HOME   PRIVILEGIA NE IRROGANTO   di  Mauro Novelli          www.mauronovelli.it

DOSSIER “CREDIEURONORD”

Torna all’indice mensile 2008

 

ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

TUTTI I DOSSIER


top          ARTICOLI DEL  5-8-2009      #TOP


IN EVIDENZA

 

PADANIA LADRONA di Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera 5-8-2009)

 

L'ultimo atto di Credieuronord, l'ex banca della Lega. Il liquidatore cede gli asset al Banco Popolare per 1.6 milioni. Sull'orlo del crac, la banca aveva trovato un salvatore in Gianpiero Fiorani. Con l'appoggio del pessimo Antonio Fazio.

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.


(WSI) – Un milione seicentomila cinquecento sessantaquattro euro. C'era scritta questa cifra sull'assegno che il 4 giugno Alberto Gasparri, alto dirigente del Banco Popolare, ha consegnato a Marcello Sala, il liquidatore della Euronord holding. Oggetto: l'acquisto di quello che resta dei beni aziendali della piccola società finanziaria in liquidazione.


Un appartamento di quattro stanze a Bergamo con box, alcuni crediti fiscali e una serie di contenziosi attivi del valore stimato, insieme al non meglio specificato «avviamento commerciale», in un milione 100 mila euro. Totale: 1.600.564 euro. Una società piccola, la Euronord holding, ma con un pedigree ingombrante.

Fino alla primavera del 2004 si chiamava Credieuronord ed era da tutti conosciuta come la banca della Lega di Umberto Bossi. Quando era nata il leader del Carroccio in persona ci aveva messo la faccia come testimonial per radunare l'azionariato popolare. La frase che campeggiava sul manifesto con il volto sorridente del senatùr diceva: «Anche io sono socio fondatore della CrediNord. E tu?» Ma qualche anno più tardi molti di quelli che ci avevano messi i soldi avrebbero distribuito volantini con l'eloquente immagine di un pollo spennato e la didascalia: «Azionista Credieuronord».

Era successo che la piccola banca di tre sportelli, nel cui consiglio sedevano anche alcuni pezzi da Novanta del Carroccio, a causa di alcune operazioni scriteriate aveva accumulato 8 milioni di perdite e 12 milioni di sofferenze su 47 di impieghi. «Siamo state vittime e non cause di quella vicenda», avrebbe detto in seguito l'attuale ministro leghista Roberto Calderoli.

Sull'orlo del crac, la banca aveva però trovato un possibile salvatore: Gianpiero Fiorani. Con l'appoggio del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio il capo della Popolare di Lodi si apprestava a conquistare l'Antonveneta. Ma l'operazione era contrastata anche politicamente. Sull'onda degli scandali Cirio e Parmalat, in particolare, la Lega non dava tregua a Fazio. Finché Fiorani non si offrì di togliergli le castagne dal fuoco.

L'accordo venne siglato fulmineamente alla fine dell'estate del 2004. La Popolare di Lodi avrebbe rilevato prima di tutto i tre sportelli. Successivamente la denominazione di Credieuronord sarebbe stata cambiata in Euronord holding per arrivare entro fine 2005 alla fusione di questa scatola in Reti bancarie holding, la subholding quotata del gruppo lodigiano.

Qualcosa, però, andò storto. L'ormai famosa estate dei «furbetti del quartierino» travolse Fiorani e Fazio. Mentre buona parte dei 2.850 soci che avevano messo soldi nella Credieuronord era già sul sentiero di guerra, i nuovi vertici della Popolare di Lodi (Piero Giarda e Divo Gronchi) decisero di non dare più corso alla fusione. E la situazione precipitò, fra rabbiose proteste della base e cause legali. Inevitabile, a fine 2006, la dolorosa scelta di mettere in liquidazione il sogno della banca padana. Con tanto di promesse dello stato maggiore leghista.

«I soci non perderanno una lira», promise Bossi a Pontida. E Calderoli lanciò l'autotassazione dei responsabili politici del partito, dai parlamentari ai sindaci. Il 18 dicembre 2008 il presidente del comitato di soccorso dei soci Euronord holding, Bruno Caparini (padre del deputato leghista Davide Caparini) annunciava per Natale i primi risarcimenti a 1.069 dei 1.800 soci che ne avevano fatto richiesta.

Giusto un mese prima che (il 27 gennaio 2009) il comitato di gestione del Banco popolare deliberasse l'acquisto dei beni aziendali della ex banca padana in liquidazione, formalizzato poi il 4 giugno. Quasi una replica dell'operazione sfumata fra il 2005 e il 2006, perché l'acquirente altro non è che il risultato della fusione fra Popolare di Novara e Verona e Popolare di Lodi. Con una notazione d'obbligo: la banca che ha acquistato ciò che resta della Euronord ha chiesto e ottenuto 1,45 milioni di Tremonti bond, i prestiti messi a disposizione dal governo per consentire alle banche di fronteggiare gli effetti della crisi finanziaria.

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved