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PADANIA LADRONA di Sergio
Rizzo (Il Corriere della Sera 5-8-2009)
L'ultimo
atto di Credieuronord, l'ex banca della Lega. Il
liquidatore cede gli asset al Banco Popolare per 1.6
milioni. Sull'orlo del crac, la banca aveva trovato un salvatore in Gianpiero Fiorani. Con l'appoggio del pessimo Antonio Fazio.
Il
contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore
e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall
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(WSI) – Un milione seicentomila
cinquecento sessantaquattro euro. C'era scritta questa cifra sull'assegno che
il 4 giugno Alberto Gasparri, alto dirigente del Banco Popolare, ha consegnato
a Marcello Sala, il liquidatore della Euronord holding. Oggetto: l'acquisto di quello che resta
dei beni aziendali della piccola società finanziaria in liquidazione.
Un appartamento di quattro stanze a Bergamo con box, alcuni crediti fiscali e
una serie di contenziosi attivi del valore stimato, insieme al non meglio
specificato «avviamento commerciale», in un milione 100 mila euro. Totale:
1.600.564 euro. Una società piccola,
Fino alla primavera del 2004 si chiamava Credieuronord
ed era da tutti conosciuta come la banca della Lega di Umberto Bossi. Quando
era nata il leader del Carroccio in persona ci aveva
messo la faccia come testimonial per radunare l'azionariato popolare. La frase
che campeggiava sul manifesto con il volto sorridente del senatùr
diceva: «Anche io sono socio fondatore della CrediNord. E tu?» Ma qualche anno più tardi molti di quelli
che ci avevano messi i soldi avrebbero distribuito
volantini con l'eloquente immagine di un pollo spennato e la didascalia:
«Azionista Credieuronord».
Era successo che la piccola banca di tre sportelli, nel cui consiglio sedevano
anche alcuni pezzi da Novanta del Carroccio, a causa
di alcune operazioni scriteriate aveva accumulato 8 milioni di perdite e 12
milioni di sofferenze su 47 di impieghi. «Siamo state vittime e non cause di
quella vicenda», avrebbe detto in seguito l'attuale ministro leghista Roberto
Calderoli.
Sull'orlo del crac, la banca aveva però trovato un possibile salvatore:
Gianpiero Fiorani. Con l'appoggio del governatore
della Banca d'Italia Antonio Fazio il capo della Popolare di Lodi si apprestava
a conquistare l'Antonveneta. Ma l'operazione era
contrastata anche politicamente. Sull'onda degli scandali Cirio e Parmalat, in
particolare,
L'accordo venne siglato fulmineamente alla fine
dell'estate del 2004.
Qualcosa, però, andò storto. L'ormai famosa estate dei «furbetti del
quartierino» travolse Fiorani e Fazio. Mentre buona
parte dei 2.850 soci che avevano messo soldi nella Credieuronord
era già sul sentiero di guerra, i nuovi vertici della Popolare di Lodi (Piero
Giarda e Divo Gronchi) decisero di non dare più corso alla fusione. E la
situazione precipitò, fra rabbiose proteste della base e cause legali. Inevitabile, a fine 2006, la dolorosa scelta di mettere in
liquidazione il sogno della banca padana. Con tanto di promesse dello
stato maggiore leghista.
«I soci non perderanno una lira», promise Bossi a Pontida. E Calderoli lanciò
l'autotassazione dei responsabili politici del partito, dai parlamentari ai
sindaci. Il 18 dicembre 2008 il presidente del comitato di soccorso dei soci Euronord holding, Bruno Caparini
(padre del deputato leghista Davide Caparini)
annunciava per Natale i primi risarcimenti a 1.069 dei 1.800 soci che ne
avevano fatto richiesta.
Giusto un mese prima che (il 27 gennaio 2009) il comitato di gestione del Banco
popolare deliberasse l'acquisto dei beni aziendali della ex
banca padana in liquidazione, formalizzato poi il 4 giugno. Quasi una replica
dell'operazione sfumata fra il 2005 e il 2006, perché l'acquirente altro non è che il risultato della fusione fra Popolare di Novara
e Verona e Popolare di Lodi. Con una notazione d'obbligo: la banca che ha
acquistato ciò che resta della Euronord
ha chiesto e ottenuto 1,45 milioni di Tremonti bond, i prestiti messi a
disposizione dal governo per consentire alle banche di fronteggiare gli effetti
della crisi finanziaria.
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