produttività.
Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Welfare, anche stavolta candidato ad un
ruolo di primo piano nel Governo, già nella passata legislatura aveva
presentato un disegno di legge per ridurre la tassazione su straordinari e
salario di produttività. In piena campagna elettorale era stato Enrico Letta,
Pd, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a sollevare l'argomento di
legare gli stipendi al costo della vita e alla produttività, facendo scalpore
nella sua area politica, visto che la Cgil finora ha sempre frenato su una
riforma dei contratti che desse più spazio al territorio e alla contrattazione
aziendale. Sono le parti sociali, imprenditori e sindacati, che dovranno essere
protagonisti della riforma. "La politica può avere un ruolo di spinta:
favorire il cambiamento utilizzando la leva fiscale ", dice il senatore,
ex Forza Italia, oggi Pdl. Il prossimo Governo non ha alcuna intenzione di
invadere campi altrui. "I dati Istat- continua Sacconi - sono però la
conferma che un salario giusto ed efficiente deve riflettere le diverse
condizioni del costo della vita e della produttività del lavoro ". Serve
una riforma della contrattazione, che secondo il senatore dovrebbe spostare il
baricentro a livello territoriale e aziendale. Anzi, secondo Sacconi le regole
potrebbero essere individuate addirittura categoria per categoria, snellendo il
numero dei contratti. Nessun intervento amministrativo, nè rincorse
dell'inflazione: "La tassazione però può riconoscere il merito. Le misure
del Governo potranno favorire la dipresa del dialogo", continua il
senatore del Pdl. La Lega, teoricamente, si spingerebbe ancora oltre: "A
Costituzione vigente si potrebbero anche definire minimi contrattuali diversi a
livello territoriale. Ma sarebbe un lavoro lungo e complesso", dice Massimo
Garavaglia, deputato del Carroccio. Ben vengano, intanto, le decisioni del
Consiglio dei ministri: "La Lega condivide l'impostazione di retribuzioni
più legate al territorio e di una contrattazione decentrata che tenga conto
della produttività e del potere d'acquisto", continua Garavaglia. Che
aggiunge un altro ingrediente: il federalismo fiscale. Nei
giorni scorsi Roberto Calderoli aveva annunciato un intervento del Governo entro le metà di
giugno. "Se ci fosse il federalismo fiscale le Regioni in base alla
proprie disponibilità finanziarie potrebbero decidere una serie di interventi a
favore delle imprese, dall'addizionale Irpef all'Irap". Misure,
aggiunge Garavaglia, che aiuterebbero i conti delle aziende e di conseguenza
renderebbero migliori anche le condizioni dei lavoratori: "Sono convinto
che le aziende sarebbero felici di farlo". DAL CARROCCIO Garavaglia
(Lega): a Costituzione vigente si potrebbero fissare minimi diversi per
differenti zone del Paese.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-04-23 num: - pag: 27 categoria:
REDAZIONALE Minacce a Ostuni Testa di cavallo come nel Padrino ROMA - Una testa
di cavallo è stata recapitata davanti alla casa del vicesindaco di Ostuni
(Brindisi). Un'azione in stile Il Padrino, il film, ispirato dal romanzo di
Mario Puzo, di Francis Ford Coppola sulla dinastia mafiosa della famiglia
Corleone. Il cinema, dunque, continua ad ispirare i criminali. Come nel caso, raccontato da Roberto Saviano, della villa del boss della camorra
Francesco Schiavone: una copia perfetta della reggia di Scarface-Al Pacino.
Nell'episodio di Ostuni, l'unica differenza è che nel fim di Coppola la testa
(vera) di cavallo viene fatta trovare nel letto del manager Jack Woltz,
proprietario dell'animale. Lo scenografo scelse uno dei cavalli che sarebbero
andati al mattatoio e disse al proprietario della ditta di mandargli la testa
in una scatola con del ghiaccio. Ostuni L'intimidazione al vicesindaco, sotto
la scena de "Il Padrino".
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-04-23 num: - pag: 42 categoria:
REDAZIONALE Tuttifrutti di Gian Antonio Stella Sicurezza e razzismo: il confine
esiste "M i davano del razzista e adesso mi copiano anche i sindaci del
Pd", ha detto il "vero sindaco " di Treviso, Giancarlo Gentilini
(vice-sindaco, d'accordo, ma lui nel cuore si sente il titolare), in
un'intervista a Stefano Filippi del Giornale. Il tema della sicurezza per le
strade? Copiano da lui. Quello dei venditori ambulanti abusivi? Copiano da lui.
Quello dei campi nomadi? Copiano da lui. E chiede, parlando in terza persona
come Giulio Cesare: "è Gentilini un grande amministratore o sono i
giornali falsi?". Forse è lui che, ormai vegliardo, non ha ancora
afferrato un punto: un conto è la polemica politica, un altro il razzismo. Gli
piace ammiccare agli anni di "Giovinezza!" al punto di dire che
"questa amministrazione va verso il ventennio leghista, e voi capite che
il ventennio è una cosa che mi ricorda il passato, la maschia gioventù che
lavorava, faceva il suo dovere e obbediva alle leggi"? Gioca a fare il
balilla come se fosse stata abolita la legge Scelba che vieta l'apologia del
fascismo, ma non è razzista. Bolla La Tribuna di Treviso come la Pravda? Fa
ridere, ma non è razzismo. Chiama Furio Colombo e i suoi compagni
"leninisti, stalinisti, bolscevichi, trinariciuti"? è come dare del
nazista a lui (che giustamente pretese le scuse da chi lo aveva dipinto coi
baffetti e la scritta "Genthitler") ma fa parte della politica
volgare di questi anni: non è razzismo. Come non è razzismo avere posizioni
durissime sui clandestini, decidere lo sgombero di case occupate, pretendere
che chi viene in Italia rispetti le leggi o chiedere pene severe per chi le
viola. E infatti nessuno si è mai sognato di dare del razzista a tanti
amministratori locali, leghisti compresi, che abbiano espresse solide, convinte,
granitiche posizioni ispirate alla "tolleranza zero" ma esenti da
quell'inconfondibile fetore che è la xenofobia. I più scalmanati no-global si
sono spinti a dire il peggio del peggio di Sergio Cofferati. Ma razzista no,
neanche loro gliel'hanno detto. Come mai? "SuperG", come ama essere
chiamato il "vero sindaco" trevisano, doveva capirlo almeno il giorno
in cui, dopo aver detto "darò subito disposizioni alla mia comandante dei
vigili urbani affinché faccia pulizia etnica dei culattoni", fu scaricato da Giancarlo Galan e perfino da Roberto Calderoli ("Ben vengano le pulizie delle zone degli scambisti e della
prostituzione, ma parlare di "pulizia etnica dei culattoni" proprio
no") e dal sindaco di Verona Flavio Tosi: "Pulizia etnica è
un'espressione che, per le tragiche vicende che richiama, non dovrebbe essere
usata, nemmeno metaforicamente ". Un conto è chiedere l'espulsione
degli immigrati clandestini e un altro è invocare, come lui, i "vagoni
piombati". Un conto è difendere la propria identità e un altro sparare
contro chi "inquina la razza Piave". Un conto è essere fieri della
propria terra e un altro marchiare gli africani come "gente che a casa sua
era inseguita dalle gazzelle e dai leoni" e sostenere che "la nostra
civiltà è superiore a quella della savana". Crede di essere solo un po'
spiritoso? Si rilegga i diari degli emigranti veneti in Australia, in Svizzera,
in Belgio. Anche loro avevano a che fare con dei Gentilini locali. Ma non li
trovavano spiritosi per niente. \\ Gentilini lo dimentica: certe cose non si
dicono neppure ai criminali.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-04-23 num: - pag: 3 categoria:
REDAZIONALE L'occhio della tv su Francesco e Gianni Stretta di mano ma poi
salta il fair play. "Avete detto solo no", "Siete un gruppo di
potere" Era cominciata con una stretta di mano fra i due candidati a
sindaco di Roma, Francesco Rutelli per il centrosinistra e Gianni Alemanno per
il Pdl, fuori dalla sala trucco dello studio 2 di via Teulada, prima di
partecipare al faccia a faccia nel corso della trasmissione Ballarò. Un
confronto tv, il primo, in vista del ballottaggio di domenica e lunedì. Ma sono
bastate le prime domande per far alzare il tono ai due contendenti. La sicurezza, la vicenda Alitalia, la Lega nord, le tasse,
l'emergenza casa, i principali temi trattati. Alemanno è partito
dall'aggressione e dalla violenza subita dalla studentessa del Lesotho avvenuta
giovedì scorso sostenendo che a Roma "ci vuole il cambiamento" perchè
"queste cose non devono più accadere. A Roma c'è bisogno di una
svolta" perchè "da 15 anni c'è lo stesso gruppo di potere" alla
guida della città, riferendosi agli anni di governo del centrosinistra. Ma
Rutelli ha replicato: "Il primo ad aver sollevato questo tema è stato
l'allora sindaco Veltroni. Non è un problema del sindaco, ma del Paese.
Dobbiamo essere uniti". "Quando accade un fatto grave di cronaca a
Milano - ha ricordato Rutelli - nessuno si sogna di attaccare il sindaco".
Poi a dominare è stato il tema dell'Alitalia. "Oggi - ha esordito Rutelli
- La Padania scrive: "La lega vince, Air France vola via". A chi la
volete dare Alitalia? Ai russi? Quando eravate al governo, avete fatto non una
politica industriale ma una divisione tra Malpensa e Fiumicino che ha portato
la compagnia di bandiera vicina al fallimento". "Noi riteniamo che si
può costruire una cordata italiana " ha replicato Alemanno che, incalzato
da Rutelli, ha aggiunto alzando il tono della voce: "Non si può svendere
Alitalia ". I momenti di maggiore tensione si sono avuti proprio sul ruolo
della Lega Nord, alleata del Pdl e sui progetti
urbanistici mostrati da Rutelli che ha accusato il centrodestra: "Avete
detto sempre e solo no". Botta e risposta anche sulla casa. "Ho preso
l'impegno, di costruire 26mila appartamenti. Mai potrà avere un diritto in più
chi occupa una casa" ha detto Rutelli. "Sulla casa a Roma c'è un
ritardo storico" ha replicato Alemanno aggiungendo che proporrà la
costruzione di "25mila nuovi alloggi". è finita, senza sorrisi, ma
con una nuova stretta di mano. Secondo Alemanno "Rutelli è uscito perdente
perché la gente valuta in base alla realtà dei fatti". Rutelli, uscendo,
ai giornalisti ha detto solo: "Sono molto contento, i commenti fateli
voi". Ernesto Menicucci.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- MILANO - sezione: Lombardia - data: 2008-04-23 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Il risiko Nella guerra per le municipalizzate il Carroccio piega FI
all'accordo con Milano e Brescia Vince la Lega, sì alle nozze tra Varese e A2A
VARESE - La vittoria elettorale frutta al Carroccio quattro ministri a Roma e
anche una momentanea vittoria nella "guerra delle municipalizzate "
al Comune di Varese. Il sindaco Attilio Fontana ha ottenuto il via libera per
approvare una delibera di indirizzo che indica in A2A, la multitutility di
Milano e Brescia, il partner ideale per la varesina Aspem. è stato decisivo l'intervento di Umberto Bossi che ieri, in
mattinata, prima di andare a vedere "il sacrificio di Isacco" di
Caravaggio in mostra ai musei, è entrato nell'ufficio del sindaco e gli ha
detto di andare avanti per la sua strada. La Lega premeva perché la proposta
milanese venisse subito accettata, mentre Forza Italia voleva prendere tempo:
una parte dei berlusconiani, infatti, è contro il sindaco e chiede che
Aspem si fonda con le altre aziende del Varesotto, Busto Arsizio e Gallarate.
Proprio per questo, nelle scorse settimane, erano saltate le teste del
vicesindaco e di un assessore, forzisti, ma leali al sindaco. L'epilogo
favorevole per la Lega non era affatto scontato e ancora lunedì sera c'era il
rischio concreto che la riunione decisiva finisse con gli alleati che non
votavano e uscivano sbattendo la porta. Il Carroccio ha però spinto
sull'acceleratore: Fontana ha messo alle strette gli alleati, annunciando in
gran segreto che avrebbe nominato due nuovi assessori leghisti e Forza Italia
non se l'è sentita di affrontare una spaccatura della coalizione. Lo sprint
leghista ha prodotto anche la fine della crisi di giunta. Forza Italia ha
indicato tre nuovi assessori distribuiti in maniera ecumenica tra le correnti e
il sindaco li ha nominati nel pomeriggio, giusto in tempo per votare
l'aggregazione con A2A. Si tratta di Giorgio De Wolf (63 anni, vicesindaco),
Fabio D'Aula 29 anni, Enrico Angelini, 51 anni. L'indirizzo preso della giunta
apre nuovi scenari nel risiko delle multiutility lombarde. A2A riconoscerà ad
Aspem un valore di 55 milioni di euro e 2 milioni di euro subito come
partecipazione agli utili; saranno aggregati i servizi di gas e rifiuti, in
tutto il 90 per cento di Aspem spa. Roberto Rotondo.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-04-23 num: - pag: 9 categoria:
BREVI Agende di città NUMERI UTILI
Carabinieri...................................................... 112 o
centralino 02.62.761 Polizia di Stato
.............................................. 113 o centralino 02.62.261
Vigili del Fuoco............................................... 115 o
centralino 02.31.901 Guardia di
Finanza...............................................................................
117 Polizia Municipale.................................................
02.77.271 o 02.77.031 Polizia
Stradale.......................................................................
02.32.67.81 Questura -
Centralino................................................................
02.62.261 Emergenza Anziani...............................................................
800.07.14.71
Ambulanze...........................................................................................
118 Guardia
Medica..........................................................................
02.34.567 Croce Rossa - Centralino.............................................................
02.38.83 FARMACIE CENTRO: (Centro storico: all'interno degli ex Bastioni): via
Bassano Porrone, 4; p.zza Lega Lombarda, 5
ang. via Bramante; l.go Augusto, 8; c.so Porta Ticinese, 24. NORD: (Bovisa,
Affori, Niguarda, Greco, Quarto Oggiaro, Certosa, Farini, Zara, Fulvio Testi,
Melchiorre Gioia): via Cogne, 9; via Varesina, 121; p.zza Bausan, 3; p.le
Archinto, 1; via Murat, 85 ang. p.za Nizza. SUD: (Ticinese, Vigentina,
Rogoredo, Barona, Gratosoglio, Romana, Ripamonti): via Bellezza, 2, ang. via
Ripamonti; via Rogoredo, 113; via Magliocco 3, ang. via Pezzotti; via Mazzolari
Primo, 35. EST: (Venezia, Vittoria, Loreto, Città Studi, Lambrate, Ortica,
Forlanini, Mecenate, Gorla, Precotto, Turro): via Panfilo Castaldi, 29; v.le
Brianza, 23; via Ponte Nuovo, 40; via Plinio ang. via Eustachi (via Stradella,
1); v.le Rimembranze di Lambrate, 18; p.zza Tricolore, 2; c.so XXII Marzo, 37
(p.zza Emilia); v.le Ungheria, 4; via Venosa, 4 (p.za Salgari). OVEST:
(Lorenteggio, Baggio, Sempione, S. Siro, Gallaratese, Solari, Giambellino,
Forze Armate, Vercelli, Novara, Paolo Sarpi): viale Coni Zugna, 56; via
Caterina da Forlì, 7 ang. via Fezzan; p.le Velasquez, 7; via delle Betulle, 10;
via Mascheroni, 16; p.le Zavattari, 4; via Ugo Betti, 159 b; p.za Caneva, 3.
NOTTURNE: P.zza Duomo, 21 (ang. via S. Pellico); via Boccaccio, 26; p.za Cinque
Giornate, 6; v.le Zara, 38; v.le Fulvio Testi, 74; c.so San Gottardo, 1; p.za
Principessa Clotilde, 1; p.zza Wagner, ang. via Marghera; via Cassiodoro 12;
c.so Magenta, 96 (ang. p.le Baracca); c.so Buenos Aires, 4; p.za Argentina
(ang. via Stradivari, 1); v.le Lucania, 10; via Ranzoni, 2; via Canonica, 32;
p.za Firenze (ang. via R. di Lauria, 22); p.le Stazione Porta Genova 5/3; via
Lorenteggio, 208 (ang. via Inganni); v.le Corsica, 42; via Boifava, 31/B; Ripa
di Porta Ticinese, 33. SEMPRE APERTE: Stazione Centrale, Atrio della
Biglietteria Est, lato p.zza Luigi di Savoia; Stazione Garibaldi, p.zza S.
Freud. PRONTO FARMACIA: Numero Verde 800-801185.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-04-23 num: - pag: 46 categoria:
REDAZIONALE Narrativa Vicenda autobiografica per lo scrittore, che va oltre la
forma del romanzo per cercare la realtà del vissuto Mauro Covacich: prima di
dire che l'amore è finito di FRANCO BREVINI C osa accade a una persona prima di
sparire per sempre dalla vita di un'altra? L'ultimo libro di Mauro Covacich
racconta la fatica di dire "mai più", di strapparsi da un'esistenza
in cui ci si credeva radicati per sempre: un'esperienza straziante eppure
assurdamente normale per chi oggi abbia tra i trenta e i cinquant'anni, per di
più avendo alle spalle famiglie che di solito hanno saputo tenere e che
contribuiscono a far sentire la fine del matrimonio come un fallimento
personale. Il protagonista di Prima di sparire è uno scrittore mediamente
affermato, sposato a Anna, restauratrice, insieme alla
quale abita in una piccola città del Nord-est. Nella sua vita irrompe
improvvisamente Susanna, giornalista romana, da cui Mauro cerca di prendere le
distanze quanto più inesorabilmente si sente soggiogato dalla passione, in una
deriva che non riesce ad arrestare. Tra colpa e innocenza, nostalgia e voglia
di fuga, il libro inscena il dramma dell'abbandono della moglie, della
riconciliazione e di un nuovo abbandono, alternando il racconto con la vicenda
speculare di un'altra coppia in crisi, quella di Rensich, un maratoneta
convertito alle performance artistiche, e di sua moglie Maura, che coltiva una
relazione adulterina con Sandro, regista televisivo milanese. Al lettore di
Covacich bastano questi nomi per riandare subito ai due precedenti romanzi
dello scrittore triestino, A perdifiato del 2003 e Fiona del 2005. Nel nuovo
libro i personaggi di ieri agiscono accanto allo scrittore che, mentre si
tematizza a sua volta in quanto personaggio, nel contempo vorrebbe spezzare la
crosta dell'illusione romanzesca per riversare sulla pagina tutti i suoi
vissuti nella loro urticante, rovente cogenza. Covacich non racconta infatti la
storia del fallimento di un matrimonio qualsiasi, ma del suo. Rinuncia alle
tradizionali mediazioni romanzesche a favore di un doloroso diarismo, si mette
in gioco in prima persona, parlando di sé e dei suoi amici e chiamandoli per
nome. Compie insomma una scelta di sincerità totale, fino al limite
dell'imbarazzo, perché è un gesto etico quello che gli importa, di là dalla
reticenza, dalla disinvoltura, dal cinismo, insomma dalla "modernità"
che la società sembra auspicare di fronte all'esperienza della separazione
della coppia. Certo non sfugge che i personaggi recuperati dai due precedenti
romanzi inscenano in qualche caso situazioni su cui Covacich scivola con
discrezione, con un procedimento di rinvio e proiezione. E così a Maura spetta
di interpretare la componente legata alla fascinazione e alla sessualità, che
fa spesso scoccare la rottura del legame matrimoniale, ma che viene
discretamente elusa nel racconto della coppia autore-Susanna. Ma c'è qualcosa
di più profondo riguardante la natura stessa di questi personaggi, che sono
vere e proprie chiavi della vita dello scrittore. Quello che essi sceneggiano è
il mondo interiore dell'autore-personaggio, in una specie di sacra
rappresentazione psicologica. Al punto che possiamo perfino ipotizzare che con
Prima di sparire Covacich abbia completato una trilogia, ruotante intorno al
tema della vita dell'artista nella realtà contemporanea. Ma perché Covacich
recupera i protagonisti dei romanzi precedenti all'interno di questa nuova
struttura narrativa, che si fatica ad assegnare alla classe dei romanzi? Ovvero
perché non gli è bastato creare un terzo personaggio, che non necessariamente
doveva coincidere in modo tanto fedele con il suo io biografico? Da cosa nasce
insomma il bisogno di questa interferenza fra la finzione e la realtà? Una
risposta forse va ricercata nell'universo dell'arte contemporanea, cui il
narratore fa spesso riferimento. I nomi che ricorrono sono quelli di Marina
Abramovic, di Sophie Calle, di Joseph Beuys. Tutti e tre hanno cercato di
prendere un frammento di vita vera e trasformarlo in un'opera d'arte. A ben
riflettere è la stessa operazione che anche Covacich compie: isola un pezzo di
esperienza pressantemente sua e ne fa un "romanzo". Ma ciò che conta
è che così facendo la verità della vita rompe l'orizzonte della letteratura.
Se, come ci ricordava Sandro-Top Banana, il protagonista di Fiona, siamo
assediati e addirittura soffocati dalla finzione, che tende incessantemente a
riassorbire ogni dato di realtà, allora l'unico modo per sfuggirvi è gettare in
faccia al lettore la lacerante brutalità del vissuto. E infatti, pur
consapevole di compiere comunque un'operazione artistica, Covacich rinuncia
alla compiutezza e alla rotondità del romanzo. Alla fine nulla torna, tutto
resta penosamente asimmetrico e incompiuto, nella sua come nelle nostre vite,
che non saranno redente da alcun finale. La scelta L'autore rimette in gioco i
personaggi dei due libri precedenti: quasi una trilogia "Malinconia"
(particolare), dipinto da Edvard Munch nel 1891.
( da "Corriere della Sera" del 23-04-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2008-04-23 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Passato e presente Nei primi anni Sessanta erano 295 mila i
lavoratori che lasciavano i loro paesi del Meridione per cercare fortuna e
un'occupazione nelle regioni settentrionali. Comuni vuoti Le città a più alto
tasso migratorio (l'8 per mille annuo) sono in Calabria. Nella zona di Cirò, in
provincia di Crotone, tra il '91 e il 2006 la popolazione è calata del 34% Sud,
la nuova emigrazione Ogni anno 270 mila persone vanno al
Nord Lavorano, ma le famiglie devono aiutarli N on c'è stato partito che in
campagna elettorale non abbia promesso il rilancio del Mezzogiorno e adesso
perfino la Lega, con Roberto Calderoli, dice che "la
questione settentrionale non può essere risolta se non si affronta la questione
meridionale". è successo anche che Confindustria, Cgil, Cisl e Uil
hanno firmato un nuovo documento comune per il Sud. E, ovviamente, non sono
mancati gli appelli degli economisti ad affrontare l'annoso problema delle
"due Italie". Ma adesso, dopo il voto, chi si ricorderà di tutto questo?
Le persone in carne e ossa, intanto, cercano in prima persona una soluzione.
Che spesso è la nuova migrazione da Sud a Nord. Che, ovvio, non è più quella
degli anni Cinquanta e Sessanta, dei contadini poveri e ignoranti che con la
valigia di cartone si trasferivano nel triangolo industriale per lavorare in
fabbrica. Ma che, se è molto diversa qualitativamente, tocca però le stesse
vette numeriche di allora. Ogni anno, infatti, si spostano dalle regioni
meridionali verso quelle del Centro-Nord circa 270 mila persone: 120 mila in
maniera permanente, 150 mila per uno o più mesi, dice l'istituto di ricerca
Svimez. Un dato vicino a quello dei primi anni Sessanta, quando a trasferirsi
al Nord erano 295 mila persone l'anno. Una città intera che si sposta Parlare
di 270 mila uomini e donne che ogni anno vanno da Sud a Nord per lavorare o per
studiare significa immaginare una città come Caltanissetta che si sposta tutta
intera per trovare un futuro. Anche i contorni economici del fenomeno sono
profondamente diversi da quelli del dopoguerra. Allora le rimesse degli
emigranti generavano un flusso di risorse discendente, dalle regioni
settentrionali a quelle del Mezzogiorno: servivano a mantenere le mogli o i
genitori anziani rimasti al paese e magari a mandare avanti i lavori per
costruire o ampliare la casa. Oggi, al contrario, i soldi risalgono la
Penisola, per sostenere gli studenti meridionali nelle Università del Nord o i
lavoratori precari che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, ma che
tirano avanti con l'aiuto delle famiglie d'origine (comprese le pensioni dei
nonni) con l'obiettivo di raggiungere poi il contratto a tempo indeterminato.
Il trend consolidato Al ministero dello Sviluppo Economico, il viceministro
Sergio D'Antoni ha stimato con i suoi tecnici che si arriva a circa 10 miliardi
di euro che per tutti questi motivi (compreso il mancato sviluppo nel Sud)
"emigrano" ogni anno dal Mezzogiorno al Nord. Il che non è
esattamente il massimo per un Paese che dovrebbe ridurre le distanze tra le due
Italie. Spiega Delio Miotti (Svimez) che da tempo studia la nuova migrazione:
"Negli ultimi anni si sta consolidando un trend: più di 120 mila persone
all'anno si spostano dal Sud nelle regioni del Centro-Nord cambiando residenza.
Sono in gran parte giovani, tra i 20 e i 45 anni, diplomati, ma uno su cinque è
laureato. A questi bisogna aggiungere altri 150 mila che si trasferiscono al
Nord come pendolari di lungo periodo, cioè per almeno un mese. Sono studenti o
lavoratori temporanei che non si possono trasferire stabilmente perché non
hanno un reddito sufficiente per mantenersi e per portare la loro famiglia
nelle regioni settentrionali, dove la vita è più cara ". Ma se è così,
perché questa emigrazione non fa più notizia? "Perché chi emigra -
risponde D'Antoni - non ha problemi d'integrazione con la realtà del Nord:
spesso è un giovane che usa Internet e parla inglese come i suoi coetanei
settentrionali. Non diventa quindi un caso sociale, come negli anni Cinquanta.
Laurea e contratto Nel 2007 i neo laureati del Sud sono stati 67 mila. Le
imprese meridionali hanno per loro solo 12.390 posti Giovani e diplomati I
meridionali che cambiano residenza sono in gran parte giovani (tra i 20 e i 45
anni), diplomati. Uno su 5 è laureato.
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del
23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Centro-Nord sezione:
CENTRO NORD data: 2008-04-23 - pag: 1 autore: Marche. Oltre 40mila gli
allevatori La zootecnia prospera riducendo la filiera L'aumento dei costi di
mais e cereali degli ultimi mesi pesa anche sul settore delle carni. A fronte
di aumento dei costi dei mangimi del 70%, che poi si traduce nell'innalzamento
dei prezzi del prodotto finale ai consumatori, il valore della carne bovina
venduta dagli allevatori ai trasformatori è aumentato solo dell' 1,8 per cento.
E il settore – incluso l'avicolo le imprese attive sono circa 40mila – regge
grazie alla drastica riduzione della filiera riducendo i passaggi intermedi e
contenendo così gli aumenti di prezzo. La zootecnia marchigiana conta circa 25
milioni di polli, 170mila suini e 60mila bovini, per un fatturato totale che
nel
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del
23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Centro-Nord sezione:
ECO-IMP (Umbria) data: 2008-04-23 - pag: 5 autore: Zootecnia. I 40mila allevatori
hanno accorpato le fasi di macello e commercio smorzando il caro-mangimi e
alzando la qualità Taglio ai costi con la filiera corta Per il 2008 business
stabile sui 112 milioni di euro - In crisi il comparto
cunicolo Francesca Maroni ANCONA L'aumento dei costidi maise cereali degli ultimi mesi
pesa anche sul settore delle carni. A fronte di aumento dei costi dei mangimi
del 70%, che poi si traduce nell'innalzamento dei prezzi del prodotto finale ai
consumatori, il valore della carne bovina venduta dagli allevatori ai
trasformatori è aumentato solo dell'1,8 per cento. Come sottolinea
Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche, l'incidenza è ancora
superiore sui suini "per i quali oggi gli allevatori registrano perdite di
100-110 euro per ogni capo di bestiame". Per far fronte a questa
situazione gli allevatori marchigiani – circa 40mila complessivamente, secondo
le ultime stime fornite dalle organizzazioni – hanno deciso di puntare sul
controllo totale della filiera, dall'allevamento alla commercializzazione,
riducendo i passaggi intermedi e di contenere così gli aumenti di prezzo. La
zootecnia marchigiana conta circa 25 milioni di polli, 170mila suini e 60mila
bovini, per un fatturato totale che nel
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XI - Napoli
CONFERENZA DEI PRESIDI PER LA RINASCITA UNIVERSITARIA CLAUDIO QUINTANO A dir
vero, un tempo si avvertiva necessità di industrie e qualcuno promosse, con
alquanto impegno Alfa Sud, Italsider, Montefibre e quant'altro. Proprio il
venire alla mente quest'ultimo ricordo, a mio avviso, deve renderci guardinghi;
non nel senso di spingere verso atteggiamenti di negatività, quanto nel senso
di mettere a frutto quell'esperienza fallimentare, per lavorare all'ipotesi
avanzata con metodo nuovo e - ci si augura, questa volta - proficuo. Dopo i
recenti risultati elettorali si ha il preciso dovere di non fallire
ulteriormente: usando ironia, "la Lega non ce lo
perdonerebbe"!... Il metodo, perciò, non può essere ancora una volta
quello di inventarci nuove e fantastiche istituzioni di eccellenza, almeno come
punto di partenza, quanto, piuttosto, di sedere intorno a un tavolo per
valutare, fino in fondo, ipotesi di lavoro avendo, dalla propria, esperienze di
impegno giornaliero e intenso all'interno delle istituzioni universitarie e
sapendo di dover trovare sinergie con le istituzioni in essere e con tutti quei
soggetti che sul concreto hanno finora operato e continuano a operare. Sarà
forse la mia formazione professionale, abituata a valutare i problemi partendo
dai numeri e dalle quantità che li rappresentano, a indurmi ad affrontare un
compito tanto impegnativo ben sapendo che serve sì la spinta di alcune idee
portanti, ma poi occorre un impegno certosino di un lavoro capace di costruire
giorno per giorno, con la finalità di creare quella osmosi che altri territori
hanno potuto da tempo realizzare e che dalle nostre parti è più difficile
raggiungere perché la società che ci circonda ha fatto terra bruciata
dell'ambito sociale in cui ricerca e formazione devono trovare il loro sbocco
reale. Vediamo quindi su che cosa lavorare e con chi farlo. Sulla base del
metodo cui ho fatto riferimento, è ovvio ch'io guardi, innanzitutto, alla mia
esperienza di preside di una tra le maggiori Facoltà di Economia che la regione
Campania annovera nel suo seno e che serba questa posizione anche nell'intero
Mezzogiorno. Questa Facoltà che già in precedenza aveva sperimentato formule di
docenza e di impegno di ricerca aperte verso il mercato internazionale con
corsi di laurea orientati in tal senso e, pioneristicamente aperti a
collaborazioni proprio con docenti della Bocconi, a regime orientò la sua
offerta didattica, anche verso una lettura concreta dei fatti economici che,
senza estrema differenziazione con i prodotti didattici delle altre Facoltà
della Campania, avesse a riferimento il mondo delle piccole e medie imprese
meglio capaci di rappresentare la realtà meridionale del Paese, non
dimenticando l'impegno europeo e mediterraneo al quale guardare con favore e
attenzione. Urge ora la messa in moto di un processo che per essere realmente
efficace, non può che essere di tipo bottom-up, in base al quale le grandi aree
scientifico-disciplinari degli atenei e degli enti di ricerca della regione si
incontrino e operino delle sperimentazioni di ricerca comune e di didattica
coordinata. Il recente dibattito ha dato lo spunto di precisare anche taluni
aspetti della questione, tutti condivisibili, soprattutto che l'approccio
semplicistico che l'università di qualità possa essere il prius e, quindi,
stimolo per mettere in moto uno sviluppo economico-territoriale attualmente
inesistente o debole e non sia, invece, una causa essa stessa di emigrazione di
capitale umano istruito e ancora una volta a spese della comunità pubblica e
privata del Sud. Il procedimento bottom-up più realistico deve partire da un
lavoro dei presidi delle Facoltà di tutti gli atenei quali soggetti da chiamare
in causa come interlocutori idonei per contribuire innanzitutto a tale ruolo.
Da questo punto di vista, non può esservi dubbio che i luoghi adatti di
esperienza e di riflessione, i luoghi di frontiera sono quelli delle facoltà,
innanzitutto, nonché dei dipartimenti. In queste sedi convergono, da un lato,
il disagio di masse studentesche non correttamente orientate, e dall'altro il
disagio obiettivo del personale docente e tecnico-aministrativo; ed è in questa
sede, in particolare, che ha modo di esprimersi il contesto sociale di
appartenenza al nostro territorio. Convinto di tanto, è da proporre che fosse
appunto una Conferenza permanente dei presidi, coadiuvata da Conferenze dei
direttori di dipartimento e da dibattiti da intrecciare con il mondo
studentesco e i più giovani ricercatori, ad animare il lavoro concreto di
riorganizzazione prospettata e da ulteriormente approfondire. Dopo soltanto, e
la cosa dovrebbe essere agevole, si potrà pensare a nuovi modelli istituzionali
che sono certamente necessari, ma che se proposti e definiti ex ante rischiano
di rivelarsi, come già è successo per l'apparato
produttivo, mere "cattedrali nel deserto" ripetendo così un
canovaccio che altri oggi, a giudicare dal risultato elettorale del Nord, non
sono più disposti ad approvare. L'autore è segretario della Conferenza
nazionale dei presidi delle Facoltà di Economia e Scienze statistiche.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina X - Napoli
L'anima smarrita dei partiti nel sud ANDREA GEREMICCA on esprimo giudizi di
qualità. Cerco solo di dire che non si può semplificare sino alla
banalizzazione il "modello Carroccio". E lo stesso federalismo. Che
rischia, certo, di spezzare l'unità nazionale e cancellare il Mezzogiorno. Ma
non è detto. Può anche costituire un terreno di competizione tra le varie parti
del paese per l'uso produttivo delle risorse di ciascun territorio. Anche nella
cultura del miglior meridionalismo è stata sempre presente la questione
dell'autonomia e dell'autogoverno delle popolazioni meridionali. E della lotta
a ogni forma di assistenzialismo e subalternità. Il federalismo di Bossi non va in questa direzione. E non va in questa
direzione l'ipotesi azzardata di "un Pd del Nord". Ma non vedo perché
non si debba lavorare per affrontare in modo distinto e unitario al tempo
stesso la crisi settentrionale e la questione meridionale. Il risanamento e lo
sviluppo dell'economia e dello Stato nazionale. La Bresso, Chiamparino,
Cacciari, Cofferati, Fassino e tanti altri invitano il Partito
democratico a non prendere sottogamba il problema della Lega, a rileggere anche da sinistra in chiave federale le questioni
del Nord, del Centro e dell'intero paese. Non vedo perché il Mezzogiorno debba
rifiutare questo terreno di riflessione, isolandosi e alzando barriere. Mi
sbaglio o non è stato Bassolino, qualche tempo fa, a lanciare l'idea di una
macro-regione meridionale, con l'iniziale coordinamento permanente e
strutturato, non solo programmatico, delle varie Regioni del Sud? Perché non
ripartire da qui, invece di aprire con la retorica delle "primarie"
il braccio di ferro tutto interno alla coalizione sulle prossime (o meno
prossime) elezioni regionali? O di imbarcarsi nel rilancio di un improbabile
"laboratorio politico"? Cioè di una trattativa confusa e di vertice
per tentare di rimettere assieme in qualche modo i cocci della sinistra
radicale, del demitismo e del mastellismo? Dove stanno, in tutto questo, il
radicamento sociale e il progetto politico? Secondo alcuni stanno proprio nei
risultati elettorali: rosei, al di sopra di ogni aspettativa, perché in
Campania il Pd non ha perso rispetto al 2006, anzi i suoi voti sono
incrementati di quasi 3 punti. Che poi il centrodestra superi il Pd di quasi 20
punti e avanzi di circa 9 punti rispetto alla sua media nazionale. Che a Napoli
e in Campania il fenomeno dell'astensionismo, che testimonia il distacco degli
elettori dalla politica, da questa politica, sia stato il più alto di tutta
Italia. Che nelle elezioni amministrative, che costituiscono il principale test
del radicamento dei partiti sul territorio, su 12 Comuni con più di 50 mila
abitanti amministrati dal centrosinistra e 4 dal centrodestra, la scorsa
settimana 7 siano passati al centrodestra al primo turno e uno solo sia rimasto
al centrosinistra. Che sia accaduto tutto questo senza ragionarci sopra è
inquietante. Ed è inquietante il silenzio sui caratteri per molti versi
particolari, anomali, del voto al centrosinistra in Campania: un voto sempre
meno esigente rispetto ai contenuti delle politiche e alla soluzione dei
problemi, compreso quello dei rifiuti, che sembra aver pesato più in altre
parti del paese che da noi. Solo nella primissima fase della giunta di
centrosinistra, negli anni della riscoperta di piazza Plebiscito e dei fasti
del G8, la città sembrò identificarsi con orgoglio nel nuovo corso della
politica e parve voler prendere in mano il proprio destino. Ma si trattò di una
fiamma troppo breve, spenta dall'acritico appiattimento dei partiti sulle
istituzioni. Dalla rinuncia del sistema politico a selezionare nuove classi
dirigenti, a proporre valori, a indicare programmi, a costruire partecipazione.
