Indice degli articoli del 5-10-2007
1.
Ospedali, meno poltrone - emanuele lauria
( da "Repubblica, La"
del 05-10-2007)
2. Parea: Grillo, facci sognare, accetta e
fai sciogliere questo microcomune ( da "Provincia di Cremona, La" del
05-10-2007)
3. Regione, il libro nero della cdl - ava
zunino ( da "Repubblica, La" del
05-10-2007)
4.
"Grillate" e "urlate" incoerenti
( da "Gazzetta del Sud"
del 05-10-2007)
5.
Sanità: medici e politici a confronto
( da "Tirreno, Il"
del 05-10-2007)
6.
In Toscana l'unica legge regionale
( da "Sole 24 Ore, Il
(Centro_Nord)" del 05-10-2007)
7.
Marini e Bertinotti d'accordo per ridurre i costi della
politica ( da "Stampaweb, La" del
05-10-2007)
8. Presidente del consiglio rinuncia allo
stipendio ( da "Brescia Oggi" del
05-10-2007)
9.
COSTI POLITICA: MARINI-BERTINOTTI, PARLAMENTO SOVRANO
( da "Wall Street Italia"
del 05-10-2007)
10. Costi politica, Marini e Bertinotti
stoppano il governo ( da "Giornale.it, Il" del
05-10-2007)
11.
Costi politica, Marini-Bertinotti: ''Parlamento sovrano
e autonomo'' ( da "ADN Kronos" del
05-10-2007)
12. Se il rimpasto fosse hard
( da "EUROPA.it"
del 05-10-2007)
13. Permasteelisa
( da "Finanza e Mercati"
del 05-10-2007)
14. Ma il paese non li aiuta
( da "Stampa, La"
del 05-10-2007)
15. NERVIANO Indennità ridotte a chi
amministra il Comune ( da "Giorno, Il (Legnano)" del
05-10-2007)
16. CHE UN politico molli la poltrona
è raro. Alberto Battilani (nell
( da "Nazione, La (La Spezia)"
del 05-10-2007)
17. LO "STAFF" DEL SINDACO GHIO
INTERTVIENE SUL VOTO RIPETUTO 0 Così cresce il costo della politica
( da "Resto del Carlino, Il
(Macerata)" del 05-10-2007)
18. Più chiacchiere che risparmi
Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo
( da "Resto del Carlino, Il
(Nazionale)" del 05-10-2007)
19. Scalvenzi rinuncia al gettone
( da "Giornale di Brescia"
del 05-10-2007)
20. Pavia, non toccate i quartieri
( da "Provincia Pavese, La"
del 05-10-2007)
21. Più
chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche
spicciolo ( da "Giorno, Il
(Nazionale)"
del 05-10-2007)
22. Un
tesoro nei cassetti del caro estinto
( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)
23. Napolitano,
lo stipendio sale al Colle
( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)
Articoli
del 5-10-2007
Ospedali,
meno poltrone – Emanuele Lauria
( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)
Pagina IV - Palermo Ospedali, meno poltrone Nuova
mappa: due aziende in meno, commissari in arrivo Ecco il progetto Lagalla le
Ausl perdono la gestione dei mini-presidi Villa Sofia insieme con il
Cervello. Sciacca governerà Castelvetrano La Corte dei conti censura i
bilanci di due anni Il 26 la riforma va all'Ars EMANUELE LAURIA La
rivoluzione secondo Lagalla è approdata ieri a Palazzo dei Normanni.
Non ha lasciato traccia, almeno per ora, se non in
qualche copia coperta da segreto come un verbale giudiziario, se non nella
testa dei deputati dell'Udc che l'assessore ha incontrato prima di pranzo. Ma
eccola, la riforma che mira a ridurre le spese e muta radicalmente la mappa
del potere nel sistema sanitario isolano. Con il disegno di legge del governo viaggia la nuova
mappa di Ausl e ospedali. Alle aziende territoriali viene sottratto il
controllo delle piccole strutture, che saranno raggruppate in ogni provincia
sotto un unico ombrello gestionale e alle dipendenze dello stesso manager. A
Palermo, per esempio, ci sarà un'azienda che gestirà gli ospedali
Ingrassia, Partinico e Corleone (che già operano in sinergia), Termini
Imerese e Petralia. Un'altra azienda unirà Villa Sofia e Cervello,
mentre non cambierà fisionomia la struttura del Civico, ospedale di
rilievo nazionale, come quella del Policlinico. I
centri d'eccellenza, come l'Ismett e il San Raffaele di Cefalù,
dovrebbero fare riferimento alle aziende territoriali. Novità
significative ad Agrigento, dove il San Giovanni di Dio acquisirà la
gestione degli ospedali di Licata e Canicattì e l'azienda ospedaliera
di Sciacca controllerà anche Ribera e Castelvetrano, dando vita a una
struttura sovraprovinciale. A Trapani la competenza sugli ospedali di
Marsala, Mazara, Alcamo, Salemi e Pantelleria finirà all'azienda
Sant'Antonio Abate. Decisa la fusione di due ospedali cittadini - sempre
sotto l'aspetto gestionale - anche a Messina: sono Piemonte e Papardo, che
faranno parte di un'azienda con il nosocomio di Taormina. Immutata la
struttura del Policlinico dello Stretto, nasce sulla carta un'azienda tirrenica
che mette insieme gli ospedali di Milazzo, Barcellona, Patti, Mistretta,
Sant'Agata e Lipari. La riforma incide profondamente sulla realtà
nissena: gli ospedali di San Cataldo e Mussomeli faranno capo al Sant'Elia,
mentre è previsto l'accorpamento in un'unica azienda degli ospedali di
Gela e Caltagirone, con Mazzarino e Niscemi. Un'operazione, questa, che ha
provocato la prima frattura nella maggioranza. L'Mpa di Lombardo teme il
ridimensionamento dell'azienda di Caltagirone, un proprio feudo, e critica la
manovra. Lo fa Lino Leanza, segretario regionale del movimento e collega di
giunta di Lagalla: "Non consentiremo che a essere penalizzati siano
alcuni degli assi portanti del sistema sanitario
etneo". Il piano di Lagalla prevede che, dal momento di entrata in
vigore della legge, decadano automaticamente gli attuali direttori generali
delle aziende, sostituiti da amministratori straordinari che dovrebbero
restare in carica sino al 1° gennaio 2009. Due le ipotesi per la fase di
transizione: i commissari potrebbero essere gli stessi manager uscenti o
altri dirigenti scelti da un albo già esistente. Gli amministratori
dovranno scrivere il piano di trasferimento di beni, attrezzature e personale
da un'azienda all'altra. Alla fine, le aziende ospedaliere saranno 18 anziché
20. Colpo di forbici troppo lieve? Antonello Cracolici, capogruppo dei Ds, la
pensa così: "Il principe di Salina sarebbe fiero di
quest'operazione: cambia tutto, non cambia nulla. Giusto il principio della
riduzione delle Ausl e dello scorporo degli ospedali dalle aziende
territoriali. Ma non credo che questa riforma centrerà l'obiettivo del
risparmio". Nino Dina, presidente dei deputati regionali dell'Udc,
sostiene che la filosofia è un'altra: "Siamo davanti a una
razionalizzazione della rete ospedaliera: si determinerà un'economia
di scala anche attraverso l'eliminazione di reparti e divisioni
"gemelle" in strutture vicine". Il piano è soggetto a
modifiche. Ma Lagalla vuole fare in fretta: la riforma dovrebbe cominciare il
suo viaggio all'Ars il 26 ottobre. "Bisogna voltare pagina", va
ripetendo da giorni l'assessore. Anche nei confronti dei recenti episodi di
malagestione: la Corte dei conti, è notizia di ieri, ha bocciato i
bilanci 2004 e 2005 di molti ospedali siciliani, fra i quali il Sant'Antonio
Abate, il Piemonte, l'Ompa di Ragusa e il Cervello. Irregolarità
gestionali sono state riscontrate al San Giovanni di Dio di Agrigento e
all'azienda ospedaliera di Sciacca.
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( da "Provincia di Cremona, La" del 05-10-2007)
Parea: Grillo, facci sognare, accetta e fai sciogliere
questo microcomune CREMONA - "Se a questo serve un sindaco di un paesino
di 350 abitanti - afferma Federico Parea, segretario provinciale dello SDI di
Cremona, commentando la notizia della nomina di Beppe Grillo ad assessore del
Comune di Castelvisconti - allora invitiamo Grillo ad accettare l'incarico
ponendo una condizione programmatica coerente con la sua lotta contro gli
sprechi della pubblica amministrazione: lo scioglimento del Comune di Castelvisconti". Per l'esponente dei socialisti
democratici italiani, "sarebbe ora che di costi della politica si incominciasse
a parlare seriamente. Si perde tempo dietro la pagliuzza dei gettoni di presenza miserrimi dei consiglieri comunali senza accorgersi delle
travi delle decine milioni di euro che gli enti locali giocano al risiko
delle aziende partecipate o dello spreco dato dall'esistenza stessa di
enti locali che si giustificano unicamente in nome dell'autoconservazione
delle proprie burocrazie o del protagonismo dei propri sindaci".
"Coraggio, Grillo- conclude Parea - facci sognare: partiamo dallo
scioglimento di Castelvisconti. Sui costi della politica noi siamo per fare
sul serio".
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( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)
Pagina IX - Genova L'opposizione presenta il
"suo" bilancio sull'azione di governo di Burlando: "In un anno
persi novemila posti di lavoro" Regione, il libro nero della Cdl
"Con il centrosinistra più tasse e più
disoccupazione" Il pesante atto d'accusa è stato firmato ieri dai
vertici del partito azzurro Il prossimo passo sarà la stesura di un
dossier che sarà distribuito alle famiglie liguri AVA ZUNINO Novemila
disoccupati in più dal primo trimestre del 2006 a quello del 2007; 35
per cento di turisti in meno; 90 milioni di tasse in più all'anno,
costi della politica aumentati e progetti bloccati:
è la Liguria governata da Claudio Burlando e dalla sua giunta di
centrosinistra, così come la sintetizzano i manifesti di Forza Italia
che da oggi inizieranno ad essere affissi in tutta la regione. Dalla fine
dell'anno, poi, i numeri dell'attività della prima metà di
mandato della giunta Burlando, messi a confronto con quelli della giunta di
centrodestra guidata da Sandro Biasotti, oltre che dei governi Berlusconi e
Prodi, diventeranno un dossier che sarà distribuito alle famiglie
liguri. "In un momento in cui impera l'antipolitica,
abbiamo voluto mettere a confronto solo i dati delle ricadute sui liguri
delle azioni di Burlando e di Biasotti, e anche dei governi nazionali Prodi e
Berlusconi", ha spiegato ieri il capogruppo di Fi in Regione, Luigi
Morgillo, in una conferenza stampa insieme al coordinatore ligure del suo
partito, Michele Scandroglio, e ai consiglieri Matteo Rosso, Gabriele Saldo,
Gino Garibaldi e Franco Orsi. è stato Orsi a ricordare come: "da
due anni la giunta Burlando non rinnova l'ordinanza di Protezione Civile che
dichiara la Liguria a rischio alluvioni. Era sempre stata rinnovata, anno per
anno, con uno stanziamento di due milioni, ma lo scopo
era la pulizia dei torrenti da parte dei privati: obbligava i proprietari a
pulirli, mentre ora, se vogliono farlo, devono seguire contorti percorsi
burocratici e hanno bisogno di autorizzazioni delle Province. E gli effetti,
dopo due anni, si vedono, basta andare a vedere lo stato dei torrenti, che
sono inerbati", con materiale che con le piogge può ostruire il
passaggio dell'acqua. Morgillo ha messo a confronto l'azione della
giunta di centrosinistra con quella di centrodestra tema per tema: liste di
attesa per la sanità con tempi triplicati, ha detto, mentre sono stati
bloccati gli investimenti. L'inerzia nel settore ambiente dal 2008 si
rifletterà sulla tassa dei rifiuti "che diventerà
più alta dell'Ici", ha detto Orsi. Come? "Grazie all'ecotassa
messa per i rifiuti portati a discarica, mentre sono stati bloccati i
termovalorizzatori". Poi: "Proroga dei termini per chi inquina,
annullamento dei finanziamenti ai privati che installano i pannelli solari:
noi avevamo finanziato 500 impianti. Il disinteresse è anche per il
sociale - dice Morgillo - Noi avevamo tra l'altro creato 20 asili nido
aziendali, pagati dalle imprese, con 577 posti, loro che li contestavano non
ne hanno creato neppure uno. Hanno bloccato il piano di informatica della
terza età (con Biasotti avevamo insegnato ad usare il computer a 7500
anziani over-65) e se noi avevamo realizzato 1000 posti di residenze sociali
per anziani, loro in due anni e mezzo non ne hanno realizzato nemmeno
uno". I costi della politica? "Burlando ha
otto assessori esterni, sei più di Biasotti: e ogni assessore esterno
costa alla Regione come un consigliere in più", dice Orsi. Quanto
all'ex presidente Biasotti, i rapporti con Fi sono tornati gelidi dopo il
consiglio regionale in cui lui è andato all'attacco di Burlando sulla
vicenda della guida contromano e Fi ha preferito tenere i toni bassi.
Sarà ancora lui il candidato presidente del centrodestra? "Il
discorso è prematuro - dice Scandroglio - in questo momento è
il candidato più accreditato. In ogni caso ci consulteremo con gli alleati".
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( da "Gazzetta del Sud" del 05-10-2007)
I Costi della politica
"Grillate" e "urlate" incoerenti Melchiorre Briguglio
Com'era prevedibile, la paura del "Grillo parlante" ha rimesso in
moto un giustizialismo già sperimentato. I costi della politica sono l'attuale oggetto di certe
"urlate". Sappiamo bene che il tema fa breccia in un'opinione
pubblica sempre più frastornata da un'economia allo sbando, costretta
a confrontarsi con quotidiane insicurezze. Andiamo, quindi, un poco
controcorrente dicendo che un conto è usare la forbice per eliminare
privilegi e sprechi, altro è pretendere di pagare il parlamentare con
minimi di sussistenza. Sappiamo anche che l'incoerenza è un grande
difetto di noi italiani. Vorremmo uomini politici onesti, bravi e dediti
giorno e notte al servizio della cosa pubblica e, al contempo, immaginiamo di
non pagarli quanto gli alti funzionari dello Stato. Perché mai, se la politica è dovrebbe essere il motore del sistema?
Come si fa a pensare che il parlamentare debba essere retribuito meno del
dipendente della Camera di appartenenza? Come si fa a non capire che,
così pretendendo, avremmo solo uomini politici ricchi di casa propria
o "costretti" ad "arrotondare" le indennità in
qualsiasi maniera (anche illecita)? I conti pubblici non si risanano con
comportamenti simbolici o con moralismi facili e demagogici. Passi che a
esercitarsi in tali pratiche siano i frequentatori dei supermercati,
dei tranvai o gli incolonnati nelle lunghe file d'attesa, autentiche vittime
della durezza dell'esistenza. Diventa, invece, intollerabile il
"predicozzo" da parte di certa informazione o di esponenti
dell'alta Finanza. Costoro, credendo di assolversi, vanno sostenendo che
c'è differenza tra privato e pubblico e che al primo apparterebbe la
libertà di retribuzione. Tale assunto, verificato sul banco di
prova della moralità, è gia una bella stupidaggine. Diventa,
poi, menzognero ove si rifletta che, per pagare profumatamente
"grandi" direttori, ipergiornalisti (che fanno inchieste tanto
appassionanti) e collaboratori "di grido" si utilizza anche denaro
pubblico, attraverso intollerabili finanziamenti a certi gruppi editoriali.
Come accade per i compensi a taluni urlatori della televisione, cui
corrispondiamo un canone, o per quelli ai manager delle grandi e
sovvenzionate imprese. (venerdì 5 ottobre 2007).
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( da "Tirreno, Il" del 05-10-2007)
Piombino - Elba Sanità: medici e politici a
confronto Dall'elisoccorso ai problemi dell'isola in tre giorni di convegno
PORTOFERRAIO. Essere un'isola minore non significa avere meno problemi,
soprattutto se si parla di sanità. E' proprio per mettere a fuoco
questi problemi e cercare di risolverli che è stato organizzato,
dall'Associazione nazionale sanitaria piccole isole,
un incontro ad ampio raggio. Partirà oggi, infatti, alle 15 la tre giorni
di incontri, dibattiti e confronti tra medici, personale qualificato e
istituzioni. Una serie di appuntamenti dedicati ai problemi in tema di
sanità che convolgono tutte le piccole isole, dall'elisoccorso fino
alla telemedicina saranno tutti argomenti che verranno trattati con gli
esperti del settore e personalità politiche. Al via quindi nel primo
pomeriggio all'hotel International di Naregno la prima giornata. Una prima
giornata che si aprirà con i saluti del presidente nazionale
Anspi, l'associazione nazionale sanitaria piccole
isole, Antonino Scirè e con la presentazione del dottor Gianni
Donigaglia, medico di medicina generale a Marciana Marina, ma anche vice
presidente nazionale di Anspi. Seguiranno poi i
saluti da parte delle autorità istituzionali presenti, tra le quali il
sindaco di Capoliveri, il presidente della comunità montana, Danilo
Alessi, il presidente dell'Ancim, l'associazione nazionale
dei comuni delle isole minori e sindaco di Rio nell'Elba Catalina Schezzini,
ma anche il direttore generale dell'azienda Usl di Livorno Fausto Mariotti e,
sempre per i primi saluti, anche un rappresentante del governo maltese.
Seguirà una lettura magistrale del presidente Anspi, Antonino
Scirè sul tema degli "aspetti attuali della tutela della salute
nelle isole minori d'Italia", subito dopo, verso le 18, sarà il
momento della tavola rotonda nella quale si parlerà delle
"strategie di intervento istituzionale verso le problematiche sanitarie
delle isole minori". In questo caso un momento ritenuto importante data
la presenza del direttore generale della programmazione
del Ministero della salute Filippo Palumbo, praticamente colui che redige il
sistema sanitario
nazionale e il sottosegretario del
Ministero della Salute, Serafino Zucchelli. Dunque l'Elba come base operativa
per un appuntamento di rilievo nazionale che
intende mettere in luce i problemi che accomunano le isole minori in tema di
sanità, con la speranza di trovare ascolto all'interno del
sistema sanitario nazionale, infatti, ammette lo
stesso Donigaglia: "Se riusciremo a far ragionare insieme tutte queste
personalità avremo raggiunto un traguardo importante".
Sarà inoltre una occasione per "far emergere un nuovo modo di
lavorare e dare soluzioni concrete ai nostri mezzi di lavoro, approfittando
della presenza dei rappresentanti istituzionali" commenta ancora il vice
presidente Anspi Donigaglia che si auspica anche "il raggiungimento di
un accordo per garantire la sistemazione delle risorse umane al fine di offrire
continuità alle strutture dell'isola" Ivo Riccio.
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( da "Sole 24 Ore, Il (Centro_Nord)" del 05-10-2007)
Centro-Nord PROFESSIONI E LAVORO data: 2007-10-03 -
pag: 15 autore: In Toscana l'unica legge regionale Le
cure innovative si fanno spazio nei sistemi sanitari regionali del
Centro-Nord. In Toscana vige l'unica legge regionale dell'area, la n. 9 del
2007, che ne disciplina le modalità di esercizio, da parte dei medici
e odontoiatri, dei medici veterinari e dei farmacisti, e dal 2005 le medicine
complementari sono inserite nei Livelli essenziali di assistenza regionale (Lea).
"Attualmente sono 57 gli ambulatori pubblici che erogano prestazioni di
agopuntura, omeopatia, fitoterapia e medicina manuale, presso le Aziende
sanitarie – spiega Sonia Baccetti, responsabile Rete della Regione Toscana di
medicina integrata –. Nel 2006 è stato sottoscritto un accordo
integrativo per cui le Asl possono assumere a convenzione i medici per le
prestazioni di medicine non convenzionali (Mnc)". è dal 1996 che
nei Piani sanitari della Toscana vi fanno riferimento. In Emilia-Romagna
l'Osservatorio per le Mnc è nato nel 2004 per promuovere progetti
sperimentali da includere nei piani di attività delle Aziende
sanitarie, per agopuntura, omeopatia e fitoterapia. "Alla fine
stabiliremo la validità o meno dell'integrazione di certe pratiche, in
determinate circostanze, nel sistema di assistenza ", precisa Marco
Biocca, coordinatore dell'Osservatorio. Il programma, finanziato per un
milione di euro, si chiude quest'anno,ma sono allo studio nuove linee guida
per il futuro. In Umbria la sperimentazione passa dagli ambulatori di
medicina integrata, già attivo il primo presso la Asl 2 di Perugia:
per le prestazioni una tariffa a copertura dei costi. "Abbiamo anche
formato i medici e definito con gli Ordini degli elenchi volontari dei
professionisti ", dice Carlo Romagnoli, dirigente Servizio sanitario Regione Umbria. Nelle Marche è invece il
nuovo Piano sanitario 2007-2009 a definire il
percorso per l'integrazione e l'avvio della sperimentazione. Man.M.
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( da "Stampaweb, La" del 05-10-2007)
(11:47) Marini e Bertinotti d'accordo per ridurre i
costi della politica Dai presidenti di Camera e
Senato un impegno comune per tagliare le spese ROMA Il Parlamento, nella sua
autonomia, proseguirà nell'azione di riduzione dei costi. Lo affermano
in una nota il Presidente del Senato, Franco Marini e
quello della Camera, Fausto Bertinotti, in una nota congiunta. "Sulla
questione dei costi della politica - si legge nella nota - le
Presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati
confermano, nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla
Finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del
resto già avviata. L'azione intrapresa dai due rami del
Parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano venute
determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio dei
parlamentari, proseguirà anche per ciò che riguarda le
indennità degli stessi parlamentari. Sarà il Parlamento, nella
sua sovranità, a realizzare questi compiti, sulla base della
convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la
conquista di un rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il paese passa per
questa sua autonoma assunzione di responsabilità".
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( da "Brescia Oggi" del 05-10-2007)
I COSTI DELLA
POLITICA/GHEDI. Iniziativa dell'ex sindaco della cittadina, che è
anche consigliere provinciale Presidente del consiglio rinuncia allo
stipendio Scalvenzi dice no a 970 euro al mese "Non siamo una casta,
diamo il buon esempio. Il mio un impegno contenuto" .
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( da "Wall Street Italia" del 05-10-2007)
ROMA Stampa Invia Costi politica:
Marini-Bertinotti, Parlamento sovrano di ANSA Avanti con tagli a partire da
vitalizio, ma scelta autonoma (ANSA) - ROMA, 5 OTT - Avanti con i tagli dei
costi della politica, ma il compito spetta al Parlamento che resta
sovrano. Lo sostengono
Marini e Bertinotti. I presidenti delle due Camere, in una dichiarazione
congiunta dicono si' ai tagli, a cominciare dal vitalizio dei parlamentari e
a proseguire con le indennita', ma avvertono: 'il compito di realizzare le
riduzioni spetta al Parlamento nella sua sovranita' e attraverso la
''autonoma assunzione di responsabilita''.'Sulla questione dei costi della politica - si legge nel comunicato - le presidenze del
Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano, nel momento
in cui si da' inizio ai lavori sulla finanziaria, l'esigenza di proseguire
nell'opera per la loro riduzione del resto gia' avviata. L'azione intrapresa
dai due rami del Parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si
erano venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul
vitalizio dei parlamentari, proseguira' anche per cio' che riguarda le
indennita' degli stessi parlamentari. Sara' il Parlamento, nella sua
sovranita' a realizzare questi compiti, sulla base della convinzione maturata
al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la conquista di un
rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il paese passa per questa sua
autonoma assunzione di responsabilita''.(ANSA). tutte le news " 12:03
Pakistan: confermate le elezioni presidenziali di domani 11:39 Nucleare:
Ahmadinejad, non negoziamo i nostri diritti 11:20 Pm Catanzaro: Cappon,
valutazione su Santoro in Cda 10:46 Iraq: operazione aerea Usa, 25 morti. I
presidenti di Camera e Senato in una nota congiunta mettono la sordina
all'invadenza dell'esecutivo: "Ai tagli stiamo provvedendo, in totale
autonomia. Proseguendo un processo già iniziato" >> leggi
la news (link esterno) tutte le news " 12:27 Spagna, in cella i leader
indipendentisti di Batasuna 11:02 Mastella: "Questo è
linciaggio" 10:47 Il pm: "Tre anni e mezzo al rom ubriaco che
uccise quattro giovani" 10:12 Aviaria, il virus è mutato Ora
è pericoloso per l'uomo. "E' compito del Parlamento
tagliare" Costi della politica, Marini e
Bertinotti "E' compito del Parlamento tagliare" (11:41 05/10/2007)
>> leggi la news (link esterno) tutte le news " 11:00
"Annozero", Mastella al contrattacco "Cda Rai se ne occupi o
chiederò sfiducia" 10:35 Viagra ai criceti e bombe gay Il volto
bizzarro della scienza 10:20 Prodi frena Veltroni "Al governo serve
continuità" 09:13 Semplicità e buon prezzo Il trionfo dei
vini "outsider".
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( da "Giornale.it, Il" del 05-10-2007)
Di Redazione - venerdì 05 ottobre 2007, 12:18
Stampa Dimensioni Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Roma - Avanti con
i tagli dei costi della politica, a cominciare dal
vitalizio dei parlamentari e a proseguire con le indennità, e stop
alle "mani lunghe" del governo. Ma il compito di realizzare le
riduzioni spetta al parlamento nella sua sovranità e attraverso la
"autonoma assunzione di responsabilità". Lo affermano, in
una dichiarazione congiunta, i presidenti di Senato e Camera, Franco Marini e
Fausto Bertinotti. Autonomia Stufi delle ingerenze
dell'esecutivo (che nella Finanziaria ha inserito una norma per la riduzione
del numero di deputati e senatori) difendono l'autonomia delle Camere:
"Sulla questione dei costi della politica - si
legge nel comunicato congiunto dei presidenti delle Camere - le presidenze
del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano,
nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla finanziaria,
l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del resto
già avviata". Eliminare le storture "L'azione intrapresa dai
due rami del parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano
venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio
dei parlamentari, proseguirà anche per ciò che riguarda le
indennità degli stessi parlamentari. Sarà il parlamento, nella
sua sovranità - sottolineano Marini e Bertinotti - a realizzare questi
compiti, sulla base della convinzione maturata al suo interno che la difesa
delle sue prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le
istituzioni e il paese passa per questa sua autonoma assunzione di
responsabilità".
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( da "ADN Kronos" del 05-10-2007)
Roma, 5 ott. (Adnkronos/Ign) -
''Sulla questione dei costi della politica le
presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati
confermano, nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla
Finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del
resto già avviata". Lo affermano in una nota congiunta i
presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti.
"L'azione intrapresa dai due rami del Parlamento con l'eliminazione di
alcune storture che si erano venute determinando nei passati decenni, a
partire da quella sul vitalizio dei parlamentari, proseguirà -
assicurano i vertici dei due rami del Parlamento - anche per ciò che
riguarda le indennità degli stessi parlamentari. Sarà il
Parlamento, nella sua sovranità, a realizzare questi compiti, sulla
base della convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue
prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il
Paese passa per questa sua autonoma assunzione di
responsabilità". Botta e risposta tra il premier e Veltroni,
intanto, sulla riduzione della squadra di governo. A Torino per inaugurare il
nuovo tratto della metropolitana fra Porta Susa e Porta Nuova, Romano Prodi
'risponde' con un semplice no del capo ad una domanda sulla riduzione di
ministri e sottosegretari, questione oggi riproposta dal sindaco di Roma e
candidato-segretario del Pd Walter Veltroni in un'intervista a 'La
Repubblica'. Un gesto, ha precisato il portavoce Silvio Sircana che ribadisce
quanto espresso qualche giorno fa dal presidente del Consiglio in
un'intervista al Tg1 sulla necessità di lasciar lavorare il governo,
tenendo come bussola il principio della continuità. "Io dico che
il governo funziona molto bene, abbiamo fatto un gioco di squadra e comunque
l'efficienza e la continuità del governo sono una pura competenza del
presidente del Consiglio", poi precisa il premier.
( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)
COSTI DELLA
POLITICA Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria
taglia solo qualche spicciolo LO SAPETE come andrà a finire? Che non
cambierà nulla a proposito dei costi della politica. Oggi governo,
presidenza della Repubblica e parlamento fanno a gara nel dare risposte, nel
proporre tagli, ridimensionamenti e ipotizzare futuri tagli ed eliminazione
degli sprechi. Ma in concreto che
cosa sta veramente avvenendo? Cominciamo dalla Finanziaria 2008. Si sono
proposti: a) l'aumento automatico degli aumenti degli stipendi parlamentari
(attualmente agganciati a quelli dei presidenti di Corte di Cassazione; b) la
riduzione del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti;
c) l' abolizione di 105 comunità montane, su 356, con un risparmio di
67 milioni di euro; d) il taglio di 1260 comuni dalle comunità
montane; e)nessun consiglio circoscrizionale per i comuni fra i 30 mila e 100
mila abitanti (interessa 70 comuni e il risparmio si aggira sui 79 milioni di
euro l'anno) ; f) i compensi dei consiglieri comunali e provinciali saranno ridotti
per complessivi 205 euro l'anno. In più si aggiungano gli impegni di
spesa del Quirinale (aumentati di 17 milioni di euro, rispetto al bilancio di
previsione 2007 e che dovrebbero rimanere fermi a 241 milioni di euro nel
2008). Questo significa che la nostra massima istituzione repubblicana
continuerà a costare due o tre volte in più delle analoghe
istituzioni della Francia, della Germania e delle monarchie inglese e
spagnola. Queste proposte, comunque, vengono giudicate dai media come un primo
importante segnale di risposta al diffuso malcontento (e anche rabbia)
dell'opinione pubblica. Ma tutti i capitoli di risparmio analizzati con
attenzione scoprono facilmente punti deboli, insufficienze e varchi che
possono far dilatare i tempi all'infinito dei provvedimenti che dovrebbero
essere approvati. E, in quanto ai risparmi veri, al di la della facciata, se
saranno approvati si tradurranno in cifre molto marginali che sostanzialmente
non faranno cambiare granchè, rispetto ai colossali sprechi della politica e delle istituzioni ormai sotto gli occhi di
tutti. - -->.
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( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo
Piano Numero 236, pag. 3 del 5/10/2007 Autore: di Giampiero Di Santo
Visualizza la pagina in PDF La misura è contenuta
nella Finanziaria. Che dimezza i fondi per vaccinare le 12enni dall'Hpv. Un
tesoro nei cassetti del caro estinto Risparmi dai farmaci integri e non
scaduti ritrovati a domicilio Svuotare cassetti, guardare negli armadi,
frugare nei ripostigli, cercare negli stipetti, rovistare nei comò.
Compito un po' macabro, ma ruolo di primo piano nella missione nazionale di caccia al risparmio affidata dalla Finanziaria
2008, articolo 46, al sistema sanitario italiano.
Già, perché con la manovra per l'anno prossimo, probabilmente,
nascerà una nuova figura professionale: il procacciatore, meglio, il
recuperatore di farmaci per malati terminali già erogati dal servizio sanitario nazionale e non utilizzati dal paziente causa
passaggio a miglior vita. Incredibile ma vero, una misura del genere, se
applicabile, farebbe risparmiare anche soldi allo stato, come spiega la
relazione tecnica messa a punto dai tecnici del ministro dell'economia,
Tommaso Padoa Schioppa, e della sua collega della salute, Livia Turco.
"L'articolo 46, commi 1, 2, 3, 4 e 5 contiene norme finalizzate a
potenziare gli strumenti di controllo di controllo degli andamenti del
settore farmaceutico e si rendono necessarie al fine di consentire il
conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica programmati per il mesedimo
settore", è la spiegazione. Certo, le cifre non sono meglio
specificate, ma i cacciatori di farmaci, un po' come i Ghostbusters, i cacciatori
di fantasmi di un film degli anni Ottanta, avranno un incarico di
responsabilità. Starà a loro, spiega la Finanziaria, rimediare
almeno in parte agli "sprechi di farmaci" consentiti dalla
legislazione vigente, che in pratica condanna al macero "i medicinali
destinati al trattamento di persone anziane o di malati terminali anche
quando rinvenuti in confezione perfettamente integre e in corso di
validità nella struttura residenziale o nell'ultimo domicilio del
paziente". Medicinali di grande valore, insomma, fanno la stessa fine
dei farmaci scaduti, con il risultato che vengono dilapidati, probabilmente,
parecchi milioni di euro ogni anno. Con la nuova legge tutto ciò non
sarà più possibile, perché sarà prevista, appunto, la
"possibilità di utilizzo di queste confezioni, con le dovute
cautele e garanzie, da parte delle residenze sanitarie assistite, della Asl e
delle organizzazioni non lucrative che hanno assistito il paziente
deceduto". Proprio così c'è scritto nella manovra di bilancio.
E non è facile credere ai propri occhi, o semplicemente rimanere
indifferenti di fronte a queste parole. Uomini delle organizzazioni non
lucrative di cui si parla hanno già fatto sapere di essere rimasti
molto colpiti da un provvedimento che non ha certo il difetto della mancanza
di originalità. Quanto alla possibilità di applicarlo nella
vita di tutti i giorni, però, i dubbi non sono pochi. Pensiamo al
manager della Asl che crea una squadra di uomini incaricati di andare in casa
del defunto, di rovistare tra le sue cose, tra le foto di una vita, tra i
ricordi e le lacrime delle famiglie, per scovare le medicine ancora in
perfette condizioni, separare il grano dal loglio, cioè i farmaci
ancora validi da quelli scaduti o di cui si sospetta comunque il
deterioramento, infilare tutto in buste e bustine e finalmente caricare tutto
su un furgone e portarlo via. Meno impegnativo sarà invece organizzare
un servizio del genere in una Residenza sanitaria assistita, cioè in
una casa per malati terminali dove i degenti sono ricoverati e curati. Oppure
in casa del caro estinto se la famiglia è stata aiutata da una
organizzazione di volontari ad accompagnare il malato con meno sofferenza
verso la morte. Sarà interessante, per tornare ai freddi numeri
verificare alla fine del 2008 quanto lo stato sarà riuscito a
risparmiare con il recupero dei farmaci. Ma nell'attesa di avere dati certi,
qualcosa di sicuro c'è già. Un risparmio di 40 milioni di euro sulla campagna per la vaccinazione delle
dodicenni contro il rischio di cancro del collo dell'utero. Per questa
iniziativa, che farà il seguito a quella per celebrare l'anniversario
del Sistema sanitario
nazionale dallo slogan "Pane...amore
e...sanità", Palazzo Chigi aveva promesso uno stanziamento di
settanta milioni di euro da prevedere con la Finanziaria per il 2008.
Invece, l'articolo 48 della manovra di bilancio si rimangia, almeno in buona
parte, la somma annunciata. "La norma è diretta ad autorizzare la
spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2008 finalizzata alla concessione di
un contributo finanziario alle regioni e alle province autonome finalizzato
ad agevolare la diffusione tra le dodicenni della vaccinazione Hpv basata
sull'offerta attiva del vaccino", si legge nella relazione tecnica.
"Alla copertura si provvede a valere su una quota delle risorse
dell'apposito fondo da ripartire ai sensi dell'articolo 79 della presente
legge, istituito presos lo stato di previsione del ministero della
salute". Per garantire un futuro senza tumori dell'utero alle dodicenni,
insomma, lo stato spenderà molto di meno di quanto annunciato in
tivù e sulla stampa. E si tratta di una retromarcia di non poco conto,
se si considera che il taglio virtuale è pari a oltre il 58%. Scherzi
della comunicazione, si dirà, o ancora scherzi della finanza pubblica,
che cerca sempre di riprendersi con una mano quello che dà con l'altra
o di fare promesse che poi non sempre è possibile mantenere,
soprattutto quando si ha un deficit pubblico sempre in tensione a causa della
enorme e incombente montagna del debito pubblico. Ma tant'è, ormai lo
stanziamento si è più che dimezzato e le dodicenni, magari,
aspetteranno di arrivare a tredici, quattordici, o quindici anni prima di
potersi mettere completamente al sicuro contro i rischi del virus Hpv, anche
se dovranno pagarselo di tasca propria. Chi invece non dovrà attendere
nulla per sapere quanto avrà risparmiato, a questo punto, è
proprio Tommaso Padoa-Schioppa. Molto soddisfatto, probabilmente, perché
questa volta un taglio di spesa è riuscito, alla fine, a portarlo a
casa davvero.
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( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo
Piano Numero 236, pag. 5 del 5/10/2007 Autore: di Emilio Gioventù Visualizza
la pagina in PDF Aumentano le spese di Quirinale, camera
e senato. Prodi sconta le poltronissime di palazzo Chigi. Napolitano, lo
stipendio sale al Colle In tre anni 8 mila euro in più. Lo batte solo
Bush: di 2 mila € La strada del ravvedimento della casta è lastricata
di buone intenzioni. Peccato che si mettano di traverso i numeri, così
freddi ma così incontestabili. E così, le tante sbandierate
promesse di tagli dei costi di qua, congelamento degli stipendi di là,
fatti un po' di conti, vengono smentite dalle cifre. Dice altro, infatti, la
tabella 2 allegata al Bilancio dello Stato che ItaliaOggi ha elaborato.
Partendo proprio dal Colle dove il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano aveva annunciato un taglio drastico alle spese. Ma proprio lo
stipendio del capo dello stato continua a crescere. Se nel 2006, infatti, a
fine mese mette da parte 218.407 euro, a fine di quest'anno lo stipendio
annuo sarà di 222.993. Nel 2008, invece, arriverà a 226.561
euro, con un mensile di 18.880 euro. Facendo un po' di conti, dunque, dal
2006 al 2008 la retribuzione presidenziale cresce di 8.154 euro (variazione
del 3,73%), aumento mensile di 679,5 euro. Cifre, lorde, che fanno di fatto
Napolitano tra i capi di stato più pagati al mondo. Anche dello stesso
Romano Prodi che a livello europeo si prese non poche critiche per quello
stipendio mensile lordo di 18.660 euro circa. Di sicuro il capo dello stato
guadagna due volte e mezzo in più di di quanto prenda il collega
francese Nicolas Sarkozy ed è appena sotto la retribuzione mensile
della cancelliera tedesca Angela Merkel: lo statunitense George W. Bush lo
batte, invece, per 2.000 euro lordi al mese. In realtà, crescono anche
le spese del Qurinale: dai 217 milioni di euro e i 224 del 2007 ai 230 milioni
650mila euro l'anno; un aumento di 13 milioni e 650 mila. Per gli amanti dei
confronti l'invito è a dare un'occhiata a cosa accade in Gran Bretagna
dove Buckingham Palace tra il 2006 e il 2007 è riuscito a risparmiare
531.283 euro passando da 54.154.054 euro (nel libro La Casta di Rizzo e Stella in realtà la cifra si aggira tra i 56 e i 58 milioni di
euro, ma non tiene conto degli effetti del cambio elaborati invece da
ItaliaOggi) a 53.622.771 euro. Questo è scritto sul bilancio
consuntivo di sua maestà la regina Elisabetta approvato lo scorso
mese. Scendendo dal Colle e infilandosi nel senato presieduto da
Franco Marini ci si imbatte in un aumento delle spese pari al 3,59% con una
variazione assoluta tra 2006 e 2008 di 18 milioni e un aumento mlensile di un
milioni e 500mila. Spese in aumento anche alla corte di Fausto Bertinotti. La
Camera nel 2006 ha speso 945 milioni circa, 961 milioni è la spesa
2007, 990 milioni 500mila quella del 2008, con una variazione di 45 milioni
di euro. Palazzo Chigi, invece, paga l'affollamento voluto dal premier Romano
Prodi: da 373milioni del 2006, fino a spese calcolate per il 2008 per un
totale di 433 milioni circa.
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Se il rimpasto fosse hard ()
( da "EUROPA.it" del 05-10-2007)
GOVERNO Sforbiciata
o maxi-ristrutturazione? Prodi sceglierà dopo la Finanziaria Se il
rimpasto fosse hard MARIO LAVIA Arturo Parisi ieri ha detto: "L'unica
cosa che si deve evitare è sprecare parole che, nel momento in cui si
pronunciano, già si sa che non potranno essere seguite dai
fatti". Si riferiva al Pd, il ministro della difesa, ma il concetto
è applicabile anche e forse soprattutto al governo. Da mesi
l'esecutivo promette di intervenire seriamente sui costi della politica. Si cerca ora di passare ai fatti, aggredendo la
questione su più fronti: amministrazioni locali, proposte di riforme
costituzionali (il numero dei parlamentari), tagli alle
spese tipo auto blu, congelamenti degli aumenti automatici degli stipendi di
onorevoli e senatori e via sforbiciando. Rutelli lo ha ribadito alla camera:
"Dobbiamo ridurre l'impatto dei costi della politica e delle
pubbliche amministrazioni, lo penso perché è giusto e perché è
un'esigenza reale del paese, e si deve farlo non in omaggio di una
demolizione della responsabilità pubblica, ma al contrario per rendere
più efficiente ed efficace la politica. Il
governo ha fatto più cose in questo campo in poco più di un
anno di quanto abbiano fatto altri nell'intera legislatura". Il
vicepremier ha anche chiarito che il governo propone di diminuire il numero
dei deputati da 630 a 450 e quello dei senatori da 315 a 200. Detto tutto
ciò, sembra molto difficile che il governo non "sforbici" se
stesso. Il tema del dimagrimento dell'esecutivo (che detiene il record
europeo negativo: 103 membri) è ormai posto. Ma cosa fare, come
procedere? Una buona occasione per cominciare sarà già la
Finanziaria. I senatori di Sd Salvi e Villone, per esempio, proporranno che
il numero totale dei componenti del governo a qualsiasi titolo, compresi
ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari, non possa essere
superiore a 50. Dopo la Finanziaria, con un governo corroborato (sempre che
le cose vadano come devono andare), Romano Prodi potrebbe avere dinanzi a sé
due strade. Una più soft, l'altra più hard. la prima prevede un
intervento di razionalizzazione, con il taglio di 4 ministri (5 in caso di
new entry di Fassino), di un paio di viceministri, di una quindicina di
sottosegretari. I ministri più facilmente "depennabili"
vanno cercati fra quelli senza portafoglio, con conseguente assorbimento
delle rispettive deleghe da parte di altri dicasteri. La seconda ipotesi
è più forte. In pratica, si tratterebbe di prendere a
riferimento la riforma Bassanini (come in sostanza proporrà Veltroni),
che prevedeva 12 ministri. Cifra che potrebbe arrivare a 15, non di
più, come il governo sarkozysta. Con corrispondente, abbondante,
taglio di viceministri e soprattutto sottosegretari. Resterebbero intangibili
i ministeri "pesanti", su tutti gli altri si potrebbe discutere.
Ovviamente, la questione è tutta politica. Il
discorso è molto delicato. E ha chiaramente grosse controindicazioni
che peraltro Prodi conosce benissimo: se si tocca una carta rischia di venir
giù tutto. "Ha questo governo una forza politica
tale da consentirgli il rischio di aprire una crisi?", si chiedeva ieri
preoccupato un importante esponente del Pd. E una domanda ben presente, a
palazzo Chigi. Dove però alcuni, escludendo la via più morbida
di una mera razionalizzazione e semplificazione, ritengono che si potrebbe
cogliere l'occasione per una ripresa in grande stile. Il ragionamento che si
fa negli ambienti vicini al premier non prevede molte alternative: o
c'è un rilancio vero o prima o poi si cade. L'operazione implicherebbe
l'apertura di una crisi formale superpilotata, brevissima, con il varo di un
Prodi bis rinnovato nella compagine e un programma aggiornato (in cima al
quale ci sarebbe l'impegno per la riforma elettorale, tema rilanciato dal
premier anche ieri). Un esecutivo snello, politicamente
forte, che vincolerebbe in modo stringente, grazie alla fiducia, tutti quei partiti e partitini che oggi sono
border line. Nel quadro di un netto snellimento i sacrifici non ricadrebbero
solamente sulle spalle del Pd ma potrebbero riguardare anche Di Pietro (che
peraltro si è già detto disponibile) e un ministro della Cosa
rossa. Certo, il Pd rinuncerebbe ai ministeri senza portafoglio e forse anche
a qualcun altro. Verrebbero costituiti mega-ministeri, come salute-solidarietà
sociale-famiglia o comunicazioni-sviluppo economico-infrastrutture- trasporti
o ancora scuola, università e ricerca.
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( da "Finanza e Mercati" del 05-10-2007)
Di Redazione del
05-10-2007 da Finanza&Mercati del 05-10-2007 [Nr. 196
pagina 2] Forse mai come nelle ultime settimane si parla di costi della politica e di privilegi della "casta". Ma ogni tanto è
bene dare uno sguardo anche al settore privato. Il cda di mercoledì di
Permasteelisa ha approvato, oltre a un piano di buyback, anche un piano di
incentivazione rivolto al top management del gruppo che sarà
sottoposto all'attenzione della prossima assemblea. Il piano, usando
le parole degli analisti di Banca Imi, appare "molto aggressivo". E
prevista l'attribuzione, a livello di gruppo, di un bonus pari a un massimo
di 13 milioni di euro, suddiviso in due tranches, che matureranno alle date
di approvazione dei bilanci 2008 e 2009 di Permasteelisa. Si tratta di bonus
che verranno attribuiti, in tutto o in parte, a seconda dell'andamento del
titolo in Borsa. Non si fa, invece, riferimento ai risultati economici e
finanziari che per quanto correlati con la performance a Piazza Affari sono
qualcosa di diverso. Alla luce dell'utile netto, pari a 5,9 milioni di euro,
registrato nel primo semestre 2007 dal gruppo presieduto da Davide Croff la
cifra prevista per incentivare il top management appare stratosferica. Anche
perché gli ultimi compensi percepiti dagli stessi vertici di Permasteelisa
non sono proprio modesti, soprattutto per una small cap come il gruppo di
costruzioni (questo l'oggetto sociale ufficiale, quello vero è: far
star bene i top manager). Nel 2006 i tre amministratori delegati hanno
percepito nel complesso quasi 2,5 milioni di euro. Chissà se la
prossima assemblea - che vede Amber Capital con una quota del 15,1%, Fidelity
del 7,7% e Banca d'Italia del 2% - approverà il piano senza batter
ciglio. Eni Le strade di Romano Prodi e Paolo Scaroni potrebbero incrociarsi
con quella di Standard & Poor's sulla via del petrolio di Astana. E,
questa volta, il giudizio della società di rating non spaventa il
premier (a differenza della Finanziaria che è sotto osservazione) né
il numero uno dell'Eni. Al contrario, potrebbe rivelarsi un aiuto
inaspettato. Prodi, infatti, ha in programma una visita ufficiale in
Kazakhstan per l'8 e 9 ottobre. In apparenza, è la classica due giorni
all'italiana, con delegazioni di imprese e associazioni di categoria. In
sostanza, il viaggio ha un imperativo: sbloccare l'impasse cui Astana ha
costretto Eni in sul giacimento di Kashagan. Uno scacco che è qualcosa
più di una questione "ambientale", pretesto utilizzato dai
kazaki per aprire i negoziati. In ballo, c'è il prestigio politico di
Eni e del Paese. Ma soprattutto una ricchissima torta petrolifera. Ed
è qui che entra in gioco S&P. L'agenzia due giorni fa ha
annunciato di aver posto sotto osservazione il merito di credito del Paese.
Ieri, alcune banche d'affari, sulla scia dei commenti di S&P,
ipotizzavano che la situazione di liquidità delle banche kazake sia al
limite. E che le prospettive, dunque, siano poco tranquillizzanti. Ma per il
giudizio finale, ovvero il taglio del rating, tocca a S&P. Sarebbe
davvero una bella iniezione di forza per Prodi e Scaroni, sedersi al tavolo
con un Paese appena downgradato. Dunque, che tengano ben d'occhio S&P:
l'agenzia ha annunciato la revisione del rating per il prossimo 9 ottobre.
Piaggio Misteriose preveggenze del mercato. Complici i dati in rosso di
settembre sulle immatricolazioni delle due ruote in Italia, mercoledì
pomeriggio il titolo Piaggio languiva a Piazza Affari viaggiando intorno a
quota 2,93 euro. Con un inspiegabile colpo di reni, verso le 17 ha invertito
la rotta innescando una corsa che lo ha portato a schizzare oltre quota 3,10
euro. Il bilancio della seduta, quindi, in meno di un'ora di contrattazioni
è passato da -2,33% a +3 per cento. Incongruenze? Misteri insondabili?
Da sempre la notte porta consiglio. Ed ecco che ieri, in mattinata, due buone
stelle sono apparse nel cielo di Pontedera: la promozione di Citigroup che
portato a "buy" la raccomandazione sul titolo: e l'intervento di
Simest, la finanziaria del Tesoro che ha annunciato il supporto ai progetti
di crescita della Vespa in Vietnam. e stelle girano. Evidentemente, qualcono
le aveva intraviste prima di altri.
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( da "Stampa, La" del 05-10-2007)
Tito Boeri MA IL
PAESE NON LI AIUTA Nel suo discorso al Senato volto a illustrare la
Finanziaria 2008, il ministro per l'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha
rivendicato a sé e al governo Prodi il merito di aver sensibilizzato il Paese
sui costi di una politica economica miope, che
ipoteca il futuro delle giovani generazioni. Il curriculum personale del
ministro non lascia dubbi circa il suo impegno a favore dei
"bamboccioni". Ma è stato il governo capace di convertire
questa maggior consapevolezza in azioni concrete? Perché il forte
extragettito non è stato destinato alla riduzione del debito pubblico,
che grava sulle spalle delle giovani generazioni (80.000 euro per ogni
italiano con meno di trent'anni)? Perché per ogni euro destinato ai giovani
oggi se ne spendono 3 e mezzo per chi ha più di sessantacinque anni e
perché la Finanziaria 2008 ha ridotto le spese per i giovani mentre ha
aumentato ancora di più la già altissima quota di spesa
pubblica destinata alle pensioni? Il fatto è che la politica
italiana ignora i giovani da molto tempo. E un problema che viene da lontano,
da quei dodici governi che in dieci anni, tra il 1982 e il 1992, hanno fatto
raddoppiare il nostro debito pubblico e fatto aumentare di un terzo la spesa
previdenziale per consentire a lavoratori e pensionati di aumentare il loro
tenore di vita a scapito delle generazioni future. Il libro che ho scritto
con Vincenzo Galasso, Contro i giovani - Come l'Italia sta tradendo le nuove
generazioni (in uscita da Mondadori), documenta il peggioramento della
condizione relativa alla situazione dei giovani in Italia, tra le carenze del
sistema scolastico, l'incubo del precariato e la difficoltà ad
emanciparsi dei propri genitori. Lo scarso impegno verso i giovani è
anche il frutto di un Paese e di un elettorato che invecchia. L'interesse dei
politici si concentra sulle generazioni più numerose e dunque
più rilevanti elettoralmente. Oggi l'elettore mediano ha 45 anni e sta
invecchiando. Eppure il conflitto tra generazioni su come allocare le risorse
nuoce al Paese. Anziani ed elettore mediano vivono meglio in un Paese che
cresce. Toccherebbe alla classe politica sanare
questo conflitto latente. Spiegare ai padri - e ai nonni - perché conviene
investire sui figli. Non solo sui propri, anche su quelli degli altri! Se la politica italiana è miope, in parte è perché
i nostri politici sono più anziani che altrove: il presidente del
Consiglio ha sessantasette anni, e l'età media dei nostri ministri
è cinquantotto anni contro i cinquantadue della Francia, i
cinquantatré della Spagna e i 54 del Regno Unito. Così si governa con
orizzonti brevi e con il desiderio di durare il più a lungo possibile.
Una combinazione molto sfavorevole per prendere decisioni di lungo periodo
che riguardano la crescita economica del Paese e il futuro delle giovani
generazioni. Ma la soluzione non è mandare in pensione i politici e
sostituirli con dei giovani. Le quote per età o i limiti di età
sono l'antitesi della meritocrazia. La vecchiaia non è sinonimo di
inefficienza o peggio di inettitudine, come la gioventù non assicura
competenza. La gerontocrazia della nostra classe politica
è piuttosto il sintomo di mancanza di meritocrazia, di scarsa
selezione e di mancanza di ricambio. C'è poca competizione nella politica italiana. E quando avviene è interna ai partiti. La carriera politica
dipende più dalle segreterie nazionali che dagli elettori. E poi chi
arriva a posizioni di comando non sente il dovere di rinnovarsi, di
aggiornare le proprie conoscenze, di circondarsi di collaboratori dinamici ed
esperti. La politica
è diventata più che mai autoreferenziale. Negli ultimi mesi si
è molto parlato dei costi della politica,
identificati nei compensi dei parlamentari (ignorando spesso le caste della politica locale) e la politica ha reagito con i primi -
timidi - tagli. Ma i veri costi della politica
non si fermano qui. Il fatto è che i politici italiani non solo
costano molto, ma soprattutto rendono troppo poco. Affinché si possa ovviare
alle molte scelte di politica economica fatte in
passato, che hanno tradito le giovani generazioni, è necessario
migliorare i processi di selezione della classe politica.
Come? Con più trasparenza, più competizione, più
accountability e più controllo da parte delle giovani generazioni. La
partecipazione politica dei giovani potrebbe essere
aumentata estendendo il diritto di voto ai sedicenni come in Austria. Questo
ridurrebbe di un anno l'età dell'elettore mediano. E uno choc
salutare, ma non basta. Bene anche il ricorso alle primarie, se davvero
aumenta la trasparenza dei processi decisionali e riduce il peso delle
segreterie di partito, aumentando la competizione tra candidati anche a
livello locale. Ma è soprattutto il ritorno a un sistema
maggioritario, dove i rappresentanti politici sono più controllati dai
loro elettori, che consentirebbe di aumentare la competizione e la
accountability verso il loro elettorato. I costi della politica
sono stati fatti lievitare dalla legge elettorale adottata due anni fa.
L'esperienza delle passate legislature mostra che i deputati eletti con il
maggioritario hanno un minore assenteismo di quelli eletti col proporzionale.
Se la classe politica vuole davvero evitare un
plebiscito contrario come nel 1991, deve rimettere mano alle regole
elettorali, permettendo agli elettori di scegliere sulla base della
qualità dei candidati prima ancora che del loro colore politico.
CONTINUA A PAGINA 31.
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( da "Giorno, Il (Legnano)" del 05-10-2007)
IN UN PERIODO in
cui in cui i costi della politica sono messi in discussione anche dall'acceso dibattito sui privilegi della cosiddetta
"casta", la Giunta di Nerviano, guidata dal sindaco Enrico Cozzi,
ha annunciato per il 2007 un risparmio rispetto alle previsioni per le
indennità di sindaco e assessori, contributi Inps, rimborsi ai datori
di lavoro, gettoni
di presenza dei consiglieri comunali, e
pagamento dell'Irap. I costi ammontano a 112 mila euro contro i 174
mila del 2004, quando il Comune era retto dalla precedente Giunta. Il
risparmio è di oltre 60 mila euro. In calo soprattutto le
indennità degli assessori scese da 128 mila a 84 mila euro.
Aumenteranno, invece, di circa 2.400 euro i gettoni di
presenza dei consiglieri. Ste. Vi. - -->.
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( da "Nazione, La (La Spezia)" del 05-10-2007)
A foto), sindaco di
Calice, lo ha appena fatto dimettendosi da consigliere della Comunità
montana della media valle. Ente di cui è stato presidente prima e
capogruppo di maggioranza poi. Da oggi farà 'solo' il primo cittadino
? la sua indennità mensile è di 492 euro lordi pari, più
o meno, a quanto prende un consigliere regionale a commissione. ? e il
funzionario dell'Agenzia delle dogane. Motivo delle dimissioni? "Nessun
dissidio", premette Battilani. "Semplicemente ? spiega ? il mio
lavoro e l'incarico di sindaco già assorbono molto tempo. Ho
così deciso di rallentare un pò il ritmo cedendo il posto al
mio assessore al Bilancio, l'avvocato Mario Scampelli. Con l'attuale
presidente della Comunità montana, Eraldo Scappazzoni, ho lavorato
bene anche perché ha dato continuità a quanto da me iniziato. Tra i
progetti più grossi ? ricorda ? la ribalneazione del fiume Vara, la
certificazione ambientale, il nuovo impulso al turismo, il recupero delle
facciate nei borghi storici. Senza dubbio ? prosegue ? chiudo un capitolo
importante. La decisione è stata sofferta, ottimo il rapporto con i
dipendenti e con il territorio, ma da sindaco continuerò comunque a
incentivare la crescita della vallata". Le Comunità montane, in
questo periodo, sono nel mirino: si parla d'accorparle o chiuderle. Che ne
pensa? "Sono d'accordo ? riprende ? sul loro riordino ma i criteri non
li deve stabilire la Finanziaria bensì la Regione. E se l'obiettivo
è tagliare i costi della politica la scure deve colpire altrove. Pensi
che il mio 'stipendio' di sindaco è un terzo di quello d'un presidente
di circoscrizione". Sul punto anche Scappazzoni ha preso posizione
scrivendo a deputati e senatori liguri nonché al consiglio regionale tutto.
"Sono pronto ? si legge nel testo di Scappazzoni ? a discutere
d'eventuali accorpamenti: il dibattito deve però essere trasparente e
accogliere gli interlocutori più deboli quali i piccoli comuni e i
territori montani. Che, è evidente, non sono certo i responsabili dei
costi alti della politica. Lo scorso anno ? fa l'esempio ? il costo
complessivo per il funzionamento degli organi
istituzionali è stato per noi di 48 mila euro: 46 mila
d'indennità degli amministratori, 1.139 per i gettoni di presenza dei consiglieri, 444 per i rimborsi spese. Nessuno è
munito di telefonino dell'ente né abbiamo auto di servizio. Con soli sette dipendenti
? incalza ? l'ente ha portato avanti competenze dirette e altre delegate dai
comuni quali l'assistenza alle categorie più deboli, lo
sportello unico per le imprese, le politiche turistiche, la formazione. In
più, nell'ultimo decennio, l'ente ha realizzato opere pubbliche per
103 milioni di euro. Tutto ciò ? conclude il presidente ? considerando
che i nostri 48mila euro l'anno equivalgono a due o tre mensilità d'un
deputato o a tre o quattro d'un consigliere regionale. Non confondiamo,
insomma, i costi della democrazia con quelli della politica. E gli esempi
moralizzatori, a mio avviso, devono, come nelle famiglie, darli i genitori. I
più forti, quindi". C.B. - -->.
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( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 05-10-2007)
LO
"STAFF" DEL SINDACOGHIO INTERTVIENE SUL "VOTO RIPETUTO"
"Così cresce il costo della politica"
SU QUEL "VOTO RIPETUTO" per l' "staff del sindaco"
all'ultimo, tgumultuoso consiglio comunale, è di stampo più
politico l'intervento di Stefano Ghio (Ulivo), che glissa sulla
regolarità o meno della votazione. "L' attenzione ? dice ? va
focalizzata sulla volontà del sindaco di crearsi uno "staff"
anzichè pensare all'assunzione di altro personale in settori
sottodimensionati, le cui necessità sono riconosciute da tutto il
Consiglio comunale. Anche se la maggioranza avesse voluto criticare la scelta
del Centrosinistra di emendare quella previsione di spesa per destinare quei
fondi al potenziamento dei Servizi sociali, avrebbe dovuto identificare altre
priorità. Lo è forse la costituzione di una segreteria del
sindaco a spese dei contribuenti?". "E' evidente ? continua Ghio ?
la scarsa attenzione della Giunta verso la città e verso tutti coloro
che, anche con manifestazioni di piazza, hanno chiesto in questi giorni di
diminuire i costi della politica. Ebbene, il sindaco
di Civitanova quei costi ha deciso di aumentarli! La difesa d'ufficio
proposta da qualche consigliere è stata quella di denunciare la
sussistenza di uffici analoghi nella Provincia di Centrosinistra, ma il mal
comune non può essere di gaudio per nessuno". "I cittadini ?
conclude Ghio ? pretendono coerenza pure dal Centrodestra, e allora è
giusto chiedersi se sia giusto accogliere tutto ciò che viene proposto
dal sindaco, compreso l'aumento dei costi della politica
a Civitanova". - -->.
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( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)
COSTI DELLA
POLITICA Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria
taglia solo qualche spicciolo LO SAPETE come andrà a finire? Che non
cambierà nulla a proposito dei costi della politica. Oggi governo,
presidenza della Repubblica e parlamento fanno a gara nel dare risposte, nel
proporre tagli, ridimensionamenti e ipotizzare futuri tagli ed eliminazione
degli sprechi. Ma in concreto che cosa sta veramente avvenendo? Cominciamo
dalla Finanziaria 2008. Si sono proposti: a) l'aumento automatico degli
aumenti degli stipendi parlamentari (attualmente agganciati a quelli dei
presidenti di Corte di Cassazione; b) la riduzione del 10% dei rimborsi
elettorali ai partiti; c) l' abolizione di 105
comunità montane, su 356, con un risparmio di 67 milioni di euro; d)
il taglio di 1260 comuni dalle comunità montane; e)nessun consiglio
circoscrizionale per i comuni fra i 30 mila e 100 mila abitanti (interessa 70
comuni e il risparmio si aggira sui 79 milioni di euro l'anno) ; f) i
compensi dei consiglieri comunali e provinciali saranno ridotti per
complessivi 205 euro l'anno. In più si aggiungano gli impegni di spesa
del Quirinale (aumentati di 17 milioni di euro, rispetto al bilancio di
previsione 2007 e che dovrebbero rimanere fermi a 241 milioni di euro nel
2008). Questo significa che la nostra massima istituzione repubblicana
continuerà a costare due o tre volte in più delle analoghe
istituzioni della Francia, della Germania e delle monarchie inglese e
spagnola. Queste proposte, comunque, vengono giudicate dai media come un
primo importante segnale di risposta al diffuso malcontento (e anche rabbia)
dell'opinione pubblica. Ma tutti i capitoli di risparmio analizzati con
attenzione scoprono facilmente punti deboli, insufficienze e varchi che
possono far dilatare i tempi all'infinito dei provvedimenti che dovrebbero
essere approvati. E, in quanto ai risparmi veri, al di la della facciata, se
saranno approvati si tradurranno in cifre molto marginali che sostanzialmente
non faranno cambiare granchè, rispetto ai colossali sprechi della politica e delle istituzioni ormai sotto gli occhi di
tutti. - -->.
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( da "Giornale di Brescia" del 05-10-2007)
Edizione:
05/10/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:BASSA BRESCIANA GHEDI: E'
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE Scalvenzi rinuncia al "gettone"
Osvaldo Scalvenzi GHEDI - Ha messo in conto che qualcuno l'accuserà di
fare demagogia a buon mercato? "Ovviamente. Però vado avanti lo
stesso, perché da qualche parte bisogna pur cominciare; e se aspettiamo che
l'esempio arrivi dai nostri parlamentari, campa cavallo...". Osvaldo
Scalvenzi, ex sindaco, nonché attuale presidente del consiglio comunale di
Ghedi, per dare un senso ai tanti discorsi che in queste settimane si fanno
intorno ai costi della politica, ha deciso di rinunciare ai soldi che
percepisce come presidente del consiglio comunale: 970 euro al mese.
"Intendiamoci - spiega Scalvenzi - credo che oggi chi fa il sindaco o
l'assessore meriti i soldi che prende. Precisato questo, e precisato anche
che non sono per niente d'accordo con le invettive di Beppe Grillo, devo
anche dire che, al pari di altri colleghi, io intendo la politica soprattutto
come un servizio. Insomma: se ho scelto di impegnarmi non è perché me
l'ha ordinato il medico, ma perché credo sia un modo con il quale aiutare la
comunità in cui vivo. E una scelta che con i soldi non c'entra".
Così, "essendo convinto che, al di là
dei bei discorsi, da questo punto di vista i nostri parlamentari faranno ben
poco, ho deciso di rinunciare da subito al gettone che percepisco in
qualità di presidente del consiglio comunale. E se qualcuno
obietterà che non sarà certo questo gesto a salvare l'Italia,
gli dirò che ha ragione, aggiungendo, però, che bisogna
pure iniziare. Io un contributo l'ho dato; e chissà che qualche altro
amministratore...". (gaf).
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( da "Provincia Pavese, La" del 05-10-2007)
I TAGLI DEI COSTI
DELLA POLITICA Pavia, non toccate i Quartieri Il recente articolo sulla
Provincia pavese dal titolo "Con la Finanziaria addio ai
quartieri", mi ha indotto ad alcune riflessioni. Ma siamo proprio sicuri
che i quartieri di Pavia debbano rientrare nell'ambito del taglio dei costi
della politica? Sono inutili o
vanno potenziati? E poi siamo proprio sicuri che costino così tanto?
Ho avuto la fortuna di essere consigliere, a 19 anni, e poi a 24 presidente
di un consiglio di quartiere. Questa esperienza mi ha arricchito. Mi ha
insegnato a occuparmi dei problemi concreti, mi ha insegnato ad ascoltare la
cittadinanza, ad ascoltare e a confrontarmi anche con chi non la pensa come
me. In troppi, in politica, se la cantano e se la
suonano solo con chi la pensa nello stesso modo. Cosa fa il consigliere Ma
soprattutto i quartieri hanno un approccio positivo, si concentrano su
problemi concreti. E' un'esperienza che mi sento di consigliare a tutti
coloro che si vogliono cimentare con la gestione della cosa pubblica e/o con
l'attività politica. Quanto costano? Un
consigliere di quartiere percepisce un gettone di presenza
pari a euro 51,65 lordi pari a un netto di circa 35 euro. La media delle
sedute di consiglio è pari a un massimo due al mese e quindi un
consigliere di quartiere viene a costare al massimo circa 100 euro. Pensiamo
veramente che a fare il consigliere di quartiere ci si arricchisca? Ma
soprattutto teniamo presente che chi il consigliere di quartiere lo fa
seriamente impegna parte del suo tempo libero e lo mette a disposizione della
comunità. Faccio inoltre presente che alle sedute di consiglio si
sommano le sedute delle commissioni di lavoro. Queste ultime non prevedono gettoni di presenza. Non solo, diversi consiglieri si
trovano a essere coordinatori di una commissione di lavoro e si occupano
della predisposizione dei lavori delle medesime e spesso si trovano a
rappresentare il quartiere nelle commissioni comunali. Tutte queste
attività non sono retribuite. Nell'ambito dei quindici consiglieri che
compongono ciascuno dei cinque consigli di quartiere, abbiamo un consigliere
particolare, ossia il presidente. Su quest'ultima figura si scarica larga
parte del lavoro di rappresentanza delle istanze del territorio rispetto a
quanto realizzato o meno da parte delle istituzioni superiori. Cosa vuol dire
in concreto? Convocare le sedute di consiglio e organizzarne i lavori,
portare all'attenzione dei "livelli superiori" tutte le
segnalazioni provenienti dal territorio e dal consiglio, partecipare a una
serie di riunioni, garantire un'interlocuzione costante con le associazioni e
con la cittadinanza, ma soprattutto fare tutto ciò ottenendo il
maggior numero di risultati possibili. Lavoro non facile. Non è facile
raccordare le numerose esigenze provenienti dal territorio con i bilanci dei
"livelli superiori". Spesso ci si trova ad essere criticati, ora da
chi ti avversa perché ti considera il nemico politico o personale da
abbattere, ora da chi considera inascoltate del tutto o in parte le proprie
lamentele. Ebbene, quanto percepisce il presidente del consiglio di
quartiere? Se lo fa a tempo pieno 850 euro lordi, se lavora e lo fa a tempo
parziale circa 425 euro lordi e, quindi, quanto percepisce un presidente di
quartiere che non sia uno studente o un pensionato? Percepisce 284 euro
netti. A cui non si sommano i gettoni di presenza
alle sedute di consiglio. Mi sento quindi di ringraziare i consigli di
quartiere per il lavoro che svolgono e considero inaccettabile inserirli
nell'ambito dei costi della politica da tagliare.
Non è ammissibile paragonarli a un parlamento tra i più
numerosi al mondo, a consigli di amministrazione che non si sa bene cosa
facciano e che tipo di impegno profondano, ai presidenti di quartiere di
alcune grandi città che hanno avuto la brillante idea di dotarsi di
auto blu. Molti interventi sono stati realizzati grazie all'impegno dei
consigli di quartiere e anche chi li critca, qualora il parlamento dovesse
provvedere alla loro soppressione, ne sentirà la mancanza. Ci sono
solo due categorie che non ne sentiranno la mancanza. I cattivi politici e i
cattivi burocrati. Tutti coloro che a una costante interlocuzione con il
territorio preferiscono il palazzo e credono fermamente che il manovratore
non debba essere disturbato. E quindi è profondamente sbagliato procedere
in questa direzione e mi auguro che chi è chiamato a decidere non
prenda questa strada. Qualora si dovesse arrivare a una soppressione, ritengo
comunque che l'amministrazione comunale, maggioranza e opposizione, debba
mettere in campo un'azione volta a trovare dei validi sostituti (commissioni,
consulte, bilancio partecipativo...). Non chiudete gli uffici Ma soprattutto
nessuno si sogni di chiudere gli uffici decentrati. Questi ultimi
garantiscono una serie di servizi a tutto vantaggio della cittadinanza. Sono
punti di raccolta di tutte le segnalazioni, sono veri e propri uffici
anagrafici decentrati (carte d'identità, certificati di residenza...).
Ma non solo, gli attuali quartieri in carica sono rappresentativi e sono
stati eletti dai cittadini e quindi sono ampiamente titolati ad esercitare il
proprio mandato. Concludo con questa considerazione: nessuno si sogni,
prendendo a pretesto una decisione sbagliata di un livello superiore, di
cancellare decentramento e partecipazione con un tratto di penna. Fabio
Castagna consigliere comunale di Sinistra Democratica Pavia.
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Articoli del 4-10-2007
1. Non si parla d'altro in questi giorni che
della provocatoria iniziativa promossa dal comico genovese
( da "Cittadino, Il"
del 04-10-2007)
2.
Le Comunità montane salgono sulle barricate
( da "Stampa, La"
del 04-10-2007)
3.
Gettoni Sono i quattrini per ogni Consiglio o
commissione ( da "Stampa, La" del
04-10-2007)
4.
Comunità montane decimate dalle norme della
Finanziaria ( da "Stampa, La" del
04-10-2007)
5.
Costi della politica, An e Idv alleate
( da "Giornale di Brescia"
del 04-10-2007)
6.
BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In
questo il centrosinistra ( da "Nazione, La (Viareggio)" del
04-10-2007)
7.
Costi politica asse an-idv
( da "Piccolo di Trieste, Il"
del 04-10-2007)
8.
Il valzer dei costi della politica si rinnova negli
anni sensa soluzione di continuità. Spesso,
( da "Nazione, La (Siena)"
del 04-10-2007) + 1 altra fonte
9.
Sui sindaci non mollo
( da "Alto Adige Trento"
del 04-10-2007)
10. 'Perché non si dimettono loro?'
( da "Provincia di Cremona, La"
del 04-10-2007)
11. Monticelli, stipendio al sindaco a
tempo pieno ( da "Provincia di Cremona, La" del
04-10-2007)
12. Tagli ai Cda Autostrade a rischio
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 04-10-2007)
13. Una stagione da dimenticare strategico
è il ruolo dei sindaci ( da "Gazzetta di Mantova, La" del
04-10-2007)
14. Fini e Di Pietro uniti contro la casta
( da "Arena, L'"
del 04-10-2007) + 1 altra fonte
15. Casta, adesso attenta a questi due
( da "Italia Oggi"
del 04-10-2007)
16. Tps insiste, ho tagliato un miliardo
( da "Italia Oggi"
del 04-10-2007)
17. Un forum sul web
( da "Tirreno, Il"
del 04-10-2007)
18. Fini & Di Pietro, pacchetto di
proposte per risparmiare 569 milioni di euro
( da "Gazzetta del Sud"
del 04-10-2007)
19. ROMA Per rispondere al malessere
dell'opinione pubblica contro g AMEDEO LA MATTINA (
da "Stampa, La"
del 04-10-2007)
20. Di Pietro-Fini, la strana coppia Dopo
il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i costi della politica
( da "Unita, L'"
del 04-10-2007)
21. Ridurre i partiti non è la
soluzione L'articolo di Luigi La Spina sul governo im
( da "Stampa, La"
del 04-10-2007)
22. Le Comunità montane salgono
sulle barricate ( da "Stampa, La" del
04-10-2007)
23. Forza Italia fa congelare le
superconsulenze dei direttori regionali
( da "Stampa, La"
del 04-10-2007)
24. Enti montani, riecco la scure
( da "Stampa, La"
del 04-10-2007)
25. Cda più snelli, i quartieri
rischiano di saltare ( da "Tribuna di Treviso, La" del
04-10-2007)
26. Lodi (ulivo): il costo della politica
si riduce diminuendo gli assessori ( da "Nuova Ferrara, La" del
04-10-2007)
27.
Con la proposta di Legge presentata dal gruppo
regionale di Forza Italia pe ( da "Nazione, La (Lucca)" del
04-10-2007)
- Bisogna stare attenti a cavalcare
la demagogia. In questo il centrosinistra ( da "Nazione,
La (Lucca)" del 04-10-2007)
- Il valzer dei
costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione di
continuità. Spesso, ( da "Nazione,
La (Grosseto)" del 04-10-2007)
- CON LA PROPOSTA di
Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia pe ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)
- An-Idv: governo da
dimezzare ( da "Sole
24 Ore, Il (Abb)" del
04-10-2007)
- Fini-Di Pietro,
patto contro l'antipolitica ( da "Giornale.it,
Il" del 04-10-2007)
- Costi della
politica Sobborghi critici <No alla riduzione> ( da "Corriere Alto
Adige" del 04-10-2007)
- Attenti al
populismo. Ipocrisia e demagogia ( da "Corriere
Alto Adige" del 04-10-2007)
- L'allergia ai
costi della politica ha colpito anche loro. insieme a gettoni, auto blu,
telefoni ( da "Messaggero,
Il (Abruzzo)" del 04-10-2007)
- ROMA Una parola va
detta anche sui cosiddetti costi e spese della politica . Così T ( da "Messaggero, Il
(Metropolitana)" del
04-10-2007)
- <Più
poteri alle circoscrizioni> ( da "L'Adige" del 04-10-2007)
- <E giusto
ridurre le circoscrizioni> ( da "L'Adige" del 04-10-2007)
- Confronto sul
taglio dei consiglieri ( da "L'Adige" del 04-10-2007)
- Otto comuni senza
comunità montana ( da "Corriere
delle Alpi" del 04-10-2007)
- I ministri
snobbano le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti esterni ( da "Libero" del 04-10-2007)
- Grillo sveglia
pure i compagni ( da "Libero" del 04-10-2007)
- I consorzi che
prosciugano le tasche - dal nostro inviato ( da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)
- Costi politica,
Fini e Di Pietro, asse tagliaspese ( da "Borsa&Business(La
Repubblica.it)" del
04-10-2007)
- Lo ricordate? Raffaele Costa, di antico rigore
sabaudo.. Sandro Vacchi ROMA Il Messaggero 4-10-2007 Il Messaggero
(4-10-2007)
46.
Via libera della commissione
Affari costituzionali presieduta di Violante Gli eletti a Montecitorio
passano da 630 a 500, più i 12 della circoscrizione Estero. Riduzione deputati,
primo sì della Camera Plauso di Bertinotti: "Importante
novità". Fassino: "Ora trovare intesa coerente e conseguente
sulla legge elettorale" . (La Repubblica del 4-10-2007)
Non si parla d'altro in questi giorni che della provocatoria iniziativa
promossa dal comico genovese ( )
(
da "Cittadino, Il" del 04-10-2007)
Il V-day di Grillo scuote le coscienze Un
successo nato dal clima di insofferenza per la politica
Grazie Grillo, per aver risvegliato le coscienze sopite degli "italiani
di strada". Penso che il successo dell'iniziativa si inserisca
all'interno di un clima di grande insoddisfazione ed insofferenza per la politica ed i politici attuali. Il successo del vaffa-day
sta turbando i sonni della casta politica. Non si
parla d'altro in questi giorni ed è un bene affinchè si rendano
conto che è ora di dare una bella rinfrescata a questi partiti non con altre sigle, ma con altri volti giovani.
Continui signor Grillo, a cavalcare quest'onda. Quello che è certo
è che a coloro che vogliono liquidare la protesta in
"qualunquismo", dà fastidio già solo il pensiero che
gli italiani siano contenti. Il ministro delle Finanze Tommaso
Padoa Schioppa anche in questa finanziaria ha messo tra i punti la riduzione
dei costi della politica,
ma i politici aumentano sempre più, di numero e di stipendio. Poi, in
più, usano i beni della comunità come personali, vedi Mastella
e figlio che vanno al Gp di Monza di Formula Uno con un aereo "blu".
In un'altra nazione, il Ministro colto in fallo si sarebbe già
perlomeno dimesso. Qui invece se ne discute ed il ministro si scusa dicendo:
"Mi ha dato un passaggio Rutelli". Siamo arrivati dunque a questo
punto e mi sembra un punto di non ritorno. Caro Grillo entri in scena non nel
senso del palcoscenico, ma irrompa come un bulldozer in politica.
Ha deciso di presentare delle liste civiche per le prossime elezioni.
Continui su questa strada, anche se molti la criticano. Faccia capire che gli
italiani ne hanno le tasche piene di queste meschinità. Noi italiani
siamo con lei e credo che siano tanti gli "amici" di Grillo. E
sempre su questa vicenda devo bacchettare tre mostri sacri del giornalismo
italiano e cioè Gianni Riotta, Eugenio Scalfari e Giovanni Sartori.
Nella trasmissione TV7 del 21 settembre scorso hanno criticato Beppe Grillo
perché in una Festa dell'Unità aveva percepito il suo cachet di 35
milioni benché l'affluenza del pubblico era stata scarsa ed avessero
incassato per la serata solo 15 milioni. Iscritti ed organizzatori sono
così stati costretti e chiedere un prestito in banca per saldare il
conto dell'artista. Grillo ha preteso il compenso pattuito. E perché avrebbe
dovuto rinunciare al suo onorario? Riotta non ha dato la possibilità a
Scalfari e Sartori di intervenire e loro tantomeno hanno detto niente sul
"peccato" commesso da Grillo. La vergogna però, mi pare,
è che i dirigenti dell'allora partito comunista italiano non hanno
tirato fuori neppure una lira dalle floride casse del partito, ma hanno fatto
pagare ai loro iscritti il debito nei confronti di Grillo. Mi pare che tutti,
da Riotta a Scalfari da Sartori ai politici di sinistra abbiano fatto una
bella figuraccia. Un motivo in più questo - per dar ragione a Grillo
che tra l'altro vuole eliminare il finanziamento pubblico a giornali e radio.
Oggi l'Italia è invasa da testate giornalistiche e stazioni radio,
anche per pochi intimi. Un esempio? Radio Radicale percepisce fior di quattrini
all'anno per un servizio che solo una piccolissima parte di italiani
ascolta.Walter.
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Le Comunità montane salgono sulle barricate ( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
POLEMICA NEL MIRINO LA NORMA CHE SCORPORA
LE LOCALITA' SOTTO I 600 METRI Le Comunità montane salgono sulle
barricate [FIRMA]ALESSANDRO MONDO La sfida è lanciata. Nel giorno in
cui la presidente della Regione Mercedes Bresso boccia il punto della Finanziaria
che scorpora i Comuni sotto i 600 metri - "norma non adeguata alla
realtà amministrativa con cui ci confrontiamo ogni giorno" - la
montagna, quella che non accetta di farsi ridisegnare con il righello,
pardòn con l'altimetro, si mobilita contro il Governo. Il tam-tam
investe le 48 Comunità montane del Piemonte, comprensive di 558
Comuni. Alcune hanno già aderito alla manifestazione organizzata a
Roma il 24 ottobre. Altre lo stanno decidendo. Una cosa è certa:
l'allarme dell'Uncem, che ieri ha polemizzato con la puntata di
"Ballarò" andata in onda martedì sera - "ha
dipinto la realtà delle Comunità montane ridicolizzandone il
ruolo e i servizi senza contraddittorio" - non è caduto nel
vuoto. I presidenti delle Comunità non intendono sacrificarsi
sull'altare dei costi da tagliare, i famosi costi della politica che ad altri
livelli aprono voragini. E incassano l'appoggio della Regione, oltre che
dell'Anci. Nemmeno la Lega Nord sta a guardare. Stefano Allasia, segretario
provinciale, propone di cassare le prefetture, "che hanno mansioni
simili a quelle della Provincia". Nessuno nega l'esigenza di
razionalizzare il sistema. Tutti contestano che lo si faccia da Roma, in
Finanziaria, sulla base di un criterio bizzarro: quello che scarta Susa
confermando la "montanità" di Sanremo, per limitarsi ad un
paradosso. Comune l'apprezzamento per la lettera inviata da Bresso a Prodi e
al ministro Lanzillotta con la richiesta di delineare gli obiettivi lasciando
alla Regione, l'interlocutore più vicino ai Comuni con le Province, un
anno per raggiungerli. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità
montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia - 23 Comuni, 67 mila abitanti - sta
organizzando un pullmann in vista del 24. E parla di "misure da
irresponsabili": "Così non si riducono i costi della
politica ma la rappresentanza della politica. Nel nostro caso farebbero prima
a cancellare la Comunità montana, data l'impossibilità di fare
qualsiasi politica territoriale senza nove Comuni". La giunta della
Comunità Valle Pellice - 9 Comuni, 25 mila abitanti - deciderà
oggi l'adesione alla manifestazione. "Penso che ci saremo - spiega
Claudio Bertalot, il presidente -. Se ci metteranno con le spalle al muro
costituiremo un organismo di gestione autonoma comprensivo dei Comuni
tagliati fuori dalla Finanziaria, sul modello dei Consigli di Valle
preesistenti alle Comunità. Ci dicano quali risparmi attuare e faremo
da soli". Malumori condivisi da Mauro Marucco, Comunità
Valli di Lanzo (19 Comuni, 26 mila abitanti): "Io prendo un gettone di presenza che al netto diventa di 1.200
euro al mese e come presidente della Comunità lavoro quasi a tempo
pieno... Perchè nessuno fa le pulci alle spese dei Consigli regionali
o alla proliferazione dei Consorzi dove sistemare i politici trombati?".
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Gettoni Sono i quattrini per ogni Consiglio o commissione
( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
[FIRMA]FABIO POLETTI INVIATO A LODI Il
più diplomatico è il presidente della Provincia, il diessino
Lino Osvaldo Felissari. Un paio d'ore dopo l'attacco generalizzato alle
Province del ministro Padoa-Schioppa - "Sono troppe, hanno strutture
inutilmente pesanti" - dal suo ufficio a Palazzo San Cristoforo a Lodi
cerca con calma le parole giuste: "Va bene l'esigenza di riforma, ma
certe accelerazioni verso un atteggiamento liquidatorio dell'ente sono un
errore". Tradotto da chi lo conosce bene: non bastava Beppe Grillo, se
ci si mette anche il ministro dell'Economia a cavalcare l'antipolitica siamo
a posto... Nella città fondata dal Barbarossa, piegata solo da
Napoleone che da qui si aprì la strada per conquistare Milano, tira
un'aria mica bella contro Padoa-Schioppa. Gianni Pagani, presidente del
Consiglio provinciale, la tessera della Margherita in tasca, va giù
duro: "Mi sa che si vogliono colpire i piccoli per far risparmiare i
grandi... Giusto tagliare, giusto darsi una riorganizzazione, ma non è
tagliando negli enti piccoli, che han già fatto sacrifici, che si
risolvono i problemi...". I conti li ha fatti il quotidiano di Lodi Il
cittadino: "Se si volesse ridurre di un miliardo di euro i costi della
politica, tra Lodi e provincia salterebbero 158 consiglieri e 67
assessori". Tanto per dire a Casale ci sarebbero due consiglieri in
meno, con un risparmio di 19 euro lordi per ogni seduta. In Provincia
salterebbero quattro consiglieri e un assessore. "Il
gettone di presenza da
noi è di 90 euro lordi, qualcuno arriva a guadagnare cinquemila euro
all'anno... Saranno mica questi i costi della politica...", fa due conti
Gianni Pagani, mentre dall'ufficio di presidenza della giunta arrivano i dati
che mostrano l'efficienza con cui si lavora in questo ex convento in via di
ristrutturazione. Il bilancio del 2006 arriva a 40 milioni di euro. 25
milioni se ne vanno in spese correnti. I dipendenti sono 225.
"All'osso...", dicono. Secondo Unioncamere la Provincia di Lodi,
tra le 103 province italiane, è quella che possiede una migliore
dotazione infrastrutturale. Dei 180 milioni di euro investiti in 10 anni,
quasi la metà sono stati riservati alla viabilità, rinnovando
l'80% delle strade. "Otto volte in più rispetto a quando il
Lodigiano rientrava nella provincia di Milano". Il sindaco di
centrosinistra della città Lorenzo Guerini, il primo presidente della
Provincia di Lodi istituita 12 anni fa, è sicuro che non si può
tornare indietro: "Lodi ha cominciato a vivere quando è arrivato
il decentramento dei servizi". Tagliare la Provincia, tagliare questa
provincia non piace nemmeno alle opposizioni. Il leghista Mauro Rossi, tra il
ministro del centrosinistra e la giunta provinciale di sinistra, preferirebbe
buttare Padoa-Schioppa dal Torrione del castello dei Visconti: "La
nostra Provincia non è un carrozzone, il ministro deve smettere di
dire che gli sprechi arrivano dagli enti locali e poi affamarci in
finanziaria... qui a Lodi si fanno troppi consorzi, c'è un eccessivo
ricorso alle società controllate con amministratori, revisori dei
conti e vicepresidenti, ma chi vorrebbe tornare sotto Milano?". Angelo
Mazzola, consigliere provinciale di Forza Italia, un ex dc che si è
battuto una vita per vedere sventolare la bandiera della Provincia sull'ex
convento, rigetta le critiche al mittente: "Padoa-Schioppa guardi agli
sprechi veri, guardi agli stipendi dei manager pubblici stabiliti dal governo...".
Un coro di no al ministro, da destra e sinistra. Un coro di no che unisce
tutti sotto la bandiera di Fanfulla da Lodi, il condottiero che spronava i
suoi chiedendo di resistere più a lungo della durata della guerra. E
le armi sono quelle che si trovano spulciando nei bilanci e nelle ricerche.
Come quella di Legambiente che quest'anno ha dato alla Provincia di Lodi la
medaglia di bronzo, terzo posto in Italia, sulla qualità dell'edilizia
scolastica, 18 milioni di euro investiti negli ultimi sette anni, sganciati
l'uno sull'altro dalla Provincia. Per non parlare del territorio agricolo, il
più preservato della Lombardia, su cui lavorano oltre 1700 aziende.
Fabrizio Santantonio, vicepresidente a Palazzo San Cristoforo con delega alla
Pianificazione Territoriale, è sicuro che senza questa Provincia
sarebbe un disastro: "Se sparisse la nostra Provincia chi potrebbe
garantire la salvaguardia del territorio? Milano non ha questa cultura, ha
altri problemi. E' un valore di cui non possiamo fare a meno, qualunque cosa
dica il ministro Padoa-Schioppa".
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Comunità montane decimate dalle norme della Finanziaria
( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
TAGLI RISCHIANO DI USCIRE BALESTRINO E TOIRANO
Comunità montane decimate dalle norme della Finanziaria [FIRMA]ERMANNO
BRANCA SAVONA La mannaia della Finanziaria sta per abbattersi sulle
Comunità montane della provincia di Savona. Non avendo l'altimetria
media richiesta dalle norme per il taglio della spesa, gli enti che si
occupano dello sviluppo dell'entroterra rischiano di essere fortemente
penalizzati e, in alcuni casi, addirittura azzerati. La Comunità
ingauna rischia di essere cancellata mentre le altre tre subiranno la
decimazione dei Comuni aderenti che si tradurrà poi in un drammatico
taglio dei finanziamenti. Oggi la situazione di partenza è che 67 dei
69 Comuni della Provincia (a parte Savona e Laigueglia) sono inseriti nelle 4
Comunità. Se le norme della Finanziaria resteranno immutate, i Comuni
che potranno ancora far parte delle Comunità saranno al massimo una
quindicina. Il limite inserito dal governo Prodi è di tipo orografico.
Per poter far parte di una Comunità montana è necessario che
l'80% del territorio comunale abbia un'altimetria superiore ai 600 metri (per
le Alpi) o ai 500 metri (per gli Appennini). In alternativa, possono far
parte delle Comunità i Comuni che abbiano il 50% del territorio sopra
i 600 metri e che presentino un dislivello fra la quota minima e la massima
di almeno 500 metri. Inoltre le Comunità montane a cui non possano
aderire almeno tre Comuni verranno cancellate. Quella che rischia di
più attualmente è quella Ingauna che, dati alla mano, dopo la
riforma potrebbe iscrivere solo Nasino e Castelvecchio di Roccabarbena. Meno
drammatica la situazione di quella del Pollupice che spera di poter inserire
Balestrino, Boissano, Toirano e forse Calice e Tovo San Giacomo. Il
presidente Giuseppe Morro osserva: "Ci adegueremo alle norme che in
Italia cambiano dal mattino alla sera ma spero che siano tutti consapevoli
che non sono certo le Comunità montane a sprecare i soldi". Dal
punto di vista altimetrico, gode buona salute la Comunità del Giovo
che potrà comunque contare su Sassello, Urbe, Varazze, Stella e
Pontinvrea. Della Comunità dell'Alta Valbormida in futuro potranno far
parte solo i Comuni di Calizzano, Bardineto e Osiglia. Il
risparmio non sarà tanto sui gettoni di
presenza dei consiglieri, quanto piuttosto sui
fondi che vengono distribuiti in settori come agricoltura, turismo, cultura,
sviluppo socio-economico. Il governo assegna i fondi in base a una serie di
parametri fra cui la popolazione delle Comunità: chi ha meno Comuni,
riceverà meno fondi.
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Costi della politica, An e Idv alleate ( )
(
da "Giornale di Brescia" del 04-10-2007)
Edizione: 04/10/2007 testata: Giornale di
Brescia IN PRIMO PIANO Fini e Di Pietro: una proposta di legge per
risparmiare 200 milioni. Padoa-Schioppa: tagli per un miliardo Costi della politica, An e Idv alleate ROMA Tetto massimo
di 12 ministri con portafoglio, 5 senza. Non più di 50 sottosegretari.
Riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, chiudere
Sviluppo Italia s.p.a, sopprimere le Comunità montane
insieme ad altre misure sui costi della politica e delle istituzioni per ottenere un risparmio pari a 200
milioni di euro. Ma anche prevedere il riconoscimento giuridico dei partiti e delle forze sindacali, in
modo da aumentare la trasparenza dei loro bilanci e delle loro
attività. In estrema sintesi, sono questi gli obiettivi di
un'articolata proposta di legge bipartisan presentata ieri dal presidente di
An, Gianfranco Fini e dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. Il progetto di
legge ha lo scopo, secondo An e Idv, di rispondere all'ondata di indignazione
che percorre il Paese. "E necessario - spiega l'ex pm - dare risposte
concrete alle domande del Paese reale. C'è una caduta verticale della
credibilità delle istituzioni. E doveroso prendere atto che bisogna
passare dalla diagnosi alla terapia per rispondere al malcontento montante
tra la gente". Secondo Di Pietro, infatti, avere più di cento tra
ministri, vice-ministri e sottosegretari "non garantisce maggiore
efficacia di governo". Partendo da queste premesse, l'ex Pm sottolinea
che presentare una proposta al Parlamento serve a far capire chi realmente
punta a una riduzione dei costi e chi, invece, "ci marcia". Anche
Fini sottolinea l'emergenza di un provvedimento di questo genere: "Lasciare
le cose come stanno porterebbe al funerale della democrazia italiana,
così come l'abbiamo conosciuta. Al di là delle proteste di
piazza di qualche comico, esiste nel Paese un clima di ostilità
crescente nei confronti dei partiti e nelle
istituzioni, molto più grande di quanto il Palazzo immagini. L'aspetto
che più mi interessa di questa proposta - conclude Fini - è la
richiesta di attuare finalmente la Carta costituzionale, che prevede il
riconoscimento giuridico dei partiti che non possono
più essere considerati come delle bocciofile. Analogamente è
necessario riconoscere la personalità giuridica dei sindacati e del
loro ruolo, altrimenti non si può parlare seriamente di concertazione
e di referendum tra i lavoratori". E anche il ministro dell'Economia
Padoa-Schioppa ha affrontato il nodo dei costi della politica
nell'intervento di presentazione della Finanziaria al Senato. Riduzione del
numero dei parlamentari dalla prossima legislatura e tagli "al personale
parapolitico, ai consulenti, alle troppe commissioni di studio", queste
le misure di cui ha parlato il ministro, annunciando un'azione vigorosa che
porterà per le casse delle pubbliche Amministrazioni, "ad un
risparmio pari a circa un miliardo a regime". Padoa Schioppa ha poi
aggiunto che in Italia ci sono "troppe Province, troppi uffici, troppi
Tribunali".
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BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il
centrosinistra ( )
(
da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)
"BISOGNA stare attenti a cavalcare la
demagogia. In questo il centrosinistra è uno specialista". Il
sindaco di Massarosa Fabrizio Larini difenda... il bastone e la carota con
cui ha gestito il caso Sermas (dopo le polemiche per l'aumento dei compensi),
sostenendo che la vera sfida per il futuro non è
"tanto nei numero dei componenti del consiglio di amministrazione che
prendono 200 euro di gettone di presenza il mese, ma nelle possibilità di sviluppo che
può avere l'azienda non solo all'interno del territorio comunale ma
anche fuori". "ALLA GENTE credo di avere fatto capire ? precisa il
primo cittadino ? che Massarosa vuole dare un segnale importante sui costi
della politica: certi aumenti non sono giustificabili in un momento come
questo di ristrettezze e di tagli. E' questa la linea da seguire, ma non
saranno certo i compensi di due consiglieri a mandare all'aria il bilancio
dell'azienda... Piuttosto è necessario che la Sermas diventi veramente
un soggetto in grado di dare sostanza alla propria attività, che non
può essere ridotta semplicemente al possesso della rete dei tubi dove
passa il gas: il sottoscritto è disponibile ad aprire un ampio
confronto con tutte le forze politiche. Una fusione con l'azienda
municipalizzata della farmacia di Corsanico? E' un'ipotesi che vogliamo
valutare in maniera approfondita". PER LARINI è scoccata l'ora di
mettersi al lavoro, stemperando le polemiche e finalizzando i prossimi
interventi ad un rilancio completo dell'azienda che ? come hanno ironizzato
gli esponenti dell'opposizione ? "ha sì quattro dipendenti ma
anche ampi margini di sviluppo, proprio per consentire al comune di Massarosa
la possibilità di ottenere un maggior numero di utili". E in
tempo di "miseria" per l'ente locale, se un'azienda municipalizzata
garantisse un utile sempre più consistente non sarebbe male. - -->.
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Costi politica asse an-idv ( )
(
da "Piccolo di Trieste, Il" del 04-10-2007)
Attualità Costi politica Asse An-Idv ROMA "Una sensibile riduzione dei costi che
secondo una prima stima ammonta a circa 200 milioni di euro" con
"un risparmio di ulteriori 369 milioni di euro in riferimento agli Enti
locali". E questo il fine di una proposta di legge presentata da Antonio
Di Pietro e Gianfranco Fini durante una conferenza stampa. L'obiettivo
- "una drastica decurtazione della spesa pubblica portando il risparmio
a complessivi 569 milioni di euro" - dovrebbe essere raggiunto, spiegano
i leader di Idv e An, attraverso una serie di misure da introdurre già
dalle prossime elezioni.
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Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione
di continuità. Spesso, ( )
(
da "Nazione, La (Siena)" del 04-10-2007)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Pisa))
In modo del tutto demagogico, si torna a
parlare di riforma del Parlamento con tagli di onorevoli e senatori:
progetto, per altro, che vive solo nell'immaginario, neppure tanto
collettivo. E la polemica di questi giorni fra Prodi e Bertinotti la dice
lunga su come ognuno tenti di difendere la rispettiva posizione. Del resto il
presidente del Consiglio dovrebbe, prima di tutto, guardare all'interno del
suo esecutivo: 103 fra ministri e sottosegretari la dicono
lunga sulla volontà reale di ridurre i costi della politica. La sensazione, del resto,
è che il manuale Cencelli continui anche dopo tanti anni, ad essere il
miglior elisir di lunga vita per coalizioni che hanno poco o niente in
comune, se non la voglia di occupare il più possibile posti di potere.
- -->.
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Sui sindaci non mollo ( )
(
da "Alto Adige Trento" del 04-10-2007)
Schuler insiste sulla richiesta:
parì opportunità per tutti, non è un vitalizio "Sui
sindaci non mollo" Pensioni, da Trento una sponda a Durnwalder Non ho
rinunciato alla mia proposta Tornerò alla carica BOLZANO. Luis
Durnwalder e i sindaci altoatesini trovano una sponda a Trento sulla
richiesta di "pensione" per i sindaci. Dopo la deludente, dal suo
punto di vista, riunione di giunta regionale il presidente provinciale aveva
dichiarato: "Vado avanti". Intanto nell'Svp ancora non si trova un
accordo sul limite di mandato dei sindaci, punto dolente nei rapporti tra
partito e amministratori. Durnwalder lo ha ripetuto anche ieri: "Non ho
alcuna intenzione di mollare su questo argomento". La differenza,
rispetto alla fine di settembre, è che sull'argomento è
arrivata la presa di posizione di Renzo Anderle, il presidente del Consorzio
dei Comuni trentini che dice "sì" alla proposta di Bolzano
su un fondo di previdenza integrativa per i sindaci. Anderle si allontana
così dal coro di voci contrarie arrivate nei giorni scorsi, sia da
parte del presidente provinciale di Trento Dellai sia da parte di molti
sindaci trentini. E così i giochi sembrano più aperti. Ritrova
ottimismo il presidente del Consorzio dei Comuni dell'Alto Adige Arnold
Schuler: "Parleremo con i sindaci di Trento, a partire da Anderle. Mi fa
piacere che si sia espresso a favore di un tema di cui noi discutiamo da
molti anni". Anderle, intervistato da un quotidiano trentino, ha
dichiarato: l'ipotesi è di un fondo integrativo e non di vitalizio e
"questo non lo trovo irragionevole, anzi penso che sia degno di
considerazione per i sindaci trentini". Anderle punta il dito sui
consiglieri provinciali per dare forza al suo ragionamento. Troppe differenze
di trattamento tra gli uni e gli altri, fa capire. Trovato un alleato oltre
Salorno, Schuler passa alle precisazioni. E' chiaro a tutti che in questo
clima di insofferenza generale verso i costi della politica non è
popolare battersi per la pensione dei sindaci. Il consiglio del Consorzio si
riunirà domani pomeriggio. La proposta Durnwalder non è
all'ordine del giorno, ma non è escluso che qualcuno la affronti.
"Di sicuro ne discuteremo presto, anche perché in novembre avremo
l'assemblea dei sindaci e lì l'argomento sarà
inevitabile", fa sapere Schuler. Intanto però ci si muove con
prudenza. Precisazione numero uno: "Ci battiamo solo per consentire a
tutti di fare i sindaci a tempo pieno. Perché sia possibile, va superata la
differenza tra chi può permettersi di avere i contributi pagati perché
si mette in aspettativa e chi, come i liberi professionisti e gli imprenditori,
non gode di questo trattamento. Insomma, non vogliamo che alcuni sindaci
abbiano la doppia pensione, ma solo che possa riceverla chi ora non ha
contributi". Precisazione numero due, la proposta di Luis Durnwalder,
sollecitata da tempo, non è stata fatta ancora propria dai sindaci
altoatesini: "Dobbiamo esaminarla, verificare che contenga i giusti
elementi di equità". Strada aperta invece, secondo Schuler, alla
sforbiciata dei consiglieri comunali prevista dalla finanziaria: "A
Bolzano ci sono 50 consiglieri, è chiaro che si può
intervenire. Il Consorzio dovrà occuparsi dei Consigli e delle
giunte". L'operazione sarà interessante, avverte, solo nei centri
maggiori: "Nei Comuni più piccoli ci sono
consigli snelli che si riuniscono sei-otto volte all'anno. Non credo che
qualche gettone di presenza in meno dei consiglieri farà la differenza sui costi
della politica". Sull'affollamento di consiglieri comunali a Bolzano il
parere sembra ormai unanime, da Durnwalder al sindaco Luigi Spagnolli.
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'Perché non si dimettono loro?' ( )
(
da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)
Edizione di Giovedì 4 ottobre 2007
Benvenuto P.Review srl Borghetti, Ancorotti e Giovinetti, replicano a Galmozzi
sui costi della politica 'Perché non si dimettono loro?' di Luca Bettini
"A Crema siedono 3 assessori che ricoprono anche l'incarico di
consiglieri provinciali e che per tali incarichi ricevono un compenso.
Siccome si sta dibattendo sul problema a 360 gradi credo sia giusto che
Cesare Giovinetti, Maurizio Borghetti e Renato Ancorotti compiano delle
scelte urgenti in tale senso, decidendo se rimanere assessori comunali o
consiglieri provinciali per lanciare un segnale chiaro che sarebbe certamente
gradito a tutti" Così ieri sul nostro giornale Attilio Galmozzi,
segretario cittadino di Rifondazione comunista. E la reazione dei tre non
tarda a farsi sentire ed è velenosa. "Ma come ? sbottano tutti e
tre ? in consiglio provinciale nei banchi di Rifondazione siedono Gian Paolo
Dusi, che è anche sindaco di San Daniele Po e Angelo Bruschi che
è anche vice sindaco di Castelvetro: perché non danno loro il buon
esempio invece di attaccare noi demagogicamente? Per non parlare di Claudio
Ceravolo che è stato sindaco di Crema (appoggiato dai comunisti) e
consigliere provinciale". Borghetti lo dice chiaro: "Io non mi
dimetto per rispetto ai miei elettori e anche perché dal
punto di vista dei costi della politica non cambierebbe nulla perché verrei
sostituito con una persona che incasserebbe lo stesso gettone di presenza". Sulla stessa lunghezza
d'onda Ancorotti: "Ho proposto di fare un consiglio al mese tutto il
giorno e non due pomeriggi: i gettoni
verrebbero dimezzati, ma forse non a tutti piace questa proposta. Ironico
Giovinetti: "Se si dimettono Bruschi e Dusi sono pronto a lasciare
anch'io".
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Monticelli, stipendio al sindaco a tempo pieno ( )
(
da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)
Edizione di Giovedì 4 ottobre 2007
Benvenuto P.Review srl Monticelli, stipendio al sindaco a tempo pieno
MONTICELLI ? Ammonta a 1850 euro netti lo stipendio mensile del sindaco a
tempo pieno Sergio Montanari. La cifra, al centro di attenzioni e polemiche
della minoranza anche quando non era ancora stata stabilita, è
praticamente pari al compenso che il primo cittadino percepiva come
insegnante di liceo, lavoro da cui come noto ha chiesto l'aspettativa a
giugno per concentrarsi full-time al Comune. Se lo stipendio del sindaco
comporta una variazione al bilancio di previsione (l'ex
sindaco Gianluigi Boiardi non percepiva alcun compenso in quanto già
stipendiato per il ruolo di presidente della Provincia di Piacenza), va
comunque detto che si tratterà di una variazione inferiore rispetto a
quanto temuto dall'opposizione. Infatti restano invariati i compensi degli
altri amministratori, compreso il gettone di presenza per i consiglieri (circa 11 euro). 440 euro al mese
vanno dunque al vicesindaco Saverio Iacovino; agli assessori Angelo Metti e
Pietro Aimi vanno 265 euro; sono invece inferiori i compensi di Deborah
Frittoli e Michela Mazzari: entrambe insegnano ed essendo dipendenti statali
percepiscono 132 euro.
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Tagli ai Cda Autostrade a rischio ( )
(
da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 04-10-2007)
COSTI PUBBLICI. Scattano il 7 novembre le
misure per contenere il numero dei consiglieri. Nelle società
partecipate da Comuni e Provincia sta per calare la scure Tagli ai Cda
Autostrade "a rischio" di Massimo Tedeschi Uno spettro si aggira
nei consigli d'amministrazione pubblici. Ha il nome di "circolare
Lanzillotta" e una data di scadenza, il 7 novembre. Le società
controllate o partecipate dagli enti territoriali (Comuni e Province) devono
rivedere i propri statuti e praticare, in molti casi, una drastica cura
dimagrante dei Consigli d'amministrazione. I Cda, fra gettoni di presenza ed emolumenti
vari, sono considerati insomma un "costo" da tagliare e, in tempi
di polemica contro la "Casta", chi tergiversa perde
popolarità e legittimità. Fra le realtà partecipate
dagli enti bresciani il caso più clamoroso è rappresentato
dalle società autostradali: la "Serenissima" ha 15 membri
del Cda (uno ogni 10 km di autostrada), la Centropadane ne ha 11 (uno
ogni 8 km). Le società controllate dal Comune non presentano consigli
ipertrofici, e un problema potrebbe determinarsi solo a Brescia
mobilità dove i consiglieri di nomina pubblica sono oggi 6: uno di
troppo. Più complesso il caso della Provincia di Brescia, che
partecipa a oltre 40 società in cui ha quote che non raggiungono mai
la maggioranza assoluta (si va dal 42% della Società impianti
Valtrompia allo 0,93% di Isfor 2000 e della Centrale del latte di Brescia).
In questi casi si annunciano tagli da "spalmare" fra gli enti
partecipanti (comuni e comunità montane, oltre alla stessa Provincia).
IN QUESTI GIORNI la prefettura ha indirizzato una lettera agli enti
territoriali bresciani, ricordando la scadenza e chiedendo lo stato
dell'applicazione della nuova norma. La ghigliottina che sta per sfoltire i
Cda pubblici (non, però, quelli delle società a maggioranza
pubblica quotate in Borsa, come Asm) è figlia della Finanziaria 2006
che al comma 729 prevede che i Cda delle società partecipate
totalmente (anche in via indiretta) da enti locali non possano avere
più di 3 o 5 membri in funzione del capitale. Nelle società
miste, invece, gli enti locali non possono esprimere più di 5 membri.
E intervenuto poi un decreto del Consiglio dei ministri del 26 giugno a
chiarire che la soglia limite del capitale sociale è di 2 milioni: al
di sotto, gli enti locali territoriali non possono esprimere più di 3
membri di Cda; al di sopra dei 2 milioni non più di 5 membri. IL
DECRETO è entrato in vigore il 7 agosto e ha dato tempo tre mesi (fino
al 7 novembre, dunque) alle società per adeguare i propri statuti. Nel
frattempo, il 13 luglio, è arrivata la circolare del ministro
Lanzillotta a chiarire che nel conteggio delle quote degli enti territoriali
non rientrano le Camere di commercio, e a precisare che la data del 7
novembre è perentoria, "a nulla rilevando la data di scadenza del
relativo mandato" dei Cda. Il Comune di Brescia appare tranquillo per le
società diretta emanazione della Loggia come Centrale del latte,
Centro sportivo san Filippo e Brescia mercati: "I consigli sono tutti i
regola rispetto alla normativa - sostiene l'assessore Luigi Morgano - un
dubbio riguarda solo Brescia mobilità: lo statuto prevede che il Cda
abbia un numero di membri variabile da tre a sette, rinviando all'assemblea
la quantificazione. L'assemblea dell'aprile 2005 fissò a 7 i membri: 4
sono stati nominati dal Comune, gli altri 3 dall'assemblea dei soci su
proposta del sindaco. Il 9 febbraio, dopo le dimissioni da consigliere del
dott. Moreni, l'assemblea ha ridefinito il numero di membri del Cda in 6,
numero che eccede il limite di 5". In vista una giunta e un'assemblea
decisive. Complicata la situazione di Centropadane, che ha un Cda con 11 membri
di cui però "solo" 5 di nomina di enti locali. La soglia
è rispettata ma all'appello manca il Comune di Piacenza che ha
dismesso le proprie quote ma potrebbe tornare in campo, forte di uno statuto
che gli assicura un rappresentante nel Cda: sarebbe il sesto rappresentante
degli enti locali e sarebbe... di troppo. LA PROVINCIA ha invece una
posizione diversa: "La nuova Finanziaria presentata in questi giorni
contiene nuove indicazioni sulla materia - spiega il presidente Cavalli -
.Proprio domani (oggi per chi legge, ndr.) a Roma in sede Unione delle
province italiane cercheremo di definire un'interpretazione autentica e
condivisa del quadro normativo". Un quadro che, per ora, delinea una
mannaia soprattutto sul Cda della Serenissima. Quello più pingue, in
cui i rappresentanti degli enti pubblici sono 10, il doppio del dovuto.
Quello in cui gli equilibri politici e territoriali sono stati raggiunti a
fatica. E, ora, vanno riscritti.
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Una stagione da dimenticare strategico è il ruolo dei sindaci
( )
(
da "Gazzetta di Mantova, La" del 04-10-2007)
Agenda e Lettere Una stagione da
dimenticare Strategico è il ruolo dei sindaci Per fortuna l'estate sta
finendo, e per la sanità lombarda è sicuramente una stagione da
dimenticare in fretta. Per noi addetti alla sanità ed alle politiche
del welfare è stata una stagione ricca di spunti di riflessione, che
ci ha dimostrato ancora una volta quanta sia la distanza tra le aspettative
dei cittadini e dei professionisti, rispetto al modello di sanità
lombardo enfatizzato dagli spot del centro destra in termini di
valorizzazione delle competenze, appropriatezza e certezza delle risorse di
sistema. Anche per la sanità mantovana l'estate è stata una
stagione complicata. Dopo il Cup, i problemi per le mammografie e la
radiologia in generale, manca, ancora a tutt'oggi inspiegabilmente, la
copertura dei turni di guardia attiva, sia a livello medico che tecnico. Per
non parlare della Cardiochirurgia, che ha avuto gli onori del circo mediatico
nazionale, la medicina sportiva "sfilata"
alla sanità pubblica attraverso il gioco delle tre carte, il settore
"continuità cure" anch'esso in odore di privatizzazione ed
infine i costi sostenuti dal sistema per la mancata integrazione. Problemi
non di poco conto e non contingenti ma strutturali. Per quel che riguarda la
Geriatria, cogliamo l'occasione per augurare buon lavoro alla nuova Direzione
medica e per ricordare l'eccellente lavoro, unanimemente riconosciuto da cittadini
e professionisti svolto dal fondatore della geriatria per acuti di Mantova
Dottor Claudio Avanzi geriatra specializzato e dai suoi collaboratori:
Dottoressa Lorena Brindani e Dott. Claudio Martini, che dal pensionamento del
Dottor Avanzi hanno continuato a lavorare sino ad oggi, nell'interim affidato
al Professor Pier Paolo Vescovi direttore del Dipartimento di area Medica,
mantenendo ai massimi livelli la qualità raggiunta dal Servizio. Sta
per finire un altro lungo e tribolato lustro della nostra sanità ed
è tempo di bilanci dominati più da ombre che da luci. Non si
è vista una progettualità di sistema orientata al
soddisfacimento dei bisogni di salute del cittadino mantovano, anzi, troppe
volte non si è compresa l'inerzia di fronte a importanti problematiche,
altre volte invece ci si è trovati di fronte ad un sospetto dinamismo
nel percorrere scelte di privatizzazione. Risultano di difficile lettura
certe scelte manageriali di chi è ben remunerato da un'azienda e poi
diventa facilitatore della concorrenza, offrendo pezzi pregiati e redditizi
della propria azienda. Certo non è minacciando querele o scontri che
si affronta la complessità, il pianeta della sanità non
può essere governato da monarchie assolute oppure semplicemente da una
parte: e visti i risultati raggiunti, forse è il caso di condividere
qualche riflessione. La salute è un bene da tutelare che appartiene
all'intera collettività e pertanto implica un approccio all'articolazione della materia più dialettico e rispettoso
della pluralità di opinioni, così è in una democrazia
matura. Strategico diventa a questo punto il ruolo della Conferenza dei
Sindaci nella difesa del sistema sanitario pubblico e nell'equilibrio dell'offerta dei Servizi, nel
mantovano definizione del profilo d'offerta delle fondazioni, che deve
essere congruente in un'ottica di rete modulata dal Pac dell'Asl, visto che
si tratta di soggetti accreditati. Per concludere, crediamo che sia arrivata
la fine delle stagioni in cui erano all'ordine del giorno dismissioni e
depotenziamenti di Servizi che hanno un valore aggiunto per le
comunità locali e non solo. Cessioni, esternalizzazioni che poi, a
quanto pare, non hanno portato a grandi risultati, basti vedere le ultime
inchieste milanesi sulla "sanitopoli lombarda". Area Tematica Ds
diritto alla salute.
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Fini e Di Pietro uniti contro la casta ( )
(
da "Arena, L'" del 04-10-2007)
Pubblicato anche in: (Bresciaoggi(Abbonati))
COSTI POLITICA.
Proposta di legge bipartisan Fini e Di Pietro uniti contro la
"casta" ROMA Divisi sul governo, uniti contro la "casta" politica.
Antonio Di Pietro, Idv, ministro delle Infrastrutture e Gianfranco Fini,
presidente di An hanno sottoscritto e presentato una proposta di legge per
ridurre i costi della politica. Di Pietro e Fini
propongono un tetto di 17 ministri (12 con portafoglio e 5 senza), non
più di 50 sottosegretari, la riduzione del numero degli assessori
comunali e provinciali, e la soppressione delle comunità montane. Secondo
una stima le misure farebbero risparmiare 200 milioni di euro, più
altri 369 in riferimento agli enti locali. Dobbiamo dare risposte concrete,
ha affermato Di Pietro in una conferenza stampa con Fini, alle domande che ci
pone il paese reale. E tempo di passare "dalla diagnosi alla terapia per
rispondere al malcontento montante tra la gente". Lasciare le cose come
stanno, ha avvertito Fini, porterebbe "al funerale della
democrazia". Per Fini, "al di là delle proteste di piazza di
qualche comico, esiste nel Paese un clima di ostilità crescente nei
confronti di partiti e istituzioni, molto più
grande di quanto il Palazzo immagini".
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Casta, adesso attenta a questi due ( )
(
da "Italia Oggi" del 04-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi
- Primo Piano Numero 235, pag. 6 del 4/10/2007 Autore: di Emilio
Gioventù Visualizza la pagina in PDF Ddl per un
governo di 17 ministri e 50 sottosegretari. E riconoscimento giuridico per i partiti. Casta, adesso attenta a questi due Fini e Di
Pietro, la strana coppia contro i costi della politica
Se avessero scelto una colonna sonora per l'evento, Adriano Celentano sarebbe
andato alla grande e alla fine Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini avrebbero
cantato in coro: "Siamo la coppia più bella del mondo".
Certo, impossibile geneticamente, strana politicamente,
ma capace comunque di partorire un disegno di legge contro i costi della politica. Tentativo bipartisan di recuperare
credibilità alla classe politica. hanno le
idee chiare sul da farsi fedeli al basta poco che ci vuole: tetto massimo di
12 ministri con portafoglio, 5 senza e al massimo 50 sottosegretari, si aggiungano la riduzione del numero degli assessori comunali
e provinciali, la cancellazione della società Sviluppo Italia, la
soppressione delle comunità montane. Più un altro pacchetto di
misure sui costi della politica e delle istituzioni che alla fine potrebbero portare a un
risparmio di 200 milioni di euro. Italia dei Valori e Alleanza nazionale ci
credono. Vogliono tagliare, ma anche prevedere il riconoscimento
giuridico dei partiti e delle forze sindacali in
modo da aumentare la trasparenza dei loro bilanci e delle loro
attività. Il ddl porta la firma dei deputati Silvana Mura dell'Italia
dei Valori e Antonio Buonfiglio di An e si presenta con un titolo ambizioso:
"Misure per favorire il contenimento della spesa degli organi
istituzionali e la trasparenza delle attività della rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale". In
tempo di indignazione verso privilegi e costi della politica
An e Idv offrono una soluzione. Dice Di Pietro che "è necessario
dare risposte concrete alle domande del paese reale. C'è una caduta
verticale della credibilità delle istituzioni, aggravata dal
comportamento di chi queste istituzioni è chiamato a governare".
Intuisce il pericolo l'ex pm oggi ministro alle Infrastrutture: "Il
malcontento montante tra la gente". Pericolo avvertito anche da
Gianfranco Fini secondo il quale "lasciare le cose come stanno
porterebbe al funerale della democrazia italiana, così come l'abbiamo
conosciuta". Tutti d'accordo, dunque, sul da farsi. Ma non sul
trattamento da riservare a Beppe Grillo che si annuncia fustigatore di usi e
costumi della casta. Se Di Pietro ne sembra innamorato pazzo, Fini invece lo
liquida così: "Al di là delle proteste di piazza di
qualche comico, esiste nel paese un clima di ostilità crescente nei
confronti dei partiti e nelle istituzioni, molto
più grande di quanto il Palazzo immagini". Ma nessuno si illuda
sull'aria di feeling, Fini e Di Pietro sono pur sempre su due barricate. Il
leader di An sa bene che la scelta di andare a braccetto con Di Pietro nella
campagna per la riduzione dei costi della politica
"susciterà illazioni, sospetti e maldicenze", ma avverte:
"An lavora per far cadere Prodi e affinché il ministro Di Pietro sia al
più presto un ex ministro".Non si fanno attendere le reazioni.
Piero Fassino, il segretario dei Ds, loquace da un po' di giorni, non tarda a
dire la sua e liquida la proposta congiunta Fini-Di Pietro sulla riduzione
dei costi della politica così: "Arriva
dopo tante altre e non mi pare sia particolarmente originale". Piuttosto
porta acqua al mulino dell'esecutivo guidato da Romano Prodi: "Il
governo ha presentato nella legge Finanziaria tante proposte di riduzione dei
costi della politica: la riduzione del numero dei
parlamentari, del numero dei consiglieri provinciali e regionali, il blocco
per cinque anni dell'incremento degli emolumenti delle indennità dei
parlamentari, la riduzione delle comunità montane e la riduzione ad un
massimo di cinque membri dei consigli d'amministrazione delle società
pubbliche". Quando si dice tra il dire e il fare. (riproduzione
riservata).
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Tps insiste, ho tagliato un miliardo ( )
(
da "Italia Oggi" del 04-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi
- Primo Piano Numero 235, pag. 3 del 4/10/2007 Autore: di
Alessandra Ricciardi Visualizza la pagina in PDF Il
ministro dell'economia difende a spada tratta la manovra. Mentre i sindacati
vanno allo sciopero. Tps insiste, ho tagliato un miliardo Tra politici e
consulenti, la Finanziaria ridurrà la spesa pubblica Il taglio ai
costi della politica è
"ineludibile", anche se sono altre voci, in primis la cattiva
gestione delle risorse pubbliche, a mandare gambe all'aria i conti dello
stato. Comunque il taglio si farà e porterà, tra politica e parapolitica, a un
risparmio complessivo di spesa di un miliardo di euro. Ne è convinto
Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dell'economia, che ieri al senato ha
illustrato a spada tratta la Finanziaria 2008. Una presentazione giocata
tutta tra dotte citazioni, in apertura quella dell'Agamennone di Eschilo, e
richiami al ritrovato rigore nella gestione della cosa pubblica.
"Abbiamo restituito all'azione di governo l'ampiezza di un progetto che
partendo dall'oggi guardi lontano nel futuro", ha esordito Tps. Ma le
sue convinzioni devono fare i conti con lo scontento di Cgil, Cisl e Uil, che
proprio contro la Finanziaria andranno allo sciopero generale il prossimo 26
ottobre. E con i mal di pancia della sinistra radicale, che, nonostante i
correttivi apportati alla manovra in consiglio dei ministri, giudica il
disegno di legge approdato al senato poco di sinistra. Una Finanziaria,
è l'accusa, che è ancora troppo sbilanciata a favore delle
imprese rispetto ai lavoratori. E così la promessa formulata a Palazzo
Madama da Tps, che il testo riuscirà a venire fuori dai marosi del
parlamento senza ricorrere al voto di fiducia e per giunta con poche
modifiche, suonava già mentre veniva pronunciata come niente
più che un ottimistico auspicio. Al centro della relazione del
ministro, i vituperati costi della politica. "Gli
sprechi quantitativamente maggiori non sono quelli della politica
(moralmente i più gravi)", ha precisato Padoa-Schioppa,
"bensì quelli dell'uso di risorse pubbliche
nei diversi comparti dell'amministrazione". Per Padoa-Schioppa
"sprechi e malversazioni nella politica indubbiamente ci sono", ma "sono opera di una
minoranza, stranamente tollerata dalla maggioranza dei politici
onesti".Comunque, "una riduzione del personale parapolitico, dei
consulenti, delle troppe commissione di studio è possibile e ineludibile".
E le misure decise dalla Finanziaria potranno produrre certamente un
risparmio, a regime, di un miliardo di euro. Il vero problema resta la spesa
pubblica, ha sottolineato il ministro, precisando che è vero che
crescerà meno del 4,5% ma rimane comunque "un treno in piena
corsa". Tps ha poi esaminato gli aspetti di riqualificazione della
spesa, di risanamento e anche di rafforzamento del sistema di protezione
sociale presenti nella manovra. E ha ricordato che per ragioni di copertura per
il governo è "irrinunciabile" l'approvazione del collegato
sul Welfare, che verrà presentato a metà ottobre, entro il 31
dicembre. C'è poi il tema del debito pubblico. "Il debito
pubblico italiano è gigantesco": 1.600 miliardi, che obbliga a
pagare 70 miliardi di interessi l'anno, ovvero, ha calcolato Tps, 1.200 euro
in media in testa ad ogni italiano, compresi i neonati. Occorrerebbe, secondo
il ministro, dimezzare il debito: questo libererebbe 35 miliardi l'anno che
potrebbero essere impiegati "per alleggerire le tasse e investire".
Padoa-Schioppa non ha risparmiato critiche al precedente governo: "La
scorsa legislatura si aprì con promesse mirabolanti, ma si concluse
con la scomparsa dell'avanzo primario e l'incoraggiamento aperto all'evasione
fiscale". Alla fine, Tps ha posto l'accento sulle misure a favore dei
meno abbienti presenti in Finanziaria, a cominciare dalle 80 mila case con
mini-affitti che saranno destinate a chi è in difficoltà. Poi
il taglio Ici e i bonus. Infine le misure a favore della produttività,
a cominciare dalle riduzioni fiscali e le semplificazioni per le imprese. Per
concludere che, "se il governo potrà continuare a svolgere il
programma iniziato in questi primi due anni di legislatura, il paese
avrà davvero migliorato il suo volto. Confido che questo sarà
riconosciuto. Il consenso verrà". In attesa di incassare il
consenso, il governo Prodi deve fare i conti con Cgil, Cisl e Uil, decisi,
intanto che si sbroglia anche la matassa sul Welfare, a uno sciopero di 8 ore
per la giornata del 26 ottobre, in segno di protesta contro la mancata
copertura in Finanziaria dei contratti pubblici. Di fatto, senza un
intervento correttivo, 3,5 milioni di dipendenti pubblici non avranno nessun
aumento per i prossimi due anni, tranne una indennità di vacanza contrattuale,
l'unica che appunto è stata finanziata. "Il debito pubblico non
può essere risanato sulle spalle dei lavoratori", è stato
il commento unanime dei leader di Cgil, Cisl e Uil. "La relazione di Tps
è stata serissima", è stato il commento di Anna Finocchiaro,
capogruppo dell'Ulivo al senato. "Rigorosa, certo", ha precisato
Manuela Palermi, capogruppo Pdci-Verdi, " ma con vuoti enormi, a partire
da quello sui contratti, che vanno ripianati". Già ieri sera, sul
come procedere sul caso statali, il premier Prodi incontrava il ministro
della funzione pubblica, Luigi Nicolais. (riproduzione riservata).
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Un forum sul web ( )
(
da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)
PROVINCIA UN FORUM SUL WEB PISTOIA. Il
presidente del consiglio provinciale Marco Giunti risponde al lettore
Giuliano Ciampolini, autore di una lettera sulla democrazia partecipata
pubblicata ieri dal Tirreno. Caro Giuliano, è proprio vero, non solo
ci conosciamo da "una vita" ma abbiamo anche in comune il
"debutto" nella stessa assemblea elettiva. Una straordinaria
esperienza in anni straordinari, nei quali il vento del rinnovamento (in
tutti i sensi: politico, culturale, sociale e civile) spazzò via
polvere e muffa, portando aria nuova in ambienti che per troppo tempo erano
rimasti chiusi. Consideravamo fondamentale un nuovo rapporto tra delegati e
deleganti, tra rappresentanza e partecipazione, dando vita a strumenti
attuativi non sempre adeguati ed efficaci, ma non per questo meno importanti.
La tendenza di oggi è opposta, è quella dell'accentramento dei
poteri, dello svuotamento del ruolo e delle funzioni delle assemblee elettive
e degli istituti di partecipazione. La stessa discussione sui costi (e sugli
innegabili sprechi!) della politica, sta prendendo la direzione sbagliata: la
riduzione dei consiglieri, nella stragrande maggioranza dei comuni, comporta
risparmi di poche decine di euro ma ha per conseguenza l'introduzione
mascherata di una soglia di sbarramento anche superiore al dieci per cento e
l'esclusione dai consigli di rappresentanze politiche, associative e civiche
tutt'altro che trascurabili. Le commissioni consiliari rappresentano un
importante punto di raccordo del consiglio con esperti dei vari settori e con
le rappresentanze di comitati ed associazioni. In questi anni, ne abbiamo
potenziato ruolo ed autonomia e la loro attività è cresciuta
notevolmente. Nel redigere il nuovo statuto, prevedemmo le consulte ma, ad
oggi, nonostante si siano discusse diverse proposte, hanno avuto scarsa
attuazione pratica. Nel 2002, il consiglio provinciale istituì quella
per lo sport, affidandone la gestione alla giunta provinciale. Nel 2006,
è stata approvata dal consiglio una mozione che prevede l'istituzione
della consulta per la pace e i diritti umani ma, ad oggi, non gli è
stata ancora data attuazione. Per il consiglio provinciale, in questi anni
abbiamo potenziato la pubblicità dei suoi lavori. Fin dal 1? gennaio
del 2000 tutte le deliberazioni sono riportate in forma integrale, compresi
tutti gli interventi, sul sito della Provincia, consultabili da chiunque ed
in qualunque momento. Inoltre, ormai da quattro anni, tutte le sedute del
consiglio provinciale sono trasmesse in diretta da Radio Diffusione Pistoia.
Ulteriori iniziative di trasparenza e di confronto sono allo studio. Lavoro
da tempo all'idea di un forum sul web da aprire alla discussione, che
consenta a tutti di far sentire la propria voce e, in un libero scambio di
opinioni, di avanzare critiche e proposte. Infine, è da tempo in
discussione con i capigruppo una ipotesi simile a quella
da te avanzata e cioè che la corresponsione del gettone di presenza sia subordinata alla
effettiva presenza alle
sedute per almeno la metà della durata delle stesse. Vi sono obiezioni
di varia natura, anche giuridica, ma io penso che si possano superare, anche
perché norme simili sono da tempo in vigore in diverse amministrazioni
locali. Marco Giunti presidente del consiglio provinciale.
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Fini & Di Pietro, pacchetto di proposte per risparmiare 569 milioni
di euro ( )
(
da "Gazzetta del Sud" del 04-10-2007)
Costi della
politica Blocco degli "automatismi" stipendiali, più
controllo sulla spesa Fini & Di Pietro, pacchetto di proposte per
risparmiare 569 milioni di euro Alessandro Farruggia ROMA A chi gli chiedeva
se i politici percepiscono uno stipendio troppo alto, ieri il ministro della
Giustizia Clemente Mastella rispondeva così: "Non so se siamo
pagati troppo: probabilmente un po' meno del giusto". Una battuta,
magari. Ma poco felice, specie il giorno nel quale l'Udeur si scontra
duramente con Bertinotti e Rutelli per non aver avuto l'elenco completo di
chi ha usato l'aereo di Stato in questi anni ("Non saremo i migliori dirà
il capogruppo Fabris , ma neppure i peggiori. Di Pietro e Fini, che oggi
fanno i puri, sugli aerei di Stato hanno girato come trottole").
Già, Di Pietro e Fini. Il giorno nel quale Padoa
Schioppa annuncia che i tagli decisi nella Finaziaria ai costi della politica "porteranno a regime a
un taglio di 1 milione di euro", Di Pietro e Fini lanciano una
iniziativa bipartisan per tagliare i costi della politica di ulteriori 569 milioni di euro. Niente male, se mai la
riforma passasse (Fassino ieri l'ha accolta con il seguente...
entusiasmo: "E una delle tante"). La proposta prevede l'istituzione
di un tetto massimo di 12 ministri con portafoglio e 2 senza, più 45
sottosegretari. A questo si aggiunge una riduzione del numero degli assessori
comunali e provinciali, la soppressione delle comunità montane, la
liquidazione di "Sviluppo Italia", la regolamentazione (come da
prescrizione inattuata della Costituzione) di partiti e sindacati che verrebbero dotati della
personalità giuridica. Un piccolo tassello rispetto ad una abolizione
delle province (per la quale serve una riforma della Costituzione)
e una riforma del Parlamento che avrebbero ben altra sostanza. Ma
tant'è. Ieri alla Camera è andata di scena la tentata
controffensiva dell'Udeur sui voli di Stato dopo lo spiacevole episodio del
volo per il Gran Premio di Monza. All'interrogazione di Mauro Fabris ha
replicato Rutelli. Che non ha fatto nomi, ma fornito dati: "Nel 2007 ha
detto c'è stato un drastico ridimensionamento del ricorso ai voli di
Stato: ad oggi risultano spesi 13,4 milioni e la proiezione indica a fine
anno costo stimato di 28 milioni, con un taglio del 50% rispetto all'anno
passato". Fabris, che stava per dirsi insoddisfatto, è stato
però bloccato dal presidente della Camera Fausto Bertinotti che gli ha
intimato di togliere, a termini di regolamento, la sciarpa rossa che portava
assieme ai membri del suo gruppo per solidarietà con la Birmania. Al
termine di un duro scambio di battute con Bertinotti ha annunciato: "Ci
vediamo mercoledì prossimo, saremo qui fino a quando non avremo i nomi
di chi ha usato i voli di Stato negli ultimi anni". (giovedì 4
ottobre 2007).
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Per rispondere al malessere dell'opinione pubblica contro gli sprechi… AMEDEO LA MATTINA ( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
Contro gli sprechi della politica, An e l'Italia dei valori presentano una proposta
di legge per la quale chiedono una corsia preferenziale alla Camera. Un
inedito asse trasversale Fini-Di Pietro? Il ministro per le Infrastrutture
mette subito le mani avanti: "Non sarò il cavallo di Troia per
l'opposizione. Io sono leale. Fino a quando i numeri ci sono, altrimenti si
va a casa e cioè si torna alle urne". E Fini, che con questa
mossa pensa di smarcarsi dal grillismo e dal mirino dell'antipolitica, sa bene che nella Cdl storcono il naso. Si rende
conto, lo dice lui stesso, che "questa intesa scatenerà
illazioni, maldicenze, speranze e sospetti" Ma la politica
deve rispondere subito al "clima crescente di ostilità" nei
confronti delle istituzioni per evitare di "dover celebrare il funerale
della democrazia". Insomma, spiega Fini, ognuno rimane al suo posto:
"An è all'opposizione e Di Pietro è un ministro di questo
governo. Il fatto di presentare una proposta di legge assieme non deve far
confondere i ruoli. Io, a partire dal voto su Visco al Senato, lavoro per far
cadere Prodi, Di Pietro per sostenerlo". Un caffè prima della
conferenza stampa a Montecitorio e clima molto cordiale tra Fini, Di Pietro,
Alemanno, Leoluca Orlando. Poi i due estensori della proposta di legge, Mura
e Bonfiglio, illustrano gli articoli con tanto di diapositive. Obiettivo:
riduzione complessiva dei costi fino a 569 milioni, con misure che riguardano
anche il taglio del numero dei ministri. Un governo dovrebbe essere composto
in tutto da 62 membri: 17 ministri e 45 sottosegretari. Di Pietro mostra il
petto: "Io rimetto a disposizione il mio mandato, decida Prodi se ha
coraggio". La proposta di legge punta a tagliare il numero di assessori
e dei consiglieri comunali e provinciali. Tagli del 15% alle indennità
di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci di
comuni con popolazione superiore a 30 mila abitanti e dei presidenti delle
province. Sarebbe liquidata Sviluppo Italia; eliminata la possibilità
di conferire incarichi dirigenziali a soggetti estranei alla pubblica
amministrazione; limitata la costituzione di società a partecipazione
pubblica. Poi c'è il capitolo partiti. An e
Idv chiedono il riconoscimento della personalità giuridica e
l'attuazione dei principi di democrazia interna, con primarie per le
Politiche e le Europee: pena la decurtazione dei rimborsi elettorali. Tutte
proposte, secondo Di Pietro, che servono a dare risposte concrete alla
"caduta verticale di credibilità delle istituzioni". Una
sfida agli altri partiti: "Vediamo chi
sottoscrive questo documento, chi ci sta e chi no, chi ci fa e chi ci
marcia.... chiedo a tutti ai parlamentari di leggere la nostra proposta di
legge e, se ne condividono l'impianto, di firmarla". Sarcastico il
commento di Fassino, per il quale questa iniziativa "arriva dopo tante
altre e non mi pare sia particolarmente originale". Dalle parole di
Fassino emerge il malumore dell'Unione nei confronti di Di Pietro. Per
Mastella siamo di fronte "alla pura demagogia, una follia che stressa
ulteriormente la maggioranza", nel difficile passaggio della
Finanziaria. E proprio illustrando al Senato la manovra economica, il
ministro Padoa-Schioppa affronta i problemi del costo della politica. Per il responsabile dell'Economia la crescita
del Paese è frenata dal debito pubblico, dalla forte evasione fiscale
e dagli enormi sprechi nell'amministrazione pubblica. "Ci sono troppe
strutture inutilmente pesanti. Troppe province, troppi uffici, troppi
tribunali, lavori svolti magari con scrupolo ma con tecniche superate, o
lavori non più necessari". Anche il vicepremier Rutelli, rispondendo al question time, mette in chiaro che il governo
non sta a guardare: ha proposto di ridurre i parlamentari e ha tagliato del
10% il finanziamento pubblico ai partiti. "Dobbiamo ridurre l'impatto dei costi della politica non perché ce lo chiede, che
so, il Gabibbo, ma perché è giusto farlo".
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Di Pietro-Fini, la strana coppia Dopo il referendum, un disegno di legge
bipartisan contro i costi della politica ( )
(
da "Unita, L'" del 04-10-2007)
Stai consultando l'edizione del Di Pietro-Fini,
la strana coppia Dopo il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i
costi della politica di Marcella Ciarnelli / Roma
ACCOPPIATA originale. La "richiesta di buona politica"
che arriva dal "Paese reale" in forme anche chiassose "sulla rete
e nelle piazze" è riuscita a mettere insieme un partito di
governo, Italia dei Valori, e uno di opposizione, An. Collaborazione
bipartisan inedita. Ma una replica del sostegno al referendum sulla legge
elettorale, vissuto anche quello, come tentativo di arginare l'antipolitica. I 34 articoli del disegno di legge, per far
diminuire i costi della politica e portare una
ventata di generalizzata moralizzazione, sono stati illustrati da Antonio Di
Pietro e Gianfranco Fini, impegnati entrambi a difendere la propria creatura
ma anche a prendere con nettezza le distanze rispetto ad una interpretazione
maliziosa dell'inedito connubio. Sull'argomento in questione è stato
possibile lavorare insieme "ma io ora vado via di qui per continuare
nell'impegno di far cadere Prodi, Di Pietro invece continuerà nello
sforzo di sorreggerlo" ha voluto precisare Fini che non ha esitato a
parlare di "funerale della democrazia italiana" nel caso si
lasciassero senza soluzione problemi che "al di là delle proteste
di piazza di qualche comico" esistono nel Paese e "molto più
di quanto il Palazzo immagini". L'elenco dei provvedimenti è
tutto campo. Scontata la riduzione di ministri e sottosegretari.
Un'operazione chirurgica necessaria dato l'effetto che ha avuto sulla
pubblica opinione il numero oltre i 100 dei componenti dell'attuale
esecutivo. Dodici ministri più altri cinque senza portafoglio. Non
più di 50 sottosegretari. Per Di Pietro si potrebbe già fare.
"Decide Prodi se ne ha il coraggio, io lo avrei già fatto".
Così l'ex Pm fedele al suo stile ruvido. Lui, nel caso, mette a
disposizione "il mio ministero e i due sottosegretari". Il che non
va interpretato come un annuncio di dimissioni. Per attuare una "terapia
satisfattiva" e arrivare ad una "resipiscenza operosa" di
coloro che fin qui "non si sono dati regole o meglio una regolata"
ed hanno fondato partiti "senza una funzione
socialmente utile ma privatamente interessante" ecco che bisogna far
viaggiare rapidamente il disegno di legge che arriva dopo molti altri dello
stesso tenore, come ha poi ricordato Piero Fassino, e che "sono serviti
solo a fare fotocopie" per dirla alla Di Pietro. L'intenzione è
quella di raccogliere le firme di quanti più parlamentari di entrambi
gli schieramenti sarà possibile. "Sul tema
delle regole c'è bisogno di un impegno trasversale di tutti i
parlamentare di buona volontà" ribadisce Gianni Alemanno. Per
"passare dalla politica dei veti alla politica del fare" dunque bisogna snellire il governo e le
rappresentanze negli enti locali, limitare i rimborsi elettorali, bloccare
gli automatismi degli stipendi fino al 2012, decurtare del 30%
l'indennità dei ministri non parlamentari, il riconoscimento giuridico
dei partiti "che non possono più essere
considerati come bocciofile", vietare il cumulo tra indennità e
gettoni, ridurre numero e compensi dei membri dei consiglio di
amministrazioni di società a partecipazione pubblica, eliminare tutte
le comunità montane e liquidare la società Sviluppo Italia. I
risparmi strutturali saranno pari a 200 milioni cui vanno aggiunti i 369
milioni di euro dagli enti locali.
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Ridurre i partiti non è la soluzione L'articolo di Luigi La Spina
sul governo im ( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
Possibile (La Stampa di ieri) sollecita
una riflessione opportuna sulle dinamiche della politica
italiana. Ma finisce per porre "un dilemma apparentemente
insolubile" che insolubile non è. La Spina scrive che esiste una
contraddizione tra la speranza di poter decidere, col voto, lo schieramento
che dovrebbe governare per cinque anni e quella di veder ridotto il numero
dei partiti. Questa contraddizione esiste solo per coloro che diffidano della
molteplicità dei punti di vista e che sostengono il maggioritario solo
sperando che spinga al conformismo bipolare. Piuttosto è vera la
conclusione, e cioè che "le riforme elettorali hanno bisogno di
tante altre condizioni per evitare effetti beffardi rispetto ai risultati che
si vorrebbero raggiungere". Purché resti fermo che l'obiettivo del
maggioritario non è e non voleva essere il bipolarismo bensì
mettere i cittadini in condizione di scegliere gli indirizzi di governo e poi
di dare il giudizio sul come il governo era stato gestito. E dunque le
coalizioni non dovrebbero essere costruite contro qualcuno ma per governare.
Purtroppo Berlusconi e Prodi hanno scelto la strada delle coalizioni contro e
di conseguenza hanno posto loro stessi le premesse per l'impotenza
decisionale. Però, per favore, non diffondiamo la tesi che la riduzione
dei partiti è un obiettivo per aumentare la governabilità. E
come dire che fare il deserto rappresenta il miglior modo di fare la pace.
RAFFAELLO MORELLI Quanta ipocrisia sulla Birmania Come mai George Bush non ha
deciso di esportare la democrazia in Birmania? I giovani monaci coraggiosi
che stanno morendo sotto i colpi di un regime dittatoriale avevano bisogno di
aiuto. Lo hanno chiesto direttamente, attraverso le rare interviste fatte
dagli inviati a Rangoon. Hanno chiesto aiuto all'America. Che non si è
mossa. Come si può sopportare tanta ipocrisia? ANNA GENNARI Che fanno
i ministri di Interno e Giustizia? Scarcerazioni a dir poco imprudenti
(troppe e dappertutto); interviste reiterate senza aver niente da dire, solo
per apparire in tv (Garlasco); decisioni discutibilissime (Forleo) ecc. Ma in
tutto questo scempio della giustizia cosa fanno i ministri dell'Interno e
della Giustizia oltre a partecipare a conferenze inutili e ad avvenimenti
mondani? A questo punto, se non possono far niente, a cosa servono?
Contrariamente a tanti altri magistrati che hanno rischiato (e perso) la
vita, questi signori non provano un po' di vergogna? EZIO QUEY, VERRES
(AOSTA) Tutto merito della Sanità... Sta' a vedere che ora dobbiamo
solamente ringraziare l'alta qualità del sistema sanitario
nazionale. E merito della professionalità del nostro personale
medico se possiamo vantare il secondo posto al mondo nella durata della vita,
secondo quanto dichiarato dalla ministra Turco. Di certo non è merito
della dieta mediterranea con tutti i suoi benefici effetti su colesterolo e
grassi saturi e/o insaturi. Stanno perdendo tempo tutti quegli scienziati che
decidono di mappare il Dna degli abitanti dei paeselli sperduti della
Sardegna dove la percentuale di centenari supera qualsiasi media europea. Non
è certamente merito del loro patrimonio genetico o di una vita sana ma
di un presidio medico ospedaliero nelle vicinanze che riesce a fare miracoli
oltre il consentito. Peccato che molti degli ottuagenari che paiono essere
appena usciti dalla piscina del film Cocoon e che vengono periodicamente
inquadrati dalle telecamere non sappiano neppure come sia fatto un ospedale.
E vero, sono calati i viaggi della speranza all'estero. Segno che gli
italiani si fidano più della sanità nazionale
o che, non arrivando neanche alla seconda settimana, a maggior ragione non
possono permettersi di viaggiare? Una gran bella operazione di immagine,
complessa al punto di rendere indispensabile la preziosa collaborazione di
Oliviero Toscani, che ha organizzato una campagna apposita. Tutti i mutuati
si staranno domandando quanto sarà costata e magari quante incubatrici
si sarebbero potute acquistare con lo stesso importo. ELSA BORLATINO ...
tutta colpa della televisione Ci sono fenomeni sociali che sono forse
sotterraneamente legati tra loro. Pensiamo alle donne massacrate dai maschi
di famiglia (perché "vogliono loro tanto bene"), all'indisciplina
scolastica, all'immoralità civica. Io penso che tali fenomeni non
siano del tutto slegati dalla generale riluttanza, data per scontata dopo il
'68, di addossare ai mass media compiti educativi. Pensiamo alla televisione.
Mike Bongiorno e Pippo Baudo che, coi capelli tinti, fanno domande cretine a
ragazzine forzatamente sorridenti e in mutandine non è forse cosa che
ricorda le vecchie riviste da barbiere del secondo dopoguerra? Ci vogliamo
dare una mossa? LEONARDO CEPPA, TORINO PROFESSORE ASSOCIATO DI FILOSOFIA
TEORETICA FAC. DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Come far cessare le violenze
ultras Vedendo recentemente in tv il trattamento che hanno avuto i
manifestanti del G8 a Genova e i manifestanti della Tav, mi chiedo se
è così difficile far cessare la violenza dei soliti ultras.
GIOVANNI BATTISTA VENTO Arrivano i vietcong della giungla urbana Nella
progenie dei tartassatori di professione dell'automobilista mancavano solo
loro, gli ausiliari del traffico. Al soldo di amministratori comunali senza
scrupolo, votati all'impiguamento dei bilanci comunali, non bastavano le
imboscate con autovelox, ora sono arrivati i vietcong della giungla urbana.
Armati di binocolo, taccuino e di una cattiveria senza limiti osservano,
scelgono la vittima designata, colpiscono senza pietà alcuna e si
eclissano. Ma l'obbligo della notifica immediata è finito nel
dimenticatoio? Non si dica che nel lento traffico cittadino non è
possibile la notifica immediata. Automobilisti di tutto il mondo, unitevi
contro la nuova minaccia al vostro già esangue portafoglio. SILVIO
ZANCHET.
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Le Comunità montane salgono sulle barricate ( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
POLEMICA NEL MIRINO LA NORMA CHE SCORPORA
LE LOCALITA' SOTTO I 600 METRI Le Comunità montane salgono sulle
barricate [FIRMA]ALESSANDRO MONDO La sfida è lanciata. Nel giorno in
cui la presidente della Regione Mercedes Bresso boccia il punto della
Finanziaria che scorpora i Comuni sotto i 600 metri - "norma non
adeguata alla realtà amministrativa con cui ci confrontiamo ogni
giorno" - la montagna, quella che non accetta di farsi ridisegnare con
il righello, pardòn con l'altimetro, si mobilita contro il Governo. Il
tam-tam investe le 48 Comunità montane del Piemonte, comprensive di
558 Comuni. Alcune hanno già aderito alla manifestazione organizzata a
Roma il 24 ottobre. Altre lo stanno decidendo. La Comunità Alta Valle
di Susa invece "non parteciperà" come ha annunciato in tarda
serata il presidente Mauro Carena. "Quell'appuntamento - sostiene -
rischia di essere strumentalizzata per fini politici che non condividiamo".
Una cosa è certa: l'allarme dell'Uncem è stato raccolto. Le
Comunità non intendono sacrificarsi sull'altare dei costi da tagliare,
i famosi costi della politica che ad altri livelli aprono voragini. E
incassano l'appoggio della Regione, oltre che dell'Anci. Nemmeno la Lega Nord
sta a guardare. Stefano Allasia, segretario provinciale, propone di cassare
le prefetture, "che hanno mansioni simili a quelle della
Provincia". Durissimo Agostino Ghiglia, An: "Non può e non
deve essere un burocrate romano a ridisegnare le nostre montagne".
Nessuno nega l'esigenza di razionalizzare il sistema. Tutti contestano che lo
si faccia da Roma, in Finanziaria, sulla base di un criterio bizzarro: quello
che scarta Susa confermando la "montanità" di Sanremo, per
limitarsi ad un paradosso. Comune l'apprezzamento per la lettera inviata da
Bresso a Prodi e al ministro Lanzillotta con la richiesta di delineare gli
obiettivi lasciando alla Regione un anno per raggiungerli. Antonio
Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa e Val
Cenischia - 23 Comuni, 67 mila abitanti - sta organizzando un pullman. Parla
di "misure da irresponsabili": "Così non si riducono i
costi della politica ma la rappresentanza della politica. Farebbero prima a
cancellare la nostra Comunità, data l'impossibilità di fare
qualsiasi politica territoriale senza nove Comuni". La giunta della
Comunità Valle Pellice - 9 Comuni, 25 mila abitanti - deciderà
oggi l'adesione. "Penso che ci saremo - spiega Claudio Bertalot, il
presidente -. Se ci metteranno con le spalle al muro costituiremo un
organismo di gestione autonoma comprensivo dei Comuni scorporati dalla
Finanziaria, sul modello dei Consigli di Valle preesistenti alle
Comunità". Malumori condivisi da Mauro Marucco, Comunità Valli di Lanzo (19 Comuni, 26 mila abitanti):
"Io prendo un gettone di presenza che al netto diventa di 1.200 euro al mese e come presidente
lavoro quasi a tempo pieno... Perchè nessuno fa le pulci alle spese
dei Consigli regionali o ai troppi Consorzi nati per sistemare i politici
trombati?".
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Forza Italia fa congelare le superconsulenze dei direttori regionali
( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
Costi della
politica Forza Italia fa congelare le superconsulenze
dei direttori regionali La circolare della presidente della Regione, Mercedes
Bresso, obbliga assessori e direttori generali ad assegnare incarichi di
consulenza di alta professionalità solo dopo una procedura comparativa
pubblica inserita sul sito web della Regione alla sezione Servizi ai
cittadini, sotto l'apposita voce "Incarichi professionali"
è del 3 settembre. Peccato, però, che dieci giorni dopo il
direttore generale dei Trasporti, Aldo Manto, assegna un'incarico da 60 mila
euro per la definizione procedurale e la realizzazione di iniziative di
progetto di finanza senza nessuna comparazione. Insomma, un incarico ad
personam che contrasta con la direttiva della Bresso e che scatena le
opposizioni. Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Burzi, presenta
un'interrogazione per sapere "le motivazioni per cui non è stata
attivata la procedura comparativa pubblica di selezione". Già
perché negli stessi giorni un dirigente del settore sviluppo
dell'Agricoltura, Giacomo Michelatti, decide di accantonare la somma
necessaria per affidare un incarico di analista di laboratorio ma rinvia la
determina di assegnazione dell'incarico per applicare la circolare del 3
settembre. Scrive: "La circolare ha individuato la necessità di
un ulteriore avviso pubblico di selezione per acquisire i curricula da
valutare" e l'avviso e "deve essere pubblicato per un congruo
numero di giorni su un'apposita sezione del sito web della Regione". Il
capogruppo di Forza Italia chiede alla presidente, Mercedes Bresso, il perché
di questa difformità di comportamento di dirigenti e direttori e
chiede anche lumi sull'applicazione di altri criteri indicati nella circolare
della presidente Bresso relativi ai contratti di collaborazione coordinata e
continuata. Soprattutto quali siano le esigenze di eccezionalità e
quali verifiche siano state fatte per la ricerca di professionalità
interne. L'interrogazione di Burzi viene depositata il 20 di settembre. Pochi
giorni dopo l'assessorato ai Trasporti, verificato l'iter seguito per
l'assegnazione della consulenza di alta professionalità decide di
congelare tutta la procedura. L'incarico sarà assegnato solo dopo la
pubblicazione sul sito Internet della Regione della necessità di uno
studio sul project financing e della necessità di comparare i
curricula dei diversi candidati. In assessorato parlano di semplice disguido
tecnico legato ad un accavallamento temporale tra la scrittura della
determina e la pubblicazione della circolare della presidente. \.
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Enti montani, riecco la scure ( )
(
da "Stampa, La" del 04-10-2007)
COSTI DELLA POLITICA. LA PRESIDENTE DELLA
REGIONE BRESSO PROTESTA CON PRODI Voci contro Enti montani, riecco la scure
Presidente Uncem guida la protesta "Così non va bene Presenteremo
un emendamento "La strada giusta "La normativa contro il criterio
dell'altimetria" Enrico Borghi è quella di una super
Comunità per l'Ossola" Daniele Folino presentata non è
adeguata alle esigenze della montagna" Bruna Sibille [FIRMA]IVAN FOSSATI
VERBANIA Mandato in archivio il disegno di legge estivo, l'assalto alla
montagna viene ora dalla manovra Finanziaria. Che fissa nuovi (e non troppo
diversi) criteri per stabilire quale Comune possa ritenersi montano. E ancora
una volta la discriminante è legata all'altitudine, scesa a 500 metri
per gli Appennini ma rimasta a 600 per le Alpi. "I criteri sono stati un
po' 'ammorbiditi' - commenta l'ossolano Enrico Borghi, presidente nazionale
dell'Uncem -, ma non basta. Anzi, proprio non va bene. Non è con la
Finanziaria che si può stabilire cosa è montagna. E la legge di
riordino degli enti non può passare attraverso provvedimenti noti come
'taglia spese'". L'ammorbidimento di cui parla Borghi sta nel fatto che
oltre alle località con l'80 per cento del territorio oltre i 600
metri la Finanziaria prevede di tenere buoni anche i paesi con metà
territorio oltre i 600 a patto che sia pure di 600 metri il dislivello tra il
punto più basso e quello più alto. Pochino, stando alle
richieste. Ma andare più in là per il momento è stato
impossibile, anche perché il tavolo di lavoro convocato a Roma per inizio
agosto era saltato: "Non per colpa nostra - puntualizza Borghi -, non si
erano presentati Anci e Upi. In ogni caso abbiamo le idee chiare e chiederemo
ai parlamentari di sostenere l'emendamento che presenteremo nelle prossime
ore. A parte il fatto che va stralciato dalla Finanziaria il discorso
montagna, in ogni caso non si può ragionare solo sull'altimetria,
vanno introdotti parametri come pendenza, dislivello, clima, dissesto, quadro
socio econmico, assenza di servizi, distanza dai capoluoghi e presenza di popolazione anziana". Contrarie anche la
presidente della Regione Mercedes Bresso e l'assessore alla Montagna Bruna Sibille
che hanno scritto a Romano Prodi dicendo che "la norma prevista in
Finanziaria non è adeguata alla realtà amministrativa con la
quale ci confrontiamo ogni giorno. Non è possibile inoltre non
considerare che molte realtà di fondo valle vivono in una economia che
è da considerare montana, anche se non si raggiunge l'altitudine
prevista dall'attuale testo". L'assessore di Domodossola Daniele Folino,
esponente del Mao, il Movimento autonomista ossolano, sostiene che la strada
da praticare sia quella di "una super Comunità montana per
l'Ossola con eventuali aggregazioni dei Comuni piccoli presenti nelle
vallate". La sezione Vco dell'Italia dei Valori, il partito di Antonio
Di Pietro, ritiene invece che sia sbagliato ridurre il numero di consiglieri
comunali da 12 a 10 nei piccoli centri. "Se questo è il modo con
il quale si pensa di tagliare i costi della politica
- dichiara il coordinatore provinciale Massimo Turconi -, allora è
evidente la volontà di non voler affrontare seriamente il
problema".I costi della politica? Sono stati portati di nuovo alla ribalta per distogliere
l'attenzione dei cittadini sull'operato del Governo. Parola di Enrico
Montani, il parlamentare verbanese della Lega nord: "Quando il
presidente dell'Unione industriali del Vco Parodi sostiene che gli enti
locali costano troppo ha ragione, ma il problema sta all'origine, cioè
a Roma", dice. L'esponente del Carroccio cita due esempi:
"Il ripiano dei debiti della sanità della Regione Lazio e la
questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Ci sono Regioni, poche,
mal governate che hanno sforato la spesa sanitaria in maniera abissale per
anni. Tutte le altre Regioni, quelle virtuose, sono obbligate per legge a
tappare il buco. Con un provvedimento votato a maggio la maggioranza ha dato
3 mila milioni di euro a solo quattro Regioni, Lazio, Campania, Abruzzo e
Molise. Questi denari si sono aggiunti ai circa 2.500 milioni che erano stati
stanziati dalla precedente Finanziaria proprio per sanare i deficit della
sanità. In Lazio Storace prima e Marrazzo poi hanno creato un buco di
10.000 milioni di euro: è incredibile, eppure si parla di tagliare di
enti che operano in montagna, in condizioni disagiate". E' un fiume in
piena, Montani: "Peggio del Lazio riesce a fare solo la Campania con
Bassolino, dove oltre al buco della sanità c'è la voragine
scandalosa dei rifiuti. Praticamente vuol dire che in Campania viene gestito
male il 100 per cento del bilancio regionale. In compenso la Campania ha
l'ufficio di rappresentanza a New York". Questa la proposta leghista:
"L'amministratore che sfora per tre anni la spesa sanitaria diventa
automaticamente ineleggibile. Questa proposta l'abbiamo presentata alla
Camera dove, ovviamente, è stata bocciata". Montani chiude
dicendo che il vero federalismo è dare "responsabilità di
chi amministra, controllo diretto da parte dei cittadini. Ma il federalismo
che abbiamo in mente deve combattere contro la realtà di un Paese
profondamente diviso. In Padania si discute del gettone di presenza
di 19 euro a un consigliere comunale, al Sud si stanziano milioni di euro a
chi non sa fare il proprio dovere".
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Cda più snelli, i quartieri rischiano di saltare
( )
(
da "Tribuna di Treviso, La" del 04-10-2007)
Primo Piano Cda più snelli, i
quartieri rischiano di saltare Si possono eliminare le circoscrizioni:
risparmio di 194 mila euro Anche il personale delle sedi è un costo
che pesa sul bilancio TREVISO. Anche le società partecipate hanno
dovuto fare la dieta, ma già da quest'anno. I tagli agli scranni
occupati dai Comuni nei consigli di amministrazione nelle società
municipalizzate sono stati infatti dettati dalla Finanziaria 2007, e quindi
sono già stati recepiti da Ca' Sugana: la legge prevedeva una riduzione
dai 3 ai 5 posti. Ca' Sugana ha tarato su 3 uomini la sua presenza
in Actt, Treviso Servizi, Treviso Mercato e Treviso Sinergie. Circoscrizioni.
Con i "quartieri" torniamo invece a parlare della Finanziaria 2008:
lascerà ai Comuni con meno di 500 mila abitanti la facoltà di
abolire le circoscrizioni. Un'altra opportunità per risparmiare: nel
2006, per finanziare i consigli di quartiere, Ca' Sugana ha sborsato 194 mila
euro. Ma la comunità, come ha sottolineato il candidato sindaco della
Rosa nel Pugno Gianpaolo Sbarra, ha ottenendo in cambio attività e
iniziative per soli 30.083 euro. Solo la schiera dei consiglieri e il
personale che deve protocollarne l'operato valgono quasi 150 mila euro
l'anno. Sempre nel 2006, per pagare l'indennità dei cinque presidenti
delle circoscrizioni, Ca' Sugana ha sborsato 34.249 euro, a questi si sono aggiunti i gettoni di
presenza dei consiglieri (16 euro per ogni
riunione cui hanno partecipato, un totale 10.192 euro) e gli stipendi del
personale. Se le cariche elettive delle assemblee costano circa 45 mila euro,
la mazzata arriva dai dipendenti che gravitano attorno alle sedi dei
quartieri cittadini: dal 2002 ad oggi, la voce "personale"
è passata dal costare 84 mila euro a 101 mila. Totale: 148 mila euro.
Bollette escluse. (a.z.).
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Lodi (ulivo): il costo della politica si riduce diminuendo gli assessori
( )
(
da "Nuova Ferrara, La" del 04-10-2007)
Bondeno. Il consigliere invita
l'amministrazione a dare un segnale ai cittadini Lodi (Ulivo): il costo della politica si riduce diminuendo gli assessori BONDENO. Perchè il
sindaco di Bondeno non dà ai cittadini un chiaro segnale di voler
ridurre i costi della politica cominciando a "tagliare" il numero di assessori in
giunta? La proposta a Davide Verri arriva da Simone Lodi, consigliere
comunale dell'Ulivo per Bondeno. E arriva in un momento in cui
è intenso il dibattito su come limitare le spese per la politica. "Il governo di centro sinistra, all'interno
della prossima legge finanziaria, ha proposto una serie di articoli che
contribuiscano a ridurre i costi della politica"
e quindi il consigliere dell'Ulivo lancia un segnale al primo cittadino,
rilevando che non è il "taglio" di un consigliere comunale
un vero strumento di risparmio ("un consigliere comunale, a Bondeno,
percepisce un gettone di presenza, una sorta di
indennità quando partecipa alle sedute consiliari, pari a 20,58
euro"). Allora Lodi evidenzia come "sarebbe utile che, in tempi come
questi, l'amministrazione comunale di Bondeno, ed in primis il sindaco Verri,
desse un segnale alla popolazione e riducesse il numero di assessori: 7
assessori per un Comune come il nostro sono francamente troppi". Oltre
al risparmio - continua il consigliere, che invita il sindaco anche "ad
abbandonare la pessima idea di realizzare il sottopasso di Ponte Rana (un
vero sperpero di denaro pubblico)" - "si offrirebbe alla
popolazione un segnale forte".
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CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia
pe ( )
(
da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)
"CON LA PROPOSTA di Legge presentata
dal gruppo regionale di Forza Italia per l'abolizione dei Consorzi di Bonifica
perdono di senso le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del
Consorzio di Bonifica del Bientina. Chiedo quindi che venga subito interrotto
l'iter per il rinnovo degli organi e si proceda, eventualmente, al
commissariamento fino al pronunciamento del consiglio regionale sulla nostra
legge". La richiesta arriva da Maurizio Dinelli, presidente del gruppo
regionale di Forza Italia, che aggiunge: "in Toscana sono 13 i Consorzi
di Bonifica e costano ai contribuenti oltre 35 milioni di euro l'anno di cui
15 milioni di euro (ben il 42%) per il funzionamento dell'apparato: costi per
la struttura, per il personale, per i CdA e per il presidente. Costi inutili ed improduttivi visto che le stesse funzioni
potrebbero essere affidate alle Province e alle Comunità
montane". "OLTRE A CIO la nostra proposta ? prosegue l'azzurro ?
prevede anche la cancellazione della tassa consortile per
cittadini ed imprese e il finanziamento regionale per le attività di
tutela del territorio". "I cittadini aspettano vere risposte sui
costi della politica. Noi ? conclude Dinelli ? proponiamo una rivoluzione per
abbattere istituzioni improduttive, semplificare e razionalizzare le
competenze e dare maggiore efficienza e velocità agli interventi".
- -->.
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BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il
centrosinistra ( )
(
da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)
"BISOGNA stare attenti a cavalcare la
demagogia. In questo il centrosinistra è uno specialista". Il
sindaco di Massarosa Fabrizio Larini difenda... il bastone e la carota con
cui ha gestito il caso Sermas (dopo le polemiche per l'aumento dei compensi),
sostenendo che la vera sfida per il futuro non è
"tanto nei numero dei componenti del consiglio di amministrazione che
prendono 200 euro di gettone di presenza il
mese, ma nelle possibilità di sviluppo che può avere l'azienda
non solo all'interno del territorio comunale ma anche fuori". "ALLA
GENTE credo di avere fatto capire ? precisa il primo cittadino ? che
Massarosa vuole dare un segnale importante sui costi della politica: certi
aumenti non sono giustificabili in un momento come questo di ristrettezze e
di tagli. E' questa la linea da seguire, ma non saranno certo i compensi di
due consiglieri a mandare all'aria il bilancio dell'azienda... Piuttosto
è necessario che la Sermas diventi veramente un soggetto in grado di
dare sostanza alla propria attività, che non può essere ridotta
semplicemente al possesso della rete dei tubi dove passa il gas: il
sottoscritto è disponibile ad aprire un ampio confronto con tutte le
forze politiche. Una fusione con l'azienda municipalizzata della farmacia di
Corsanico? E' un'ipotesi che vogliamo valutare in maniera approfondita".
PER LARINI è scoccata l'ora di mettersi al lavoro, stemperando le
polemiche e finalizzando i prossimi interventi ad un rilancio completo
dell'azienda che ? come hanno ironizzato gli esponenti dell'opposizione ?
"ha sì quattro dipendenti ma anche ampi margini di sviluppo,
proprio per consentire al comune di Massarosa la possibilità di
ottenere un maggior numero di utili". E in tempo di "miseria"
per l'ente locale, se un'azienda municipalizzata garantisse un utile sempre
più consistente non sarebbe male. - -->.
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Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione
di continuità. Spesso, ( )
(
da "Nazione, La (Grosseto)" del 04-10-2007)
In modo del tutto demagogico, si torna a
parlare di riforma del Parlamento con tagli di onorevoli e senatori:
progetto, per altro, che vive solo nell'immaginario, neppure tanto
collettivo. E la polemica di questi giorni fra Prodi e Bertinotti la dice
lunga su come ognuno tenti di difendere la rispettiva posizione. Del resto il
presidente del Consiglio dovrebbe, prima di tutto, guardare all'interno del
suo esecutivo: 103 fra ministri e sottosegretari la
dicono lunga sulla volontà reale di ridurre i costi della politica. La sensazione, del resto, è che il manuale Cencelli
continui anche dopo tanti anni, ad essere il miglior elisir di lunga vita per
coalizioni che hanno poco o niente in comune, se non la voglia di occupare il
più possibile posti di potere. - -->.
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CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia
pe ( )
(
da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)
"CON LA PROPOSTA di Legge presentata
dal gruppo regionale di Forza Italia per l'abolizione dei Consorzi di Bonifica
perdono di senso le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del
Consorzio di Bonifica del Bientina. Chiedo quindi che venga subito interrotto
l'iter per il rinnovo degli organi e si proceda, eventualmente, al
commissariamento fino al pronunciamento del consiglio regionale sulla nostra
legge". La richiesta arriva da Maurizio Dinelli, presidente del gruppo
regionale di Forza Italia, che aggiunge: "in Toscana sono 13 i Consorzi
di Bonifica e costano ai contribuenti oltre 35 milioni di euro l'anno di cui
15 milioni di euro (ben il 42%) per il funzionamento dell'apparato: costi per
la struttura, per il personale, per i CdA e per il presidente. Costi inutili ed improduttivi visto che le stesse funzioni
potrebbero essere affidate alle Province e alle Comunità
montane". "OLTRE A CIO la nostra proposta ? prosegue l'azzurro ?
prevede anche la cancellazione della tassa consortile per
cittadini ed imprese e il finanziamento regionale per le attività di
tutela del territorio". "I cittadini aspettano vere risposte sui
costi della politica. Noi ? conclude Dinelli ? proponiamo una rivoluzione per
abbattere istituzioni improduttive, semplificare e razionalizzare le
competenze e dare maggiore efficienza e velocità agli interventi".
- -->.
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An-Idv: governo da dimezzare ( )
(
da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 04-10-2007)
Il Sole-24 Ore POLITICA E SOCIETA data: 2007-10-04 - pag:
14 autore: Costi della politica. Proposta bipartisan
per 569 milioni di minori spese: non più di 62 i componenti
dell'Esecutivo An-Idv: governo da dimezzare Primi no alla riduzione dei
consiglieri - Mastella: pagati meno del giusto ROMA Un colpo di scure sul
Governo: da 103 a, massimo, 62 componenti, di cui solo 12 i ministri con
portafoglio. è il cuore della proposta di legge bipartisan Fini-Di
Pietro per tagliare i costi della politica. In 34
articoli, scritti dai deputati Silvana Mura e Antonio Buonfiglio, vengono condensati
moltissimi interventi, che riducono i costi sia al livello locale che
centrale, per un risparmio complessivo pari a 569 milioni. Tra le
novità c'è il calcolo dei rimborsi elettorali sulla base dei
votanti effettivi e non più degli aventi diritto al voto (con un
risparmio stimato in circa 8 milioni di euro), il taglio del 16% dei
consiglieri comunali e del 13% di quelli provinciali, la messa in
liquidazione di Sviluppo Italia e il taglio del 30% delle indennità
anche dei ministri e sottosegretari non parlamentari (i parlamentari hanno
già subito la riduzione). Riproposta la stretta, contenuta in manovra,
sugli stipendi dei parlamentari: l'aumento automatico viene congelato fino al
2012. Per le comunità montane è prevista addirittura la
soppressione. Per quanto riguarda i partiti, si mira
al riconoscimento della personalità giuridica e all'attuazione dei
principi di democrazia interna (modalità di elezione degli organi
dirigenti e di convocazione dei congressi, ad esempio), con primarie per
stabilire un'ampia percentuale dei candidati alle politiche e alle europee,
pena la decurtazione dei rimborsi elettorali. Tra le misure caldeggiate da
Alleanza nazionale vi è la registrazione presso il Cnel delle
associazioni sindacali, in modo da acquisire personalità giuridica.
Prevista infine un'autorità di vigilanza sui partiti, che verifica la corrispondenza dei bilanci alle norme sul
finanziamento pubblico dei partiti e procede alla loro
certificazione. "Chiediamo a tutti i parlamentari di leggere la nostra
proposta di legge sulla riduzione dei costi della politica utile
ad arginare l'ondata diantipolitica e, se ne condividono
l'impianto, di firmarla" è stato l'appello di Gianfranco
Fini e Antonio Di Pietro. Appello che ha lasciato freddo Piero Fassino:
"è una proposta che arriva dopo tante altre, non mi sembra che
sia particolarmente originale ". Intanto, in Parlamento emergono i primi
dubbi sull'opportunità di tagliare il 20% dei consiglieri comunali e
provinciali, come proposto dalla Finanziaria. Il deputato dello Sdi Angelo
Piazza lo considera un "taglio della democrazia". E il ministro
Clemente Mastella ribatte alle accuse dei maxi-stipendi ai ministri:
"Non so se siamo pagati troppo, probabilmente un po' meno del
giusto". M. Se. RIMBORSI AI PARTITI Di Pietro e Fini chiedono di
commisurarli al numero dei votanti, non più a quello degli aventi
diritto al voto: in gioco 8 milioni di euro LAPRESSE Coppia anti-sprechi.
Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini.
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Fini-Di Pietro, patto contro l'antipolitica ( )
(
da "Giornale.it, Il" del 04-10-2007)
Di Massimiliano Scafi - giovedì 04
ottobre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2
3 4 5 Risultato da Roma Sorride la strana coppia e brinda al primo progetto
trasversale per contenere i costi della politica e imbrigliare i venti
dell'antipolitica. Ma guai a parlare di inciucio o di prove generali per una
futura maggioranza. "An è un partito che sta all'opposizione -
dice Gianfranco Fini -, Antonio Di Pietro invece è un ministro del
governo Prodi, che io voglio far cadere. Nessuna illazione e niente
retropensieri". Se è per questo, anche Di Pietro nega che ci
siano rimescolamenti: "Sono disposto a lasciare la poltrona perché una
riduzione dei ministeri sarebbe un segnale importante. Decide Prodi, vedremo
se ha il coraggio. Ma io resterei comunque nella maggioranza. Io sono leale
al mandato elettorale e non voglio fare il cavallo di Troia della Cdl".
Su una cosa però non ci sono dubbi. "La marea sta crescendo -
spiega il presidente di An -, il clima di ostilità nei confronti del
Palazzo è molto più profondo di quanto si pensi. Le istituzioni
sono complesse, autoreferenziali e poco trasparenti. Se non ci muoviamo, qui
rischiamo di celebrare presto il funerale della democrazia
rappresentativa". Da qui l'idea del disegno di legge bipartisan per
contenere le spese della politica, che Piero Fassino ha boccia così:
"Niente di originale, le proposte sono già tutte nella Finanziaria".
Questo in pillole il ddl Fini-Di Pietro. Un tetto massimo di 17 ministri,
dodici con il portafoglio e cinque senza. Non più di 50
sottosegretari. Riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali,
chiusura di Sviluppo Italia spa, soppressione delle comunità montane.
Tutto ciò, affermano, porterebbe un risparmio di 569 milioni di euro
l'anno. A queste misure si aggiunge il riconoscimento giuridico dei partiti e
dei sindacati, che, dice ancora Fini "non possono essere trattati come
delle bocciofile". In questa maniera si aumenterebbe la trasparenza
della loro attività e soprattutto dei loro bilanci. Poi, una
sforbiciata del 15 per cento delle retribuzioni dei presidenti dei consigli
circoscrizionali, dei sindaci di città con
popolazione superiore ai 30 mila abitanti e dei presidenti di provincia,
più il divieto di cumulo tra indennità di funzione e gettone di
presenza, più il blocco degli incarichi dirigenziali agli
estranei alla pubblica amministrazione, più la soppressione dei
direttori generali negli enti locali, più l'eliminazione di
diversi consigli di amministrazioni. Pagina successiva >>.
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Costi della politica Sobborghi critici <No alla riduzione>
( )
(
da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)
Corriere dell'Alto
Adige - TRENTO - TRENTOEPROV - data:
2007-10-04 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Saloni: serve più
efficienza Costi della politica
Sobborghi critici "No alla riduzione" TRENTO - "I residenti
delle circoscrizioni sono preoccupati". Umberto Saloni,
coordinatore dei presidenti di circoscrizione, ha sintetizzato così
l'opinione dei sobborghi sul nodo del ridimensionamento delle circoscrizioni
e della riduzione del numero dei consiglieri. "Con il ridimensionamento
- ha detto Saloni davanti alla commissione bilancio - il nostro ruolo di
facilitatori andrebbe perso. E invece è là che il Comune
dovrebbe investire, anche incrementando il personale degli uffici".
Punto di vista in parte accolto da Dario Maestranzi (Leali), che ieri in
commissione ha aggiunto: "Siamo ad un bivio: o potenziamo le
circoscrizioni delegando lavori pubblici e toponomastica, per esempio, o le
cancelliamo totalmente. Ora possono esprimere solo pareri, impegno oneroso e
spesso inutile. Ci vuole un cambio di rotta: non può essere, come
accadde a Villazzano, che per avere la segnaletica a ridosso di una scuola
sostituita ci son voluti due anni". Giuseppe Filippin (Lega) ha
aggiunto: "Si possono ridurre i confini delle circoscrizioni, ma non eliminarle.
La democrazia costa, tagliarle diventa impensabile". "Anche noi
siamo spesso insofferenti verso i pareri obbligatori, soprattutto se questi
sono tecnici: basterebbero gli uffici comunali" ha commentato infine
Saloni. Così per Filippin: "Sarebbe giusto dare alle
circoscrizioni le competenze su lavori pubblici e urbanistica". Saloni
ha chiesto infine "una complessiva ristrutturazione dei servizi che
renda le circoscrizioni più efficienti ". Ma. Bo. Maestranzi:
"Ci vuole un cambio di rotta" Filippin: "La democrazia non si
taglia".
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Attenti al populismo. Ipocrisia e demagogia ( )
(
da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)
Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - BOLZANOEPROV - data: 2007-10-04 num: - pag:
7 categoria: REDAZIONALE DALLA PRIMA Attenti al populismo. Ipocrisia e
demagogia Sia chiaro, il populismo parte sempre da alcuni elementi reali,
veri e censurabili, ma li usa in maniera strumentale per secondi fini, il
principale dei quali è circuire le masse. è stato sempre una
caratteristica politica della destra, ma ormai i
confini della destra sono molto ampi e fondamentalmente possiamo dire che
viviamo in una società ad egemonia di destra, dal punto di vista culturale.
Sui "costi della politica" si confondono
deliberatamente e in malafede elementi veri di spreco e privilegio con altri
che porteranno, se attuati, a vere e proprie riduzioni degli spazi
democratici. "Costi della politica"
significa varie cose: se parliamo di presidenti di circoscrizione con
autista, questo è un privilegio di casta (ma qualcuno mi dovrebbe dire
dove esistono!); se parliamo di pensioni ai parlamentari e ai consiglieri
regionali dopo mezza legislatura, questo è un privilegio da eliminare;
se parliamo di consigli di amministrazione usati come parcheggio per politici
in disarmo, anche questo non è giusto. Ma è un costo della politica avere un consiglio comunale rappresentativo?
è un costo della politica avere dei consigli
di quartiere come elementi di partecipazione? è un
costo della politica avere i partiti politici finanziati anche con soldi pubblici? è un
costo della politica avere amministratori retribuiti? No, se si vuole essere
precisi, bisogna dire che questi sono costi della democrazia. Costa troppo la
democrazia? Aboliamola! Ma si abbia il coraggio di dirlo apertamente.
"I consiglieri comunali sono troppi! ". Bene, l'effetto di ridurli
è molto semplice, e non è risparmiare qualche migliaio di euro
all'anno. L'effetto della riduzione dei consiglieri comunali sarebbe una
ferita violenta della rappresentanza democratica. Pensiamo a Bolzano: se i
consiglieri invece di 50 fossero 30, ci sarebbero probabilmente due partiti in Comune: Svp e An. Molto democratico, vero? E se
non ci fossero anche fondi pubblici per i partiti
politici, resterebbero in piedi solo quei partiti
con dietro interessi economici forti; non più partiti,
ma comitati d'affari. Vogliamo dire che rimarrebbero solo Berlusconi e il Pd
sostenuti da sponsor tipo televisioni, cooperative e assicurazioni?
Probabilmente sì. E se togliessimo anche questi "sontuosi"
stipendi a sindaci e assessori? Semplicemente un lavoratore dipendente non
potrebbe mai diventare amministratore di un Comune, ma diventerebbero sindaci
e assessori solo i nuovi "notabili", gente ricca che farebbe politica per hobby o per interesse privato. Vogliamo
questo? Qualcuno sì, senz'altro. Io penso invece che la sinistra debba
mantenere la bussola anche a costo di essere in assoluta minoranza di fronte
alla bufera demagogica. Le sirene del populismo sono potenti ma l'idea di
democrazia va preservata - fosse anche solo come testimonianza - gelosamente
e orgogliosamente preservata. Luigi Gallo, assessore del Comune di Bolzano
DISCUSSO Il comico-tribuno Beppe Grillo è al centro del dibattito
politico.
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L'allergia ai costi della politica ha colpito anche loro. insieme a
gettoni, auto blu, telefoni ( )
(
da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 04-10-2007)
Di FEDERICA GIALLORETO L'allergia ai costi
della politica ha colpito anche loro. insieme a gettoni, auto blu, telefonini, affitti ed enti inutili.
Sforbicia il governo, sborbiciano le Regioni, spara a palle incatenate l'asse
trasversale Fini-Di Pietro, che ieri mattina ha illustrato una proposta di
legge che finalmente parla anche di loro: i consigli di circoscrizione. Non
è un'abrogazione netta, come per le comunità montane, ma quel
che si propone è di restringere i mini-municipi ai Comuni con
più di 250 mila abitanti. Se diventerà legge, a Pescara si
chiuderà dopo oltre vent'anni l'esperienza del decentramento. Pochi
centomila abitanti, secondo la proposta bipartisan Alleanza nazionale-Italia dei valori. E ad essere onesti, l'esperienza delle
circoscrizioni nella nostra città non è affatto esaltante. Il
decentramento di deleghe e funzioni ai quartieri della città era
partito con un'ambizione nei primi anni Ottanta: quella di avvicinare
l'amministrazione ai cittadini e trasformarla da lontana in prossima.
Ma dopo la riduzione da nove a cinque quartieri decisa nel '98 per favorire
una maggiore snellezza amministrativa, il salto di qualità non
è mai avvenuto. Anzi il meccanismo, seppur semplice, si è
inceppato: l'emblema è il ritiro delle truppe, dei vigili dai
quartieri, da dodici a zero. Prima tutti nelle circoscrizioni, ora tutti al
comando. La mancanza degli agenti si avverte soprattutto nella circoscrizione
1 che abbraccia la parte sud della città. E non è certo un bene
per il quartiere, circondato da edifici dismessi e case popolari, e dove
scarseggiano spazi collettivi e infrastrutture. Lo dichiara apertamente il
presidente Camillo Sulpizio, esponente della maggioranza di governo a Palazzo
di città. "E' una chiara scelta dell'amministrazione comunale
quella di lasciare tutto nelle mani degli assessori - dice amareggiato -. Il
trasferimento dei vigili al comando di via del Circuito non l'ho digerito
affatto: così l'amministrazione ha abbandonato i quartieri, non
c'è un vigile davanti alle scuole né nelle aree più sensibili
dove sono frequenti fenomeni di teppismo e microcriminalità. Sono
tutti in centro a fare multe". E ci sono anche altri problemi. "La
nostra biblioteca - aggiunge - è chiusa da due anni perché
un'operatrice è andata via e nessuno ha pensato di sostituirla".
Defraudate del proprio compito - risolvere i problemi quotidiani dei
cittadini, pensare alla gestione e manutenzione di strade, marciapiedi,
illuminazione, rete fognaria, verde pubblico rionale e alla gestione dei centri
sociali - le circoscrizioni si limitano ad occuparsi di sport, cultura e
sociale. Lo sa bene il presidente del Quartiere 5 Lorenzo Sospiri - targa An
e dunque potenziale vittima illustre della proposta Fini-Di Pietro -. il suo
è il quartiere più ampio di Pescara, dal fiume fino a
Montesilvano. Qui la piaga della manutenzione riguarda molte strade centrali.
Via Puccini, via Gobetti, via Tasso fino ad arrivare alla chiesa di
Sant'Antonio, insomma il cuore della city è costellato di buche grosse
come voragini, che nessuno provvede a riparare. Motivo? "Manca
l'asfalto", dicono a Palazzo di città. "Attualmente non
c'è una condizione di operatività perché, di fatto, non
decidiamo gli interventi di ordinaria manutenzione, di pulizia, traffico e
sicurezza pubblica: non ci hanno mai consegnato la potestà. Non
svolgiamo l'azione di quelli che risolvono i problemi - tuona Sospiri -:
riceviamo le segnalazioni dai cittadini e le giriamo ai dirigenti comunali,
senza sapere quando e come provvederanno al servizio richiesto. Il nostro
ruolo viene politicamente depotenziato".
Infatti basterebbe applicare lo statuto che regolamenta le circoscrizioni,
quindi chiamare chi si occupa di manutenzione e vedere riparata una buca
quasi in tempo reale. Altra nota dolente sono i finanziamenti, pochi rispetto
alle necessità reali. "L'anno scorso - aggiunge Sospiri - sono
stati stanziati centomila euro suddivisi nei cinque quartieri, troppo pochi
per tutti gli interventi in programma". La ricetta dei Ds che più
volte hanno lamentato il mancato decollo delle circoscrizioni, consisteva nel
puntare al rafforzamento dei servizi demografici e sociali nei quartieri, al
risanamento di alcune sedi civiche, ad una maggiore integrazione con i
servizi territoriali della Asl. Decisioni queste, che andavano evidentemente
prese in tempo, quand'era il momento. Domani, forse, sarà troppo
tardi. (1 - continua).
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ROMA Una parola va detta anche sui cosiddetti costi e spese della
politica . Così T ( )
(
da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 04-10-2007)
Chiudi ROMA "Una parola va detta
anche sui cosiddetti costi e spese della politica".
Così Tommaso Padoa-Schioppa ha introdotto ieri, durante il suo
discorso nell'aula del Senato, un'ampia digressione su temi oggi di grande
attualità, come quelli degli "sprechi"
e dei "fannulloni". Il ministro ha però indicato una precisa
prospettiva, contrapponendo agli alti costi della politica
(che pure sono i più gravi dal punto di vista morale) gli sprechi che derivano dal "malo uso delle risorse
pubbliche nei diversi comparti dell'amministrazione". E subito è
arrivata una seconda distinzione. "Per malo uso - ha specificato il
ministro - non intendo la scarsa applicazione al lavoro, i cosiddetti
fannulloni, che pure esistono a fianco di tanti impiegati e funzionari
coscienziosi". Per Padoa-Schioppa lo spreco è qualcosa di insito
nell'attuale struttura amministrativa e istituzionale del Paese. Si tratta
delle "strutture inutilmente pesanti" e quindi delle "troppe
Province, troppi uffici, troppi tribunali". L'elenco può apparire
sommario, ma a ben guardare unisce in sé i passi avviati (e non sempre
portati a buon fine) con la manovra dello scorso anno, e il lavoro che si sta
tentando di mettere in piedi in questi giorni. Anche la precedente manovra
aveva inquadrato una serie di realtà proprio a livello provinciale
giudicate sovrabbondanti. Il progetto originario prevedeva la chiusura di
strutture quali le prefetture nei centri al di sotto dei 200.000 abitanti; ben
poco di tutto ciò è sopravvissuto agli emendamenti
parlamentari. Contemporaneamente il ministro aveva avviato un'analoga
operazione interna (taglio degli uffici locali del Tesoro) che è
andata avanti faticosamente con l'opposizione dei sindacati. Nel recente
"Libro verde" era poi stata evidenziata l'inutilità dei
piccoli uffici giudiziari: ora la Finanziaria prevede un drastico
ridimensionamento dei tribunali militari (spesso senza lavoro dopo
l'abolizione della leva) ma già in queste ore si sono levate voci di
protesta. Che non mancheranno di farsi sentire in Parlamento. Quanto ai costi
della politica propriamente detti, il ministro non
ha dimenticato di menzionarli, invocando "una riduzione del personale
parapolitico, dei consulenti, delle troppe commissioni di studio". Anche
su questo terreno nel testo della manovra le buone intenzioni non mancano:
riduzione del numero dei consiglieri comunali e provinciali, soppressione dei
consigli circoscrizionali nelle città con meno di 250.000 abitanti,
riassetto delle comunità montane (con criteri più rigidi per
ottenere questo status). C'è poi la soppressione di tredici enti
pubblici e la cura dimagrante per i consigli di amministrazione delle
società statali e locali. E presto per dire quante di queste misure sopravviveranno
all'esame delle Camere. Per Padoa-Schioppa si tratta comunque di
un'"azione vigorosa", che tra l'altro dovrebbe avere il pregio di
portare a regime risparmi per un miliardo di euro. Sul
tema dei costi della politica è intervenuto ieri anche il vicepremier Rutelli,
parlando al question time della Camera. In particolare, per Rutelli, la norma
per ridurre del 10 per cento il finanziamento pubblico ai partiti "è una norma permanente che consente 20 milioni di
euro di risparmio", che andranno "a finanziare l'edilizia sociale,
in particolare quella scolastica, penitenziaria e sanitaria". L. Ci.
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<Più poteri alle circoscrizioni> ( )
(
da "L'Adige"
del 04-10-2007)
Ok al taglio di gettoni
e consiglieri. Confronto in commissione sulle deleghe ai quartieri
"Più poteri alle circoscrizioni" Il centrodestra:
"Pacher riduca gli assessori" "I tagli? Partiamo
dalla giunta comunale". Il centrodestra cittadino va all'attacco sui
costi della politica e la riduzione del numero dei consiglieri comunali. "Da
parte di questa maggioranza ci sono enormi sprechi - sostiene Antonio
Coradello di Alleanza Nazionale - Ma se si deve mettere mano all'accetta sui
costi della politica, l'esempio arrivi dall'alto, dal sindaco". Per
Nicola Giuliano di Forza Italia "siamo pronti a tagliare i consiglieri o
i gettoni di presenza, ma non certo perché i sindaci
si becchino il vitalizio" anche se dà atto al sindaco di Trento
Alberto Pacher di aver bocciato la proposta altoatesina, fatta propria dal
presidente del Consorzio dei Comuni Renzo Anderle. Ma Giuliano rilancia sulle
circoscrizioni: "Dell'accorpamento si può parlare, soprattutto
per quelle cittadine. Ma il vero problema è che i consiglieri si
sentono inutili. Ampliamo le loro competenze". La richiesta di maggiori
deleghe ai quartieri è rimbalzata ieri sera in commissione Bilancio,
dove c'è stato un confronto con il coordinatore dei presidenti di
circoscrizione Umberto Saloni . Sui costi della politica
interviene Fabrizia Bort , segretaria provinciale dei Leali: "Invece di
pensare di ridurre il numero dei consiglieri comunali sarebbe più
utile togliere i gettoni di presenza, così si
avrebbe un vero risparmio. L'ipotesi di un vitalizio per i sindaci mi sembra
invece un suicidio politico e uno sbeffeggiamento dei cittadini".
Dall'opposizione arriva un fuoco di fila sull'amministrazione comunale. Per
Coradello "c'è accordo sulla riduzione delle spese, anche se
bisogna fare attenzione a non ridurre la rappresentanza. Cominciamo
però dall'indennità spropositata del sindaco. Il problema
è la legge Amistadi che ha sancito che la politica
è un impegno retribuito e non una missione sociale".
L'indennità, secondo l'esponente di An, potrebbe essere dimezzata e
occorrerebbe anche ridurre il numero degli assessorati. Sulla stessa
lunghezza d'onda Giuliano: "Bene la proposta del gettone a tempo,
cioè legato all'effettiva presenza del
consigliere in aula o in commissione. Si può ridurre anche il numero
dei consiglieri. Ma è ora di finirla di proclamare tagli che devono
fare gli altri. Ci dica il sindaco quanti assessori della sua giunta vuol
tagliare". Per Giuliano inoltre l'"austerità" comporta
riduzioni anche di altre spese, "ad esempio le consulenze", e non
solo nei Comuni ma anche in Provincia, dove ci sono "i veri
privilegiati". Giuliano, che è presidente della commissione
Statuto, ha convocato l'organismo per mercoledì prossimo per
affrontare l'argomento. E avanza una proposta sulle circoscrizioni. "Nell'operazione
ascolto fatta nei mesi scorsi è emersa una pesantissima frustrazione
dei consiglieri circoscrizionali, trasversale a tutti i partiti.
L'amministrazione comunale dovrebbe dimagrire le competenze e affidarne
alcune alle circoscrizioni. Si potrebbe pensare alla toponomastica, alle
piccole manutenzioni, ai piccoli lavori pubblici". Conferma Vittorio
Bridi della Lega Nord, presidente della commissione trasparenza e
decentramento: "Come commissione siamo andati in giro per le
circoscrizioni. La richiesta che abbiamo raccolto è stata quella di
più deleghe e più partecipazione, non certo quella degli
accorpamenti". Il tema è arrivato ieri in commissione bilancio
con l'audizione del coordinatore dei presidenti di circoscrizione Saloni.
"Le circoscrizioni sono realtà a cui i cittadini non intendono
rinunciare - ha detto il presidente dell'Argentario - Occorre un maggior
investimento in personale, elemento sempre di forte carenza". I
commissari Giuseppe Filippin (Lega Nord) e Dario Maestranzi (Leali) hanno
sottolineato l'inutilità dei pareri e la necessità che le
circoscrizioni abbiano più poteri, come la possibilità che per
alcuni interventi tecnici il presidente possa chiamare direttamente il
servizio. "Sarebbe possibile - ha osservato Saloni - con una riorganizzazione
dei servizi comunali". F. Ter. 04/10/2007.
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<E giusto ridurre le circoscrizioni> ( )
(
da "L'Adige"
del 04-10-2007)
L'assessore al decentramento Sala
d'accordo con la proposta dei presidenti dei quartieri "E giusto ridurre
le circoscrizioni" I presidenti delle circoscrizioni, prima ancora che
la Finanziaria del governo fosse resa pubblica, hanno invitato
l'amministrazione comunale alla riduzione dei consigli di quartiere per
risparmiare soldi. Favorevole all'idea si è espresso il consigliere
comunale della Destra Marco Zenatti che, con una mozione, ha chiesto al
civico consesso di impegnare la giunta affinché riduca la spesa pubblica. Il
documento che sarà messo ai voti al prossimo consiglio comunale
intende concedere a sindaco e assessore non più di tre mesi per
elaborare una proposta organica e funzionale di tagli dei costi. Sulla
riduzione delle circoscrizioni è favorevole l'assessore al decentramento
Cristian Sala. "Come giunta siamo pronti a discuterne. Ricordo
però che la revisione dello statuto comunale, che è
all'attenzione del consiglio comunale visto che il sindaco adesso ha
consegnato la bozza, viene prima del regolamento circoscrizionale. Prima si
modifica lo statuto, quindi, si può mettere mano tanto al numero dei
consiglieri comunali che a quello dei rioni. Visto poi che i presidenti sono
d'accordo ben venga. Anche se i costi sono altri. Un
presidente prende un fisso ei consiglieri un gettone di presenza ma non incidono poi tantissimo sulle casse comunali; i
privilegi e i costi della politica sono altri. Oltre al numero dei quartieri,
comunque, si dovrà discutere anche di quali poteri e ruoli attribuire
ad ogni circoscrizione". 04/10/2007.
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Confronto sul taglio dei consiglieri ( )
(
da "L'Adige"
del 04-10-2007)
Anderle: "All'ordine del giorno
domani del Consiglio delle autonomie" Confronto sul taglio dei
consiglieri La Uil del Trentino, sindacato dei cittadini che ha sempre fatto
della lotta ai privilegi della politica una sua
battaglia, apre all'ipotesi di una pensione integrativa per i sindaci su cui
ha invitato a ragionare Renzo Anderle, presidente del Consorzio dei Comuni,
ma chiede però che nel contempo si ridiscuta tutto il sistema dei
vitalizi di cui godono oggi i consiglieri provinciali e i parlamentari.
"L'avvocato o il medico, - osserva Ermanno Monari , segretario generale
della Uil trentina - rispetto all'eletto lavoratore dipendente può
avere il problema di "conservare" il lavoro (lo studio e i clienti
in questo caso), ma anche di avere un doppio lavoro e quindi un doppio
reddito e una doppia ed elevata pensione. Esiste poi il caso - ancora
peggiore - di chi, oltre alla propria normale pensione somma il vitalizio di
consigliere regionale a quello di parlamentare italiano, europeo, ecc.
Potrebbe essere equilibrato riconoscere anche ai sindaci dei grandi Comuni,
non tanto un vitalizio, ma la possibilità di integrare la propria pensione
sulla base delle responsabilità pubbliche rivestite. Il sindaco di un
grande Comune trentino, oggettivamente, non ha nulla da invidiare ad un
consigliere provinciale in termini di responsabilità e competenza. E
però l'istituto del vitalizio a non funzionare". "E ormai
opportuno rivedere l'intero sistema di integrazione previdenziale di chi fa politica a tempo pieno, - sostiene Monari - prevedendo che
non si possano sommare più vitalizi e fissando un tetto ragionevole
che nessuno può superare aggiungendo il normale trattamento
previdenziale pubblico a quello integrativo che deriva dalla funzione
pubblica rivestita. Questo, ci sembra, rappresenterebbe un criterio di
equità che pensionati, lavoratori e cittadini potrebbero comprendere e
condividere, non i privilegi a cui abbiamo assistito in questi anni. Questa decisione andrebbe inoltre accompagnata da una concreta
e reale politica di qualificazione dei costi della politica".
La Cgil, per voce del suo segretario generale Ruggero Purin , bolla invece come
"corporativa" la presa di posizione di Anderle. "La proposta
di Renzo Anderle sulla pensione per i sindaci - sostiene Purin - ha tutto il
sapore di una richiesta corporativa. Proprio per questo è
ancora più indigesta nel momento in cui i cittadini pretendono che la politica si affranchi dalle logiche di casta per guardare
con più attenzione all'interesse generale. Il presidente del Consorzio
dei comuni ritiri la sua proposta e apra invece un confronto serio con i suoi
colleghi sindaci per rendere davvero più efficiente l'operato degli
amministratori comunali. Per una politica cattiva,
infatti, anche un solo euro è speso male". Ruggero Purin boccia
sul nascere l'ipotesi di un fondo pensione per gli amministratori locali e
per i sindaci rilanciata da Renzo Anderle dopo Luis Durnwalder.
"L'atteggiamento di Anderle - prosegue Purin - è
ingiustificabile. Non ci si può infatti appellare ad una presunta
discriminazione nei confronti dei consiglieri provinciali che godono di
ricchi vitalizi. I sindaci, più vicini alla gente comune, dovrebbero
semmai chiederne l'abolizione anche per i colleghi di piazza Dante. Ma non si
può neppure dire che sarebbe sufficiente un fondo pensione finanziato
dagli stessi sindaci. Anderle infatti omette di dire che la gran parte del
fondo sarebbe finanziata dai soldi dei cittadini. Ora se un libero
professionista che diventa sindaco vuole maturare una pensione integrativa,
basta che versi ad un fondo previdenziale una parte della sua lauta
indennità da politico, che tra l'altro è una delle più
alte in Italia". Il governatore Lorenzo Dellai , che già la
settimana scorsa aveva stoppato in giunta regionale la proposta di Luis
Durnwalder di dare una pensione ai sindaci, non ha cambiato idea dopo le
parole di Anderle e dichiara: "La mia posizione resta quella di sette
giorni fa: non se ne parla". L.P. 04/10/2007.
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Otto comuni senza comunità montana ( )
(
da "Corriere delle Alpi" del 04-10-2007)
Di Francesco Saltini Otto comuni senza
Comunità montana La scure si abbatte su Belluno, Ponte, Puos Limana,
Lentiai, Santa Giustina, Feltre e Vas Edy Fontana: "Sono avvilito e
stomacato Noi gestiamo milioni" BELLUNO. Belluno, Ponte nelle Alpi, Puos
d'Alpago, Limana, Lentiai, Santa Giustina, Feltre e Vas: sono i comuni che,
stando alle indicazioni della nuova Legge Finanziaria, non dovrebbero
più far parte di una Comunità montana. Paletti legati
all'altitudine, quelli pensati dal Governo. Esclusi, infatti, quei paesi il
cui territorio non supera per l'80% i seicento metri di altezza; si scende al
50%, invece, se tra il punto più alto del comune e quello più
basso ci sono almeno seicento metri. Ma non è finita: le Cm, infatti,
dovranno essere composte da almeno tre Comuni. Si tratta dell'atteso "de
profundis" per la Comunità montana Belluno-Ponte nelle Alpi:
"Ma questi paletti li hanno pensati di notte?", si domanda il
presidente Gianni D'Incà. "Come si può dire che al di
sopra dei seicento metri è montagna e al di sotto è pianura? E'
assurda, poi, questa distinzione in un territorio come il nostro, considerato
completamente montano dall'Unione europea. Perché non ci misurano sui servizi
che diamo? A sentire il governo sono le Comunità montane a mandare in
tilt il paese con i loro sprechi. Ma nessuno pensa che investiamo due milioni
di euro l'anno per sistemare il territorio". Si dice "avvilito e
stomacato" il presidente della Valbelluna, Edy Fontana: "Se
facciamo la media, il 55% del territorio della Cm è sopra i seicento
metri, ma purtroppo comuni come Limana e Lentiai sarebbero tagliati fuori. Se
le proposte fossero confermate, ci troveremmo di fronte ad un fatto a dir
poco aberrante. Paesi come Limana e Lentiai, che hanno un territorio
salvaguardato e tenuto in vita grazie ai nostri interventi, verrebbero
tagliati fuori. Alla fine non è l'altitudine ad illustrare il valore
di una Cm, ma i servizi messi in piedi. Se dovesse essere smantellata la
Valbelluna, chi gestirà i 2 milioni di euro della raccolta dei rifiuti?
Chi gestirà il milione di euro per la manutenzione del territorio? Chi
presterà attenzione al settore primario e curerà i servizi
associati? Saranno in grado i Comuni di assumere i servizi che hanno delegato
alla Cm? Il giorno dopo la cancellazione delle Comunità montane, per
dare risposte a queste domande, i sindaci si troveranno per mettere in piedi
una unione di comuni. Il problema sarà risolto con un semplice cambio
di denominazione, ma quello degli sprechi della politica rimarrà
sempre vivo". Arrabbiato anche Ennio Vigne: la Comunità montana
Feltrina, infatti, perderebbe, oltre a Vas, due Comuni popolosi come Feltre e
Santa Giustina. "Rappresentano oltre metà della nostra
popolazione e soprattutto i centri intorno ai quali ruota tutto il territorio".
Per Vigne "il governo ha voluto dare un segnale di riordino contro gli
sprechi. E ha puntato il dito contro le Comunità montane e i piccoli
comuni. Ma non vi sembra ridicolo andare a toccare il numero di consiglieri e
assessori nelle piccole realtà? Faccio un esempio: a Santa Giustina,
un paese con 6500 abitanti, i consiglieri passeranno da 17 a 12. Tali consiglieri in un anno prendono come gettone di presenza nei consigli comunali circa 300 euro: per risparmiare degli
spiccioli, si andranno a tagliare fuori i volontari della politica, coloro
che offrono il proprio contributo per passione. Purtroppo, da sempre la
politica va in questa maniera. Chi si trova a decidere, non conosce le
nostre realtà. Se tolgono le Cm, saremo costretti a formare una Unione
di Comuni in grado di occuparsi dei servizi associati". "Una mossa,
quella di Prodi e compagni, dettata dall'eco creato da due fenomeni: il libro
"La Casta" e Beppe Grillo", sottolinea Vigne. "E
così hanno scelto di andare a tagliare le Comunità montane anche
in quei territori dove il disagio è tangibile. Attenzione,
però, con l'esclusione di Feltre, Santa Giustina e Vas, anche gli
altri comuni della Cmf saranno danneggiati. Arriveranno meno soldi e i
servizi già in piedi dovranno essere ridotti". In Alpago sarà
escluso dalla Cm il comune di Puos: "Sono d'accordo sulla
razionalizzazione", sottolinea Sandro Bortoluzzi, "solo in questo
modo, infatti, saranno riconosciuti i disagi dei territori realmente montani.
Vivere a Belluno rispetto a Tambre ha le sue belle differenze: a mio avviso
il governo dovrebbe trovare il modo anche per ridurre le tasse a chi vive ad
alta quota. Una mossa che eviterebbe lo spopolamento della montagna".
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I ministri snobbano le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti
esterni ( )
(
da "Libero"
del 04-10-2007)
Anzitutto 04-10-2007 I ministri snobbano
le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti
esterni di T.M. ROMA E dire che è stato proprio lui, Tommaso
Padoa-Schioppa, a dare ieri l'annuncio in forma solenne: "Una riduzione
del personale parapolitico, dei consulenti, delle
troppe commissioni di studio, è possibile e ormai ineludibile".
Peccato che il suo ministero, l'Economia, abbia disatteso una norma contenuta
nella Finanziaria scorsa per scoraggiare l'abuso delle collaborazioni
esterne: l'obbligo di elencarle tutte, compreso l'importo pagato al
professionista, sul sito internet dell'amministrazione. La direttiva firmata
dal premier Romano Prodi è del 16 marzo scorso. E obbliga "alla
regola della pubblicità tutti gli incarichi" di consulenza. Atto
che riprende, come detto, quanto stabilito nella Finanziaria per il 2007 al
comma 593 dell'articolo 1: "Nessuna consulenza può essere pagata
se non sia stata resa nota, con tanto di nome, cognome e compenso, sul sito
web dell'amministrazione". Un anno dopo, quest'obbligo è rimasto
lettera morta per molti. Ministeri in primis. Oltre al Tesoro hanno eluso
l'obbligo anche il ministero dell'Interno (Giuliano Amato), il ministero
delle Infrastrutture (Antonio Di Pietro), il ministero dei Trasporti
(Alessandro Bianchi) e il ministero dei Beni culturali (Francesco Rutelli). I
ministeri chiave del Paese. In tutto i consulenti al
servizio del governo sono circa 400. Il ministero degli Esteri, ad esempio,
sul proprio sito ne elenca quattro: Diana Ranucci per complessivi 26.216 euro
lordi (contratto dal 1° giugno al 31 dicembre 2007 come consulente legale);
Elisabetta De Costanzo per 13.500 euro lordi (consulente psico-sociale dal 2
agosto al 31 dicembre 2007); Vittorio Mele per 24.300 euro lordi (consulenza
in materia di cooperazione giudiziaria penale anche per singoli casi di
connazionali); Norberto Lombardi per 25.000 euro lordi (per la realizzazione
del progetto sul museo nazionale dell'emigrazione). Tra i ministeri virtuosi
c'è anche quello della Salute diretto dalla diessina Livia Turco: i consulenti sono 34 per importi che vanno dall'opera
prestata a titolo gratuito ai 65mila euro annui. Il ministero del Welfare
(Cesare Damiano), ha a libro paga due professionisti che gli costano
rispettivamente 39mila e 7.800 euro, mentre il ministero delle Comunicazioni
arriva a cinque (che oscillano dal titolo gratuito a 22.505,64 euro). Nessun
consulente, invece, per il ministero della Giustizia di Clemente Mastella. .
Foto: CHI PREDICA BENE E RAZZOLA MALE Foto: Dall'alto, i ministri Tommaso
PadoaSchioppa, Giuliano Amato e Francesco Rutelli. Tutti
e tre non hanno reso pubblico l'elenco dei loro consulenti
eppure era stato proprio Padoa-Schioppa a sostenere la necessità di
ridurre il numero dei consulenti esterni (olycom) Salvo per uso personale è vietato
qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
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GRILLO SVEGLIA PURE I COMPAGNI ( )
(
da "Libero"
del 04-10-2007)
Prima pagina 04-10-2007 ,GRILLO SVEGLIA
PURE I COMPAGNI di OSCAR GIANNINO Ma l'avete visto il manifesto di ieri?
L'avete letto l'editoriale di Valentino Parlato? E la pagina tre, interamente
dedicata a un bellissimo riepilogo firmato da Giovanna Pajetta alle
presentazioni in tutta Italia del successone editoriale dell'anno, il libro sulla casta scritto da Gianantonio Stella e Sergio Rizzo? Magari no, immagino che
forse tra i nostri lettori gli acquirenti del manifesto non siano poi
tantissimi. E allora ve lo diciamo noi, che ieri sul manifesto era un gran
gusto leggervi, tra l'altro, proprio Parlato e la Pajetta, sull'onda di
protesta popolare contro la casta. Il "quotidiano
comunista", come recita l'orgogliosa definizione che campeggia in
testata, un tempo non avrebbe avuto molti dubbi, nell'allinearsi alle
intemerate scalfariane. Per il fondatore di Repubblica, l'ondata di consensi
e lettori al libro anticasta è frutto di un'astuta camarilla ordita
nelle segrete stanze di via Solferino, da quell'ingegnoso burattinaio del
direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, e dai 15 soci Rcs che gli fan
coro, sperando che magari professori editorialisti e un domani pure forse
Montezemolo si mettano alla testa di una svolta politica rispetto a Prodi.
Scherzano col fuoco, gli aruspici dell'antipolitica, secondo Scalfari. Sono
come coloro che nel 1919 battevano le mani ai fasci di combattimento, sol perché
sembrava che l'Italietta giolittiana da una parte fosse imbelle, e dall'altra
vi fosse lo spettro dell'occupazione delle aziende. Negano la svolta etica e
politica del gabinetto Prodi, per Scalfari sono dei qualunquisti della
peggior borghesia italiota senza spina dorsale, che tanto devasta
l'immaginario dei sedicenti eredi del Partito d'Azione. E invece no. La
notizia è che il quotidiano comunista non la pensa così. E
piglia Grillo sul serio. Come noi. Non proprio,
anzi. (...) segue a pagina 3 (...) Ma come si fa a difendere l'attuale
politica e i partiti? Parlato non ci va leggero. Sostenere che Grillo e le sue denunce sono un attacco alla democrazia
è come "difendere l'onore di un'antica villa gentilizia che
è diventato un bordello o quasi". Altro che paragoni insultanti
tra Grillo, la premiata ditta Stella&Rizzo, e Guglielmo Giannini che con il suo Uomo Qualunque
nell'immediato secondo dopoguerra per una breve stagione spopolò nelle
urne e nei teatri. Allora c'erano la Dc, il Pci, il Psi, insomma partiti
veri, scrive Parlato che pure li ha contrastati per decenni duramente tutti e
tre. Ma quei partiti lì "stavano e agivano nella realtà
del sociale e del politico", continua Parlato con una nota di malcelata
nostalgia. Per quanto fetenti fossero, la loro politica era vera e alta,
insomma, ed ebbero ragione dell'antipolitica perché l'Italia popolare
continuò dopo una effimera sbandata a votarli e sostenerli. Ma questi
qui di oggi, invece, è come se dicesse Parlato, vorrete mica
paragonarli ai De Gasperi e ai Moro, ai Togliatti e ai Berlinguer, ai Nenni e
ai Pertini. E la notizia è che all'ammasso della reprimenda Parlato
non porta solo i partiti del centrodestra - più che ovvio, da parte
sua - ma anche l'intero complesso delle forze che oggi si riconoscono nella
maggioranza di governo. Senza star troppo a distinguere e a graduare tra chi
abbia solo la rogna e chi la scabbia, chi sia più infognato nei
privilegi di casta e chi abbia qualche ombra di remora in più. Insomma
il manifesto non se la sente proprio di respingere gli attacchi dello sdegno
anticasta in nome della difesa di una presunta "diversità"
di chi governa oggi. Tanto se sia di centrosinistra, tanto di sinistra tout
court, comprese le forze "antagoniste". Se Parlato avesse voluto
ricorrere al tradizionale armamentario ermeneutico dell'ideologia marxista
avrebbe dovuto scrivere che l'ondata antipolitica è una classica
difesa a catenaccio delle forze dominanti borghesi, le quali al buon bisogno
non si ritraggono affatto dall'inscenare ai ceti popolari finti falò
di politici inetti, al solo fine di distogliere il proletariato e chi ha meno
reddito dalla necessità di liberarsi di quel basto odioso che è
l'esproprio del lavoro, del tempo e della libertà intimamente connesso
al sistema capitalistico e a quella caricatura di democrazia che è la
democrazia rappresentativa. Invece no. La notizia è che sono rimasti
quasi solo Scalfari e Giorgio Bocca, in Italia, a ragionare in quel modo.
Parlato va al cuore del problema, e dice semplicemente che se a lui è
sempre piaciuta la favola nella quale il bambino grida "il re è
nudo", non può farsela dispiacere oggi solo perché al potere
c'è la sinistra. Il re nudo, sbertucciato dall'opinione pubblica che
non ne può più, oggi è la sinistra. La promessa
sbandierata per anni di sostituire Berlusconi con una intrepida ventata di
vivificante tonicità etica, di virtù contabili e di ripudio di
ogni concezione affaristico-clientelare, ha lasciato rapidamente il posto
prima a una delusione crescente, poi a vere e proprie forme di sdegno. Per
un'oppressione fiscale mai vista. Per costi degli organi istituzionali che si
moltiplicano sempre più. Per un presunto partito nuovo che doveva
nascere unendo il meglio della voglia di rinnovamento e superare le vecchie
sigle di Ds e Margherita, ed è invece stato deciso tutto a tavolino
tra maggiorenti, a cominciare da chi lo guiderà nazionalmente,
cioè Walter Veltroni, per scendere giù giù di Regione in
Regione sino all'ultimo cantone d'Italia. Le Regioni che al Sud sono
governate dalla sinistra, vedi Campania o Calabria, piombano di storia di
malaffare in storia di malaffare. In Puglia, la svolta del rifondatore Nicky
Vendola dopo l'odiato Fitto di Forza Italia ha già deluso anche lei.
Non basta essere al potere per accusare chi protesta di antidemocrazia, dice
Parlato. Ha ragione. Chi fa così, scambia la democrazia per la propria
cadrega. E quando Giovanna Pajetta, raccontando le decine e decine di
incontri coi lettori di Stella&Rizzo, trova il modo di ricordare che il 60% di chi ha firmato
per Grillo e il Vaffa-Day è fatto da elettori
delusi del centrosinistra, fa un servizio alla verità. Buttarla
sull'antifascismo, come fanno Scalfari e Barbara Spinelli nelle loro
savonaroliane prediche filoprodiane, significa "impegnarsi in una battaglia
difensiva con armi più che spuntate", conclude Parlato. Ha mille
volte ragione, per quanto ci riguarda. Non lo diciamo per pregiudizio
antisinistra. Ci furono elettori di centrodestra che rimasero delusi dal
governo Berlusconi che aveva promesso la svolta, e sempre abbiamo ricordato
ai capi del Polo che l'unica chance che hanno è di ricordarsene bene,
per l'oggi e il domani. A costo di rottamare anche le vecchie sigle dei
propri partiti anche quando sono recenti e sono partiti-non partiti, come
Forza Italia - e di saper indicare un governo di poche persone per bene e
competenti, che non c'entrino nulla con le camarille delle correnti, e che
siano impegnate su un decina di punti chiari e netti. Lo stesso vale per la
sinistra di oggi, se saprà parlarsi chiaro come fa Parlato. Invece di
nascondersi dietro un dito come fa Prodi, che sostiene di voler tagliare i
deputati e senatori quando non è il governo ad averne la
potestà, mentre per il resto aumentano la spesa e gli sprechi pubblici
di cui risponde l'esecutivo..IL MANIFESTO, 3 OTTOBRE 2007 p C'è un
bisogno fortissimo di discutere, di riappropriarsi della politica,
cioè di una cosa che è stata tolta, di cui la gente è
stata privata DAGLI AL FASCISTA Il 60% dei fan del comico votano Unione.
Ormai sono rimasti solo Scalfari e Bocca a liquidare il fenomeno come un
attacco fascista all'esecutivo Prodi Salvo per uso personale è vietato
qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
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I consorzi che prosciugano le tasche - dal nostro inviato
( )
(
da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)
Toscana I Consorzi che prosciugano le
tasche Bonifica dei fiumi? Gli amministratori sono il doppio dei dipendenti
DAL NOSTRO INVIATO Elisabetta Arrighi PISA. Enti inutili, vere e proprie
macchine da guerra per succhiare i soldi ai cittadini, oppure enti che per il
territorio, quando il rischio idraulico incombe, rappresentano un valore
aggiunto? Di sicuro i Consorzi di Bonifica, vecchi di secoli (i primi
risalgono alla fine del XV sec.), sono entrati da tempo nel mirino della
politica e del dibattito sui costi da abbattere. E ora anche in quello della
Procura, come è accaduto a Pisa dove è stata aperta un'
indagine sul Consorzio Fiumi e Fossi. Le ipotesi di reato vanno
dall'estorsione alla truffa (illegittima sarebbe in particolare la minaccia
di atti esecutivi fino alle ganasce alla macchina o, nel caso di agricoltori,
al differenziale del trattore). Di sicuro, sulla funzione delle "Bonifiche",
i cittadini hanno parecchio da dire, essendo "inseguiti" una volta
all'anno dalla bolletta e "perseguitati" come dicono una signora di
Rosignano e una famiglia di Montaione a cui sono stati chiesti tributi a nome
di familiari morti da vent'anni. La notizia dell'indagine della Procura di
Pisa sul Consorzio Fiumi e Fossi, commissariato da un anno e per il quale in
questo weekend sono previste le elezioni per il consiglio, ha destato
scalpore. Truffa ed estorsione, dicevamo, le ipotesi di reato (ma per ora non
ci sono iscritti nel registro degli indagati): Fiumi e Fossi, come gli altri
Consorzi, chiede la tassa a tutti e per questo gli esposti si sono finora
accavallati nelle Commissioni tributarie. "Dell'indagine non so nulla.
Nessuno è stato chiamato in Procura. Io sono commissario straordinario
- spiega Tiziana Picchi, segretario generale della Provincia,
"spedita" all'ente dal presidente Andrea Pieroni dopo lo
scioglimento un anno fa del consiglio di Fiumi e Fossi conseguente ad una sentenza
del Tar - ho difficoltà a commentare questa notizia. Il caos nasce
attorno alla natura del tributo, ci sono stati ricorsi e sentenze alterne. Il
tributo è previsto per legge ed eventualmente sarebbe auspicabile un
intervento del legislatore. Comunque - prosegue Picchi - bisogna distinguere
tra funzione dell'ente e gestione. Sulla funzione non ho dubbi, ha una
finalità sociale. Sulle modalità della gestione si possono
apportare correttivi, ma non si può fare di tutta l'erba un
fascio". Scalpore, ma non più di tanto, anche nei corridoi del
consiglio regionale: "Sono mesi che il dibattito è aperto. Il
consiglio ha accolto la proposta del gruppo Udc di avviare un'azione
conoscitiva sul funzionamento delle "Bonifiche" - spiega Marco
Carraresi, capogruppo in Regione - E' necessario fare chiarezza sulla
gestione di questi enti il cui tributo è sempre più percepito
dai cittadini come un vero e proprio balzello assurdo e ingiustificato, quasi
una seconda Ici camuffata. Una situazione che appare ormai fuori
controllo". In Toscana sono attivi 12 Consorzi e il 13mo (Valdichiana
aretina) è ancora in fase di costituzione nonostante la legge
regionale istitutiva risalga al 1994 (analoghe funzioni, in alcune zone, sono
svolte da 13 Comunità Montane). Una legge con la quale questi enti
devono assicurare la difesa idraulica, la regimazione dei corsi d'acqua, le
risorse idriche per usi agricoli, le opere di bonifica, la progettazione di
opere... Nelle casse dei Consorzi, a forza di balzelli e balzellini da 5-6
euro fino anche a 400 e passa - pagano tutti, chi ha una casa o un terreno o
un garage, non importa se in pianura o in cima a un monte - entrano
annualmente grazie alle bollette circa 35 milioni di euro e più o meno
un'altra quarantina derivano dai contributi della Regione, delle Province,
dei Comuni. Le spese di esercizio sono quantificabili in 15 milioni (costi
per esazione, costi per le elezioni, stipendi al personale, funzionamento dei
vari organismi) per cui ogni anno restano una sessantina di milioni per
manutenzione ed esecuzione di opere. Ma chi, queste opere, le esegue
materialmente visto che le Bonifiche non hanno in pratica operai?
"Effettuiamo le gare di appalto - spiega Edoardo Villani, presidente del
Consorzio Val d'Era - ma le progettazioni sono farina del nostro sacco, dei
nostri tecnici". Di sicuro sono le "voci"
dipendenti e compensi degli amministratori a destare particolare irritazione
nell'opinione pubblica. Le indennità per gli amministratori non sono
simboliche, tipo 100 euro di gettone di presenza:
oscillano al lordo fra 1.200 e oltre 5mila euro al mese. Per
l'esattezza, stando ad una tabella datata 2005-2006, si arriva a 5.400 euro
(lordi) mensili per il presidente del Consorzio Grossetana, mentre 2.550 sono
per il presidente del "Bietina" e 2.582 per quello dell'Ombrone
Pistoiese-Bisenzio. Il presidente più povero è alla guida
dell'Osa Albegna: 1.200 euro lordi. Il suo vice non sta meglio: 60 euro lordi
d'indennità mensile che però per il presidente del Consorzio
Grossetana sale a 2.052 euro. I deputati (paragonabili agli assessori,
infatti compongono la giunta consortile) prendono al massimo 142,02 euro al
mese (lordi), i consiglieri 130 e i sindaci revisori fra 2.478 euro all'anno
e quasi diecimila, passando attraverso i 14.885,87 del presidente dei sindaci
del Consorzio Ombrone Pistoiese Bisenzio. E c'è poi l'anomalia del
rapporto numerico fra amministratori e dipendenti. Prendiamo l'Alta Maremma:
i dipendenti sono 17, gli amministratori 30; 16 i tecnici e gli impiegati
dalle Colline Livornesi contro 31 amministratori. E pensare che alle
elezioni, come è accaduto proprio nell'area di quest'ultimo Consorzio,
su 81mila aventi diritto lo scorso giugno presentati (da Livorno a Vada) in
644 pari allo 0,79%. Il costo delle elezioni? Salato, of course, di ben 180mila
euro.
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COSTI POLITICA, FINI E DI PIETRO, ASSE TAGLIASPESE ( )
(
da "Borsa&Business(La Repubblica.it)" del 04-10-2007)
(AGI) - Roma, 4 ott. - 'Fini-Di Pietro,
nasce l' asse tagliaspese'. Lo scrive La Stampa che dedica spazio alla
'proposta di legge a quattro mani Idv-An. Per rispondere al malessere dell'
opinione pubblica contro gli sprechi della politica
- spiega il quotidiano torinese -, An e l' Italia dei valori presentano una
proposta di legge per la quale chiedono una corsia preferenziale alla Camera.
Il ministro per le Infrastrutture mette subito le mani avanti: 'Non saro' il
cavallo di Troia per l' opposizione. Io sono leale, fino a quando i numeri ci
sono, altrimenti si va a casa e cioe' si torna alle urne'. E Fini, che con
questa mossa pensa di smarcarsi dal grillismo e dal mirino dell' antipolitica, sa bene che nella Cdl storcono il naso: 'Questa
intesa - ammette il leader di An - scatenera' illazioni, maldicenze, speranze
e sospetti''. La notizia trova spazio anche sulla pagine de La Repubblica,
che mette in evidenza il malumore di Silvio Berlusconi: 'Fini-Di Pietro, l'
ira del Cavaliere: 'Cosi' An rida' fiato al governo'. Per quanto An si sforzi
di smentire l' esistenza di un qualsiasi 'asse' con l' ex pm di Milano -
precisa il quotidiano romano -, da Forza Italia filtra una forte irritazione.
Il leader di An e' consapevole della freddezza degli alleati e dei
'retropensieri' con cui verra' accolta la proposta di legge. Per questo
alzandosi al termine della conferenza stampa, si congeda assicurando che 'An
e' un partito che sta all' opposizione e Di Pietro e' un ministro del
governo: io lavoro per far cadere Prodi, lui per sostenerlo''. Anche L'
Unita' dedica spazio alla notizia della 'collaborazione bipartisan inedita':
'Di Pietro-Fini, la strana coppia. Dopo il referendum, un disegno di legge
bipartisan contro i costi della politica'.
04/10/2007 - 08:31.
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Lo ricordate? Raffaele Costa, di antico rigore sabaudo.. Sandro
Vacchi ROMA
Il Messaggero 4-10-2007
Ve lo ricordate? Raffaele Costa, di antico
rigore sabaudo, era il fustigatore degli italici costumi (e sprechi).
"Trecento enti dei quali non si conclude la liquidazione costano allo
Stato dodici miliardi l'anno" scriveva. Di anni, da allora, ne sono
passati dieci, e gli enti inutili soppressi ma non ancora liquidati si sono
ridotti a un centinaio, con un'eredità di sedi, impiegati e archivi da
fare invidia alla burocrazia zarista dei romanzi di Gogol. Troppi uffici,
troppe Province, troppi tribunali, lamenta Padoa-Schioppa, parlando di
"malo uso" delle risorse pubbliche. Sì, perché lo scandalo
degli sprechi, in Italia, è come le stagioni: una di seguito all'altra.
Il "Messaggero" già in primavera sollevò il coperchio
di questa pentola. La legge per sopprimere gli enti inutili, la 1404 del 4
dicembre 1956, cosa ha realizzato? Mezzo secolo fa erano 823 i carrozzoni da
eliminare, ma ne sono stati rottamati appena una quindicina all'anno. Enti
come le Lati (Linee aeree transcontinentali), creatura littoria di Italo
Balbo e Bruno Mussolini, hanno resistito 48 anni prima di estinguersi sul
serio. Sì, perché è facile definirlo inutile: un ente non muore
mica tanto facilmente. Se ha un contenzioso aperto, anche con un solo
dipendente "dismesso", l'ente non si liquida fino a causa definita.
In dieci anni i contenziosi sono scesi da novemila a novecento, ma gli
avvocati hanno ancora le scrivanie sommerse di cartelle. A fine 2005 erano 868
le vertenze pendenti; l'anno successivo ne sono state definite 175, ma se ne
sono anche aperte di nuove. In pratica, gli enti muoiono anche, ma
seppellirli è tutt'altro discorso. "Chiuso? Un ente è
chiuso quando è chiuso del tutto", gioca con le parole un
funzionario della Fintecna. L'antica creatura dell'Iri ha preso tre anni fa
il posto dell'Iged (Ispettorato generale per la liquidazione degli enti
disciolti), poi dichiarato inutile. Proprio così: il killer ha dovuto
suicidarsi. La Fintecna costa un milione e mezzo di euro l'anno e qualche
picconata l'ha mandata a segno: dalla liquidazione dei carrozzoni, lo Stato
ha incassato un miliardo e sette milioni di euro fino al 2005 e altri 29
milioni fino ai primi quattro mesi di quest'anno. Nel 2006 sono stati chiusi trentotto
enti, quest'anno ne dovrebbero essere liquidati trentacinque. Si va dalla
poetica Cassa nazionale malattia gente dell'aria alla prosaica Cassa
provinciale malattia coldiretti di Foggia. "Vorremmo chiudere
definitivamente la partita enti inutili entro il 2009", ci diceva tempo
addietro il sottosegretario Paolo Cento, lamentando però l'eccessiva
macchinosità delle norme per scioglierli. Decine di migliaia di
faldoni che costituivano gli archivi degli enti disciolti verranno distrutti,
mentre molti di più, almeno duecentomila, stanno finendo di traslocare
a Monterotondo, vicino Roma, perché il vecchio magazzino dell'Ente cellulosa,
sulla Salaria, non li contiene più e pare ci sia stato anche un
problema di infiltrazioni d'acqua: insomma, archivi mezzi marci. Per inciso,
l'Ente cellulosa è inutile e soppresso, naturalmente. E le vecchie
sedi? Tutte concentrate dove aveva sede l'Incis, istituto che forniva alloggi
agli statali di un certo livello. La Fintecna può acquisire a valore
di mercato gli immopbili degli enti disciolti, che sono più di
quattrocento, per un valore di 180 milioni. Nel 60% dei casi si trovano a
Roma e vengono offerti in opzione agli inquilini. La paleolitica legge del
'56 individuava oltre ottocento enti da sopprimere, ma buona parte di questi
organismi si sono moltiplicati quasi per partenogenesi, soprattutto le casse
mutue autonome. Quando nel '78 è stata varata la riforma del servizio
sanitario nazionale e sono nate le Asl, numerosi enti erano defunti, ma molti
di più erano nati nel frattempo. Da allora sono stati eliminati,
però certe partite non finiscono mai nei tempi regolamentari, ma
sempre in interminabili supplementari. Quando non ai rigori.
Via libera della
commissione Affari costituzionali presieduta di Violante Gli eletti a
Montecitorio passano da 630 a 500, più i 12 della circoscrizione
Estero. Riduzione deputati, primo
sì della Camera Plauso di Bertinotti: "Importante
novità". Fassino: "Ora trovare intesa coerente e conseguente
sulla legge elettorale"
La Repubblica 4-10-2007
ROMA - La commissione Affari
costituzionali della Camera ha approvato la riduzione del numero dei deputati
da 630 a 512: 500 eletti in Italia e 12 nella circoscrizione Estero. La norma
è stata approvata a larga maggioranza con la convergenza di centrosinistra
e centrodestra, a eccezione di Forza Italia, che ha votato contro perché -
come ha affermato il coordinatore Sandro Bondi - non ritiene possibile
"avventurarsi in proposte di riforma costituzionale". La
commissione presieduta da Luciano Violante (Ds) aveva già approvato
l'emendamento al testo di riforma costituzionale che riguarda il Senato
federale, che secondo la norma dovrà essere eletto su base regionale,
salvi i sei seggi assegnati alla circoscrizione estero.
"Unita a quella del Senato federale, con 184 componenti - spiega la
relatrice sulle riforme in commissione, Sesa Amici - la riduzione è
notevole e si inserisce in una complessiva riforma che dà maggiore
funzionalità al Parlamento. Il numero di 500 è, fra l'altro,
congruo per le nuove funzioni che la sola Camera dei deputati dovrebbe
svolgere con la fine del bicameralismo paritario".
Plauso del presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Si tratta di "un
voto importante, perché costituisce un fatto nuovo nella vicenda politica e
istituzionale italiana, configurando importanti novità, perché per
questa via verrebbe meno il bicameralismo perfetto e si determinerebbe un
ruolo rinnovato per il Senato della Repubblica, il tutto accompagnato da una
significativa riduzione dei parlamentari".
Un fatto "di grande rilievo" per il segretario Ds Piero Fassino. Un
passaggio politico che "sollecita adesso a trovare un'intesa sulla legge
elettorale che sia conseguente e coerente". Riferendosi al Senato, il
leader della Quercia ha sottolineato che "da anni ci battiamo per una
riforma che sia coerente con le modifiche del titolo V della
Costituzione".
Queste due riforme, ha aggiunto Fassino, ricordando che servirà il
passaggio necessario per approvare leggi costituzionali "ci auguriamo
possano essere approvate in tempi rapidi. E naturalmente richiedono, per
coerenza, che si adotti una nuova legge elettorale corrispondente alle
novità, che tenga insieme governabilità e
rappresentatività".
Non passano, invece, al Senato, le proposte del leghista Roberto Calderoli
sui tagli dei costi della politica, a partire al congelamento degli aumenti
automatici per le indennità dei parlamentari. L'Aula ha respinto due
emendamenti in questo senso alla risoluzione di maggioranza alla Nota di
aggiornamento del Dpef. In un emendamento, Calderoli chiedeva di inserire,
già in sede di Finanziaria, il taglio del numero dei sottosegretari al
governo, mentre nell'altro chiedeva "la soppressione dei meccanismi di
automatico aumento delle indennità dei parlamentari". Negativo,
in entrambi i casi, il verdetto di Palazzo Madama.
(4 ottobre 2007)
Articoli del 3-10-2007
Una cura dimagrante per il governo
Massimo Villone*, 03 ottobre 2007 (Da aprile online.it 3-10-2007)
Dalle circoscrizioni agli assessori i
tagli che non arrivano in sicilia - alberto bonanno
( da "Repubblica, La"
del 03-10-2007)
Una riforma necessaria
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 03-10-2007)
'Assessori, buon esempio!'
( da "Provincia di Cremona, La"
del 03-10-2007)
Costi della politica: anche a
Chieti sono ritenuti alti. Palazzo d'Achille non brilla per moder
( da "Messaggero, Il (Abruzzo)"
del 03-10-2007)
Sermas, le poltrone non si
toccano - marco pomella ( da "Tirreno, Il" del
03-10-2007)
Bertinotti: provi Prodi a
tagliare ( da "Stampa, La" del
03-10-2007)
La scure del governo colpisce
Dovranno diminuire i consiglieri di amministrazione rispettivamente
( da "Resto del Carlino, Il
(Faenza)" del 03-10-2007)
Sono a rischio quasi
130 poltrone. Cura dimagrante per giunte e consigli
( da "Resto del Carlino, Il
(Faenza)" del 03-10-2007)
SONO entrati in vigore i tagli sui
compensi dei componenti dei consigli di ammini
( da "Resto del Carlino, Il
(Faenza)" del 03-10-2007)
Taglio ai gettoni di presenza:
braccio di ferro tra i partiti ( da "Corriere di Bologna" del
03-10-2007)
Consiglio ridotto, Spagnolli
stuzzica Durni ( da "Corriere Alto Adige" del
03-10-2007)
Costi della politica, scontro
sui tagli ( da "Corriere di Bologna" del
03-10-2007)
Rovereto, Zenatti <taglia>
consiglieri e sobborghi ( da "Corriere Alto Adige" del
03-10-2007)
Numero legale e gettone:
polemica in Consiglio ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
03-10-2007)
C'è un'atmosfera peggiore
del '92. Il ciclone antipolitica lacera l'Unione
( da "Corriere della Sera
(Abbonati)" del 03-10-2007)
Come tagliare i costi della
politica ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
03-10-2007)
Duello prodi-bertinotti, il
colle congela gli stipendi ( da "Tirreno, Il" del
03-10-2007)
Polemica tra cossiga e gian
antonio stella ( da "Corriere delle Alpi" del
03-10-2007)
Marini gonfia le paghe Quirinale
in allarme ( da "Libero" del
03-10-2007)
Comune e Provincia primi
obbiettivi sensibili della lotta c ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)"
del 03-10-2007)
Un popolo alla ricerca di altra
politica ( da "Manifesto, Il" del
03-10-2007)
La Repubblica 3-10-2007 Di
Pietro e Fini "tagliano" insieme i costi della politica. Disegno di
legge bipartisan. Di Pietro: "Adesso vediamo chi c'è davvero e
chi ci marcia e basta". Trentadue articoli che mettono in fila le decine
di proposte già presentate o in circolazione. La proposta stima un risparmio
di circa 600 milioni di euro. Previsti al massimo 17 ministri Fini:
"Rischiamo il funerale della democrazia". Di Pietro: "Prodi
ristrutturi la squadra" DI CLAUDIA FUSANI
Da nicolita.it del 2-10-2007 Agipress - Notizia
n.12976 del 02/10/2007 - 19.11.12 Comuni e Comunitа montane
della Toscana contestano le norme sulla montagna contenute nella Finanziaria
(Da aprile online.it )
Politica Una
proposta per sfoltire l'attuale numero di parlamentari arriva dalla nuova
edizione del volume "Il costo della democrazia": cancellare le
modifiche precedenti al 1999, con un tetto massimo di componenti del governo.
Da noi si può, in Spagna e Francialo hano già
fatto
Sinistra democratica prende in Senato
l'iniziativa di un messaggio chiaro al paese sui costi della politica. Un
taglio al numero dei parlamentari da un lato; una forte riduzione del numero
dei ministri, viceministri e sottosegretari dall'altro. Di più: mentre
per i parlamentari si richiede la modifica della Costituzione e i tempi sono
lunghi, per il governo si può procedere con legge ordinaria.
Presentiamo oggi una proposta. La tradurremo domani in emendamenti alla legge
finanziaria.
Tutto comincia nell'avvio di legislatura,
in mezzo alle fibrillazioni conseguenti ad una vittoria elettorale dimezzata.
Il confronto per la formazione del governo si avvia tra malumori e mal di
pancia. Soprattutto nei partiti maggiori - Ds e Margherita - la pressione
è molto alta. Già la lista bloccata aveva lasciato in campo
molte tensioni, essendo con ogni evidenza prodotto invendibile sul mercato
politico l'offerta di posti in lista dopo l'ultimo dei probabili eletti.
E dunque a molte pressanti richieste si
era risposto con l'offerta non già di candidature, ma di futuri posti
di governo. Se tutti gli impegni si dovessero mantenere, saremmo non alla
formazione di un governo, ma al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei
pesci. E infine, proprio al miracolo si arriva. C'è fame di posti, e
non si fa credito a nessuno.
Pesa il profilarsi all'orizzonte del
Partito democratico, e la connessa chiusura delle case politiche destinate a
confluirvi. Chi accetterebbe oggi assegni postdatati da una ditta che domani
va a chiudere, cambiando ragione sociale? Per ognuno dei leader in campo
avere nel governo i propri fedelissimi è un'assicurazione sulla vita,
una delimitazione del territorio a futura memoria. A nessuno è
consentito indietreggiare, o - come si dice con sublime e forse inconsapevole
ironia - fare un gesto di generosità.
Non è un caso, dunque, che i numeri
si gonfino progressivamente, e che la parte del leone la facciano, in termini
assoluti, i due partiti maggiori. Assai meno - al contrario della vulgata
popolare - quelli minori, che tutto sommato incidono poco. Alla fine, siamo
al record. La carica dei 102 - tra ministri e sottosegretari - travolge ogni
resistenza. È un fastidioso dettaglio che la riforma varata da
Bassanini nella XIII legislatura, con l'accorpamento di strutture ministeriali
e la riduzione delle poltrone, non lasci un numero sufficiente di posti a
sedere. Alla fine, abbiamo più ministri che ministeri. E dunque, non
potendo ridurre i ministri, si aumentano i ministeri.
Il primo coraggioso atto di rinnovamento
del governo è appunto lo "spacchettamento". Lo aveva
inventato Berlusconi nel 2001. Con il decreto legislativo 30 luglio 1999, n.
300, il governo D'Alema aveva approvato la riduzione del numero dei ministeri
a 12 con l'accorpamento di preesistenti strutture, ma a partire dalla
legislatura successiva. E dunque era toccato al centro-destra darne
attuazione nel 2001.
Fibrillazioni e appetiti ministeriali in eccesso si erano tradotti nella
formazione del governo a rate. Una prima rata secondo le previsioni del
decreto n. 300, con relativa nomina dei ministri da parte del capo dello
Stato. Immediata riunione del consiglio dei ministri così formato, e
adozione di un decreto legge, come tale subito in vigore, di modifica del
decreto n. 300, con lo spacchettamento, nella specie, di due ministeri
(Sanità e Comunicazioni: decreto legge 12 giugno 2001, n. 217).
Seconda rata, con la nomina dei ministri appena aggiunti.
Prodi ricorre alla stessa tecnica, e il
governo si forma con una prima infornata, e poi con una seconda che segue al
decreto legge 18 maggio 2006, n. 181. La bulimia governativa è
inarrestabile. Nel 2001 si passa da 12 a 14 ministeri, con un aumento del
16,6 per cento. Nel 2006 si passa a 18, salendo del 28,6 per cento sul
governo del centro-destra, e del 50 per cento secco sul decreto n. 300 del
1999. Il decreto passa con una questione di fiducia. È uno scherzo
della storia e un segno dei tempi che un governo di centro-sinistra ricorra
alla fiducia per smantellare una incisiva riforma di un altro governo di
centro-sinistra.
Questa è la storia che raccontiamo
nel capitolo aggiunto nella nuova edizione del libro a firma mia e di Salvi
su "Il costo della democrazia". Riteniamo che la nascita di un
governo da Guinness dei primati abbia contribuito al progressivo distacco del
governo in carica dall'opinione pubblica, ed in specie dal popolo del
centrosinistra. Ovviamente, non è solo un problema di immagine: tocca
anche la coesione e l'efficienza dell'istituzione governo. E di certo non si
può chiedere ad altri di tagliare se non si mette ordine in casa
propria. Bisogna provvedere. Da tempo insistiamo perché il governo assuma la
bandiera degli sprechi e dei costi impropri della politica. Non l'ha fatto,
ed ha sbagliato. Grillo è effetto, non causa. E se la politica fosse
stata più avvertita e consapevole, e meno autoreferenziale, oggi
avremmo un comico in più, e un politico in meno.
Dunque la proposta, semplicissima.
Torniamo alla riforma del 1999. Cancelliamo tutte le modifiche nel frattempo
intervenute, dall'una o dall'altra parte. Mettiamo un tetto massimo al numero
totale di componenti del governo, che non vada oltre i cinquanta, nel
rispetto dell'equilibrio di genere. Facciamolo subito, in finanziaria, come
regalo agli italiani sotto l'albero di Natale. Poi, con calma, rendiamo
la novità irreversibile mettendola anche in Costituzione.
Si può fare. L'hanno dimostrato
Zapatero prima, Sarkozy poi. E scommettiamo che un governo alleggerito da una
efficace cura dimagrante potrebbe assai più facilmente decollare nel
consenso degli italiani.
*senatore gruppo Sinistra democratica
Dalle circoscrizioni agli assessori i tagli che non arrivano in sicilia -
alberto bonanno (sezione: Costi
dei politici)
(
da "Repubblica, La" del 03-10-2007)
Palermo IL CASO I COMUNI E LE PROVINCE
L'ASSEMBLEA Le nome previste dalla Finanziaria nazionale
non si applicano nell'Isola. Serve una legge ad hoc LE CIRCOSCRIZIONI Dalle
circoscrizioni agli assessori i tagli che non arrivano in Sicilia A Roma si
riducono i costi della politica. L'Ars prende tempo
Fleres: "Prima pensiamo a ridurre gli sprechi". Miccichè
"E gli altri stipendi?" ALBERTO BONANNO (segue dalla prima di
cronaca) Nei capoluoghi siciliani in cui esistono (tutti tranne Enna), le
circoscrizioni sono scatole vuote. Al contrario delle grandi città
italiane dove i consigli, dotati di deleghe amministrative e operative,
svolgono le funzioni di veri e propri municipi di zona. Funzioni che
giustificano gli stipendi pari a due terzi dell'indennità degli assessori
comunali (per i presidenti) e a un terzo di quella dei sindaci (per i
consiglieri). Dal colpo di scure si salverebbero solo Palermo e Catania,
uniche città siciliane che superano i requisiti dettati dalla
Finanziaria Prodi. Addio - sempre che l'Ars decida di adeguare le norme sugli
enti locali - ai 66 consiglieri delle sei circoscrizioni di Ragusa, a quelli
delle sette circoscrizioni di Agrigento, di Trapani, Caltanissetta, persino a
quelli di Messina, che per un soffio dovrebbe spedire a casa i 108
consiglieri delle sei circoscrizioni comunali: con i suoi 246 mila abitanti
anche la città dello Stretto rimarrebbe inevitabilmente tagliata
fuori. Ma non sarebbe questa l'unica stangata per le poltrone di
amministratore locale in Sicilia. Poltrone che, vale la pena ricordarlo,
costano ai siciliani la bellezza di 362 milioni all'anno, euro più
euro meno. Le giunte comunali delle grandi città non potrebbero avere
più di 12 assessori, rispetto agli attuali 16. E nel mirino della
Finanziaria ci sono pure i consigli comunali e provinciali, che verrebbero
drasticamente ridimensionati in base alla popolazione. Un provvedimento che
non toccherebbe le città più grandi (tutti i capoluoghi sono
già adeguati), ma andrebbe a scalfire alcuni grossi centri fortemente
lottizzati (come per esempio Alcamo, Belmonte Mezzagno, Castelvetrano,
Cefalù, Racalmuto, persino Raffadali, città del presidente
della Regione, dove i consiglieri hanno rinunciato ai compensi), dove dagli
attuali 20 componenti i consigli comunali dovrebbero ridursi a 16. Ma
soprattutto intaccherebbe i consigli provinciali, a partire dalle prossime
elezioni del 2008: a Palermo gli scranni di Palazzo Comitini passerebbero da
45 a 28, così come a Catania. Idem ad Agrigento, dove oggi i
consiglieri sono 35. Ma, al di là di come la Finanziaria nazionale sarà esitata alla fine dal Parlamento, la
questione arriverà mai all'ordine del giorno di Sala d'Ercole?
"è una questione sbagliata nel merito - avverte Salvo Fleres,
deputato forzista alla quarta legislatura e segretario del consiglio di
presidenza dell'Ars - perché se da un lato è giusto incidere sui costi
della politica, dall'altro è sacrosanto
andare a tagliare i veri sprechi. Penso alle decine di enti inutili, ai
miliardi buttati nel settore sanitario perché spesi
male. Abolire le circoscrizioni? Mi sembra sbagliato farlo senza verificare
se effettivamente sono operative o meno grazie all'attribuzione di
deleghe". Un'antifona che la dice lunga su come l'Ars si
comporterà non solo nei confronti degli enti locali siciliani, ma anche
e soprattutto riguardo al blocco degli stipendi dei parlamentari, imposto
sempre dalla Finanziaria a partire dal prossimo gennaio. L'ultimo
"ritocco" alle buste paga dei deputati siciliani, equiparate per
norma interna a quelle del Senato, risale al marzo 2007 e ha portato gli
stipendi al livello di quelli decisi da Palazzo Madama nel giugno 2006.
Undicimila euro netti al mese, più o meno, al netto di incarichi
speciali. "Attualmente non è previsto che il
consiglio di presidenza dell'Ars vari alcun aumento né alcuna diminuzione
degli stipendi dei parlamentari - spiega il presidente Gianfranco
Miccichè - ma è anche vero che la questione dei costi della politica ormai ha preso una piega che si va allontanando dalla logica.
Voglio dire, la politica adegua i suoi stipendi in
base ad alcuni automatismi previsti dalla legge. Nel caso specifico, a quelli
sui compensi dei magistrati. E perché nessun giornale si chiede se quegli
aumenti sono giusti o meno? Perché non è giusto chiedersi se il costo
dei giudici o di certi enormi apparati ministeriali è congruo o
meno?" Il dibattito, almeno fuori dall'aula, è aperto.
