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ARCHIVIO   DI   DOSSIER “I COSTI DELLA POLITICA”  

 

Dal 1° al 5 ottobre 2007

 

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ARTICOLI DEL 5-10-2007

ARTICOLI DEL 4-10-2007

ARTICOLI DEL 3-10-2007

ARTICOLI DEL 2-10-2007

ARTICOLI DEL 1°-10-2007

 

 

 

 

 

 

 

 


Indice degli articoli  del 5-10-2007

 

1.      Ospedali, meno poltrone - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)

2.     Parea: Grillo, facci sognare, accetta e fai sciogliere questo microcomune ( da "Provincia di Cremona, La" del 05-10-2007)

3.     Regione, il libro nero della cdl - ava zunino ( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)

4.      "Grillate" e "urlate" incoerenti ( da "Gazzetta del Sud" del 05-10-2007)

5.      Sanità: medici e politici a confronto ( da "Tirreno, Il" del 05-10-2007)

6.      In Toscana l'unica legge regionale ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro_Nord)" del 05-10-2007)

7.      Marini e Bertinotti d'accordo per ridurre i costi della politica ( da "Stampaweb, La" del 05-10-2007)

8.     Presidente del consiglio rinuncia allo stipendio ( da "Brescia Oggi" del 05-10-2007)

9.      COSTI POLITICA: MARINI-BERTINOTTI, PARLAMENTO SOVRANO ( da "Wall Street Italia" del 05-10-2007)

10.  Costi politica, Marini e Bertinotti stoppano il governo ( da "Giornale.it, Il" del 05-10-2007)

11. Costi politica, Marini-Bertinotti: ''Parlamento sovrano e autonomo'' ( da "ADN Kronos" del 05-10-2007)

12. Se il rimpasto fosse hard ( da "EUROPA.it" del 05-10-2007)

13.  Permasteelisa ( da "Finanza e Mercati" del 05-10-2007)

14.  Ma il paese non li aiuta ( da "Stampa, La" del 05-10-2007)

15.  NERVIANO Indennità ridotte a chi amministra il Comune ( da "Giorno, Il (Legnano)" del 05-10-2007)

16.  CHE UN politico molli la poltrona è raro. Alberto Battilani (nell ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 05-10-2007)

17.  LO "STAFF" DEL SINDACO GHIO INTERTVIENE SUL VOTO RIPETUTO 0 Così cresce il costo della politica ( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 05-10-2007)

18.  Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo ( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)

19.  Scalvenzi rinuncia al gettone ( da "Giornale di Brescia" del 05-10-2007)

20.  Pavia, non toccate i quartieri ( da "Provincia Pavese, La" del 05-10-2007)

21.     Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)

22.     Un tesoro nei cassetti del caro estinto ( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)

23.     Napolitano, lo stipendio sale al Colle ( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)

 


Articoli del 5-10-2007

 

Ospedali, meno poltrone – Emanuele Lauria

 ( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)