Attento essenzialmente a logiche interne. E al controllo della spesa pubblica:
comunque, maledetta e subito. Così Napoli è diventata una città triste, senza
più fiducia in se stessa e nel proprio futuro. Sotto schiaffo nell'immaginario
collettivo a livello nazionale e mondiale. Spesso ingiustamente. E non c'è
nulla di peggio, per lo spirito e l'identità di un luogo, rispecchiarsi in una
immagine deformata della sua dignità, del suo ruolo, della sua storia. Sempre
più spesso, nel dibattito di questi giorni, capita di ricordare la storia lunga
della città. In particolare gli anni del 41 per cento dei voti al Pci. E delle
giunte Valenzi. Capisco, figuriamoci se capisco! Ma non avrebbe senso assumerli
meccanicamente a confronto per discutere del radicamento sociale dei partiti
oggi. Non avrebbe senso parlare oggi delle sezioni di allora. Del tesseramento
casa per casa. Della diffusione domenicale dell'Unità. Dei corsi di formazione
politica in tutte le sezioni. Non avrebbe senso perché è cambiato il mondo. Forse,
dico forse, varrebbe la pena di rivisitare sotto il profilo storico le radici
antiche di un partito democratico e di sinistra a Napoli. Le ragioni politiche,
ideali, culturali dei legami profondi costruiti negli anni. Con gli operai di
fabbrica, gli strati popolari più deboli, le donne, i giovani, gli
intellettuali. Di un partito sempre "dalla parte" dei cittadini.
Criticamente anche, ma dalla parte loro. Per difendere l'onore della città. In
uno spirito grande di solidarietà sociale e unità nazionale. Perché Napoli per
la sinistra è sempre stata la capitale del Mezzogiorno e una grande città
europea. Insieme con la volontà non di chiedere, ma di agire e lottare per il
lavoro, la casa, la salute. Insieme su obiettivi semplici, ma incarnati nella
coscienza e nei sentimenti delle persone. E vissuti in prima persona dai
cittadini. Dai treni della speranza, con migliaia di bambini della Napoli
disastrata dalla guerra ospitati nelle regioni rosse dell'Emilia e della
Toscana. Ai Consigli di gestione per la ricostruzione e il rilancio delle
fabbriche distrutte. Ai comitati per la rinascita del Mezzogiorno, con i
"quaderni" di rivendicazione, quartiere per quartiere, colmi dei
problemi da risolvere, dalla fontanella pubblica, all'asilo, al posto di pronto
soccorso. Ai doposcuola e ai corsi per il conseguimento delle licenze medie
organizzati dalle sezioni di partito nelle zone più popolari. Alle visite
mediche, innanzitutto pediatriche, per i senzatetto accampati nelle baracche di
via Marina e nei casermoni dei Granili. Assistenza? Volontariato civile?
Diritti di cittadinanza? Impegno politico? Forse tutto questo e altro ancora.
Oggi fortunatamente è tutta un'altra storia. Ma non è detto che non debba far
riflettere.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina IX - Napoli
Spazzatura nel Parco del Vesuvio Il castello di Ottaviano, nuova sede
dell'ente, circondato dal degrado Inaugurazione nel giorno dedicato alla terra
nel territorio segnato dagli abusi PATRIZIA CAPUA DAL NOSTRO INVIATO OTTAVIANO
- La strada che porta alla principesca sede del Parco nazionale del Vesuvio, il
Castello mediceo di Ottaviano, è invasa dalla spazzatura su entrambi i lati.
Che bel castello, con gli affreschi di Angelo Mozzillo, bene
confiscato alla camorra governata dal boss Raffaele Cutolo, "luogo
simbolo" dato in consegna nel 1995 al Comune. Un'idea dell'assessore Mimmo
Beneventano, ucciso dagli uomini del clan, e infine realizzata. Montagne di
sacchetti non raccolti alle undici del mattino lungo il viale che porta al
maniero sulla collina, che fu delle famiglie Orsini, Gonzaga e poi dei
Medici: lo scempio dei rifiuti salta agli occhi nell'area protetta per
eccellenza, nel giorno in cui si inaugura la nuova sede del Parco, dove opera
l'Osservatorio per la legalità di Legambiente, nell'anniversario mondiale
dell'Earth Day. La "montagna", come i veri vesuviani chiamano il
Vulcano, domina il territorio metropolitano di 13 Comuni, sfregiato
dall'abusivismo e dall'emergenza rifiuti che qui non è mai finita. Anzi.
Problemi ambientali e sociali concentrati in un'area popolata da due milioni di
abitanti. Ugo Leone (nella foto sotto), presidente del Parco nazionale e il
direttore Matteo Rinaldi, sono convinti che "per risolvere la crisi della
spazzatura, basta il nostro atteggiamento responsabile. Un terzo della Regione
è protetta, in questo 30 per cento c'è il 30 per cento dei comuni della regione
e il 30 per cento dei suoi abitanti. Persone che vivono e producono rifiuti e
non possono pretendere che vengano smaltiti altrove. Ma non possono smaltirli,
perché questa area protetta è off limits per discariche e inceneritori. Allora
bisogna dare l'esempio con una raccolta differenziata fatta al meglio, creando
qui impianti di compostaggio utili all'agricoltura". Sulla discarica della
discordia, a Terzigno, per ora tutto tace. Per ora il territorio si avvale di
una piattaforma temporanea di smistamento dei rifiuti che da Ercolano partono
regolarmente per Catania. "Non sappiamo quali sono i progetti di De
Gennaro - dice Leone - ma poiché le nostre aree sono gravate da vincoli
ambientali europei, le istituzioni vanno con i piedi di piombo per non incorrere
in ordinanze di infrazioni comunitarie". E neanche la paura del Vesuvio
ferma i costruttori abusivi. L'Ente parco fino a giugno
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 2 Formigoni, 24 ore per accettare la proposta di Silvio di Sabrina
Cottone da Milano "Tutto bene, tutto bene" dice Roberto Formigoni
appena uscito da Arcore. Ma è nervosissimo, non scende dalla macchina e fila
via. L'incontro con Silvio Berlusconi è durato trenta minuti e il leader del
Pdl ha chiesto al presidente della Lombardia di rimanere al suo posto fino al
2010. "La gente non capirebbe" elezioni anticipate di due anni.
Formigoni torna al Pirellone con la speranza che in futuro potrà contare su un
"prestigioso incarico nel partito". Ma i suoi fanno trapelare una
"forte perplessità" del governatore: l'ipotesi non lo soddisfa. Lui
ha riproposto il desiderio di andare a Roma in un ruolo di governo, come aveva
previsto candidandosi come capolista del Pdl al Senato. Berlusconi e Formigoni
si sono lasciati con l'intesa di rivedersi questa sera a Roma per una
conclusione definitiva. I toni sono stati calmi ma le posizioni sono distanti.
Gli spiragli non sono molti, per evidenti ragioni di opportunità politica:
votare adesso in Lombardia rischia di causare un grave danno d'immagine per il
Pdl. Ma anche se Formigoni lo sa, ha insistito per un'ulteriore riflessione. E ha attaccato sia Umberto Bossi sia
Gianfranco Fini, colpevoli di aver previsto una sua permanenza al Pirellone:
"Il mio futuro politico dipende da me e da Berlusconi, non da Bossi né da Fini". Segnali di evidente insofferenza alla
situazione. Berlusconi ha parlato con il governatore della Lombardia
dell'opportunità di portare a termine il mandato regionale che scade nel 2010.
Mancano ancora due anni e il timore è che andare a elezioni anticipate possa
essere ritenuto un atto di scarsa responsabilità da parte dei cittadini che
sono stati appena chiamati al voto, dando ampia fiducia al Pdl di cui è
Formigoni era capolista lombardo al Senato. Se Formigoni decidesse di optare
per Palazzo Madama, inoltre, la Lega rivendicherebbe immediatamente la
presidenza della Lombardia per un suo uomo. Già da mesi si fa il nome di
Roberto Castelli (anche se non sono mai tramontate ipotesi alternative come
Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti). Ed è forte il
timore che la Lega, arrivata al 21 per cento dei voti nella Regione, possa
guadagnare ancora terreno sfruttando sia l'onda delle politiche sia il volano
del candidato alla guida della Regione. Le parole di Berlusconi non sono state
una sorpresa per Formigoni, che era stato già avvisato dell'orientamento del
presidente del Pdl. Ma durante il colloquio ha rilanciato un suo ruolo di
governo, senza escludere l'ipotesi di una staffetta nel 2010, quando potrebbe
subentrare a un ministro leghista. L'ambizione del governatore sarebbero le
Attività produttive, ministero al quale farebbero capo le deleghe dell'Expo
2015 appena assegnata a Milano. Le caselle però, a meno di clamorosi ribaltoni
di scenario, sono ormai definite in altro modo. Le decisioni sembrano prese,
anche se da Arcore non è stato diramato alcun comunicato ufficiale, a
differenza di quanto avvenuto per il governatore del Veneto, Giancarlo Galan,
che lunedì scorso ha formalmente escluso qualunque suo possibile incarico di
governo, attraverso una nota congiunta con il leader del Pdl. "Penso che
Formigoni resterà in Lombardia" aveva detto Bossi
già ore prima dell'incontro tra Berlusconi e Formigoni, parlando da Varese. E
il Senatùr ha spiegato di condividere la decisione del futuro premier:
"Berlusconi ha paura della reazione della gente se si torna a votare così
in fretta. C'è il rischio di creare una contrapposizione tra alleati che -
forse Berlusconi ha ragione - non è necessaria". La previsione che
Formigoni resterà in Lombardia è stata riproposta anche da Gianfranco Fini a
Porta a Porta. "Credo che Formigoni onori il mandato ricevuto dagli
elettori e rimanga governatore della Lombardia" ha detto l'aspirante
presidente della Camera. Parole che hanno scatenato la stizzita reazione di
Formigoni, anche se poi Fini ha precisato di essere stato equivocato e che
avrebbe chiamato Formigoni per chiarirsi: "Ho solo detto che credo rimarrà
alla guida della Lombardia". Al momento è quel che pensano tutti. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 0 La svolta di Fini: "Guiderò la Camera ma lascio An" di
Redazione Sarà la Russa a traghettare il partito nel Pdl. La Giustizia andrà a
un azzurro, ma Bossi ribadisce i
tre posti alla Lega. Ancora da sciogliere il nodo Formigoni Roma - Non si
scioglie il nodo Formigoni. Mezz'ora di incontro ad Arcore tra Silvio
Berlusconi e il governatore della Lombardia non chiarisce quale sarà il suo
futuro ed un nuovo faccia a faccia con il Cavaliere è in programma domani sera
a Roma. Questo nonostante prima e dopo il colloquio di Villa San Martino
Umberto Bossi e Gianfranco Fini abbiano garantito la
permanenza al Pirellone dell'attuale presidente. Fini a Montecitorio Sia che
venga eletto sindaco sia che ottenga un incarico ministeriale, probabilmente
Lavoro e Welfare, è chiaro che il ruolo di Gianni Alemanno avrà conseguenze sul
peso e la consistenza numerica della delegazione di Alleanza nazionale
all'interno del governo. Per questo, con Altero Matteoli destinato alle
Infrastrutture, ha iniziato a prendere quota l'ipotesi che Ignazio La Russa
alla fine possa rimanere a via della Scrofa per traghettare il partito verso il
Popolo della libertà. Anche se il diretto interessato risponde con un
"cado dalle nuvole" a chi gli prospetta l'ipotesi che possa svolgere
l'incarico di reggente mentre Fini salirà al vertice di Montecitorio rimanendo
il leader di Alleanza Nazionale. Fini ha ribadito la sua candidatura per la
presidenza della Camera, aggiungendo che se verrà eletto lascerà la guida di
An. Spetterà così all'ufficio politico di Alleanza nazionale, formato da Altero
Matteoli, Gianni Alemanno, Adolfo La Russa, Andrea Ronchi, Maurizio Gasparri e
Donato La Morte, esprimere al proprio interno un primus inter pares per la
gestione ordinaria e la preparazione in vista dell'ultimo congresso del
partito, quello che in contemporanea con l'assise di Fi nel giro di 6-8 mesi
dovrebbe approvare uno Statuto per fissare tempi e modi per la fondazione del
nuovo soggetto unitario. Il nodo Formigoni "Il mio futuro politico dipende
da me e da Berlusconi, non da Umberto Bossi",
replica stizzito al primo. Stessi toni nei confronti del secondo: "Non
sapevo che fosse l'onorevole Fini a dover decidere del futuro mio e della
Lombardia. Per quanto riguarda me e Berlusconi, abbiamo aggiornato il nostro
colloquio a domani sera". Insomma, dietro quel laconico "tutto
bene" affermato da Formigoni lasciando Arcore, restano aperti gli
interrogativi circa la possibilità che ottenga un incarico di prestigio a Roma
o accetti di restare, più o meno volentieri, a Milano. Di sicuro, in ambienti
vicini al presidente della Lombardia si registrano "forti
perplessità" rispetto all'ipotesi che sarebbe stata prospettata da
Berlusconi di assegnargli un ruolo di rilievo nella fase costituente del Popolo
della Libertà e comunque un incarico di prestigio dopo il 2010. Il Cavaliere
avrebbe messo sul tavolo anche una soluzione che comunque accontenti la
componente ciellina all'interno di Forza Italia, con la possibilità di
assegnazione di ministeri per Mariastella Gelmini e Maurizio Lupi, entrambi
ricevuti ad Arcore. La prima potrebbe andare agli Affari regionali, mentre per
il secondo si parla dell'Istruzione. In questo caso Sandro Bondi resterebbe al
partito. Le pressioni del Carroccio Con il nodo Formigoni ancora da sciogliere,
le caselle all'interno del governo attendono di essere distribuite e riempite,
nonostante Bossi abbia ribadito con toni perentori che
alla Lega andranno i ministeri dell'Interno, delle Riforme e delle Risorse
Agricole, la vicepresidenza del Consiglio e il viceministro delle
Infrastrutture. Roberto Maroni rimane comunque sempre
in prima fila per il dicastero del Viminale, ma Berlusconi non abbandona l'idea
di assegnare questo incarico ad un uomo di Forza Italia, soprattutto se alla
fine si decidesse di non affidare ad un esponente azzurro il ministero della
Giustizia. Così per via Arenula, accanto a quella di Marcello Pera, resta la
candidatura di Alfredo Mantovano, di An, e l'ipotesi di un ritorno di Roberto
Castelli. Molto dipenderà, oltre che da quello che sarà il futuro di Formigoni,
anche dall'esito delle elezioni a Roma. La vicepresidenza del Consiglio Per la
Difesa potrebbe allora tornare d'attualità il nome di Antonio Martino. In ogni
caso, garantisce il leader di An, "una volta che il presidente della
Repubblica avrà nominato il presidente del Consiglio la lista dei ministri non
sarà questione di giorni ma di qualche ora". Da definire il ruolo di
Roberto Calderoli, che in un'intervista si è candidato
a svolgere un ruolo di "pontiere nei confronti dell'opposizione. Toni
distensivi che possono essere letti come un'assicurazione in vista di una
possibile nomina a vicepresidente del Consiglio o anche a ministro delle
Riforme. In questo caso a palazzo Chigi, accanto all'altro vicepremier Gianni
Letta, potrebbe sedere Umberto Bossi. E nella sede del
governo potrebbe arrivare Antonio Catricalà, attualmente alla guida
dell'Authority per le Comunicazioni, chiamato a svolgere il ruolo nevralgico di
sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Paolo Bonaiuti resta invece
favorito per il ministero dei Beni culturali. Quanto al resto della compagine
governativa, Claudio Scajola continua ad essere indicato come ministro per le
Attività produttive se il Viminale dovesse andare alla Lega. Qui potrebbe
arrivare con un ruolo da sottosegretario, o perfino da viceministro, l'ex capo
della Polizia e attuale commissario straordinario per la gestione
dell'emergenza rifiuti in Campania Gianni De Gennaro, che potrebbe continuare
l'opera dal ministero dell'Interno. Maurizio Sacconi è favorito invece per
Lavoro e Welfare se Alemanno vincesse il ballottaggio a Roma. Per gli Affari
regionali in corsa anche Enrico La Loggia e Giovanni Pistorio dell'Mpa, mentre
Rotondi annuncia l'appoggio esterno al governo se non dovesse ottenere un
ministero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XIII - Napoli
Una serie di interviste di Annella Prisco a personaggi della politica, della
moda, dello sport e altro I tempi che corrono secondo 30 vip La presentazione
oggi a Palazzo Alabardieri: un viaggio nella città "nascosta"
GIUSEPPE BALESTRINO Ciro Cacciola, Tjuna Notarbartolo e Piero Antonio Toma
presentano, alle 18.30, nella suggestiva cornice di Palazzo Alabardieri (via
Alabardieri, 38), il libro di Annella Prisco "Trenincorsa. 30 interviste
sui tempi che corrono" (Edizioni KaÍrÓs, pagg. 176, 12), con letture di
Mariarosaria Riccio. Personaggi e volti noti della politica, della moda, della
letteratura, dell'arte, della storia, dell'economia, dell'imprenditoria, della
musica, della filosofia, del teatro, del cinema: Renzo Arbore, Rocco Barocco,
Antonio Bassolino, Edoardo Bennato, Alberto Bevilacqua, Giulio Bosetti, Peppino
di Capri, Ciro Discepolo, Giuseppe Galasso, Antonio Ghirelli, Raffaele La
Capria, Claudio Magris, Dacia Maraini, Maurizio Marinella, Eddy Monetti, Enrico
Montesano, Dino Risi, Jacqueline Bisset, Gianna Schelotto, Vittorio Sgarbi, Uto
Ughi, Lina Wertmuller, Renato Brunetta, Aldo Masullo, Tullio De Mauro, Corrado
Ferlaino, Roberto Maroni, Mario Pagliari, Josè Rives, Franco Roberti. Sono questi i
compagni, napoletani e non, di un "viaggio immaginario verso nuove e più
rassicuranti mete", l'occasione per un "recupero di tutte le cose
migliori che ci appartengono. Credo che questa città meriterebbe più amore da
parte degli stessi suoi cittadini perché è una città che ha tutti i presupposti
per essere la capitale d'Europa", sostiene il leader leghista
Roberto Maroni mentre, nelle riflessioni di Giuseppe
Galasso, sono soprattutto antichi problemi quelli che più fanno sentire il loro
peso: "Come studioso ho sempre pensato che Napoli continui a scontare i
danni provocati dalla sua abnorme crescita metropolitana nel corso del
Cinquecento". E ancora: la musica napoletana vista da Renzo Arbore ?
"trovo grave accanirsi contro la cartolina" ? e quella di Edoardo
Bennato ("le mie canzoni sono sicuramente provocazioni"), il
"piacere di scoprire le cose" di Claudio Magris, l'"affetto e la
simpatia" di Dacia Maraini, il fascino sinistro che uno scippo esercita su
Dino Risi, "particolarmente colpito per la maestria con cui un giovane
teppista è riuscito a sottrarre la borsa ad una signora milanese". Per
maggiori informazioni: www.edizionikairos.com; kairosedizionivirgilio.it.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 0 Rutelli-Alemanno: lite su rom e Alitalia di Luca Telese Botta e
risposta a Ballarò: "Serve il bracciale antistupro". "No, è un
burqa elettronico". E sulla compagnia di bandiera: "'Ndo sta la
cordata italiana?". "Non si può svendere ai francesi" Roma - Si
incontrano nei camerini alle 19.40, e la cordialità fra loro dura solo un
attimo: stretta di mano, sorriso, "come stai?", chiede Francesco
Rutelli, "Uh, bene", risponde Gianni Alemanno. Solo un'ora dopo,
nella diretta di Ballarò, in uno studio arroventato dalle luci e dalla
tensione, il fair play cede il posto allo scambio dei colpi: "No, tesoro?
Ora parlo io!", grida Rutelli. "Tesoro mai...!", replica
Alemanno. Già alla prima domanda, si precipita nel tema più dolente e tragico
della campagna elettorale, Rutelli vince a testa o croce il diritto di
scegliere se parlare per ultimo o per primo, sceglie di concludere, e allora è
Alemanno che sfodera una copia del Messaggero: "Roma ferita e
stuprata". Attacca subito il candidato del centrodestra: "Se vinciamo
noi, cose così non devono più accadere" e poi, presentando la sua tesi:
"Questa amministrazione, non dà garanzie rispetto alla sicurezza in questa
città". Rutelli cerca di tenere botta, in un primo momento, non risponde
sul tema, dice che vorrebbe una politica bipartisan, ripete "da ministro
sono stato due volte a Milano a sostenere la candidatura di quella città
all'Expo". Poi, nella chiusura del primo intervento: "... ovviamente
c'è il problema della sicurezza dei cittadini". Ma Alemanno incalza:
"Per anni avete detto che Roma era sicura, e che erano i romani a percepire
l'insicurezza". In camerino Rutelli era arrivato con una caterva di
documenti: "Le cartuccelle mi servono...". Alemanno, dal suo dossier,
a un certo punto, sfodera persino le agenzie con le dichiarazioni del sindaco
nel '94 sui campi nomadi. Il politicamente scorretto irrompe in scena alle 20,
sotto forma di una battuta sarcastica di Rutelli: "... non vorrei
tralasciare il fatto che con un significativo lapsus, Alemanno ha parlato delle
colonnine Ss invece delle colonnine Sos!". Allora Alemanno sbotta:
"Io non devo fare lapsus ma tu non devi fare battute cretine".
Passano due minuti, e gli animi surriscaldati divampano ancora sul tema della
sicurezza. Qui è Rutelli, che prova a sorpassare a destra Alemanno, con la sua
proposta choc: "Mi avrebbe fatto piacere, che di fronte a un'idea come
quella di mettere un braccialetto, o un altro dispositivo di sicurezza, o un
servizio attraverso il telefonino, alle donne della città per permettergli di
segnalare delle eventuali aggressioni, il centrodestra avesse risposto in modo
costruttivo, e non con un no pregiudiziale". è il candidato del
centrodestra qui che parte in contropiede: "Lo dico chiaramente, questa
idea non mi piace. Mi pare assurda l'idea di mettere alle nostre donne un burqa
elettronico. Così come non mi piace per nulla l'idea delle ronde...".
Rutelli scalpita: "Non ti piace?". Alemanno alza la voce: "No,
non mi piace l'idea della sicurezza Fai-da-te. è sbagliato. è una cattiva
idea!". Floris chiede perché. Alemanno spiega: "Le donne e i soggetti
deboli, i bambini, gli anziani, non possono essere tutelati in questo modo. La
sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico, è un problema sociale.
Infatti, colpisce soprattutto i più deboli. Quelli che non possono permettersi
- conclude il candidato del Pdl - l'allarme, o la porta blindata".
L'ultimo blocco sulla sicurezza si fa infuocato, si parla di espulsioni.
Rutelli: "Noi abbiamo espulso 280 extracomunitari, voi, con il governo
precedente, ne avete sanati 700mila!". Poi, cerca di uscire dall'angolo
del ring rivolgendosi a Floris: "Poi, magari, smettiamo di parlare solo di
questo?". Alemanno esclama: "No, senza sicurezza non si può fare
altro". Allora Rutelli si arrabbia: "L'altra volta avete vinto, non
avete combinato nulla". Lo studio si infiamma, la platea di figuranti sommerge
di applausi, alternativamente entrambi i contendenti. Alemanno attacca ancora:
"Ma come fate a vantarvi di 280 espulsioni. è ridicolo. Io dall'inizio
della campagna elettorale, ho chiesto 20mila allontanamenti". Rutelli con
un sorriso: "Allontanamenti o espulsioni?". Alemanno:
"Allontanamenti, mi sono autocorretto". Anche Rutelli, ha una
"cartuccella", un ritaglio della Padania: "Guarda che roba,
nella pagina delle lettere, c'è il Colosseo trafitto da una spada? Subite la
Lega, il vostro primo obiettivo è togliere qualcosa a Roma". Il candidato del Pdl quasi grida: "Tu hai un problema più
grosso del mio, ti aggrappi a Bossi per nascondere un fallimento
storico. La metro C è stata finanziata dal governo del centrodestra all'82 per
cento. Il vero problema è che il vostro gruppo di potere, prometteva di
risolvere i problemi di questa città e non lo ha fatto". Sempre sul
Carroccio c'è l'affondo di Rutelli sul tema Alitalia: "Oggi la Padania
scrive: “La lega vince, Air France vola via”. A chi la volete dare Alitalia? Ai
russi? Oggi Alitalia vale meno perché voi, quando eravate al governo, avete
fatto non una politica industriale ma una divisione tra Malpensa e Fiumicino
che ha portato la compagnia di bandiera vicina al fallimento. Ma dove sta la
cordata italiana di cui parlavate?". S'infervora Alemanno: "Noi
riteniamo che si può costruire una cordata italiana". E poi, alzando il
tono di voce: "Non si può svendere Alitalia. Alitalia, Rutelli, capito?
Italia, Italia, Italia". Saltano tutti gli schemi, le cartelline si
chiudono, finisce con i due candidati che si azzannano in un corpo a corpo
dialettico. Molto politicamente scorretto. Ma la democrazia è questa. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Sui romeni è duello
tra Fini e Veltroni "Sì al visto", "Li avete fatti entrare
voi" [FIRMA]FULVIO MILONE ROMA Assediata dall'emergenza immigrati e dalle
violenze sulle donne, dalla microcriminalità e dalle mafie, l'Italia ha paura e
si sente insicura e indifesa. Insicura perché gli organici di polizia,
carabinieri e Guardia di finanza, che pure indagano bene, sono insufficienti.
Indifesa perché la giustizia è lenta, rimette in libertà troppi delinquenti e
vanifica così il lavoro degli investigatori. E' un Paese in nero quello
raccontato nelle 85 pagine dell'Indagine sulla sicurezza in Italia presentata
ieri a Montecitorio dalla commissione Affari Costituzionali presieduta da
Luciano Violante: un "promemoria" per il nuovo Parlamento che si
insedia martedì prossimo e che dovrà sciogliere il nodo degli immigrati
comunitari. A cominciare dai romeni, nei confronti dei quali il leader di An e
probabile presidente della Camera Gianfranco Fini annuncia il pugno di ferro:
"Non escludo la possibilità che per loro venga reintrodotto il visto
d'ingresso e che le regole sulla libera circolazione delle persone possano
essere ridiscusse in sede comunitaria". Una sortita, quella dell'esponente
del centrodestra, non condivisa da Bruxelles: in ambienti della Commissione si
fa notare come in materia di visti sia competente l'Unione Europea, e non i
singoli Paesi. Ad alimentare la polemica ci pensa anche il leader del Pd Walter
Veltroni, che ricorda come siano stati "proprio il governo Berlusconi e la
legge Bossi-Fini a consentire l'ingresso dei romeni e l'arrivo di tanti
clandestini". Su come è stato gestito il problema della sicurezza legato
all'immigrazione, il ministro dell'Interno del governo Prodi, Giuliano Amato,
non nasconde la sua amarezza verso la vecchia maggioranza: "Ribadisco la
mia insoddisfazione per come è stato trattato il decreto sulle espulsioni e per
quello che non è stato fatto sul pacchetto sicurezza". Sono esigue
le forze messe in campo dallo Stato per garantire la sicurezza e arginare
l'offensiva continua della criminalità organizzata. I numeri inseriti nel
dossier parlano chiaro: gli uomini in servizio nella Polizia di Stato e
nell'Arma dei carabinieri sono 220 mila (solo 214 mila hanno compiti
operativi), mentre dovrebbero essere 232.483. Sotto organico anche gli altri
tre corpi: Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Forestale. Complessivamente
l'organico è "sotto" di poco più di 20 mila unità. "Sono
necessarie risorse aggiuntive da assicurare sia con misure "una
tantum" per ripianare i debiti accumulati, sia con finanziamenti
pluriennali", spiegano gli esperti. Nonostante ciò il lavoro delle forze
dell'ordine è ottimo: negli ultimi cinque anni si è passati da
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina V - Milano Il
presidente: "Non decidono loro il mio destino". Ma ormai è tramontato
il suo trasferimento a Roma Pdl e Lega: Formigoni resta qui Oggi nuovo vertice
a Arcore. Il Pd: è un governatore dimezzato Popolo della Libertà e Lega gelano
Formigoni: "Deve restare al Pirellone". Nulla di fatto ieri nel
faccia a faccia ad Arcore con Silvio Berlusconi per decidere l'eventuale
ingresso del presidente della Regione nel governo. Ad
anticipare l'esito dell'incontro Umberto Bossi e Gianfranco
Fini: "Resterà al Pirellone". Lui replica piccato: "Non decidono
loro il mio destino". Il Cavaliere in cambio della rinuncia gli ha offerto
il posto di coordinatore del nuovo partito. Ma Formigoni non nasconde la sue
perplessità. Oggi e nei prossimi giorni forse un nuovo incontro. ANDREA
MONTANARI E RODOLFO SALA ALLE PAGINE IV E V.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina V - Milano
Trafitto dagli alleati CARLO ANNOVAZZI Il fuoco amico lo ha trafitto anche
stavolta. Manca ancora l'annuncio ufficiale e sappiamo
tutti che solo Silvio Berlusconi ha, nel Pdl, il potere di decidere e, poi, di
comunicare. Ma le parole di Umberto Bossi e Gianfranco
Fini sono chiarissime: "Roberto Formigoni resterà alla guida della Regione
Lombardia". SEGUE A PAGINA V.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII - Milano La curiosità Alla festa Sgarbi imita Bossi "A Milano bisogna adeguarsi" La sera c'erano i big
della finanza all'inaugurazione della mostra, che racconta il secolo di Gianni
Agnelli: foto, filmati, aneddoti e ricordi. Ma è al mattino, nelle sale del
Palazzo della Ragione in penombra, che Vittorio Sgarbi si è trasformato da
padrone di casa in imitatore. La conferenza stampa deve iniziare, ma i
giornalisti si attardano a raccogliersi attorno a lui. Così l'assessore,
microfono in mano, modella la voce e il richiamo è quello, inconfondibile, di
Umberto Bossi: "Andiamo...Padania...".
Qualche parola, niente di più. Poi un sorriso e la spiegazione ironica all'ex
direttore della Stampa Marcello Sorgi, il curatore della mostra in piedi vicino
a lui: "Ormai a Milano bisogna adeguarsi".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII - Milano
Pdl e Lega gelano Formigoni "Deve restare al Pirellone" Pizzetti (Pd):
ora la Lombardia ha un leader dimezzato La prospettiva di elezioni regionali a
novembre sembra ormai tramontata Rifondazione "è stato stritolato
dall'asse tra Cavaliere e Carroccio" RODOLFO SALA Quaranta minuti di
faccia a faccia ad Arcore, e per Roberto Formigoni si chiudono le porte di un
imminente trasloco in un palazzo romano. Niente ministero (neppure quello delle
Attività produttive) e niente presidenza del Senato. Berlusconi non vuole le
elezioni anticipate in Lombardia, quindi il governatore deve restare al suo
posto. Almeno fino alla conclusione naturale del suo terzo mandato, che scadrà
tra due anni. In cambio il Cavaliere fa balenare la possibilità di un incarico
di prestigio ai vertici del suo nuovo partito, forse il posto di coordinatore unico.
Ipotesi alla quale, però, neppure gli stessi esponenti lombardi del Pdl
mostrano di credere fino in fondo. In ogni caso a Formigoni non può bastare,
come si incaricano di sottolineare i suoi fedelissimi, in serata, facendo
trapelare la forte "perplessità" del governatore. è un eufemismo: il
Celeste mastica amarissimo perché vede passare l'ultimo treno per Roma senza
riuscire a salirci. Tuttavia non si dà ancora per vinto: farà l'ultimo,
disperato tentativo stasera, quando incontrerà di nuovo il premier in pectore.
In una giornata per lui tutta da dimenticare, il colpo di
grazia glielo danno prima Umberto Bossi e poi
Gianfranco Fini, che si mostrano in perfetta sintonia. "Formigoni resta al
Pirellone perché Berlusconi ha paura della reazione della gente nel caso in cui
il presidente della Lombardia andasse direttamente a Roma", certifica
all'ora di pranzo il Senatùr. E nel tardo pomeriggio le agenzie
diffondono le dichiarazioni del leader di An, che sta registrando a Porta a
Porta: "Formigoni onorerà fino alla fine il mandato ricevuto dagli
elettori lombardi". La replica è piccata: "A decidere del mio futuro
politico non sono né Bossi né Fini".
L'opposizione tira un respiro di sollievo perché vede svanire l'ipotesi delle
elezioni anticipate (in autunno) che riconsegnerebbero la Lombardia a un
centrodestra con il vento in poppa. Ma non rinuncia a spargere sale sulle
ferite del governatore. Nel Pd si scomoda Luciano Pizzetti, responsabile
nazionale per il federalismo: "Se Formigoni resta presidente ci sarà un
forte indebolimento della sua autorevolezza politica; rimarrà in un contesto di
isolamento dorato che ridimensionerà la sua funzione istituzionale alla vigilia
di scelte importanti in vista dell'Expo". Batte lo stesso chiodo
Alessandro Alfieri, dell'esecutivo lombardo del Pd: "è ormai chiaro che
Formigoni è stato isolato dall'asse Berlusconi-Bossi,
asse che ancora una volta decide i destini della Lombardia". Il verde
Carlo Monguzzi fa un po' il primo della classe: "L'ho sempre detto che il
presidente della Regione non avrebbe traslocato a Roma, sarebbe stato aberrante
costringere i lombardi a votare prima della scadenza naturale solo per le sue
ambizioni personali, dal momento che la maggioranza non è in crisi". Segue
un irrituale applauso a Berlusconi: "Ha riportato la Lombardia alla
normalità". Più articolato il commento del capogruppo di Rifondazione al
Pirellone, Mario Agostinelli: "Per noi, che abbiamo sempre guardato con
timore alla possibile esportazione del suo modello lombardo, è sicuramente
meglio che Formigoni resti qui, perché l'arrendevolezza dimostrata dal Pd in
consiglio regionale si sarebbe trasformata in una più forte disponibilità in
sede nazionale". Per fortuna, secondo Agostinelli, il governatore "è
finito stritolato da Berlusconi e dalla Lega". Dal Carroccio si fa sentire
il capogruppo in Regione Stefano Galli: "è una questione tutta interna al
Pdl: come dicono a Roma, a noi non ce ne potrebbe fregare di meno. Certo, se a
sostituire Formigoni fosse stato un presidente della Lega avremmo avuto
qualcosa da dire".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina IX - Milano Gli
alleati lo avvisano via tv: "Niente trasloco". Lui lascia villa San
Martino scuro in volto: "Tutto bene" "Non decidono loro il mio
destino" La giornata nera del presidente che continua
a sognare Roma Duro botta e risposta a distanza con Fini e Bossi che assicurano: "Resta dov'è". Poi il silenzio stampa
L'incontro con Berlusconi dura poco più di mezz'ora. Il premier: "Roberto,
la Lombardia ha bisogno di te" ANDREA MONTANARI Arriva all'ora di pranzo
la prima doccia fredda per Roberto Formigoni. Quando Umberto Bossi da Varese scopre un'altra volta in anticipo le carte
di Silvio Berlusconi: "Lo lascerà al Pirellone". Il governatore salta
sulla poltrona del suo studio al trentesimo piano. Stanno per andare in onda i
telegiornali e lui sta per presiedere una giunta straordinaria. Ci sono le
ultime nomine degli enti regionali da fare. Non c'è tempo per avvertire le
agenzie. Tanto che il suo portavoce detta direttamente al telegiornale
regionale della Rai la sua piccata replica perché vada in onda nell'edizione delle
14: "Non è Bossi che decide il mio destino".
La seconda doccia gelata arriva poco dopo le 16 ad Arcore. Quando il Cavaliere
in persona gela le ultime aspettative di far parte del suo governo.
"Roberto, cerca di capire - prova a blandirlo, ma senza successo - la
Lombardia ha bisogno di te. Non possiamo votare un'altra volta solo dopo due
mesi. I nostri elettori non lo capirebbero. Ho in mente di darti un incarico di
prestigio nel nuovo partito". Parole già sentite in passato. I presenti
all'incontro raccontano che la tensione si tagliava col coltello. Formigoni
sulle prime è rimasto in silenzio. Poi ha offerto la sua controposta. Non più
l'Interno o gli Esteri, ma pare le Attività Produttive anche dopo le elezioni
del 2010. La reazione è stata un silenzio carico di ambiguità ancora tutte da
verificare. La speranza, però, è durata poco. La terza doccia, infatti, è
arrivata in serata dall'altro leader del Pdl Gianfranco Fini, che, ospite di
"Porta a Porta" ha annunciato: "Formigoni resterà al suo
posto". La misura è colma: "Non è Fini a decidere del mio
futuro" - ribatte Formigoni a stretto giro in una nota - domani (oggi,
ndr) vedrò ancora Berlusconi". Decisamente troppo. In due giorni, infatti,
dalla trasmissione di Bruno Vespa, spesso megafono del Berlusconi pensiero,
sono partite le frecciate più velenose per spezzare le sue ambizioni. Aveva
cominciato lo stesso Cavaliere pochi giorni fa quando rispondendo al conduttore
che gli chiedeva conferma sul trasloco a Roma del governatore aveva tagliato
corto: "C'è una domanda successiva o di riserva"? Quella di ieri,
comunque, è stata una giornata di tensione come al Pirellone non la ricordavano
da anni. Che Formigoni ha cercato di dissimulare all'esterno in tutti i modi.
Quando si è rivolto ai giornalisti sorridente al suo arrivo nel primo
pomeriggio al centro congressi di via Romagnosi per un convegno sulla sanità:
"Tutti appassionati della sanità lombarda"? Quando ha scherzato
salutando sempre la stampa mentre partiva per Arcore: "Vado a fare una
gita in Lombardia. Se qualcuno vuole venire come me c'è posto, ma sul
tetto". Molto più rabbuiato quando ha lasciato villa San Martino dopo
l'incontro con Berlusconi: "Tutto bene, tutto bene". Ma il volto
tradiva la delusione. Per un'ora ha staccato le comunicazioni con il mondo
esterno. Ha chiesto che facessero la stessa cosa i suoi più stretti
collaboratori. Le tensioni degli ultimi tre giorni forse hanno cominciato a
farsi sentire. E dire che in questi giorni aveva cercato di rassicurarlo
Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, fedelissima del
Cavaliere e data in corsa, lei sì, per una poltrona di prestigio nel futuro
governo. è stata lei a tentare di avvicinare due posizioni inesorabilmente
troppo distanti. Che qualcosa avrebbe potuto andare storto Formigoni in fondo
lo aveva sospettato già due giorni fa. Per studiare le possibili contromosse
aveva convocato il suo sfaff e gli assessori in una riunione straordinaria
lunedì sera. Il capodelegazione in giunta di Forza Italia, Giancarlo Abelli,
aveva da poche ore incontrato Berlusconi ad Arcore. Per lui come per il
deputato ciellino Maurizio Lupi è praticamente certo un posto da vice ministro
o sottosegretario. Anche gli azzurri Fabrizio Cicchitto e Renato Schifani, tra
i più agguerriti nel porre il veto sul trasloco a Roma di Formigoni, avevano
ottenuto il via libera. Il primo alla guida del gruppo del Pdl alla Camera, il
secondo alla presidenza del Senato. Solo il governatore era destinato per la
seconda volta a rimanere a mani vuote. Formigoni, però, non voleva crederci. Il
verdetto in una drammatica telefonata a tarda sera tra lo stesso Berlusconi e
la Gelmini. Unica concessione, l'onore delle armi. Ovvero: nessun comunicato
fino al nuovo incontro. Ma forse Berlusconi si è dimenticato di avvisare Fini
che, nel frattempo, stava già registrando "Porta a Porta".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XI - Genova
Alessandro Corrado rischia oltre tre anni Doppia truffa per il rampollo
dell'armatore VINCENZO CURIA RISCHIA una condanna severa Alessandro Corrado,
rampollo di una nota a ricca famiglia di armatori genovesi. Sotto processo per
due ipotesi di truffa, ieri il pm Sabrina Monteverde ha chiesto per lui una
condanna a 3 anni e mezzo di carcere oltre al risarcimento dei danni alle parti
civili, un chirurgo estetico molto conosciuto (Carlo Rava) e i coniugi Gustavo
Mari e Ornella Mascioscia. La sentenza sarà emessa dal giudice Roberta Bossi lunedì prossimo. Di più. Corrado potrebbe subire un altro
procedimento: lo stesso pm ha infatti chiesto il rinvio degli atti all'ufficio
del pubblico ministero sollecitando l'incriminazione dell'accusato per una
serie di minacce da lui lanciate in una precedente udienza: a un teste,
diffidato dal deporre e a un maresciallo della G d F che si era occupato delle
indagini. Sul capo dell'imputato pende anche una denuncia sporta da
Rava: il sanitario sostiene di essere stato ingiuriato da Corrado fuori
dall'aula. Le parti civili sono assistite dall'avvocato Enrico Scopesi, mentre
l'imputato è difeso dall'avvocato Andrea Vernazza. Le imputazioni. Corrado si
sarebbe fatto consegnare dal sanitario circa un milione di euro (tra il 1990 e
il 2003) facendogli intravedere la possibilità di ottenere ingenti e facili
guadagni con investimenti all'estero per mezzo di conoscenti di provata
esperienza e fiducia. In realtà egli avrebbe utilizzato l'ingente somma per
condurre una bella vita senza svolgere alcuna attività. Quanto ai Mari, ci
avrebbero rimesso 565 milioni di vecchie lire (dal 1999 al 2000).
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XI - Firenze
"Deluso da Fausto" Classe operaia cerca fiducia Salario, sicurezza e
precari: scricchiola la fede nella roccaforte rossa Viaggio nei distretti
"Con questo governo è un guaio ma con Prodi non si arriva a fine
mese" La sinistra regge ma un 1-2% in più a Lega
e Pdl sono comunque un segno di disagio Nelle aziende tessili di Prato e
dell'empolese e nelle concerie di Santa Croce ILARIA CIUTI "Mi ha
impressionato - racconta il sindacalista Cgil, Daniele Cateni - un'assemblea
fatta ieri in un'aziendina di 7 dipendenti. Nel 2001 si erano disperati. Adesso
uno ha detto: Berlusconi è un guaio, ma tanto con Prodi non abbiamo avuto
niente, non si arriva a fine mese. Se qui la Lega facesse le cose che fa al nord, mi
domanderei se votarla". Probabilmente non la voterebbe, è solo deluso.
Siamo in una fabbrichetta tessile del circondario empolese, 11 Comuni dove il
Pd ha avuto il risultato "migliore d'Italia", come dice il sindaco di
Empoli Luciana Cappelli, ma dove il crollo della Sinistra arcobaleno,
simile al resto d'Italia, ha fatto più rumore: l'empolese era la sua
roccaforte. Eppure anche nel successo del centro sinistra che affonda le sue
radici nel concreto "buon governo" del circondario, un piccolo, quasi
impercettibile scricchiolio, al di là del cataclisma Arcobaleno, c'è stato.
Come negli altri distretti industriali alle porte di Firenze, a Prato, nel
distretto del cuoio di Santa Croce sull'Arno dove tuttavia il Pd è largamente
maggioritario. Un 1 per cento, un
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VI - Bologna
Merighi, sì ai vigili col manganello Mancuso: o ronde o risposta militare Il Pd
annuncia che presenterà un ordine del giorno lunedì in consiglio comunale
SILVIA BIGNAMI Dopo aver sdoganato le ronde, purché siano "dolci" e
civiche, il Pd ora dice sì anche a spray e manganelli ("bastoni
telescopici") per la polizia municipale. Lo dichiara il capogruppo dei
Democratici in Comune, Claudio Merighi, che dopo una melina di tre anni rompe
gli indugi e annuncia un ordine del giorno da portare in consiglio lunedì per
dare mandato alla giunta di "riaprire il dialogo con Prefettura e
Procura". Frena l'assessore alla sicurezza Libero Mancuso, che intanto
torna a difendere le sue pattuglie civiche di studenti in zona universitaria
come ultimo baluardo "prima della risposta militare" al degrado. Dopo
l'exploit elettorale della Lega Nord il Pd
infrange un altro tabù in nome della sicurezza. "Nei prossimi giorni
prepareremo un odg per modificare il regolamento comunale e inserire questi
strumenti" nella dotazione dei vigili urbani, annuncia Merighi in
commissione. Strumenti che, precisa il capogruppo del Pd, devono però essere
utilizzati "solo a scopo difensivo" e con una
"assicurazione per gli agenti: chi usa questi strumenti - conclude Merighi
- deve essere tutelato". Resta tiepido l'assessore Mancuso: "Vedremo,
prima bisogna rimuovere il divieto imposto dalla Procura del 2002, che per il
peperoncino parlava di porto illecito di arma". Senza contare "che
solo la legge regionale permette l'uso di spray e manganelli. La legge
nazionale non ne parla". Contrarie le Rdb, che annunciano azioni di
protesta. Critica anche la Cgil, che chiede la copertura assicurativa per
vigili e cittadini: "Spray e manganelli sono armi di offesa vere e
proprie". Esultano invece Cisl e Sulpm, il sindacato dei vigili, il primo
a chiedere la "dotazione speciale". E applaude anche il Pdl, con il
consigliere di An Galeazzo Bignami che grida "vittoria" e rivendica
la paternità dell'idea. Ma a compiacersi è soprattutto il Carroccio bolognese,
che tra 10 giorni sarà in piazza coi suoi gazebo per reclutare volontari per le
ronde della Guardia Padana. "Mi pare che il Pd faccia svolte nel nome
della Lega" dice il deputato Alessandro
Alessandri. "Bravo il Comune. Si vede che bisognava che la gente votasse
in massa la Lega per farli svegliare" rincara la
dose il coordinatore bolognese Manes Bernardini. Intanto continuano a far
discutere anche le pattuglie civiche per Piazza Verdi promosse dall'assessore
Mancuso. Le approva il leader di An Granfranco Fini, ospite a Porta a Porta,
che definisce Bologna un "esempio utile" di cittadini organizzati per
la sicurezza. Mentre in giunta emergono le prime crepe. Resta ancora in
silenzio il sindaco Sergio Cofferati, mentre la vicesindaco Adriana Scaramuzzino
frena: "Le pattuglie di studenti? Corriamo il rischio di crescere una
generazione invischiata nella paura".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Cronaca Allam, salta
l'incontro Gli islamici d'Italia puntano all'8 per mille Federazione di moschee
per l'intesa con lo Stato. La Lega: bloccheremo ogni accordo
Gelo dell'Ucoii sull'iniziativa "Nessuno ci ha chiamato, vogliono
isolarci" VLADIMIRO POLCHI ROMA - Rifiuto della poligamia, riconoscimento
della laicità dello Stato. Uguaglianza tra uomo e donna. Corsi di italiano e di
diritto per gli imam. Bilanci trasparenti per le moschee. La galassia musulmana
in Italia si dà le prime regole e annuncia la nascita di una federazione
unitaria. L'obiettivo? Unire l'islam, siglare l'Intesa con lo Stato e, infine,
accedere all'otto per mille. La "road map" verrà illustrata oggi al
Viminale, dal ministro Giuliano Amato e il professore Carlo Cardia. Ma l'Ucoii
si chiama fuori e la Lega già avverte:
"Bloccheremo ogni intesa con l'islam". La futura federazione è
"figlia" della Consulta per l'islam italiano, istituita dal
precedente ministro, Beppe Pisanu. A muovere i primi passi per costruire il
soggetto unitario sono infatti sette esponenti della Consulta (Yahya
Pallavicini, vicepresidente della Coreis, Mario Scialoja della Lega musulmana mondiale, Soaud Sbai, Gulshan Antivalle,
Mohamed Saady, Ejaz Ahmad e Younis Tawfik), con il coinvolgimento di Abdullah
Redouane della Grande moschea di Roma e dell'Unione musulmani in Italia di
Abdelaziz Khounati, che raccoglie circa 25 moschee nel Nord Italia. Dunque, una
folta rappresentanza dell'islam moderato. Resta fuori l'Ucoii: l'organizzazione
di Nour Dachan infatti non ha partecipato al lavoro preparatorio della
federazione. Il portavoce Issediz Elzir chiede di "non isolare
nessuno" e ricorda che le adesioni all'Ucoii "sono sempre in aumento
e ora siamo arrivati a 134 tra moschee e centri islamici". Pallavicini
risponde che "la piattaforma è aperta a tutti i musulmani", mentre
l'Ucoii "dovrebbe fare una scelta tra essere un movimento politico o un
movimento di preghiera e attualmente ha un'ideologia incompatibile coi paletti
che vogliamo fissare". La futura federazione si presenterà probabilmente
con due teste: da un lato la Coreis, dall'altro la Grande moschea di Roma.
L'organismo unitario dei musulmani italiani si presenta all'appuntamento di
oggi al Viminale con tre documenti diversi: lo statuto fondativo della
federazione, lo statuto delle moschee e lo statuto degli imam. Con il primo si
dà vita all'organizzazione e ai suoi organi direttivi. Sarà in tutto simile
all'Ubi, l'Unione dei buddisti in Italia: una federazione tra organizzazioni
che restano autonome, ma si riconoscono in alcuni valori fondativi. Quali?
Rifiuto dei rapporti poligami, rilancio della parità di diritti tra uomo e
donna, riconoscimento del principio della laicità dello Stato. E ancora:
"Gli imam - spiega Pallavicini - dovranno conoscere bene la lingua, il
diritto e la cultura italiana, oltre a dimostrare una vera competenza sulla
religione islamica e le moschee, che vorranno aderire alla federazione, dovranno
dimostrare una totale trasparenza amministrativa e finanziaria. Non accetteremo
infatti fondi occulti e finanziatori sconosciuti". Certo, i tempi per la
futura intesa con lo Stato non saranno brevi, come conferma Carlo Cardia,
presidente del consiglio scientifico del Viminale, che ragiona sull'ordine dei
4 anni: bisognerà infatti informare il milione di musulmani in Italia e far
aderire al progetto il maggior numero di moschee e comunità. Solo così si avrà
un soggetto davvero rappresentativo, con cui lo Stato potrà interloquire, per
arrivare alla stipula di un'Intesa, con conseguente concessione dei
finanziamenti dell'otto per mille. Ma il primo passo è comunque fatto. Sempre che la nuova maggioranza politica non si metta di
traverso, come annuncia già la Lega Nord "Il ministro Amato
cerca di imbrigliare il futuro governo, ma non ci riuscirà - avverte
Piergiorgio Stiffoni, senatore del Carroccio - i musulmani vedono l'Italia come
terra di conquista e oltretutto non hanno e non possono avere una gerarchia
consolidata. Per questo, bloccheremo l'accordo sul nascere".
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Economia Prezzi, scarti fino al 25% tra le città del Nord e del Sud Alimentari,
Milano record. Napoli la meno cara LUISA GRION ROMA - La spesa è la stessa, ma
il conto cambia. Un identico carrello di alimentari, o un uguale paio di
scarpe, hanno prezzi diversi a seconda che siano stati acquistati in una città
del Nord o del Sud. E generalmente è più caro nella prima: la differenza
può arrivare anche al 20-25 per cento. Quella che era un'intuizione ora è una
certezza: l'ha misurata l'Istat che, in collaborazione con l'istituto
Tagliacarne-Unioncamere, sta lavorando ad un indice dei prezzi differenziato su
base regionale. Le prime anticipazioni lasciano pochi dubbi: analizzando i
listini del
( da "Manifesto, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Destra estrema
"Berlusconi e Alemanno sdoganano i neofascisti" Claudio Lazzaro,
regista di Nazirock, il film diffidato da Forza Nuova: "Xenofobi come la
Lega, in Veneto iniziative comuni" Il candidato del Pdl ha dichiarato di
non volersi apparentare, ma accetta i voti del Movimento Idea Sociale di Pino
Rauti, che alle politiche ha presentato una lista con Fiore Giacomo Russo Spena
Ieri a Bari, oggi all'università di Napoli, domani nei centri sociali di Roma.
Il giornalista Claudio Lazzaro sta girando l'Italia per diffondere il suo
documentario sull'estrema destra, Nazirock (già recensito dal manifesto). La
visione nei cinema è stata vietata per una diffida di Forza Nuova, e allora lui
ha deciso di muoversi per i canali ufficiosi. "E' un tentativo di
imbavagliare l'informazione critica - dice - così si creano le premesse di un
nuovo fascismo". Nel film lei racconta quanto la galassia neofascista sia
contigua con il centrodestra politico. Nazirock, oltre a raccontare l'estrema
destra e le sue subculture giovanili, mostra proprio lo sdoganamento politico
di questi gruppi da parte del centrodestra. Nella manifestazione contro Prodi
del 2 dicembre 2006, ad esempio, sul palco di San Giovanni con Berlusconi e
Fini c'erano Luca Romagnoli della Fiamma, uno che non è sicuro dell'esistenza
delle camere a gas, Alessandra Mussolini e Adriano Tilgher. Anche Roberto Fiore
di Forza Nuova ha dichiarato d'essere disponibile a appoggiare Berlusconi.
Queste sigle una volta erano escluse dal sistema istituzionale. Anche a Roma
Alemanno sembra ricompattare tutta la destra. Ha dichiarato di non volersi
apparentare, ma poi accetta i voti del Movimento Idea Sociale di Pino Rauti,
che alle ultime politiche ha presentato una liste comune con Forza Nuova. La
celtica che Alemanno porta al collo non è solo un simbolo mitico, rappresenta
anche la divisione Charlemagne delle SS. E' una simbologia illegale in base
alla legge Mancino, che si accompagna sempre alla svastica. Alemanno viene da
questi ambienti. Che abbia fatto un passo avanti per distaccarsi dal suo
passato è apprezzabile, ma rimane collegato ai gruppi d'estrema destra.
Arriviamo a un altro punto d'attualità: la proposta della Lega sulle ronde. Esponenti come Borghezio o Calderoli nei loro
comizi espongono idee xenofobe e razziste. Parlano di caccia agli immigrati,
visti tutti come stupratori. Ci sono collegamenti tra la Lega e l'estrema
destra. Ho fatto un documentario sul Carroccio, "Camicie verdi", in
cui racconto questi fatti. Borghezio, quando viene aggredito dagli
autonomi, dichiara di aver ricevuto la solidarietà solo di Fiore e Mussolini.
Poi c'è il legame col Veneto Fronte Skinheads, un movimento d'estrema destra
che si ispira al filosofo Ian Stuart Donaldson, fondatore del White Power Rock,
uno che attribuisce a Hitler la sola colpa di aver perso. Il leader del Fronte
era Piero Puschiavo, ora del direttivo di Fiamma Tricolore. Sta dicendo che
Lega e Fronte Veneto Skinhead fanno iniziative comuni? Hanno un terreno comune
nella caccia all'immigrato e nell'atteggiamento razzista. Condividono anche le
battaglia sui temi etici in difesa della cristianità. Poi certo, la Lega è
un'altra cosa rispetto a questi gruppi. Ora lei gira l'Italia per far conoscere
un film a cui è stato impedito di andare nelle sale. Il documentario si trova
nelle librerie ma non al cinema. Forza Nuova ha minacciato azioni legali nei
miei confronti e ai gestori che avessero deciso di proiettare il film. La
verità è che ci sono esercenti che temono anche ritorsioni squadristiche. Non
sono mancati altri attacchi: alcuni hacker hanno oscurato per tre giorni il
sito del documentario e a Perugia hanno assaltato il centro sociale che lo
aveva proiettato. Però è più inquietante l'atteggiamento censorio generale che
queste singole azioni. In generale, ho l'impressione che non si voglia che il
film venga diffuso. Sarebbe favorevole a una campagna per l'incostituzionalità
di Forza Nuova? Sono per la libertà d'opinione totale e assoluta nel rispetto
delle leggi. Quindi se c'è una norma che vieta determinati comportamenti va
applicata. Chiaro? Perché a suo parere l'avanzata dell'estrema destra,
soprattutto tra i giovani? Sia la Lega che questi gruppi neofascisti agiscono
sull'industria della paura, strumentalizzano le angosce prodotte dalla
globalizzazione. Poi c'è un problema più generale di una società che non sa
fornire gli strumenti culturali ai giovani per farsi strada in questa fase di
veloce cambiamento. Quelli impreparati si ritirano nell'odio. C'è anche il dato
della fascinazione estetica: il modello del duro, del ribelle, dell'eroe
perdente attrae. In questo quadro la sinistra ha colpe? La sinistra ha perso
quel radicamento nel territorio che dovrebbe essere una sua caratteristica. Ha
preferito i salotti, la tv e non ha saputo trovare il linguaggio giusto per
parlare con le fasce popolari. Lasciandole alla destra. Non si è battuta
neanche per quel minimo di conoscenza storica nelle scuole che darebbe ai
giovani gli anticorpi per difendersi da trappole ideologiche. Così tra loro il
nazifascismo riemerge. Anche per ignoranza.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
ELEZIONI DOMENICA IL
BALLOTTAGGIO PER LE COMUNALI Orbassano, il Pd rischia il tonfo La sinistra nega
l'appoggio [FIRMA]MASSIMILIANO PEGGIO ORBASSANO Sorpresa ballottaggio. Si
preannuncia difficile la scalata al secondo turno del Pd. La sinistra radicale
volta le spalle al sindaco uscente, Carlo Marroni, accusandolo di aver
rifiutato alleanze ufficiali. Il centrodestra fa gli scongiuri, sognando una
vittoria storica con Eugenio Gambetta. Colpo di scena: Enzo Stassi, candidato
di Comunisti Italiani, Verdi e Italia dei Valori, invita i propri elettori a
non votare Marroni, criticando l'apparentamento con Salvatore Gangi, dei
Moderati. Dice: "Marroni ha rifiutato i nostri simboli preferendo
un'alleanza stravagante con chi nel 2007 gli votò la sfiducia. Bella coerenza:
il programma del Pd è l'esatto contrario di quello dei Moderati". Tutti
schierati col Pdl? "Decidano gli elettori. Purché non si voti
Marroni". Libertà di voto anche per Rifondazione e Sinistra Democratica,
che al primo turno sostenevano Emanuela Poli. "Come Rifondazione - afferma
Claudio Miotto - non posso dire per chi votare. Marroni ha rifiutato la nostro
appoggio ufficiale: in caso di sconfitta, sarà sua la responsabilità".
Anche il terzo Polo di Desirè Mensa andrà al ballottaggio senza indicazioni di
voto. Impossibile, dunque, fare previsioni: Carlo Marroni si presenta col Pd
apparentato con i Moderati; Eugenio Gambetta, oltre al Pdl, Lega Nord e
Obiettivo Orbassano, si affida al simbolo dell'Udc. L'altra sera al Palatenda
si è tenuto il confronto tra i due candidati. Botta e risposta. Fischi e applausi.
Serata da stadio, con più di 600 spettatori. Domande a raffica: via Roma chiusa
o aperta, le politiche per i giovani, ambiente, sicurezza, commercio e
lavoro. "Cosa farete nei primi cento giorni di governo" chiede il
moderatore, Pier Giovanni Trossero. Marroni parte condensando le parole.
"Completerò gli impegni del primo mandato. Approvazione della variante di
piano regolatore, progettazione del centro commerciale naturale, interventi
sulla sicurezza, potenziamento della caserma dei carabinieri, soluzione
definitiva dell'area Satti". Affronta il pubblico alzando la voce, per
sovrastare la reazione dei militanti di centrodestra. Difende le sue scelte e
contrattacca. Consigliere di opposizione uscente, Gambetta non rischia
rimproveri. "Nei primi mesi cercherò di riflettere e analizzare la
macchina comunale, parlerò con i dipendenti per capire i problemi del
territorio. Orbassano è come un malato grave: prima di essere curato ha bisogno
di essere messo in sicurezza". Il faccia a faccia dura due ore. I sostenitori
escono soddisfatti. "Ha vinto Marroni" commentano quelli del Pd.
"Gambetta è andato forte" ribattono quelli del centrodestra. Chi
vincerà sarà il sindaco numero 17.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
VALENZA. MAGGIORANZA
IN TILT SULLA RIMOZIONE Restano sull'Uspidalì gli striscioni sindacali
Sicurezza: i dati dell'assessore e le "percezioni" della Lega Nord [FIRMA]RODOLFO CASTELLARO VALENZA Maretta l'altra sera in
Consiglio comunale per la mozione riguardante la rimozione di bandiere e
striscioni sindacali esposti sulla casa di riposo Uspidalì, a seguito della
vertenza che interessa i lavoratori precari (una delegazione era come sempre
presente a Palazzo Pellizzari). La maggioranza si è spaccata ma la
proposta è stata bocciata con i voti decisivi della minoranza. Giulio Zanotto e
Franco Stanchi, i due consiglieri di maggioranza che avevano presentato
l'interpellanza, erano stati invitati a ritirarla, ma sono rimasti fermi nel
loro proposito. In particolare, hanno ribadito che occorreva una richiesta
scritta per sostituire le bandiere comunali ed europee con quelle sindacali.
Dopo un lungo e serrato confronto, si è giunti alla votazione: il sindaco
Raselli e il consigliere Milano si sono allontanati; in tre si sono astenuti
(il presidente del consiglio Tosetti, i consiglieri di maggioranza Re e
Quagliotto) mentre hanno votato contro 4 consiglieri di maggioranza e sette di
minoranza. Gli unici "sì" sono venuti da Stanchi e Zanotto. Subito
dopo, è stato affrontato un altro argomento delicato, l'interrogazione del
capogruppo della Lega Nord, Soban, sulle telecamere
promesse dall'amministrazione comunale per aumentare la sicurezza. L'assessore
Barbero - basandosi su una relazione del comandante della Polizia municipale
relativa a furti, scippi e atti vandalici - ha spiegato: " Secondo questi
dati non ci sono allarmi particolari per la sicurezza; il cittadino non si
sente minacciato e non vive angosciato. Sia chiaro che ciò non significa
abbassare la guardia, tant'è vero che abbiamo allo studio un piano per
integrare le telecamere nel centro, vicine alle postazioni dei cassonetti
dell'immondizia. Si tratta di allargare il progetto anche ai beni pubblici, che
possono essere oggetto di atti vandalici". Soban insoddisfatto: "Noi
della Lega e molti cittadini con cui abbiamo discusso
l'argomento non siamo dello stesso parere, ci sono anziani che hanno paura di
uscire e non si sentono sicuri. Ci auguriamo che non accada nulla che smentisca
le previsioni ottimistiche dell'amministrazione". Se accade, la Lega di certo lo cavalcherà.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stretta di mano dietro
le quinte, poi inizia il match. Due giri di cipra per il candidato del Pdl che
suda molto Battute e accuse, la tv diventa un ring Francesco: "Adesso
parlo io, tesoro" Mantovano: Rutelli ha portato un mazzo di fiori alla
Montalcini? E dove l'ha piantato? ALESSANDRA LONGO ROMA - Eccolo finalmente un
faccia a faccia. Ci voleva la corsa al Campidoglio per offrire agli italiani
quel che negli altri Paesi è normale: un confronto politico fra due visioni del
mondo diverse, opposte. Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, pur essendosi
scambiati randellate per tutto il giorno, prima di entrare nello studio di
Ballarò perlomeno si stringono la mano in sala trucco, sia pur tiepidamente.
Berlusconi con Veltroni a suo tempo non volle parlare, registrazione in due tempi,
niente incontri ravvicinati. Questo primo match televisivo tra i candidati per
Roma ha un sapore speciale. Rutelli vuol vincere per se stesso ma anche, come
direbbe Crozza, per regalare un happy end al popolo della sinistra in lutto.
Alemanno, oltre alla sua ambizione personale, ha la pressione di tutto il
centrodestra che vagheggia la presa della capitale, sogna la bandiera del Pdl
berlusconiano e della Lega padana su quel balconcino del sindaco che dà sui
Fori imperiali. Abito scuro e cravatta, in assetto da cerimonia di investitura,
tutti e due con valigie di fogli sottolineati con l'evidenziatore, quel che dice Bossi, quel che non ha fatto
Veltroni, Air France sì, Air France no. Tutti e due cravatte autunnali:
"La primavera non è mai cominciata", dice Rutelli e forse pensa a
Veltroni. "Devi sorridere di più e ricordati di non alzare mai la
voce", consigliano ad Alemanno quelli del suo staff a pochi minuti dalla
diretta. Le estetiste si sbilanciano, con il pennello della cipria in
mano: "Noi tifiamo Pd". Con Alemanno, un manipolo di fedelissimi. Ci
sono l'inseparabile Simone, la moglie Isabella, figlia di Pino Rauti, fondatore
di Ordine Nuovo, che conosce bene i difetti di comunicazione del marito, un
timbro che negli acuti butta un po' sullo stridulo, il carattere fumino, da ex
segretario del Fronte della Gioventù e attivista nelle piazze Anni Ottanta.
Alemanno si prepara come un pugile, fino all'ultimo, assistito da Alfredo
Mantovano, compitissimo, quasi british nei modi e nei toni se non fosse che per
una battuta: "Oggi Rutelli ha portato un mazzo di fiori alla Montalcini? E
dove li ha piantati?". C'è anche Vincenzo Piso, la faccia squadrata da
vecchio camerata, tanto che gli dicono: "Non metterti dietro Gianni"
(ma, alla fine, ci vanno Luca Malcotti e Marco Marsilio, e non va molto
meglio). L'ex sindaco di Roma, vicepremier e ministro uscente, sa già dove
l'avversario andrà a parare: sulla sicurezza e sui cosiddetti
"braccialetti antistupro" da lui evocati in questi giorni, e
sull'Alitalia ("Ndo' sta 'sta cordata italiana?".) Non occorrono gli
appunti, i numeri, i paragoni con la Milano della Moratti altrettanto afflitta
dalla violenza urbana, le vignette della Padania sul Colosseo trafitto,
raccolte dal portavoce Michele Ansaldi, dai collaboratori Michele Civita e Luca
Petrucci. Il già primo cittadino non ci sta a far passare "Roma per
Mogadiscio", "per la città ferita e stuprata", di cui parla
l'avversario. E non ci sta nemmeno ad ascoltare le ramanzine preparate a
tavolino sulla sinistra colabrodo: "La sanatoria da centomila e rotti
extracomunitari l'avete fatta voi, voi non avete posto nessuna limitazione
all'ingresso dei rumeni, voi adesso strumentalizzate, invece di affrontare i
problemi insieme!". Tutto previsto anche l'agitarsi di Alemanno sulla sedia.
Rutelli va all'attacco sulla sicurezza, si riappropria della scena: "Ora
parlo io, tesoro mio", rimprovera Alemanno di far confusione tra
allontanamento ed espulsione degli irregolari. Lui incassa, il viso un po'
sudato, lo incipriano due volte. La moglie Isabella segue dall'alto lo scontro
nell'arena e sibila: "Il tasto debole di Rutelli? Rutelli medesimo".
Al marito non ha suggerito nulla ("E chi l'ha visto!") però si sente
la sua impronta quando si parla dei cosiddetti braccialetti antistupro:
"Non c'è rispetto per l'identità di genere, per il corpo delle donne!
Questa è una cultura discriminatoria", dice lei in perfetto femministese.
Alemanno più o meno ripete le stesse cose al microfono: "Il braccialetto è
un burka elettronico!" (gli hanno passato un articolo di Liberazione:
"Attacca lo fanno pure loro, ma non esagerare, anche Fini non ha calcato
fino in fondo. "). Barbara Palombelli, consorte di Rutelli, non c'è.
L'aveva già preannunciato al telefono: "Preferisco non vedere il match,
così il giorno dopo non posso commentarlo quando mi chiamano. Lo faccio da
sempre, sin dai tempi dei faccia a faccia tra Francesco e Fini". Si arriva
alla fine, Laziogate, gli scandali regionali della sanità, botta e risposta
giudiziario. E Alemanno, costretto a difendere Storace, avrebbe bisogno del
terzo giro di cipria.
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Tosi: con Maroni ministro misure da Far West per ripulire le strade FILIPPO
TOSATTO VERONA - "Appena sarà ministro dell'Interno, chiederò a Maroni di introdurre sanzioni che consentano di tutelare le nostre
città da chi calpesta la legge, a cominciare da balordi e tossicodipendenti che
infastidiscono e insultano la gente: per loro ci vuole una soluzione tipo
vecchio West, una notte in cella, per rinfrescare le idee". Parole
di Flavio Tosi, il sindaco leghista di Verona. "Altre priorità? I writers
che imbrattano monumenti e palazzi producendo danni per centinaia di migliaia
di euro. Non rischiano nulla. Vanno castigati sul serio. E poi le prostitute.
Oggi chi si apparta in strada con una di loro rischia una multa che da
( da "Repubblica, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Sicurezza, Amato
critica le Camere "Lavoro insoddisfacente". Fini: visti per i romeni.