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(
da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 03-10-2007)
ELEZIONI Una riforma necessaria Signor
direttore, il clima di rissosità quotidiana tra governo e opposizione,
tra partiti della stessa coalizione e addirittura
all'interno degli stessi partiti evidenzia
l'inadeguatezza della nostra classe politica. Ogni
politico si sente in diritto di fare e disfare senza dover rispondere a
nessuno, dal momento che nessun parlamentare è stato eletto
direttamente dal popolo. Credo sia arrivato il momento di sanare questa
lacuna modificando la legge elettorale. Dopo l'introduzione
del sistema maggioritario si pensava ad un ridimensionamento dei partiti e alla riduzione dei costi della politica. A
distanza di 15 anni dobbiamo prendere atto del clamoroso fallimento. I partiti erano una quindicina, oggi il numero è lievitato in
maniera esponenziale e il loro costo è aumentato di 10 volte;
il rimborso elettorale per le sole elezioni politiche del 2006 è
costato 200 milioni di euro. Dopo Tangentopoli è successo di
più e di peggio, basti pensare ai casi Cirio, Parmalat, Bipop,
Popolare di Lodi, Unipol, Antonveneta, ecc., compreso il dimissionamento del
governatore della Banca d'Italia, Fazio. A differenza di allora, il potere
politico, salvo qualche sussulto, è rimasto ben saldo nei propri palazzi.
Questo è un segnale preoccupante perchè potrebbe essere
interpretato come una resa definitiva di una parte di cittadini e la
rassegnazione di altri nei confronti dello strapotere della politica. Oppure prendere atto che le èlite
politiche sono lo specchio della società e il vecchio adagio che ogni
Paese ha la classe dirigente che si merita non è lontano dalla
realtà. Carlo Carboni nel suo libro "Elite e classi dirigenti in
Italia" afferma che "la società italiana è vecchia,
provinciale ed istruita più o meno come la sua èlite. Se
abbiamo una classe dirigente mediocre è perchè lo è
anche la nostra società. L'innocente superficialità della gente
che aspira a vivere un comfort levigato dal benessere, che ambisce a
consumare in modo spensierato e a non curarsi della propria anima né di chi
la governa, è alla radice di questa mediocrità". Parole
forti, difficili da accettare, ma che dovrebbero farci riflettere e,
impegnarci ad un vero e radicale cambiamento. Mentre i problemi si accumulano,
per buona parte del tempo i politici litigano. Da tempo in Italia ci sono
emergenze: carenza di fonti energetiche, eterno problema della mancanza di
infrastrutture, in particolare viabilità e ambiente. Rimangono
irrisolti i temi della competitività, l'esoso sistema fiscale e la
scandalosa pratica dell'evasione fiscale e contributiva. Dovremo affrontare e
pagare di tasca nostra le ricadute causate dal fallimento dei Fondi Subprime,
frutto della finanza creativa americana. Anche in Italia qualcuno, non molto
tempo fa, voleva favorire la creatività finanziaria tramite
cartolarizzazioni, per fortuna nostra non è decollata. Di problemi ce
ne sono, ma piuttosto di affrontarli si preferisce andare in tutte le
trasmissioni televisive invece di impegnarsi in Parlamento. E più
importante l'immagine della sostanza. Tanto per stare in casa nostra,
Brescia, ci sono parlamentari che a 40 anni sono già al terzo mandato,
mentre - se non ricordo male - uomini prestigiosi come Martinazzoli a 40 anni
mettevano piede per la prima volta in Parlamento. Non sono mai stato un
qualunquista, e non penso di esserlo diventato, non posso quindi sottacere il
disagio di fronte a questa deriva incontrollabile. Oggi non solo sono stati
superati ambiti e confini tollerabili, si sta scivolando pericolosamente verso
l'anarchia, e questo grazie alla poca responsabilità di chi dovrebbe
averne molta di più dei comuni cittadini. La dialettica aspra e la
contrapposizione politica sono sempre esistite, ma
dentro ambiti e confini accettabili. Pur consapevole che, da sola, la riforma
elettorale non possa essere la panacea di tutti i problemi, sono convinto che
possa contribuire efficacemente a ridurre di molto questa continua
conflittualità. Bisogna arrivarci scevri da ideologismi o secondi
fini. Bisogna essere coerenti, il referendum rimuove alcune distorsioni ma
tutto il resto rimane inalterato. Mi preoccupa chi, prima delle vacanze,
sosteneva a spada tratta il referendum, e oggi dice: "Si può
andare a votare in primavera anche con l'attuale sistema". Trionfo della
confusione e dell'incoerenza. Se davvero intendiamo il ruolo della politica e dei partiti come il
sale della democrazia dobbiamo ridurre la distanza tra cittadini e politica. Non è difficile, bastano regole chiare e precise
che, oltre a garantire l'alternanza, stabiliscano il numero dei mandati;
basta introdurre il quorum, ridurre i costi. Soprattutto dare ai cittadini la
libertà di scegliere i propri rappresentanti. Basta volerlo.
Gianpietro Cella CONSIGLIERE COMUNALE DELLA MARGHERITA - BRESCIA.
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'Assessori, buon esempio!' (sezione: Costi dei politici)
(
da "Provincia di Cremona, La" del 03-10-2007)
Edizione di Mercoledì 3 ottobre
2007 Benvenuto P.Review srl Costi della politica. Invito del segretario di Rifondazione Comunista, Galmozzi, a
lasciare Cremona 'Assessori, buon esempio!' Doppio incarico: "Sono anche
consiglieri provinciali" Costi della politica in genere e nello specifico l'invito, rivolto a tre assessori
comunali, a dimettersi da consiglieri provinciali. La presa di
posizione arriva da Attilio Galmozzi, segretario di Rifondazione Comunista di
Crema. "Oggi ? argomenta Galmozzi ? i sentimenti dell'antipolitica sono particolarmente sentiti nella popolazione:
spesso gli amministratori sono percepiti come classe avantaggiata e
perciò oggetto di critiche pesanti. E in questa situazione c'è
chi ha creato ad hoc luoghi comuni per cavalcare l'onda della protesta".
"Giusto appare che l'attuale maggioranza che governa Crema proponga
soluzioni credibili che portino ad un reale contenimento della spesa per il
funzionamento della politica locale senza per questo
restringere gli spazi della democrazia, questi ? come già detto ?
troppo preziosi per essere ridotti. A tal proposito vorrei sottolineare come
ci sia una scarsa coerenza tra chi rivendica minori costi della politica e chi poi deve compiere le scelte: in giunta
comunale a Crema siedono 3 assessore che ricoporono anche l'incarico di
Consiglieri Provinciali e che per tali incarichi ricevono un compenso.
Siccome si sta dibattendo sul problema a 360° credo sia giusto che Cesare
Giovinetti, Maurizio Borghetti e Renato Ancorotti compiano delle scelte
urgenti in tale senso, decidendo se rimanere assessori comunali o consiglieri
provinciali per lanciare un segnale chiaro che sarebbe certamente gradito a
tutti. E per dimostrare la coerenza che stanno rivendicando". Una
domanda viene spontantanea: Galmozzi e quelli del centrosinistra con doppio
incarico?.
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Costi della politica: anche a Chieti sono ritenuti alti. Palazzo
d'Achille non brilla per moder (sezione: Costi dei politici)
(
da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 03-10-2007)
Atezza. Tra stipendi, indennità di
funzioni, gettoni di presenza, riunioni
dei capigruppo e delle commissioni consiliari permanenti (ben otto istituite
con presenza di tutti i gruppi politici) la spesa annuale arriva a 800 mila
euro. Il costo complessivo della Giunta sfiora i 390 mila euro, comprendendo
lo stipendio annuo del sindaco Francesco Ricci pari a circa 57 mila euro
lorde, quello del vice sindaco Mirta Sciocchetti di 42 mila 600 euro e
degli assessori Luigi Febo, Marco Marino, Valter De Cesare, Michele
Squicciarini, Bassam el Zobhi, Carmelina Di Cosmo, Aldo Mario Grifone, Paolo
Tamburro, Giuseppe Giampietro e Cristiano D'Intino che prendono 34 mila euro,
senza distinzione di importanza di delega. Compensi giustificati oppure no?
L'opinione pubblica di norma mette in relazione gli emolumenti degli
amministratori con i risultati del loro impegno e mandato e, nel tirare le
somme, il giudizio risulta in larga parte negativo. Giudizi che abbracciano
anche l'operato dei consiglieri, i quali pesano sulle casse comunali ogni
anno oltre 200 mila euro. Si possono ridurre tanti e tali costi? Qualcuno ha
provato a proporre una "dieta", ma, nonostante le promesse fatte in
consiglio comunale, nessuna seria "riforma" è stata adottata
per diminuire il numero delle commissioni, le sedute di ciascuno di esse,
effetuare controlli sull'attività prodotta, ecc. Fuori Palazzo
d'Achille sono in parecchi a denunciare elevata la spesa per i nostri
amministratori: dai movimenti politici alle associazioni. Ma nessuno finora
ha dato gambe alle proteste, promuovendo, sull'esempio di altre
realtà, raccolta di firme che possa indurre l'Amministrazione a
cambiare registro.
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Sermas, le poltrone non si toccano - marco pomella (sezione: Costi dei politici)
(
da "Tirreno, Il" del 03-10-2007)
Viareggio Sermas, le poltrone non si
toccano Nuove nomine a breve ma niente tagli al consiglio di amministrazione
IL DIBATTITO MARCO POMELLA MASSAROSA. Sarà rivoluzionato quasi del tutto
il cda di Sermas, la spa partecipata dal Comune che gestisce le tubature di
gas del territorio comunale. Ad affermarlo è stato il sindaco,
Fabrizio Larini, nell'ultimo infuocato consiglio comunale. I membri del
consiglio però non saranno ridotti, come chiedeva l'opposizione di
centro sinistra, da 5 a 3 elementi. Ed entro un paio di mesi si
arriverà ad un piano industriale che stabilisca il futuro della stessa
azienda. Tra le ipotesi il rilancio della Sermas (affidando ad essa nuovi
servizi) ma anche lo scioglimento o la vendita. L'opposizione. Lo scambio
epistolare tra sindaco e la dimissionaria presidente di Sermas, Ave Angeli,
non ha lasciato indifferente il centrosinistra in consiglio. Un fatto di
inaudita gravità, a loro dire, la decisione del cda di Sermas di
pretendere un aumento degli emolumenti percepiti. Ancor più grave la
decisione, quando era chiaro che il sindaco non avrebbe acconsentito ad un
aumento, di richiedere una consulenza legale. "Una consulenza - hanno
rimarcato dai banchi dell'opposizione - costata pare 8 mila euro e di cui,
per assurdo, ora che è emersa la polemica politica, vorrebbe farsi
carico personalmente un ragioniere della Sermas stessa". La richiesta
dell'opposizione riguardava, nel dettaglio, due aspetti. Prima di tutto la
riduzione (nell'ottica della diminuzione dei costi della politica) dei membri
del cda, da 5 a 3. E la sostituzione di Ave Angeli dalla commissione pari
opportunità. Inoltre, aspetto non secondario, il
centrosinistra pretendeva di capire quale sarà il futuro di questa
ditta che, ad oggi, si occupa solo di tubature, conta 5 consiglieri di
amministrazione e solo 4 dipendenti. La maggioranza. "Non è
eliminando dei gettoni
di presenza di qualche centinaio di euro che
risolveremo il problema dei costi della politica. Sono aspetti,
questi, che andrebbero discussi a livello nazionale e in modo
bipartisan". Questa in sostanza la posizione del centrodestra a
Massarosa. Non una parola però in difesa di Ave Angeli, a parte quelle
di Giuseppe Angeli (FI) e Adalberto Casanova (Gruppo misto). "Togliere
Ave Angeli dalla commissione pari opportunità - ha detto il capogruppo
di Forza Italia - sarebbe un provvedimento ad personam. Ora che la questione
si è chiarita - ha aggiunto - restano differenti punti di vista, ma
non si può accusare la Sermas di mala amministrazione".
Ricominciare e valutare il futuro di Sermas. Questa la parola d'ordine,
sintetizzata nelle parole di Carlo Vitali (ApM): "Il cda - ha sottolineato
- di fatto non esiste più. Ora bisogna nominarne uno nuovo, al quale
il sindaco dovrà dare delle direttive ben precise, e arrivare quanto
prima ad un piano industriale". Il sindaco. Entro 20 giorni il nuovo cda
sarà nominato dal sindaco. "Garantisco - ha detto Fabrizio Larini
- che sarà quasi del tutto rinnovato". Il primo cittadino infatti
chiederà la disponibilità ad un paio di consiglieri
dimissionari. Il resto saranno persone nuove. Solo successivamente, e in
accordo anche con la minoranza (che però preferiva anticipare a prima
delle nomina del cda questo aspetto), si arriverà a stipulare il piano
industriale. "Valuteremo tutti insieme - ha affermato Larini - quale
futuro vorremo dare alla Sermas. Potremo rilanciarla, ma anche smantellarla,
affittarla o addirittura scioglierla e venderla". A chi gli ha fatto
notare la mancanza di coerenza (visto che Sermas avrà 5 consiglieri,
mentre Ersu si è passati a 3), ha risposto: "Sono stato il primo
a negare l'aumento di stipendi, fosse stato anche solo di un centesimo".
Bertinotti: provi Prodi a tagliare (sezione: Costi dei politici)
(
da "Stampa, La" del 03-10-2007)
I ministri "Ci siamo già
mossi, Palazzo Chigi arriva tardi" Il premier sul rimpasto frena: serve
continuità Sarà perché nelle prossime tre settimane si gioca la
vita del governo e tutti sono un po' nervosi, sarà perché la luna di
miele tra i due è finita da tempo: fatto sta che ieri Fausto
Bertinotti ha rifilato una stilettata al professor Prodi che, con quell'atto di
indirizzo sulla riduzione dei parlamentari, licenziato in tutta fretta poco
prima che avesse inizio la notte dei lunghi coltelli, e con quell'articolo 8
della Finanziaria che congela gli stipendi degli onorevoli, è sembrato
voler vestire i panni Di colui che dà lo scossone agli altri per
parare i colpi dell'antipolitica. Senza pronunciare
mai nome e cognome del premier, come suo stile, Bertinotti ha prima risposto
cortesemente a qualche giornalista uscendo dal suo studio dopo un incontro
con i promotori della Marcia di Assisi. E poi, lontano dai microfoni, si
è sfogato privatamente, "perché i fatti parlano ed è
inutile che il governo si vanti e si attribuisca meriti che non ha"
visto che si è svegliato tardi, invece di cogliere con tempismo un
venticello caldo che soffiava già da tempo nel Paese. Il presidente
della Camera, di fronte ai taccuini ha fatto capire di non aver gradito
"l'invasione di campo", ricordando piccato che "gli aumenti
delle indennità dei parlamentari noi li abbiamo bloccati" dal 1
gennaio 2007, non dal 2008 e quindi "il governo arriva qualche mese
dopo. Pertanto, la Camera dei Deputati ha preceduto l'iniziativa del governo.
Punto". Poco più tardi, libero di argomentare con quelli di cui
si può fidare, Bertinotti non è riuscito a trattenere il
disappunto e l'irritazione covati da due giorni. Da quando, cioè,
è andata in onda l'ennesima puntata sulle frizioni a sinistra: da una
parte lui che faceva mostra di moderazione, dicendo ad un Minoli incalzante
che lo intervistava domenica ad una festa di partito, che "la partita
del welfare è aperta", che "si può trovare una
soluzione che accontenti tutti"; dall'altra un Prodi risoluto e duro,
quello del "protocollo non si tocca", all'insegna del prendere o
lasciare. E anche se il premier aveva chiarito, come poi ha ripetuto ieri,
che il Parlamento potrà discutere le modifiche, a Bertinotti
quell'uscita dura di sabato non è andata giù. E ieri, nel
chiuso delle sue stanze, dopo le battute en plein air, si è pentito di
non averne dette altre. "Per ridurre il numero dei parlamentari ci vuole
una riforma costituzionale, io mi sto pure battendo contro il bicameralismo
perfetto, ma si sa che è un percorso lungo. Invece per ridurre il
numero dei ministri basta una decisione del premier, se vuoi la prendi in 24
ore. E quasi quasi potevo pure dirlo, visto che chiacchierano tanto sui
risparmi dei costi della politica". Parole che
svelano il fastidio di Bertinotti "per questa smania di
protagonismo", per questo voler dire "il più bravo sono
io". Passano poche ore e da Palazzo Chigi arrivano secchiate di acqua
fredda: "Tutti fanno proposte per migliorare la situazione. Sarà
poi il Parlamento a valutare ogni provvedimento". E
senza voler raccogliere la provocazione sulla gara tra governo, parlamento e
Quirinale per la riduzione dei costi della politica, il
premier rispondeva in serata al Tg1 che se si litiga non si risolve nulla:
"I costi della politica comprendono Governo, Parlamento, regioni, comuni, province.
Ormai la maggior parte della spesa pubblica non è fatta centralmente.
Noi abbiamo proposto di agire in tutte queste direzioni e di diminuire anche
i membri dei Cda delle imprese pubbliche, accorpare le imprese. Dovremo
aggiungere anche l'attenzione alla spesa della pubblica amministrazione,
perché se si riduce una cosa e non l'altra non si fa che litigare ma non si
hanno risultati". Insomma, niente polemiche con Bertinotti e una risata
quando il Tg1 manda in onda il comico Neri Marcorè che imita Ligabue e
canta "Una vita da prodiano". Con un rimpasto sarebbe più
facile la vita da prodiano? "Vedo che il Consiglio dei ministri lavora
in modo armonico. Se l'Italia avesse avuto governi di legislatura avrebbe
avuto risultati enormemente migliori. Perché non dare quindi al Paese
continuità? Questo è lo sforzo che sto facendo e continuerò
a fare". Incalzato anche sulle picconate di Beppe Grillo, il professore
ha evitato toni duri: "Bisogna riuscire nella sfida di dimostrare che
tutto sommato facciamo qualcosa al servizio degli altri o vince l'ondata
populista".
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La scure del governo colpisce Dovranno diminuire i consiglieri di
amministrazione rispettivamente (sezione: Costi dei politici)
(
da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
GIRO DI VITE SULLE SOCIETA' A
PARTECIPAZIONE La scure del governo colpisce Dovranno diminuire i consiglieri
di amministrazione rispettivamente SONO entrati in vigore i tagli sui
compensi dei componenti dei consigli di amministrazione delle società
pubbliche e sul numero dei consiglieri delle stesse società (massimo
cinque per quelle con un capitale superiore ai 2 milioni, massino 3 per
quelle inferiori a questo limite) previsti dal governo nella finanziaria del
2007. A fare il punto della situazione è Elio Gasperoni, presidente di
Ravenna Holding, a cui fanno capo tutte le partecipate del comune di Ravenna.
"In realtà ? spiega Gasperoni ? negli ultimi anni avevamo
già adottato dei comportamenti virtuosi. Per quel che ci riguarda
cambierà poco". RAVENNA HOLDING. Non varia il numero dei
consiglieri di amministrazione: erano cinque e, con le nuove norme resteranno
cinque. Non ci sono novità neppure per i compensi, visto che la nuova
norma prevede che il presidente possa guadagnare l'80 per cento dello stipendio
del sindaco del comune che ha la maggioranza delle azioni. Visto che lo
stipendio lordo di Matteucci è di 70mila euro, e anche quello di Elio
Gasperoni era stato tarato sullo stesso importo, il compenso di Ravenna
Holding del presidente verrà ridotto a 52mila euro. La nuova norma sui
tagli prevede però che siano riconosciuti incentivi in base ai
risultati ottenuti. E Ravenna Holding, con 4 milioni di dividendi, ha potuto
deliberare un premio di risultato per Gasperoni di 18mila euro. Che, in
questo modo, guadagnerà esattamente come prima. AREA ASSET. I soci
pubblici sono 5 e cinque resteranno. Nessun problema per Erico Cicognani,
visto che il presidente guadagna 30mila euro lordi all'anno ed è molto
al di sotto del tetto di 55mila euro previsto dalla legge. Atm. Dovrà
diminuire i componenti del consiglio di amministrazione da 7 a 5. Nessuna
decurtazione per il presidente Giancarlo Ciani, che guadagna 50mila euro
lordi all'anno. RAVENNA FARMACIE. Anche in questo caso non ci saranno
conseguenze con il decreto 'tagliaspese'. Il presidente Enrico Laghi guadagna
43mila euro lordi all'anno: una cifra molto lontana da quella massima
(55mila). Anche sul fronte dei componenti del consiglio di amministrazione
non ci sono problemi: restano cinque. RAVENNA ENTRATE. E' partecipata al 60
per cento da Ravenna Holding e quindi dal Comune. Il presidente, Francesco
Geniale, percepisce uncompenso ampiamente nei limiti: 35 mila euro.
Trattandosi di una società mista, i consiglieri di nomina pubblica
sono tre. Siamo addirittura sotto la norma (potrebbero esserne nominati
cinque) e non ci saranno teste che cadranno sotto la scure dei tagli. E'
previsto anche un gettone di presenza da 150 euro a
seduta, ma in questo caso è difficile quantificare il costo
complessivo del consiglio di amministrazione. Dipenderà dal numero
totale delle riunioni. SAPIR. Siamo di fronte ad una società mista con
11 membri del consiglio di amministrazione, di cui quattro di nomina
pubblica. Giordano Angelini guadagna 59mila euro, ma per legge potrebbe
arrivare sino a 70mila, visto che la Sapir è mista ed è
regolata da norme a parte. Nessuna riduzione in vista per i consiglieri.
ROMAGNA ACQUE. Sono più alti delle nuove disposizioni di legge gli
stipendi del presidente Arianna Bocchini e dell'amministratore delegato Carlo
Pezzi (quasi 84mila euro all'anno lordi). In questo caso sono obbligatori dei
tagli, sempre che il meccanismo degli incentivi non consenta di far rientrare
dalla finestra i soldi usciti dalla porta. Anche il bilancio di Romagna
Acqua, infatti, è in attivo e concede questa pobbilità.
Dovrà dimagrire considerevolmente, invece, il consiglio di
amministrazione. Era di 13 consiglieri, nominati per garantire una
rappresentanza ai 52 soci (tra province e comuni) di Romagna Acque. Ora dovranno
passare a 5 e anche Ravenna, che da sola ne nominava quattro, sarà
chiamata a tirare la cinghia. ASER. Nessun problema per Aser: i consiglieri
erano e restano tre. Ampiamente nei limiti anche lo stipendio del presidente
Pier Luigi Martini. COLLEGI DEI SINDACI. In percentuale faranno registrare i
risparmi maggiori, passando da una spesa di 58mila ad una di 24mila.
Rrazionalizzazione ottenuta da Ravenna Holding inserendo nelle quattro
controllate un sindaco già nominato nella capogruppo, con conseguente
rinegoziazione del compenso. TOTALI. Nel grafico in alto al termine di ogni
colonna è riportato il costo complessivo del consiglio di
amministrazione. Non corrisponde con la somma dei compensi dei consiglieri
pubblici perchè comprende anche quelli dei consiglieri nominati dai
privati, che guadagnano gli stessi importi ma i cui nomi non sono indicati.
s.m. - -->.
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SONO A RISCHIO QUASI 130 POLTRONE 0 Cura dimagrante per giunte e consigli
(sezione: Costi dei politici)
da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
SONO A RISCHIO QUASI 130 POLTRONE Cura
dimagrante per giunte e consigli LE FORBICI della Finanziaria incidono a
fondo sugli organismi politici locali di rappresentanza. Il disegno di legge
Santagata allegato al documento economico del Governo fissa infatti tetti
più bassi per il numero di consiglieri e assessori in Comuni e
Province. Inoltre i centri fra i 100mila e i 250mila abitanti ? è il
caso di Ravenna ? possono rinunciare ad eleggere i consigli di
circoscrizione. Su questo tema proprio ieri il sindaco Matteucci, incontrando
gli anziani dei quartieri, ha dichiarato: "per me i 'parlamentini'
devono rimanere". Gli effetti del ddl ? oggi all'esame in commissione al
Senato ? si manifesterebbero nella prossima legislatura: in provincia a farne
per primi le spese sarebbero i quindici comuni che nel 2009 andranno alle
urne, fra cui Cervia, Russi, Lugo e Bagnacavallo. Mettendo a confronto la
situazione attuale degli enti locali ravennati con i nuovi tetti imposti
dalla Finanziaria, il provvedimento prevede la perdita di 82 consiglieri fra
Comuni e Provincia, e di 47 poltrone di assessore. In termini generali la
scure colpirebbe duro nei centri minori dove, per effetto di Statuti ad hoc, è
stato elevato il numero massimo di collaboratori politici dei sindaci. Ad
esempio nei Comuni fra i 3000 e i 10mila abitanti la norma vorrebbe ci
fossero non più di quattro assessori che, dopo la 'sforbiciata',
diventeranno tre. Invece, avendo gonfiato i loro organici in precedenza,
saranno costretti a dimezzare il numero di assessori, da 6 a 3, i nuovi
sindaci che saranno eletti a Brisighella, Castel Bolognese, Riolo Terme,
Cotignola, Solarolo, Fusignano. Una fortissima cura dimagrante si prepara
anche per le amministrazioni di Russi e ancor più di Cervia che
dovranno disporre dalla prossima legislatura di soli quattro assessori,
mentre oggi la giunta ne conta rispettivamente sette e otto. In proporzione
meno traumatico il sacrificio che verrà richiesto
alle forze politiche nel capoluogo: la giunta di Ravenna, oggi forte di
dodici persone, dovrà cedere due poltrone. Mentre il consiglio
comunale verrà alleggerito di otto seggi e relativi gettoni di presenza. Più snella anche l'Amministrazione provinciale, con 24
consiglieri invece degli attuali 30 e sette assessori al posto degli attuali
dieci. - -->.
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SONO entrati in vigore i tagli sui compensi dei componenti dei consigli
di ammini (sezione: Costi
dei politici)
(
da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
Strazione delle società pubbliche e
sul numero dei consiglieri delle stesse società (massimo cinque per
quelle con un capitale superiore ai 2 milioni, massino 3 per quelle inferiori
a questo limite) previsti dal governo nella finanziaria del 2007. A fare il
punto della situazione è Elio Gasperoni, presidente di Ravenna
Holding, a cui fanno capo tutte le partecipate del comune di Ravenna.
"In realtà ? spiega Gasperoni ? negli ultimi anni avevamo
già adottato dei comportamenti virtuosi. Per quel che ci riguarda
cambierà poco". RAVENNA HOLDING. Non varia il numero dei
consiglieri di amministrazione: erano cinque e, con le nuove norme resteranno
cinque. Non ci sono novità neppure per i compensi, visto che la nuova
norma prevede che il presidente possa guadagnare l'80 per cento dello
stipendio del sindaco del comune che ha la maggioranza delle azioni. Visto
che lo stipendio lordo di Matteucci è di 70mila euro, e anche quello
di Elio Gasperoni era stato tarato sullo stesso importo, il compenso di
Ravenna Holding del presidente verrà ridotto a 52mila euro. La nuova
norma sui tagli prevede però che siano riconosciuti incentivi in base
ai risultati ottenuti. E Ravenna Holding, con 4 milioni di dividendi, ha
potuto deliberare un premio di risultato per Gasperoni di 18mila euro. Che,
in questo modo, guadagnerà esattamente come prima. AREA ASSET. I soci
pubblici sono 5 e cinque resteranno. Nessun problema per Erico Cicognani,
visto che il presidente guadagna 30mila euro lordi all'anno ed è molto
al di sotto del tetto di 55mila euro previsto dalla legge. Atm. Dovrà
diminuire i componenti del consiglio di amministrazione da 7 a 5. Nessuna
decurtazione per il presidente Giancarlo Ciani, che guadagna 50mila euro
lordi all'anno. RAVENNA FARMACIE. Anche in questo caso non ci saranno
conseguenze con il decreto 'tagliaspese'. Il presidente Enrico Laghi guadagna
43mila euro lordi all'anno: una cifra molto lontana da quella massima
(55mila). Anche sul fronte dei componenti del consiglio di amministrazione
non ci sono problemi: restano cinque. RAVENNA ENTRATE. E' partecipata al 60
per cento da Ravenna Holding e quindi dal Comune. Il presidente, Francesco
Geniale, percepisce uncompenso ampiamente nei limiti: 35 mila euro.
Trattandosi di una società mista, i consiglieri di nomina pubblica
sono tre. Siamo addirittura sotto la norma (potrebbero esserne nominati
cinque) e non ci saranno teste che cadranno sotto la scure dei tagli. E'
previsto anche un gettone di presenza da 150 euro a
seduta, ma in questo caso è difficile quantificare il costo
complessivo del consiglio di amministrazione. Dipenderà dal numero
totale delle riunioni. SAPIR. Siamo di fronte ad una società mista con
11 membri del consiglio di amministrazione, di cui quattro di nomina
pubblica. Giordano Angelini guadagna 59mila euro, ma per legge potrebbe
arrivare sino a 70mila, visto che la Sapir è mista ed è
regolata da norme a parte. Nessuna riduzione in vista per i consiglieri.
ROMAGNA ACQUE. Sono più alti delle nuove disposizioni di legge gli
stipendi del presidente Arianna Bocchini e dell'amministratore delegato Carlo
Pezzi (quasi 84mila euro all'anno lordi). In questo caso sono obbligatori dei
tagli, sempre che il meccanismo degli incentivi non consenta di far rientrare
dalla finestra i soldi usciti dalla porta. Anche il bilancio di Romagna
Acqua, infatti, è in attivo e concede questa pobbilità.
Dovrà dimagrire considerevolmente, invece, il consiglio di
amministrazione. Era di 13 consiglieri, nominati per garantire una
rappresentanza ai 52 soci (tra province e comuni) di Romagna Acque. Ora
dovranno passare a 5 e anche Ravenna, che da sola ne nominava quattro,
sarà chiamata a tirare la cinghia. ASER. Nessun problema per Aser: i
consiglieri erano e restano tre. Ampiamente nei limiti anche lo stipendio del
presidente Pier Luigi Martini. COLLEGI DEI SINDACI. In percentuale faranno
registrare i risparmi maggiori, passando da una spesa di 58mila ad una di
24mila. Rrazionalizzazione ottenuta da Ravenna Holding inserendo nelle
quattro controllate un sindaco già nominato nella capogruppo, con
conseguente rinegoziazione del compenso. TOTALI. Nel grafico in alto al
termine di ogni colonna è riportato il costo complessivo del consiglio
di amministrazione. Non corrisponde con la somma dei compensi dei consiglieri
pubblici perchè comprende anche quelli dei consiglieri nominati dai
privati, che guadagnano gli stessi importi ma i cui nomi non sono indicati.
s.m. - -->.
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Taglio ai gettoni di presenza: braccio di ferro tra i partiti
(sezione: Costi dei politici)
(
da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)
Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione:
1APAGINA - data: 2007-10-03 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE
COSTI DELLA POLITICA Taglio ai gettoni di presenza: braccio di ferro tra i partiti Forza
Italia e La tua Bologna attaccano la proposta del presidente del consiglio,
Gianni Sofri, di tagliare i gettoni dei consiglieri.
"Cominci a tagliare il suo stipendio" dichiarano il capogruppo
degli azzurri, Daniele Carella e quello dei civici, Alberto Vannini.
Alleanza nazionale, con il consigliere Galeazzo Bignami, apre invece al
documento di Sofri, definendolo "interessante". Anche la Margherita
invita il presidente del consiglio ad andare avanti con i risparmi sui costi
della politica. " Apagina 6 Romanini.
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Consiglio ridotto, Spagnolli stuzzica Durni (sezione: Costi dei politici)
( da
"Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)
Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO -
sezione: BOLZANOEPROV - data: 2007-10-03 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE
I COSTI DELLA POLITICA Consiglio ridotto, Spagnolli stuzzica Durni Il
sindaco: il presidente ha ragione, ma tocca a lui muoversi. Benussi critico
BOLZANO - Sono troppi 50 consiglieri comunali per il capoluogo? Il sindaco
Gigi Spagnolli si dice d'accordo con Luis Durnwalder, favorevole a una cura
dimagrante per il massimo organo municipale, ma non rinuncia a una puntura di
spillo nei confronti del Landeshauptmann. "La competenza in materia - fa
notare Spagnolli - non è nostra, ma del consiglio regionale.
Durnwalder vorrebbe un'assemblea cittadina più snella? Bene, sono
contento che dopo 35 anni di permanenza in consiglio regionale ( Durnwalder
è stato eletto per la prima volta nel 1973, ndr) abbia maturato questa
convinzione. Se c'è la volontà di portare avanti questo
progetto, lo si faccia". Spagnolli nel merito non sarebbe contrario.
Anzi. "Sono d'accordo con il presidente- afferma -. Non dobbiamo
scordare che quando vennero stabilite le dimensioni delle assemblee comunali
il quadro legislativo era sensibilmente diverso da quello attuale.
Soprattutto, c'erano meno norme: per ogni legge che c'era prima, oggi ce ne
sono dieci. E così, se prima il consiglio comunale doveva decidere su
ogni genere di cose, oggi esiste già un quadro normativa che orienta
fortemente ogni nostro atto e limita le necessità del dibattito".
Il tema dello "snellimento", rilanciato dalla Finanziaria, fa
discutere anche nella vicina Trento, dove il sindaco Alberto Pacher ha varato
una commissione per studiare l'ipotesi di un taglio alle circoscrizioni. Lo
stesso argomento aveva provocato, qualche mese fa, una furibonda discussione
anche a Bolzano, conclusasi peraltro con una posizione trasversale a favore
dello status quo. "E non dimentichiamo - osserva Spagnolli - che a
Trento i consigli di quartiere sono ben 12, mentre noi ne abbiamo solo
cinque". Spagnolli, in generale, accetta la discussione sui costi della politica, ma tiene a una precisazione. "I costi legati agli stipendi degli amministratori non superano
lo 0,3% della spesa pubblica. Mi sta bene un ragionamento della riduzione dei
privilegi, che peraltro non riguardano molto le cariche municipali. Ma la
cosa più importante non è tagliare a prescindere, bensì
dotarsi di una struttura che sia in grado di amministrare al meglio i soldi
pubblici. Altrimenti siamo messi peggio di prima ". Una via, per
il sindaco, è quella di non esagerare col numero di sedute del
consiglio comunale. "Al di là dei gettoni - osserva - ogni seduta
ha i suoi costi fissi: personale, verbali, traduzioni... Per ogni riunione
vanno via 5-6mila euro, che moltiplicati per 70 sedute annue fanno oltre 400mila
euro. Se lo ricordi chi vorrebbe il consiglio riunito ogni altro
giorno". Qualcuno, poi, azzarda un confronto tra i compensi di alcuni
big mondiali della politica (riportate nei giorni
scorsi dal Corriere della Sera). E si scopre che l'indennità di
Condoleeza Rice (circa 10mila euro al mese) non è molto diversa da
quella del sindaco di Bolzano. "Io prendo 7mila euro netti - riferisce
il sindaco -, ma questi confronti sono sempre difficili: bisogna sempre
vedere i benefit ". La riduzione del consiglio comunale, infine, non
convince affatto il "sindaco di maggio " Ivan Benussi. "Che la
proposta arrivi da Durnwalder - ragiona l'architetto - è quantomeno
sospetto. Forse in Provincia vorrebbero un Comune ancora più
sottomesso. Ma sono ben altri gli sprechi di soldi pubblici". F. Cle.
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Costi della politica, scontro sui tagli (sezione: Costi dei politici)
(
da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)
Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione:
CRONACA - data: 2007-10-03 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Mazzanti
(Margherita): "Vada avanti. Oggi servono strumenti tecnici, non luoghi
dove parlano 30 persone" Costi
della politica, scontro sui tagli Scure sui
gettoni: Fi e Ltb contro Sofri. Ma An: proposta interessante Il piano
del presidente del consiglio comunale Gianni Sofri sulla riduzione dei costi
della politica provoca la rivolta di Forza Italia e de La tua Bologna, ma
incassa la disponibilità di An e della Margherita che invitano ad
andare avanti. Il vicepresidente del consiglio, Paolo Foschini (Fi),
ieri ha avuto un confronto con Sofri sul tema, ma preferisce non fare
commenti. Il capogruppo degli azzurri, Daniele Carella, invece, attacca
duramente: "Non si può limitare il diritto dei consiglieri di
partecipare alle riunioni; non si può spalmare negativamente
sull'intero sistema il comportamento negativo di singoli ". E in ogni
caso, prosegue Carella, "non capisco perché si debba sempre partire dai
tagli ai consiglieri e non invece da quelli agli assessori " o perché
Sofri "non dia il buon esempio cominciando a tagliare il suo
stipendio". A far infuriare l'azzurro è la proposta di passare
dal modello attuale in cui i consiglieri possono partecipare a tutte le commissioni
(e incassare il gettone di presenza da 72 euro) ad
un modello in cui l'eletto sceglie la commissione di cui diventare componente
e partecipa solo a quella. Non solo, ma Sofri vorrebbe che le commissioni
diventassero dei luoghi in cui si istruiscono le delibere e non, come oggi,
delle arene di dibattito politico. "Il presidente del consiglio -
ribatte Carella - parla di cose che non conosce, quello che propone è
inaccettabile". Anche il capogruppo de La tua Bologna, Alberto Vannini,
boccia la proposta di Sofri: "Non mi voglio certo sottrarre ad un
eventuale sacrificio - premette - ma mi sembra sbagliato il metodo seguito.
Si è credibili se si comincia a far i tagli su se stessi. Contenere la
spesa va benissimo, ma invece di fare i moralisti bisognerebbe essere
più concreti". La bozza di Sofri trova invece la
disponibilità di An: "Si tratta di una piattaforma interessante -
dice Galeazzo Bignami - e invito a portarla all'esame della commissione
affari generali. Continuo però a ritenere che la riduzione dei costi
della politica non possa che passare da una drastica
riduzione del numero dei consiglieri". La Margherita invita intanto
Sofri ad andare avanti: "Io non ho ancora visto il documento - spiega il
capogruppo Dl, Giovanni Mazzanti - , ma mi sembra che Sofri abbia accolto le
nostre richieste. Gli chiediamo di essere ancora più netto: ogni
gruppo consiliare dovrebbe nominare un rappresentante per ogni commissione
che dovrebbe diventare il luogo delle istruttorie tecniche e non essere, come
oggi, un dibattito tra 30 persone". Olivio Romanini RIVOLUZIONE IN
CONSIGLIO? Progetto di riforma Il presidente del consiglio comunale Gianni
Sofri propone di cambiare le regole dei compensi per i consiglieri
introducendo un'indennità minima garantita, ma fissando anche regole
più severe per ottenere i gettoni di presenza.
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Rovereto, Zenatti <taglia> consiglieri e sobborghi
(sezione: Costi dei politici)
(
da "Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)
Corriere dell'Alto
Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-10-03 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE COSTI DELLA POLITICA Rovereto, Zenatti
"taglia" consiglieri e sobborghi ROVERETO - Tre mesi per elaborare
una proposta di riduzione dei costi della politica
a Rovereto. A lanciare la sfida è Marco Zenatti, consigliere
comunale della Destra italiana. Che in una mozione depositata ieri chiede al
sindaco Guglielmo Valduga un impegno preciso sull'argomento. Partendo dai
sobborghi. "Rovereto - scrive Zenatti - è suddivisa in 7
circoscrizioni, con 95 consiglieri di cui 7 presidenti, con relative
indennità, che per i presidenti sono certamente sproporzionate
rispetto all'impegno e alla responsabilità richiesta". Quindi, il
riferimento ai consiglieri comunali: "Da qualche consigliatura sono
anche aumentati da 30 a 40. Ma non solo: un tempo gli assessori rimanevano
consiglieri, ora non più. Pertanto il consiglio, con la giunta,
è di 48 componenti". Di qui, la richiesta a Valduga di impegnarsi
"ad attivare una procedura per esaminare questi temi e portare in
consiglio, entro tre mesi, una proposta". Non solo: "Particolare
riguardo - conclude Zenatti - dovrà essere riservato al tema delle
circoscrizioni, valutando l'opportunità della loro soppressione o
riduzione tramite un processo di accorpamento, e all'aspetto del numero dei
consiglieri e della loro incompatibilità con la carica di
assessore". Intanto, lunedì il tema è stato affrontato
anche a Trento. Nella conferenza capigruppo, il sindaco Alberto Pacher ha
infatti rilanciato una proposta già avanzata a fine luglio. "Per
ridurre i costi della politica una riflessione sulla
diminuzione del numero dei consiglieri comunali ci sta, prima di vedersi
imporre decisioni dall'alto. Così anche per le circoscrizioni: non
vanno eliminate, ma accorpate fino ad arrivare a 5 o 6" ha sottolineato
il primo cittadino. Che ha precisato: "Prima il consiglio comunale deve
metter mano alla propria situazione, dando il buon esempio. Quindi, si
può iniziare a ragionare insieme alle circoscrizioni sul loro
futuro". I capigruppo hanno deciso di demandare la questione al gruppo
di lavoro sui costi della politica.
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Numero legale e gettone: polemica in Consiglio (sezione: Costi dei politici)
(
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-10-2007)
Cronaca Regionale Pagina 105 piazza
palazzo Numero legale e gettone: polemica in Consiglio Piazza palazzo -->
La verifica del numero legale e il gettone di presenza
in Consiglio regionale accendono un'improvvisa e scivolosissima polemica
nell'ultima giornata di lavori in piazza Palazzo. La conta dei presenti prima
della chiusura della seduta avrebbe assicurato il gettone quotidiano di quasi
155 euro a chi non aveva fino a quel momento partecipato alle discussioni in
aula (e già in serata qualcuno parlava di nuova puntata della querelle
sui costi della politica). Tutto è cominciato dopo una conferenza dei
capigruppo, quando il presidente dell'assemblea Giacomo Spissu ha comunicato
all'aula la decisione di sospendere i lavori e di fissare per la prossima
settimana una nuova riunione per stabilire la data di convocazione. In quel
momento è stata sollecitata da An (e formalizzata dai due capigruppo
Giorgio La Spisa di Forza Italia e Alberto Randazzo dell'Udc) la verifica del
numero legale, anche se in quel momento non era in discussione alcun
provvedimento. Il presidente dell'assemblea Giacomo Spissu non ha nascosto la
sua contrarietà ma ha dovuto procedere alla verifica secondo regolamento.
In questo modo diversi consiglieri (di entrambi gli schieramenti) arrivati in
ritardo hanno partecipato alla votazione e sono risultati presenti, evitando
così di vedersi detratti 154,94 euro, cioè la quota giornaliera
della diaria mensile di 4003,11 euro che percepisce ogni consigliere.
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C'è un'atmosfera peggiore del '92 Il ciclone antipolitica lacera
l'Unione (sezione: Costi
dei politici)
(
da "Corriere della Sera " del 03-10-2007)
: Francesco Verderami categoria:
REDAZIONALE IL RETROSCENA "C'è un'atmosfera peggiore del
'92" Il ciclone antipolitica lacera l'Unione
ROMA - Oggi il "caso Visco" al Senato dovrebbe finire com'è
finito ieri il "caso Unipol" alla Camera, cioè senza sorprese.
"D'altronde - come spiegherà in Aula il capogruppo di An Matteoli
- non è dal voto sul viceministro dell'Economia che dipendono le sorti
di Prodi". Perciò, anche nella remota ipotesi che palazzo Madama
"sfiduciasse" il potente braccio destro di Padoa-Schioppa, politicamente non accadrebbe nulla. Le due vicende
rischiano tuttavia di avere un impatto mediatico devastante nell'Unione,
potrebbero incrinare ancor di più il rapporto già deteriorato
tra la maggioranza e l'opinione pubblica. Non a caso il centrodestra aveva
chiesto la diretta tv per il dibattito odierno al Senato, sentendosi opporre
il "no" di Marini. è vero che il ciclone dell'antipolitica si sta abbattendo su tutto il Palazzo, ma -
sondaggi alla mano - è la maggioranza a soffrirne in modo particolare.
Il clima è così pesante che i rappresentanti dell'Unione lo
avvertono fuori dal Parlamento, "ed è un'atmosfera che non si
respirava nemmeno nel '92", secondo Caldarola: "Da anni prendo
l'autobus per tornare a casa - racconta il deputato dei Ds - e su quella
linea alla fine ci conosciamo tutti. Ma giorni fa ho assistito a una
discussione accesa. Sono state usate parole pesanti, specie verso i
presidenti delle Camere. No, contro Prodi no, ormai non lo considerano
più... Ma contro Marini e Bertinotti il linguaggio era violento. A un
certo punto mi sono sentito come un repubblichino dopo il 25 luglio.
Impressionante". Caldarola sostiene che questa "esperienza" lo
accomuna a molti altri suoi colleghi: "Alcuni sono stati fermati appena
fuori da Montecitorio e si sono sentiti chiedere se erano deputati. Per paura
della reazione hanno negato, dicendo che erano solo dei dipendenti della
Camera". E l'invettiva non si ferma ai parlamentari, se è vero
che il deputato ulivista Volpini tempo addietro ha assistito "impotente"
per strada a "un'aggressione verbale di un energumeno " contro la
moglie, "colpevole di avere il permesso auto per il centro
storico". Sono solo alcuni casi di un fenomeno che si sta riflettendo
sui comportamenti dei politici e sulle loro scelte. "Il guaio
però - chiosa Caldarola - è che il clima da elezioni anticipate
finisce per far litigare la maggioranza, perché ormai ognuno parla ai propri
elettori". Così il "caso Visco" e il "caso Unipol"
vengono sfruttati da alcune forze della maggioranza nel tentativo di lucrare
consensi a danno del Partito democratico. La polemica tra Bertinotti e Prodi
sui costi della politica è frutto anche di
questa particolare "competition ", lo si capisce dal modo in cui il
capogruppo del Prc, Migliore, censura l'atteggiamento di palazzo Chigi:
"Un conto è lavorare insieme per risolvere un problema, altra
cosa è fare i primi della classe". Ormai non si contano le
querelle che stanno alimentando un clima di reciproci sospetti nell'Unione.
Mastella si è convinto, per esempio, che "la storia dell'aereo di
Stato doveva servire a farmi dimettere". Di Pietro non perde occasione
per pressare Prodi, e per fargli capire che non scherza ha disertato la
riunione del Cipe dopo la Finanziaria. E proprio sulla manovra economica rischia
di esplodere un'altra mina. Stavolta non c'entra il protocollo sul Welfare,
né c'entrano le manovre di Berlusconi. La miccia a fuoco lento si è
accesa sull'articolo 14 della Finanziaria, là dove il governo ha
previsto di tagliare i costi della politica
riducendo il numero di consiglieri nelle amministrazioni locali. La norma
faceva già parte del ddl messo a punto dal ministro Santagata, ma era
stata bocciata in gran segreto dalla quasi totalità dei partiti del centrosinistra. Ora che è riapparsa nel
testo della manovra, apriti cielo: Rifondazione, i Verdi, il Pdci, l'Udeur,
sono pronti a dar battaglia. Non è una questione di poco conto, pare
anzi che l'articolo 14 sia una delle ragioni che hanno spinto Bertinotti
all'affondo contro Prodi. "Ridurre i costi della politica - avvisa Migliore - non vuol dire ridurre la democrazia. Il
governo elimini gli enti inutili, le consulenze, invece di tagliare il numero
dei consiglieri. Perché questo non è un privilegio, così si
lede il diritto alla rappresentanza ". Il sospetto è che
la norma nasconda, dietro obiettivi di risanamento economico, intenti
politici. E il capogruppo dei Verdi, svela il "diabolico
meccanismo": "Riducendo il numero dei consiglieri nel modo previsto
dalla manovra, si introduce surrettiziamente uno sbarramento elettorale
altissimo, intorno al 12%. Questa - denuncia Bonelli - è una strategia
pianificata dal Partito democratico per cancellare le altre forze. Non
è la solita polemica dei partitini, perché
anche il Prc, la Lega, l'Udc, persino An potrebbero in alcuni casi venire
estromessi dalle amministrazioni locali. Altro che riduzione dei costi della politica, siamo al rastrellamento. Non ci stiamo". E
meno male che i pericoli per Prodi vengono solo da Dini.
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Come tagliare i costi della politica (sezione: Costi dei politici)
( da "Unione Sarda,
L' (Nazionale)" del
03-10-2007)
Provincia di Nuoro Pagina 5021 Provincia.
Mozione del consigliere di Meana Angelino Nocco dopo una ricerca sulle spese
liquidate per enti e amministratori Come tagliare i costi della politica Provincia.. Mozione del consigliere di Meana
Angelino Nocco dopo una ricerca sulle spese liquidate per enti e
amministratori --> Il Consiglio provinciale dovrebbe
discutere domani a Nuoro una mozione di Angelino Nocco sul taglio dei costi
della politica. Il consigliere di opposizione (eletto per l'Udc nel collegio
di Meana) ha cercato di spulciare nei conti, lavorando soprattutto con la
calcolatrice per puntare il dito sugli enti a gestione pubblica che spesso
sono "scatole vuote usate per mettere dentro conoscenti e amici".
Naturale, quindi, la proposta di razionalizzare le spese tagliando il numero
dei componenti dei consigli di amministrazione di quelle società controllate
o gestite dalla Provincia. Tra le proposte lanciate c'è quella di
prevedere nello statuto di Agensace (agenzia per lo sviluppo economico) i
soli rimborsi per le spese vive del consiglio di amministrazione e
l'indicazione di un tetto annuo di spesa non superabile. Per il museo d'arte
moderna (Man) e per la Nugoro Spa (società di manutenzione immobili),
si chiede una modifica allo statuto che preveda un taglio alle
indennità e dei rimborsi che arrivi al 75 per cento di quelli
attualmente previsti. Stesso discorso per l'Atp di Nuoro. Angelino Nocco fa
presente che non è mai riuscito a ottenere, malgrado diverse
richieste, la documentazione relativa alle spese per il consiglio di
amministrazione del Man. E ricorda che, secondo i dati in suo possesso, la gestione
del museo costa alla Provincia circa 750 mila euro all'anno, mentre le spese
complessive per la Nugoro Spa arrivano a un milione e 400 mila euro. Non
manca la proposta di tagliare i privilegi di consiglieri e organi della
Giunta (con una proposta di riduzione drastica del loro numero ma soprattutto
di indennità e pensioni) e una sottolineatura sulla necessità
di un intervento che dia efficienza a tutta la macchina burocratica. Al
consigliere d'opposizione preme sgombrare il campo dall'idea che la sua
proposta arrivi proprio nel momento in cui è fin troppo facile
cavalcare l'onda delle recenti polemiche su sprechi e privilegi della Casta.
Già nel marzo del 2006, infatti, Nocco sostiene di aver inutilmente
cercato di fare inserire questi argomenti tra i temi di discussione
all'ordine del giorno dell'assemblea provinciale. Da qui l'idea della
mozione, stesa dopo una ricerca sugli stessi emolumenti destinati agli
amministratori provinciali. Secondo i dati che il consigliere di Meana
estrapola dalla sua comunicazione di liquidazione, le indennità
mensili dei consiglieri della Provincia di Nuoro appaiono decisamente modeste
se paragonate alle cifre a quattro zeri dei consiglieri regionali:
"408,73 euro mensili lordi che al netto delle trattenute diventano 241,15
euro. - spiega Nocco - Il consigliere provinciale può scegliere di
rinunciare all'indennità fissa e optare per un gettone di presenza di poco più di 40 euro lordi per le
attività in Consiglio e nelle commissioni". A questo proposito
Nocco precisa che lui, come la maggior parte dei suoi colleghi hanno scelto
l'indennità fissa. Le cifre salgono per assessori estrapolati dalla
determina del dirigente di settore datata marzo del 2007. "Per coloro
che decidono di mantenere il loro posto di lavoro, l'indennità lorda
che si va aggiungere allo stipendio è di 1.865, 22 euro al mese.
L'assessore ha anche diritto a 48 ore pagate quando si assenta dal suo
impiego per motivi istituzionali, mentre chi va in aspettativa ha diritto a
una indennità di 3.233,03 euro lordi. Al presidente della giunta
Roberto Deriu spettano 4.973, 91 euro lordi. A questo si aggiunge lo
stipendio che gli spetta come presidente dell'Unione delle Province
sarde". CARLA ETZO.
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Duello prodi-bertinotti, il colle congela gli stipendi
(sezione: Costi dei politici)
( da "Tirreno, Il"
del 03-10-2007)
Il presidente della Camera polemico:
"Sui risparmi noi abbiamo anticipato il governo" Duello
Prodi-Bertinotti, il Colle congela gli stipendi Il premier intervistato in tv
rincara la dose "Tagli anche in Regioni, Province e Comuni" ROMA.
La finanziaria congela gli stipendi dei parlamentari e Fausto Bertinotti si
risente. "Noi il governo lo abbiamo anticipato", sottolinea infatti
piccato il presidente della Camera. E non esita a parlare di "invasione
di campo" da parte del governo. La volontà di dare finalmente una
sforbiciata ai costi della politica però
dilaga e mentre Prodi, in diretta al Tg1, assicura che si procederà in
più direzioni, a dare l'esempio per primo è il presidente della
Repubblica. Al Quirinale Giorgio Napolitano ha infatti ordinato una dieta
estremamente severa. Stipendi congelati, taglio del personale e una
commissione per studiare come riorganizzare il palazzo. Per quanto riguarda
gli stipendi, con un decreto presidenziale, dal primo gennaio 2008 è
stato cancellato l'automatismo che adeguava le retribuzioni del Quirinale al
90 per cento di quelle del Senato. Nel frattempo si è cominciato a
ridurre il personale, bloccando il turn over. Solo gli addetti alla
sicurezza, sottolinea il segretario generale, sono una cinquantina in meno.
Un anno e mezzo fa erano 1086 (corazzieri compresi), oggi sono 1038. E il
personale restante è stato portato ad un numero inferiore degli
organici previsti: da 1145 a 979. A Bertinotti non è invece andato
giù il fatto che la finanziaria preveda il congelamento per 5 anni
degli stipendi dei parlamentari. "Il governo viene qualche mese
dopo", ci tiene a puntualizzare il presidente della Camera tornando a
sottolineare che l'aumento che doveva scattare a gennaio 2007 (200 euro) a
Montecitorio è stato congelato. Ma a parte il fatto che i senatori
hanno invece regolarmente incassato l'aumento in busta paga prima
dell'estate, l'articolo della finanziaria avrebbe l'effetto di bloccare anche
per il futuro, fino al 2012, gli aumenti automatici. Gli stipendi di deputati
e senatori sono infatti agganciati al 100 per cento di quelli dei presidenti
di cassazione. Per quanto riguarda le sollecitazioni del governo, Bertinotti
sottolinea che la commissione Affari costituzionali sta già lavorando
a proposte di riduzione del numero dei parlamentari. E dunque
"c'è sì qualche propensione, diciamo così, a
invasioni di campo ma sono questioni di carattere". Palazzo Chigi
replica: le nostre sono solo "proposte costruttive", poi
deciderà il Parlamento. E Vannino Chiti sottolinea: "Non è
una gara a chi fa prima". Romano Prodi ieri sera al Tg1 ha invece
ribadito che la riduzione dei costi della politica
andrà operata in tutte le direzioni. Governo e Parlamento, ma anche i
consigli di Regioni, Province e Comuni. E non solo. C'è da ridurre i
membri dei cda delle imprese pubbliche, e forse anche il numero di queste
imprese. Il premier è invece sembrato escludere un possibile rimpasto
di governo per ridurre il numero dei ministri. Il Consiglio dei ministri
lavora "in modo armonico", sostiene infatti, e lo sforzo che sto
facendo è quello di assicurare "continuità". Perché
"se l'Italia avesse avuto governi di legislatura avrebbe avuto risultati
enormemente migliori". Curiosamente, il ministro (prodiano) Giulio
Santagata sembra pensarla in modo diverso: "I membri del governo -
assicura - non rimarranno 103". Sui costi della politica esordirà oggi anche la "strana coppia" Di
Pietro-Fini. Il ministro delle Infrastrutture e il leader di An presenteranno
infatti una proposta di legge comune sulla riduzione dei costi della politica. Inutile dire che l'evento ha già alimentato sospetti e
malumori all'interno del centrosinistra.
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Polemica tra cossiga e gian antonio stella (sezione: Costi dei politici)
( da "Corriere delle Alpi"
del 03-10-2007)
Attualità Polemica tra Cossiga e
Gian Antonio Stella ROMA. Polemica tra il senatore a vita Francesco Cossiga e
il giornalista Gian Antonio Stella, autore del libro "La Casta", sui costo della politica.
Cossiga ha presentato un'interpellanza rivolta al Ministro dell'Economia e
delle Finanze: "Per conoscere quale sia stato il reddito dichiarato e
accertato o concordato negli ultimi cinque anni fiscali dal dottor Gian
Antonio Stella e se esso sia superiore o inferiore a quello di Clemente
Mastella, attualmente ministro della Giustizia, pubblico per legge; e
per sapere se non ritenga opportuno e necessario disporre nei suoi confronti
indagini di polizia tributaria per accertare se negli ultimi anni vi sia
stata reiterazione del reato di emissione di assegni a vuoto". "Le malignità
di Cossiga su una mia oscena condanna per assegni a vuoto mi obbligano a
tornare su quanto avevo già spiegato, controbatte Stella che articola
una serie di vicende che portarono, in appello, "a un'assoluzione
"piena e cristallina".
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Marini gonfia le paghe Quirinale in allarme (sezione: Costi dei politici)
(
da "Libero"
del 03-10-2007)
Italia 03-10-2007 Marini gonfia le paghe
Quirinale in allarme di DAMIANO SALVATORI ROMA Il Quirinale costerà
allo Stato 17 milioni in più del previsto. Non più i 224
milioni di euro del bilancio di previsione per il 2007, ma 241 circa. Tutta
colpa del Senato, spiega il segretario generale della Presidenza della
Repubblica Donato Marra. Palazzo Madama ha aumentato lo stipendio ai suoi
dipendenti. E ciò ha reso di conseguenza più ricchi i quasi
mille impiegati quirinalizi, essendo le due retribuzioni collegate. A buste
paga più pesanti però, secondo Marra, corrispondono conti in
rosso per Giorgio Napolitano, che ha dovuto chiedere una dotazione aggiuntiva
al bilancio dello Stato. Il 3,26 per cento in più rispetto al 2006.
COLPA DEL SENATO E al Senato in effetti sono stati molto magnanimi con i
propri dipendenti. Il trattamento del personale, dal 2006 al 2007, ha fatto
registrare un aumento del 3,58 per cento, passando da 133 a 138 milioni di
euro. Motivo? "Arretrati relativi alle misure compensative degli
incrementi di produttività e concernenti gli adeguamenti
inflazionistici", c'è scritto nella relazione allegata al
bilancio previsionale 2007 di Palazzo Madama. E la prima volta che il
Quirinale rende noti dettagli relativi al proprio bilancio amministrativo. La
"glasnost" di Napolitano, già avviata negli scorsi mesi,
stavolta è stata stata indotta dalla Camera dei Deputati. La
commissione Affari costituzionali di Montecitorio, infatti, sta conducendo
un'indagine conoscitiva sui costi della politica. E
dopo aver messo in piazza le spese del Parlamento, è toccato anche al
Quirinale calare le proprie carte. Una operazione trasparenza che in futuro
si ripeterà. Sempre più spesso. Il segretario generale della
Presidenza della Repubblica ha annunciato che è intenzione di
Napolitano fornire "periodicamente una dettagliata informativa sulle
linee essenziali del bilancio dell'amministrazione del Quirinale".
Trasparenza a parte, il grand commis mette subito in chiaro che i costi della
Presidenza della Repubblica non sono facili da tagliare. "La spesa
complessiva del Quirinale è caratterizzata da forte
rigidità", spiega Marra nell'informativa spedita alla Camera,
"perché l'89 per cento è destinato alle retribuzioni del
personale, il 59 per cento a quello in servizio, il restante 30 per cento a
quello in quiescenza". Tagliare dunque non sarà semplice. Anche
se Napolitano ha in animo una rigida cura dimagrante per i suoi dipendenti.