Il Pd: una gaffe, decide la Ue Il ministro: sono rimasti al palo il decreto
espulsioni e il pacchetto sicurezza LIANA MILELLA ROMA - Prima Maroni, ora Fini. Contro i delitti commessi da rom e rumeni
la destra si rifugia in una battaglia dall'esito impossibile. Rivedere
l'accordo Ue che fissa la libera circolazione tra i 27 paesi membri. Due giorni
fa il ministro dell'Interno in pectore Roberto Maroni
annunciava la richiesta di "porre dei limiti quando è in gioco la
sicurezza nazionale". Ieri il leader di An Gianfranco Fini è andato molto
più in là: "Non escludo di reintrodurre il visto d'ingresso per i
rumeni". A chi gli obietta che la trattativa con la Ue sarà difficile
ribatte: "Di impossibile non c'è nulla". Ma dopo la secca bocciatura
della radicale Emma Bonino, il niet arriva dal Pd. Marina Sereni consiglia a
Fini di parlarne con il forzista Franco Frattini, commissario uscente a
Bruxelles per giustizia e immigrazione, perché la via di cambiare un trattato
su richiesta di un solo paese è tutta in salita. La destra dovrebbe fare
autocritica e ammettere i suoi errori visto che fu il governo Berlusconi a non
"controllare e limitare l'ingresso in Italia dei nuovi cittadini
europei". Ma se la sinistra avesse voluto avrebbe potuto cambiare rotta su
rom e rumeni. E tocca a Giuliano Amato prendersela con il Parlamento che
avrebbe potuto confermare il decreto legge sulle espulsioni dei cittadini
comunitari anziché farlo cadere costringendo il governo Prodi a ben tre
successive reiterazioni. Il ministro dell'Interno uscente non fa sconti alle
Camere: "Per come questo Parlamento ha affrontato i temi della sicurezza
non ho alcuna soddisfazione da esprimere". Sugli esempi non si tira
indietro: "Sono insoddisfatto per come è stato trattato il dl espulsioni e
per quello che è stato fatto, o meglio non fatto, sul pacchetto
sicurezza". Entrambi i provvedimenti sono rimasti al palo e il secondo,
con le norme su sicurezza urbana, certezza della pena, misure di prevenzione e
banca dati del Dna, avrebbe potuto dare un'immediata risposta all'emergenza
criminale. I contrasti con la sinistra radicale e l'opposizione della Cdl li
hanno fermati come s'erano arenate le leggi sulla cittadinanza agli immigrati
(da dieci a cinque gli anni per ottenerla) e la revisione
della Bossi-Fini. Amato mastica amaro mentre si accende lo scontro sui dati
della sicurezza. Da Milano il sindaco Letizia Moratti lamenta che non sia mai
giunto in città il commissario straordinario per l'emergenza rom e l'assessore
alla sicurezza Riccardo De Corato si dice certo che col governo Prodi siano
aumentati i reati predatori. Ma dalla polizia arriva la smentita perché
nel capoluogo lombardo nel secondo semestre del 2007 furti e rapine gravi sono
calati da
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
"Rinegoziare a
Bruxelles la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini, come propone Maroni? Ragionevole. Ma sapendo che
occorreranno almeno due anni per vedere la nuova direttiva". Franco
Frattini, ministro degli Esteri in pectore, è la persona che più si è spesa per
l'applicazione corretta della direttiva che permette il libero soggiorno nei
Paesi Ue dei cittadini comunitari. Ne ha parlato così spesso che ormai
quella direttiva la chiamano con il suo nome, "la Frattini", anche se
in verità porta la firma di Romano Prodi. "E' ragionevole rimettervi mano
- dice - perché è superata. Fu pensata quando nuovi Paesi stavano per entrare
in Europa. Nel frattempo è accaduto un altro fatto epocale: con l'applicazione
integrale degli accordi di Schengen, non ci sono più controlli alle frontiere
per attraversare i Paesi europei". Frattini, ma quella direttiva fa
davvero acqua da tutte le parti e ne serve una nuova? "La risposta è
duplice: sì e no. Sì, serve una nuova direttiva come dice Maroni,
perché quella del 2004 è invecchiata. No, perché in verità quella direttiva in
Italia non è stata mai applicata dal governo Prodi. La prova è che il decreto
per attuarla è stato proposto soltanto dopo la morte della signora Reggiani,
quando i sindaci, anche quelli di sinistra, anche Veltroni, si accorsero che le
città erano piene di sbandati. E guardi che Giuliano Amato aveva ben presente
la necessità di dare pratica attuazione alla direttiva. Ma poi, come si sa, quel
decreto Sicurezza non ha mai visto la luce...". E non fu semplice
disattenzione del centrosinistra. "Al contrario, fu una scelta politica
della loro maggioranza. Tutta l'ala di sinistra, da Rifondazione ai Verdi, ad
altri, non vollero fissare per decreto ciò che la direttiva demandava ai
governi nazionali, e cioè fissare le soglie di reddito e l'obbligo di
dimostrarne le fonti legali. Il problema che si pone oggi, al governo
Berlusconi, è di far applicare intanto le leggi che ci sono". Maroni e altri vogliono bussare alle porte dell'Unione
europea. "E non sbagliano. Quella direttiva Prodi di cui parliamo, risale
al 2004 ed è entrata in vigore nel marzo 2006. Da allora l'allargamento è cosa
fatta. Una verifica si può fare per vedere se non sia il caso di rafforzare
alcuni principi sugli aspetti della sicurezza. C'è un consenso abbastanza ampio
tra i governi europei che la libera circolazione dei cittadini, sacrosanta, non
può trasformarsi in libera circolazione dei criminali". Ma i Paesi
neocomunitari come la Romania o la Polonia accetteranno di modificare le norme
che ora favoriscono soprattutto i loro cittadini? "Sanno bene che far
parte dell'Europa comporta diritti ma anche doveri. Devono farsi carico dei
loro compatrioti e riprenderseli se non rispettano le leggi. Ho parlato spesso
con il premier romeno. Del dibattito italiano, e di certe uscite antirumene di
Veltroni, l'aveva spaventato la prospettiva di un allontanamento di massa e
indiscriminato. Ma non sarà mai così. Gli allontanamenti devono essere individuali
e motivati. Poi, certo, vedere che sono stati appena trenta gli allontanati in
questi sei mesi, beh, mi sembra un po' poco".
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
IL DRAMMA. OGGI I
FUNERALI Dodici giorni dopo la figlia muore l'ex vice sindaco Cattin
[FIRMA]FRANCO COTTINI VERCELLI La morte della figlia Paola gli aveva tolto la
voglia di lottare e dodici giorni dopo è spirato. Gino Cattin, 72 anni, per sedici mesi vice sindaco della Lega Nord tra il
giugno 1993 e l'ottobre '94, si è spento in ospedale dove era stato appena
ricoverato. Alcuni mesi fa gli era stato diagnosticato un male incurabile che
aveva affrontato con coraggio proprio perché la figlia, insegnante di francese
e mamma di due gemelli di quattro anni, a sua volta aveva gravissimi problemi
di salute. Da quando le condizioni di Paola si erano ulteriormente
aggravate, il papà non aveva lesinato affetto, presenze al cappezzale e
sacrifici. Il 9 aprile la giovane professoressa si è arresa. Il padre ha tenuto
duro fino al funerale poi è andato spegnendosi lentamente fino all'ultima crisi
di lunedì pomeriggio. Gino Cattin lascia la moglie Caterina Moscatelli, il
genero Mario Negro e i nipotini Enrico e Sofia. I funerali saranno celebrati
oggi alle 10,15 nella cappella di San Salvatore in via Parini. Sconvolta dalla
duplice tragedia è Mietta Baracchi Bavagnoli che con Gino Cattin condivise la
breve e intensa stagione della Lega Nord alla guida
della città. "La passione politica, la carica umana e la competenza
specifica - ricorda l'ex sindaco - lo facevano il candidato ideale per
l'assessorato al Personale, in più stimandolo personalmente lo avevo scelto
come mio vice". Cattin era soprannominato l'"assessore con
l'elmetto" perché si era presentato con uno slogan da leghista della prima
ora: mano di ferro in guanto di velluto. "Parole ad effetto - spiega Mietta
Baracchi -. Gino era esattamente all'opposto: era buonissimo, un gran
lavoratore che passava serate intere in municipio" E per dimostrare chi
sia stato Gino Cattin, l'ex sindaco rivela: "Gli avevo delegato la
celebrazione dei matrimoni, ci teneva e sapeva farlo alla perfezione. Sapeva
con il suo calore umano trasformare un freddo atto burocratico in una vera
cerimonia, gli sposi era entusiasti e in città si sparse subito la voce della
partecipazione che Gino sapeva mettere in quelle occasioni. Ora ha raggiunto la
sua Paola, credo che fosse quello che desiderasse maggiormente".
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
POLITICA NOVARA
NOVARA Alessi lascia anche l'Udc Bricco e Romagnoli alla Lega
Donna soccorsa in strada Era svenuta dopo un malore Cuochi in divisa La sfida a
giugno davanti ai fornelli A un anno dal rinnovo del Consiglio Provinciale si
registrano ancora movimenti fra i diversi partiti. Giovanni Alessi eletto con
la Margherita è passato subito al gruppo misto per aderire poi all'Udc che
adesso lascia. Nei prossimi giorni farà sapere dove si colloca. Andrà con il
Pdl. Silvia Romagnoli e Mauro Bricco eletti con Fi hanno costituito il gruppo
di "Prospettive novaresi" da lunedì hanno aderito
ufficialmente alla Lega Nord che adesso può contare su quattro consiglieri.\ Una donna a
terra incastrata tra un'auto ed il marciapiede: è la scena che si è presentata
ieri mattina alle 9,30 ai passanti che transitavano in via Piave
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Andrea Romano STIL
NOVO Improvvisa e sorprendente, la mitezza trionfa su tutti i fronti della
politica italiana. Silvio Berlusconi ha assunto un atteggiamento presidenziale
mentre Giulio Tremonti annuncia l'intenzione di procedere ovunque "con il
consenso delle parti sociali". Guglielmo Epifani coglie i segni di
"una lunga fase di maggioranza stabile" a cui "non si risponde
con il conflitto preventivo". E persino l'insospettabile
Roberto Calderoli prevede "una stagione costituente", assegnando alla
Lega un ruolo da pontiere tra governo e opposizione. Per paradosso il cerino
del contrasto sembra essere rimasto proprio nelle mani del principe del
buonismo, di Veltroni, che reagisce alla sconfitta proclamando "una
battaglia senza quartiere sui valori e sulle politiche, perché la nostra
idea di società resta radicalmente diversa dalla loro". È tutto molto
bello, indiscutibilmente suggestivo per un Paese assuefatto a quindici anni di
rumorosi conflitti post-ideologici che ben poco hanno portato all'innovazione
reale dell'Italia. Se non fosse che il prossimo governo da qualche parte dovrà
pur andare, soprattutto con una maggioranza parlamentare tanto generosa. E che
già in una recente occasione (la legislatura 2001- 2006) Silvio Berlusconi non
si mostrò particolarmente capace di utilizzare l'ampio mandato elettorale che
aveva ricevuto per introdurre riforme di qualche sostanza. È certamente
positivo che una personalità come Tremonti si dica contrario a riesumare
battaglie come quella sull'articolo 18, che il centrodestra di allora promosse
per puro spirito ideologico e che ebbero solo l'effetto di spingere la Cgil a
rinchiudersi nella trincea della resistenza. Così come è indispensabile che in
tema di riforme costituzionali si proceda con il consenso più vasto. Ma di qui
a sottovalutare l'urgenza di atteggiamenti politicamente molto chiari sulla
direzione da imprimere all'azione dell'esecutivo corre uno spazio enorme, lo
stesso nel quale il quarto governo Berlusconi rischia di impantanarsi alla
maniera dell'ultimo governo Prodi. D'altra parte queste elezioni sono state
salutate con sollievo, anche da chi non ha votato per nessuno dei partiti
vincitori, in ragione della chiarezza che sembrano aver finalmente introdotto
in Parlamento. Esiste una maggioranza che sulla carta ha tutti i numeri per
governare. Che dunque governi, assumendosi la responsabilità delle scelte che
riterrà di compiere e incassando l'eventuale bonus di consenso che potrà ricavarne
nel Paese. Sembra una banalità, ma nella politica italiana delle ultime tre
legislature anche la banale responsabilità delle scelte trasparenti è stata
sacrificata alle esigenze del quieto vivere o della navigazione a vista. Con
conseguenze pesanti sulla credibilità degli attori politici e sulle stesse
istituzioni democratiche. In questo senso appare particolarmente ambigua la
funzione di garanti della pace sindacale che Calderoli
sembra annunciare per la Lega, forse interpretando alla lettera il nuovo status
di "partito operaio" che alcune analisi le hanno attribuito. Giova
ricordare che il dogma della concertazione è stato in questi anni l'autentica
palla al piede del centrosinistra e che il problema di un adeguamento del ruolo
e della rappresentatività del sindacato è da tempo nelle cose, come ci è stato
confermato da ultimo dalla vicenda Alitalia. Alla fine dei conti l'alternativa
non è tra protervia della maggioranza e dialogo con l'opposizione e le parti
sociali, ma tra immobilismo e responsabilità politica. Quella stessa
responsabilità che nelle democrazie liberali viene serenamente esercitata dalle
forze che ricevono dagli elettori il mandato a governare. E che appare tanto
più urgente in un Paese immobile com'è l'Italia. www.lastampa.it/romano CONTINUA
A PAGINA 37.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 0 Lecco, spunta l'ombra del serial killer di Redazione Identificato il
cadavere della donna ritrovata in un sacco. Si tratta di una prostituta
moldava, Silvia Demciuc, 25 anni. Gli investigatori pensano a un omicida
seriale dopo i corpi delle due prostitute romene trovati ad agosto. La ragazza,
secondo indiscrezioni, era un'informatrice della polizia Lecco - è stata
identificata la donna trovata uccisa dentro un sacco nelle boscaglie del
Lecchese, a Perledo. Si tratta di Silvia Demciuc, una moldava di 25 anni, una
prostituta conosciuta come Natasha. Lo hanno reso noto i carabinieri del
Comando provinciale di Lecco. L'identità, secondo indiscrezioni già ipotizzata
ieri, è stata confermata dalla comparazione delle impronte della ragazza,
schedate dalle forze dell'ordine per via della sua attività. "L'autopsia -
si legge in una nota dell'Arma - particolarmente complessa per lo stato del
cadavere non ha fornito elementi riguardo alle cause e al tempo del
decesso". L'autopsia Ieri all'ospedale "Manzoni" di Lecco era
stata eseguita l'autopsia, affidata dal sostituto procuratore Luca Fuzio
all'anatomopatologo Paolo Tricomi e a un esperto tossicologo dell'università di
Pavia. Contrariamente a Ionela Dragan e Luminita Dan, le due rumene trovate la
scorsa estate a Monterone, Silvia Demciuc non è stata seviziata e torturata.
Qualche ferita e una coltellata sotto al seno sono gli unici segni di violenza
fisica individuati e comunque non letali. Il decesso potrebbe essere avvenuto
per asfissia. Segni sul collo lasciano ipotizzare il soffocamento. L'esame
autoptico si è concluso nella tarda serata e solo fra un paio di mesi sarà
depositata in procura una relazione dettagliata. Serial killer Spunta l'ombra
del serial killer di prostitute. Gli investigato rimettono in relazione la
morte della giovane Moldava con altri due corpi recuperati sulle montagne del
Lecchese: prostitute dell'Est uccise e nascoste in un sacco. Le due donne
trovate morte nell'agosto dell'anno scorso si chiamavano Ionela Dragan, 19 anni
e Luminita Dan, 17 anni, madre di un bambino di pochi mesi, che il suo compagno
costringeva a prostituirsi tra Milano e il Comasco. Entrambe presentavano
ferite derivanti da colpi d'arma da taglio. La banda Il Roni (il Reparto
operativo nucleo investigativo dei carabinieri) di Lecco, dopo il ritrovamento
delle ragazze romene a Morterone, ha setacciato l'ambiente della prostituzione
arrivando un paio di settimane fa a sgominare una feroce banda italo-albanese
che gestiva un giro di lucciole: tre gli arrestati, due albanesi e un italiano.
Non avrebbero nulla a che fare con il duplice delitto di Morterone, ma da
alcune intercettazioni telefoniche sarebbero emerse elementi di particolare
interesse: due albanesi (che non sono gli arrestati) sarebbero stati uditi fare
precisi riferimenti su quelle due morti. I componenti di questa banda parlavano
di punizioni, di un temibile boss che girava tra le vie
lecchesi con una Bmw per controllare che le ragazze facessero il loro
'mestierè. Per chi sgarrava, punizioni particolarmente violente. Altri
precedenti Secondo voci raccolte in ambienti investigativi, non confermate in
via ufficiale, vi sarebbero parecchie analogie tra il caso di Perledo e quello
della Valboazzo, a partire dalle modalità di occultamento dei cadaveri.
Il timore è quello della presenza di un serial killer delle prostitute che,
magari dopo anni di inattività, sia tornato ad agire tra le provincie di Como e
di Lecco. Da ricordare, infatti, che partendo dal 1996 solo nel Comasco vi sono
altri tre casi di prostitute uccise e occultate in sacchi del pattume poi
gettati nei boschi. L'ultimo circa tre anni fa a Valbrona. Informatrice Tra le
indiscrezioni di queste ore quella secondo la quale Silvia Demciuc, la 25enne
trovata a Perledo, fosse una "confidente" degli investigatori in
grado di portarli ad individuare gli assassini delle altre due. Per questo
sarebbe stata eliminata. Il decesso di Natasha risale a un periodo compreso fra
i venti e i 30 giorni fa, sempre che le basse temperature e la neve non abbiamo
falsato la decomposizione del corpo. L'arresto dei tre sfruttatori, invece, è
stato fatto in tempi più recenti. Quasi certo un legame fra le tre vittime (la
zona di prosituzione) come pure che i delitti siano avvenuto da altre parti e
chi ha portato i cadaveri in quei due boschi dovrebbe essere un buon
conoscitore delle zone. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
Varie Commenti ( 5 ) " (101 votes, average: 1.05 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 21Apr 08 Veltroni, Crozza e il "padano" all'amatriciana.
Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza Italia Live", ha
fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni, parlando in una sorta di
slang "padano": "Amici, democratici, el risult de i elesiun
merita un'attenta analisi, diciamo pure una riflesiun". "Io penso,
pacatament, serenament, che noi non abbiamo capito il Nord. Vedete, oggi i più
attenti analisti politici ci dicono nei loro editoriali che noi, noi
democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora, vedete, io lo dico con umilt
, ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner tenere conto del risultato,
lavorare sul territorio, costruire sempre di più e sempre meglio. el parti
demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni "padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra
il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati,
ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea
dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in
Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e molto: partendo
dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom, della sicurezza.
Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di Milano, proprio al
"Giornale", quando lei sollevò in tempi non sospetti il tema della
sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci le disse che non si
poteva agitare il tema della sicurezza come come una bandiera politica. Salvo
poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che siamo seduti su una
polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd, non può scegliere per
convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono meglio i bucatini
all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli elettori l'hanno già
detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza. Lo ha scritto anche il
"Riformista" toccando il tema del ballottaggio a Roma: se il Pd e
Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno, Veltroni sarà un
leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale - andrà a spiegare,
a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà parlando
"padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI CROZZA-VELTRONI
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Commenti Invia questo post a un amico 15Apr 08 Le bandiere rosse ammainate e la
Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima vittoria di Silvio
Berlusconi, del Pdl e della Lega. Del terzo ritorno
del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la stampa estera.).
E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici. Come ho più scritto
nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva una firma autografa:
quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e dannosa per il Paese) compagnia
di saltimbanchi della politica. Diciamo la verità, anche Walter Veltroni lo
sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio ai ripari dando vita al Pd, a un
partito riformista che (almeno nelle intenzioni) dovrebbe essere costruito a
modello e somiglianza di quella sinistra europea moderna e
"affluente" che trova ampia legittimazione in altri Paesi. La
traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio a questo. Ma la
vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle sinistre) radicali.
Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e urlante sono stati
spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per volontò popolare.
E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno individuato bene il
bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno capito che i cespugli
rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo stesso rischio hanno
deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra, su altri fronti
politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
nasconde. Che sia davvero questa la Terza repubblica? Scritto in Varie Commenti
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07Apr 08 Milano, l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li
vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito
sulla città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga, Sgarbi
e la Lega si schierano con Berlusconi e criticano
Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre priorità?
Quale città vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in Varie
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Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
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all'amatriciana. Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza
Italia Live", ha fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni,
parlando in una sorta di slang "padano": "Amici, democratici, el
risult de i elesiun merita un'attenta analisi, diciamo pure una
riflesiun". "Io penso, pacatament, serenament, che noi non abbiamo
capito il Nord. Vedete, oggi i più attenti analisti politici ci dicono nei loro
editoriali che noi, noi democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora,
vedete, io lo dico con umilt , ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner
tenere conto del risultato, lavorare sul territorio, costruire sempre di più e
sempre meglio. el parti demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni
"padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del
Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra
Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da
tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la
sinistra in Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e
molto: partendo dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom,
della sicurezza. Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di
Milano, proprio al "Giornale", quando lei sollevò in tempi non
sospetti il tema della sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci
le disse che non si poteva agitare il tema della sicurezza come come una
bandiera politica. Salvo poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che
siamo seduti su una polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd,
non può scegliere per convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono
meglio i bucatini all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli
elettori l'hanno già detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza.
Lo ha scritto anche il "Riformista" toccando il tema del ballottaggio
a Roma: se il Pd e Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno,
Veltroni sarà un leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale -
andrà a spiegare, a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà
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ammainate e la Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima
vittoria di Silvio Berlusconi, del Pdl e della Lega.
Del terzo ritorno del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la
stampa estera.). E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici.
Come ho più scritto nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva
una firma autografa: quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e
dannosa per il Paese) compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la
verità, anche Walter Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio
ai ripari dando vita al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle
intenzioni) dovrebbe essere costruito a modello e somiglianza di quella
sinistra europea moderna e "affluente" che trova ampia legittimazione
in altri Paesi. La traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio
a questo. Ma la vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle
sinistre) radicali. Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e
urlante sono stati spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per
volontò popolare. E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno
individuato bene il bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno
capito che i cespugli rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo
stesso rischio hanno deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra,
su altri fronti politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
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vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito
sulla città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga,
Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e
criticano Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre
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Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di
calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i
loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
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all'amatriciana. Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza
Italia Live", ha fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni,
parlando in una sorta di slang "padano": "Amici, democratici, el
risult de i elesiun merita un'attenta analisi, diciamo pure una
riflesiun". "Io penso, pacatament, serenament, che noi non abbiamo
capito il Nord. Vedete, oggi i più attenti analisti politici ci dicono nei loro
editoriali che noi, noi democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora,
vedete, io lo dico con umilt , ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner
tenere conto del risultato, lavorare sul territorio, costruire sempre di più e
sempre meglio. el parti demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni "padano"?
Rincorsa alla Lega con il Pd del
Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra
Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da
tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la
sinistra in Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e
molto: partendo dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom,
della sicurezza. Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di
Milano, proprio al "Giornale", quando lei sollevò in tempi non
sospetti il tema della sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci
le disse che non si poteva agitare il tema della sicurezza come come una
bandiera politica. Salvo poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che
siamo seduti su una polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd,
non può scegliere per convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono
meglio i bucatini all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli
elettori l'hanno già detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza.
Lo ha scritto anche il "Riformista" toccando il tema del ballottaggio
a Roma: se il Pd e Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno,
Veltroni sarà un leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale -
andrà a spiegare, a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà
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ammainate e la Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima
vittoria di Silvio Berlusconi, del Pdl e della Lega.
Del terzo ritorno del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la
stampa estera.). E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici.
Come ho più scritto nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva
una firma autografa: quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e
dannosa per il Paese) compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la
verità, anche Walter Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio
ai ripari dando vita al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle
intenzioni) dovrebbe essere costruito a modello e somiglianza di quella
sinistra europea moderna e "affluente" che trova ampia legittimazione
in altri Paesi. La traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio
a questo. Ma la vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle
sinistre) radicali. Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e
urlante sono stati spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per
volontò popolare. E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno
individuato bene il bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno
capito che i cespugli rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo
stesso rischio hanno deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra,
su altri fronti politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
nasconde. Che sia davvero questa la Terza repubblica? Scritto in Varie Commenti
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07Apr 08 Milano, l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li
vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito
sulla città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga,
Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e
criticano Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre
priorità? Quale città vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in
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post a un amico 01Apr
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di
calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i
loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita.
A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie
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a un amico 21Apr 08 Veltroni, Crozza e il "padano" all'amatriciana.
Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza Italia Live", ha
fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni, parlando in una sorta di
slang "padano": "Amici, democratici, el risult de i elesiun
merita un'attenta analisi, diciamo pure una riflesiun". "Io penso,
pacatament, serenament, che noi non abbiamo capito il Nord. Vedete, oggi i più
attenti analisti politici ci dicono nei loro editoriali che noi, noi
democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora, vedete, io lo dico con umilt
, ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner tenere conto del risultato,
lavorare sul territorio, costruire sempre di più e sempre meglio. el parti
demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni "padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra
il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati,
ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea
dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in
Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e molto: partendo
dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom, della sicurezza.
Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di Milano, proprio al
"Giornale", quando lei sollevò in tempi non sospetti il tema della
sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci le disse che non si
poteva agitare il tema della sicurezza come come una bandiera politica. Salvo
poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che siamo seduti su una
polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd, non può scegliere per
convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono meglio i bucatini
all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli elettori l'hanno già
detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza. Lo ha scritto anche il
"Riformista" toccando il tema del ballottaggio a Roma: se il Pd e
Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno, Veltroni sarà un
leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale - andrà a spiegare,
a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà parlando
"padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI CROZZA-VELTRONI
Scritto in Varie Commenti ( 28 ) " (39 votes, average: 1.38 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 15Apr 08 Le bandiere rosse ammainate e la
Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima vittoria di Silvio
Berlusconi, del Pdl e della Lega. Del terzo ritorno
del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la stampa estera.).
E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici. Come ho più scritto
nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva una firma autografa:
quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e dannosa per il Paese)
compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la verità, anche Walter
Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio ai ripari dando vita
al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle intenzioni) dovrebbe essere
costruito a modello e somiglianza di quella sinistra europea moderna e
"affluente" che trova ampia legittimazione in altri Paesi. La
traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio a questo. Ma la
vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle sinistre) radicali.
Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e urlante sono stati
spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per volontò popolare.
E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno individuato bene il
bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno capito che i cespugli
rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo stesso rischio hanno
deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra, su altri fronti politici.
Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega,
gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono un goveno che governi e
che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno scelto Berlusconi. Un altro
dato da non sottovalutare, che giustamente sul "Giornale" è stato
definito "voto utile di protesta" è il voto a Lega
e Italia dei Valori, un consenso permeato anche da una vena di antipolitica,
dalla voglia di dire "no" alla casta che appare trasversale e
certamente non ideologico. Grillo grida nelle piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in molti, in parlamento possono
incidere eccome. ecco il "voto utile di protesta". Che ha
contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far ammainare le bandiere della
sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla più il linguaggio della
gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è trasformata in
"casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta propulsiva", quasi
fosse un residuo archeologico di altre epoche politiche. Dimenticare
Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri, dunque. Ecco la vera
risposta al famoso "lasciateci lavorare" di Silvio Berlusconi:
bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente legittimate
dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia anche (si
spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo dell'opposizione.
Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che nessun politico
dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si nasconde. Che sia
davvero questa la Terza repubblica? Scritto in Varie Commenti ( 28 ) " (43
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Milano, l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li vuole e
chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano, sembrava
la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi dice di
più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e multiculturale".
Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con l'opposizione. Risposta
indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna alla carica, CityLife
proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di cemento. Anche perché, a
onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia Fiera portano la firma di un
altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito sulla città che verrà dunque si
allarga alla qualità della vita, al verde, alla riduzione di traffico e
inquinamento, alla riqualificazione delle periferie, alla valorizazzione di
cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga, Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e criticano Libeskind,
proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre priorità? Quale città
vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in Varie Commenti ( 55 )
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01Apr
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di
calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i
loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare.
A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato
1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con
il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo
aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a
mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai
il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito,
sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 5 )
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21Apr 08 Veltroni, Crozza e il "padano" all'amatriciana. Dì la tua
Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza Italia Live", ha fatto la
parodia del leader del Pd, Walter Veltroni, parlando in una sorta di slang
"padano": "Amici, democratici, el risult de i elesiun merita
un'attenta analisi, diciamo pure una riflesiun". "Io penso,
pacatament, serenament, che noi non abbiamo capito il Nord. Vedete, oggi i più
attenti analisti politici ci dicono nei loro editoriali che noi, noi
democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora, vedete, io lo dico con umilt
, ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner tenere conto del risultato,
lavorare sul territorio, costruire sempre di più e sempre meglio. el parti
demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni "padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del Nord? Chissà. Tra
il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra Prodi e Cofferati,
ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da tempo una linea
dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la sinistra in
Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e molto: partendo
dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom, della sicurezza.
Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di Milano, proprio al
"Giornale", quando lei sollevò in tempi non sospetti il tema della
sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci le disse che non si
poteva agitare il tema della sicurezza come come una bandiera politica. Salvo
poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che siamo seduti su una
polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd, non può scegliere per
convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono meglio i bucatini
all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli elettori l'hanno già
detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza. Lo ha scritto anche il
"Riformista" toccando il tema del ballottaggio a Roma: se il Pd e
Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno, Veltroni sarà un
leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale - andrà a spiegare,
a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà parlando
"padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI CROZZA-VELTRONI
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Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima vittoria di Silvio
Berlusconi, del Pdl e della Lega. Del terzo ritorno
del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la stampa estera.).
E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici. Come ho più scritto
nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva una firma autografa:
quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e dannosa per il Paese)
compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la verità, anche Walter
Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio ai ripari dando vita
al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle intenzioni) dovrebbe essere
costruito a modello e somiglianza di quella sinistra europea moderna e
"affluente" che trova ampia legittimazione in altri Paesi. La
traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio a questo. Ma la
vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle sinistre) radicali.
Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e urlante sono stati
spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per volontò popolare.
E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno individuato bene il
bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno capito che i cespugli
rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo stesso rischio hanno
deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra, su altri fronti
politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
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vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito sulla
città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga,
Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e
criticano Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre
priorità? Quale città vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in
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( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di
calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
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all'amatriciana. Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza
Italia Live", ha fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni,
parlando in una sorta di slang "padano": "Amici, democratici, el
risult de i elesiun merita un'attenta analisi, diciamo pure una
riflesiun". "Io penso, pacatament, serenament, che noi non abbiamo
capito il Nord. Vedete, oggi i più attenti analisti politici ci dicono nei loro
editoriali che noi, noi democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora,
vedete, io lo dico con umilt , ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner
tenere conto del risultato, lavorare sul territorio, costruire sempre di più e
sempre meglio. el parti demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni
"padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del
Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra
Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da
tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la
sinistra in Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e
molto: partendo dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom,
della sicurezza. Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di
Milano, proprio al "Giornale", quando lei sollevò in tempi non
sospetti il tema della sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci
le disse che non si poteva agitare il tema della sicurezza come come una
bandiera politica. Salvo poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che
siamo seduti su una polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd,
non può scegliere per convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono
meglio i bucatini all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli
elettori l'hanno già detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza.
Lo ha scritto anche il "Riformista" toccando il tema del ballottaggio
a Roma: se il Pd e Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno,
Veltroni sarà un leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale -
andrà a spiegare, a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà
parlando "padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI
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e la Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima vittoria di
Silvio Berlusconi, del Pdl e della Lega. Del terzo
ritorno del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la stampa
estera.). E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici. Come ho
più scritto nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva una firma
autografa: quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e dannosa per il
Paese) compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la verità, anche
Walter Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio ai ripari
dando vita al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle intenzioni)
dovrebbe essere costruito a modello e somiglianza di quella sinistra europea
moderna e "affluente" che trova ampia legittimazione in altri Paesi.
La traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio a questo. Ma la
vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle sinistre) radicali.
Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e urlante sono stati
spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per volontò popolare.
E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno individuato bene il
bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno capito che i cespugli
rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo stesso rischio hanno
deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra, su altri fronti
politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
nasconde. Che sia davvero questa la Terza repubblica? Scritto in Varie Commenti
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07Apr 08 Milano, l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li
vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e multiculturale".
Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con l'opposizione. Risposta
indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna alla carica, CityLife
proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di cemento. Anche perché, a
onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia Fiera portano la firma di un
altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito sulla città che verrà dunque si
allarga alla qualità della vita, al verde, alla riduzione di traffico e
inquinamento, alla riqualificazione delle periferie, alla valorizazzione di
cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga, Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e criticano Libeskind,
proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre priorità? Quale città
vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in Varie Commenti ( 55 )
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01Apr
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di
calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i
loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
Varie Commenti ( 5 ) " (101 votes, average: 1.05 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 21Apr 08 Veltroni, Crozza e il "padano"
all'amatriciana. Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza
Italia Live", ha fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni,
parlando in una sorta di slang "padano": "Amici, democratici, el
risult de i elesiun merita un'attenta analisi, diciamo pure una
riflesiun". "Io penso, pacatament, serenament, che noi non abbiamo
capito il Nord. Vedete, oggi i più attenti analisti politici ci dicono nei loro
editoriali che noi, noi democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora,
vedete, io lo dico con umilt , ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner
tenere conto del risultato, lavorare sul territorio, costruire sempre di più e
sempre meglio. el parti demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni
"padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del
Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra
Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da
tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la
sinistra in Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e
molto: partendo dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom,
della sicurezza. Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di
Milano, proprio al "Giornale", quando lei sollevò in tempi non
sospetti il tema della sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci
le disse che non si poteva agitare il tema della sicurezza come come una
bandiera politica. Salvo poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che
siamo seduti su una polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd,
non può scegliere per convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono
meglio i bucatini all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli
elettori l'hanno già detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza.
Lo ha scritto anche il "Riformista" toccando il tema del ballottaggio
a Roma: se il Pd e Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno,
Veltroni sarà un leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale -
andrà a spiegare, a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà
parlando "padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI
CROZZA-VELTRONI Scritto in Varie Commenti ( 28 ) " (39 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 15Apr 08 Le bandiere rosse
ammainate e la Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima
vittoria di Silvio Berlusconi, del Pdl e della Lega.
Del terzo ritorno del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la
stampa estera.). E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici.
Come ho più scritto nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva
una firma autografa: quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e
dannosa per il Paese) compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la
verità, anche Walter Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio
ai ripari dando vita al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle
intenzioni) dovrebbe essere costruito a modello e somiglianza di quella
sinistra europea moderna e "affluente" che trova ampia legittimazione
in altri Paesi. La traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio
a questo. Ma la vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle
sinistre) radicali. Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e
urlante sono stati spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per
volontò popolare. E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno
individuato bene il bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno
capito che i cespugli rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo
stesso rischio hanno deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra,
su altri fronti politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
nasconde. Che sia davvero questa la Terza repubblica? Scritto in Varie Commenti
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07Apr 08 Milano, l'Expo, i grattacieli e il cemento. Sì o no? Sgarbi non li
vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito
sulla città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga,
Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e
criticano Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre
priorità? Quale città vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in
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( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nelle pagine dello
sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore
Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
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all'amatriciana. Dì la tua Ieri sera su La7 Maurizio Crozza a "Crozza
Italia Live", ha fatto la parodia del leader del Pd, Walter Veltroni,
parlando in una sorta di slang "padano": "Amici, democratici, el
risult de i elesiun merita un'attenta analisi, diciamo pure una
riflesiun". "Io penso, pacatament, serenament, che noi non abbiamo
capito il Nord. Vedete, oggi i più attenti analisti politici ci dicono nei loro
editoriali che noi, noi democratici, em capì un casu, ma propi nient. Ora,
vedete, io lo dico con umilt , ma anche con un pizzico di franchezza, bisogner
tenere conto del risultato, lavorare sul territorio, costruire sempre di più e
sempre meglio. el parti demucratic. se pò fa. grazie a tucc.". Veltroni
"padano"? Rincorsa alla Lega con il Pd del
Nord? Chissà. Tra il dire e il fare. Sul da farsi in realtà è già scontro tra
Prodi e Cofferati, ad esempio. Cofferati il realista che a Bologna ha scelto da
tempo una linea dura sulla legalità ed è andato allo scontro frontale con la
sinistra in Comune. Certo che sul tema Veltroni dovrà applicarsi e
molto: partendo dal terreno della legalità, dei clandestini, dei campi rom,
della sicurezza. Perché come ha sottolineato Letizia Moratti, sindaco di
Milano, proprio al "Giornale", quando lei sollevò in tempi non
sospetti il tema della sicurezza, Walter al Viminale davanti agli altri sindaci
le disse che non si poteva agitare il tema della sicurezza come come una
bandiera politica. Salvo poi - nota la Moratti - pochi giorni dopo dire che
siamo seduti su una polveriera. Come ha fatto in tv Crozza, il leader del Pd,
non può scegliere per convenienza il panettone, assaggiarlo e poi dire che sono
meglio i bucatini all'amatriciana. O viceversa. Qual è il Veltroni vero? Gli
elettori l'hanno già detto. Su temi come sicurezza e legalità non si scherza.