LA DIETA NAPOLITANO Il Capo dello Stato ha in mente anzitutto una riduzione
degli organici rispedendo al mittente il personale "comandato",
cioè proveniente da altri rami della pubblica amministrazione. Anche
gli stipendi saranno congelati. Con un decreto presidenziale, che
entrerà in vigore dal primo gennaio 2008, verrà abolito
l'automatismo che allinea le buste paga dei funzionari del Colle al 90 per
cento di quelle del personale del Senato. La cura Napolitano prende di mira,
inoltre, anche i meccanismi di selezione dei dipendenti. A lavoro, rivela il
segretario generale del Quirinale, c'è una "commissione per la
riorganizzazione dell'amministrazione". E quando il quadro della
situazione sarà completo, le nuove assunzioni avverranno con la
procedura del concorso pubblico e non più per chiamata diretta, come
avvenuto in passato. L'informativa spedita alla Camera dal Quirinale fa
finalmente luce sui numeri del personale impiegato: "Al primo settembre
2007 i dipendenti di ruolo sono 979, rispetto a una pianta organica che ne
prevede complessivamente 1.145". Sono 78 gli impiegati provenienti da
altre amministrazioni dello Stato, mentre 11 sono quelli a contratto. A
questi numeri va aggiunto poi il personale militare distaccato al Colle per
esigenze di sicurezza. Sono in tutto 1.038 divise di cui 272 Corazzieri.
Anche in questo caso, lamenta il segretario generale, il contingente è
sotto organico di 48 unità. Cosa fa questa gente? Intanto viene divisa
nei 12 servizi a disposizione del Presidente. Che sono: la segreteria
generale, il cerimoniale, l'ufficio del personale. E ancora: il servizio
studi, patrimonio, rapporto con i cittadini, intendenza, ragioneria,
informatica, sicurezza sul lavoro, documentazione. C'è addirittura un
ufficio che si occupa soltanto dei giardini presidenziali e delle tenute a
disposizione di Napolitano. E non solo. Raccontano che il Quirinale abbia una
struttura sanitaria di prim'ordine, paragonabile a un vero e proprio ospedale
ma a disposizione soltanto del presidente, dei suoi
funzionari e dei suoi dipendenti. CRISI PRODI-BERTINOTTI Ieri, intanto, la
questione dei costi della politica ha creato attrito tra
Palazzo Chigi e la Presidenza della Camera. Fausto Bertinotti ha rivendicato
la primogenitura sui tagli: "Il governo viene qualche mese dopo",
ha dichiarato polemico commentando l'iniziativa dell'esecutivo volta a
contenere i costi della politica, "la
Camera dei Deputati ha preceduto l'iniziativa di Palazzo Chigi. E già al
lavoro su proposte di riduzione". In serata, il governo ha provato a
smorzare una polemica oramai già innescata: "Dall'esecutivo sono
solo venute proposte costruttive per migliorare la situazione. E quindi
nessun altro invito se non quello di proporre misure che contribuiscano a
migliorare situazioni esistenti", hanno sottolineato fonti di Palazzo
Chigi. Foto: PARSIMONIOSO Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Fotog SUPER-SPESE Le retribuzioni della Presidenza della Repubblica sono collegate
a quelle di Palazzo Madama. La maggiorazione del 3,58% dei salari manda i
conti in rosso RETROMARCIA Quando il capo dello Stato si accorge di dover
chiedere una dotazione aggiuntiva di bilancio e si mette a dieta: salari
congelati e riorganizzazione del personale Salvo per uso personale è
vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
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COMUNE e Provincia primi obbiettivi sensibili della lotta c
(sezione: Costi dei politici)
(
da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 03-10-2007)
Ontro i costi della politica. Nella
prossima legislatura, infatti, un discreto numero di politici locali non
troverà più alcuna poltrona su cui accomodarsi durante Consigli
e Commissioni consigliari. Lo decreta l'ultima Finanziaria targata governo
Prodi che, se passerà in Parlamento così come è stata
approvata dal Consiglio dei Ministri, taglierà circa 33mila posti da
consigliere ed assessore all'interno delle amministrazioni comunali e
provinciali della penisola. Le norme contenute nel Ddl Santagata, da mesi in
discussione ed ora inserito in Finanziaria sull'onda antipolitica sollevata
dal fenomeno Grillo, prevedono tagli in relazione alla grandezza dell'Ente
coinvolto. I più colpiti, comunque, saranno i piccolissimi Comuni,
quelli sotto i tremila abitanti (in Polesine ce ne sono una trentina) quelli
dove sindaco, consiglieri ed assessori sono il più delle volte dei
veri e propri volontari. Per quanto riguarda il Comune di Rovigo, nella
prossima legislatura il Consiglio Comunale potrebbe essere ridimensionato. Si
passerebbe infatti dagli attuali 40 consiglieri a 32 mentre il tetto degli
assessori passerebbe dagli attuali 12 a 10, ma su questo l'amministrazione
è già in regola visto che la Giunta è composta da nove
membri, sindaco compreso. Sommando i gettoni di presenza a Consigli e Commissioni, l'indennizzo bimestrale medio di un
consigliere comunale di Rovigo è di circa 450 euro. Togliere 8 membri
del Consiglio significherebbe risparmiare quasi 22mila euro all'anno.
"E'a Roma il vero spreco" commenta il capogruppo di Forza Italia
Paolo Avezzù, mentre per il l'attuale vicesindaco Graziano Azzalin
"il provvedimento è giusto. Mi spingo anche più in
là chiedendomi se l'Ente provinciale abbia ancora un senso". La
cura dimagrante in Provincia sarebbe ancora meno pesante. Il numero dei
consiglieri infatti diminuirebbe da 24 a 20 ed il numero massimo degli
assessori passerebbe da 7 a 6. Il direttore generale della Provincia Raffaele
Savino commenta sornione "Aspettiamo, il testo deve ancora essere
approvato". - -->.
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Un popolo alla ricerca di altra politica (sezione: Costi dei politici)
(
da "Manifesto, Il" del 03-10-2007)
"La Casta"
Dialogo con Sergio Rizzo, coautore di un inaspettato
best seller Un popolo alla ricerca di altra politica
Le presentazioni del volume di Rizzo e Stella si sono subito trasformate in assemblee
affollatissime. "Con un grande bisogno di partecipazione, quasi in un
clima da anni '70". Cronaca ragionata di un tour editoriale che racconta
un paese deluso, ma non rassegnato. "Il contrario dell'antipolitica, la richiesta, a volte ingenua, di una politica diversa" Giovanna Pajetta Contare non le ha
contate nessuno. Nemmeno ai piani alti della Rcs Rizzoli,
dove si pensava di aver programmato e organizzato tutto, o nelle stanze del
Corriere della sera da cui adesso, praticamente ogni giorno, Sergio Rizzo e Gianantonio Stella
partono per città e paesi. Perché dietro le mille recensioni, gli
inviti ai talk show televisivi (unica eccezione, degna di vanto, Porta a
porta di Bruno Vespa), il libro dell'anno è diventato anche l'ospite
d'onore di centinaia di dibattiti. Nati per l'appunto come semplici
presentazioni, ma diventate quasi subito qualcosa di ben diverso. Con la
gente in piedi, che alza la mano e aspetta il suo turno, che si rimbecca o
racconta la sua storia, trasformando autori e relatori in semplici
spettatori. Spesso stupefatti, o travolti da ciò che loro, che come fa
Sergio Rizzo ancora amano chiamarsi solo
"giornalisti", hanno innescato. "Hai presente le assemblee
degli anni '70? - racconta il cinquantenne vice caporedattore del Corriere -
Ecco vai lì e ti sembra di essere tornati a quei tempi. Ormai è
così ovunque, noi praticamente non diciamo quasi niente, ma loro non
smetterebbero più di parlare". Di politica,
ovviamente. Ma a differenza di quanto si pensa, e si scrive, perché se ne
sente un gran bisogno, non perché abbia stufato tutti. Un fenomeno in sé
Spinte dalla casa editrice, le prime, richieste a gran voce da associazioni
come la Confartigianato o da club che si vorrebbero esclusivi come il Rotary,
le presentazioni de La Casta sono diventate nel giro
di due o tre mesi un fenomeno in sé. Del resto, come ammette onestamente Rizzo "il libro ha semplicemente interpretato
qualcosa di già diffuso, se no non avrebbe venduto le copie che ha
venduto". Ha scoperchiato un vaso, ma non sempre ne è venuto
fuori un verminaio. All'inizio, alla prima videochat tenuta da Stella a Milano (più di mille domande, diventate
2500 quando si è fatto il bis) c'è stato chi non resisteva
all'idea di delegare di nuovo o scatenare la protesta. "Fate un
movimento" dicevano, "mettiamo le lenzuola alla finestra con su
scritto 'ora basta'". Poi però, è prevalsa la voglia di
parlare e anche il pubblico nelle librerie o nelle decine di circoli
culturali da Biella a Palermo o Treviso, ha cominciato a mutare. "Prima
si vedevano per lo più uomini e facce mature - racconta infatti Rizzo - Poi sono arrivate le donne, i giovani. E sono loro
quelli che dicono le cose meno strampalate". Come quel ragazzo di
diciassette anni che, a Spoleto, si è alzato e ha cominciato a
spiegare che lui si sentiva a disagio perché vorrebbe fare politica,
ma non sa come cominciare. "A me sembrava una domanda così, un
po' assurda, gli ho detto 'perché non vi organizzate a scuola?' Ma lui mi ha
guardato come se fossi io a vivere sulla luna. E gli altri annuivano, davano
ragione a lui. I giovani sono quelli che ti colpiscono di più". E
ti mettono un po' di tristezza, vien da dire. Perché sono i più
sconfortati, anche quando più che alla politica
pensano al lavoro. A Castelfidardo ad esempio, il paese delle fisarmoniche,
hanno incrociato le lame due giovani. Uno di destra e uno di sinistra. Ma
distinguerli, quando il primo raccontava una storia di precarietà e
l'altro il suo sogno ("che non raggiungerò mai") di entrare
all'università una volta finito il dottorato, non era alla fine
così facile, visto che il paese che raccontavano era lo stesso, un'Italia bloccata da una politica
invadente quanto assente. Perché su questo anche Rizzo la pensa
come Ilvo Diamanti, è vero che della casta si raccontano gli sprechi, ma non sono i soldi, è l'insipienza e l'impotenza a
fare infuriare. "Voi avete dimostrato di essere degli incapaci,
andatevene tutti a casa" come ha gridato una signora di mezza età
a Carlo Giovanardi e Valdo Spini, ospiti di riguardo della
presentazione di Marina di Massa. E anche sul campo si tocca con mano
ciò che hanno raccontato i sondaggi dopo la travolgente apparizione di
Beppe Grillo. "Dovunque, tra il pubblico,
capisci che è pieno di gente di sinistra, o meglio di centrosinistra e
quella che senti è la loro indignazione, la loro profonda delusione -
è sempre Rizzo che racconta - Mi ha colpito
il fatto che molti, anzi direi moltissimi hanno fatto il paragone, deluso,
tra i tempi di Berlinguer e quelli di adesso. C'è l'amarezza di chi ha
verificato che certi comportamenti, l'arroganza, la boria, la strafottenza di
una politica autoreferenziale, in realtà non
appartengono solo al centrodestra". E gente per bene Certo, quando si
grida contro i palazzi e il governo è dell'Unione, è ovvio che
il primo nemico dell'antipolitica sia proprio il
centrosinistra. Ma a sentire chi le ha vissute, alle "assemblee"
sulla casta si grida poco. Qualcuno che svirgola lo si trova sempre, quello
che se la prende con i gay, quello che accusa il libro di aver voluto tacere
sulla mafia o chi, nella ricca Santo Stefano, proclama "Se è
così, allora non paghiamo più le tasse". Ma
perlopiù è gente per bene, come gli elettori del Partito
democratico che si sono messi in fila per firmare le petizioni di Grillo (l'8 settembre erano addirittura il 60%, secondo
Demos-Eurisko), e spesso invece che alla rivolta pensano a una desolata
defezione. Come quel signore che in Maremma, a Poderi di Montemerano,
suggeriva di fare "come Saramago", raccontando a tutti l'inizio di
Saggio sulla lucidità, che si apre con una giornata elettorale in cui,
spontaneamente, tutti rimasero a casa e nessuno votò. Una provocazione
non da poco, visto che per anni è stata la destra a temere la
diserzione delle urne. Del resto Rizzo non ci sta a
essere tacciato da fomentatore dell'antipolitica.
Tipo pacato e riservato, quasi si inalbera mentre dice "questo è
il termine che hanno usato alcuni esponenti politici, ma non è un caso
che l'abbiano tirata fuori proprio quando si è cominciato a parlare
dei costi della politica. Vorrei sapere cosa
c'è di qualunquistico nel chiedere la trasparenza o raccontare che il
Quirinale costa quattro volte di più di Buckingham Palace e che i
contributi ai partiti godono di agevolazioni fiscali 50 volte superiori a
quelle delle associazioni benefiche". Anzi, lui salva persino Beppe Grillo, anche se dopo un rituale "nella storia la
satira e i comici sono sempre stati importanti per svelare le malefatte del
potere", aggiunge ironico "in effetti il vaffa day non ha stimolato
il mio interesse intellettuale". E, a riprova di quanto sia grande
l'insofferenza, racconta quel che è successo in un paese della
Toscana. Dove nel bel mezzo della presentazione un parlamentare diessino si
è fatto i conti in tasca davanti a tutti. "Lui sentiva che doveva
dirlo, e ci teneva a sottolineare la sua diversità, perché una parte
non piccola la dava al partito". Ma chi parla di antipolitica,
non sempre lo fa a vanvera. Massimo D'Alema, come Sergio Romano e molti
altri, hanno cominciato ad esempio ad allarmarsi e ad agitare lo spettro degli
anni '90. Quando la rivolta spazzò via una casta tutta intera. Quando
chiedo a Rizzo se davvero si respira la stessa aria,
lui prima dice no, poi dice forse. "Allora si scoprì l'esistenza
di una corruzione diffusa e che molti, se non tutti,
avevano la coscienza sporca. Ma la differenza fondamentale tra oggi e il 1992
o 1993 è che c'era la Lega e poi arrivò Berlusconi e si poteva
attribuire a loro, a questi soggetti nuovi, il compito di cambiare le
cose" ricorda. C'era insomma quello che in gergo si chiama
"l'attore politico", un partito o un uomo (distinguere è
ormai sempre più difficile) capace di brandire come un'arma e
trasformare in nuova politica l'insofferenza
popolare. Tutto questo ora non c'è, con buona pace degli abitanti dei
nostri palazzi. Ma il guaio è che se passiamo dai piani alti a quelli
bassi, le somiglianze ci sono. Riappropriarsi della parola "Nel
sentimento della gente si sentono delle analogie con quegli anni - ammette Rizzo, che allora da giornalista faceva inchieste da
levare la pelle ai declinanti politici della prima repubblica - Anche adesso
si riconosce che il sistema non va, che è inefficiente, costoso e
soprattutto, perché questo a mio parere è il punto dolente di oggi, ha
rapporti sempre più flebili con la società civile". Ed è
da qui che, forse, nascerà qualche differenza e qualche speranza.
Perché in realtà, scoraggiato o infuriato che sia, il pubblico delle
"assemblee" non pare poi così pronto a delegare o deciso ad
abbandonare il campo. "Quello che io vedo è un'altra cosa -
conclude così, con un pizzico di ottimismo, l'autore de La Casta - C'è una gran voglia di riappropriarsi della
parola, di discutere, perché la gente è stata per troppi anni muta
davanti a televisori dove si alternavano i personaggi più improbabili.
C'è un bisogno fortissimo di riappropriarsi della politica,
cioè di una cosa che gli è stata tolta, di cui sono stati
privati: dalla televisione e da una classe politica
che ha smesso di parlare con loro".
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La Repubblica 3-10-2007 Di Pietro e Fini
"tagliano" insieme i costi della politica. Disegno di legge
bipartisan. Di Pietro: "Adesso vediamo chi c'è davvero e chi ci
marcia e basta". Trentadue articoli che mettono in fila le decine di
proposte già presentate o in circolazione. La proposta stima un
risparmio di circa 600 milioni di euro. Previsti al massimo 17 ministri Fini:
"Rischiamo il funerale della democrazia". Di Pietro: "Prodi
ristrutturi la squadra" DI CLAUDIA FUSANI
ROMA - Un governo con diciassette ministri e un massimo di 62
persone tra sottosegretari e viceministri. Riduzione dei rimborsi elettorali,
snellimento della Presidenza del Consiglio "ridotta" a staff di
supporto, blocco degli automatismi negli stipendi dei parlamentari e taglio
del 30 per cento degli stipendi dei ministri. E così via per 32
articoli suddivisi in due grandi capitoli, il primo riduce la spesa degli
organi istituzionali e dei rimborsi elettorali; il secondo interviene sulla
trasparenza delle attività di rappresentanza politica, sindacale e di
relazione istituzionale. Il risparmio stimato non è tantissimo - circa
600 milioni di euro - ma è all'incirca un ottavo del costo totale
della politica (circa 4 miliardi euro). Soprattutto dietro le norme
c'è un'impostazione diversa della cosa pubblica e i partiti
tornerebbero ad essere "socialmente utili e non solo privatamente
interessati".
Maggioranza ed opposizione insieme per ridurre i costi della politica, il
leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro e il presidente di Alleanza
Nazionale Gianfranco Fini, Gianni Alemanno e Antonio Bonfiglio (An) e Silvana
Mura (Idv) seduti allo stesso tavolo in una saletta dell'hotel Nazionale in
piazza di Montecitorio a spiegare il loro comune disegno di legge. A vederli
così potrebbero sembrare le prove generali del dopo crisi di governo.
A sentirli parlare, la loro è invece e solo coscienza e
responsabilità istituzionale. "Se non facciamo qualcosa di
concreto, omogeneo e credibile adesso, il prima possibile, rischiamo di
celebrare il funerale della democrazia" dice Fini, e non per andare
dietro a un comico (Beppe Grillo, ndr.), "ma perché basta andare
in autobus o a fare la spesa per capire che la credibilità della
politica non è mai stata così in basso e l'ostilità
così in alto". Di Pietro la dice a modo suo: "Siccome stanno
spuntando disegni di legge da tutte le parti, ognuno fa la gara a presentare
il suo (vedi il battibecco ieri tra palazzo Chigi e Bertinotti ndr) e poi
però nessuno decolla veramente, ne facciamo uno tutti insieme, maggioranza
ed opposizione, e così vediamo chi ci fa e chi ci marcia".
Tradotto: chi fa solo della propaganda e chi invece lo vuole davvero.
Di Pietro e il "coraggio" di Prodi - Si era creata molta attesa per
questa iniziativa comune Idv-An. Non che sia la primissima volta - stavano
dalla stessa parte della barricata anche per i referendum di modifica della
legge elettorale - ma di sicuro oggi fa ancora più effetto con i
rumors di crisi e gli occhi puntati proprio sull'agitazione dei centristi, da
Di Pietro a Mastella passando per Dini. Di Pietro chiarisce che lui "non
farà il cavallo di Troia per l'opposizione" e che finché ci sono
i numeri lui è fedele. Certo tra le proposte del disegno di legge
c'è la riduzione dei ministri. E allora che fa Di Dietro, si dimette e
lascia il suo dicastero per coerenza con la necessità di tagliare i
costi? "L'Italia dei valori chiede di ristrutturare, di tagliare 6-7
ministeri e si mette a disposizione. Deve decidere Prodi, se ne ha coraggio.
Io avrei già deciso". Per ulteriore chiarezza su chi-sta-con-chi,
Fini alla fine saluta così: "Adesso io vado a cercare di far
cadere Pro!
di; Di Pietro va a dargli una mano per stare su".
Governo snello, da un minimo di 12 a un massimo di 17 ministri. Il
disegno di legge bipartisan è suddiviso in due grandi capitoli. Il
primo capitolo entra a gamba tesa sui costi degli organi istituzionali, tutti
tagli - è bene ricordare - che possono diventare esecutivi solo se
intervengono modifiche di legge. Si comincia dal governo che dovrà
avere una squadra di 17 ministri e al massimo 62 componenti (adesso i numeri
sono 25 e 103) e si va avanti fino al Consiglio dei ministri,
"trasformato in struttura di staff". C'è la riduzione dei
rimborsi elettorali ai partiti - all'incirca cento milioni di euro l'anno tra
Camera e Senato -; la limitazione degli incarichi dirigenziali "a
soggetti estranei alla pubblica amministrazione", il blocco "degli
automatismi di aumento degli stipendi" e il taglio del 30 per cento di
quelli di ministri, vice e sottosegretari "che non siano
parlamentari".
La dieta degli enti locali: nuove Province solo se "finanziate"
dai cittadini. Oltre alla riduzione del numero degli assessori e dei
consiglieri comunali e provinciali, il ddl prevede il taglio del 15 % delle
indennità di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali,
dei sindaci con meno di 30 mila abitanti e dei presidenti delle Province.
Vietato il cumulo di incarichi e rimborsi spese solo se documentati. Vietati
anche gli incarichi dirigenziali a persone esterne alla pubblica
amministrazione. Poiché non si possono sopprimere le Province con legge
ordinaria, la proposta è quella di bloccare la nascita di nuove
"subordinandone l'istituzione e la gestione al finanziamento dei
cittadini residenti".
Abolizione delle Comunità montane e dei consigli di amministrazione.
E' la fine di gettoni di presenza, tripli e quadrupli stipendi per gli
amministratori e degli enti inutili. Le Comunità montane vengono
"soppresse"; i consigli di amministrazione delle società a
totale partecipazione pubblica "sostituti con un amministratore
unico"; diventano al massimo tre "i consiglieri nelle
società a capitale prevalentemente pubblico.
I partiti ai cittadini. Una parte del disegno di legge An-Idv
introduce una serie di norme per rendere più trasparenti partiti e
sindacati. Non esattamente un risparmio quindi, ma un'operazione per ridurre
la distanza tra politica e società. Ad esempio i partiti subiranno un
taglio del 50 per cento dei rimborsi elettorali "se non sceglieranno una
parte dei candidati con elezioni primarie".
(3 ottobre 2007)
Da nicolita.it del 2-10-2007 Agipress -
Notizia n.12976 del 02/10/2007 - 19.11.12 Comuni e Comunitа montane della
Toscana contestano le norme sulla montagna contenute nella Finanziaria
La Regione Toscana con il presidente Claudio Martini, accompagnato da diversi
assessori, tutte le Comunitа montane della Toscana, tutti i Comuni
montani della Toscana, rappresentanti degli Uncem regionali, l’assessore
regionale alla Montagna del Piemonte Bruna Sibille, Legacoop e
Confcooperative, Legammbiente Cia, Upi ed Anci, Legautonomie, Consiglieri
regionali (tra l’altro Marco Remaschi si и impeganto a far approvare
dal Consiglio una mozione a sostegno delle Comunitа montane), direttore
di Confindustria, sindacati, Confcommercio e Confesercenti. (E in
collegamento da Bruxelles Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem).
L’aula magna della Flog di Firenze era stracolma di persone, di ogni tendenza
politica, tutte contro il Governo per aver inserito nella Finanziaria norme
sulla montagna, che sono in contrasto con la logica e con la posizione
dell’Unione europea. I criteri di montanitа, infatti, legati alla
semplice altimetria come hanno sostenuto i ministri Santagata e Lanzillotta
sono stati rigettati perchи la montagna non и solo l’altezza sul
livello del mare, ma ben altro!
Non solo, ma questa mattina il presidente Martini ha rivendicato alle Regioni
il diritto-dovere di legiferare in materia di montagna (leggi notizia n.
12974 di Agipress) ed ha sostenuto che la Finanziaria non avrebbe mai dovuto
occuparsi delle Comunti montane che la legge assegna alle Regioni.
Concetto ribadito nel pomeriggio dal vice-presidente della Regione Federico
Gelli e dall’assessore alla montagna Marco Betti (che ha annunciato
l’intenzione di modificare il fondo per la montgagna nel bilancio regionale
da 4 a 6 milioni di euro).
«Confermo oggi l’impegno del governo regionale -ha detto tra l’altro Gelli -
ad affrontare questa lotta per la democrazia. Questa legislazione, che doveva
essere favorevole a noi amministratori toscani, sembra invece essere
disorientata. Nelle nostre amministrazioni locali esistono sicuramente
sprechi, ma il primo esempio di un cambio di atteggiamento deve venire
dall’alto. Noi siamo pronti a operare effettivamente, al di lа di ogni
demagogismo, diminuendo anzitutto i consiglieri e gli assessori in Regione:
anche se non si risolvono cosм i costi della politica, si tratta ad
ogni modo di un primo segnale. In questi anni abbiamo voluto scommettere e
investire sugli enti locali, consci del fatto che lo sperpero non и
stato certamente causato dalle Comunitа Montane. Anche se и
necessaria una razionalizzazione dei livelli istituzionali, non possiamo
pensare di cambiare radicalmente un sistema dove le associazioni di piccoli
Comuni, un fenomeno amministrativo sano, svolgono attivitа essenziali».
Tutti gli intervenuti si sono ritrovati sulla stessa linea di critica al
Governo.
Cosa accadrа adesso?
Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, e ideatore della grande
manifestazione di Firenze, ha convenuto con i presenti di chiedere un
incontro al presidente Prodi e di inviare una nota al Presidente Giorgio
Napolitano perchи faccia sentire la sua autorevole voce per indurre
Governo a Parlamento per chiedere lo stralcio della “questione montagna”
dalla Finanziaria.
L’assessore Sibille ha detto che anche il Piemonte si farа sentire nei
confronti di Governo e parlamento.
Giurlani и sicuro che i parlamentari saranno piщ concreti del
Governo e sapranno far sentire la loro voce. Perlomeno quei circa 200
parlamentari (deputati e senatori dei vari schieramenti) che fanno capo
all’Associazione Amici della Montagna, cosм come hanno fatto sapere i
deputati Mariani, Ceccuzzi e Franci.
Articoli del 2-10-2007
Pacher: dimezziamo le circoscrizioni
( da "Trentino"
del 02-10-2007)
Giro di vite per consiglieri e
assessori ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)"
del 02-10-2007)
Ridurre gli assessori e i costi della
politica ( da "Nazione, La (Umbria)" del
02-10-2007)
Le otto Circoscrizioni hanno le ore contate
( da "Resto del Carlino, Il
(Ferrara)" del 02-10-2007)
SE LA SCURE DELLA FINANZIARIA
colpirà Comuni e Province (soprattutto per le realt
( da "Resto del Carlino, Il
(Imola)" del 02-10-2007)
Di PATRICK COLGAN UNA CURA dimagrante
è in arrivo per Comuni e Province,
( da "Resto del Carlino, Il
(Imola)" del 02-10-2007)
Assessori e consiglieri: Riduzioni ai
costi dell'amministrazione ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 02-10-2007)
Meglio eliminare gli enti inutili
( da "Resto del Carlino, Il
(Fermo)" del 02-10-2007)
Bisogna tagliare ai vertici, non i
piccoli ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 02-10-2007)
Di MARIO GRADARA STRANO che un tacchino
prepari il pranzo di Natale, ma - sepp
( da "Resto del Carlino, Il
(Rimini)" del 02-10-2007)
Nessuna modifica possibile
( da "Giornale di Vicenza, Il"
del 02-10-2007)
"Via dai Comuni 584
consiglieri" ( da "Stampa, La" del
02-10-2007)
Spariscono le Circoscrizioni e
diminuiscono i consiglieri comunali e provinciali. La Finanziaria 200
( da "Stampa, La"
del 02-10-2007)
Pd 'sfrattato' da sicurezza e casta
( da "Gazzetta di Modena, La"
del 02-10-2007)
Riggio dice no al cumulo
( da "Italia Oggi"
del 02-10-2007)
Sui rimborsi elettorali c'è il
trucco ( da "Italia Oggi" del
02-10-2007)
Si meritano un altro V-day
( da "Italia Oggi"
del 02-10-2007)
Sindaci esenti da irap
( da "Italia Oggi"
del 02-10-2007)
Autonomie locali, tagli al futuro
( da "Italia Oggi"
del 02-10-2007)
Tagliamo a metà lo stipendio dei
politici ( da "Nuova Venezia, La" del
02-10-2007)
Veneto: 2.800 poltrone da eliminare -
matteo marian ( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)
Eliminiamo gli enti inutili La proposta
del centrosinistra per abbattere i costi
( da "Giorno, Il (Como)"
del 02-10-2007) + 1 altra fonte
LA RIVOLUZIONE se ci sarà,
è postdatata. Il taglio di consiglieri ed as
( da "Resto del Carlino, Il
(Pesaro)" del 02-10-2007)
La Repubblica 2-10-2007 Parlamentari, stipendi fermi per 5
anni. Bonus-affitto di mille euro ai giovani. Nella manovra l'articolo 8
blocca le retribuzioni di deputati e senatori. Spese detraibili per bus e
metro, stretta sulle comunità montane. di ROBERTO
PETRINI
ROMA - Gli stipendi dei parlamentari rimarranno bloccati per 5 anni a
partire dal 1° gennaio del 2008. Lo prevede l'articolo 8 della Finanziaria che
inizia il suo iter al Senato: per il medesimo lasso temporale viene dunque
cancellato l'aggancio delle retribuzioni di deputati e senatori al 100 per
cento di quelle dei magistrati. Il capitolo "costi della politica"
entra così direttamente in Finanziaria, senza passare per un
provvedimento collegato. La tagliola per Palazzo Madama arriva in ritardo:
l'ultimo scatto è stato già percepito dai Senatori prima
dell'estate, mentre la Camera - che aveva congelato gli aumenti -
resterà a bocca asciutta fino al 2012.
Nel menù c'è anche l'intervento sulle Comunità montane:
non potranno essere costituite con meno di 600 metri di altitudine e non ne
potranno far parte i comuni con più di 40 mila abitanti. Ridotto anche
il numero dei consiglieri comunali che nei comuni sotto i 250 mila abitanti
diminuiranno di circa del 20 per cento; ridotti anche i comuni nei quali
è possibile costituire le circoscrizioni: spariscono nei centri sotto
i 100 mila abitanti (prima bastavano 30 mila abitanti); resta la possibilità
di istituirle tra i 100 e i 250 mila abitanti.
Altre norme di contenimento di costi dell'amministrazione e, in qualche modo
di moralizzazione, riguardano gli stipendi dei dirigenti e dei manager
dell'intera pubblica amministrazione (dai ministeri, alle Regioni, agli enti
pubblici economici). L'articolo 91 della Finanziaria prevede infatti che gli
stipendi di questi dirigenti non possano essere superiori a quelli del primo
presidente della Corte di cassazione, cioè 274 mila euro. La norma
è particolarmente estesa: fino ad oggi valeva infatti il comma Salvi
della passata Finanziaria che metteva un tetto solo ai dirigenti dello Stato
provenienti dall'esterno, dal prossimo anno nelle maglie della norma
finiranno anche i capi della Polizia, dell'Arma dei carabinieri e tutte le
alte cariche dello Stato oltre ai manager delle "società
totalmente o prevalentemente partecipate" dalle amministrazioni
pubbliche. Taglio del 20 per cento agli stipendi anche ai commissari
straordinari di governo.
Tra le novità dell'ultima versione del testo figura anche la
possibilità per i giovani, di un'età compresa tra i 20 e i 30
anni, di usufruire di maggiori detrazioni fiscali sugli affitti, sempre che
la casa sia diversa dall'abitazione principale dei genitori. La nuova detrazione
varia dai 495,8 euro se il reddito complessivo supera 15.493,71 euro ma non
30.987,41 euro ai 991,6 euro se il reddito non supera i 15.493,71 euro. In
totale, secondo la Relazione tecnica alla Finanziaria, coloro che
beneficeranno dello sconto sugli affitti, tutte le età comprese, sono
3,1 milioni.
Spunta anche la detraibilità del 19 per cento delle spese, fino a 250
euro, per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico
locale, regionale ed interregionale. Per il 2008, ciò
comporterà un minor gettito per 93 milioni, che salirà a 163
milioni nel 2009.
(2 ottobre 2007)
Pacher: dimezziamo le
circoscrizioni
(sezione: Costi dei politici)
(
da "Trentino" del 02-10-2007)
Di Chiara Bert Pacher: dimezziamo le circoscrizioni "Il
Comune deve autoriformarsi Tagliamo il numero di consiglieri" Il sindaco
rilancia la proposta ai capigruppo: "Non lasciamo che siano altri a
decidere per noi" TRENTO. Ridurre i consiglieri comunali e dimezzare il
numero delle circoscrizioni. Il sindaco Alberto Pacher ha atteso di leggere
gli impegni della Finanziaria del governo per lanciare la sua proposta al
consiglio. "Un Comune maturo non aspetta che a decidere sul numero dei
suoi consiglieri sia qualcun'altro, ma è in grado di
autoriformarsi", ha detto ieri ai capigruppo. Un tentativo affidato al
gruppo di lavoro bipartisan appena costituito a palazzo Thun. A luglio,
quando era esplosa la polemica sul documento di Trento democratica per
tagliare i costi del consiglio, Pacher aveva preso le distanze dal suo
partito: "Attenzione al populismo che vede tutta la politica come una
casta, non è il Comune il luogo dei privilegi e degli sperperi".
Parole con cui il primo cittadino si era guadagnato gli applausi di
maggioranza e opposizione. Meno di tre mesi dopo il sindaco torna
sull'argomento e lo fa all'indomani della scure del governo su consigli e
circoscrizioni contenuta nella legge finanziaria. Ieri sera nel vertice dei
capigruppo Pacher ha rilanciato il tema invitando il consiglio a ragionare
sull'opportunità di proporre una riduzione del numero dei consiglieri.
Di una proposta infatti si tratterebbe, visto che la competenza a legiferare
in materia è del consiglio regionale. Il sindaco non fa numeri (sulla
base delle previsioni della Finanziaria Trento passerebbe da 50 a 32
consiglieri), ma chiarisce i suoi obiettivi: "Una riduzione dei
consiglieri ci sta, ma è segno di un consiglio comunale maturo non
aspettare che a deciderne i termini sia qualcun altro". Reazioni
polemiche dal centrodestra: "Va bene discutere di ridurre i consiglieri,
ma il governo Prodi cominci col tagliare il suo esercito di ministri e
sottosegretari". Consiglio comunale, dunque, ma anche circoscrizioni. Il
governo propone di eliminarle nelle città sotto i 250 mila abitanti.
"Non sono d'accordo di eliminarle - commenta Pacher - ma è
necessario andare a degli accorpamenti di quelle circoscrizioni, sia in
collina che sul fondovalle, che affrontano tematiche del tutto analoghe.
Direi che passare dalle 12 circoscrizioni di oggi a 5 o 6 sia una strada
praticabile". Ma il sindaco avverte: "Il consiglio metta mano a se
stesso e poi si occupi degli altri". No dunque a tagliare le
circoscrizioni (tema su cui il Comune può agire autonomamente modificando
il proprio statuto) senza prima intervenire sui numeri di palazzo Thun. La
discussione approderà al tavolo di lavoro "sull'efficienza"
che ieri si è riunito per la seconda volta (Mariachiara Franzoia ha
preso il posto di Andrea Robol nominato assessore). Tanti i temi sul tappeto:
ridefinizione del ruolo delle commissioni e riduzione del
loro numero, gettoni
di presenza a tempo, durata delle sedute.
"Il clima mi sembra costruttivo - commenta il capogruppo di Td
Michelangelo Marchesi - ora si tratta di entrare nel merito delle
questioni". Il dibattito si è aperto anche tra i presidenti di
circoscrizione. Dopo Redolfi (Centro storico) e Paolazzi (Gardolo),
altri due presidenti si dicono favorevoli a ridurre il numero dei
parlamentini cittadini. Bruno Pintarelli (Trento democratica), presidente a
Mattarello: "Eliminarle sarebbe un errore, le circoscrizioni sono la
linfa e stimolo per il Comune. Ma è giusto ridurle, così come
sarebbe bene diminuire il numero dei consiglieri. Noi ne abbiamo 15, io dico
che 9 basterebbero, oggi alcuni rappresentano poco più di se stessi e
delle loro famiglie". Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente
dell'Oltrefersina Emanuele Lombardo (Margherita): "Dodici circoscrizioni
per una città di 110 mila abitanti sono un'esagerazione, non
c'è dubbio, anche se far partire da qua la colpa dei costi della
politica mi sembrerebbe voler distorcere la realtà". Sì
anche al taglio dei consiglieri circoscrizionali: "Pienamente d'accordo
- commenta Lombardo - e non vedrei nulla di scandaloso neanche nel togliere
il gettone di presenza e ridurre l'indennità
dei presidenti".
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(
da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)
LA NUOVA FINANZIARIA Giro di vite per consiglieri e assessori
SE PROPRIETARI di case e inquilini sorridono per quanto previsto nella
Finanziaria, lo stesso non può dirsi per consiglieri e assessori di
Comuni e Province destinati a diminuire. Per quanto riguarda Ferrara,
cominciamo dal Comune dove gli eletti dovrebbero passare dagli attuali 40 a
32 e gli assessori da 12 a 10. Anche in questo caso, come per il calcolo
della nuova detrazione Ici, se si vuole passare a parlare di cifre è
d'obbligo la premessa che si tratta di calcoli estremamente approssimativi.
Comunque, calcolando che un assessore percepisce (al lordo) circa 50mila euro
all'anno, toglierne due porterà un risparmio di 100mila euro (e anche
di più se si calcolano rimborsi, oneri previdenziali, trasferte). A
questi 100mila euro ne vanno aggiunti altri 36mila contati moltiplicando
quanto percepisce in media un consigliere (4.500 euro, se si considera che
c'è chi prende 6.000 euro all'anno e chi solo 3.000) per 8,
cioè il numero di quelli che non siederanno più in aula. Siamo
quindi a 136mila euro, arrontondiamo a 150mila, di risparmio all'anno per il
Comune. Ne risparmierà invece più di 90mila la Provincia dove
gli assessori passeranno da 9 a 7 (ma a Ferrara già sono 8) e i
consiglieri da 30 a 24. Quindi 50mila euro in meno per un amministratore in
meno e 40mila 800 euro per sei consiglieri in meno. Il calcolo della media,
con il prezioso aiuto del ragioniere capo della Provincia Anna Previati,
è stato fatto tenendo conto che 16 consiglieri provinciali hanno
scelto di percepire i gettoni di presenza (75 euro a seduta) per un totale annuo di poco meno di 9mila
euro e 13 hanno invece optato per un forfait di 4.851 euro annui.
Ricapitolando, tra Comune e Provincia, le novità della Finanziaria
(che, se saranno approvate, entreranno in vigore dalle prossime
amministrative del 2009) faranno risparmiare ogni anno come minimo 250mila
euro e quindi un milione e 250mila euro per ogni legislatura. Isabella
Cattania - -->.
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(
da "Nazione, La (Umbria)" del 02-10-2007)
NARNI LA PROPOSTA DI BRUSCHINI (CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA)
"Ridurre gli assessori e i costi della politica"
LA GIUNTA comunale costa caro ai cittadini e comincia a montare anche a Narni
la voglia di imporre cure dimagranti a politici e rappresentanti istituzionali.
E' il caso dell'esecutivo di Palazzo del Podestà e di quello dei
collaboratori più stretti contro i quali tuona Forza Italia che chiede
una drastica riduzione del numero degli assessori e l'eliminazione della
figura del segretario particolare del sindaco. Sergio Bruschini, capogruppo
forzista in Consiglio comunale, ha sbirciato nelle tasche degli
amministratori narnesi e, conti alla mano, ha detto che la spesa è
ormai troppo alta. "Se a livello nazionale è
partita l'offensiva per tagliare i costi della politica ?
osserva Bruschini ? perché mai il Comune non dovrebbe adeguarsi? La nostra
giunta è composta da sette assessori, mentre ne basterebbero quattro,
mentre oltre a questi c'è anche il segretario del sindaco che costa
più del primo cittadino". Secondo i calcoli di Forza
Italia ogni assessore a tempo pieno guadagnerebbe 1.300 euro al mese, il
sindaco percepirebbe un'indennità di 3.000 euro, mentre il segretario
addirittura 3.500. Mass.Cin. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)
LA NUOVA FINANZIARIA Le otto Circoscrizioni hanno le ore
contate ADDIO alle Circoscrizioni. La nuova Finanziaria ne prevede infatti
l'obbligo solo nei comuni con più di 250mila abitanti, tra i quali
quindi non rientra Ferrara. Della loro abolizione, il Carlino si era occupato
all'inizio del luglio scorso quando la loro esistenza era già stata
minacciata da provvedimenti volti a tagliare i cosiddetti 'costi della
politica'. Avevamo calcolato che sfiora quasi il milione
di euro la cifra spesa per le otto Circoscrizioni cittadine dall'inizio
dell'attuale legislatura (metà del 2004) al marzo scorso. Di questi 425.553
euro sono andati per i gettoni
di presenza assegnati ai consiglieri per la
partecipazione ai lavori di Consigli e Commissioni (per i primi il gettone
è di 46,50 euro a seduta, per le seconde è di 25 euro)
convocati nell'arco dei 33 mesi presi in esame. Gli altri 454.344 euro sono
invece stati destinati alle indennità degli otto presidenti, sei dei
quali a tempo pieno (percepiscono 1967,82 euro lordi al mese) e due part-time
(per 983,91 euro mensili, sempre lordi). "E' del tutto inconcepibile ?
aveva dichiarato in occasione dell'inchiesta del Carlino l'assessore comunale
al decentramento Mariella Michelini ? che quanto si spende per il
funzionamento degli organismi di democrazia partecipata possa essere messo
sullo stesso piano di altri costi quali, ad esempio, le agevolazioni ai
parlamentari. Abolire le Circoscrizioni sarebbe come rinnegare quarant'anni
di un'esperienza cominciata proprio dalle città
dell'Emilia-Romagna". Nonostante le proteste e gli appelli (compreso uno
firmato dagli assessori al Decentramento di diversi Comuni d'Italia ) pare
proprio che il Governo abbia deciso di rinnegare questi quarant'anni
cominciati, a Ferrara, con 'istituzione dei quartieri (dai 22 iniziali di
scese a 11) e che hanno visto, una ventina d'anni fa, l'entrata in vigore
della legge che prevedeva le Circoscrizioni. "Si può difendere e
potenziare il sistema delle Circoscrizioni ? aveva detto il sindato Gaetano
Sateriale a luglio nel corso della sua relazione annuale ? riducendo il
numero dei consiglieri in materia proporzionale al numero dei cittadini
rappresentati e portando a cinque il numero delle Circoscrizioni". Uno
spiraglio di luce che la Finanziaria 2008 sembra avere definitivamente
oscurato. is.cat. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)
SE LA SCURE DELLA FINANZIARIA colpirà Comuni e Province
(soprattutto per le realtà piccole), anche il Circondario molto
probabilmente è destinato alla cura dimagrante. Il numero dei
consiglieri dell'assemblea dell'ente di via Boccaccio è basato infatti
sulla stessa tabella utilizzata per i Comuni. Il Circondario ha circa 125mila
abitanti e quindi rientra nella fascia che attribuisce all'ente quaranta
consiglieri (e tali sono al momento, più il presidente). Se
passerà il taglio agli enti locali previsto dal disegno del ministro
Santagata, che cosa dovrebbe accadere? Il Circondario potrebbe scendere a 32
consiglieri, pari al 20 per cento esatto. Il presidente Franco Lorenzi,
diesse, nei mesi scorsi si era detto favorevole alla riduzione dei costi
dell'ente di via Boccaccio. Certo il risparmio in questo caso sarà ancora
più ridotto che per i Comuni e il taglio avrà un valore
soprattutto simbolico. Facendo qualche calcolo 'a spanna' e senza contare i gettoni per la presenza nelle
varie commissioni, quello per la partecipazione all'assemblea di ogni
consigliere è di 32,54 euro. In media il numero delle sedute
dell'assemblea di via Boccaccio, è di dieci-undici all'anno,
più o meno una al mese. Dopo i tagli della Finanziaria, il risparmio
per ogni seduta sarebbe di circa 260 euro, quindi di qualcosa di meno di
3mila euro all'anno. Decisamente, si parla di cifre tutt'altro che
trascendentali. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)
Di PATRICK COLGAN UNA CURA dimagrante è in arrivo per
Comuni e Province, con la Finanziaria. E Imola potrebbe perdere quattro
consiglieri comunali e due assessori. I più colpiti dalla sforbiciata
però, saranno i piccoli e piccolissimi Comuni. Il disegno di legge del
ministro Giulio Santagata sul taglio dei costi della politica, più
volte rinviato negli ultimi mesi, è entrato in Finanziaria. E se
sarà approvato porterà al taglio di quasi il 30 per cento dei
consiglieri comunali e degli assessori: in tutto circa 33mila fra poltrone e
poltroncine in meno per i politici locali. Questo almeno è il quadro
dipinto dal Sole 24ore che ieri ha analizzato i possibili effetti del colpo
di accetta su Comuni e Province. I risparmi saranno piuttosto contenuti, in
tutto circa 230 milioni di euro l'anno. Ma quello che conta, sostiene il
Governo, è lanciare un messaggio. LE FORBICI colpiranno duramente i
piccoli Comuni. I centri fra i 10mila e i 30mila abitanti, per esempio,
subiranno un taglio secco del 25 per cento dei consiglieri comunali che da 16
passeranno a 12. Nelle città fra 50mila e 100mila abitanti come Imola,
invece i tagli saranno di circa il 20 per cento. Quindi da trenta consiglieri
si passerà a ventiquattro e da nove assessori a sette. Naturalmente i
cambiamenti diventeranno effettivi (in caso di approvazione della Finaziaria)
solo dopo le prossime elezioni amministrative. "LA NOTIZIA non mi coglie
di sorpresa ? dice il sindaco Massimo Marchignoli ?, da tempo è in
corso un dialogo fra Anci (l'Associazione dei Comuni italiani) e il Governo.
Il taglio del venti per cento era proprio la nostra proposta". Ma
c'è un distinguo: "E' giusto tagliare i costi della politica, ma
non dobbiamo essere solo noi a fare i sacrifici". Per Marchignoli anche
lo Stato potrebbe spendere di meno: "Il Comune di Imola può
funzionare anche con qualche consigliere in meno ? afferma ? ma credo che
anche lo Stato potrebbe fare la sua parte. Si potrebbe tagliare il numero dei
ministri e dei sottosegretari, per esempio. Ma può essere diminuito
anche il numero dei consiglieri regionali nelle regioni che li hanno
aumentati, come la Toscana". IL SINDACO rivendica però di aver
già fatto la sua parte: "Per legge il Comune potrebbe avere dieci
assessori ma io ne ho nominati solo nove e credo che già questo sia un
messaggio importante. Se poi per legge diventeranno sette, ci adegueremo ma
il nostro passo lo abbiamo già fatto". PIU CRITICO il giudizio
del presidente del consiglio comunale Marco Raccagna, diesse come il sindaco:
"A priori non sono né a favore né contro questa novità ? afferma
?, ma mi permetto di dire che il Comune sta già facendo la sua parte.
Sono dieci anni che i Comuni subiscono tagli e Imola è sempre stata
dentro il patto di stabilità. Noi siamo virtuosi". RACCAGNA ha
anche due obiezioni sull'entità del taglio: "Certo, con 24
consiglieri il Comune funzionerà lo stesso senza problemi ? dice ? ma mi chiedo se tutta la varietà di opinioni, di
realtà, di esigenze presenti nel territorio riusciranno a essere
rappresentate. In secondo luogo, si tratta di un risparmio risibile ?
continua ?, basta fare due conti. Il gettone di presenza in
consiglio è di 35 euro, che moltiplicato per le trenta sedute medie
all'anno diventano circa mille euro a consigliere". In tutto,
quindi si sta parlando di circa seimila euro l'anno. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)
LE PREVISIONI DELLA FINANZIARIA Assessori e consiglieri:
Riduzioni ai costi dell'amministrazione di EMANUELA ASTOLFI ASSESSORI e
consiglieri nelle grinfie della Finanziaria 2008. I tagli imposti alla politica dalla nuova manovra che dovrà essere
approvata, costringeranno 136 amministratori locali a rinunciare alle
poltrone conquistate. E il loro posto non sarà rimpiazzato. Il taglio
infatti ha un intento preciso: razionalizzare i costi della politica, facendo leva anche sulle cariche ricoperte a
livello locale. La riduzione, nel caso in cui andasse in porto, non
sarà effettiva subito, ma via via che i vari consigli saranno
rinnovati all'appuntamento elettorale. E COSI da Ascoli a Palmiano, il valzer
delle cariche subirà un contenimento. Dai comuni più piccoli
con meno di tremila abitanti alle grandi metropoli. Ad allegerire i costi
della politica di casa nostra saranno soprattutto
quei comuni che hanno più di 30mila abitanti, ma meno di 50mila. I
consiglieri comunali di San Benedetto del Tronto ad esempio rischiano di fare
questa fine: da 30 passeranno a 22, otto posti saranno cancellati. Meno tre
per gli assessori, da nove passeranno a sei. NELLA PROVINCIA di Ascoli
l'esercito più consistente è quello dei comuni sotto i tremila
abitanti, in totale sono sedici. Capofila Palmiano, il comune più
piccolo della provincia che conta poco più di 200 residenti, ma anche
Montemonaco, Montegallo e Rotella. I consiglieri passeranno da dodici a dieci,
mentre gli assessori comunali da tre saranno ridotti a due. Sarà
più leggera, anche se di poco, la giunta dei comuni che hanno
più di tremila, ma meno di diecimila abitanti. E allora via libera ai
tagli per Acquasanta, Acquaviva, Castel di Lama, Castignano, Colli del Tronto,
Comunanza, Cupra marittima, Folignano, Monsampolo, Offida, Ripatransone e
Spinetoli. Tutti avranno un assessore in meno e perderanno, sempre secondo
quanto stabilito nella Finanziaria, quattro consiglieri comunali. A CONTI
fatti, nella nostra provincia i comuni che dovrebbero dare un contributo
maggiore al taglio della spesa politica saranno
quelli tra i 3001 e i 10000 abitanti. Dodici comuni che perderanno in totale
sessanta figure amministrative. Diversa la sorte dei centri tra i 10mila e i
trentanila residenti: si passerà da venti a quattro consiglieri e da
sei a quattro assessori. A livello locale è il caso di comuni come
Grottammare e Monteprandone. Tra tagli alle poltrone quali saranno le sorti
del capoluogo di provincia? Ascoli, stando alle nuove disposizioni previste
dalla manovra del Governo, rischia di dover salutare sei consiglieri e due
assessori. CHISSA come reagiranno i diretti interessati se il quadro di
restrizioni alla politica locale dovesse
trasformarsi in realtà? I più numerosi la giudicano una 'dieta'
inutile, ribadendo che i tagli vanno fatti ad altri livelli. MA LA POLITICA
dei piccoli comuni ha davvero bisogno dei numeri attuali? Il testo della
legge Finanziaria da approvare sul fronte delle restrizioni sembra chiaro. A
farne le spese saranno soprattutto le pubbliche amministrazioni, centrali e
locali. A livello nazionale, infatti, è prevista una vera e propria
sforbiciata. Meno cinque per cento del personale di enti autonomi, ministeri
e agenzie fiscali. Tutti daranno un contributo. E di riflesso anche i comuni
più o meno grandi dovranno fare i conti con i nuovi numeri. Una
previsione che, allo stato attuale, potrebbe costringe più di cento
politici locali a fare le valigie. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)
LE REAZIONI: GASPARI "Meglio eliminare gli enti
inutili" di PASQUALE BERGAMASCHI ? SAN BENEDETTO ? "INNANZITUTTO
è una proposta ed eventualmente, quanto sarà inserito nella
Finanziaria 2008 avrà un riscontro dalle prossime elezioni
amministrative". Il sindaco Gaspari fa così il suo esordio alla
domanda di 'cosa ne pensa sui tagli nei Comuni da 30.000 a 50.000 abitanti?'.
La riduzione da 30 a 22 consiglieri comunali e da 9 a 6 assessori. Aggiunge:
"Vanno ben distinti i costi della politica da
abbattere, o meglio da ridurre all'osso, e i costi della democrazia che vanno
invece mantenuti perché gli impegni di spesa sono decisamente irrisori".
Gli esempi confortano il pensiero politico-amministrativo del primo cittadino
di San Benedetto. Un consigliere comunale percepisce un gettone di presenza di 39 euro lordi, per un costo annuo lordo di
poco più di 400 euro, "sempre che venisse convocato un Consiglio
comunale al mese". Gli assessori che operano a tempo pieno, hanno in
busta paga 1.400-1500 euro al mese lordi. "TIRANDO le somme, con 8
consiglieri in meno si risparmierebbero 3.200 euro lordi all'anno e con il
taglio di 3 assessori, 50.400 euro. Complessivamente, un beneficio di 53.600
euro all'anno o poco di più. Non credo possa dissanguare le casse
comunali". Per il vertice dell'Amministrazione
comunale andrebbero immediatamente aboliti gli enti inutili, "a partire
dal Consorzio del Bacino Imbrifero che non si sa quello che fa, per arrivare
alla Commissione che vigila sull'Albo dei segretari comunali, perché sono
questi i costi politici che indispongono i cittadini costretti a pagare,
lo ripeto, per enti inutili. Inoltre, ma qui bisogna avere il coraggio della
scelta, il Governo dovrebbe domandarsi: le Province servono o no? Immagino
l'istituzione della Provincia di Fermo, con gli innegabili costi burocratici
per far funzionare la macchina amministrativa". "INSOMMA, non sono
contrario ai tagli politici e, insieme agli altri sindaci del Piceno, sono
disposto a fare un elenco degli enti pubblici, dagli ambiti ai consorzi, da
rivedere o eliminare. A San Benedetto abbiamo già operato in questo
senso, portando il Consiglio di Amministrazione della Multiservizi da 5 a 3
membri e abolendo la commissione edilizi". Se dovesse passare la
Finanziaria 2008? "Ridurre il numero dei consiglieri comunali da 30 a 22
e gli assessorati da 9 a 6 non cambierebbe niente. Certo ? è la
conclusione del sindaco Gaspari ? sotto questi numeri è impossibile
andare perché, altrimenti, si legalizzerebbe uno che comanda per tutti"
. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)
IL SINDACO DI ARQUATA DEL TRONTO "Bisogna tagliare ai
vertici, non i piccoli" "TAGLIARE assessori e consiglieri dei
piccoli comuni? Se l'intento è risollevare i conti pubblici credo che
servirà a poco". E' un altro il nodo da sciogliere per uno dei
protagonisti della politica dei piccoli comuni della provincia di Ascoli. Non
si tira indietro, il sindaco di Arquata del Tronto quando si parla di costi
della politica ed è pronto a mettere i numeri nero su bianco i
'numeri' che fanno la politica del suo piccolo comune. Aleandro Petrucci
(nella foto) al suo secondo mandato alla guida di un paese montano che conta
circa 1500 abitanti è scettico e non crede nell'utilità
dell'ondata di tagli alle ammnistrazioni, previste nella manovra Finanziaria.
"Un assessore del mio comune ? spiega Aleandro Petrucci ? prende 80 euro
al mese per l'incarico che svolge, oltre al gettone di presenza per ogni seduta in consiglio comunale, e di sedute se ne fanno
circa sei ogni anno. Pensate che tagliare questi costi possa essere un
beneficio per lo Stato e per tutti i cittadini?". PETRUCCI giudica
inutile la scomparsa di assessori e consiglieri: nel suo comune al di sotto
del 3000 abitanti secondo le previsioni si dovrà fare a meno ci due
consiglieri e un assessore. "Non sono questi i punti su cui
insistere ? va avanti il sindaco ? la razionalizzazione deve riguardare i
vertici della politica, le pensioni e ancora passare in rassegna tutti gli
enti esistenti, a vari livellli. Non si recupera tagliando e riducendo al
minimo sul piccolo". Ne è convinto il primo cittadino di Arquata
che insiste anche sulla necessità di accorpare alcune realtà
territoriali, contrariamente alle strategie che portano alla divisione.
"I COMUNI piccolissimi che hanno meno di cinquecento abitanti dovrebbero
essere accorpati ? conclude Petrucci ? e non si dovrebbe frammentare troppo
creando tante piccole realtà provinciali. In questo potremmo trovare
un risparmio". e.a. - -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 02-10-2007)
Di MARIO GRADARA STRANO che un tacchino prepari il pranzo di
Natale, ma - seppure tra mille resistenze trasversali - si avvicina davvero
la scure che taglierà alla politica del Belpaese 33mila posti (di
lavoro? ahem...). Del decreto legge Santagata, nato in primavera per tradurre
in pratica i tagli già indicati nella scorsa Finanziaria, s'erano
perse le tracce. Resuscitato dallo tsunami-Grillo e dall'effetto
"casta". Seppure in forma più soft, riprende quota. Entra
nella nuova Finanziaria. E mette a dieta la politica. Sforbiciata a Quartieri
(articolo in basso), società partecipate dal pubblico, Province - che
qualcuno voleva addirittura eliminare bollandole come "enti
inutili" - e Comuni. La Provincia di Rimini dovrà per legge ridurre
gli assessori dagli attuali 7 più il presidente (ne potrebbe avere 8,
è vacante la poltrona tolta a Giancarlo Rossi di Rifondazione),
scenderà a 6. I consiglieri provinciali dovranno diminuire dagli
attuali 24 a 20. "No comment", si limita a dire il presidente della
Provincia, Nando Fabbri. La scure di Santagata colpisce per fasce.
Dovrà dimagrire anche il Comune di Rimini, che ha oggi 12 assessori
più il sindaco, per la new entry di Vittorio Buldrini di Rifondazione,
e possibilità di un ulteriore assessore. Lo Statuto è stato
modificato apposta nei mesi scorsi. Al massimo ci saranno 10 poltrone,
più il sindaco. Per dare un'idea del "sacrificio", a Rimini
il primo cittadino ha uno stipendio netto sui 4.700 euro. Il vicesindaco
2.800, gli assessori 2.300 euro al mese. I consiglieri
non hanno stipendi ma gettoni
di presenza. Coi quali, tra consigli
comunali e commissioni più o meno repentine, accumulano cifre
"dignitose". Riccione ha 9 assessori più il sindaco. Qui -
nella fascia di Comuni tra 30mila e 50mila abitanti - s'accanisce il
terapeuta Santagata. C'è il taglio più grosso: la Perla
Verde dovrà accontentarsi di venir governata da 6 assessori più
il sindaco. E i consiglieri scenderanno, dopo la cura, da 30 a 22! Bella
sfoltita anche a Bellaria, Cattolica, Santarcangelo e Misano. Dovranno
dimagrire a soli 4 assessori (oggi ne hanno 6 o 7). Addio a 2-3 stipendi
netti sui 1.200-1.300 euro. E i consilieri scenderanno da 20 a 16.
Sopravviveremo? - -->.
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(
da "Giornale di Vicenza, Il" del 02-10-2007)
CONFINDUSTRIA. Visti negativamente i movimenti sindacali per
arrivare a un "via libera" "Nessuna modifica possibile"
ROMA Dal fronte industriale arriva il "no" a qualsiasi
possibilità di modificare il protocollo firmato a luglio.
"Ipotesi di intervenire sull'accordo? Nessuna", ha tagliato corto
il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo. I movimenti sindacali per
arrivare a un via libera sono visti molto negativamente in Confindustria.
"E un testo che non può essere modificato", spiega
Montezemolo che invece fa segnare un'apertura sulla manovra. "Sul fisco
e la riduzione delle tasse alle imprese e cioè sullo sviluppo e la
crescita del Paese si è andati sulla strada giusta", anche se
è necessario "cominciare a restituire in busta paga le tasse a
chi le paga regolarmente come i lavoratori". Anche per il ministro del
commercio internazionale e politiche europee, Emma
Bonino, "il protocollo non può essere rimesso unilateralmente in
discussione". Intanto si viene a sapere che il governo ha "in corso
di preparazione" cinque ddl collegati alla Finanziaria 2008. Il primo
è quello che attua il protocollo sul welfare che, come preannunciato,
"sarà presentato entro ottobre". E inoltre previsto un ddl
che "interviene sui costi della politica e sulla razionalizzazione della pubblica
amministrazione"; uno che "riorganizza l'intervento pubblico in
materia di sostegno ai non autosufficienti e nel campo delle politiche
sociali e della famiglia"; uno che "reca interventi per la
razionalizzazione e l'ammodernamento del sistema sanitario nazionale"; e uno che "reca misure organizzative e
procedurali in materia di infrastrutture, ambiente e assetto e
mobilità sul territorio". Questi provvedimenti "saranno
presentati al più tardi entro il termine del 15 novembre".