Lo ha scritto anche il "Riformista" toccando il tema del ballottaggio
a Roma: se il Pd e Rutelli perdono e diventa sindaco della Capitale Alemanno,
Veltroni sarà un leader dimezzato. "Con che faccia - scrive il giornale -
andrà a spiegare, a Milano come a Venezia, come si vince?". Lo farà
parlando "padano" o "romano"? GUARDA IL VIDEO DI
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ammainate e la Terza Repubblica E' troppo facile parlare della larghissima
vittoria di Silvio Berlusconi, del Pdl e della Lega.
Del terzo ritorno del Cavaliere al governo (a proposito se n'è accorta anche la
stampa estera.). E' troppo facile usare i (sacrosanti) toni trionfalistici.
Come ho più scritto nel blog, questa vittoria era già stata scritta. E aveva
una firma autografa: quella di Romano Prodi e della sua scombiccherata (e
dannosa per il Paese) compagnia di saltimbanchi della politica. Diciamo la
verità, anche Walter Veltroni lo sapeva fin dall'inizio ed è corso con coraggio
ai ripari dando vita al Pd, a un partito riformista che (almeno nelle
intenzioni) dovrebbe essere costruito a modello e somiglianza di quella
sinistra europea moderna e "affluente" che trova ampia legittimazione
in altri Paesi. La traversata nel deserto dell'opposizione gli servirà proprio
a questo. Ma la vera rivoluzione è il crollo della sinistra (anzi, delle
sinistre) radicali. Rifondazione, Comunisti, Verdi e compagnia cantante e
urlante sono stati spazzati via. Proprio così. Niente parlamento, per loro. Per
volontò popolare. E' questo il vero segno del cambiamento. Gli italiani hanno
individuato bene il bersaglio da colpire, altro che legge elettorale. Hanno
capito che i cespugli rossi garantivano una cosa sola: l'ingovernabilità. E lo
stesso rischio hanno deciso di non correrlo neanche con Casini e con La Destra,
su altri fronti politici. Questo è l'altro elemento che colpisce: votando Pdl-Lega, gli italiani hanno detto chiaro e tondo che vogliono
un goveno che governi e che faccia le scelte necessarie al Paese. E hanno
scelto Berlusconi. Un altro dato da non sottovalutare, che giustamente sul
"Giornale" è stato definito "voto utile di protesta" è il
voto a Lega e Italia dei Valori, un consenso permeato
anche da una vena di antipolitica, dalla voglia di dire "no" alla
casta che appare trasversale e certamente non ideologico. Grillo grida nelle
piazze e sul web ma poi? Bossi e Di Pietro, pensano in
molti, in parlamento possono incidere eccome. ecco il "voto utile di
protesta". Che ha contribuito, assieme alla nascita del Pd, a far
ammainare le bandiere della sinistra radicale rosso-verde che da anni non parla
più il linguaggio della gente (e Veltroni ha capito bene anche questo) che si è
trasformata in "casta di sinistra" esaurendo la sua "spinta
propulsiva", quasi fosse un residuo archeologico di altre epoche
politiche. Dimenticare Bertinotti, Pecoraro Scanio, Diliberto e quant'altri,
dunque. Ecco la vera risposta al famoso "lasciateci lavorare" di
Silvio Berlusconi: bipartitismo, poche formazioni in Parlamento realmente
legittimate dall'elettorato. Avvio di riforme serie e necessarie all'Italia
anche (si spera, a cominciare da Silvio) con il concorso costruttivo
dell'opposizione. Quella che aspetta il il Paese è una sfida difficile, che
nessun politico dotato di senso di responsabilità e senso dello Stato si
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vuole e chiede un referendum: dì la tua Domenica Corso Buenos Aires a Milano,
sembrava la New York durante una parata celebrativa. Duecentomila, ma c'è chi
dice di più, hanno festaggiato Milano città dell'Expo 2015 e il sindaco Letizia
Moratti: pullman rosso, piano rialzato aperto, Letizia con il presidente della
Lombardia Formigoni, il vicesindaco De Corato a salutare la folla milanese.
Strisce di carta colorate che volteggiano, palloncini, musica e festa grande.
Milano se la merita. Il suo sindaco pure. Portare a casa un risultato del
genere non è cosa da poco. Anche alla festa, però, sono riecheggiati i temi del
dibattito sulla Milano che verrà, sulla capacità dell'occasione Expo, per dare
un volto nuovo, moderno, più internazionale alla capitale morale ed economica
dell'Italia. Dibattito non da poco, ne ho parlato anche nel post precedente ed
avete scritto in tantissimi e vi ringrazio ancora. Andrò avanti, con voi, su
questo terreno così cruciale. E torno sul tema "grattacieli" e
cemento. Letizia Moratti ha detto: "Non sarà l'Expo del cemento,
migliorerà la qualità di vita dei milanesi". Poi ha aggiunto:
"punteremo su verde e solidarietà, Milano sarà più accogliente e
multiculturale". Poi il sindaco ha ribadito che intende collaborare con
l'opposizione. Risposta indiretta sulla questione grattacieli (Berlusconi torna
alla carica, CityLife proprio non gli piace, cos'ì com'è) : niente colate di
cemento. Anche perché, a onor del vero, le tre Torri al posto della vecchia
Fiera portano la firma di un altro sindaco, Gabriele Albertini. Il dibattito
sulla città che verrà dunque si allarga alla qualità della vita, al verde, alla
riduzione di traffico e inquinamento, alla riqualificazione delle periferie,
alla valorizazzione di cultura ed eccellenze. Ma il fronte del no si allarga,
Sgarbi e la Lega si schierano con Berlusconi e
criticano Libeskind, proponendo un un referendum civico. Quali sono le vostre
priorità? Quale città vorreste per il 2015? Grattacieli sì o no? Scritto in
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( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il caso Verso il
voto con schieramenti più aggregati ENRICO MARTINET Il Pdl punta al sistema
tripolare "Basta con i puntelli dell'Union" AOSTA Valle anomala in
politica? Non è una sorpresa. In realtà che il centrosinistra e il centrodestra
abbiano caratteristiche diverse rispetto alle altre regioni e che esista un
grande centro autonomista su cui ruotano interessi e voti non è un'anomalia. La
sorpresa è forse la ricerca del contrario, cioè di un modello che più si
avvicini a quello da Pont-Saint-Martin in giù, la semplificazione del quadro
politico. Due grandi blocchi ci sono già, quelli che si sono spartiti la posta
alle Politiche, da un lato la lista Vallée d'Aoste dall'altro il Galletto. Due
punti di riferimento diversi: uno locale, l'Union valdôtaine, l'altro
nazionale, il Pd. Poi il terzo blocco, quello del Popolo della Libertà. Un po'
diverso, ovvio: niente Lega Nord, niente
As di Alessandra Borluzzi, ma dentro la Destra di Storace. Formule superate da
personalismi, da non gradimenti, da scontri di comportamenti più che di
appartenenze. Ora c'è una grana in più, quel Giovanni Zani che si professa
leghista ma che la Lega sconfessa perché il segretario ha fatto accordi con l'Uv.
I vertici del Carroccio: "Smentiamo nel modo più assoluto che siano in
corso trattative tali da giustificare una soluzione del genere. Qualora dovesse
accadere, trattasi di iniziativa personale...". Segue l'annuncio di
"provvedimenti". Ma Giorgio Bongiorno, coordinatore di Forza Italia,
tira via dritto: "Hanno pensato di andare con l'Uv. Noi eravamo pronti,
Zani è con noi, il resto è affar loro". Strategia azzurra per le
Regionali: "L'esempio nazionale è importante. Passa per l'eliminazione dei
piccoli partiti. E' un vantaggio per tutti ed è una questione fisiologica. E' nelle
cose voglio dire, prima o poi doveva accadere. In Valle esistono tra blocchi,
il Pd, il Pdl e l'Uv. Punto. Il resto sparirà, questione di tempo. C'è chi
ritornerà con l'Uv e chi starà con il Pd. La polarizzazione facilita la
realizzazione dei progetti. Basta con la politica dei ricatti, bisogna
raggiungere questo livello di civiltà. Questa nostra strategia dovrebbe essere
seguita da tutti coloro che vogliono bene a questa Valle". Il leader di
An, Alberto Zucchi, è sicuro: "La Lega è con noi.
Il segretario minaccia espulsione, ma è rimasto da solo. Bisogna voltar pagina
e rientrare nella logica nazionale. Le Regionali? Non è vero che il tema sarà
sull'autonomia, cioè su chi è più autonomo. Fesserie. Qui si deve parlare di
politica fallimentare fatta finora. L'area autonomista non ha brillato sul
piano della gestione amministrativa. Come fare peggio? Vogliamo ricordare il
trenino di Cogne, il Casinò il ponte sul Buthier, così tanto per citare qualche
fallimento. Noi al governo non siamo mai stati, forse è il caso di provarci.
L'autonomia non è in discussione, ma dobbiamo cambiare politica e modo di
gestire la Regione". Bongiorno insiste: "Puntare sui tre poli
significa impedire intrecci di natura più affaristica che politica. Sistema
tripolare, questa è la speranza e la nostra politica. Basta con i leccatori
della greppia, con i puntelli dell'Uv. Prima i Ds, adesso la Stella e
Fédération. Così non si va da nessuna parte".
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
QUATTRO
MAXI-CONCERTI E UNA GIORNATA DI FESTA POPOLARE Tavagnasco Rock Al via sabato 19
la scintillante rassegna organizzata da un gruppo di volontari IL CALENDARIO:
SI PARTE CON GIULIANO PALMA IL
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
TRATTATIVA PER IL
GOVERNO: BERLUSCONI CHIAMA UN FEDELISSIMO Gianfranco Formigoni resta in
Lombardia Vito alla Giustizia Berlusconi annuncia "Oggi o domani vedrò
Napolitano per parlare della squadra" Da vent'anni alla guida del partito
[FIRMA]UGO MAGRI ROMA Fini sceglie la presidenza della Camera e lascia quella
di An. Questione "di galateo istituzionale", spiega da Vespa.
Confessando di provare "una certa emozione". In pratica cambia poco,
segnala Ronchi, "perché lui resta il leader e la guida del partito".
Ma l'impatto simbolico è forte, una stagione si chiude per la destra italiana.
Il futuro più prossimo si chiama "guida collegiale", Alleanza
nazionale verrà retta da "un primus inter pares" che già tutti
additano in La Russa, sebbene l'interessato giuri di "cadere dalle
nuvole" (avrà un doppio incarico, di reggente e di ministro della Difesa).
Il futuro più incerto, invece, è legato al Popolo delle libertà. An e Forza
Italia dovranno fondersi nel nuovo soggetto politico. Entro sei mesi, massimo
un anno i due partiti andranno a congresso, anticipa Fini, per approvare lo
statuto del Pdl. Nascerà una nuova classe dirigente. E chi si affanna oggi per
montare sul convoglio governativo rischia domani di perdere l'altro treno,
quello del partito. Può perfino accadere che, negando un ministero a Formigoni,
il Cavaliere gli stia facendo involontariamente un regalo. In cambio della
rinuncia al governo, Berlusconi offre al Governatore lombardo un incarico nel
nuovo partito. Non la presidenza, come qualcuno esagera, perché quella se la
tiene lui; comunque un ruolo, sulla carta, operativo e di prestigio. Una
scommessa sul divenire. I due ne parleranno stasera a cena. Si sono già visti
ieri, ma il colloquio è stato antipatico seppur il Cavaliere abbia lasciato uno
spiraglio: "Non voglio accelerare decisioni che devono venire fuori con
buon senso", ha detto. Formigoni si è sentito dire che da Milano non deve
muoversi per due ragioni. La prima (pubblica): non si possono chiamare 6
milioni di lombardi alle urne solo perché il Governatore vuol fare il ministro.
La seconda ragione (privata): se si rivota, tocca dare la regione alla Lega, che già sta diventando prepotentella. Forza Italia non
se lo può permettere. Il risultato è quello annunciato prima da Bossi e poi da Fini con grande scorno del Governatore.
Formigoni resterà dov'è fino al 2010, quando scadrà il mandato. Al governo
(Sanità) nel frattempo andrà Lupi, stessa famiglia ciellina. Altre certezze
sono, per dirla con Bossi, "io e Maroni", nel senso che "le Riforme e l'Interno vanno alla Lega". In più
"Castelli lo mettiamo lì alle Infrastrutture, per le strade del
Nord...". Il Senatùr non cita l'incarico sulla carta più rilevante, la
vicepresidenza del Consiglio per Calderoli.
L'ipotesi era stata affacciata durante il vertice domenicale ad Arcore, ma gira
voce che ci siano dei problemi. Il leghista Speroni chiama in causa il
Quirinale, "non vorrei che di lì venisse qualche intoppo, del resto il
Colle è abituato a porre veti". Invece pare che Napolitano non c'entri
affatto. Fonti vicine al Carroccio giurano che Bossi
ha chiamato giovedì scorso il Presidente per sapere se su Calderoli
(o su altri esponenti della Lega) ci sarebbero
obiezioni, ricevendo risposta negativa. Inoltre, al Quirinale non risulta
alcuna lista di nomi, né il Cavaliere s'è ancora fatto vivo per parlarne, sia
pure in via riservata. Berlusconi ha annunciato che vedrà il Presidente oggi o
domani per parlarne, ma al momento i veti non possono esistere. E allora, da
dove partono le chiacchiere su Calderoli? Non dal
Colle, bensì dall'entourage di Berlusconi. Per via della famosa t-shirt
anti-islamica esibita due anni fa in tivù: troppa visibilità nel governo
sarebbe poco gradita specie nei paesi arabi. E il Cavaliere, si sa, ambisce al
ruolo di mosca cocchiera della politica mondiale. Ieri sera è andato a cena da
Cossiga per farsi dare qualche consiglio. L'ex Presidente gli suggerisce
speciale prudenza nella scelta di tre dicasteri in particolare: Interni, Difesa
e Giustizia. Che vogliono dire Polizia, Carabinieri, Forze armate e
Magistratura. Se il Viminale va alla Lega, e la Difesa
ad An, perlomeno la Giustizia deve toccare al partito del premier, il quale
viceversa non controllerebbe nessuno degli apparati statali. Berlusconi è
talmente d'accordo, che a via Arenula vuol piazzare il fedelissimo Elio Vito.
Sfuma invece la poltrona a Gianni De Gennaro, ex capo degli sbirri, oggi in
prima linea nella guerra alla "munnezza".1987 Segretario Dal 1987 è
segretario Msi, poi An. 2001 Al governo Dal 2001 al 2005 è stato vicepresidente
del Consiglio e ministro degli Esteri dal novembre 2004. 2002 Convenzione
europea Nel febbraio del 2002 è stato nominato rappresentante del governo
italiano alla Convenzione europea.
( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Salari: spinta
bipartisan a buste paga "locali" di Nicoletta Picchio commenti - | |
Mercoledí 23 Aprile 2008 No dei sindacati a divisioni salariali ANALISI La vera
gabbia è stipendio uguale con prezzi diversi di Fabrizio Galimberti Scopri la
retribuzione media nazionale per la tua professione Un motivo in più per
confermare la decisione che Silvio Berlusconi ha annunciato nel primo Consiglio
dei ministri: detassare gli straordinari e i premi di produttività. Le analisi
dell'Istat sulle differenze del livello dei prezzi nelle città italiane
arrivano come la conferma della necessità di cambiare le regole del gioco, in
questo caso della contrattazione e dei meccanismi retributivi, per rendere
salari e stipendi più legati al territorio e alla produttività. Maurizio
Sacconi, ex sottosegretario al Welfare, anche stavolta candidato ad un ruolo di
primo piano nel Governo, già nella passata legislatura aveva presentato un disegno
di legge per ridurre la tassazione su straordinari e salario di produttività.
In piena campagna elettorale era stato Enrico Letta, Pd, sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio, a sollevare l'argomento di legare gli stipendi al
costo della vita e alla produttività, facendo scalpore nella sua area politica,
visto che la Cgil finora ha sempre frenato su una riforma dei contratti che
desse più spazio al territorio e alla contrattazione aziendale. Sono le parti
sociali, imprenditori e sindacati, che dovranno essere protagonisti della
riforma. "La politica può avere un ruolo di spinta: favorire il
cambiamento utilizzando la leva fiscale", dice il senatore, ex Forza
Italia, oggi Pdl. Il prossimo Governo non ha alcuna intenzione di invadere
campi altrui. "I dati Istat - continua Sacconi - sono però la conferma che
un salario giusto ed efficiente deve riflettere le diverse condizioni del costo
della vita e della produttività del lavoro". Serve una riforma della
contrattazione, che secondo il senatore dovrebbe spostare il baricentro a
livello territoriale e aziendale. Anzi, secondo Sacconi le regole potrebbero
essere individuate addirittura categoria per categoria, snellendo il numero dei
contratti. Nessun intervento amministrativo, nè rincorse dell'inflazione: "La
tassazione però può riconoscere il merito. Le misure del Governo potranno
favorire la dipresa del dialogo", continua il senatore del Pdl. La Lega,
teoricamente, si spingerebbe ancora oltre: "A Costituzione vigente si
potrebbero anche definire minimi contrattuali diversi a livello territoriale.
Ma sarebbe un lavoro lungo e complesso", dice Massimo Garavaglia, deputato
del Carroccio. Ben vengano, intanto, le decisioni del Consiglio dei ministri:
"La Lega condivide l'impostazione di retribuzioni più legate al territorio
e di una contrattazione decentrata che tenga conto della produttività e del
potere d'acquisto", continua Garavaglia. Che aggiunge un altro
ingrediente: il federalismo fiscale. Nei giorni scorsi
Roberto Calderoli aveva annunciato un intervento del Governo entro le metà di
giugno. "Se ci fosse il federalismo fiscale le Regioni in base alla
proprie disponibilità finanziarie potrebbero decidere una serie di interventi a
favore delle imprese, dall'addizionale Irpef all'Irap". Misure,
aggiunge Garavaglia, che aiuterebbero i conti delle aziende e di conseguenza
renderebbero migliori anche le condizioni dei lavoratori: "Sono convinto
che le aziende sarebbero felici di farlo".
( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
I due stupri a
Milano e a Roma hanno rilanciato la questione dell'immigrazione e della
sicurezza. Tra tanti commenti degli ultimi giorni più o meno pertinenti, ne
ritengo due. Uno di Cesare Salvi, che questa mattina a Radio Anch'io quando ha
dichiarato che: "effettivamente gli elettori hanno avuto l'impressione che
la sinistra arcobaleno non pensasse alla sicurezza". Mi permetto di
correggere Salvi: non avevano l'impressione, ne avevano la certezza e per
questo soprattutto l'hanno punita alle elezioni. Il secondo aspetto riguarda la
richiesta di Roberto Maroni, probabile nuovo ministro
degli Interni, di rinegoziare la direttiva europea sulla libera circolazione
dei cittadini. L'idea ha suscitato reazioni contrariate e un certo sarcasmo, ma
in interviste alla Rai e al quotidiano La Stampa il nostro commissario europeo
Franco Frattini l'ha ritenuta plausibile, "perché ormai quella direttiva è
superata dall'applicazione integrale degli accordi di Shengen". Il governo
Prodi peraltro non ha mai applicato la norma che consente l'espulsione per
chiunque non possa dimostrare di avere i mezzi di sussistenza per vivere in
modo dignitoso. Secondo Frattini (che probabilmente diventerà il prossimo
ministro degli Esteri italiano) "una verifica si può fare per vedere se
non sia il caso di rafforzare alcuni principi sugli aspetti della sicurezza.
C'è un consenso abbastanza ampio tra i governi europei che la libera
circolazione dei cittadini, sacrosanta, non può trasformarsi in libera
circolazione dei criminali". E il governo rumeno? "Deve farsi carico
dei propri compatrioti e riprenderseli se non rispettano le leggi". Da qui
alcune domande: aveva dunque ragione Maroni? Una
correzione in sede comunitaria è doverosa considerato che proprio l'Unione
europea sottovalutò gli effetti dell'allargamento (che secondo me era
prematuro) a Paesi troppo arretrati come la Romania e la Bulgaria. Insomma, se
oggi l'immigrazione dei rumeni è un problema in molti Stati, come l'Italia e la
Spagna, la responsabilità all'origine è di Bruxelles. Ma, mi chiedo: basta una
norma Ue per rimediare a una situazione che la maggior parte dei cittadini considera
fuori controllo? E se la risposta è no, come rimediare? Scritto in Italia,
immigrazione Commenti ( 3 ) " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 21Apr 08 La sinistra difende le élites anziché il popolo? Sul Giornale
è uscita una mia intervista con Ferruccio Capelli, il direttore della Casa
della cultura di Milano. Capelli, ex dirigente del Pci e dei diessini, è autore
di un libro molto interessante Sinistra light - populismo mediatico e silenzio
delle idee (Guerini editore), nel quale analizza l'attuale momento politico e
sociale. Capelli non ama Berlusconi e ovviamente nemmeno il centrodestra, ma
con grande onestà intellettuale riserva critiche pungenti alla sinistra nel suo
insieme, sia al Pd sia aquella radicale. Nell'intervista ad esempio sostiene
che la sinistra italiana "si è adeguata ai tempi privilegiando la
seduzione e il marketing politico rispetto al messaggio politico e ai
programmi. Dal crollo del Muro di Berlino ha progressivamente sradicato il
proprio passato, le proprie tradizioni culturali, ma questo ha generato
smarrimento negli elettori." Esiste "un problema d'identità" con
un progressivo scollamento dal Paese reale e dalle esigenze delle classi meno
abbienti. Secondo Capelli "la sinistra è diventata élitaria, si identifica
con la grande finanza industriale ed è ossessionata dalla rappresentazione
mediatica. Così oggi solo la destra pensa al popolo". La frase è molto
forte ed è significativo che venga pronunciata da un intellettuale
progressista. Ha ragione Capelli? La sinistra perde perché difende l'oligarchia
economica anziché la gente comune ? Scritto in democrazia, Italia Commenti ( 21
) " (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 19Apr 08 Oops, il "porcellum" funziona. Ce lo teniamo? E ora
come la mettiamo con il sistema elettorale? Per mesi tutti hanno ripetuto che
era inadeguato e fonte di instabilità; invece, come osserva in un articolo un
brillante collega ticinese, Ovidio Biffi, il metodo Calderoli
"ha funzionato al suo secondo impiego: non solo ha causato gli sbarramenti
tanto attesi, ma ha agito come una vera e propria purga! Di colpo, l'Italia si
è liberata dei legacci con cui veniva ricattata ogni volta che in gioco c'era
la sopravvivenza delle maggioranze". Ho l'impressione che fossero i
partiti a impedire il corretto funzionamento del porcellum e c'è da chiedersi
se la maggior parte dei politologi non abbia sbagliato analisi, confondendo
causa ed effetto. Non appena Veltroni e a ruota Berlusconi hanno deciso di
sottrarsi al ricatto dei piccoli, è accaduto il miracolo. A questo mi chiedo:
le riforme elettorali sono ancora necessarie? C'è chi dice che basti qualche
ritocco ovvero il ripristino del voto di preferenza e il divieto delle
candidature multiple. Troppo bello per essere vero? Scritto in democrazia,
Italia Commenti ( 32 ) " (5 voti, il voto medio è: 3.8 su un massimo di 5)
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( da "Giornale.it, Il" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 97 del 2008-04-23
pagina 0 Studio del Censis: ecco perché ha vinto il centrodestra di Redazione
La coalizione guidata dal Cavaliere è risultata più "attraente": il
12,6% degli elettori del Pdl prima aveva votato a sinistra. Nel Pd solo il 3%
prima aveva scelto la Cdl Roma - L'analisi dei flussi nelle due elezioni
politiche del 2006 e del 2008 mette in luce che, all'ultima tornata elettorale
c'è stata una consistente fuoriuscita di elettori dal centro sinistra,
intercettata dalla coalizione del centro destra e anche dall'Udc. è la prima
fotografia di quanto avvenuto il 13 e 14 aprile scattata dal Censis. La
capacità del Centro Sinistra di attirare ex-votanti della coalizione opposta,
così come la sua capacità di mobilitare elettori che nel 2006 non avevano
espresso un voto, si legge nella nota riassuntiva dell'indagine, non è riuscita
a compensare la fuga di consenso verso gli avversari, sia quelli tradizionali
del centro-destra che in misura maggiore verso l'Udc, il cui elettorato
maggioritariamente proviene dall'Unione, con tutta probabilità dall'area di
Centro del Centro-sinistra. In buona sostanza, secondo il Censis, "fatto
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il sindaco di
Padova, Flavio Zanonato, risponde con un diniego al
referendum per chiedere ai cittadini se sono d accordo con la realizzazione
della moschea in uno stabile comunale? Vorrà dire che alle prossime elezioni la
vittoria della Lega Nord in particolare sarà ancora più sonora. Ne sono convinti i
vertici del Carroccio. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
SOFISMI SINTATTICI
Le ronde vanno bene, a patto di chiamarle con un altro nome... Vale più la
pratica della grammatica , recita un vecchio detto. Un adagio popolare che si
adatta perfettamente al dibattito sulle ronde . Se questa denominazione si
sostituisce con sinonimo, la soluzione sta bene a (quasi) tutti. E il termine
ronda , a suscitare dibattito. Basta chiamarli in altro modo, e i gruppi di
volontari che prestano parte del loro tempo libero per presidiare il
territorio, stanno bene a tutti. A partire dagli amministratori di
centrosinistra, che sulle cose utili non si fanno troppi scrupoli a copiare il
Carroccio. Così nella Bologna cofferatiana l assessore alla sicurezza, l ex
magistrato Libero Mancuso, ha annunciato lo stanziamento di 20 mila euro da
destinare ad associazioni giovanili che si diano da fare per pattugliare la
zona universitaria. Nella centrista Parma, presto entreranno in azione gruppi
di ex appartenenti alle forze dell ordine che su imput del Comune
controlleranno strade e quartieri a rischio. A Milano sono attivi da anni i
City Angels, che con i loro bomber rossi sono presenti in Stazione centrale e
in diverse zone della città particolarmente toccate dal problema immigrazione.
E l elenco delle città che in modo o nell altro sono ricorse a soluzioni che potessero
aiutare le forze di Polizia di nel presidio del territorio, potrebbe continuare
a lungo. Esperimenti , che hanno sempre dato risultati positivi e che sono
sempre stati accolti con favore da cittadini e commercianti. Basta non
chiamarle ronde. Altrimenti benpensanti di sinistra e di destra, si
scandalizzano. Ancora ieri il presidente della Giunta piemontese, Mercedes
Bresso, rimarcava il sofismo sintattico: "Le ronde, così come sono state
organizzate in passato non sono utili nè a chi le fa, nè a chi si vorrebbe
difendere - . Altra cosa è se si incentiva il controllo sociale del territorio
con volontari che siano di supporto alle Forze dell ordine". Tradotto: ha ragione Roberto Maroni e la Lega
nel rilanciare questo presidio di sicurezza per i cittadini, ma non lo posso
dire. E quindi me la gioco sul termine". Parola che spaventa persino a
destra. Gianni Alemanno, "non le trova una buona idea". Scommettiamo
che l esponente di An, in queste ore evidentemente più alla caccia dei voti
centristi, che di quelli della sua area che storaciani evidentemente
dati ormai per acquisiti, dovesse spuntarla nella sfida con Rutelli per il
campidoglio, sarà fra quelli che istituzionalizzerà le ronde? Paolo Bassi [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
LA DEBACLE DI PRODI
E VELTRONI Respinto il piano affossa-Malpensa DAVIDE BONI Il pullman di Veltroni
ha finalmente forato. Uno stop lungo e destinato a durare, con i passeggeri
alle prese con l analisi di voto e con le schermaglie interne che non
lasceranno indenni quelli che sono stati ritenuti responsabili di non avere
dato un valore aggiunto alla sinistra italiana ormai agonizzante. Chi credeva
che nelle campagne elettorali conta più demonizzare l avversario e puntare
tutto sull immagine, è stato evidentemente sconfessato. Perché
quando un movimento come la Lega Nord, fatto di cuore e di
testa, vola così in alto, i motivi della vittoria sono ben più profondi. Certo
che a una settimana dal voto, fa un certo effetto sentire la minoranza di
sinistra fare marcia indietro sulle questioni del Nord. Nei giorni precedenti
alla consultazione elettorale era facile vedere la Veltroni-mobile
aggirarsi per le nostre città, con il delfino della sinistra italiana che
veniva qui, sì proprio qui da noi, a parlare di Federalismo mentre ora i leader
locali della sinistra dicono un secco no alla costituzione del partito del
Nord. Forse hanno capito che non basta snocciolare pensieri giudicati da alcuni
troppo leghisti-nordisti per incantare i cittadini.
Perché il problema della sinistra italiana è stato anche quello di non riuscire
a dare un velo di credibilità a quello che raccontavano per le strade. Da un
lato parlavano di Federalismo e di sicurezza, di alleggerimento della pressione
fiscale mentre dall altro la stessa maggioranza, smentendosi in tempo reale,
approvava il provvedimento di indulto, chiudeva le porte alla richiesta di
maggiori competenze per le regioni del Nord, non difendeva gli interessi dei
lavoratori, consentendo peraltro all inflazione di dilagare. Detto in gergo
prettamente politico: predicava bene e razzolava male . Non basta il linguaggio
giusto se poi mancano le radici che permettono di conoscere a fondo quello di
cui stai parlando, perché se non ci credi in prima persona, non riuscirai mai a
convincere gli altri a seguirti. Così come il castello creatosi attorno al caso
Alitalia si è sgretolato il giorno dopo la vittoria delle elezioni nazionali,
con i francesi che battono in ritirata e che rischiano di rimanere solo con i
cocci di una compagnia fallita, senza neppure ottenere il declassamento di chi
potrebbe osteggiare il traffico aereo sull aeroporto parigino. E pensare che il
governo Prodi ci stava quasi riuscendo a buttare via anni di fatiche e di
investimenti. Fortunatamente la Regione Lombardia ha sempre combattuto in
trincea per difendere le nostre infrastrutture, in attesa che il nuovo governo
portasse la speranza di salvare un indotto prezioso e insostituibile. Una
debacle che ha svelato il vero attaccamento della sinistra al Nord del Paese,
con le truppe veltroniane che battono in ritirata mentre il sole tramonta su
quell arcobaleno di sinistra così distante da una realtà che impone ai politici
una riflessione su quello che vogliono e si aspettano i cittadini da coloro che
sono chiamati ad amministrare il bene pubblico. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Viaggio nella
vittoria emiliana Lambrusco, parmigiano e... voglia di Lega Èun Emilia sorridente quella che traspare dagli occhi dei
militanti che giorno dopo giorno portano avanti con impegno e tenacia le linee
guida della Lega Nord sul territorio. Siamo molto soddisfatti del risultato
raggiunto spiegano -. Sul nostro territorio abbiamo raddoppiato. [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Bossi prudente sulla regione lombardia:
formigoni potrebbe rimanere al suo posto La macchina deve partire subito
"Sicurezza e Federalismo fiscale, la gente vuole risposte immediate"
matteo mauri Berlusconi non ha tutti i torti nel pensare che una possibile
discesa di Formigoni a Roma possa creare qualche danno all alleanza. Alle sei
della sera, Umberto Bossi, terminato il suo giro alla
redazione della Padania , ragiona a voce alta e ribadisce quanto accennato ieri
mattina durante una sua uscita pubblica a Varese. E cauto, rispetto al futuro
della Regione Lombardia ("bisogna fare le cose con calma", afferma il
Senatur) e si dice soddisfatto di come sia andata fino a questo punto la
trattativa con il Cavaliere. "Sì, posso dire di essere soddisfatto. Ma
adesso non dobbiamo perdere più tempo, la gente è contenta ma vuole risposte
subito". Su due punti fondamentali, che sono altrettanti cavalli di
battaglia del Carroccio: sicurezza e federalismo fiscale. Quindi, al di là del
fatto che la presidenza della Regione Lombardia per la Lega
continua ad essere un obiettivo strategico, è necessario agire al più presto
per soddisfare i milioni di cittadini che hanno dato fiducia alla Lega. E per questo che ieri Bossi
rispetto alla possibilità che Formigoni potesse rimanere al Pirellone diceva:
"penso che resterà al suo posto, Berlusconi ha paura della reazione della
gente, se il presidente della Regione Lombardia va direttamente a Roma. Se
facciamo le elezioni a ottobre, rischiamo divisioni tra gli alleati". E in
via Bellerio ribadiva il concetto: "non si può avere tutto e subito, la
gente ora vuole sicurezza e federalismo fiscale, per il quale occorrono alcuni
mesi di lavoro". E per il quale il leader leghista si impegnerà in prima
persona. Tanto da ribadire che gli accordi presi qualche giorno fa su alcune
caselle che riguardano il governo sono definitivi. "Le Riforme e l Interno
vanno alla Lega. Ci siamo io e Maroni.
D altra parte al Viminale facciamo un piacere a Berlusconi, perchè chi dei suoi
è in grado di affrontare i problemi della sicurezza e dell'espulsione dei
clandestini? Ci vuole uno con le palle e Maroni lo
è". Nessuna parola per le altre due posizioni, anche se è scontata la
presenza di Roberto Calderoli in qualità di
vicepremier, come pure è scontato il fatto che il Carroccio avrà un ulteriore
ministero, molto probabilmente l agricoltura, da assegnare ad un esponente
veneto (in pole position il vicegovernatore Luca Zaia). Insomma, rispetto all
incontro soddisfacente di domenica pomeriggio niente sembra cambiato. La novità,
semmai, rigurada il ruolo da viceministro per le infrastrutture, che potrebbe
essere ricoperto da Roberto Castelli, nel caso in cui l ex-Guardasigilli fosse
destinato a rimanere momentaneamente a Roma. "Castelli - ha detto infatti
il segretario leghista - lo mettiamo lì per le infrastrutture, per le strade del Nord. Abbiamo fatto un passo indietro, un
ministero in meno, per un posto da viceministro. Così abbiamo dimostrato che
non è questione di poltrone e che in realtà bisogna far partire la macchina subito".
Insomma, per Bossi è proprio questo il chiodo fisso dopo il trionfo elettorale:
partire subito e bene. Perchè le aspettative sono enormi e questa volta
ci sono tutte le possibilità perchè la Lega possa
ottenere ciò per cui combatte da anni. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Vince la Lega,
sicurezza priorità assoluta. MARONI: la parola data agli elettori ha un peso
Abbiamo promesso tolleranza zero , vogliamo lavorare per passare dalle parole
ai fatti GIRO DI VITE SULL IMMIGRAZIONE PAOLO BASSI "Non accettiamo
lezioni da nessuno. Men che meno da chi ha liberato migliaia di criminali che
sono tornati a delinquere aumentando esponenzialmente il numero dei reati
commessi nel nostro Paese". A Roberto Maroni, le
polemiche montate ad arte dal centrosinistra sulle ronde, importano poco.
Quello che gli sta davvero a cuore è la questione sicurezza, che per la Lega
"è e rimane, insieme al federalismo fiscale, la priorità per il nuovo
Esecutivo". Tanto che il Carroccio su questo fronte vuole giocare da
protagonista. "Siamo stati gli unici a votare contro l indulto. E per
questo siamo i soli a poter parlare di sicurezza e legalità, senza timore di
essere smentiti. E per questo che Umberto Bossi ha rivendicato con forza il Viminale. La nostra storia, dimostra
che abbiamo sempre operato con coerenza e senza sbandamenti su questioni
complesse e delicate, come la lotta all immigrazione clandestina e la certezza
della pena". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Maroni: il Paese ha bisogno di risposte
concrete "Solo la Lega può garantire davvero sicurezza e legalità"
paolo bassi "Non accettiamo lezioni da nessuno. Men che meno da chi ha
liberato migliaia di criminali che sono tornati a delinquere aumentando
esponenzialmente il numero dei reati commessi nel nostro Paese". A Roberto
Maroni, le polemiche montate ad arte dal
centrosinistra sulle ronde, importano poco. Quello che gli sta davvero a cuore
è la questione sicurezza, che per la Lega "è e rimane, insieme al
federalismo fiscale, la priorità per il nuovo Esecutivo". Tanto che il
Carroccio su questo fronte vuole giocare da protagonista. "Siamo stati gli
unici a votare contro l indulto. E per questo siamo i soli a poter parlare di
sicurezza e legalità, senza timore di essere smentiti. E per questo che Umberto
Bossi ha rivendicato con forza il Viminale. La nostra
storia, dimostra che abbiamo sempre operato con coerenza e senza sbandamenti su
questioni complesse e delicate, come la lotta all immigrazione clandestina e la
certezza della pena". Le polemiche quindi non la sfiorano nemmeno...
"No, perché non risolvono né contribuiscono ad affrontare il problema.
Sono sterili. E un film già visto. E il vecchio gioco del dagli al leghista .
Tutti pronti a contestare le nostre idee, salvo poi, quando i riflettori si
sono spenti, copiarle. Ci criticano e poi, ipocritamente, ci copiano. Come
hanno fatto con le famose ronde, che se vengono fatte a Treviso sono pericolose
e razziste, ma quando vengono organizzate a Bologna, diventano subito
democratiche e civili". A rivendicare per sè il ministero dell Interno, ci
vuole un notevole coraggio. Vista la situazione, sarà un impegno decisamente
pesante. "Da far tremare le vene ai polsi. Ma noi siamo gente serie,
determinata, come dice Bossi: Con le palle . Abbiamo
fatto la campagna elettorale battendo sul tema della sicurezza. Abbiamo vinto e
ora non ci tiriamo indietro. La parola data agli elettori, ha un peso. Non ci
sottraiamo alle nostre responsabilità. Abbiamo promesso alla gente tolleranza
zero e vogliamo lavorare per passare dalle parole ai fatti. Ovviamente, l
ultima parola spetta a Berlusconi e al Capo dello Stato, ma noi abbiamo la preparazione,
il coraggio e la voglia di giocare da protagonisti per rendere questo Paese più
sicuro, migliorando la qualità della vita di tutti". Con i risultati
incassati alle urne, avreste potuto anche chiedere di più... "E vero. Nel
2001 con la metà dei voti abbiamo avuto tre ministeri. Raddoppiando i consensi,
se la matematica non è un opinione, avremmo potuto rivendicare maggiore spazio
all interno della compagine di governo. Ma a noi non interessa avere più
poltrone, ci sta a cuore avere quelle giuste. Pensiamo qunidi non sia una
questione di quantità , ma di qualità . Bossi ha speso la
sua parola e la sua faccia parlando di sicurezza e federalismo, vogliamo poter
dare il nostro apporto su questi temi. E penso sia vantaggio di tutta la
coalizione darci la possibilità di farlo". Umberto Bossi ha fatto il suo nome per il Viminale. Se dovesse tornare
a fare il ministro dell Interno, qual è il primo provvedimento che vorrebbe
portare sul tavolo di Palazzo Chigi? "In questa fase non penso sia il caso
di entrare nei dettagli, non fosse altro per una questione di scaramanzia. Ho
parlato di ronde, perché si tratta di una soluzione che non ha bisogno
provvedimenti speciali o leggi ad hoc. E una cosa che si può già fare. E che da
anni viene fatta da molti sindaci della Lega con ottimi risultati. Tanto, che
ora anche i primi cittadini di sinistra si sono messi a copiarla. In materia di
sicurezza, ci sono due priorità alle quali bisogna dare subito delle risposte
concrete: combattere l immigrazione clandestina e migliorare il controllo del
territorio. Nel primo caso si devono impedire nuovi ingressi si stranieri senza
permesso e si deve provvedere all espulsione di quelli già presenti sul
territorio nazionale. Mentre per il presidio del territorio, si deve lavorare
utilizzando tutti i mezzi che possono essere messi a disposizione. Innanzi
tutto attraverso l operato delle Forze dell ordine, ma anche attraverso l
ausilio di volontari, che armati solo di telefonino e tanta buona volontà,
possono essere davvero utili al lavoro di Polizia e Carabinieri. Chiunque sarà
chiamato a ricoprire la carica di ministro dell Interno, dovrà garantire questi
interventi immediati, altrimenti non si va da nessuna parte". [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il lapsus freudiano
di Rutelli: Alitalia è cosa loro. "Se fallisce tragedia per Roma"
ALESSANDRO MONTANARI Per far venire alla luce i sepolcri imbiancati della
politica italiana occorre un terremoto. È stato così per Tangentopoli ed oggi
succede lo stesso per Alitalia: tutti sanno le magagne che giacciono
sottoterra, ma nessuno si preoccupa di smuovere le zolle finché una scossa non
mette le cose sottosopra. Nel
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
DANIELE MOLGORA
"Le diversità territoriali devono essere tenute in considerazione"
FRANCESCA MORANDI "Mille euro di stipendio a Milano hanno un valore
diverso da mille euro di stipendio a Pescara o a Termoli. Non è sufficiente che
l Istat comunichi le variazioni percentuali su quanto spende un milanese o un
molisano, perché in termini di potere d acquisto il risultato è molto diverso
ed è necessario tenere in considerazione che molteplici fattori rendono un
territorio diverso da un altro nel calcolo del costo della vita". Così
Daniele Molgora, parlamentare della Lega Nord, oltre che commercialista e revisore contabile, commenta i
risultati dello studio condotto da Istat, Unioncamere e Istituto Guglielmo
Tagliacarne, dal quale emerge che i prezzi registrati nelle città settentrionali
risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del Sud
del Paese. "Quando sento dire che gli stipendi devono essere
adeguati al costo della vita , penso sempre che la frase sia incompleta e va
corretta in questo modo: Gli stipendi devono essere adeguati al costo della
vita territoriale . Lo stesso vale per la tassazione che deve essere modificata
stabilendo una de-tassazione in base al costo della vita territoriale",
spiega Molgora secondo il quale "la risposta al crescente costo della vita
sono il Federalismo fiscale e le gabbie salariali". "Sono molteplici
le variabili che contribuiscono a determinare il costo della vita - dice ancora
il deputato della Lega - Si osserva, ad esempio, che
il prezzo degli alimentari è molto più elevato al Nord rispetto al Sud. Oppure
che il costo di una casa è molto più elevato in una città dove c è una forte
richiesta di immobili, piuttosto che in Provincia. Si rilevano differenze anche
tra chi abita in montagna e coloro che vivono in una località di mare o dove il
clima è mite. Chi risiede in montagna ha dei costi superiori legati al
riscaldamento. Tra l altro, oggi, con l aumento del petrolio e dunque un
rincaro della bolletta energetica, vi è un ulteriore aggravamento per chi abita
in una zona fredda. La logica non è quindi di contrapposizione tra Nord e Sud:
possiamo infatti affermare che chi abita a L Aquila e a Potenza paga di più di
chi abita a Foggia e Lecce. La questione è piuttosto legata al fatto che vi
sono una serie di elementi, anche di natura territoriale, che vanno tenuti in
considerazione nel valutare il costo della vita". "Anche quando c era
un inflazione più controllata la differenza dei prezzi era evidente tra una
zona e l altra - conclude Molgora - Oggi questa differenza si è dilatata
ulteriormente. e ha determinato ingiustificate tassazioni in alcune aree
rispetto ad altre. Il Federalismo e le gabbie salariali sono la strade da
seguire". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Simone Boiocchi
"Sono particolarmente felice che anche altri esponenti politici e altre
sigle sindacali si rendano conto di come si è trasformato il mondo del lavoro e
delle differenze che esistono tra regione e regione. A questo punto mi auguro
che si ragioni tutti velocemente verso la contrattazione regionale e le gabbie
salariali per adeguare i salari al costo della vita". Così Rosi Mauro,
Segretario Generale del Sindacato Padano e presidente della commissione
Bilancio in Regione Lombardia replica alle parole di Enrico Letta che dalle
colonne del Corriere della Sera ha timidamente aperto alle gabbie salariali che
il Sindacato Padano chiede da anni. "Quello che diciamo dal 1990 e cioè
che la scala mobile tutelava il salario dall inflazione è un dato di fatto.
Nessuno può dire che non è così. In più da allora non è stato fatto nulla. Si è
preferito rimandare tutto ai contratti aziendali - continua Rosi Mauro - Ma
sappiamo bene che non è così facendo che si può coprire il livello dell
inflazione. Lo stipendio medio di un lavoratore è di 900, 1000 euro. Ma questi
mille euro non sono i 2 milioni di lire di una volta. Un lavoratore con moglie
e figlio a carico, con questi stipendi, fa la fame. Altro che acquistare casa.
Stipendi del genere non solo non bastano per onorare le rate del mutuo, ma
nemmeno per fare fronte a quelle dell affitto". "Ecco perché
sottolinea Mauro sono convinta che sia giunto il momento di confrontarci
partendo dalle reali esigenze della gente. Quello che purtroppo non è stato
fatto negli ultimi anni quando non ci si è resi conto di che cosa stava
accadendo ai nostri lavoratori e ai nostri pensionati". "Oggi tuona
il numero uno della sigla di via del Mare -, è necessario adeguare i salari al
reale costo della vita. Le famiglie non riescono più ad arrivare ala fine del
mese. Se poi qualcuno pensa di risolvere il problema dicendo alle donne che
magari non hanno un impiego di andare a lavorare , sbaglia di grosso. Ragionare
in questo modo vuol dire non capire il problema del mercato del lavoro.
Significa non vedere la crisi esistente, chiudersi gli occhi davanti alle
difficoltà delle piccole e medie imprese e davanti alle migliaia di lavoratori
che vedono il loro posto di lavoro a rischio. Non è un caso
che il Paese abbia votato la Lega Nord - precisa il Segretario
Generale del Sindacato Padano - Lavoratori e pensionati si sono accorti che da
ormai 20 anni il Sindacato Padano dice queste cose all interno delle fabbriche.
Quella delle gabbie salariali è una proposta che abbiamo portato anni fa sul
tavolo di Palazzo Chigi ma che purtroppo è rimasta inascoltata. Ecco
perché sono contenta di sentire che rappresentanti sindacali ed esponenti di
altri partiti ora vengono in questa direzione. Mi auguro però che non ci si
fermi solo alle parole. Dalle parole ai fatti, c è di mezzo l oceano e serve la
volontà di varcarlo&". "Per questo - conclude - sono convinta che
sia il momento di fare un analisi di quello che è successo in questo Paese
senza illudere, sognare o prendere in giro la gente che lavora onestamente.
Dobbiamo, invece, trovare soluzioni. C è bisogno di andare verso le riforme e
dialogare. Un dialogo che deve passare obbligatoriamente attraverso il tavolo
del sindacato. È necessario innescare un meccanismo di scala mobile regionale
che riesca ed equilibrare il peso delle buste paga in rapporto all inflazione.
Non dobbiamo promettere la luna ma compiere quei piccoli passi che permettano a
lavoratori e pensionati di migliorare la loro condizione. Non dimentichiamoci
che un lavoratore metalmeccanico, ad esempio, ha una busta paga che al lordo è
più pesante di quelle dei sui colleghi Ue. Peccato però che alla fine il netto
sia di gran lunga il più leggero di tutti". [Data pubblicazione:
23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
I consiglieri padani
"E adesso aria nuova anche in Regione" nostro inviato A pochi giorni
dal voto che ha di fatto cambiato lo scenario politico nazionale, è un aria
particolare quella che si respira all interno dell aula del Consiglio regionale
dell Emilia Romagna. "Tutti ci guardano con un volto diverso - spiega
Roberto Corradi, consigliere regionale del Carroccio e
segretario provinciale della Lega Nord a Parma - Il consenso
raccolto ha di fatto cambiato le carte. Da parte nostra continuiamo la nostra
battaglia. Siamo in trincea. Ogni giorno ci scontriamo con una realtà forte e
radicata sul territorio. Non dimentichiamo che qui, grazie alla cooperazione,
la sinistra ha una delle sue roccaforti storiche. Insomma stiamo facendo
resistenza nei confronti di quelli che possiamo definire resistenti rossi
". Una battaglia che ha dato i suoi frutti. "Il risultato raccolto
spiega Federica Boccaletti, collaboratrice del gruppo regionale premia il
lavoro portato avanti in regione dove la Lega si è da
subito schierata contro le inefficienze e gli sprechi. Le nostre famiglie
faticano ad arrivare a fine mese, ecco perché diciamo che bisogna intervenire
in fretta in loro favore adottando ad esempio il Federalismo fiscale".
"Ci ha premiato aggiunge Maurizio Parma, capogruppo della Lega Nord in Regione e segretario piacentino la nostra
vicinanza al territorio. Uno stretto legame con gli eletti negli enti locali
che ci permette di dare risposte tempestive alla nostra gente. Un esempio è il
bilancio di metà mandato. In questi due anni e mezzo abbiamo presentato 400
interrogazioni, redatto oltre 800 comunicati e depositato 20 progetti di legge
e 100 risoluzioni". "La fiducia che i cittadini emiliani hanno voluto
accordarci conclude Mauro Manfredini che oltre a ricoprire l incarico di
consigliere regionale è anche capogruppo del Carroccio a Modena - è un
risultato che premia la battaglia che abbiamo condotto negli ultimi anni in
favore della nostra gente cercando risultati concreti soprattutto sul fronte
della sicurezza. Un risultato, insomma, che premia la concretezza". S. B.
[Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
SICUREZZA
E FEDERALISMO LE PRIORITA Inizia dall Emilia il viaggio del nostro quotidiano
all interno delle realtà territoriali dove la Lega ha trionfato
alle ultime elezioni politiche. Nostro inviato Simone Boiocchi È un Emilia
sorridente quella che traspare dagli occhi dei militanti che giorno dopo giorno
portano avanti con impegno e tenacia le linee guida della Lega Nord sul
territorio.
"Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto - spiega Paolo Ponis -
segretario provinciale di Reggio Emilia - Sul nostro territorio abbiamo
raddoppiato il numero dei consensi sfondando in zone da sempre considerate
rosse. Non dimentichiamo che qui la sinistra ha una forte presenza e un grande
radicamento soprattutto grazie alla cooperazione. In un certo senso possiamo
dire che qui il sistema economico è di tipo sovietico ". A ruota anche
Alberto Magaroli, consigliere nazionale che ha puntato l accento sulle aree di
montagna: "La Lega è cresciuta molto. A
testimonianza della validità dei programmi e delle idee del movimento. La gente
crede nel Carroccio, ora sta a noi non deludere le loro aspettative".
Floriano Rambaldi sottolinea i temi del Federalismo e della sicurezza come
quelli che hanno raccolto il plauso della gente e che hanno colpito nel segno:
"La gente ha bisogno di sicurezza. Il nostro purtroppo è un Paese vecchio,
che non può permettersi di ascoltare ancora una volta promesse che diventeranno
fatti negli anni a venire. La gente vuole oggi risposte ai problemi che sta vivendo".
E proprio la sicurezza è un argomento che sta particolarmente a cuore anche a
Giorgio Barbieri, segretario provinciale di Modena: "Sul territorio
abbiamo portato avanti la politica del Carroccio dettata da Umberto Bossi e dalla segreteria federale e abbiamo raccolto
moltissimi favori. Ci siamo fermati a parlare con chi vive nelle nostre città.
Abbiamo fatto il punto insieme a loro. Insomma, abbiamo tastato il polso della
nostra gente. Ci siamo anche accorti che le nostre famiglie in difficoltà non
chiedono aiuto al Comune, c è una sorta di senso di dignità che le frena. Al
contrario moltissime sono le famiglie di extracomunitari che bussano alle porte
degli enti locali e ottengono ben il 45% dei finanziamenti disponibili".
Pienamente soddisfatta del risultato raggiunto anche Carla Rusticelli, di
Bologna: "La gente si è avvicinata ai nostri banchetti, a testimonianza
della validità delle nostre idee. Un riconoscimento per il lavoro svolto sul
territorio che ci ha visti in prima fila contro la costruzione di quella che
sarebbe diventata la moschea più grande d Italia. Risultati positivi si sono
registrati anche a Imola, dove il movimento è cresciuto a dimostrazione del
radicamento sul territorio". Una campagna elettorale che ha dato i suoi
frutti è stata quella piacentina. La città padana, come spiega Medardo Zanetti,
è una realtà particolare che risente molto della vicinanza della Lombardia.
"Tra i temi che abbiamo messo in campo, un ruolo di primo piano spetta al
Federalismo fiscale, che la nostra realtà ha particolarmente a cuore. Ecco
perché mi sento di dire che il voto che ha premiato la Lega
non è stato un voto di protesta, ma un voto alle idee. Un voto a chi ha
proposto quelle soluzioni e quegli interventi che la gente chiede a gran
voce". Insomma, il successo delle idee del Carroccio si consolida sempre
più e trova proprio nei giovani i più decisi sostenitori. "Il mandato che
gli elettori emiliani hanno dato alla Lega - è l
analisi di Filippo Pozzi, coordinatore dei Giovani Padani dell Emilia - è
chiarissimo. Molti sono i giovani che negli ultimi giorni si stanno avvicinando
al movimento. L ampio consenso raccolto alla Camera testimonia poi come le
nostre idee vengano accolte da chi si prepara ad essere il motore del nostro
domani ". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
UNO STUDIO CONFERMA
QUELLO CHE LA LEGA DICE DA ANNI La sinistra lo ignora e così si è giocata buona
parte dei suoi voti, il Pd ci è arrivato in ritardo e ora si dice disposto a
ragionarci, la Lega lo sostiene da sempre e per questo
si è conquistata sul campo il blasone di movimento della gente. Stiamo parlando
del costo della vita, che rende il potere d acquisto degli euro che ognuno di
noi ha nel borsellino, molto diverso a seconda della città dove li spendiamo. L
ennesima conferma (ma davvero non ce n era bisogno) è arrivata ieri con la
pubblicazione di uno studio sviluppato congiuntamente da Istat, Unioncamere e
Istituto Guglielmo Tagliacarne, sulle differenze nel livello dei prezzi tra i
capoluoghi di Regione italiane per alcune tipologie di beni e in particolare
per tre capitoli di spesa: alimentari, abbigliamento e calzature e arredamento.
Dall analisi, emerge l esistenza di differenze territoriali, spesso ampie, tra
i diversi capoluoghi di Regione. Complessivamente i livelli di prezzi
registrati nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi
del centro e soprattutto del Mezzogiorno del Paese. Ciò vale, soprattutto per i
prodotti alimentari e di arredamento. Si scopre dunque che per arredare casa,
un milanese spende il 25,8% in più rispetto alla media nazionale, mentre un
molisano 22,8% in meno. Lo stesso vale per il cibo. Fare la spesa a Bolzano
costa oltre il 13 per cento in più rispetto alla media, mentre a Napoli e più
conveniente del 12%. Più articolata la dinamica dei prezzi per quanto riguarda
il settore dell abbigliamento che vedrebbe la capitale padana più a buon
mercato rispetto al capoluogo calabrese. Nel complesso però, il dato non
cambia: al Nord il costo della vita è più alto. Il gruppo
di città Milano, Trieste, Genova e Bologna registra livelli dei prezzi più
elevati rispetto alla media nazionale in tutti e tre i capitoli considerati.
Sul fronte opposto, un secondo gruppo (Napoli, L Aquila, Campobasso e Palermo)
evidenzia i livelli dei prezzi inferiori alla media italiana sia nel capitolo
alimentari che in quello dell abbigliamento e calzature e dell
arredamento. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
I magnifici cinque
della Lega: "Il nostro impegno per il
territorio" "Quella che si è appena conclusa è una campagna
elettorale che ci ha visti sempre in movimento. Non ci siamo rinchiusi in
qualche stanza, ma abbiamo battuto il territorio palmo a palmo. Una scelta maturata dalla consapevolezza di non avere
amministrazioni locali guidate da uomini della Lega che potessero
essere prese ad esempio sul territorio. Per questo abbiamo deciso di incontrare
i cittadini". Una scelta che ha pagato e Angelo Alessandri, segretario
nazionale della Lega Nord Emilia, non lo nasconde. La soddisfazione gliela si legge
in volto: . "La gente chiedeva e noi rispondevamo. Ci siamo presi
impegni laddove era possibile farlo e abbiamo comunque assicurato tutta la
nostra determinazione a dare risposte. Una coerenza, la nostra, maturata sul
campo e non inventata all ultimo minuto come ha invece fatto qualcun altro. Al
contrario noi abbiamo portato avanti la battaglia sulla sicurezza che abbiamo iniziato
a Roma votando unici contro il provvedimento dell indulto. Abbiamo sollevato il
problema della tassazione e del Federalismo fiscale. Abbiamo spiegato alla
nostra gente l idea di Paese che abbiamo in testa e che, evidentemente, è
piaciuta. Il voto ci ha ora conferito la forza necessaria per cambiare davvero
il sistema". Saranno cinque, infatti, i parlamentari emiliani che faranno
sentire forte la loro voce a Roma (ai quali si aggiunge il romagnolo Gianluca
Pini). Alessandri, mentre ci parla, è affiancato da Giovanni Torri, neo-eletto
senatore. "Sono andato nei paesi delle zone montane e collinari spiega -
Sono entrato nei bar e ho parlato con la gente. Ho discusso, a volte anche con
toni accesi, con chi vive il nostro territorio e la nostra realtà. Ho ascoltato
problemi e necessità mettendo da parte quella che viene definita alta politica
. Mi sono soffermato sulle reali necessità della gente. Gente che purtroppo ha
paura di essere aggredita nelle proprie abitazioni, di non potersi difendere e
di non essere difesa". Poi un monito: "Se qualcuno pensa di rimettere
sul tavolo il tema del voto agli immigrati sbaglia di grosso e troverà in me
uno strenuo oppositore". Alla sinistra di Alessandri è Fabio Rainieri,
leader dei Cobas del Latte e nuovo deputato: "Voglio innanzitutto
ringraziare chi mi ha votato dandomi la propria fiducia e, in particolare, i
giovani di Parma che mi sono sempre stati vicini. È grazie a chi ha lavorato
senza tirarsi indietro che la Lega ha raccolto un
risultato così importante". Poi, dopo avere sottolineato il successo
raccolto dall allarme antiscippo regalato alle donne durante i banchetti a
testimonianza di come anche a Parma il tema della sicurezza sia fortemente
sentito, Rainieri punta l accento sull agricoltura. "Da allevatore spero
di potermi occupare di questo settore che, non dimentichiamocelo,, è strategico
per il nostro Paese così come è strategico e fondamentale avvicinare il più
possibile l Authority alimentare nazionale a quella europea con sede a Parma,
intervenire in tutela dei marchi e a difesa dei consumatori e liberalizzare la
produzione agricola almeno fino alla soddisfazione del consumo interno".
Accanto a loro, infine, lotteranno anche Angela Maraventano, vicesindaco di
Lampedusa, e Massimo Polledri, pronti a portare avanti le battaglie della Lega Nord se i due capilista alla Camera e al Senato
(Umberto Bossi e Roberto Castelli) opteranno per un
altro collegio. S. B. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
VINCENZO DE LEO
Egregio direttore, per rendersi conto delle ragioni del "cappotto"
subito dalla sinistra, oltre Bassolino, Iervolino, la periferia di Roma, i
prezzi ecc.sarebbe bastato aver ascoltato lo "sproloquio" di Vendola
su La7 che neanche la solidale Ritanna Armeni mostrava di apprezzare. Veltroni
e Rutelli due disastri ROBERTO PEPE "Sono Walter Veltroni, voglio
rivolgermi a lei con poche parole e con sincerità, come ho sempre fatto in
questi sette anni, da Sindaco di Roma." Ma quando mai in questi sette anni
si è rivolto a me, Walter, ed ora mi scrive per la seconda volta in quindici
giorni, per raccomandarmi il suo protetto Rutelli, visto che la prima volta non
è riuscito a convincermi a votare per lui stesso. Continua: "... Sono
stati, per me, anni bellissimi ed intensi... Insieme abbiamo raggiunto tanti
traguardi, insieme abbiamo superato momenti difficili..." Ma lo credo che
sono stati anni bellissimi per Walter, ha trovato questo posticino dopo aver
abbandonato il partito, ... ma non incominciamo, però, a scaricare le
responsabilità: "Insieme" non abbiamo fatto assolutamente niente. Io
mi sono sempre dissociato dalle malefatte che ha compiuto Veltroni al Comune. E
che sia chiaro a tutti, mi rivolgo all'ex sindaco: "Walter, nun me mette
in mezzo!" "Era il 1993 quando Rutelli prese in mano la città che
veniva considerata ferma, senza futuro, destinata ad un inevitabile
declino" continua Walter. E qui ha ragione, perché Francesco è riuscito a
mandare avanti il tempo che si era fermato e far scattare il 2000, diventando
"il sindaco del Giubileo" Da non crederci!... Roma ha avuto per
miracolo un aumento indiscusso di turisti, il più alto afflusso di questi
ultimi venticinque anni, tra tutte le altre città italiane. Mentre, ... come
tutte le altre città, invece, Roma deve migliorare qualche cosuccia, come il
traffico, l'emergenza casa, immigrati, sicurezza, decoro, pulizia..., ma su
questo, siamo fiduciosi: Rutelli aspetta il prossimo giubileo, (sinistra
arcobaleno comunisti rifondaroli, permettendo). Sì, perché a differenza di
quanto detto nelle Politiche, Veltroni sta "anche" appoggiando a Roma
quella stessa sinistra che è stata tacciata come causa del malgoverno prodiano!
Ipse dixit Di Pietro che dietrofront PIER LORENZO Caro direttore, parlando di
Di Pietro si possono adottare tanti modi di dire ma quello che (parafrasando
l'ex PM ) c'azzecca di più è quello del predicare bene e razzolare male. Il
grande paravento ha annunciato che, alla Camera ed al Senato, farà un suo
gruppo parlamentare invece di confluire nel gruppo parlamentare unico del PD.
Non è solo il problema che così facendo tirerà un bidone a Uolter Veltroni, ma
creando un suo gruppo parlamentare si beccherà 5 milioni di euro in più, oltre
al costo del personale necessario. Ma potevamo esser governati da sta' gente!
Di Pietro, piantala! L. C. GUERRIERI Roseto degli Abruzzi (Teramo) Leggo di
ronde, di incostituzionalità, di ministri che non hanno capito nulla e via
dicendo. Voglio direi la mia: il PdL ha presentato un programma votato dal
popolo, ha vinto le elezioni e deve governare cinque anni. E' normale che Di
Pietro non sia d'accordo a quanto voglia fare il centrodestra, non a caso
appartiene alla coalizione che ha perso. Ora vigili in Parlamento, legga e voti
o meno le proposte di legge del futuro governo. Proposte populiste di aumento a
questi ed a quelli, di certezza della pena e via discorrendo, ha avuto due anni
per farle, sono nel nostro programma ed in quello di AN da sempre, per
cui...proponga cose nuove e fattibili. Non vorrei che, alla fine, quanto di
buono farà il futuro governo, diventasse merito di Di Pietro! In quanto alla
giustizia, la maggioranza ha votato Berlusconi e non Veltroni: la separazione
delle carriere ed i controlli psico-professionali sono in atto in molti altri
settori pubblici e privati e nessuno si è mai scandalizzato fino ad oggi.
Creiamo nuove carceri STEFANO Gentile direttore, mi permetto di scrivere per
esternare una preoccupazione: se finalmente le strade verranno ripulite dai
delinquenti, dove mai troveranno posto? Secondo me bisognerebbe creare delle
carceri "light", a basso costo d'esercizio. Intendo dire che la
struttura fornirà la possibilità di studiare e divertirsi, ma con televisore
solo in sala Tv, non in cella. Che studino invece di incretinirsi.... E tutto
costruito in economia, con vere gare d appalto, senza furbate. Possibilità di
lavorare all'interno della struttura? Come no? Quel buonismo progressista N.
VIRETTI Genova Ormai ogni giorno c'è uno stupro, una rapina, furti a non
finire, nelle periferie delle città alla sera cala il coprifuoco, la gente si
rintana in casa e anche lì non si sente più sicura. In Europa abbiamo il più
alto numero di immigrati extracomunitari clandestini. Ci si interroga sul
perché di tanta violenza. La risposta è semplice: la gran parte dei clandestini
delinque, vive in baracche di fortuna senza servizi, figurarsi se hanno la TV o
i giornali e in ogni caso parlano poco la nostra lingua. Quando sono partiti
circolava voce che questa è la nazione "babba" del mondo, qui si può
delinquere come si vuole: e, ammesso che ti prendano, dopo poco sei di nuovo
libero di ricominciare. Intanto hai dormito e mangiato bene, meglio che a casa
e gratis. Dalle loro parti, quando prendono chi delinque, lo riempono di botte
e per un furtarello che qui puniamo con uno scappellotto, là si fanno tutti
interi, anni e anni di una galera che sarebbe meglio l'inferno. Insomma il
"buonismo" progressista ci ha regalato tutto questo, la gente se ne è
resa conto e lo ha cacciato nella "rumenta", nella
"monnezza". I progressisti possono fare tutti i congressi che voglio,
tutte le tavole rotonde, quadrate, oblunghe, ovali ecc., hanno chiuso, sono una
razza in via di estizione. Grazie a Dio. Coop rovina del mercato LORELLA Volevo
fare i complimenti al sindaco Tosi che finalmente ha spiegato chi
effettivamente rovina il mercato del lavoro! Le coop! Di qualunque colore esse
siano, sfruttano i lavoratori pagandoli una miseria e rovinando il mercato
perché le aziende normali non possono certo competere con loro che hanno
agevolazioni su Irap, contributi ecc. Ho saputo inoltre che a questi poveri dipendenti
"soci" non viene a volte pagato il Tfr. E queste
persone, se si accorgono che per avere ciò che gli spetta devono ricorrere ad
un avvocato che ovviamente devono pagare, spesso rinunciano a ciò di cui hanno
diritto. Bravo Tosi! Forza Lega, Forza Bossi [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
I nostri vessilli
sui municipi LIVIO GIANNI MILANI Maderno (Bs) Caro direttore, non v è dubbio
che abbiamo fatto comprendere chiaramente le nostre intenzioni: e adesso,
qualcuno dovrà inevitabilmente prenderne atto. Ricordiamoci, però, che siamo
solo agli inizi. Resta poi, da vedere chi avrà il fegato di togliere il nostro
vessillo dai nostri municipi. Cosa che deve succedere mai più. La Rai come
Alitalia LISETTA ALBERTI Agrate Brianza Voglio fare la cassandra, ma secondo me
fra un anno o due, ci sarà un altro tormentone perché la Rai farà la fine dell
Alitalia. Gli sprechi, le incongruenze, il numero esagerato di dipendenti
porteranno a questa fine. Brava Moratti Annunziata ko LETTERA FIRMATA La
trasmissione "Un'ora mezza" dell'Annunziata, sulla terza rete Rai,
vedeva domenica scorsa come ospite la signora Moratti, sindaco di Milano, per
la quale la conduttrice, aveva preparato, con il solito sadismo, qualche
domanda trabocchetto. Purtroppo per lei la signora Moratti con il suo sorriso
solare e la preparazione che si ritrova, smontava ad una ad una tutte le velleità
dell'Annunziata. Per il bene del Nord PIETRO SANFILIPPO
Sono quel politico di Bologna che durante il Governo rosso di Prodi si è
offerto alla Lega Nord per venire a liberare il lombardo-veneto quando Bossi diceva di tirare fuori i fucili. Le sinistre hanno cercato di
cavarci le braghe (personalmente mi hanno condannato ingiustamente a pagare 3.500
euro nel loro tentativo disperato di rastrellare soldi) e se non avessimo fatto
cadere Prodi (sono andato a protestare in Svizzera, chiedendo anche asilo
politico) ci avrebbero sbattuti tutti in carcere. Io penso che per il bene del
Nord, essendo anche io un padano, sia necessario: 1) buttare fuori tutti i
clandestini; 2) chiudere i centri sociali, luoghi di ritrovo e nascondiglio di
terroristi rossi; 3) sbattere in carcere chi ha cercato di fare così con noi;
4) riformare la giustizia, perchè i giudici rossi, per esempio a Bologna, usano
la giustizia contro, di comune accordo coi loro militanti, i soldi alla gente
onesta; 5) vietare la costruzione di moschee dicendo basta alle
amministrazioni, come Bologna, dove il sindaco Cofferrati impone di fatto
dittature e si respira un'aria pesante ormai da molti anni. Immigrazione, ora
basta! FRANCESCO ALBERTOSI Pontremoli (Ms) Egregio direttore, scrivo da
Pontremoli, periferia emarginata della rossa Toscana; qua la situazione non va
bene, ovvero abbiamo una giunta di pappamolli. I giovani se ne vanno e ora si
riempie giorno dopo giorno di immigrati tanto che ormai hanno raggiunto più del
10% sulla popolazione locale. Il risultato è questo: spaccio e insicurezza. Ora
basta! La gente si sta rompendo le palle ma la goccia che ha fatto traboccare
il vaso e per cui ho deciso di scrivere alla vostra redazione è il racconto di
una ragazza responsabile di un supermercato che è disperata in quanto tutti
questi vigliacchi rubano senza remore, in più minacciano e vogliono anche la
ragione! Spero che il Cavaliere si ricordi di aver vinto grazie alla Lega considerando il fatto per il quale la gente è stufa del
buonismo ipocrita della sinistra. Gli immigrati vanno presi a calci e rimandati
a casa loro. Sindacati? I più ricchi VALERIA SATURNINI Albairate Cara Padania,
i sindacati erano nati per proteggere gli operai dalle angherie del padrone.
Poi hanno capito dove stava la lira e hanno cambiato posizione. Loro al caldo e
ben pasciuti, gli operai in piazza e mal pasciuti. Grazie agli elettori
emiliano-romagnoli CLAUDIO FACCINI segretario della sez. di Rivergaro (Pc) e
resp. organizzativo naz. Emilia Approfitto dello spazio gentilmente concessomi,
per ringraziare tutti gli elettori, i militanti, i sostenitori, i simpatizzanti
e tutti gli emiliano-romagnoli che hanno contribuito al successo di queste
elezioni politiche. Grazie Bossi! Saluti padani. Serve
togliere l Ici ERMINIO OTTONE C'è chi protesta contro l'abolizione dell'Ici,
sostenendo che questa sarebbe una rovina per le casse di molti comuni. L'Ici è
una imposta patrimoniale, tanto cara alle sinistre radicali, e come tale non è
commisurata alla effettiva capacità contributiva. L'abitazione principale non
dà alcun tipo di reddito, se si considera reddito una mancata spesa (non si
paga l'affitto se si possiede un abitazione) questo è un altro paio di maniche,
in tal caso si dimentica che un simil affitto è già stato pagato negli anni passati
con le rate del mutuo. Invece di compatire i comuni io punterei il dito contro
tutte quelle amministrazioni che pensano ancora di essere rimaste agli anni '80
quando i bilanci erano opinioni e anche se si chiudevano con il segno meno poco
importava perché tanto c'era chi era pronto a ripianare tutto quanto prendendo
dalla fiscalità generale. 8000 comuni che si comportano in questa maniera non
sono per nulla tollerabili. Togliere l'Ici serve, non è solamente propaganda
elettorale e non è neanche solamente una mano che viene data alle famiglie
italiane. Togliere l'Ici serve a responsabilizzare le giunte spendaccione,
sempre pronte a aumentare le rendite catastali o l'aliquota quando si trovano
in cattive acque per coprire investimenti totalmente privi di ogni copertura
finanziaria. Attenzione a Toscanistan! ENRICO INNOCENTI Dolcedo (Im) Sono un
toscano che da quindici anni vive in Liguria, da qualche anno in provincia di
Imperia. Voto Lega Nord dal 92, quando stavo ancora in
Toscana, e sono molto deluso del fatto che nella mia regione la Lega abbia preso solo l 1,9%, superata persino dalle Marche.