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(
da "Stampa, La" del 02-10-2007)
Il caso Nella "Granda" sono 209 i paesi sotto 3 mila
abitanti MENO SEGGI ENTRATA IN VIGORE La Finanziaria 2008 riduce assemblee e
giunte PAOLA SCOLA "Via dai Comuni 584 consiglieri" Secondo i
parametri spariranno 258 posti negli esecutivi Se la norma passa verrà
applicata alla prossime elezioni CUNEO "Piccoli Comuni: da risorsa a
ricchezza". E' il tema scelto per la 3? festa nazionale dei Piccoli
Comuni d'Italia, che si svolgerà a Vicoforte dal 12 al 14 ottobre. Ad
ospitare i lavori sarà la Casa Regina Montis Regalis, accanto alla
basilica. Coincide con la festa anche la 7? conferenza nazionale dell'Anpci
(associazione nazionale piccoli Comuni). I convegni inizieranno
venerdì 12, alle 16,30, con il salute del sindaco Gian Pietro Gasco,
che riceverà dal collega di Valledoria la "chiave dei Piccoli
Comuni Anpci", che spetta al paese ospitante. Poi la relazione del
presidente nazionale Franca Biglio. Alla festa hanno assicurato la presenza i ministri Linda Lanzillotta, Luigi Nicolais e
Alfonso Pecoraro Scanio. Manca ancora la conferma di Clemente Mastella.
Sabato, alle 12, sarà consegnata la "Chiave dei Piccoli
Comuni" all'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni
Letta. Tanti quanti gli abitanti di un paese. Uno dei 209 Comuni della
"Granda" (su un totale di 250) che hanno meno di tremila residenti.
E' l'"esercito" dei consiglieri comunali che, se entrerà in
vigore quanto previsto nella Finanziaria 2008, verranno "cancellati"
dai municipi del Cuneese. A livello nazionale i "posti in meno"
saranno 33 mila, nella provincia di Cuneo - tenendo come riferimento per le
fasce di popolazione i dati ufficiali del censimento Istat 2001 - si dovranno
tagliare 584 seggi consiliari e 258 incarichi da assessore. Se il provvedimento
diventasse operativo, la "scure" si abbatterebbe anche sui Consigli
provinciali: per la "Granda" - tra 300 e 700 mila abitanti - si
passerebbe dagli attuali 30 a 24 consiglieri, con 7 assessori nell'esecutivo.
Giunta e assemblee più "snelle", con la riduzione più
consistente soprattutto nella fascia da 30.001 a 50.000 residenti (quella di
cui fa parte ora Alba, che però nell'ultimo censimento figurava ancora
sotto la soglia): da 30 a 22 eletti in Consiglio, da 9 a 6 assessori. Ma da quando?
"La ragionevolezza dovrebbe far prevedere norme transitorie, sulla base
delle quali il provvedimento diventi efficace alla prima elezione dopo
l'entrata in vigore - spiega l'avvocato Pier Carlo Barale -. E' impensabile
ipotizzare una decadenza automatica dei consiglieri eccedenti, anche perché
rappresenterebbe un'intromissione nella libera espressione dei cittadini.
Sotto il profilo della correttezza costituzionale e della logica, la norma
andrebbe applicata dalla prima tornata elettorale successiva. Poi i Comuni interverranno
a modificare e adeguare regolamenti e statuti". Se la previsione
diventerà operativa, nella "Granda" - proprio per la
polverizzazione di Comuni e la presenza di tanti
micro-municipi - le "forbici" si faranno sentire in maniera
consistente rispetto a tutte le altre zone d'Italia. "Ma non è certo così che si risolve il problema
dei costi della politica - sbotta Franca Biglio, presidente nazionale e provinciale
dell'Anpci, che raggruppa i piccoli Comuni -. Sono assolutamente contraria.
Anzi, sono favorevole a una misura simile nelle grandi città, dove i
consiglieri costano un patrimonio e non hanno un gran lavoro. Nei
paesi, invece, gli eletti in Consiglio comunale costituiscono prima di tutto
una sorta di manodopera gratuita per il territorio. Pensiamo all'alluvione
del '94: i primi a intervenire per dare soccorso alla gente erano stati
proprio gli amministratori". A quanto ammonta il "gettone" di
un consigliere in un piccolo Comune? La Biglio, che è anche
vicesindaco a Marsaglia (316 residenti all'ultimo censimento): "Forse 18
euro lordi a seduta, ma non lo so, perché qui non lo ritira nessuno. Eppure
sono dodici persone che lavorano per il paese in ogni occasione, nelle feste
come nelle calamità. Lo dirò davanti a ministri e politici la
prossima settimana, alla nostra festa nazionale, a Vicoforte". In un
municipio come Mondovì - 21.880 residenti secondo Istat 2001 - i
consiglieri comunali hanno diritto a 23 euro lordi a seduta (a Cuneo, oltre
la soglia dei 50 mila abitanti, sono 35 lordi). "Non è quello il
costo della politica - commenta il sindaco Stefano
Viglione (Forza Italia), anche assessore provinciale -. I costi si riducono a
livello di Regione e Parlamento, non sugli enti locali minori". E
ancora: "I tagli sui Consigli comunali sono un errore per la
rappresentatività del territorio, diminuirebbero la capacità
dell'assemblea di interfacciarsi con esso. Per la giunta, invece, ci
potrebbero anche stare, ma con altri indirizzi: un esecutivo ridotto, ma
altamente qualificato, con tecnici". E si affretta ad aggiungere:
"Nella realtà gli assessori lavorano intensamente, lo sto
verificando ogni giorno con le persone impegnate insieme a me".
"Bisogna distinguere tra le città metropolitane e gli altri
Comuni - sottolinea Pierpaolo Varrone (Margherita), sindaco di Borgo San
Dalmazzo e consigliere provinciale -. Nelle città metropolitane anche
i consiglieri comunali hanno una vera retribuzione, mentre nei nostri centri
è un'attività soprattutto di volontariato. Non sono questi i
veri costi della politica, su cui operare tagli. Non
è una piccola riduzione nei numeri che cambia la capacità di
funzionare, ma occorre tener conto che già oggi, nelle realtà
amministrative più piccole, è sempre più difficile
operare in modo efficace".
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(
da "Stampa, La" del 02-10-2007)
8 prevede consistenti tagli agli enti locali per garantire i
risparmi imposti da esigenze di bilancio e "di piazza". Il
malcontento per i costi della politica infatti è in continua crescita
e anche risparmi contenuti possono essere accolti con entusiasmo.
Complessivamente la manovra a livello nazionale garantirà il taglio di
33 mila poltrone. A Savona la novità più importante
consisterà nell'eliminazione delle cinque Circoscrizioni che infatti
diventeranno una prerogativa solo di dodici città metropolitane. Il
mantenimento delle Circoscrizioni resterà facoltativo solo nei centri
che abbiano fra 100 e 250 mila abitanti. Per tutti gli altri sarà
obbligatoria la cancellazione. Oggi invece le Circoscrizioni erano
facoltative fra i 30 e 100 mila abitanti e Savona, in omaggio all'importante
tradizione di decentramento le aveva subito istituite. Bisogna anche dire che
da parecchi anni il Comune aveva cercato di ridurle da 5 a 3 ma la riforma
aveva sempre incontrato fiere resistenze. Saranno destinati a subire tagli
anche i Consigli. Quello del Comune dovrebbe essere ridotto a 24 persone
(oggi è di 40 più il sindaco) mentre quello della Provincia
passerà da 24 a 20. Anche la giunta di Savona
dovrà nuovamente scendere da 9 a 7 assessori e quella della Provincia
dovrà ridursi a 6. Modifiche che avranno notevole incidenza sui
bilanci, basti pensare che in Comune una delle poche voci sfuggita al
controllo della spesa è proprio quella dei gettoni di presenza.
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(
da "Gazzetta di Modena, La" del 02-10-2007)
Cronaca Pd 'sfrattato' da sicurezza e casta Nuovo partito
messo in ombra dai temi del giorno Delusione tra alcuni degli intervenuti per
il cambio di tema L'altra sera al Baluardo della Cittadella, si è
tenuto l'incontro con i candidati regionali al Pd. Caronna, Palma Conti e
Antonio La Forgia i grandi protagonisti. Il tema centrale le prospettive del
nuovo partito di sinistra, è stato abilmente eluso, ed il dibattito si
è concentrato su tematiche di stretta attualità. Sicurezza,
anti-politica e 'Bologna capitale' sono ormai temi conosciuti da tutti i
cittadini, che vorrebbero sentire dai loro rappresentanti un pò di
sana autocritica. Da bolognese doc, La Forgia ha sottolineato l'importanza
della presenza sul territorio emiliano-romagnolo di un grande capoluogo,
Bologna, senza, però, dimenticare l'importanza strategica di tutte le
altre città. Per il candidato 'pro-Rosy' si può parlare di 'una
galassia intorno ad una capitale'. Di tutt'altra opinione la modenese Palma
Costi, che alla domanda "Cosa sacrificheresti tra la Prefettura e la
Provincia?" risponde "La Prefettura", anche se dice che per il
bene del Paese lascerebbe persino la sua attuale carica di assessore alla
Provincia. E i costi della politica, tanto denunciati dal libro 'La casta' di
Rizzo e Stella,
diminuiranno? Il problema tocca Modena in prima persona e la proposta
legislativa di aumentare il numero dei consiglieri da 50 a 67 desta molte
preoccupazioni nei portafogli dei cittadini. Ecco perchè, per la
Costi, è fondamentale mantenere lo status quo delle cose, per evitare
sprechi eccessivi. Per non parlare poi del tema sicurezza, che vede come
grande protagonista nazionale Sergio Cofferati, attuale sindaco di Bologna.
La sicurezza, quindi, è di destra o di sinistra? Per La Forgia la
sicurezza urbana può essere divisa in due maxi-temi: il contrasto alla
criminalità, di cui si deve occupare la polizia, ed il cosiddetto
decoro urbano. "I cittadini devono riappropriarsi delle città,
è un loro diritto!". Non mancano casi mediatici, continua La
Forgia, dove ci si accanisce sul sindaco senza analizzare a fondo un problema
che tocca tutte le grandi città, Modena inclusa. Per Caronna,
pro-Veltroni, invece di dibattere di sicurezza bisognerebbe concentrarsi sui
valori chiave del Partito Democratico, primo fra tutti l'uguaglianza.
"Nel 2007, l'anno dello sviluppo tecnologico, nel mondo come in Italia,
la forbice tra ricchi e poveri si è enormemente allargata, i redditi
in Italia sono così diseguali che si può parlare di ingiustizia
sociale. Non dimentichiamo,inoltre, che il nostro paese ha un tasso di
mobilità giovanile pari a zero! Il Pd, investendo nei giovani, cerca
di dare loro fiducia in futuro che sembra ormai predestinato". Caronna
promette: "Il tema della meritocrazia sarà al centro del nuovo
partito". La Forgia ribatte e spiega che la meritocrazia deve essere
applicata. Arrivando finalmente alla questione del Partito Democratico il
moderatore ricorda che Walter Veltroni anche di recente ha invitato i vari
candidati a moderare i termini, chiedendo uno "stop alle
polemiche". La Forgia, però, non ci sta e denuncia palesemente i
cosiddetti 'occupanti', vale a dire quegli alti dirigenti politici dei Ds e
della Margherita che garantiscono l'immutabilità dell'assetto politico
precedente. "Non dobbiamo dimenticare - ricorda La Forgia - che il
Partito Democratico si propone come rinnovatore di una politica logora e
antica: il successo dell'iniziativa '50 e 50' ne è il simbolo". E
non può che riallacciarsi al discorso donne e politica, Palma Costi,
che dopo aver sottolineato il successo dell'iniziativa democratica, ne
sottolinea alcuni gravi falli. "Come mai - ha chiesto - nella alte
cariche politiche e dirigenziali le donne non si vedono ancora?" (Ylenia
Guerra).
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(
da "Italia Oggi" del 02-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano
Numero 233, pag. 7 del 2/10/2007 Autore: Loredana Rosati - Capo ufficio
stampa Enac Visualizza la pagina in PDF La Lettera.
Riggio dice no al cumulo Con riferimento all'articolo pubblicato in data 28
settembre u.s. dal titolo “La carica degli ex per un posto in cda. Come unire
vitalizio e gettone di presenza” a
firma di Stefano Sansonetti, il Presidente dell'Enac, Vito Riggio, informa di
essere favorevole alla sospensione del vitalizio da ex parlamentari nei
confronti di coloro che, come lui, assumano altri incarichi. Riggio, come già
comunicato alle istituzioni di riferimento, accoglierà con favore
quanto in merito vorranno decidere gli organi competenti che,
peraltro, stanno già elaborando una direttiva in tal senso.Loredana
Rosati - Capo ufficio stampa Enac.
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(
da "Italia Oggi" del 02-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero
233, pag. 5 del 2/10/2007 Autore: di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina
in PDF La Finanziaria prima dà e poi toglie. In
più non cambia la legge che distribuisce le risorse globali. Sui
rimborsi elettorali c'è il trucco Il taglio del 10% dei soldi ai partiti annullato come per magia Sembra proprio l'ennesima
alchimia normativa. Prima si mette un po' di sale per rendere il prodotto
più saporito; poi si aggiunge un po' di zucchero per addolcire il
primo effetto. E quindi per annullarlo quasi del tutto. Ha il gusto di un
autentico saggio di ingegneria legislativa quello che è andato in
scena a proposito del taglio dei rimborsi elettorali ai partiti.
Il palcoscenico della rappresentazione, neanche a dirlo, la legge finanziaria
per il 2008 approvata dal consiglio dei ministri di venerdì scorso. A
un certo punto della riunione fiume, il ministro per l'attuazione del
programma, Giulio Santagata, aveva annunciato che tra le
misure di contenimento dei costi della politica
figurava anche una sforbiciata del 10% al finanziamento dei partiti. Passano un paio di giorni e si scopre che, nel testo che reca
il bollino della Ragioneria generale dello stato e che è arrivato al
senato, c'è un tocco di magia. Anzi due. è vero che
l'autorizzazione di spesa per i rimborsi, come dice l'art. 36, comma 2, del
ddl Finanziaria, "è ridotta di 20 milioni di euro annui a
decorrere dal 2008". Peccato, però, che il comma 1 dello stesso
articolo provveda poco prima a sopprimere il fondo di garanzia sui debiti
contratti dai partiti politici (art. 6-bis della
legge 157/99). Ma dove vanno a finire i soldi di questo fondo? Si incarica di
rispondere lo stesso comma 1 dell'art. 36 della Finanziaria: "Le
relative disponibilità confluiscono nei fondi per il rimborso da
attribuire ai movimenti e ai partiti politici".
Insomma, prima aggiungo al comma 1 e poi tolgo al comma 2.Seconda magia. La
normativa che disciplina i meccanismi di rimborso ai partiti
(legge 157/99 e legge 515/93) stabilisce che va stanziato un euro all'anno
per ogni iscritto alle liste elettorali. Le risorse così ottenute si
ripartiscono tra i vari partiti sulla base dei voti
ottenuti. La legge finanziaria fresca di approvazione, in sostanza, si guarda
bene dal toccare questa impalcatura, che quindi rimane assolutamente in
vigore. In poche parole, questo significa che ogni partito potrebbe
rivendicarne l'applicazione. Con il pericolo concreto che anche per questa
via si arrivi a sterilizzare il taglio del 10% operato all'interno
dell'articolo 36 della Finanziaria 2008. C'è chi però non si
dice d'accordo con questa preoccupazione. Per esempio il re dei tesorieri,
Ugo Sposetti, colui che ha risanato le casse del fu Pci oggi Ds. "Non
credo proprio che ci sia un problema simile", dice Sposetti a proposito
di questo secondo aspetto: "Una volta che si arriva alla determinazione
delle risorse da ripartire, queste vengono diminuite del 10% e
buonanotte". Per altri, invece, la questione sembrerebbe porsi. Se
invece, come sostiene il tesoriere dei Ds, c'è effettivamente una
sforbiciata ai rimborsi, a subirne le conseguenze più pesanti potrebbe
essere Forza Italia. Nell'aprile del 2007, infatti, il tesoriere azzurro
Rocco Crimi ha dato il la a un'autentica cartolarizzazione dei crediti. Con
l'obiettivo di far quadrare i conti del partito, in pratica, è stata
decisa la cessione dei crediti da rimborsi elettorali vantati dal partito. In
tutto si tratta di 103 milioni di euro ceduti a Intesa Sanpaolo (si veda
ItaliaOggi del 29 giungo 2007). Su questo meccanismo, naturalmente, potrebbe
incidere in negativo il taglio sul flusso dei rimborsi operato dall'articolo
36 del ddl Finanziaria. Sempre che sia valida la tesi di Sposetti. Altrimenti
anche gli azzurri potranno stare tranquilli: la loro cartolarizzazione non
corre alcun rischio. (riproduzione riservata).
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(
da "Italia Oggi" del 02-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi Numero 233, pag. 1 del 2/10/2007
Autore: di Franco Bechis Visualizza la pagina in PDF Si meritano un altro V-day Finisce in burla il taglio ai costi
dei politici. Sono più cari di prima Bozza della legge finanziaria in
entrata al consiglio dei ministri, misura draconiana: azzerati tutti i
consigli di amministrazione delle società pubbliche. Al loro posto un
amministratore unico. Il testo a palazzo Chigi subisce uno scossone.
Ed esce con tante scuse all'orda di politici-consiglieri di amministrazione a
cui si era pensato di togliere la poltroncina. Resta un invito a moderarsi un
po', magari a limitarsi a consigli più snelli in futuro, da 5-7 posti
massimo. Così è finita per tutto. Di quel miliardo di euro di
tagli ai costi della politica annunciato dal governo
il prossimo anno diventerà reale poco o nulla. Una manciata di
milioni. Una burla. Fieno in cascina per Beppe Grillo & il popolo del
Vaffa-day (...) Una delle poche misure che sembrerebbe entrare in vigore
l'anno prossimo è lo strombazzato taglio del 10% ai rimborsi
elettorali dei partiti. Bene. Non è vero. La
Finanziaria prima fa confluire nella spesa di quella legge i proventi di un
fondo di garanzia dello stato sul fallimento dei partiti,
poi toglie 20 milioni. Foraggia e toglie. Ma non modifica una sola parola
della legge, compreso il calcolo per avere il rimborso. Tutti i partiti, cui non è stato tagliato nulla,
continueranno a ricevere quello che avevano prima. Una beffa in più.
Non dissimile a tutte quelle già viste all'opera sulla stessa materia
per responsabilità di questo governo o di quello precedente.
Più o meno come l'ultimo atto della scorsa legislatura: il taglio del
10% dell'indennità parlamentare effettuato lo stesso giorno in cui
aumentava del 10%. Una burla. Come burlesco è tutto il balletto delle
dichiarazioni, addirittura accuse e controaccuse dei leader della politica italiana: Fausto Bertinotti contro Piero Fassino
ecc... E nessuno che si fa una domanda semplice semplice: ma scusate, se
Fassino, Rutelli, D'Alema, Prodi, Fini, Berlusconi, Di Pietro, Diliberto,
insomma tutti sono d'accordo per ridurre i costi della politica,
perché non lo fanno? Perché quando si passa all'azione Prodi vi
spiegherà che sì, lui vorrebbe, ma c'è l'autonomia del
parlamento. Per Bertinotti c'è un'autonomia in più da
rispettare: la coscienza dei singoli parlamentari. Così nessuno fa
nulla. E si inventano leggi che non esistono per giustificare
l'ingiustificabile. Gli aumenti delle indennità parlamentari?
Agganciate per legge a quelle dei magistrati, dicono loro. Ah, sì?
Quale legge? Non c'è nessuna legge che dica questo. Lo hanno stabilito
loro, con una delibera segreta degli uffici di presidenza di camera e senato.
Non ha alcun valore di legge, e nemmeno regolamentare. Possono approvarne
un'altra oggi che dice l'esatto opposto. Che ci vuole per farlo, on .
Fassino, on. Di Pietro, on. Fini? Imponetelo ai vostri che siedono lì.
E fate approvare un'altra delibera di semplice buonconstume: ai parlamentari
si rimborsa solo ciò che è giustificato da una ricevuta
fiscale: albergo, taxi, affitto. Potete farlo domani...Franco Bechis.
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(
da "Italia Oggi" del 02-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Imposte e
Tasse Numero 233, pag. 38 del 2/10/2007 Autore: Francesco Cerisano Visualizza
la pagina in PDF sindaci esenti da irap Esenti da Irap le
indennità degli amministratori locali. I compensi erogati dal comune
sono qualificabili come redditi assimilati a lavoro dipendente, con la
conseguenza che sui percettori non può gravare alcuna somma a titolo
di imposta regionale sulle attività produttive. Lo ha chiarito
l'Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 274 del 28 settembre 2007 nella
quale ha risposto a un'istanza di interpello del dipartimento affari interni
e territoriali del Viminale. Il ministero dell'interno ha chiesto chiarimenti
sul corretto trattamento fiscale delle indennità e
dei gettoni di
presenza percepiti dagli amministratori
locali (ma anche dai commissari prefettizi e dagli organi straordinari) per
l'esercizio delle loro funzioni. L'Agenzia delle entrate, dopo aver ribadito
che ai sensi della normativa Irap (dlgs 446/1997) le amministrazioni
pubbliche devono ritenersi soggetti passivi d'imposta, ha operato un
distinguo tra i compensi erogati per l'esercizio di pubbliche funzioni (per
esempio, gli emolumenti agli organi straordinari di liquidazione),
disciplinati dalla lettera f) dell'art. 50 del Tuir, e le indennità
per cariche elettive, previste invece dalla lettera g) della stessa norma. I
primi costituiscono redditi assimilati al lavoro dipendente solo a condizione
che le prestazioni non siano rese da soggetti che esercitano abitualmente
un'arte o una professione e non siano state effettuate nell'esercizio di
impresa commerciale. Nel caso delle indennità per cariche elettive,
invece, ha chiarito l'Agenzia, "risulta irrilevante l'ulteriore
attività esercitata dal percettore di reddito". Trattandosi
dunque di redditi assimilati al lavoro dipendente, "sui soggetti
percettori non può gravare nessuna somma a titolo di Irap".
Infatti, "l'art. 2 del dlgs 446/1997", ha precisato l'Agenzia
diretta da Massimo Romano, "stabilisce che il presupposto per
l'applicazione dell'Irap è costituito dall'esercizio abituale di
un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione e allo
scambio di beni o alla prestazione di servizi. Detto presupposto non
può pertanto configurarsi per i soggetti che percepiscono compensi
assimilati al lavoro dipendente, la cui attività non è
riconducibile a quella prevista dalla disposizione". "Il
presupposto impositivo", ha concluso l'Agenzia delle entrate, "si
realizza pertanto nei confronti del comune in quanto amministrazione pubblica".
riproduzione riservata.
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(
da "Italia Oggi" del 02-10-2007)
ItaliaOggi ItaliaOggi - Diritto e Fisco
Numero 233, pag. 36 del 2/10/2007 Autore: di Luigi Oliveri Visualizza la
pagina in PDF FINANZIARIA 2008/ E per gli amministratori
arriva un rimborso spese omnnicomprensivo Autonomie locali, tagli al futuro
La riduzione dei consigli scatta dalle prime elezioni utili Cura dimagrante
per le spese della politica negli enti locali. Il disegno di legge
finanziaria per il 2008 riprende alcune delle disposizioni contenute nel
disegno di legge Santagata di questa estate, che a sua volta aveva riproposte
alcune norme inizialmente inserite, e poi stralciate, nella legge finanziaria
per 2007. L'obiettivo è la riduzione dei costi connessi allo
svolgimento delle funzioni degli organi elettivi degli enti locali,
modificando in modo sensibile il capo del dlgs 267/2000 dedicato allo status
degli amministratori, in attesa di ulteriori eventuali modifiche da parte
proprio del disegno di legge Santagata o del codice delle autonomie. Consigli
circoscrizionali. I consigli circoscrizionali divengono obbligatori solo nei
comuni con popolazione di almeno 250 mila abitanti. La soglia minima della
popolazione comunale, per l'istituzione delle circoscrizioni, attualmente
individuata in 100 mila abitanti dall'articolo 17, comma 1, del dlgs
267/2000, viene portata, infatti, a 250 mila abitanti. Nei comuni con
popolazione compresa tra i 100 mila e i 250 mila abitanti l'istituzione delle
circoscrizioni diviene facoltativa. Al di sotto dei 100 mila abitanti (la
soglia attuale è 30 mila abitanti) non sarà possibile attivare
le circoscrizioni. In compenso, la soglia della popolazione comunale prevista
dall'articolo 17, comma 5, del dlgs 267/2000 per introdurre maggiori forme di
decentramento ed autonomia nelle circoscrizioni, viene abbassata da 300 mila
a 250 mila abitanti. Le disposizioni del disegno di legge finanziaria sono
più permissive del ddl Santagata, che impediva
drasticamente di costituire circoscrizioni nei comuni con meno di 250 mila
ed, inoltre, conteneva il divieto di prevedere gettoni di presenza per i consiglieri circoscrizionali. La disposizione
sarà operativa, comunque, solo a decorrere dalle prime elezioni
comunali e provinciali successive alla data di entrata in vigore della legge
finanziaria. Riduzione delle indennità di funzione. Tagli
particolarmente incisivi riguardano le indennità di funzione degli
amministratori. La norma transitoria del disegno di legge stabilisce che
giunte e consigli entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore,
dovranno ridurre gli importi delle indennità e dei gettoni
di presenza, eventualmente aumentati in applicazione del dm 119/2000,
per adeguarli agli imposti massimi previsti dal medesimo decreto, che dunque
divengono cogenti. Implicitamente, si elimina la facoltà di
incrementare tali indennità, consentita dall'articolo 82, comma 11,
del dlgs 267/2000. Anche in questo caso, il disegno di legge finanziaria per
il 2008 è più morbido del ddl Santagata, che prevedeva
esplicitamente l'abrogazione del citato comma 11 dell'articolo 82, ed
eliminava la possibilità di assegnare l'indennità di funzione
non sarà più dovuta per gli assessori delle unioni di comuni,
dei consorzi tra enti locali e delle comunità montane. Rimborsi spese
e indennità di missione. Niente più indennità di
missione per gli amministratori locali. Al suo posto, solo un rimborso
forfettario onnicomprensivo delle spese, la cui misura sarà fissata da
un decreto del ministro dell'interno e del ministro dell'economia e delle
finanze, d'intesa con la Conferenza stato-città e autonomie locali.
Resta, comunque, il rimborso delle spese di viaggio effettivamente
documentate. Riduzione dei componenti di giunte e consigli. Altra misura per
il contenimento delle spese è la riduzione del numero dei membri dei
consigli comunali e provinciali, nonché delle giunte. Si salvano dai tagli i comuni
di maggiori dimensioni, perché il numero dei consiglieri resta uguale ad oggi
nei comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti, nelle rispettive
fasce. Si riducono, invece, da 40 a 32 i consiglieri nei comuni con
popolazione fino a 100 mila abitanti; da 30 a 22 nei comuni con popolazione
fino a 30 mila abitanti, da 20 a 16 nei comuni con popolazione fino 10 mila
abitanti, da 16 a 12 nei comuni con popolazione fino 3 mila abitanti, da 12 a
10 negli altri comuni. Anche nelle province il numero dei consiglieri si
ridurrà, passando da 45 a 36 nelle province con popolazione superiore
a 1.400.000 abitanti, da 36 a 28 nelle province con popolazione superiore a
700 mila abitanti, da 30 a 24 nelle province con popolazione superiore a 300
mila abitanti, da 24 a 20 nelle altre province. Per quanto riguarda le
giunte, attualmente il Testo unico consente agli statuti di prevedere il
numero dei componenti, che non deve essere superiore a un terzo, arrotondato
aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali,
computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque
non superiore a sedici unità. Il disegno di legge finanziaria prevede,
invece, che il numero massimo dei componenti delle giunte non sia superiore a
12. Anche questa disposizione sarà operativa, comunque, solo a
decorrere dalle prime elezioni comunali e provinciali successive alla data di
entrata in vigore della legge finanziaria. riproduzione riservata.
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(
da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)
Di Renzo Mazzaro "Tagliamo a metà lo stipendio dei
politici" Parte una raccolta di firme nel Veneto lanciata da un comitato
"Tèra Nostra" VENEZIA. Avanti popolo. Non sarà un
augurio tanto gradito per l'ex leghista che capeggia il gruppetto, ma di
questo si tratta. Il popolo si è alzato in piedi e vuole tagliare a
metà gli stipendi dei consiglieri regionali: poche balle, 2.709,73
euro al mese rivalutabili solo con gli indici Istat. Stop a leggi e leggine e
scatti automatici provocati dall'aggancio ai parlamentari, a loro volta
agganciati ai magistrati. Stop a diaria e altre indennità. Stop alle
auto blu. Un gettone di presenza di 100
euro a seduta (300 per i presidenti, largheggiamo). E rimborsi spese solo per
chi viaggia con i mezzi pubblici. Così vuole il popolo. Il popolo sono
tre persone per il momento: Antonio Zanchin di Santa Giustina in Colle,
Maurizio D'Este di Padova e Francesca Furlanetto di Treviso. I tre si
sono presentati ieri mattina a palazzo Ferro Fini per consegnare una proposta
di legge di iniziativa popolare dal titolo "Riforma del trattamento
indennitario dei consiglieri regionali di cui alla legge regionale 30 gennaio
1997 numero 5 e successive modifiche". Dovranno raccogliere almeno 5.000
firme entro i prossimi 6 mesi. Poi se ne riparlerà, nel senso che ad
occuparsene dovranno essere i consiglieri de cuius tagliandum est. Fate voi.
E' seguita foto ricordo con sfondo sul Canal Grande. E comunicato ufficiale
ai giornali. Punto fine, il popolo è tornato a casa. La notizia
è tutta qua. Per il momento. I precedenti. E non è neanche una
novità. Dall'insediamento della giunta Galan-ter (estate del 2005) le
proposte di ridurre gli emolumenti ai consiglieri regionali hanno fatto
versare più inchiostro di quello servito al Manzoni per i Promessi
Sposi. I quali, com'è noto, alla fine si sposano. Qui invece gli
stipendi non si toccano. Il primo a parlare di taglio a metà era stato
Mariangelo Foggiato del Pne, seguito dai leghisti Toni Da Re e Mara Bizzotto,
dall'intero gruppo leghista, da Raffaele Zanon di An, dall'ufficio di
presidenza del Consiglio che dopo le polemiche aveva unificato tutte le
proposte mandando in aula un testo condiviso, alla fine votato. Col risultato
di diminuire liquidazioni e pensioni ma senza sfiorare gli stipendi. I quali
si aggirano sui 10.000 euro netti al mese, metà esentasse, perché
pagati sotto forma di diaria o rimborsi spese. Stop alle auto blu. Nonostante
questi precedenti, è bello sognare: perché tre quidam de populo non
potrebbero dare un colpo al sistema più forte di un Beppe Grillo e
perfino di un Gian Antonio Stella? Bisogna riconoscere che non è priva
di fascino l'idea di appiedare di colpo assessori e consiglieri regionali,
prevedendo il rimborso spese solo se viaggiano con mezzi pubblici: treno,
autobus o vaporetto. Avremmo realizzato in un lampo la democrazia dei
trasporti. Ve li immaginate gli assessori veneti costretti a prendere tutte
le mattine il treno, non solo qualche giorno all'anno come fa l'assessore
Renato Chisso, quando i pendolari inondano di lettere e di petizioni i
giornali e bisogna appioppare qualche multa a Trenitalia. Tutti i santi
giorni. Andata e ritorno. Così la classe politica regionale potrebbe
parlare con cognizione di causa della "locomotiva veneta" che
traina il Paese. E della sua velocità reale. Riducendo a metà,
oltre allo stipendio, anche gli impegni e gli appuntamenti, perdendo
coincidenze e opportunità, perché tutto salta se sei in coda o in
ritardo. E lo sei sempre. E nessuno guida per te. L'intervista. Presentatore
ufficiale della proposta è Antonio Zanchin, 58 anni, sposato, tre
figli, consigliere comunale a Santa Giustina in Colle. "Il paese di
Vittorio Casarin" dice. Magari anche lei - chiediamo - era iscritto alla
Dc? "Mai stato. A meno che non mi abbiano iscritto a mia insaputa. Ho
cominciato a fare politica con la Lega nel 1992 ma sono uscito l'anno scorso,
con altri 60 dell'Alta Padovana". Perché? "Perché la Lega è
diventata un partito come gli altri. Non hanno mantenuto la parola. Non ci
sono veneti che lavorano per il Veneto". Su, non è mai andata
così: al massimo il Veneto lavora per la Lombardia. "Sì e
noi veneti siamo stati così c... da dare i voti. Abbiamo perso soldi e
salute per credere a un sogno". Soldi quanti? "C'è anche chi
ha perso cento milioni con la Banca del Nord. Tutta la liquidazione, i
risparmi. E si è rovinato la vita". Sono leghisti anche D'Este e
la Furlanetto? "No, abbiamo costituito un comitato trasversale che si
chiama Tèra Nostra, con una r sola. Cerchiamo le firme di tutti.
Pensiamo di raccoglierne centomila, altro che cinquemila". I consiglieri
regionali faranno polpette della vostra proposta. "Mica vero, guardi il
regolamento: la proposta di legge d'iniziativa popolare non può essere
modificata. Devono votarla o respingerla". Non può essere
modificata in istruttoria ma in aula faranno polpette. "Vedremo cosa
avranno il coraggio di fare. Sono loro che dicono di tagliare". Lei che
mestiere fa? "Il macellatore". Sarebbe il macellaio? "No, il
macellatore vero e proprio. Ho un macello privato". Ah, il boia del
mondo animale. E vorrebbe trasferirsi in quello politico: un colpo secco,
è così che si fa? "Sì. Io non ho mai sbagliato un
colpo e cerco di non fare male alla bestia. Qui è diverso, l'albero
è grosso, un colpo solo non basta". Lei guadagna più o
meno di 2.709,73 euro al mese? "Se lavoro anche di più. Se non
lavoro non guadagno niente". Ps. Per saperne di più c'è il
sito www.iniziativacivica.org.
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(
da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)
La manovra varata dal Consiglio dei ministri prevede una
stretta sulle cariche: sono i piccoli municipi i più colpiti Veneto:
2.800 poltrone da eliminare Comuni e Province devono ridurre il numero di
assessori e consiglieri MATTEO MARIAN VENEZIA. La Finanziaria 2008 prepara,
in Veneto, un colpo di spugna su quasi 2.800 poltrone, tra Comuni (2.665) e
Province (65), oggi occupate da consiglieri e assessori. Nel
testo della manovra approvato dal Consiglio dei ministri è stato
trasferito, infatti, il cosiddetto Ddl Santagata-Lanzillotta che affronta il
nodo dei costi della politica. E le ripercussioni, a livello locale, non tardano. "Non
siamo contrari, in linea di principio, a una riduzione della rappresentanza -
commenta Vanni Mengotto, presidente dell'Associazione regionale dei Comuni
(Anci) del Veneto e consigliere in quota Forza Italia al Comune di Este -.
Resta il fatto che questo è un provvedimento all'insegna del piccolo
cabotaggio che non tocca i veri costi della politica.
Un esempio? Il governo ha 107 sottosegretari, dieci sarebbero sicuramente
più che sufficienti". Colpiti i più piccoli. Il sistema
previsto per la riduzione delle poltrone prevede che, a scadenza dei mandati
amministrativi, vengano operati dei tagli di poltrone in funzione della
classe di popolazione afferente a Comune o Provincia. Gli effetti maggiori
del provvedimento, per quanto riguarda i Comuni, riguardano le
municipalità con una popolazione compresa nella fascia da 3 mila a 10
mila abitanti. Si tratta, in Veneto, di 1.044 posti da consigliere e 261
assessorati. Per Treviso si parla, per esempio, dei municipi di Farra,
Godega, Asolo e Istrana; nel Veneziano ci sono, tra gli altri, Campolongo,
Fossò, Quarto d'Altino; in provincia di Padova, infine, degli esempi
sono Borgoricco, Conselve, Limena e Legnaro. Diverso il discorso per le
Province dove, cinque amministrazioni venete su sette (Vicenza, Treviso,
Venezia e Padova), dovranno portare i consiglieri da 36 a 28 e gli
assessorati da 11 a otto. Impatto minore per Belluno e Rovigo, dove le
Province dovranno tagliare quattro posti da consigliere e un solo
assessorato. Il risparmio. Complessivamente, la sforbiciata alle poltrone
inserita nella Finanziaria 2008 (che comprende dei vincoli anche per le
circoscrizioni) prevede un risparmio di 230 milioni, di cui 212 in arrivo dai
Comuni. "Una cifra ridicola - continua Mengotto - se pensiamo che in
campo sanitario, solo considerando due regioni come
Campania e Lazio, sono stati ripianati disavanzi per complessivi 21 miliardi.
Una cifra che corrisponde all'1,4% del Pil nazionale.
Questa voragine è stata colmata con rimborsi a piè di lista,
ovvero senza verificare quali fossero le voci di spesa che hanno prodotto
tale deficit. E poi si stringe la cinghia sui singoli Comuni per una somma di
poche centinaia di euro all'anno". Le cifre in ballo sono queste: un
consigliere di un Comune compreso tra 3 mila e 5 mila abitanti percepisce
un'indennità di funzione mensile lorda pari a 651 euro. In un
municipio da 5 mila a 10 mila abitanti l'assegno sale a 837 euro. Ancora, a
titolo di esempio, un sindaco di un Comune al quale afferisce una popolazione
da 5 mila a 10 mila abitanti ha un guadagno lordo mensile di 2.500 euro. Il
taglio nei capoluoghi. Al termine del mandato dall'attuale Giunta Zanonato
(2009) i consiglieri di Palazzo Moroni dovranno passare da 40 a 32 e gli
assessori da 12 a 10. Stesso discorso vale per il Comune di Vicenza, che
sarà il primo a doversi adeguare insieme a Treviso (2008). A Ca'
Sugana i consiglieri dovranno passare da 30 a 24 e gli assessorati da nove a
sette. Per il Comune di Venezia, invece, nessun taglio tra i consiglieri e
due assessori in meno. "Lo spreco pubblico va cercato da altre parti -
conclude Mengotto -. E con questo provvedimento viene confermato un modo
tipicamente italiano di affrontare le cose. Per dare un segnale forte era
necessario andare a ritoccare il numero di deputati e senatori. Mi chiedo
perché il parlamento italiano abbia più rappresentanti rispetto a
quello degli Stati Uniti. L'obiezione che viene sollevata quando sui parla di
una riduzione degli organi elettivi italiani è che, per attuarla,
serve una modifica costituzionale. E allora perché non avviarla e, intanto,
portare il numero dei sottosegretari da 107 a dieci? è, ovviamente,
più facile andare a tagliare i posti nei Comuni e nelle Province, ma
la credibilità di un governo non si misura su interventi di questo
genere. La logica di una riduzione della rappresentanza è corretta,
non abbiamo obiezioni. Ma ci deve essere coerenza, anche perché i costi della
politica sono altri rispetto a quelli che insistono
su Comuni e Province".
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(
da "Giorno, Il (Como)" del 02-10-2007)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano Metropoli))
CALOLZIOCORTE "Eliminiamo gli enti inutili" La
proposta del centrosinistra per abbattere i costi di VLADIMIRO DOZIO ?
CALOLZIOCORTE ? UN COMUNE unico per tutta la Valle San Martino? Questa la
proposta che arriva dal centrosinistra, per ridurre le spese della politica e gestire in modo globale, i sei paesi della
valle, e quindi ottimizzare i servizi risparmiando. Una
proposta per abbattere i costi della politica anche a
livello periferico e mettere a disposizione somme più consistenti per
servizi agli abitanti. Anche la stessa Comunità montana dovrebbe
essere superata, per risparmiare e per avere più qualità dei
servizi. UNA PROPOSTA che non ha raccolto pareri positivi dagli stessi
amministratori. Spiega Corrado Conti: "Questo coinvolgimento
potrebbe portare, con il tempo, a rendere normale un metodo di gestione
unitaria e favorire, dopo un processo da realizzare gradualmente attraverso
la partecipazione e il consenso di tutti". In pratica una rete
municipale federale tra gli enti locali della valle per realizzare un unione
comunale. Nel complesso si parla di una popolazione di 22.952 abitanti
così distribuiti, secondo i dati Istat al 31 dicembre 2006: Calolzio
14.037, Erve 773, Carenno 1.433, Monte Marenzo 2.024, Torre de Busi 1.860,
Vercurago 2.825. ADESIONI e perplessità sono emersi dopo questa
proposta che aprirà sicuramente una discussione, in particolare con
gli attuali amministratori. Da valutare l'adesione di Calolzio dove governa
il centrodestra, Carenno e Monte Marenzo il centrosinistra, Torre de Busi una
lista civica, Erve e Vercurago un centro tendente al centrosinistra. Dalla
stessa Comunità montana arriva molta diffidenza con il presidente
Carlo Malugani che, categorico, dice: "E impensabile dar vita ad un
comune unico in valle. Ogni paese ha una propria storia, cultura e
caratteristiche, alle quali i cittadini non credo vogliano rinunciare".
UNA PROPOSTA che difficilmente potrà andare in porto anche se tutti,
quando si parla di costi della politica, sembrano
d'accordo di abbattere costi e sprechi. Luca Caremi, assessore al commercio
di An, in attesa di passare con Storace, anche se molto dubbioso dice:
"Non mi pare che l'intera valle abbia questa esigenza. Si potrebbe
ragionare". Corrado Conti conclude con: "Il futuro dei comuni di
piccole dimensioni non può essere diverso dalla gestione associata,
che dovrà culminare nella nascita di un unico ente". Una visione
che non viene accolta dalla stragrande maggioranza dei politici della valle.
- -->.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 02-10-2007)
Sessori comunali e provinciali, indicato nella Finanziaria,
entrerà in vigore solo dopo nuove elezioni. Nel caso di Pesaro, Fano,
Urbino, Provincia e compagnia se ne riparla a primavera del 2009. Con un decennio
del nuovo millennio già bruciato sull'altare dei "costi della
politica". Qualcosa, a dire il vero, si è già fatto con
una riduzione del 10% delle indennità e con la
sparizione di indennità e gettoni di presenza dalle circoscrizioni di Fano che hanno, per così dire,
il destino segnato, essendo fra i Comuni al di sotto dei centomila abitanti
che non sono capoluoghi di provincia. Il testo della Finanziaria, soprattutto
a livello di enti locali, potrà essere modificato dalle Camere.
Resta però il dato di partenza: l'ondata dei costi della politica,
invece, di sommergere il centro, si abbatte su Comuni, Province e
Comunità montane. Il messaggio romano è chiaro: "Gli
sprechi sono ovunque, non solo in parlamento o al governo". AL DI LA'
DEI RISPARMI finanziari abbastanza limitati, il significato è che la
festa è finita. O almeno così si vuole far capire. Così
dovranno farsi una cura dimagrante i consigli comunali (a Pesaro le
indennità sono di 700 euro lorde mensili per ciascun componente).
Così la città capoluogo, seppure con meno di centomila
abitanti, viene innalzata nella fascia superiore: i consiglieri dovrebbero
ridursi a 32 dagli attuali 40 (più il sindaco). Non si riduranno
invece gli assessori, che, attualmente, sono 9 e potrebbero, per legge,
salire fino a 10. A Fano invece dovranno scendere dagli attuali 30 a 24, in
calo anche gli assessori che adesso sono 10 (il massimo consentito) e dal
2009 non potranno essere più di 8. Nei maggiori Comuni
dell'entroterra, Urbino compreso, si passerà da 20 a 16 consiglieri
comunali e, di conseguenza, da 7 a 5 assessori. Il taglio diventa per certi
versi traumatico nei piccoli Comuli: quelli sopra i 3000 e fino a 10000
abitanti avranno 12 consiglieri invece che 16 mentre i piccolissimi Comuni
dovrebbero scendere da 12 a 10 consiglieri. A seguire anche la questione
degli assessori, ma, qui, la riduzione pare meno drastica, soprattutto se
rimarrà la norma che gli assessori possono essere fino ad un terzo dei
consiglieri comunali. COSI' la tabella pubblicata da Il Sole-24 Ore
può trarre in inganno, visto che parla di riduzioni numeriche
svincolate dalla norma esistente che dice chiaramente che gli assessori non
possono essere più di un terzo dei membri del consiglio comunale.
"Da questo punto di vista mi sembrano tagli che poco incideranno",
commenta Oriano Giovanelli, presidente della Lega delle Autonomie locali.
Comunque così si potrebbero salvaguardare i tre assessori di
Casteldelci o di altri piccoli Comuni, come sostiene il sindaco del
piccolissimo centro della Valmarecchia: "Considerate le nostre
indennità credo che il risparmio proveniente dai tagli previsti
sarebbe irrisorio". Martina Brizzi incassa 800 euro al mese, senza
tredicesima: "E sono in servizio 24 ore su 24, perché la nostra realtà
è fatta di rapporti personali, in paese chiamano il sindaco per
qualsiasi problema". Anche Gloria Gabellini, vice sindaco di Borgo Pace,
altro Comune sotto i mille abitanti: "A me è capitato che qualche
anziano mi chiamasse per fargli la spesa...". SOTTO LA CLAVA, per ora
presunta, dei tagli indicati dalla Finanziaria dovrebbero finire anche le
Comunità montane. La norma anticiperebbe il decreto Lanzillotta che
esclude dagli enti montani tutti i Comuni che non superano i 500 metri di
altitudine. "Dobbiamo ancora capire bene come si interpreta la norma ?
dice Maria Assunta Paci dell'Unione regionale dei Comuni montani ?, è
presto per esprimersi". A rischio di soppressione c'è la
Comunità montana di Fossombrone. l.lu. - -->.
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Articoli del 1°-10-2007
Sì alla riduzione delle
circoscrizioni ( da "Trentino" del
01-10-2007)
Tagliare i consigli comunali? si può - sandra
mattei ( da "Trentino" del 01-10-2007)
Indennità e sedute sempre più costose ( da "Trentino"
del 01-10-2007)
Bertinotti gela Fassino: mai viste tue proposte sui
costi della politica pag.1 ( da
"Giornale.it, Il"
del 01-10-2007)
Politici locali, 33mila posti in meno ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Dalle Poste a Fintecna consigli ristretti ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Quei tagli ai costi della politica ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Deficit nella sanità, prestito dallo Stato ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Criteri più severi sulle comunità montane ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Parlamentari, indennità frenate ( da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 01-10-2007)
Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica ( da "Corriere della Sera (Abbonati)" del 01-10-2007)
<Dimezziamo i costi delle circoscrizioni> ( da "L'Adige"
del 01-10-2007)
"costi politica, Fausto eviti di farmi
lezione" ( da "Repubblica, La" del 01-10-2007)
Il Corriere della Sera 1-10-2007 Le grandi opere,
sprechi e piani A3, un chilometro costa 20 milioni Salerno-Reggio, il
cantiere infinito. Da oggi i lavori sull'ultimo tratto. Nella manovra 100
milioni per il traffico merci Sergio
Rizzo
La
Sicilia 1-10-2007 Sanità. La Sicilia non può essere
commissariata.
Sì alla riduzione delle circoscrizioni
(
da "Trentino"
del 01-10-2007)
I presidenti del Centro storico e di
Gardolo non vogliono passare come responsabili dei costi della politica
"Sì alla riduzione delle circoscrizioni" Redolfi e Paolazzi:
"Ok ad alcuni accorpamenti. Azzerarle? Un errore" TRENTO. Mentre
tutti ora gridano allo scandalo dei costi della politica, in Trentino pochi mesi fa la riforma Amistadi ha aumentato
l'indennità dei presidenti di circoscrizione (passata a 1.762 euro) e
raddoppiato il gettone di presenza dei consiglieri,
portandolo a 60 euro. Di pari passo sono aumentate anche il numero delle
sedute dei consigli di quartiere, che hanno comportato nel 2005 un costo
complessivo di 1,53 milioni di euro. Ma i presidenti delle
circoscrizioni non ci stanno a passare come i responsabili dello spreco,
anche perché si ritengono un'istituzione che è la vera espressione
della democrazia dal basso. Ne abbiamo parlato con Melchiore Redolfi e
Corrado Paolazzi, presidenti di due tra i quartieri più popolosi,
rispettivamente Centro storico e Gardolo. Ricorda Redolfi: "Si deve
tenere presente che le circoscrizioni sono nate dalla forte spinta dal basso,
come espressione del decentramento, nel 1975. Già allora dai 18
quartieri rappresentati, si è passati a 12 circoscrizioni accorpando
le quattro del Bondone ad una, solo per fare un esempio. Ora si potrebbe
pensare di ridurne ulteriormente il numero, mantenendo per la città
solo 2 grandi circoscrizioni, una per il Centro storico e Gardolo, l'altra
per Trento Sud. Su questa ipotesi si può discutere, come su quella di
ridurre i costi, ma eliminare le circoscrizioni è improponibile.
Perché piuttosto non si applica la legge Lanzilotta, che prevede
l'istituzione delle città metropolitane, abolendo le province di
grandi città, come Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Bari e
Palermo? Si consentirebbe così di dare poteri ai sindaci, che
governano città che s'identificano ormai con l'intera provincia".
E conclude: "Non si può di questo passo smontare la democrazia,
perché costa". Il ragionamento di Paolazzi è sulla stessa
lunghezza d'onda: "I tagli hanno senso se li si fa sul superfluo, come
ad esempio i consigli di amministrazione delle società, che arrivano
fino a 20 membri. Ma le cariche dei consiglieri circoscrizionali non sono di
prestigio, anche se togliessero i gettoni di presenza,
ci sarebbero sempre cittadini disposti a candidarsi. Bisogna tener presente
che le circoscrizioni sono il vero organismo che tiene i contatti con la
popolazione e danno pareri su progetti, lo stato di strutture, edifici,
impianti. Siamo pronti a ragionare sull'eventuale accorpamento di alcuni
consigli, come l'Oltrefersina e S.Giuseppe Santa Chiara, ma se un rappresentante
fa bene il suo lavoro, con 60 € a seduta riesce a malapena a coprire le spese
di telefono, fotocopie e benzina per girare nel quartiere. Non è
insomma, usando l'accetta, che si risolve il problema degli sprechi". E
il presidente della circoscrizione di Gardolo lancia una proposta: "Mi
va bene ridurre i costi e lo si potrebbe fare diminuendo il numero dei
consiglieri comunali. A questo proposito ricordo che in consiglio comunale
potrebbero entrare i presidenti delle circoscrizioni, come era già
stato avanzato. In questo modo si garantirebbe di rappresentare tutti i
quartieri". (sa.m.).
Tagliare i consigli comunali? si può - sandra mattei
(
da "Trentino"
del 01-10-2007)
Pattini e Olivi d'accordo con Dellai, ma
precisano: gli sprechi sono a Roma e in provincia "Tagliare i consigli
comunali? Si può" Il vicepresidente del Consorzio aggiunge:
"Rigore, ma non ai danni della democrazia" SANDRA MATTEI TRENTO.
Grillo continua a colpire e le sue parole d'ordine contro spese ed età
dei politici trovano nuovi consensi, anche se con molti distinguo. Dopo la
notizia shock della Finanziaria che prevede la riduzione dei consiglieri
comunali e l'azzeramento delle circoscrizioni per le città sotto i 250
mila abitanti, oggi si apre una riflessione. Tutti d'accordo sulla
necessità di dare un segnale di sobrietà e di rivedere i costi
della politica, anche con il taglio dei consiglieri.
No invece alla cancellazione delle circoscrizioni. A sentire gli interessati,
tra sindaci e consiglieri comunali, la sintesi del ragionamento è: va
bene affrontare i costi della politica, ma pare
veramente difficile accettare che si parta dagli enti locali, che sono alla
base della democrazia. Ne parliamo con Alberto Pattini, presidente del
consiglio comunale e coordinatore dell'organismo che rappresenta i presidenti
a livello provinciale e con Alessandro Olivi, vice presidente del Consorzio
dei Comuni. Per quanto riguarda la riduzione dei consiglieri comunali (che
per Trento passerebbero da 50 a 32), Pattini afferma: "Per me si sfonda
una porta aperta, dato che in giugno ho fatto la proposta di ridurre i
consiglieri di Trento da 50 a 40, visto che dovremmo adeguarci alla legge
nazionale del '93 che ha rivisto la propozione tra consiglieri e numero degli
abitanti. Il taglio da 50 a 32 mi sembra esagerato, perché vuole dire
escludere le forze politiche minori: condivido semmai l'obiettivo di fondo
del minor numero, perché porterebbe allo snellimento dei lavori e
faciliterebbe il dialogo tra forze politiche. Per quanto riguarda invece il
gettone di presenza, bisogna valutare quello che fa
il consigliere comunale, dalla preparazione alla durata delle sedute
comunali: se si calcola che su 120 Euro lordi, un 20 per cento se ne va
subito, e altrettanto si detrae sul reddito complessivo, ne rimane la
metà. Se si parla di privilegi, cominciamo dai parlamentari, che hanno
ben altre indennità e prendono la pensione dopo cinque anni". Le
prossime mosse? Pattini ricorda che si è costituito il gruppo di lavoro
bipartisan che dovrebbe elaborare un piano per snellire le sedute del
consiglio e delle commissioni: "Ci siamo riuniti lunedì scorso
per la prima volta, e ci troviamo domani (oggi, ndr.) per sostituire Andrea
Robol, che è diventato assessore". Bocciata infine l'ipotesi di
azzerare le circoscrizioni: "Esprimono l'identità del territorio,
sarebbe un errore". Alessandro Olivi precisa che il
Consorzio dei Comuni non ha affrontato la questione, ma afferma: "Non si
può parlare dei costi della politica
sull'onda dell'emotività, ma ci vuole un ragionamento generale, per
colpire soprattutto quelle sacche di rimborsi, consulenze, dove si annidano
gli sprechi. Siamo tutti d'accordo, i costi vanno tagliati, ma non
penso che il segnale giusto sia partire dai consigli comunali, piuttosto
dovremmo dare il buon esempio partendo dal consiglio provinciale. Altrimenti
si dà meno politica, meno partecipazione,
lasciando quella parte di spese sommerse di cui gronda il nostro sistema
nazionale e provinciale. Sarebbe una sconfitta della politica".
Indennità e sedute sempre più costose
(
da "Trentino"
del 01-10-2007)
Cronaca Indennità e sedute sempre
più costose Nel 2005 i consigli di quartiere sono costati 1 milione e
536 mila Euro TRENTO. La discussione sulla riduzione delle spese della
politica non è nata con la mobilitazione del Grillo parlante, ma se ne
parla da tempo. Il consiglio comunale di Trento, ad esempio, ha discusso le
proposte del capogruppo di Td, Michelangelo Marchesi, che aveva presentato
alcune proposte per ridurre i costi del consiglio, seguito a ruota dall'ex
assessore Postal, che ipotizzava di sostituire i gettoni
presenza con un'indennità fissa a scalare e
di istituire budget fissi per consiglio, commissioni e circoscrizioni.
Discussione che Pacher aveva così concluso: "Va bene un consiglio
più snello, ma non è il Comune il luogo dei privilegi e degli
sprechi". Da quel dibattito, è nato il gruppo di lavoro con
quattro consiglieri della maggioranza e quattro dell'opposizione. Ma quanto
ci costano consiglio comunale e circoscrizioni? E' di pochi giorni fa la
notizia che per il consiglio comunale non sono bastati i 564.690 euro
stanziati ad inizio anno per coprire le spese. Dopo le vacanze estive i
vertici di Palazzo Thun si sono accorti che le riunioni sono state più
del previsto ed ecco, come per magia, che sono stati stanziati altri 21.700
euro per arrivare a fine anno. Come è noto i consiglieri comunali per
ogni commissione (durata media di un'ora e mezza) e
seduta di consiglio (durata media di due ore) prendono 120 euro lordi di
gettone di presenza. E le sedute delle commissioni sono lievitate: dal gennaio
2006 sono state 431 per una spesa record di 517.000 euro. Per il 2007, tra
commissioni e riunioni di consiglio, erano stati stanziati 565.000 euro.
Ma non è bastato: così si è resa necessaria una
"ricarica" di 22.000 euro. Alcune commissioni (soprattutto
urbanistica, bilancio, ambiente e statuto) si sono riunite più del
previsto e di conseguenza i costi sono lievitati. Anche per le circoscrizioni
sono aumentati costi e numero sedute. Tra riunione plenaria e commissioni, un
consigliere normale può portarsi a casa fino 3800 euro all'anno.
Niente male per un carica che fino a poco tempo fa era del tutto volontaria.
Un vero salasso, invece, per le casse comunali che nel 2005 hanno pagato un
1,53 milioni di euro tra indennità ai presidenti e rimborsi ai
consiglieri. Un record per città della grandezza di Trento. A Bolzano
un presidente di circoscrizione prende poco più di 600 euro e, in
tutto, il Comune spende 69 mila euro. E, confrontando le indennità di
Trento con alcune città d'Italia, il discorso non cambia. A Bologna il
Comune spende meno della metà: 711 mila euro, con un gettone di presenza di 36 euro. E Trento ha più circoscrizioni
che a Torino, Milano, Genova, Venezia, Firenze e molte altre città
medio-grandi.
(
da "Giornale.it, Il" del 01-10-2007)
Bertinotti gela Fassino: mai viste tue proposte sui costi della politica di Roberto Scafuri - lunedì 01 ottobre 2007, 07:00
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Fulminazioni sulla strada di Damasco. Dopo i "vaffa" di Grillo e le
polemiche delle scorse settimane legate a uno stipendio da parlamentare
(aumentato) che evidentemente Fassino non ha sotto controllo.
Bertinotti però sembra averne le tasche piene di certa ipocrita
demagogia, a doppio senso. Così si definisce "a disagio" e
trova "inaudito" che la Rai, il servizio pubblico da sempre succube
dei partiti, "faccia di Mastella un capro
espiatorio" e metta in discussione "non il politico, ma la persona
e la sua famiglia: se non c'è rispetto la politica
diventa barbarie e contro la barbarie io mi ribello". E critica
apertamente le proposte di Grillo sulla ineleggibilità dei condannati,
in quanto sono i partiti a doversi
"autoriformare", è il partito che "si assume la
responsabilità di candidare qualcuno: io sono per misure di
moralità assoluta, ma fatte con la politica,
non per legge. Per esempio chi è condannato per un blocco di una
fabbrica, magari per difendere i lavoratori da un licenziamento, pensate che
non possa essere eletto parlamentare? Io penso di sì", dice il
numero uno di Montecitorio, suscitando il lungo applauso del popolo
rifondatore. Altrettante perplessità Bertinotti nutre per il divieto
del doppio mandato, perché se questa regola fosse stata in vigore, "il
Parlamento avrebbe perso gente come Togliatti, De Gasperi, Berlinguer...".
La protesta di Grillo non va demonizzata: "E una piazza prepolitica e apolitica, molte volte
le piazze si riempiono e i contenuti ancora non sono decifrabili: dipende da
che piega prendono". La politica deve dare
risposte, soprattutto "quella di sinistra", che invece latita. E se
"il popolare Veltroni supplisce a un Pd che nasce senza impianto
programmatico", "sbaglia ancora una volta Fassino" a fare del
rapporto privilegiato con il supermanager Fiat Marchionne una specie di nuova
via, una versione rinnovata della "vecchia questione del patto tra i
produttori". Marchionne va apprezzato ("Meglio scegliersi avversari
buoni che cattivi", dice Bertinotti), ma non elimina il rischio di
"una borghesia che si inorgoglisca e pensi di fare a meno della politica". Tra il Papa e Marchionne, Bertinotti
sceglie "il socialismo. O, se tertium non datur << Pagina
precedente | Pagina successiva >>.