Penso che ci sia stato un problema di propaganda o comunicazione, forse non è
stato gradito un candidato delle Marche. (Non so che problemi ci sono stati,
dato che ormai vado in Toscana solo un paio di volte all anno, per qualche
giorno di vacanza.) Ma le potenzialità della Toscana sono più alte, mi ricordo
che nel 92 prendemmo un 4%, con due deputati, Fragassi e Mancini. Prego quindi
i vertici della Lega di non demordere e impegnarsi
ancora per la propaganda in questa estesa regione, o, grazie a sindaci idioti
di sinistra e banche tipo Monte dei Paschi di Siena, rischia di diventare
Toscanistan (quando andrò in pensione mi piacerebbe ritornarci). Voglia di
autonomia MICHELE FABBRI Forlì Quando la Lega annacqua
il suo messaggio ottiene risultati deludenti, quando invece si differenzia
dagli altri partiti fa il pieno di voti. I dirigenti leghisti tengano conto di
questa lezione: nell elettorato c è voglia di identità e di autonomia. Stupri,
violenze senza fine MARIO PULIMANTI Lido di Ostia (Roma) Molte donne non
denunciano le violenze subite per paura di subire rappresaglie da parte del
violentatore. "Se mi denunci, te la faccio pagare!" Violenze e
aggressioni possono finire con la morte della donna che ha osato denunciare,
dopo mesi o anni di persecuzioni, come è successo anche in alcuni tragici casi
recente. Infatti lo stupratore, anche se condannato, uscirà rapidamente di
prigione: per un indulto, per buona condotta, perché l'avvocato ha fatto
ricorso in appello e nel frattempo sono decorsi i termini di carcerazione
preventiva. E sa che gliela farà pagare. Altro che denunciare. La donna
violentata non denuncia anche per vergogna, perché lei stessa, dopo uno stupro,
si sente sporca, umiliata, ferita, oltraggiata nel corpo e nell'anima. Come
reagire? Siamo contro L infedele BRUNO C. Genova Carissimo direttore, ho
assistito alla trasmissione su La7 L infedele , condotta faziosamente da Gad Lerner
e al vergognoso e ignobile attacco politico al nostro Matteo Salvini. Consiglio
agli esponenti leghisti di rifiutare eventuali nuovi inviti e quindi a non
partecipare più a trasmissioni condotte con faziosità e con cattiveria nei
confronti della Lega Nord dall ex sessantottino (e
fascistone rosso) Gad Lerner! Se la canti e se la suoni da solo! [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Lo sproloquio di
Vendola VINCENZO DE LEO Egregio direttore, per rendersi conto delle ragioni del
"cappotto" subito dalla sinistra, oltre Bassolino, Iervolino, la
periferia di Roma, i prezzi ecc.sarebbe bastato aver ascoltato lo
"sproloquio" di Vendola su La7 che neanche la solidale Ritanna Armeni
mostrava di apprezzare. Veltroni e Rutelli due disastri ROBERTO PEPE "Sono
Walter Veltroni, voglio rivolgermi a lei con poche parole e con sincerità, come
ho sempre fatto in questi sette anni, da Sindaco di Roma." Ma quando mai
in questi sette anni si è rivolto a me, Walter, ed ora mi scrive per la seconda
volta in quindici giorni, per raccomandarmi il suo protetto Rutelli, visto che
la prima volta non è riuscito a convincermi a votare per lui stesso. Continua:
"... Sono stati, per me, anni bellissimi ed intensi... Insieme abbiamo
raggiunto tanti traguardi, insieme abbiamo superato momenti difficili..."
Ma lo credo che sono stati anni bellissimi per Walter, ha trovato questo
posticino dopo aver abbandonato il partito, ... ma non incominciamo, però, a
scaricare le responsabilità: "Insieme" non abbiamo fatto
assolutamente niente. Io mi sono sempre dissociato dalle malefatte che ha
compiuto Veltroni al Comune. E che sia chiaro a tutti, mi rivolgo all'ex
sindaco: "Walter, nun me mette in mezzo!" "Era il 1993 quando
Rutelli prese in mano la città che veniva considerata ferma, senza futuro,
destinata ad un inevitabile declino" continua Walter. E qui ha ragione,
perché Francesco è riuscito a mandare avanti il tempo che si era fermato e far
scattare il 2000, diventando "il sindaco del Giubileo" Da non
crederci!... Roma ha avuto per miracolo un aumento indiscusso di turisti, il
più alto afflusso di questi ultimi venticinque anni, tra tutte le altre città
italiane. Mentre, ... come tutte le altre città, invece, Roma deve migliorare
qualche cosuccia, come il traffico, l'emergenza casa, immigrati, sicurezza,
decoro, pulizia..., ma su questo, siamo fiduciosi: Rutelli aspetta il prossimo
giubileo, (sinistra arcobaleno comunisti rifondaroli, permettendo). Sì, perché
a differenza di quanto detto nelle Politiche, Veltroni sta "anche"
appoggiando a Roma quella stessa sinistra che è stata tacciata come causa del
malgoverno prodiano! Ipse dixit Di Pietro che dietrofront PIER LORENZO Caro
direttore, parlando di Di Pietro si possono adottare tanti modi di dire ma
quello che (parafrasando l'ex PM ) c'azzecca di più è quello del predicare bene
e razzolare male. Il grande paravento ha annunciato che, alla Camera ed al
Senato, farà un suo gruppo parlamentare invece di confluire nel gruppo
parlamentare unico del PD. Non è solo il problema che così facendo tirerà un
bidone a Uolter Veltroni, ma creando un suo gruppo parlamentare si beccherà 5
milioni di euro in più, oltre al costo del personale necessario. Ma potevamo
esser governati da sta' gente! Di Pietro, piantala! L. C. GUERRIERI Roseto
degli Abruzzi (Teramo) Leggo di ronde, di incostituzionalità, di ministri che
non hanno capito nulla e via dicendo. Voglio direi la mia: il PdL ha presentato
un programma votato dal popolo, ha vinto le elezioni e deve governare cinque
anni. E' normale che Di Pietro non sia d'accordo a quanto voglia fare il
centrodestra, non a caso appartiene alla coalizione che ha perso. Ora vigili in
Parlamento, legga e voti o meno le proposte di legge del futuro governo.
Proposte populiste di aumento a questi ed a quelli, di certezza della pena e
via discorrendo, ha avuto due anni per farle, sono nel nostro programma ed in
quello di AN da sempre, per cui...proponga cose nuove e fattibili. Non vorrei
che, alla fine, quanto di buono farà il futuro governo, diventasse merito di Di
Pietro! In quanto alla giustizia, la maggioranza ha votato Berlusconi e non
Veltroni: la separazione delle carriere ed i controlli psico-professionali sono
in atto in molti altri settori pubblici e privati e nessuno si è mai
scandalizzato fino ad oggi. Creiamo nuove carceri STEFANO Gentile direttore, mi
permetto di scrivere per esternare una preoccupazione: se finalmente le strade
verranno ripulite dai delinquenti, dove mai troveranno posto? Secondo me
bisognerebbe creare delle carceri "light", a basso costo d'esercizio.
Intendo dire che la struttura fornirà la possibilità di studiare e divertirsi,
ma con televisore solo in sala Tv, non in cella. Che studino invece di
incretinirsi.... E tutto costruito in economia, con vere gare d appalto, senza
furbate. Possibilità di lavorare all'interno della struttura? Come no? Quel
buonismo progressista N. VIRETTI Genova Ormai ogni giorno c'è uno stupro, una
rapina, furti a non finire, nelle periferie delle città alla sera cala il
coprifuoco, la gente si rintana in casa e anche lì non si sente più sicura. In
Europa abbiamo il più alto numero di immigrati extracomunitari clandestini. Ci
si interroga sul perché di tanta violenza. La risposta è semplice: la gran
parte dei clandestini delinque, vive in baracche di fortuna senza servizi,
figurarsi se hanno la TV o i giornali e in ogni caso parlano poco la nostra
lingua. Quando sono partiti circolava voce che questa è la nazione
"babba" del mondo, qui si può delinquere come si vuole: e, ammesso
che ti prendano, dopo poco sei di nuovo libero di ricominciare. Intanto hai
dormito e mangiato bene, meglio che a casa e gratis. Dalle loro parti, quando
prendono chi delinque, lo riempono di botte e per un furtarello che qui puniamo
con uno scappellotto, là si fanno tutti interi, anni e anni di una galera che
sarebbe meglio l'inferno. Insomma il "buonismo" progressista ci ha regalato
tutto questo, la gente se ne è resa conto e lo ha cacciato nella
"rumenta", nella "monnezza". I progressisti possono fare
tutti i congressi che voglio, tutte le tavole rotonde, quadrate, oblunghe,
ovali ecc., hanno chiuso, sono una razza in via di estizione. Grazie a Dio.
Coop rovina del mercato LORELLA Volevo fare i complimenti al sindaco Tosi che
finalmente ha spiegato chi effettivamente rovina il mercato del lavoro! Le
coop! Di qualunque colore esse siano, sfruttano i lavoratori pagandoli una
miseria e rovinando il mercato perché le aziende normali non possono certo
competere con loro che hanno agevolazioni su Irap, contributi ecc. Ho saputo
inoltre che a questi poveri dipendenti "soci" non viene a volte
pagato il Tfr. E queste persone, se si accorgono che per
avere ciò che gli spetta devono ricorrere ad un avvocato che ovviamente devono
pagare, spesso rinunciano a ciò di cui hanno diritto. Bravo Tosi! Forza Lega,
Forza Bossi [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
LIVIO GIANNI MILANI
Maderno (Bs) Caro direttore, non v è dubbio che abbiamo fatto comprendere
chiaramente le nostre intenzioni: e adesso, qualcuno dovrà inevitabilmente
prenderne atto. Ricordiamoci, però, che siamo solo agli inizi. Resta poi, da
vedere chi avrà il fegato di togliere il nostro vessillo dai nostri municipi.
Cosa che deve succedere mai più. La Rai come Alitalia LISETTA ALBERTI Agrate
Brianza Voglio fare la cassandra, ma secondo me fra un anno o due, ci sarà un
altro tormentone perché la Rai farà la fine dell Alitalia. Gli sprechi, le
incongruenze, il numero esagerato di dipendenti porteranno a questa fine. Brava
Moratti Annunziata ko LETTERA FIRMATA La trasmissione "Un'ora mezza"
dell'Annunziata, sulla terza rete Rai, vedeva domenica scorsa come ospite la
signora Moratti, sindaco di Milano, per la quale la conduttrice, aveva
preparato, con il solito sadismo, qualche domanda trabocchetto. Purtroppo per
lei la signora Moratti con il suo sorriso solare e la preparazione che si
ritrova, smontava ad una ad una tutte le velleità dell'Annunziata. Per il bene del Nord PIETRO SANFILIPPO Sono quel politico di
Bologna che durante il Governo rosso di Prodi si è offerto alla Lega Nord per venire a liberare il lombardo-veneto quando Bossi diceva di tirare fuori i fucili. Le sinistre hanno cercato di
cavarci le braghe (personalmente mi hanno condannato ingiustamente a pagare 3.500
euro nel loro tentativo disperato di rastrellare soldi) e se non avessimo fatto
cadere Prodi (sono andato a protestare in Svizzera, chiedendo anche asilo
politico) ci avrebbero sbattuti tutti in carcere. Io penso che per il bene del
Nord, essendo anche io un padano, sia necessario: 1) buttare fuori tutti i
clandestini; 2) chiudere i centri sociali, luoghi di ritrovo e nascondiglio di
terroristi rossi; 3) sbattere in carcere chi ha cercato di fare così con noi;
4) riformare la giustizia, perchè i giudici rossi, per esempio a Bologna, usano
la giustizia contro, di comune accordo coi loro militanti, i soldi alla gente
onesta; 5) vietare la costruzione di moschee dicendo basta alle
amministrazioni, come Bologna, dove il sindaco Cofferrati impone di fatto
dittature e si respira un'aria pesante ormai da molti anni. Immigrazione, ora
basta! FRANCESCO ALBERTOSI Pontremoli (Ms) Egregio direttore, scrivo da
Pontremoli, periferia emarginata della rossa Toscana; qua la situazione non va
bene, ovvero abbiamo una giunta di pappamolli. I giovani se ne vanno e ora si
riempie giorno dopo giorno di immigrati tanto che ormai hanno raggiunto più del
10% sulla popolazione locale. Il risultato è questo: spaccio e insicurezza. Ora
basta! La gente si sta rompendo le palle ma la goccia che ha fatto traboccare
il vaso e per cui ho deciso di scrivere alla vostra redazione è il racconto di
una ragazza responsabile di un supermercato che è disperata in quanto tutti
questi vigliacchi rubano senza remore, in più minacciano e vogliono anche la
ragione! Spero che il Cavaliere si ricordi di aver vinto grazie alla Lega considerando il fatto per il quale la gente è stufa del
buonismo ipocrita della sinistra. Gli immigrati vanno presi a calci e rimandati
a casa loro. Sindacati? I più ricchi VALERIA SATURNINI Albairate Cara Padania,
i sindacati erano nati per proteggere gli operai dalle angherie del padrone.
Poi hanno capito dove stava la lira e hanno cambiato posizione. Loro al caldo e
ben pasciuti, gli operai in piazza e mal pasciuti. Grazie agli elettori
emiliano-romagnoli CLAUDIO FACCINI segretario della sez. di Rivergaro (Pc) e
resp. organizzativo naz. Emilia Approfitto dello spazio gentilmente concessomi,
per ringraziare tutti gli elettori, i militanti, i sostenitori, i simpatizzanti
e tutti gli emiliano-romagnoli che hanno contribuito al successo di queste
elezioni politiche. Grazie Bossi! Saluti padani. Serve
togliere l Ici ERMINIO OTTONE C'è chi protesta contro l'abolizione dell'Ici,
sostenendo che questa sarebbe una rovina per le casse di molti comuni. L'Ici è
una imposta patrimoniale, tanto cara alle sinistre radicali, e come tale non è
commisurata alla effettiva capacità contributiva. L'abitazione principale non
dà alcun tipo di reddito, se si considera reddito una mancata spesa (non si
paga l'affitto se si possiede un abitazione) questo è un altro paio di maniche,
in tal caso si dimentica che un simil affitto è già stato pagato negli anni
passati con le rate del mutuo. Invece di compatire i comuni io punterei il dito
contro tutte quelle amministrazioni che pensano ancora di essere rimaste agli
anni '80 quando i bilanci erano opinioni e anche se si chiudevano con il segno
meno poco importava perché tanto c'era chi era pronto a ripianare tutto quanto
prendendo dalla fiscalità generale. 8000 comuni che si comportano in questa
maniera non sono per nulla tollerabili. Togliere l'Ici serve, non è solamente
propaganda elettorale e non è neanche solamente una mano che viene data alle
famiglie italiane. Togliere l'Ici serve a responsabilizzare le giunte
spendaccione, sempre pronte a aumentare le rendite catastali o l'aliquota
quando si trovano in cattive acque per coprire investimenti totalmente privi di
ogni copertura finanziaria. Attenzione a Toscanistan! ENRICO INNOCENTI Dolcedo
(Im) Sono un toscano che da quindici anni vive in Liguria, da qualche anno in
provincia di Imperia. Voto Lega Nord dal 92, quando
stavo ancora in Toscana, e sono molto deluso del fatto che nella mia regione la
Lega abbia preso solo l 1,9%, superata persino dalle
Marche. Penso che ci sia stato un problema di propaganda o comunicazione, forse
non è stato gradito un candidato delle Marche. (Non so che problemi ci sono
stati, dato che ormai vado in Toscana solo un paio di volte all anno, per
qualche giorno di vacanza.) Ma le potenzialità della Toscana sono più alte, mi
ricordo che nel 92 prendemmo un 4%, con due deputati, Fragassi e Mancini. Prego
quindi i vertici della Lega di non demordere e
impegnarsi ancora per la propaganda in questa estesa regione, o, grazie a sindaci
idioti di sinistra e banche tipo Monte dei Paschi di Siena, rischia di
diventare Toscanistan (quando andrò in pensione mi piacerebbe ritornarci).
Voglia di autonomia MICHELE FABBRI Forlì Quando la Lega
annacqua il suo messaggio ottiene risultati deludenti, quando invece si
differenzia dagli altri partiti fa il pieno di voti. I dirigenti leghisti
tengano conto di questa lezione: nell elettorato c è voglia di identità e di
autonomia. Stupri, violenze senza fine MARIO PULIMANTI Lido di Ostia (Roma) Molte
donne non denunciano le violenze subite per paura di subire rappresaglie da
parte del violentatore. "Se mi denunci, te la faccio pagare!"
Violenze e aggressioni possono finire con la morte della donna che ha osato
denunciare, dopo mesi o anni di persecuzioni, come è successo anche in alcuni
tragici casi recente. Infatti lo stupratore, anche se condannato, uscirà
rapidamente di prigione: per un indulto, per buona condotta, perché l'avvocato
ha fatto ricorso in appello e nel frattempo sono decorsi i termini di
carcerazione preventiva. E sa che gliela farà pagare. Altro che denunciare. La
donna violentata non denuncia anche per vergogna, perché lei stessa, dopo uno
stupro, si sente sporca, umiliata, ferita, oltraggiata nel corpo e nell'anima.
Come reagire? Siamo contro L infedele BRUNO C. Genova Carissimo direttore, ho
assistito alla trasmissione su La7 L infedele , condotta faziosamente da Gad
Lerner e al vergognoso e ignobile attacco politico al nostro Matteo Salvini.
Consiglio agli esponenti leghisti di rifiutare eventuali nuovi inviti e quindi
a non partecipare più a trasmissioni condotte con faziosità e con cattiveria
nei confronti della Lega Nord dall ex sessantottino (e
fascistone rosso) Gad Lerner! Se la canti e se la suoni da solo! [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Golfo di Aden sempre
più pericoloso Golfo di Aden - La Marina militare italiana ha sventato ieri un
tentativo di pirateria nel Golfo di Aden. Il pattugliatore d altura Comandante
Borsini, impegnato insieme al rifornitore di squadra Etna nella campagna di
sorveglianza marittima Medal '08 nel Golfo di Aden, è intervenuto per prevenire
un azione di avvicinamento a un mercantile italiano da parte di cinque piccole
imbarcazioni veloci, presumibilmente condotte da pirati. La nave militare,
impegnata nella scorta al mercantile italiano Neverland, diretto nel porto di
Sikka (India), ha localizzato in acque internazionali una formazione di
barchini in avvicinamento. Il Borsini, con l ausilio dell elicottero e con
manovre di interposizione, ha costretto i natanti ad allontanarsi velocemente e
desistere così dal tentativo di avvicinamento. Per la riuscita dell intervento
ha influito anche il coordinamento stretto tra il pattugliatore Borsini ed il
Neverland. Il pattugliatore Comandante Borsini e la Nave Etna erano partiti da
Taranto lo scorso 28 gennaio per la Campagna Medal '08 nel Mar Arabico-Oceano
Indiano e il loro rientro in Italia è previsto a giugno. La sorveglianza
marittima svolta dal reparto navale in quell'area mira a tutelare gli interessi
nazionali e garantire, in collaborazione con le altre marine operanti in zona,
la sicurezza delle vie di comunicazione e il libero traffico marittimo. La
pirateria, nel Golfo di Aden, in acque comprese fra il Mar Arabico, la Somalia
e lo Yemen, è molto attiva. Nel corso di questi ultimi cinque giorni, si è
avuto notizia di almeno due tentativi: il 21 marzo ai danni di un pescherecchio
spagnolo, il cui equipaggio di 26 persone è stato sequestrato per chiedere il
riscatto, e ai danni din una petroliera giapponese, tentativo sventato grazie
alla marina yemenita. Quindici giorni prima è stata la volta di un equipaggio
francese, poi liberato dalle forze militari di Parigi. Il capogruppo dei
senatori della Lega Nord, Roberto Castelli, si è complimentato con l equipaggio del
pattugliatore Comandante Borsini , che con "ardimento e una manovra
impeccabile ha fatto desistere questa gentaglia di colpire il mercantile
italiano. Esprimo la più viva gratitudine alla Marina Militare italiana -
continua Castelli - che ha sventato l ennesimo attacco di pirateria marittima
nel golfo di Aden verso un mercantile italiano. Dopo gli attacchi alla
nave francese e a quella spagnola -conclude Castelli - è ora che l Unione
Europea, si attivi con un coordinamento efficace per combattere questa nuova
strategia terroristica". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il rarissimo animale
avvistato nel trentennale dell autonomismo ossolano di cui è simbolo FABIO
GROSSO Un capriolo albino messaggero di federalismo. Incredibile ma vero,
proprio nei giorni del trentennale dell Uopa (22-23-24 aprile) sulle montagne
ossolane è apparso un rarissimo giovane capriolo bianco che ha fatto subito
correre i pensieri degli autonomisti del Vco allo storico stemma del Movimento
autonomista col camoscio bianco. A immortalarlo, un filmato di 5 minuti girato
sabato e certificato dalle guardie provinciali. "È davvero un ottimo
presagio l apparizione rarissima di questo animale sulle nostre montagne -
commenta lo storico e scrittore Uberto Gandolfi, incaricato dal Comune di
Domodossola di organizzare le celebrazioni del trentennale dell Uopa -. Il
camoscio bianco simbolo dell Uopa rappresenta un animale esistente in natura,
ma quasi impossibile da vedere e da raggiungere. In altre parole, una chiara
allegoria del federalismo e dell autonomismo". Proprio in questi giorni,
trent anni fa, a Domodossola si tenne l assemblea costitutiva dell Uopa.
"Il fermento autonomista della nostra valle - ricorda Gandolfi - ebbe il
merito di far incrociare per la prima volta i due grandi padri del federalismo
padano, Bruno Salvadori e Umberto Bossi. Con le
elezioni così vicine non abbiamo potuto organizzare nulla per ricordare questa
importante ricorrenza, ma ci siamo ripromessi di farlo nel corso dell
anno". In prima fila per le celebrazioni dell Uopa il Comune di
Domodossola, col borgomastro Michele Marinello, che organizzerà un convegno con
rappresentati dei movimenti autonomisti europei. "A volte avvengono cose
che lasciano di stucco - afferma Marinello -. Per chi come me crede da sempre
nell autonomia e ha studiato il fenomeno Uopa, l avvistamento di un camoscio
bianco proprio in questi giorni assume significati profondi e sembra voler dire
che l ideale di allora è ancora vivo". Erede diretto della tradizione
autonomista dell Ossola è iI Carroccio piemontese. "Come Lega - conferma il segretario nazionale, on. Roberto Cota -
ci sentiamo oggi in dovere di farci carico dell importantissima eredità dell
autonomismo ossolano. Siamo orgogliosi di questo nostro impegno e siamo felici
di poter dire che le istanze dell Uopa non moriranno mai fintanto che ci sarà
la Lega. Oggi più che mai queste zone, come anche il
resto della Padania, necessitano di una rapida attuazione del federalismo
fiscale per il rilancio dell economia e la realizzazione delle
infrastrutture". Per Cota parlare di federalismo nel Vco "è più
semplice che in altre realtà. L autonomismo da queste parti è sempre stato di
casa, grazie ad un movimento come l Uopa". Il segretario ricorda poi come
nella passata legislatura la Regione abbia approvato un nuovo Statuto, che ha
previsto la possibilità per alcuni territori di ottenere forme particolari di
autonomia. L articolo era stato pensato proprio per l
Ossola e il Vco: oggi la Lega chiede che venga finalmente attuato. "La Lega Nord - aggiunge Cota -nella legislatura che si è appena chiusa
ha presentato a Roma una proposta di legge per trasformare il Vco in provincia
autonoma, con competenze vere, soprattutto dal punto di vista fiscale.
Il seme piantato dell Uopa non è dunque morto, ma continua a germogliare".
[Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Striscione della Lega Nord in Regione: "Si dimetta" I piemontesi congedano
la Bresso Dopo i risultati delle elezioni Politiche, la Lega chiede le dimissioni della presidente della Regione Piemonte,
Mercedes Bresso. Il capogruppo Oreste Rossi con i colleghi Claudio Dutto e
Gianfranco Novero ha innalzato uno striscione nell aula del Consiglio regionale
con stampato l invito dei piemontesi alla presidente affinché si
dimetta. "Chiediamo alla Bresso di compiere un atto di responsabilità e di
risparmiare al Piemonte la lunga agonia di questi due anni che ci separano
dalle elezioni - spiega Rossi -. Di fatto in questi ultimi mesi la Giunta è
stata incapace di governare, ostaggio delle divisioni interne: basta pensare
che il bilancio e i documenti di programmazione economico-finanziaria sono
fermi in commissione e non sappiamo ancora quando verranno approvati".
Rossi chiede alla presidente "che ci risparmi rimpasti elettorali che la
sua stessa maggioranza sta invocando dai giornali. Si dimetta e permetta ai
piemontesi di scegliere un nuovo governo regionale che lavori per una riforma
federalista, a differenza di quanto ha fatto lei in questi due anni che ha
bloccato in commissione la proposta della Lega".
[Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Conte: il rifiuto
del sindaco di Padova al referendum ci porterà ancora più voti NICOLA LEONI Il
sindaco di Padova, Flavio Zanonato, risponde con un diniego pretestuoso alla
richiesta di un referendum per chiedere ai cittadini se sono o meno d accordo
con la realizzazione della moschea in uno stabile comunale? Peggio per lui:
vorrà dire che alle prossime elezioni la vittoria del
centrodestra e della Lega Nord in particolare sarà ancora più sonora. Ne sono convinti i
vertici del Carroccio padovano, i quali annunciano che la lotta per non far
realizzare la moschea continuerà. I comitati locali, supportati dalla Lega, a partire da sabato raccoglieranno le firme necessarie per
tentare di evitare che in via Longhin, in zona Stanga, venga costruito
un grande luogo di culto musulmano. Secondo il coordinatore del comitato
contrario alla moschea, Giuseppe Valmasoni, "sarebbe giusto che una
decisione importante come installare una moschea di grandi dimensioni in città
fosse presa dal Consiglio comunale e non attraverso una delibera della Giunta.
Così abbiamo deciso di chiedere ai padovani, attraverso un referendum, se veramente
vogliono questo luogo di culto islamico". Questo il quesito: Siete
favorevoli alla costruzione di una moschea in via Longhin su un area e in un
edificio di proprietà comunale come indicato dalla delibera della giunta
comunale n° 2008/0083 del 12/ 02/2008?". Ma secondo il sindaco "non
si può sottoporre a consultazione popolare una decisione presa, che di fatto
esiste già. Senza contare che in materia di libertà di culto si esprime
chiaramente anche la Costituzione, i cui articoli non possono assolutamente
essere oggetto di referendum. La Lega ha ottenuto il
15 per cento dei consensi e quindi non comanda nulla, visto che noi abbiamo il
35% a cui va aggiunto il 6% dell Italia dei Valori". Proprio sulle cifre
ribatte a Zanonato il consigliere regionale e segretaio provinciale del
Carroccio, Maurizio Conte. "In due anni - fa osservare - i voti alla Lega a Padova città sono triplicati: per il prossimo anno
possiamo prevedere che il Carroccio raddoppierà ulteriormente i consensi di una
cittadinanza che ormai, è evidente, non vede nel sindaco attuale un tutore dell
ordine, della sicurezza, ma soprattutto dei diritti dei padovani. Le sue
attenzioni vanno soltanto a chi arriva qua non per integrarsi, ma magari anche
per delinquere. La situazione di Padova, fra prostituzione, affidamento di case
popolari a extracomunitari, addirittura la proposta di concedere loro il
diritto di voto amministrativo, è insostenibile per la popolazione padovana,
che ha voglia di cambiamento". "Zanonato - conclude Conte - continui
pure così, andando contro la volontà dei cittadini che stavolta vogliono dire
democraticamente la loro sulla questione moschea. Era successo già due
amministrazioni fa con il referendum sul tram, e allora perse le elezioni.
Anche stavolta andrà così, ma in questo caso la Lega
sarà fortissima: noi continueremo la nostra battaglia, senza paura". Ma
secondo il neoeletto deputato Massimo Bitonci, sindaco della vicina Cittadella,
Zanonato rischia anche "di entrare nel mirino della Procura della
Repubblica e della Corte dei Conti. L iter per avere dalle casse comunali del
denaro per finanziare culti religiosi - rileva Bitonci -è molto complesso: nel
caso della moschea di via Longhin è stato immediato". [Data pubblicazione:
23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il ballottaggio, con
la coalizione di centrodestra che parte in vantaggio Vicenza, il Carroccio
chiude la campagna elettorale La Lega Nord chiude
questa sera la campagna elettorale per il Comune di Vicenza, alle 18 presso il
Gran Caffè Garibaldi in via Cavour 7. Sarà ospite il vicepresidente della
Regione Veneto e futuro ministro alle Politiche agricole Luca Zaia. saranno
presenti tutti i candidati, il candidato sindaco Amalia
Sartori e gli esponenti politici della Lega Nord
vicentini. La coalizione di centrodestra che sostiene la candidatura della
Sartori (Popolo delle Libertà, Lega Nord e la lista civica Vicenza
Viva) si presenta al ballottaggio forte del buon vantaggio ottenuto al primo
turno (39,3 per cento alla candidata sindaco, ma ancor meglio con la somma dei
voti di lista: 40,9 per cento di cui 15,12 della Lega
Nord) rispetto al candidato del centrosinistra (sostenuto dal Partito
Democratico e da due liste civiche) fermo al 31,34 per cento. [Data
pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
APPROVATA LEGGE CHE
ISTITUISCE L ANAGRAFE CANINA REGIONALE Anche Fido ha il suo regolamento Il
Consiglio regionale ha approvato la legge che regolamenta la lotta al
randagismo canino. Il regolamento prevede, tra l altro, che quando si smarrisce
un cane il proprietario ne denunci la scomparsa entro 7 giorni al Comune o ai
servizi veterinari delle Asl o ai veterinari accreditati. Inoltre il
regolamento obbliga a denunciare all anagrafe canina il possesso di un cane
entro 15 giorni se è prelevato da un canile o entro i 30 giorni dalla sua
nascita. Il regolamento impone poi che un cane trovato e portato in un canile
non possa essere adottato prima di 60 giorni e fissa le misure dei box per
canili e pensioni, imponendo il numero massimo di 200 cani per struttura.
"Si è completato un percorso iniziato nel maggio 2006 con l approvazione
della legge regionale sulla lotta al randagismo - commenta
la consigliera regionale della Lega Nord e relatrice del
provvedimento Monica Rizzi -. Un risultato soddisfacente che è stato raggiunto
grazie anche alla collaborazione delle associazioni di volontariato. Fra le
novità l Anagrafe Canina Regionale, che prevede l identificazione, tramite un
microchip, di tutti i cani sul territorio regionale. Auspico che parte
delle risorse messe a disposizione possano essere utilizzate per la formazione,
soprattutto in ambito scolastico, e per la diffusione di una cultura di
rispetto per gli animali". [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Tre nuovi assessori,
fra cui il vicesindaco che succede a Gianpaolo Ermolli e via libera all
aggregazione tra la varesina Aspem e la milanese A2A, frutto della fusione tra
la multiutility meneghina Aem e la municipalizzata di Brescia Asm. Risolto il
nodo della confluenza nella grande società pubblica dell energia che sta
lentamente aggregando le aziende lombarde creando di fatto un polo padano
energetico, il cielo si è rasserenato su Palazzo Estense dando termine anche al
tagliando di Giunta. La visita di ieri mattina di Umberto Bossi è indubbiamente servita a sbloccare il nodo varesino degli
avvicendamenti in Giunta e della scelta del partner per la municipalizzata.