Politici locali, 33mila posti in meno
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
IN PRIMO PIANO data: 2007-10-01 - pag: 3 autore: Politici locali, 33mila
posti in meno Scompariranno 8mila assessorati (su 31mila) - Più
colpiti i micro-municipi Gianni Trovati ROMA L'ondata contro i costi della
politica si abbatte su Comuni e Province, e cancella 33mila posti da
consigliere e assessore. Per più di un politico locale ogni cinque (il
21,1%, per l'esattezza) arriva quindi la certezza matematica che la fine del
mandato coinciderà con l'addio all'esperienza politica (pagata). Il suo
posto, infatti, non verrà messo in palio alle prossime elezioni. I
nuovi limiti I risparmi sono consistenti ma non clamorosi (230 milioni di
euro a regime, di cui 212 milioni dai Comuni), ma in queste cose conta anche
il segnale, che senza dubbio è forte e chiaro. E per il politico
escluso dal tratto di penna che cancella il suo posto sarà più
difficile anche riciclarsi negli organi delle società partecipate,
anche loro oggetto di una nuova sfoltita dopo quella prodotta dalla Finanziaria
dello scorso anno (che proprio in queste settimane dovrebbe tradursi in
pratica). La gomma per cancellare passa anche sui consigli circoscrizionali,
che diventano obbligatori solo per le (12) città sopra i 250mila
abitanti (oggi la soglia è a 100mila abitanti). Per tutti gli
amministratori locali, poi, scompaiono le indennità di missione, che
lasciano il campo solo a un più magro "rimborso delle spese di
viaggio effettivamente sostenute ". Per i consiglieri, poi, è
abrogata anche la possibilità di chiedere l'aspettativa. Nato in
primavera dall'effetto "Casta" e poi continuamente rinviato fino a
essere bloccato dalla rottura dei rapporti istituzionali fra Governo e
Autonomie dello scorso luglio, resuscitato dall'effetto-Grillo, il Ddl
Santagata entra in Finanziaria. In una forma riveduta e corretta, che smussa
qualche angolo e abbassa qualche obiettivo, ma mette a dieta stretta la
politica locale e il mondo che le orbita attorno. Colpiti i più
piccoli A pagare il prezzo più alto sono le Giunte, soprattutto comunali,
che sull'altare dell'alleggerimento della politica locale lasciano un quarto
dei propri membri; più di 8mila assessorati su 31mila scompariranno
con le prossime elezioni. In particolare la sforbiciata colpirà le
città medie, fra 30mila e 50mila abitanti (se non sono capoluoghi di
Provincia), dove gli assessori passano da nove a sei e i consiglieri da 30 a
22. L'esercito più consistente fra quelli destinati alla scomparsa,
invece, è naturalmente quello impegnato nei microComuni sotto i 3mila
abitanti, che devono dire addio a 12.541 posti da consigliere o assessore.
Una misura maldigerita nei piccoli enti, che hanno appena concluso la loro
assemblea nazionale e ricordano che "la riduzione di qualche consigliere
regionale o qualche parlamentare " sarebbe sufficiente a generare
risparmi analoghi. Ma non è tempo di distingui o
"benaltrismi" e del resto gli stessi amministratori comunali e
provinciali avevano proposto una riduzione del 25% degli organi nella fase
preparatoria delle misure contro i costi della politica. Nelle città
Quando si sale la scala demografica dei Comuni, però, il testo
"trasferito" in Finanziaria si fa meno ambizioso rispetto alla
versione originaria del Ddl San-tagata, al punto che le 23 città
italiane sopra i 250mila abitanti vedono uscire i propri consigli comunali
indenni dalla sforbiciata (secondo lo schema presentato a luglio, invece, i
grandi centri avrebbero dovuto rinunciare a 8-12 consiglieri a seconda delle
dimensioni). I posti, in questo caso, scompaiono solo dalla Giunta, dove il
tetto ai componenti provoca un netto appiattimento verso il basso:
città come Novara o Pescara, secondo la norma, potranno contare sullo
stesso numero di assessori di Milano e Roma. Le circoscrizioni La spinta alla
razionalizzazione non risparmia nessun livello della politica locale, e
affonda il colpo anche sui consigli circoscrizionali. Ad essere divise in
circoscrizioni per legge saranno solo le 12 città sopra i 250mila
abitanti (e non più sopra i 100mila), mentre i centri compresi fra
100mila e 250mila cittadini (e non più fra 30mila e 100mila)
"possono" istituire le circoscrizioni. Una volta a regime,
sopravviveranno solo 291 degli attuali 612 consigli circoscrizionali, con
5.636 posti da consigliere (oggi sono 10.493). Ed a scomparire sarà
anche un paradosso della legislazione attuale, che obbligava grossi centri (ad esempio Sesto San Giovanni) a istituire i consigli
circoscrizionali senza gettone di presenza (che
può essere riconosciuto solo nei capoluoghi dopo la Finanziaria 2007),
e concedeva centinaia di consiglieri remunerati a piccoli capoluoghi come
Gorizia (36mila abitanti), Lodi (40mila), Vercelli o Biella (entrambe
45mila). gianni.trovati@ilsole24ore.com.
Dalle Poste a Fintecna consigli ristretti
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
IN PRIMO PIANO data: 2007-10-01 - pag: 3 autore: Organi con 5 o 7 componenti
- Azzerati i gettoni di presenza alle sedute Dalle
Poste a Fintecna consigli ristretti Gianni Dragoni ROMA Riduzione dei
consiglieri di amministrazione a cinque o sette componenti e stop ai gettoni per la partecipazione alle sedute degli organi
societari. La tagliola del disegno di legge Finanziaria scatta per le
società controllate dallo Stato, direttamente o indirettamente. Poste
Italiane, Cassa depositi e prestiti, Cinecittà Holding, Ferrovie dello
Stato, Anas, Poligrafico, Fintecna sono tra le principali società cui
si applicherà la nuova disciplina, se sarà confermata dal
Parlamento. Sono invece espressamente escluse dalle norme le società
quotate in Borsa, anche se controllate dallo Stato, come Eni, Enel,
Finmeccanica, Alitalia, Saipem, Snam Rete gas, Terna, che restano libere di
decidere l'ampiezza dei consigli. L'articolo 112 del disegno dilegge non ha
un'applicazione immediata. Stabilisce che le società controllate dalle
amministrazioni pubbliche "promuovono entro novanta giorni dall'entrata
in vigore" della legge, "iniziative volte a" ridurre i
componenti degli organi societari "a cinque, se composti attualmente da
più di cinque membri e a sette, se attualmente composti da più
di sette membri". Le stesse società dovranno adottare iniziative
per "sopprimere la carica di vicepresidente ", oppure prevedere che
la carica "sia mantenuta esclusivamente quale
modalità di individuazione del sostituto del presidente in caso di
assenza o impedimento, senza titolo a compensi aggiuntivi". Inoltre
dovranno adoperarsi per "eliminare la previsione di gettoni di presenza per i componenti degli organi societari, ove esistenti, nonché
a limitare la costituzione di comitati con funzioni consultive o di proposta
ai casi strettamente necessari". Non è prevista la
riduzione automatica dei consigli ridondanti, si attenderà "il
primo rinnovo degli organi societari successivo alle modifiche" degli
statuti. Subito dopo l'insediamento il Governo Prodi aveva cercato di ridurre
a cinque o sette i componenti dei cda pubblici. Da quanto si sa, non sono
più molte le società statali con oltre sette consiglieri. La
più importante è Poste Italiane, con 11 consiglieri, con il
mandato in scadenza nella prossima primavera. Il nuovo cda dovrebbe quindi
essere ridotto a sette componenti. Anche la Consip, la società degli
acquisti centralizzati, ha nove consiglieri in scadenza nel 2008. Nove anche
i consiglieri di Cinecittà Holding e della Cdp. Li ha nominati questo
Governo. Ma due sono già di troppo. A ben guardare alla Cdp il vertice
non si esaurisce con il cda "per la gestione ordinaria", presieduto
da Alfonso Iozzo. Ci sono altri cinque consiglieri "per la gestione
separata ", un comitato di indirizzo di otto componenti, un comitato di
supporto con 11 componenti, una commissione parlamentare di vigilanza che ha
anche quattro componenti non parlamentari. In totale, 37 componenti degli organi
societari della Cdp. Ne resteranno solo sette o il taglio si limiterà
ai due di troppo del "cda per la gestione ordinaria"? Per le altre
grandi società pubbliche, come Fs, Anas, Poligrafico, Fintecna,
Fincantieri, Enav, Consap, il modello ristretto a cinque o sette consiglieri
è già stato adottato. C'è ancora qualche controllata con
"esuberi" nella sala dei bottoni, come Tirrenia (nove consiglieri)
e Stretto di Messina (una decina). A Sviluppo Italia il cda è già
stato ridotto a tre l'anno scorso, la nuova legge riguarderebbe solo
l'azzeramento del gettone di presenza. Lo
spartiacque è quello varato un anno fa, quando il Governo Prodi
introdusse un limite agli stipendi dei manager pubblici e alle
superliquidazioni: il tetto fu infine fissato a 750mila euro lordi l'anno,
compresa la quota variabile. I tetti valgono solo per le società non
quotate, dove però gli stipendi sono, di solito, più bassi che
in Borsa.
Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
PRIMA data: 2007-10-01 - pag: 1 autore: I COSTI DELLA
POLITICA Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite di Guido Gentili
"S i riducono i costi della politica".
Nella ramificata geografia programmatica del centro-sinistra il paragrafo
nU8del decalogo attraverso il quale il Governo ha presentato venerdi scorso i
"Punti essenziali dell'azione in corso "dà il via all'attuazione
del settimo capitolo del dodecalogo "non negoziabile" di marzo dove
si parlava di "azione concreta e immediata di riduzione della spesa
legata alle attività politiche e istituzionali". "Si
riducono costi della politica ". Finalmente,
verrebbe da aggiungere subito. L'affermazione suona come una risposta
lapidaria, e incontrovertibile, alla domanda di trasparenza, sobrietà
e responsabilità che è salita di nuovo alta nel Paese. Di
più. Occhieggiando al movimento di Beppe Grillo, lo stesso Romano
Prodi ha detto che sì, la "seria moralizzazione"
piacerà al popolo del V-Day, una spina nel fianco di cui, a cavallo
tra legge finanziaria, abolizione dello "scalone" delle pensioni,
legge Biagi e leadership del Partito democratico, il presidente del Consiglio
avrebbe fatto volentieri a meno. Insomma il Governo intende, tra l'altro,
tagliare i rimborsi a partiti e parlamentari,
propone di dimezzare il numero di senatori e deputati, interviene per far
dimagrire i consigli di amministrazione, diminuire le consulenze, eliminare i
consigli di quartiere in 70 Comuni, disboscare le comunità montane,
ridurre il numero dei consiglieri comunali e provinciali, chiudere la
società Stretto di Messina, dispendioso simbolo della
progettualità berlusconiana. Un miliardo di euro, ecco l'ammontare dei
risparmi possibili. Era tempo, del resto, che il ministro per l'Attuazione
del programma, Giulio Santagata, lavorava su questo tema. Continua "
pagina 11 l'articolo prosegue in altra pagina.
Quei tagli ai costi della politica
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
POLITICA E SOCIETA data: 2007-10-01 - pag: 11 autore: DALLA PRIMA Quei tagli
ai costi della politica Anzi, in primavera aveva
già messo su bianco una bozza di disegno di legge, quantificando i
termini di un gigantesco e intricato problema. Si pensi alle società
controllate dagli enti locali: oltre 7.500, ognuna delle quali col suo bel
consiglio di amministrazione e il suo staff, con Comuni che ne hanno
più di 30 solo per la promozione del turismo e la gestione delle aree.
Per non dire delle comunità montane, di cui fanno parte 4.201 Comuni
su un totale di 8.103. I consiglieri comunali sono 120 mila, i provinciali
3000, i regionali 1.100, i circoscrizionali 10.500, i "montanari"
12.800, i parlamentari nazionali 951, quelli europei 78. In totale un
esercito di oltre 427 mila eletti. Era pronto in bozza, il disegno di legge
"Santagata", ma nei mesi scorsi non riuscì a decollare dal
tavolo del ministro. Perché le resistenze, trasversali a tutti gli schieramenti
politici, si dimostrarono subito molto forti. A Roma, al centro (in
Parlamento), e in periferia ( Regioni, Province, Comuni). E ora il Governo
prova a (ri) mettersi in pista su questo tema scivoloso. Tra buone
intenzioni, qualche omissione e soprattutto molte incognite. La stretta sui
voli di Stato, per esempio, può essere considerata utile sotto ogni
profilo, compreso quello prevalente dell'immagine. Lo stesso si può
dire della decisione di utilizzare auto blù di cilindrata media non
superiore ai 1600 cc, o della decisione per la quale la pubblica
amministrazione si servirà della tecnologia Voip (via internet) per
telefonare. Verranno finalmente tagliati i 110 enti "inutili" che
ci trasciniamo sulle spalle da decenni? Se sarà la volta buona non
resterà che complimentarsi per l'operazione. Ma immaginiamo che
impatto positivo sull'opinione pubblica avrebbe avuto il taglio
dell'istituzione-provincia, di cui si ragiona da tempo. O che straordinaria
figura avrebbe fatto il Governo a portare a 15 il numero dei suoi ministri,
riaccorpando competenze (si pensi al Lavoro, Welfare e Famiglia o ai
TrasportiInfrastrutture) sciaguratamente "spacchettate" all'atto di
formazione dell'Esecutivo nel 2006. Quanto al dimezzamento di senatori e
deputati, l'indicazione del Governo vale come "moral suasion".
Niente più. La materia è di competenza delle Camere, che la
stanno esaminando (il testo approvato in commissione a Montecitorio prevede
500 deputati e 250 senatori). Inoltre il Governo, presentando il suo progetto
di riforme istituzionali, prospetta la necessità di rafforzare
l'articolo 138 della Costituzione rendendo
obbligatoria la maggioranza dei due terzi del Parlamento per approvare leggi
di revisione costituzionale. Un modo per avere, sempre, soluzioni che coinvolgano
le opposizioni. Ma allo stesso tempo il Governo afferma che "in ogni
caso dovrà essere mantenuta la facoltà di sottoporre a
referendum le leggi di revisione costituzionale". Giustamente, si
è chiesto il presidente della commissione Affari costituzionali della
Camera, Luciano Violante: e se il Parlamento approva una riforma con la
maggioranza di due terzi dei voti ed il voto popolare, in seguito, la boccia,
che legittimazione hanno più le Camere? In ogni caso il Governo, a
partire dai tagli per i rimborsi elettorali dei partiti
e quelli delle indennità dei parlamentari, dovrà attrezzarsi,
in Parlamento, per una battaglia non scontata. La stessa che, ancora
più forte, sarà intrapresa dalla grande lobby degli enti
locali. è un passaggio strettissimo. Di qua la
riduzione, difficile, dei costi della politica. Di
là la pressione frutto di un'altra pressione,quella fiscale. Pagina 15
della presentazione della legge finanziaria 2008: la pressione fiscale
è stata del 40,6% nel 2005 e del 42,3% a fine 2006. Nel 2007
salirà al 43,1%, nel 2008 sarà al 43 per cento. è
prevista " tornare" al 42,3% a fine legislatura, nel 2011. Non deve
meravigliare se tanti occhi scrutano severi cosa accade, o non accade, sul
fronte dei costi della politica. Guido Gentili
gentili.guido@libero.it.
Deficit nella sanità, prestito dallo Stato
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
TESTO FINANZIARIA data: 2007-10-01 - pag: 46 autore: Deficit nella
sanità, prestito dallo Stato 3. Al fine di assicurare il necessario
coordinamento e la migliore finalizzazione di tutti gli interventi a favore
delle isole minori e ferme restando le contribuzioni per i progetti
già approvati con i decreti del ministero dell'Interno del 13 dicembre
2004 e 8 novembre 2005, le risorse iscritte sul fondo per la tutela e lo
sviluppo delle isole minori di cui all'articolo 25, comma 7 della legge 28
dicembre 2001, n. 448 dello stato di previsione del ministero dell'Interno,
sono trasferite al fondo di cui al comma 2 alla presidenza del Consiglio dei
ministri - Dipartimento per gli affari regionali . 4. Il ministero
dell'Economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri
decreti le occorrenti variazioni di bilancio. ARTICOLO 22 Disposizioni a
favore delle minoranze slovene nonché a favore delle minoranze linguistiche
storiche 1. Per le finalità previste dall'articolo 10 della legge 23
febbraio 2001, n. 38 è autorizzata la spesa annua, per un quinquennio,
di euro 66.200,00, a decorrere dall'anno 2008. 2. A decorrere dal 2008
l'autorizzazione della spesa per il Fondo nazionale
per la tutela delle minoranze linguistiche, istituito dall'articolo 9 della
legge 15 dicembre 1999, n. 482 è di euro 6 milioni. A decorrere dalla
stessa data il limite dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 15
della stessa legge è di euro 5 milioni. ARTICOLO 23 Attuazione dei
Piani di rientro regionali in materia sanitaria 1. In attuazione degli
accordi sottoscritti tra lo Stato e le Regioni Lazio, Campania, Molise e
Sicilia ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n.
311, con i quali le regioni interessate si obbligano al risanamento
strutturale dei relativi servizi sanitari regionali, anche attraverso la
ristrutturazione dei debiti contratti: a) lo Stato è autorizzato ad
anticipare alle predette Regioni, nei limiti di un ammontare complessivamente
non superiore a 9.100 milioni di euro, la liquidità necessaria per
l'estinzione dei debiti contratti sui mercati finanziari e dei debiti
commerciali cumulati fino al 31 dicembre 2005, determinato in base ai
procedimenti indicati nei singoli Piani e comunque al netto delle somme
già erogate a titolo di ripiano disavanzi; b) le Regioni interessate,
in funzione delle risorse trasferite dallo Stato di cui al punto a), sono
tenute a restituire, in un periodo non superiore a trenta anni, le risorse
ricevute. Gli importi così determinati sono acquisiti in appositi
capitoli del bilancio dello Stato. 2. All'erogazione delle somme di cui al
comma 1, da accreditarsi su appositi conti correnti intestati alle emregioni
interessate, lo Stato procede, anche in tranches successive, a seguito del
riaccertamento definitivo e completo del debito da parte delle Regioni
interessate, con il supporto dell'advisor contabile, come previsto nei
singoli Piani di rientro, e della sottoscrizione di appositi contratti, che
individuano le condizioni per la restituzione, da stipularsi fra il ministero
dell'Economia e delle finanze e ciascuna regione. All'atto dell'erogazione le
Regioni interessate provvedono all'immediata estinzione dei debiti pregressi
per l'importo corrispondente e trasmettono tempestivamente la relativa
documentazione ai ministeri dell'Economia e delle finanze e della Salute. 3.
In presenza della sottoscrizione dell'Accordo con lo Stato per il rientro dai
deficit sanitari, ai sensi dell'articolo 180 della legge 30 dicembre 2004, n.
311, alle Regioni interessate che non hanno rispettato il patto di
stabilità interno in uno degli anni precedenti il 2007 spetta l'accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato previsto per l'anno di riferimento dalla
legislazione vigente, nei termini stabiliti dal relativo Piano. Capo III
Missione 4 - l'Italia in Europa e nel mondo ARTICOLO 24 Disposizioni in
materia di organicie di personale utilizzato dagli uffici locali all'estero
1. In coerenza con il processo di revisione organizzativa di cui
all'articolo 1, comma 404, lettera g), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, con
decreto del ministro degli Affari esteri di concerto con il ministro
dell'Economia e delle Finanze da emanare, entro il mese di giugno 2008, sono
individuate le tipologie professionali connesse con lo svolgimento
dell'azione degli Uffici all'estero, con l'obiettivo di razionalizzare la
spesa destinata alle relative funzioni e di ridurre quella relativa
all'utilizzazione degli esperti di cui all'articolo 168 del Dpr n. 18 del
1967. 2. Il contingente di cui all'articolo 152 del Dpr 5 gennaio 1967, n. 18
e successive modificazioni viene conseguentemente adeguato con decreto del
ministro degli Affari esteri di concerto con il ministro dell'Economia e
delle finanze. 3. Quota parte delle risorse derivanti dalle iniziative di cui
ai commi precedenti, previa verifica e accertamento, è destinata ad
alimentare, nel limite di 5 milioni per l'anno 2008 e nel limite di 7,5
milioni a decorrere dall'anno 2009,il fondo di cui all'articolo3,comma 39
della legge 24 dicembre 2003, n. 350, che per l'anno 2008 è integrato
di 45 milioni di euro, e a decorrere dall'anno 2009 è integrato di
42,5 milioni di euro. 4. Nel medesimo fondo confluiscono, altresì, le
entrate accertate ai sensi dell'articolo 1, comma 568 della legge 27 dicembre
2006, n. 296, nel maggior limite di 40 milioni di euro, nonché quota parte
delle dotazioni delle unità previsionali di base dello stato di
previsione del ministero degli Affari esteri, da porre a disposizione degli
uffici all'estero. 5. A tal fine il ministro dell'Economia e delle finanze, su
proposta del ministro degli Affari esteri, è autorizzato a effettuare,
con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. 6. Per il
perseguimento delle finalità istituzionali e per assicurare il proprio
funzionamento, le Rappresentanze diplomatiche e gli Uffici consolari di
1Ucategoria sono dotati di autonomia gestionale e finanziaria. 7. Con decreto
adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n.
400, sono disciplinate le modalità applicative della disposizione di
cui al comma 6. ARTICOLO 25 Organizzazione G8 in Italia e approvazione della
decisione comunitaria n. 2007/436/Ce, Euratom 1. Perl'organizzazione del
vertice G8 previsto per il 2009 è stanziata la somma di euro 30
milioni per l'anno 2008. 2. Piena e diretta esecuzione è data alla
decisione n. 2007/436/Ce, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, relativa
al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee, a decorrere
della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto
dall'articolo 11, paragrafo 3, della decisione stessa. ARTICOLO 26 Incremento
contributo ordinario dell'istituto per lo sviluppo della formazione
professionale dei lavoratori 1. Per consentire all'Istituto per lo sviluppo
della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), istituito dall'articolo
22 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, di svolgere le proprie funzioni
istituzionali nonché di completare i processi di stabilizzazione previsti
dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli anni 2008, 2009 e 2010 il
contributo ordinario annuale per il funzionamento e le attività
dell'Istituto medesimo è incrementato di ulteriori 30 milioni di euro,
a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del
decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge
19 luglio 1993, n. 236, con riduzione, per gli anni 2008 e 2009, delle somme
di cui all'articolo 1, comma 1209, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per
l'anno 2010 si provvede a valere sulle risorse del medesimo Fondo per
l'occupazione di cui all'articolo 1,comma 7, del decreto legge 20 maggio
1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993,
n.236. Capo IV Missione 5- Difesa e sicurezza del territorio ARTICOLO 27
Professionalizzazione delle Forze armate 1. Gli importi previsti dalla
tabella A allegata alla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché dalla tabellaC
allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 226, così come rideterminati
dall'articolo 1, comma 570, della legge 27 dicembre 2006,n.296,sono
incrementati di 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. CapoV
Giustizia ARTICOLO 28 Razionalizzazione del sistema delle intercettazioni
telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione informatica o
telematica 1. Il ministero della Giustizia provvede entro il 31 gennaio 2008 ad
avviare la realizzazione di un sistema unico nazionale
delle intercettazioni telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione
informatica o telematica disposte o autorizzate dall'autorità
giudiziaria, anche attraverso la razionalizzazione delle attività
attualmente svolte dagli uffici dell'Amministrazione della giustizia.
Contestualmente si procede all'adozione dei provvedimenti di cui
all'articolo96, deldecretolegislativo 1U agosto 2003, n. 259 e successive
modificazioni. 2. Il ministero della Giustizia, di concerto con il ministero
dell'Economia e delle finanze, procede al monitoraggio dei costi complessivi
delle attività di intercettazione disposte dall'autorità
giudiziaria. Capo VI Missione 7- Ordine pubblico e sicurezza ARTICOLO 29
Riattribuzione delle funzioni istituzionali del personale in posizione di
comando appartenente alle Forze di polizia e al Corpo nazionale
dei vigili del fuoco 1. A decorrere dal 1U febbraio 2008, il trattamento
economico fondamentale ed accessorio attinente alla posizione di comando del
personale appartenente alle Forze di polizia e al Corpo nazionale
dei vigili del fuoco è posto a carico delle Amministrazioni
utilizzatrici dello stesso. Resta fermo il divieto di cumulabilità
previsto dall'articolo 3, comma 63, della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
ARTICOLO 30 Fondo ministro dell'Interno per spese correnti sicurezza e
soccorso pubblico 1. Per l'anno 2008, è istituito nel bilancio del
ministero dell'Interno un fondo di parte corrente per le esigenze di
funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, ad esclusione delle
spese per il personale e di quelle destinate al ripianamento delle posizioni
debitorie, con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di
euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale
dei vigili del fuoco, da ripartire con uno o più decreti del ministro
dell'Interno da comunicare, anche con evidenze informatiche, al ministero
dell'Economia e delle finanze, tramite l'Ufficio centrale di bilancio, nonché
alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti. ARTICOLO 31
Sicurezza della navigazione 1. Per l'anno 2008 è autorizzata la spesa
di 20 milioni di euro da iscrivere nel Fondo di cui all'articolo 1, comma
1331, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da ripartire, per le esigenze di
funzionamento e per l'esercizio dei compiti di vigilanza e controllo
operativi in materia di sicurezza delle navi e delle strutture portuali
svolti dal Corpo delle capitanerie di porto Guardia costiera, con decreto del
ministro dei Trasporti, da comunicare anche con evidenze informatiche, al
ministero dell'Economia e delle finanze, tramite l'ufficio centrale del
bilancio. 2. Al fine di sviluppare la componente aeronavale e dei sistemi di
comunicazione del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia costiera
è autorizzata la spesa di 5 milionidi euro per l'anno 2008, 10 milioni
di euro per l'anno 2009 e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e
2011. Capo VI Missione 8- Soccorso civile ARTICOLO 32 Chiusura dell'emergenza
conseguente alla crisi sismica Umbria e Marche 1997 1. Al decreto legge 30
gennaio 1998, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 marzo 1998,
n. 61, sono apportate le seguenti modificazioni: a)
dopoilcomma7dell'articolo2 è aggiunto il seguente comma: "7-bis.
Alla cessazione dello stato di emergenza,le regioni completano gli interventi
di ricostruzione e sviluppo nei rispettivi territori secondo le disposizioni
del presente decreto e dei piani e programmi predisposti in attuazione delle
ordinanze emanate, durante la vigenza dello stato di emergenza, dal
presidente del Consiglio dei ministri, dal ministro dell'Interno e dai
Commissari delegati"; b) al comma 7 dell'articolo 3 le parole:
"alla fine dello stato di emergenza "sono sostituite con le parole:
"al 31 dicembre 2012"; c) dopo l'articolo 10 è aggiunto il
seguente: "Articolo 10-bis. Alla cessazione dello stato di emergenza
dichiarato a seguito del sisma del 16 dicembre 2000, che ha interessato i
comuni della provincia di Terni, continuano ad applicarsi l'articolo 1, commi
4 e 5 dell'ordinanza del ministro dell'Interno, delegato per il coordinamento
della protezione civile 22 dicembre 2000, n. 3101, e l'articolo 6
dell'ordinanza del ministro dell'Interno, delegato per il coordinamento della
Protezione civile 12 aprile 2001, n. 3124"; d) dopo il comma 5
dell'articolo 12 è aggiunto il seguente: "6. Alla cessazione
dello stato di emergenza, per il quinquennio 2008 - 2012, i contributi di cui
ai commi 2 e 3 sono determinati annualmente ed erogati agli entilocali dal
ministero dell'Interno nell'ambito dei trasferimenti erariali ordinari in
favore degli enti stessi. La determinazione ed erogazione avvengono assumendo
come base di calcolo le certificazioni analitiche del ministero dell'Interno
relative all'anno 2006 e i relativi importi sono progressivamente ridotti
nella misura di un quinto per ciascun anno del suddetto quinquennio ";
Continua " pagina 47 l'articolo prosegue in altra pagina.
Criteri più severi sulle comunità montane
(
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore del lunedì sezione:
TESTO FINANZIARIA data: 2007-10-01 - pag: 46 autore: Criteri più
severi sulle comunità montane " Continua da pagina 45 ARTICOLO 14
Scioglimento dei consigli comunali nei casi di mancata approvazione del
bilancio 1. Ai fini dell'approvazione del bilancio di previsione degli enti
locali e della verifica della salvaguardia degli equilibri di bilancio sono
confermate per l'anno 2008,le disposizioni di cui all'articolo 1, comma
1-bis, del decreto legge 30 dicembre 2004, n. 314, convertito, con
modificazioni, dalla legge 1 marzo 2005, n. 26. ARTICOLO 15 Disposizioni
varie per gli enti locali 1. I trasferimenti erariali per l'anno 2008 in
favore di ogni singolo ente locale sono determinati in base alle disposizioni
recate dall'articolo 1, comma 696, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. 2.
Le disposizioni in materia di compartecipazione provinciale al gettito
dell'imposta sul reddito delle persone fisiche di cui all'articolo 31, comma
8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, confermate, da ultimo, per l'anno
2007, dall'articolo 1, comma 697, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono
prorogate per l'anno 2008. 3. Il comma 10 dell'articolo 25 della legge 28
dicembre 2001, n. 448 è abrogato ed è conseguentemente
soppressa l'autorizzazione di spesa prevista al comma 11 dello stesso
articolo 25. ARTICOLO 16 Razionalizzazione e contenimento dei costi
dell'esercizio associato delle funzioni comunali 1. L' articolo 27 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni,
è sostituito dal seguente: "1. Le Comunità montane sono
Unioni di comuni, anche appartenenti a province diverse, costituite per la
valorizzazione delle zone montane, per l'esercizio di funzioni proprie, di
funzioni conferite e per l'esercizio associato delle funzioni comunali. 2. La
Comunità montana ha un organo rappresentativo e un organo esecutivo
composti da sindaci, assessori o consiglieri dei comuni partecipanti. Il
presidente può cumulare la carica con quella di sindaco di uno dei
comuni della comunità. I rappresentanti dei Comuni della
Comunità montana sono eletti dai consigli dei Comuni partecipanti. 3.
La Regione individua, concordandoli nelle sedi concertative di cui
all'articolo4,gli ambiti o le zone omogenee per la costituzione delle
comunità montane, in modo da consentire gli interventi per la
valorizzazione della montagna e l'esercizio associato delle funzioni
comunali. La costituzione della comunità montana avviene con
provvedimento del presidente della Regione, tra non meno di tre comuni
situati per almeno l'ottanta per cento della loro superficie al di sopra di
cinquecento metri di altitudine sopra il livello del mare ovvero tra non meno
di tre comuni situati per almeno il cinquanta per cento della loro superficie
al di sopra di cinquecento metri di altitudine sul livello del mare e nei
quali il dislivello tra la quota altimetrica inferiore e la superiore non
è minore di cinquecento metri. Nelle regioni alpine il limite minimo
di altitudine ed il dislivello della quota altimetrica, di cui al periodo
precedente, sono di seicento metri. Non possono far parte delle
comunità montane i capoluoghi di provincia e i comuni con popolazione
complessiva superiore a 40.000 abitanti. 4. I criteri di cui al comma 3 valgono
ai fini della costituzione delle comunità montane e non rilevano in
ordine ai benefici e agli interventi speciali per la montagna stabiliti
dall'Unione europea e dalle leggi statali e regionali. Con decreto del
presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli
Affari regionali e le autonomie locali, di concerto con i ministri
dell'Interno e dell'Economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza
unificata, sono definiti i criteri generali per l'individuazione dei
territori da considerare montani. 5. Laleggeregionaledisciplina le
Comunità montane stabilendo in particolare: a) le modalità di
approvazione dello statuto; b) le procedure di concertazione; c) la
disciplina dei piani zonali e dei programmi annuali; d) i criteri di ripartizione
tra le Comunità montane dei finanziamenti regionali e di quelli
dell'Unione europea; e) i rapporti con gli altri enti operanti nel
territorio. 6. Al Comune montano nato dalla fusione dei Comuni il cui
territorio coincide con quello di una Comunità montana sono assegnate
le funzioni e le risorse attribuite alla stessa in base a norme comunitarie,
nazionali e regionali. Tale disciplina si applica anche nel caso in cui il
comune sorto dalla fusione comprenda comuni non montani. Con la legge regionale
istitutiva del nuovo comune si provvede allo scioglimento della
Comunità montana. 7. Ai fini della graduazione e differenziazione
degli interventi di competenza delle Regioni e delle Comunità montane,
le Regioni, con propria legge, possono provvedere ad individuare nell'ambito
territoriale delle singole Comunità montane fasce altimetriche di
territorio, tenendo conto dell'andamento orografico, del clima, della
vegetazione, delle difficoltà nell'utilizzazione agricola del suolo,
della fragilità ecologica, dei rischi ambientali e della realtà
socio- economica. 8. Ove in luogo di una preesistente Comunità montana
vengano costituite più Comunità montane, ai nuovi enti spettano
nel complesso i trasferimenti erariali attribuiti all'ente originario,
ripartiti in attuazione dei criteri stabiliti dall'articolo 36 del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 e successive modificazioni. ". 2.
Alla data di entrata in vigore della presente legge i Comuni che non
rispondono alle caratteristiche previste dal comma 3 dell'articolo 27 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come modificato dal precedente
comma, cessano di appartenere alla Comunità montana. Alla medesima
data sono soppresse le comunità montane che, anche in conseguenza di
quanto dispo-sto nel periodo precedente, risultano costituite da meno di tre
Comuni. I poteri degli organi delle Comunità montane soppresse sono
prorogati per sessanta giorni, ai soli fini di assumere le determinazioni
inerenti la ripartizione delle risorse umane, finanziarie e strumentali e le
altre determinazioni conseguenti alla soppressione, senza corresponsione di
indennità. Decorso il predetto termine, le determinazioni sono assunte
dal presidente della Regione, sentiti i Comuni interessati. I Comuni che la
componevano succedono ad ogni effetto, anche processuale, alla
Comunità montana soppressa, nel rispetto dei principi di
solidarietà attiva e passiva per quanto concerne i rapporti
obbligatori. Negli altri casi, sempre con decorrenza dalla data di entrata in
vigore della presente legge, il numero dei componenti degli organi della
Comunità montana si riduce in modo corrispondente al numero dei comuni
che cessano di farne parte. 3. Le Regioni, entro tre mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge, adottano disposizioni normative,
sulla base di accordi stipulati nei consigli delle autonomie locali o in
altra sede di concertazione prevista dai propri ordinamenti, al fine di
ridurre i componenti degli organi rappresentativi ed esecutivi delle
comunità montane e delle unioni dei comuni in misura non inferiore
alla metà ed entro i successivi tre mesi provvedono ad adeguare la
propria legislazione ai principi di coordinamento della finanza pubblica
stabiliti dall'articolo 27 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come
modificato dal presente articolo. 4. Entro un anno dalla data di entrata in
vigore della presente legge, il ministro per gli affari regionali e le
autonomie locali coordina, in sede di Conferenza unificata, una verifica
sull'applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo,
comunicandone gli esiti al Parlamento con una relazione. 5. A decorrere
dall'anno 2008 il fondo ordinario di cui all'articolo 34, comma 1, lettera
a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 è ridotto di euro
66.800.000 annui, corrispondenti ai contributi delle Comunità montane
soppresse. ARTICOLO 17 Eliminazione dei consigli circoscrizionali nei Comuni
con popolazione inferiore a 250.000 abitanti e riduzione del numero dei
consiglieri comunali e provinciali e degli assessori comunali e provinciali
1. All'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono
apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 1 le parole: "100.000
abitanti" sono sostituite dalle seguenti: "250.000 abitanti";
b) al comma 3 le parole: "30.000 e i 100.000" sono sostituite dalle
seguenti: "100.000 e i 250.000"; c) al comma 5 la parola:
"300.000" è sostituita dalla seguente: "250.000".
2. L'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive
modificazioni, è sostituito dal seguente: "Articolo 37 -
(Composizione dei consigli) - 1. Il consiglio comunale è composto dal
sindaco e: a) da 60 membri nei comuni con popolazione superiore a un milione
di abitanti; b) da 50 membri nei comuni con popolazione superiore a 500.000
abitanti; c) da 46 membri nei comuni con popolazione superiore a 250.000
abitanti; d) da 32 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000
abitanti o che, pur avendo popolazione inferiore, siano capoluoghi di
provincia; e) da 24 membri nei comuni con popolazione superiore a 50.000
abitanti; f) da 22 membri nei comuni con popolazione superiore a 30.000
abitanti; g) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 10.000
abitanti; h) da 12 membri nei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti;
i) da 10 membri negli altri comuni. 2. Il consiglio provinciale è
composto dal presidente della provincia e: a) da 36 membri nelle province con
popolazione residente superiore a 1.400.000 abitanti; b) da 28 membri nelle
province con popolazione residente superiore a 700.000 abitanti; c) da 24
membri nelle province con popolazione residente superiore a 300.000 abitanti;
d) da 20 membri nelle altre province. 3. Il presidente della provincia e i
consiglieri provinciali rappresentano l'intera provincia. 4. La popolazione
è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento
ufficiale.". 3. All'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, la parola:
"sedici" è sostituita dalla seguente: "dodici.". 4.
Il presente articolo si applicaa decorrere dalle prime
elezioni per il rinnovo di ciascun consiglio comunale e provinciale,
successive alla data di entrata in vigore della presente legge. 5. Entro
trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le
amministrazioni locali adeguano gli importi dei gettoni di presenza di cui all'articolo 82 del decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267, al limite massimo previsto dal decreto di cui al comma 8 del medesimo
articolo 82, se allo stesso superiori. ARTICOLO 18 Eliminazione
dell'indennità di missione per i gli amministratori locali 1.
L'articolo 84 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive
modificazioni, è sostituito dal seguente: "Articolo 84. -
(Rimborso spese di viaggio) - 1. Agli amministratori che, in ragione del loro
mandato, si rechino fuori del capoluogo del comune ove ha sede il rispettivo
ente, previa autorizzazione del capo dell'amministrazione, nel caso di
componenti degli organi esecutivi, ovvero del presidente del Consiglio, nel
caso di consiglieri, sono dovuti esclusivamente il rimborso delle spese di
viaggio effettivamente sostenute, nonché un rimborso forfetario
onnicomprensivo per le altre spese, nella misura fissata con decreto del
ministero dell'Interno e del ministero dell'Economia e delle finanze,
d'intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali. 2. La
liquidazione del rimborso delle spese è effettuata dal dirigente
competente, su richiesta dell'interessato, corredata della documentazione
delle spese di viaggio e soggiorno effettivamente sostenute e di una
dichiarazione sulla durata e sulle finalità della missione. 3. Agli
amministratori che risiedono fuori del capoluogo del Comune ove ha sede il
rispettivo ente, spetta il rimborso per le sole spese di viaggio
effettivamente sostenute, per la partecipazione a ognuna delle sedute dei
rispettivi organi assembleari ed esecutivi, nonché per la presenza
necessaria presso la sede degli uffici per lo svolgimento delle funzioni
proprie o delegate.". ARTICOLO 19 Contenimento di spese per aspettative
per mandato elettorale 1. All'articolo 81, comma 1, del decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, le parole: "Gli
amministratori locali di cui all'articolo 77, comma 2" sono sostituite
dalle seguenti: "I sindaci, i presidenti delle Province, i presidenti
dei Consigli comunali e provinciali, i presidenti delle Comunità
montane e delle unioni di Comuni, nonché i membri delle giunte di Comuni e
Province". ARTICOLO 20 Norma di indirizzo alle Regioni per la riduzione
dei costi derivanti da duplicazione di fruizioni 1. Anche ai fini del
coordinamento della finanza pubblica, in attuazione dell'articolo 118 della
Costituzione, lo Stato e le Regioni, nell'ambito di rispettiva competenza
legislativa, provvedono all'accorpamento o alla soppressione degli enti,
agenzie od organismi, comunque denominati, titolari di funzioni in tutto o in
parte coincidenti con quelle assegnate agli enti territoriali e alla
contestuale riallocazione delle stesse agli enti locali, secondo i principi
di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. 2. I Comuni e le
Province provvedono alla soppressione degli enti, agenzie e organismi,
comunque denominati, istituiti dai medesimi enti locali nell'ambito della
rispettiva potestà regolamentare e titolari di funzioni in tutto in
parte coincidenti con quelle svolte dagli enti locali medesimi. ARTICOLO 21
Fondo nazionale per la montagnae Fondo di sviluppo delle isole minori 1. Per
il finanziamento del Fondo nazionale per la montagna, di cui all'articolo 2
della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e successive modificazioni, è
autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l'anno 2008 e 10 milioni di
euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010. 2. è istituito, presso la
presidenza del Consiglio dei ministri- Dipartimento per gli affari regionali,
il Fondo di sviluppo delle isole minori, con una dotazione finanziaria pari a
34 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. Il fondo finanzia interventi
specifici nei settori dell'energia, dei trasporti e della concorrenza,
diretti a migliorare le condizioni e la qualità della vita nelle
suddette zone, oltre a misure dirette a favorire le imprese insulari in modo
che le stesse possano essere ugualmente competitive. All'erogazione del fondo
si provvede sulla base del Documento triennale unico di programmazione isole
minori ( Dupim),elaborato dall'Associazione nazionale isole minori (Ancim),
nel quale sono indicati i singoli interventi e le relative quantificazioni,
approvato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta
del ministro per gli Affari regionali e le autonomie regionali e del ministro
dell'Interno, di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze,
sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo
28 agosto 1997, n. 281.
Parlamentari, indennità frenate
(
da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 01-10-2007)
Il Sole-24 Ore sezione: POLItICA E SOCIETA
data: 2007-09-30 - pag: 14 autore: Costi della politica.
Le misure in Finanziaria: l'aumento automatico non può superare il 50%
degli alti magistrati Parlamentari, indennità frenate Tagliati del 10%
i rimborsi elettorali ai partiti: tra i 15 e i 20
milioni i risparmi Mariolina Sesto ROMA Il Parlamento non c'è ancora
riuscito. Ora ci prova il Governo. Che con la Finanziaria tenta la riduzione
delle indennità dei parlamentari e il taglio dei rimborsi elettorali
ai partiti. Il congelamento degli aumenti previsti
per gli stipendi dei parlamentari andato in porto alla Camera ma non al
Senato ora viene bloccato per legge. Anche se non del tutto: l'adeguamento
alla busta paga del presidente di Cassazione non potrà superare la
quota del 50 per cento. "Noi abbiamo fatto di più – commenta il
questore della Camera Gabriele Albonetti –: abbiamo rinunciato del tutto a
quell'aumento". Una decisione che tuttavia non ha forza di legge e che
potrebbe essere impugnata da un qualunque parlamentare. Se la Finanziaria
passerà, invece, il privilegio cadrà una volta per tutte. Meno soldi ai partiti Altro che ritorno al
finanziamento pubblico dei partiti, ipotesi che negli ultimi
mesi si era riaffacciata in Parlamento. Il Governo chiede con la manovra una
decurtazione del 10% ai rimborsi che le formazioni politiche ricevono
annualmente sulla base dei voti ottenuti nella varie tornate elettorali.
Questa misura vale – secondo i calcoli del ministero per l'Attuazione del
programma – tra i 15 e i 20 milioni di euro all'anno, una cifra che deve
però essere ancora "vistata" dalla Ragioneria. Enti locali
Cospicui sono poi i risparmi di spesa conseguenti al taglio del 20% dei
consiglieri comunali e provinciali: a regime, cioè quando saranno
rinnovati tutti in consigli d'Italia, verranno recuperati 205 milioni di
euro. Altri 24 milioni di euro verranno risparmiati grazie al nuovo tetto
posto agli assessori comunali e provinciali: non più un massimo di 16
ma di dodici. Ma la stretta sugli amministratori locali non si ferma qui:
quando andranno in missione non otterranno più alcuna indennità.
Potranno solo chiedere un rimborso delle spese sostenute durante il viaggio.
E ancora: le loro aspettative per mandato elettorale verranno limitate sempre
in funzione di contenimento delle spese. Altri 100 milioni di euro
produrrà infine il colpo di scure sulle circoscrizioni: quest'organo
sparirà in circa 70 comuni (quelli fra i 30mila e i 100mila abitanti).
E se si considera che la carica di consigliere di circoscrizione è
remunerata con 751 euro lordi mensili, il risparmio dovrebbe superare i 79 milioni
di euro all'anno. A ciò bisogna aggiungere che tre quarti delle
circoscrizioni esistenti nelle città tra i 100mila e i 250mila
abitanti diventeranno gratuite, con un risparmio massimo a regime di 21
milioni di euro. Insomma, il popolo del V-day può ritenersi soddisfatto,
commenta il premier Romano Prodi. "Abbiamo cominciato – spiega il
presidente del Consiglio - una azione di seria moralizzazione e credo che
questo piaccia. Naturalmente queste operazioni non sono mai sufficienti
perché devono essere fatte saggiamente, prolungate negli anni e applicate
". E soprattutto sono adesso attese alla prova del Parlamento. Non a
caso Prodi si rivolge direttamente a deputati e senatori: "Da loro ora
mi aspetto una comprensione forte e condivisa nel corso dell'esame parlamentare".
ENTI LOCALI Con la riduzione del 20% degli eletti comunali e provinciali
saranno recuperati 205 milioni Stretta sulle missioni CIRCOSCRIZIONI Il calo
dei consiglieri di quartiere frutterà 100 milioni. La figura
sparirà in circa 70 municipi tra i 30 e i 100mila abitanti.
Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica
(
da "Corriere della Sera (Abbonati)" del 01-10-2007)
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Primo Piano - data: 2007-10-01 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE LA
POLEMICA Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica
ROMA - E' a distanza, ma è duro il botta e
risposta tra Fausto Bertinotti e Piero Fassino sui costi della politica. Il presidente della Camera, a "Liberafesta",
punzecchia il leader dei Ds, che giorni fa gli aveva scritto per chiedere di
bloccare gli aumenti automatici ai deputati: "Le proposte di Fassino sui
costi della politica? Sono condivisibili, ma non ho visto proposte di legge
depositate da lui alla Camera...", la stoccata di Bertinotti, che al
leader Ds rimprovera anche l'apprezzamento per l'Ad della Fiat Sergio
Marchionne: "Tra Marchionne e il Papa sceglierei il socialismo ese
tertium non datur, uscirei di scena". Replica seccamente Fassino, ma
solo sul tema dei costi della politica:
"Bertinotti non può certo insegnarmi a fare il parlamentare, la
sua è una polemica pretestuosa: dei 10 punti da me indicati, 5 li ho
ritrovati in Finanziaria".
<Dimezziamo i costi delle circoscrizioni>
(
da "L'Adige"
del 01-10-2007)
Politica e sprechi, Paolazzi: "Noi
siamo l'alternativa a Grillo". Redolfi: "Anche i comuni sono
troppi" "Dimezziamo i costi delle
circoscrizioni" Le proposte: eliminazione dei "gettoni di presenza" e accorpamenti di STEFANO PIFFER A Trento sono dodici e
coprono tutto il territorio. Non solo la città, ma anche le zone a sud
(Ravina e Mattarello), a nord (Gardolo e Meano), passando per la collina
(Povo e Villazzano) e il monte Bondone. Sono le circoscrizioni, che la
nuova Finanziaria del Governo Prodi vorrebbe eliminare. L'autonomia trentina
presuppone una legge ad hoc e il governatore Lorenzo Dellai ha già
espresso parere decisamente contrario in merito a una soppressione. Ma i presidenti
dei dodici territori, pur contrari all'abolizione di quello che viene
definito uno strumento di democrazia e di collegamento fra le persone e le
istituzioni, non mancano di fare analisi equilibrate. In soldoni, le
circoscrizioni devono restare, ma sono davvero indispensabili tutte e dodici?
Il più diretto è Melchiore Redolfi , che "gestisce"
per l'ultimo mandato - visto che non pensa a una ricandidatura - il Centro
Storico e Piedicastello: "Sono uno strumento importante di
partecipazione democratica che avvicinano le persone alla politica. Ma
pensiamo ai numeri. Va bene, come propone la finanziaria, abbassare il numero
dei consiglieri comunali (a Trento si passerebbe da 50 a 32, ndr). Anche i
Comuni sono troppi (223, ndr). E, secondo me, un ritocco potrebbe essere
effettuato anche nelle circoscrizioni". Secondo lei, quale potrebbe
essere un numero adeguato? "Direi otto o nove. A Trento città ce
ne sono tre, che raggruppano circa ventimila abitanti ciascuna. Forse ne
basterebbero due. In periferia, la storia di ciascuna è diversa, sono
tutti ex comuni catastali. Ma forse si potrebbero accorpare Sardagna e il
Bondone. Oppure fondere in un'unica realtà Villazzano e Povo".
Anche Emanuele Lombardo (Oltrefersina) è convinto che "forse
dodici possono essere troppe" anche se poi puntualizza che "la
conformazione territoriale della città è molto peculiare e
raggruppare le diverse frazioni non è facile". E comunque, guai a
toccarle. "Dellai ha ragione quando parla di strumento importante per la
democrazia. La gente spesso percepisce il comune un po' distante e le
circoscrizioni possono essere degli interlocutori efficaci. Io sono
presidente da un paio d'anni e molta gente mi ferma e mi rivolge richieste, o
propone problematiche che poi giro a chi di dovere. A volte la risposta
è negativa, ma spesso si riesce a ottenere considerazione". Il
medesimo concetto è riproposto da Corrado Paolazzi , che si occupa
della zona di Gardolo. "Si rischia di sottovalutare il ruolo delle
circoscrizioni che è di mediazione. Siamo in contatto tutti i giorni
con la gente e raccogliamo segnalazioni e critiche. Forse bisognerebbe
invertire il processo attuale, in modo ascoltarci di più. Le cose
migliorerebbero. Noi siamo un'alternativa a Grillo, siamo una democrazia
rappresentativa. E qui che si formano le opinioni e si sentono i veri pareri
della gente. Una cosa che il Palazzo non sa fare". Sono un costo?
"Se i problemi sono i soldi, basterebbe togliere il gettone di presenza, le persone disposte a mettersi a disposizione
per la comunità ci sarebbero comunque. Gli sprechi sono da altre
parti. Che la politica abbia costi, è sacrosanto. Che i soldi vengano
buttati, è un altro discorso. Oppure si potrebbe ipotizzare che i
dodici presidenti siano anche consiglieri comunali. Così si
risparmierebbe di sicuro". E sull'unire le circoscrizioni? "Va bene
per Trento. Che differenza c'è fra Oltrefersina e San Giuseppe? Ma
mettere insieme realtà storicamente divise, la vedo difficile".
01/10/2007.
"costi politica, fausto eviti di farmi lezione"
(
da "Repubblica, La" del 01-10-2007)
Fassino "Costi
politica, Fausto eviti di farmi lezione" ROMA -
"Non ho visto proposte di legge depositate da Fassino" a
Montecitorio per ridurre i costi della politica.
"Non credo che il presidente Bertinotti possa insegnare a me come fare
il parlamentare". Botta e risposta tra il presidente della Camera,
Fausto Bertinotti, e il segretario dei Ds, Piero Fassino, convinto che la
polemica nei suoi confronti sia "pretestuosa". Anche perché,
ricorda, "alla vigilia della Finanziaria ho indicato (con una lettera a
Repubblica-ndr) dieci possibilità di riforma che riducessero i costi
della politica". "Cinque le ho ritrovate
con piacere nella Finanziaria - continua Fassino - quindi non c'è
bisogno che io presenti un disegno di legge. Sulle cinque
rimanenti ora presenterò il ddl necessario". Dal canto suo,
Bertinotti, che non si considera "per niente parte della casta",
riconosce però che "ci sono privilegi che vanno abbattuti per
difendere le prerogative dei parlamentari e della politica".
La Sicilia 1-10-2007
Sanità. La Sicilia non può essere commissariata.
Sanità, la Sicilia non può essere commissariata Antonio
Fiasconaro Palermo. Fra le misure inserite nella bozza della Finanziaria 2008,
approvata dal Consiglio dei ministri e che adesso dovrà andare al
vaglio dei due rami del Parlamento, c'è anche il via libera ad un
maxi-mutuo da circa 9 miliardi e 100 milioni di euro destinato a 5 delle sei
regioni che hanno mostrato disavanzi nella spesa sanitaria. Il mutuo riguarda
anche la Sicilia che potrà avvalersi di questo strumento per ripianare
le perdite del sistema sanitario regionale dal 2002 ad oggi. In realtà
il Consiglio dei ministri si è limitato a predisporre una bozza di
provvedimento che tiene fede ad uno dei due adempimenti a carico del governo
nazionale e frutto della firma dei piani di rientro con le regioni. In poche
parole, i piani di rientro sono accordi bilaterali nei quali le regioni
cedono parte della propria autonomia e si impegnano a rispettare, per tre
anni, i provvedimenti concordati e scritti nel piano, per parte sua il
governo ha due soli obblighi da rispettare pena la decadenza dell'accordo: il
via libera all'uso delle maggiori somme derivanti dalla ripartizione del fondo
sanitario nazionale e la concessione dei mutui per il ripiano dei disavanzi
pregressi. L'unica differenza fra la Sicilia e le altre regioni sta nella
clausola di commissariamento. Mentre quelle a statuto ordinario, come il
Lazio ad esempio, in caso di inadempienza potranno essere commissariate
ovvero funzionari statali si sostituiranno alla Regione per applicare il
piano, in Sicilia in virtù dello Statuto speciale e della clausola di
salvaguardia inserita nella finanziaria 2004 ed in quella 2005 che avevano
introdotto questo istituto, il commissariamento non sarebbe possibile. Il
rispetto del piano da parte regionale è comunque garantito dal fatto
che, trattandosi di un accordo bilaterale, se la Sicilia non dovesse adottare
tutti i tagli previsti dal piano nei tempi concordati Roma potrebbe ritirare
i fondi aggiuntivi e non concedere o bloccare in corso d'opera il mutuo
mettendo Palermo in serissimi guai finanziari. Una volta approvata la
finanziaria 2008, comunque, anche la Sicilia potrà contare sul suo
prestito. Il valore iniziale sarà di 1 miliardo e 300 milioni di euro
che dovrebbero bastare a coprire il disavanzo fin qui maturato fin dal 2002.
Le rate di rimborso saranno annuali, varranno 187 milioni ciascuna.
Nell'accordo si sono tenuti margini ampi rispetto a quanto accertato. A
fronte del detto miliardo e 300 milioni il mutuo potrebbe arrivare fino al
doppio di questa somma e potrà durare fino ad un massimo di
trent'anni.
Il Corriere della Sera
1-10-2007 Le grandi opere, sprechi e piani A3, un chilometro costa 20 milioni Salerno-Reggio,
il cantiere infinito. Da oggi i lavori sull'ultimo tratto. Nella manovra 100
milioni per il traffico merci
Sergio Rizzo
ROMA — Dicono gli esperti che si sarebbe fatto prima a costruire
un'autostrada nuova. Soprattutto, si sarebbe speso meno. Per costruire la
Salerno- Reggio Calabria ci sono voluti circa undici anni (dal 1963 al 1974)
e una somma che oggi corrisponderebbe a 5,6 milioni di euro a chilometro. Per
ammodernarla, di anni ne serviranno quattordici (dal 1998 al 2012) e si
spenderanno 20,3 milioni al chilometro. Il conto è di 9 miliardi di
euro, cioè 152 euro per ogni cittadino italiano, neonati e vegliardi
compresi. Naturalmente, salvo sorprese. Per avere un'idea di che cosa significa
una cifra del genere, basti pensare che per la realizzazione ex novo del
tracciato collinare dell'autostrada tirrenica sponsorizzato dall'ex ministro
delle Infrastrutture Pietro Lunardi e che l'attuale maggioranza contestava
per l'impatto ambientale e i suoi costi eccessivi dovuti a gallerie e
viadotti, era stata prevista una spesa di 14,9 milioni a chilometro.
DUE CORSIE — Ma chi pensa che, dopo aver
tirato fuori tutti questi quattrini, la sgarrupata A3 lascerà il posto
a una highway californiana, resterà probabilmente deluso. Dei 443
chilometri, i primi 53 saranno a tre corsie più quella d'emergenza.
Gli altri 390 rimarranno a due corsie, come oggi, più quella
d'emergenza. Molto più belle, molto più larghe, molto
più sicure. Ma sempre due: per una strada sulla quale passano 3.000
(tremila) Tir al giorno. Per non parlare dei disagi. Già ora ci sono
148 chilometri di cantieri. E oggi, primo ottobre, è la data prevista
per l'inizio dei lavori sul tratto compreso fra Bagnara Calabra e Reggio
Calabria. Nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi non
ha nascosto di essere terrorizzato, arrivando al punto da suggerire il rinvio
dell'apertura del nuovo cantiere. Ma il suo collega delle Infrastrutture
Antonio Di Pietro non ci sente. E neppure l'amministratore delegato
dell'Anas, Pietro Ciucci: il rinvio comprometterebbe tutta la tempistica dei
lavori. Almeno però Bianchi è riuscito a ottenere un centinaio
di milioni di euro dalla Finanziaria per alleviare un po' l'emergenza
nell'area dello Stretto agevolando il trasporto dei Tir via mare da Messina
al porto di Gioia Tauro, che farebbe scavalcare ai mezzi pesanti la terribile
strettoia di Reggio.
IL «GIRONE» — Un
pannicello caldo. Ma è meglio di niente. Da mesi il tratto calabrese
è un girone dantesco. I disagi vengono giustificati dall'Anas con il
fatto che i lavori devono essere fatti «in sede», senza interrompere la
circolazione dei veicoli. Ma questo spiega soltanto in parte perché il
calvario sia destinato a durare, nella migliore delle ipotesi, ancora fino al
2012. Un giorno di ottobre di tre anni fa l'ingegner Carlo Bartoli, direttore
centrale dell'Anas, ha allargato le braccia: «I gravi problemi della
Salerno-Reggio Calabria partono da un'errata concezione dei progetti, che ha
rallentato enormemente i lavori». Ma se la colpa vada addebitata (come
sempre!) a chi c'era prima, o piuttosto le responsabilità non vadano
cercate semplicemente, come ha detto non più tardi di un paio di mesi
fa Fausto Bertinotti, alla «impotenza della politica», di cui l'autostrada A3
sarebbe secondo il presidente della Camera «il monumento», poco importa.
Quello che conta è il risultato. E purtroppo l'autostrada Salerno-
Reggio Calabria non è nemmeno un'eccezione. Qualche mese fa Di Pietro
ha portato in Parlamento dei dati che dimostrano come un chilometro di linea
ferroviaria ad alta velocità costi 13 milioni di euro in Francia, 15
in Spagna e 44 (quarantaquattro) in Italia: dove i cantieri si sono aperti 13
anni fa e non c'è ancora un tratto completo di linea funzionante.
Intendiamoci, che la faccenda sia nata male e sia stata gestita peggio
ancora, non c'è alcun dubbio. Tutto cominciò con una legge del
1961. L'autostrada l'aveva fortemente voluta l'allora leader socialista
calabrese Giacomo Mancini che in seguito, come ministro dei Lavori pubblici,
avrebbe gestito direttamente l'operazione. I lavori durarono lo spazio di tre
cicli elettorali: quello del 1963, quello del 1968 e quello del 1972. E ne
furono fortemente influenzati: una deviazione o uno svincolo non si
negò a nessuno. È così che l'autostrada A3 in 443
chilometri di tracciato ha una cinquantina di uscite: una mediamente ogni
8,86 chilometri. Particolarità che ha sempre rappresentato un
deterrente formidabile per il suo «pedaggiamento». Quando l'Italstat ci aveva
messo gli occhi sopra, si calcolò che il costo per realizzare i
caselli avrebbe imposto un pedaggio tre volte superiore a quello praticato
sul resto della rete.
NIENTE CONTROLLI —
Ma senza caselli, vuol dire anche senza controlli. Quindi, terra di nessuno.
Così sulla Salerno-Reggio Calabria è successo di tutto. Dagli
scheletri rinvenuti nei canali di scolo, agli agguati a poliziotti e
carabinieri a colpi di lupara, alle rapine con abbordaggio dei veicoli in
transito: la più tragica finì con l'omicidio del piccolo
Nicholas Green. La Salerno-Reggio Calabria poteva costare pure il posto a un
ministro della Repubblica, quando nel 2005 il centrosinistra presentò
una mozione di sfiducia nei confronti di Lunardi per un clamoroso ingorgo con
centinaia di auto intrappolate sotto una tempesta di neve. Proprio Lunardi,
che nel 2001, sedendosi sulla poltrona di responsabile delle Infrastrutture,
aveva promesso: «L'autostrada sarà pronta nel 2004-2005. Ho già
chiesto che si paghi il pedaggio». A promettere aveva cominciato nel 1987
Bettino Craxi: la Salerno-Reggio Calabria sarebbe stata sistemata con 1.000
miliardi, ovvero 983 milioni di euro di oggi. Cinque anni più tardi i
miliardi erano diventati già 5 mila. Altri cinque anni e il preventivo
salì a 6 mila. Nel 1999 il procuratore nazionale Antimafia Piero Luigi
Vigna ammonì: «Nel Mezzogiorno arriveranno migliaia di miliardi per
grandi opere fra cui il raddoppio della Salerno- Reggio Calabria. La mafia
è già al lavoro». I lavori erano cominciati da un anno ma
andavano a rilento. E continuarono così. Nel 2004 la Fillea Cgil
denunciò che di quel passo sarebbero finiti nel 2040. Intanto il conto
era salito a 6,9 miliardi di euro. Ancora tre anni e si è arrivati
alla bellezza di 9 miliardi, con la previsione di chiudere nel 2011-2012. E
mancano sempre i caselli.
01 ottobre 2007
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