Eliminate le pressioni poco chiare intorno ad Aspem, le proposte del sindaco
Attilio Fontana hanno avuto la meglio favorendo così lo sviluppo della
municipalizzata. Ecco le novità in Giunta: l azzurro Fabio D Aula
succede a Vincenzo Agrifoglio nella gestione della Polizia Locale; un altro
forzista, Giorgio De Wolf, sarà il nuovo vice di Fontana con delega per le
partecipazioni societarie. Ultima new entry nell esecutivo cittadino, Enrico
Angelini della Dc per le autonomie, nominato assessore alla Promozione
turistica e università al posto di Fabio Carella. [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
(Segretario
Provinciale Venezia) n24 aprile (giovedì): ore 19,00 Incontro Pubblico a
LENDINARA (RO) in Piazza Risorgimento nore 20,30 Incontro Pubblico a MARTELLAGO
(VE) in Via Giotto - Piazza Mercato - Località Maerne nore 21,30 Incontro
Pubblico a MIRANO (VE) in Piazza Martiri Mauro FRANZINELLI (Segretario
Provinciale Novara) n26 aprile (sabato): ore 09,00/12,00 Incontro con la
cittadinanza a CASTELLETTO TICINO (NO) presso Piazzale PP.TT. n29 aprile
(martedì): ore 10,00/12,00 Incontro con la cittadinanza a CAMERI (NO) presso
area mercato Antonio GAMBETTA VIANNA (Segretario Provinciale Pistoia) n23
aprile (mercoledì): ore 10,00/13,00 Incontro con la cittadinanza a PISTOIA
presso banchino in Via Cavour (area mercato) nore 21,00 Intervista TV su TVL
"Risultati elettorali" n26 aprile (sabato): ore 10,00/13,00 Incontro
con la cittadinanza a PISTOIA presso banchino in via roma (fronte Poste) n30
aprile (mercoledì): ore 10,00/13,00 Incontro con la cittadinanza a PISTOIA
presso banchino in Via Cavour (area mercato) Francesco GIUSTI (Segretario
Provinciale Siena) n24 aprile (giovedì): ore 10,00 Intervento all'Assemblea
Azionisti Banca MPS a SIENA presso Auditorium in Viale Mazzini nore 22,30
Trasmissione TV su Canale 3 Toscana - Toscana Channel (843 Sky) "Ping
Pong" Marco RONDINI (Segretario Provinciale Martesana) n23 aprile (mercoledì):
ore 21,00 Incontro Pubblico a NOVA MILANESE (MI) presso Aula Consiliare, Via
Giussani n24 aprile (giovedì) nore 21,00 Incontro Pubblico a BRESSO (MI) in
Piazza Martiri della Libertà Matteo SALVINI (Segretario Provinciale Milano) n23
aprile (mercoledì): ore 06,45 Trasmissione TV su ITALIA 7 GOLD nore 09,30
Trasmissione Radio su RAI RADIO 1 Daniele STIVAL (Segretario Provinciale del
Veneto Orientale) n23 aprile (mercoledì): ore 20,30 Incontro Pubblico a
PRAMAGGIORE (VE) presso Palazzo Mostra Nazionale dei Vini n24 aprile (giovedì):
ore 19,00 Incontro Pubblico ad ANNONE VENETO (VE) in Piazza Municipio Pier
Franco VERRUA (Segretario Provinciale Asti) n24 aprile (giovedì): ore 21,00
Incontro Pubblico ad ASTI presso Centro Culturale S. Secondo, Via Carducci 24
Davide BONI (Assessore Regionale Lombardia) n24 aprile (giovedì): ore 20,45
Trasmissione TV su MILANO PIU' "L'equilibrista" Marino FINOZZI
(Presidente Consiglio Regionale Veneto) n29 aprile (martedì): ore 10,00
Convegno a VENEZIA presso Gran Teatro "La Fenice" n30 aprile
(mercoledì): ore 06,00/08,00 Diretta TV su CANALE ITALIA Gianfranco NOVERO
(Consigliere Regionale Piemonte) n25 aprile (venerdì): ore 21,00 Trasmissione
TV su PRIMANTENNA "Rosso di Sera" Luca ZAIA (Assessore Regionale
Veneto) n23 aprile (mercoledì): ore 18,00 Incontro Pubblico a VICENZA presso
Gran Caffè garibaldi, Via Cavour 7 (fronte Piazza dei Signori) Sen. Sergio
DIVINA n23 aprile (mercoledì): ore 21,00 Festa Lega Nord per ringraziare la popolazione trentina a PERGINE VALSUGANA
presso Discoteca Number One (seguirà rinfresco) On. Paolo GRIMOLDI n23 aprile
(mercoledì): ore 20,30 Incontro Pubblico a VIMERCATE (MI) presso Via Croce n24
aprile (giovedì): ore 21,30 Incontro Pubblico a DESIO (MI) presso Via Tirano
Sen. Massimo POLLEDRI n23 aprile (mercoledì): ore 22,10 Trasmissione TV
su Sat 2000 (Canale 801 di Sky) "Mappero" On. Giacomo STUCCHI n24
aprile (giovedì): ore 21,20 Trasmissione TV su TELECLUSONE "Faccia a
Faccia" n25 aprile (venerdì): ore 17,00 Incontro con la cittadinanza a
BRIGNANO GERA D'ADDA (BG) presso Palazzo Visconti n26 aprile (sabato): ore
21,20 Trasmissione TV su TELECLUSONE "Faccia a Faccia" n27 aprile
(domenica): ore 15,30 Incontro con la cittadinanza a MAPELLO (BG) presso Via
Agazzi nore 21,00 Festa Lega Nord a ZANICA (BG) presso
Via Cremasca (fronte vivai Pasini) [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Padania, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
(Presidente Federale
Lega Nord) n23 aprile (mercoledì): ore 18,00 Comizio a
CASTELNUOVO MONTE (RE) presso Piazza di sopra On. Giancarlo GIORGETTI
(Segretario Nazionale Lega Lombarda) n23 aprile
(mercoledì): ore 21,00 Incontro Pubblico a NOVA MILANESE (MI) presso Aula Consiliare,
Via Giussani n24 aprile (giovedì): ore 21,00 Incontro Pubblico a BRESSO (MI) in
Piazza Martiri della Libertà On. Roberto COTA (Segretario Nazionale Lega Nord Piemont) n24 aprile (giovedì): ore 21,00 Incontro
Pubblico ad ASTI presso Centro Culturale S. Secondo, Via Carducci 24 Francesco
BRUZZONE (Segretario Nazionale Lega Nord Liguria) n25
aprile (venerdì): ore 20,50 Trasmissione TV su TELE NORD
On. Gianluca PINI (Segretario Nazionale Lega Nord Romagna)
n24 aprile (giovedì): ore 20,30 Incontro Pubblico a FORLIMPOPOLI (FC) presso
Disco Dinner "Kobà" On. Maurizio FUGATTI (Segretario Nazionale Lega Nord Trentino) n23 aprile (mercoledì): ore 21,00 Festa Lega Nord per ringraziare la popolazione trentina a PERGINE VALSUGANA
presso Discoteca Number One (seguirà rinfresco) Luca PAOLINI (Segretario
Nazionale LN Marche e Commissario Nazionale LN Toscana) n23 aprile (mercoledì):
ore 21,00 Incontro Pubblico a FORTE DEI MARMI (LU) presso Ristorante
"Cervo Bianco", Via Risorgimento 9 [Data pubblicazione: 23/04/2008].
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
VILLANOVA.CURIOSITA'
A TAVOLA Dal Cavaliere a Fogliato ecco i menù del politico Un piatto per il
"Cavaliere", uno per il deputato, forse un altro in arrivo per il
prossimo presidente della Provincia: è la filosofia del ristorante "Caffè
del commercio" di Villanova, conosciuto per la torta di nocciole
"Senzafarina", ma anche per una particolare tradizione elettorale,
quella di realizzare ricette "ad hoc" dedicate ai politici del
momento. Ora in tavola da una settimana si servono le "Tagliatelle del Cavaliere",
pasta fresca preparata con carciofi, tipici romani, e zafferano, legato al
Milanese. "C'è anche la pancetta - spiega Antonella Cavoto - ma è solo per
dare sapore". Insieme al fratello Flavio, al papà Leonardo e alla mamma
Filomena Turino, Antonella Cavoto gestisce l'ormai storico ristorante
pasticceria, nato negli anni Cinquanta. Hanno un saldo principio: "La
cucina non fa politica, ma in fondo si mangia sia a destra che a sinistra"
specifica, senza voler cadere nei doppi sensi. Così è stato anche per le
elezioni del 2006, quando in tavola si servirono "garganelli" con
sugo alle olive, per richiamare il simbolo della coalizione guidata da Romano
Prodi. E non si dimenticano neanche i politici locali:
anche Sebastiano Fogliato, villanovese eletto deputato per la Lega Nord, avrà un piatto tutto per lui. "E' un agricoltore -
spiega Antonella Cavoto - coltiva zucchine e il suo piatto non poteva che
essere trofie con zucchine, pesto e parmigiano". Quanto a Roberto Peretti
e Maria Teresa Armosino, dovranno aspettare. "Non vorremmo sconfinare
nella campagna elettorale - conclude - il nostro voto rimarrà un mistero".
\.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
SANREMODI MECO (FI):
"DETASSARE I COMMERCIANTI PENALIZZATI DAI CANTIERI E DALLA FRANA DI VIA
GALILEI" Sicurezza, la Lega sfida Borea
[FIRMA]GIAN PIERO MORETTI SANREMO Una richiesta di convocazione straordinaria
del Consiglio comunale sulla sicurezza e un'interpellanza per sollecitare la
giunta a sopprimere le tasse comunali alle categorie commerciali che hanno
subito un decremento di incassi a causa del protrarsi dei lavori dello
scolmatore in corso Mombello e della frana di via Galilei. E' la sintesi della
nuova battaglia che l'opposizione consiliare di centrodestra, rinvigorita dalla
vittoria alle recenti elezioni, ha intrapreso contro la giunta Borea, al
contrario, sempre più divisa al suo interno. SicurezzaLa richiesta
di un Consiglio comunale monotematico è stata avanzata da Marco Lupi, leader
della Lega Nord, che si è rivolto agli alleati del Pdl perchè firmino il
documento in modo da poter trattare in sede di governo cittadino la situazione
di emergenza che si è venuta a creare e "fare il punto su tutto ciò che
non è stato fatto dall'amministrazione comunale". Lupi, nel suo
intervento, plaude alla recente operazione della polizia che ha portato
all'espulsione dal territorio nazionale di 13 extracomunitari ritenuti
"cervelli e braccia" dell'organizzazione che gestisce lo spaccio di
droga in città. Poi però denuncia la totale indifferenza dimostrata, ancora una
volta, dall'amministrazione Borea che, pur avendo approvato ben quattro ordini
del giorno sulla sicurezza presentati dalla Lega Nord
in Consiglio, li ha completamente disattesi, non avendo a distanza di cinque
mesi fatto nulla di concreto per la sicurezza dei cittadini". Lupi va
anche oltre e chiede che fine abbiano fatto i 300 mila euro che erano stati destinati
nel bilancio a interventi per fronteggiare l'emergenza-criminalità.
"Ancora una volta - scrive - abbiamo sentito l'amministrazione riempirsi
la bocca con i soliti "faremo" e "vedremo" ma nella realtà
nulla abbiamo visto fare e nulla vedremo". Fra gli interventi che il
Comune avrebbe dovuto adottare, in base agli ordini del giorno approvati dal
Consiglio, figurava la regolamentazione dei Phone center "luogo di ritrovo
-scrive l'esponente della Lega - anche di clandestini
e di delinquenza extracomunitaria". Ma la pratica è rimasta ferma in un
cassetto di Palazzo Bellevue". Sul problema sicurezza ha annunciato un
intervento in Consiglio comunale anche l'esponente di maggioranza Massimo
Saviozzi (Dc). Il documento dovrebbe vedere l'adesione anche di altri
consiglieri dell'amministrazione Borea. Tasse Ancora Marco Lupi, ma questa
volta in compagnia del coordinatore sanremese di Forza Italia Giuseppe Di Meco,
hanno presentato un'interpellanza al sindaco per chiedere che fine ha fatto
l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio comunale, nel quale
si impegnavano sindaco e giunta a valutare la possibilità di esentare dal
pagamento di tutte le tasse comunali (Tarsu, Tosap, pubblicità e Ici) i
commercianti penalizzati dallo sbarramento del cantiere di corso Mombello e
dalla frana che ha isolato un lungo tratto di via Galilei. "In gennaio -
scrivono i due esponenti dell'opposizione - la dirigente del settore Servizi
finanziari del Comune ha inviato una lettera al sindaco, alla giunta e al direttore
generale per ottenere gli indirizzi necessari al fine di stabilire con
precisione la natura dei beneficiari, la tipologia dei lavori
"penalizzanti" che danno diritto all'esenzione e in quale forma
erogare la detassazione. A quanto ci risulta, fino ad ora, l'ufficio non ha
ricevuto alcuna disposizione". E concludono: "E' vero che il danno
economico sopportato è di gran lunga superiore al piccolo beneficio che il
Comune può elargire con lo sgravio delle imposte, tuttavia sarebbe un segnale
di attenzione all'economia cittadina, già in difficoltà a causa della
congiuntura negativa e dalla pesante eredità lasciata dal governo Prodi".
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Lin e Jodie Foster.
La nota scrittrice di libti per infanzia Alexandra soccorre una piccola fan che
le scrive un'accorata richiesta d'aiuto: il padre è scomparso. LA BANDA
Commedia. Regia di Eran Kolirin, con Shlomi Avraham e Saleh Bakri. Diretta in
una piccola città israeliana, la banda musicale della polizia di Alessandra
d'Egitto sbaglia strada e finisce in mezzo al deserto. IL CACCIATORE DI AQUILONI
Avventura. Regia di Marc Forster, con Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La
quarantennale amicizia tra Amir, figlio di un nobile di Kabul, e Hassan, figlio
del suo servo. Dal best seller di Khaled Hosseini, dirige l'autore di
"Monster's ball" e "Neverland". 10 COSE DI NOI Commedia
drammatica. Regia di Brad Silberling, con Morgan Freeman e Paz Vega. L'autore
di "Casper" e "City of angels" porta sullo schermo il
rapporto di amicizia che s'instaura tra un attore in declino e una cassiera di
supermercato. IN AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia di George Clooney, con
Clooney e Renée Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925 Dodge Connolly è un
esuberante campione di football che arruola nella sua squadra un giocatore
presunto eroe di guerra. La storia non convince un'intraprendente giornalista.
JUNO Commedia. Regia di Jason Reitman, con Ellen Page e Michael Cera. Juno
MacGuff è un'intraprendente sedicenne del Minnesota che riesce a mantenere il
controllo sulla sua vita anche quando scopre di essere incinta e comincia a
chiedersi, con il timido compagno di classe Paulie Bleeker, come agire. Premio
Oscar per la miglior sceneggiatura originale. IL MATRIMONIO E' UN ....
Commedia. Regia di Cherie Nowlan, con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La
cabarettista irriverente e in declino Jean Dwight teme che la fidanzata del
figlio possa incrinare l'armonia della loro famiglia. NEXT Fantascienza. Regia
di Lee Tamahori, con Nicolas Cage e Julianne Moore. Dal racconto "The
Golden Man" di Philip Dick, la storia di un uomo che vanta la facoltà di
prevedere il futuro prossimo: il governo lo bracca per utilizzare questa
capacità. NON È UN PAESE PER VECCHI Drammatico. Regia di Ethan e Joel Coen, con
Tommy Lee Jones e Javier Bardem. Un reduce dal Vietnam si appropria di una
valigia con 2 milioni di dollari: verrà braccato da uno spietato killer e da
uno sceriffo prossimo alla pensione. Pluripremiato agli Oscar, dirigono i
registi di "Fargo".. NON PENSARCI Commedia. Regia di Gianni Zanasi,
con Anita Caprioli e Giuseppe Battiston. Un musicista trentaseienne, un tempo
piccola star punk rock, comincia a riflettere e sulla sua vita: comincia ad
occuparsi di ciò che ha trascurato. ONORA IL PADRE E LA MADRE Drammatico. Regia
di Sidney Lumet, con Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke. Due fratelli, il
manager tossicomane Andy e il più giovane Hank, sono alla disperata ricerca di
soldi: per garantirseli, decidono di rapinare la gioielleria dei genitori. In
teoria, un "colpo" senza rischi. ORTONE E IL MONDO DEI CHI Cartoon.
Regia di Jimmy Hayward e Steve Martino. Dai creatori de "L'era
glaciale", la storia di un simpatico elefante che trova un mondo di pace,
quello dei minuscoli Chi, in un fiore. OXFORD MURDERS Thriller. Regia di Alex
de la Iglesia, con Elijah Wood e John Hurt. Nei dintorni di Oxford, un'anziana
signora viene trovata morta nel soggiorno di casa: il cadavere viene rinvenuto
da un professore e da uno studente, i quali cominciano a indagare su una
misteriosa serie di omicidi. LA SECONDA VOLTA NON .... Commedia. Regia di
Francesco Ranieri Martinotti, con Alessandro Siani e Elisabetta Canalis. Il
cosiddetto "colpo di fulmine" tra il brillante agente immobiliate e
Ilaria, in procinto di sposarsi. SHOT EM UP Azione. Regia di Michael Davis, con
Clive Owen e Monica Bellucci. Un neonato si trova al centro di un complotto: il
coraggioso Smith gli salva la vita e lo affida a una prostituta. STEP UP 2
Musicale. Andie e Chase s'incontrano all'interno di una scuola d'arte del
Maryland: cominciano ad allenarsi insieme per partecipare a una difficile gara clandestina.
THE EYE Horror. Regia di David Moreau e Xavier Palud, con Jessica Alba e
Alessandro Nivola. Versione hollywoodiana dell'horror asiatico, vede Jessica
Alba celebre violinista non vedente dall'età di cinque anni che, attraverso un
trapianto di cornee, riacquista la vista: la attendono orrende visioni. TUTTA
LA VITA DAVANTI Commedia. Regia di Paolo Virzì con Sabrina Ferilli e Massimo
Ghini. L'autore di "Ovosodo" e "Caterina va in città"
ritrae la vita nei call center attraverso le vicissitudini della venticinquenne
laureata Marta. TUTTI PAZZI PER L'ORO Azione. Regia di Andy Tennant, con
Matthew McConaughey e Kate Hudson. Ben Finnegan è un cacciatore di tesori che
sta per coronare il suo sogno: recuperare il carico d'oro di un galeone che
giace da un paio di secoli in fondo al mare al largo della Florida. Al suo
fianco, l'intraprendente consorte. UN BACIO ROMANTICO Commedia drammatica.
Regia di Wong Kar-wai, con Norah Jones e Jude Law. Il cineasta di Hong Kong a
cui si deve "In the mood for love" debutta a Hollywood e descrive il
viaggio senza meta attraverso gli States di Elizabeth, ragazza reduce da una
delusione amorosa. L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier Marchal, con
Daniel Auteuil e Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra la storia di Louis
Schneider, incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi esistenziale che
cerca di proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà, che aveva ucciso
i suoi genitori. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert Luketic, con Jim
Sturgess e Kevin Spacey. Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani
talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo
e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss
della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del
successo "La rivincita delle bionde". LA ZONA Drammatico. Regia di
Rodrigo Plá, con Daniel Gimenez Cacho e Maribel Verdù. In un quartiere
benestante di Città del Messico, protetto da guardie private e filo spinato,
tre ragazzi delle favelas s'introducono in una casa: la rapina finisce
in dramma, uno di loro riesce a nascondersi nella "zona". TRAME A
CURA DI Daniele Cavalla.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
L'autore-interprete
UN PAESE ALLA RINCORSA DEL PEGGIO DI MARCO TRAVAGLIO Quando gli amici di
Promomusic mi hanno proposto di fare uno spettacolo, ho risposto: "Ma siete
matti? Che c'entro io con lo spettacolo?". Mi hanno assicurato che
c'entravo. Ma non ci ho creduto e non mi son fatto più trovare. Allora mi hanno
spedito il dvd di Piergiorgio Odifreddi, che portava in giro uno spettacolo
sulla matematica, e mi han parlato di quello di Margherita Hack,
sull'astrofisica. Ho detto: ma quelle sono lezioni universitarie, non
spettacoli. E poi io non sono né Odifreddi né la Hack. Loro raccontano cose che
aprono la mente e il cuore, io cose che mettono la voglia di spararsi. Mi hanno
risposto: tu racconta la storia di questi quindici anni, da Tangentopoli a
oggi, vedrai che funziona. Ho provato. La prima è stata in una
"corte" nella campagna reggiana, una sera dell'estate scorsa,
all'aperto. Pensavo di recitare per un pubblico di sole zanzare. Le zanzare
sono arrivate, ma insieme a loro anche un migliaio di persone, la metà delle
quali non sono riuscite a entrare. Io raccontavo le storie terribili della
politica, i musicisti tentavano di risollevare il morale alla truppa con le
loro note contemporanee. Alla fine la gente ha applaudito sia me sia loro,
sopportando persino le zanzare. Abbiamo replicato "Promemoria" in una
dozzina di teatri. Sempre tutto esaurito, sempre gente fuori. Molti, moltissimi
ragazzi. Però, mi son detto: la nostra storia interessa a qualcuno. Anzi, a più
di qualcuno. Buon segno. O forse no: in quale paese la gente andrebbe a sentire
la propria storia recentissima? In nessuno, perché uno la propria storia
recentissima la conosce da sé a memoria. Ecco, noi non la conosciamo. L'abbiamo
vissuta giorno per giorno, ora per ora, ma ce la siamo scordata. O addirittura
ce la ricordiamo diversa da com'è andata. Perché la televisione ce l'ha
raccontata così. Ci ha azzerato la memoria anche dei fatti accaduti ieri e l'altro
ieri. Basta raccontarla tutta insieme, collegando i fatti, per sorprendere,
scandalizzare, suscitare risate, rabbia, pensieri e indignazioni.
"Promemoria" è semplicissimo, quasi banale. Parte da Tangentopoli,
cioè da dove è cominciato tutto: la fine della Prima Repubblica, l'arrivo di
Berlusconi. Un Berlusconi molto diverso, anzi opposto da quello di oggi. Un
Berlusconi che i giovani di oggi non hanno mai visto e non riescono proprio a
immaginare: basti pensare che parlava di questione morale, non candidava non
dico condannati, ma nemmeno indagati, inneggiava a Mani Pulite e faceva carte
false per avere Di Pietro nel suo primo governo. Ora dice e fa il contrario. E'
cambiato lui? No, lui è sempre lo stesso. Siamo cambiati noi. Ci ha cambiati
lui, a sua immagine e somiglianza. Ci ha preparati ad accettare il vero
Berlusconi, che si è appalesato nel corso degli anni per quello che era,
gettando progressivamente la maschera e facendoci digerire tutto, anche i
sassi. Prima di poter dire che il mafioso Vittorio Mangano, suo ex
"stalliere", era un eroe, ha impiegato 15 anni. Ora siamo pronti a
perdonargli tutto. Anche la beatificazione di un boss
sanguinario. Di Berlusconi, di Mangano, di Dell'Utri si parla in
"Promemoria", ma anche dei fallimenti del centrosinistra, che ha
governato 8 anni su 15 senza mai riuscire a proporre un modello alternativo, ma
sempre inseguendo gli altri in un'inarrestabile rincorsa al peggio. Oggi
non crediamo più in niente, dunque crediamo a tutto. "Promemoria"
racconta come ci siamo ridotti così senza nemmeno accorgercene. Buon
divertimento, si fa per dire.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
A Saluzzo Processo
Inchiesta "gemella" dei pm di Milano su Credieuronord
L'udienza slitta ancora In aula funzionari Ue Truffa delle quote altri due a
giudizio MASSIMO MATHIS SALUZZO Slitta dal 5 al 7 maggio, quando finalmente
entrerà nel vivo il maxi-processo del latte a Saluzzo. In aula due funzionari
europei, un'olandese e un francese Bridget Harrison Engwegen ed Emmanuel Petel,
della Direzione generale agricoltura di Bruxelles convocati al dibattimento dal
pm Maurizio Ascione. Alle udienze successive, sarà la volta dei testimoni della
difesa: il professor Alberto Germanò e il generale della Finanza Natalino
Lecca, già nella Commissione di indagine sulle quote. \Sarà un altro processo
del latte, il secondo in Italia dopo quello di Saluzzo. Lunedì, si è chiusa con
una assoluzione e due rinvii a giudizio l'inchiesta della Procura di Milano
collegata a quella del pm saluzzese Maurizio Ascione che, da un anno, contesta
a 56 allevatori aderenti ai Cobas la truffa sulle quote. Il gup milanese Enrico
Manzi ha assolto dall'accusa di riciclaggio Gian Maria Galimberti, ex
presidente onorario ed ex vicepresidente esecutivo della banca Credieuronord. La stessa imputazione per la quale sono stati invece
rinviati a giudizio Pier Franco Filippi, ex direttore generale dell'istituto di
credito un tempo vicino alla Lega Nord e poi
acquisito da Bpi, e Roberto Iaboli, già referente crediti per il settore
agricolo. Per loro il processo si aprirà il prossimo 2 ottobre davanti ai
giudici della terza sezione penale del tribunale di Milano. Per Galimberti il
pm Riccardo Targetti, titolare dell'inchiesta, aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di
reclusione e 2 mila euro di multa. Il reato di riciclaggio riguarda un
milione e 324 mila euro, denaro che sarebbe stato sottratto alle sanzioni
dell'Unione Europea relative allo splafonamento delle quote latte e che invece,
secondo gli inquirenti, è stato al centro di una serie di operazioni di
prelievo e di ordini di bonifico su un determinato conto intestato alla
cooperativa "Latte Savoia 6" riferibile all'ex parlamentare leghista
il cremonese Giovanni Robusti, da un anno sotto processo a Saluzzo. Le
operazioni sarebbero avvenute tra novembre 2003 e marzo 2004 e riguardano 37
atti finanziari. Somme che sarebbero derivate dalla truffa ai danni dell'Unione
Europea e dell'Erario. Stesse accuse - con l'aggravante dell'associazione a
delinquere, e insieme all'esercizio abusivo del credito e falso in bilancio -
che la Procura saluzzese contesta ai Cobas piemontesi, lombardi e veneti che, in
futuro, potrebbero dover rispondere anche di bancarotta. Lo si è appreso
all'ultima udienza del primo maxi-processo piemontese del latte che, dopo il
forfait di due giudici su tre, ha un nuovo collegio di primo grado (ne fanno
parte l'ex pretore di Saluzzo Sandro Cavallo, il presidente del tribunale
Alberto De Alessandri e Fabio Franconiero). Alla decisione del ministero delle
Attività produttive di decretare la "liquidazione coatta
amministrativa" per le società Savoia 1, 2, 3 con sede a Saluzzo, e 4 e 6
di Carmagnola (Torino), potrebbe seguire un nuovo capo d'imputazione: la
bancarotta fraudolenta. Stessa sorte potrebbe toccare a breve alla società
"gemella" Savoia 5, per la quale la Procura di Pordenone ha già
ottenuto il sequestro di conti e crediti (i legali degli indagati hanno
presentato ricorso al tribunale del riesame). Sulla messa in liquidazione di
questa società deciderà la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia dove la
cooperativa, che fa capo ai Cobas, è sotto inchiesta da parte della Finanza e
del sostituto procuratore Federico Facchin, che avrebbe accertato una frode da
oltre 21 milioni di euro ai danni dell'Unione europea, con un meccanismo che
rendeva vano il sistema dei prelievi previsto dalla normativa comunitaria. La
medesima accusa sollevata in tribunale a Saluzzo per un ammontare stimato in
oltre 220 milioni di euro.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Le statistiche Furti
in casa Ad Asti va la maglia nera L'accordo siglato fra i sindaci di alcune
città di medie dimensioni del Nord Italia (fra cui Asti) è
una risposta alle crescenti richieste dei cittadini, sui temi della sicurezza.
Da un'indagine del "Sole 24 ore", fra il 2006 e il 2007 Asti ha perso
sei posizioni (dal 63° al 69° posto) nella classifica delle province italiane:
la causa, stando alle statistiche, sarebbe da ricercare nell'aumento di episodi
legati alla microcriminalità. Il numero di rapine, in particolare, è
ragguardevole: 33 denunce ogni 100 mila abitanti (53° posizione). Anche i
"topi d'auto" sarebbero spesso in azione (73° posto), con 165
denunce; 63° posto per scippi e borseggi (154 denunce). La maglia nera arriva però
dai furti in casa: Asti è al 101°posto, con 447 denunce per appartamenti
svaligiati ogni 100 mila abitanti. \.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
10 COSE DI NOI Il
divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega Molto
americano, l'incontro casuale fra il divo nero settantenne Morgan Freeman e la
giovane cassiera latina Paz Vega. Per una giornata parlano, si confidano,
ridono, si rattristano con simpatia e casta complicità. Lui, marito e padre,
racconta il proprio timore di essere finito, il telefono che squilla di rado,
la paura della morte. Lei, ragazza sola, racconta della propria dura vita di
lavoro come cassiera d'un supermercato, le ambizioni, l'isolamento di cui si
sente prigioniera. A sera, lasciandosi, capiscono d'essersi reciprocamente
fatti del bene, consolati. Morgan Freeman è il produttore di questo breve film
(1 ora e 20 minuti) un po' melenso, forse autobiografico, diretto da Brad
Silberling (45 anni, già regista di "Casper", di "Voglia di
ricominciare") con appropriata delicatezza e umorismo. Lietta Tornabuoni
ALLA RICERCA DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin, Jennifer Flackett, con
Abigail Breslin e Jodie Foster. La nota scrittrice di libri per infanzia
Alexandra soccorre una piccola fan che le scrive un'accorata richiesta d'aiuto:
il padre è scomparso. IL CACCIATORE DI AQUILONI Avventura. Regia di Marc
Forster, con Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La quarantennale amicizia tra Amir,
figlio di un nobile di Kabul, e Hassan, figlio del suo servo. Dal best seller
di Khaled Hosseini, dirige l'autore di "Monster's ball" e "Neverland".
10 COSE DI NOI Commedia drammatica. Regia di Brad Silberling, con Morgan
Freeman e Paz Vega. L'autore di "Casper" e "City of angels"
porta sullo schermo il rapporto di amicizia che s'instaura tra un attore in
declino e una cassiera di supermercato. IN AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia
di George Clooney, con Clooney e Renée Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925
Dodge Connolly è un esuberante campione di football che arruola nella sua
squadra un giocatore presunto eroe di guerra. La storia non convince un'intraprendente
giornalista. JUNO Commedia. Regia di Jason Reitman, con Ellen Page e Michael
Cera. Juno MacGuff è un'intraprendente sedicenne del Minnesota che riesce a
mantenere il controllo sulla sua vita anche quando scopre di essere incinta e
comincia a chiedersi, con il timido compagno di classe Paulie Bleeker, come
agire. Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. IL MATRIMONIO E' UN
.... Commedia. Regia di Cherie Nowlan, con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La
cabarettista irriverente e in declino Jean Dwight teme che la fidanzata del
figlio possa incrinare l'armonia in famiglia. NEXT Fantascienza. Regia di Lee
Tamahori, con Nicolas Cage e Julianne Moore. Dal racconto "The Golden
Man" di Philip Dick, la storia di un uomo che vanta la facoltà di prevedere
il futuro prossimo: il governo lo bracca per utilizzare questa capacità. NON
PENSARCI Commedia. Regia di Gianni Zanasi, con Anita Caprioli e Giuseppe
Battiston. Un musicista trentaseienne, un tempo piccola star punk rock,
comincia a riflettere e sulla sua vita: comincia ad occuparsi di ciò che ha
trascurato. ORTONE E IL MONDO DEI CHI Cartoon. Regia di Jimmy Hayward e Steve
Martino. Dai creatori de "L'era glaciale", la storia di un simpatico
elefante che trova un mondo di pace, quello dei minuscoli Chi, in un fiore.
OXFORD MURDERS Thriller. Regia di Alex de la Iglesia, con Elijah Wood e John
Hurt. Nei dintorni di Oxford, un'anziana signora viene trovata morta nel
soggiorno di casa: il cadavere viene rinvenuto da un professore e da uno
studente, i quali cominciano a indagare. LA SECONDA VOLTA NON ... Commedia.
Regia di Francesco Ranieri Martinotti, con Alessandro Siani e Elisabetta
Canalis. Il cosiddetto "colpo di fulmine" tra il brillante agente
immobiliate e Ilaria, in procinto di sposarsi. SHOT EM UP Azione. Regia di
Michael Davis, con Clive Owen e Monica Bellucci. Un neonato si trova al centro
di un complotto: il coraggioso Smith gli salva la vita e lo affida a una
prostituta. STEP UP 2 Musicale. Andie e Chase s'incontrano all'interno di una
scuola d'arte del Maryland: cominciano ad allenarsi insieme per partecipare a
una difficile gara clandestina. THE EYE Horror. Regia di David Moreau e Xavier
Palud, con Jessica Alba e Alessandro Nivola. Versione hollywoodiana dell'horror
asiatico, vede Jessica Alba celebre violinista non vedente dall'età di cinque
anni che, attraverso un trapianto di cornee, riacquista la vista: la attendono
orrende visioni. TUTTA LA VITA DAVANTI Commedia. Regia di Paolo Virzì con
Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. L'autore di "Ovosodo" ritrae la vita
nei call center attraverso le vicissitudini della venticinquenne laureata
Marta. TUTTI PAZZI PER L'ORO Azione. Regia di Andy Tennant, con Matthew
McConaughey e Kate Hudson. Ben Finnegan è un cacciatore di tesori che sta per
coronare il suo sogno: recuperare il carico d'oro di un galeone che giace da un
paio di secoli in fondo al mare al largo della Florida. Al suo fianco,
l'intraprendente consorte. L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier
Marchal, con Daniel Auteuil e Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra
la storia di Louis Schneider, incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi
esistenziale che cerca di proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà,
che aveva ucciso i suoi genitori. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert
Luketic, con Jim Sturgess e Kevin Spacey. Il professor Mickey Rosa forma una
squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas:
fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera. LA
ZONA Drammatico. Regia di Rodrigo Plá, con Daniel Gimenez Cacho e Maribel
Verdù. In un quartiere benestante di Città del Messico, protetto da guardie
private e filo spinato, tre ragazzi delle favelas s'introducono in una casa: la
rapina finisce in dramma, uno di loro riesce a nascondersi nella
"zona". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.
( da "Stampa, La" del 23-04-2008)
Argomenti: La Lega
Retroscena La
delusione dopo il vertice di Arcore LA "MINIFUGA" IL FUTURO PREMIER
Un giro in Brianza per smaltire la rabbia Al Governatore non basta un incarico
nel partito FABIO POLETTI Dopo il faccia a faccia Roberto non ha voluto far
subito rientro in ufficio "Ho già tanti guai guarda che parte mi tocca
fare con lui" INVIATO AD ARCORE Trenta minuti di faccia a faccia con
Silvio Berlusconi a Villa San Martino e dopo, la faccia di Roberto Formigoni è
quella che è: "Tutto bene, tutto bene". E invece bene niente per il
governatore della Lombardia che gira mezz'ora in auto per la Brianza prima di
tornare in ufficio, telefonino spento, umore assai acceso. La sintesi di quei
trenta inutili minuti ad Arcore, la trova Maria Stella Gelmini, coordinatrice
di Forza Italia in Lombardia: "Lo sapevano tutti e due qual era la
situazione". La situazione era che Roberto Formigoni al suo secondo
mandato al Pirellone, si sentiva pronto per scendere in campo anche a Roma.
Pronto a fare il presidente del Senato, il ministro degli Esteri, andava bene
anche quello delle Attività produttive, ultima richiesta messa sul piatto.
Richieste bocciate una ad una dal futuro presidente del Consiglio che non vuole
rischiare nuove elezioni, con la Lega che corre e
macina voti al Nord, ministeri pesanti e pure le mani sulla Lombardia: "Mi
affido al tuo senso di responsabilità, la gente non capirebbe se si tornasse a
votare tra pochi mesi". C'è tempo appena per un caffè. Amaro nonostante lo
zuccherino di Silvio Berlusconi: per Formigoni un incarico importante nel
Partito delle libertà, magari la vicepresidenza accompagnata da quella vaga
promessa: "Tra due anni, alla fine del mandato in Lombardia, potresti
entrare nella squadra di governo". Due anni sono una vita in politica. Due
anni sono troppi per lo scalpitante Formigoni. Dal suo entourage arrivano gli
umori del Governatore: "Il presidente è molto perplesso". Un
eufemismo, si capisce. La ciliegina amara sulla torta di una giornata iniziata
male e finita peggio. Berlusconi quasi lo liquida: "Pigliamoci qualche
giorno di riflessione...". Per intanto Formigoni prende la porta di villa
San Martino, diretto nel nulla della Brianza prima di tornare in ufficio. Si
rivedranno questa sera a Roma, ma è difficile accorciare le distanze. Chi lo
vede, racconta tutta l'amarezza di Silvio Berlusconi dopo il faccia a faccia:
"Guarda che parte mi tocca fare, devo già accontentare tanta gente e mi
tocca discutere con Formigoni". Chi lo vede e gli parla, racconta le multiple
arrabbiature del Governatore della Lombardia, in questa giornata iniziata male
e finita peggio. Iniziata con Umberto Bossi che da
Varese gli sega le gambe: "Formigoni rimane al Pirellone. Berlusconi ha
paura della reazione della gente se il Presidente della Lombardia va
direttamente a Roma. Se facciamo le elezioni a ottobre rischiamo la divisione
tra alleati". Roberto Formigoni incassa la dichiarazione via agenzia e
replica: "Il mio futuro politico lo decidiamo io e Berlusconi, non Bossi". Il viaggio ad Arcore è un calvario. Berlusconi
ha già deciso. Gianfranco Fini a Porta a Porta liquida l'argomento:
"Formigoni rimane in Lombardia". Il Governatore replica a muso duro:
"Non decide lui". Fini giura di essere stato frainteso. In un giorno
solo Roberto Formigoni riesce a non portare a casa quello che avrebbe voluto e
a fare irritare Silvio Berlusconi, Umberto Bossi,
Gianfranco Fini. Ci sono ventiquattro ore di tempo prima del nuovo incontro con
il Cavaliere di questa sera a Roma, per abbassare i toni, cercare una uscita
onorevole senza che qualcuno perda la faccia. Da Forza Italia non arrivano
commenti ufficiali. Solo gli umori neri di questa giornata nerissima:
"Formigoni è in un cul de sac. Può solo incassare". Tra i due
litiganti, come sempre c'è già chi gode. Roberto Castelli
della Lega era dato come probabile successore di Formigoni. Sarà quasi
sicuramente viceministro alle Infrastrutture. Comunque vada, con lui la Lega cade in piedi: "Non è che avendo vinto in tutto il Nord, si
azzerano le cariche istituzionali. Per noi quello con la Regione Lombardia è
solo un appuntamento mancato, se ne riparlerà tra due anni. Quanto a
Formigoni, non mi sembrava che ci fosse spazio per le sue legittime
aspirazioni. E comunque sono affari interni a Forza Italia".