Pagina IV - Palermo Ospedali, meno poltrone Nuova mappa: due aziende in meno, commissari in arrivo Ecco il progetto Lagalla le Ausl perdono la gestione dei mini-presidi Villa Sofia insieme con il Cervello. Sciacca governerà Castelvetrano La Corte dei conti censura i bilanci di due anni Il 26 la riforma va all'Ars EMANUELE LAURIA La rivoluzione secondo Lagalla è approdata ieri a Palazzo dei Normanni. Non ha lasciato traccia, almeno per ora, se non in qualche copia coperta da segreto come un verbale giudiziario, se non nella testa dei deputati dell'Udc che l'assessore ha incontrato prima di pranzo. Ma eccola, la riforma che mira a ridurre le spese e muta radicalmente la mappa del potere nel sistema sanitario isolano. Con il disegno di legge del governo viaggia la nuova mappa di Ausl e ospedali. Alle aziende territoriali viene sottratto il controllo delle piccole strutture, che saranno raggruppate in ogni provincia sotto un unico ombrello gestionale e alle dipendenze dello stesso manager. A Palermo, per esempio, ci sarà un'azienda che gestirà gli ospedali Ingrassia, Partinico e Corleone (che già operano in sinergia), Termini Imerese e Petralia. Un'altra azienda unirà Villa Sofia e Cervello, mentre non cambierà fisionomia la struttura del Civico, ospedale di rilievo nazionale, come quella del Policlinico. I centri d'eccellenza, come l'Ismett e il San Raffaele di Cefalù, dovrebbero fare riferimento alle aziende territoriali. Novità significative ad Agrigento, dove il San Giovanni di Dio acquisirà la gestione degli ospedali di Licata e Canicattì e l'azienda ospedaliera di Sciacca controllerà anche Ribera e Castelvetrano, dando vita a una struttura sovraprovinciale. A Trapani la competenza sugli ospedali di Marsala, Mazara, Alcamo, Salemi e Pantelleria finirà all'azienda Sant'Antonio Abate. Decisa la fusione di due ospedali cittadini - sempre sotto l'aspetto gestionale - anche a Messina: sono Piemonte e Papardo, che faranno parte di un'azienda con il nosocomio di Taormina. Immutata la struttura del Policlinico dello Stretto, nasce sulla carta un'azienda tirrenica che mette insieme gli ospedali di Milazzo, Barcellona, Patti, Mistretta, Sant'Agata e Lipari. La riforma incide profondamente sulla realtà nissena: gli ospedali di San Cataldo e Mussomeli faranno capo al Sant'Elia, mentre è previsto l'accorpamento in un'unica azienda degli ospedali di Gela e Caltagirone, con Mazzarino e Niscemi. Un'operazione, questa, che ha provocato la prima frattura nella maggioranza. L'Mpa di Lombardo teme il ridimensionamento dell'azienda di Caltagirone, un proprio feudo, e critica la manovra. Lo fa Lino Leanza, segretario regionale del movimento e collega di giunta di Lagalla: "Non consentiremo che a essere penalizzati siano alcuni degli assi portanti del sistema sanitario etneo". Il piano di Lagalla prevede che, dal momento di entrata in vigore della legge, decadano automaticamente gli attuali direttori generali delle aziende, sostituiti da amministratori straordinari che dovrebbero restare in carica sino al 1° gennaio 2009. Due le ipotesi per la fase di transizione: i commissari potrebbero essere gli stessi manager uscenti o altri dirigenti scelti da un albo già esistente. Gli amministratori dovranno scrivere il piano di trasferimento di beni, attrezzature e personale da un'azienda all'altra. Alla fine, le aziende ospedaliere saranno 18 anziché 20. Colpo di forbici troppo lieve? Antonello Cracolici, capogruppo dei Ds, la pensa così: "Il principe di Salina sarebbe fiero di quest'operazione: cambia tutto, non cambia nulla. Giusto il principio della riduzione delle Ausl e dello scorporo degli ospedali dalle aziende territoriali. Ma non credo che questa riforma centrerà l'obiettivo del risparmio". Nino Dina, presidente dei deputati regionali dell'Udc, sostiene che la filosofia è un'altra: "Siamo davanti a una razionalizzazione della rete ospedaliera: si determinerà un'economia di scala anche attraverso l'eliminazione di reparti e divisioni "gemelle" in strutture vicine". Il piano è soggetto a modifiche. Ma Lagalla vuole fare in fretta: la riforma dovrebbe cominciare il suo viaggio all'Ars il 26 ottobre. "Bisogna voltare pagina", va ripetendo da giorni l'assessore. Anche nei confronti dei recenti episodi di malagestione: la Corte dei conti, è notizia di ieri, ha bocciato i bilanci 2004 e 2005 di molti ospedali siciliani, fra i quali il Sant'Antonio Abate, il Piemonte, l'Ompa di Ragusa e il Cervello. Irregolarità gestionali sono state riscontrate al San Giovanni di Dio di Agrigento e all'azienda ospedaliera di Sciacca.

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Parea: Grillo, facci sognare, accetta e fai sciogliere questo microcomune ()

( da "Provincia di Cremona, La" del 05-10-2007)

 

Parea: Grillo, facci sognare, accetta e fai sciogliere questo microcomune CREMONA - "Se a questo serve un sindaco di un paesino di 350 abitanti - afferma Federico Parea, segretario provinciale dello SDI di Cremona, commentando la notizia della nomina di Beppe Grillo ad assessore del Comune di Castelvisconti - allora invitiamo Grillo ad accettare l'incarico ponendo una condizione programmatica coerente con la sua lotta contro gli sprechi della pubblica amministrazione: lo scioglimento del Comune di Castelvisconti". Per l'esponente dei socialisti democratici italiani, "sarebbe ora che di costi della politica si incominciasse a parlare seriamente. Si perde tempo dietro la pagliuzza dei gettoni di presenza miserrimi dei consiglieri comunali senza accorgersi delle travi delle decine milioni di euro che gli enti locali giocano al risiko delle aziende partecipate o dello spreco dato dall'esistenza stessa di enti locali che si giustificano unicamente in nome dell'autoconservazione delle proprie burocrazie o del protagonismo dei propri sindaci". "Coraggio, Grillo- conclude Parea - facci sognare: partiamo dallo scioglimento di Castelvisconti. Sui costi della politica noi siamo per fare sul serio".

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Regione, il libro nero della cdl - ava zunino ()

( da "Repubblica, La" del 05-10-2007)

 

Pagina IX - Genova L'opposizione presenta il "suo" bilancio sull'azione di governo di Burlando: "In un anno persi novemila posti di lavoro" Regione, il libro nero della Cdl "Con il centrosinistra più tasse e più disoccupazione" Il pesante atto d'accusa è stato firmato ieri dai vertici del partito azzurro Il prossimo passo sarà la stesura di un dossier che sarà distribuito alle famiglie liguri AVA ZUNINO Novemila disoccupati in più dal primo trimestre del 2006 a quello del 2007; 35 per cento di turisti in meno; 90 milioni di tasse in più all'anno, costi della politica aumentati e progetti bloccati: è la Liguria governata da Claudio Burlando e dalla sua giunta di centrosinistra, così come la sintetizzano i manifesti di Forza Italia che da oggi inizieranno ad essere affissi in tutta la regione. Dalla fine dell'anno, poi, i numeri dell'attività della prima metà di mandato della giunta Burlando, messi a confronto con quelli della giunta di centrodestra guidata da Sandro Biasotti, oltre che dei governi Berlusconi e Prodi, diventeranno un dossier che sarà distribuito alle famiglie liguri. "In un momento in cui impera l'antipolitica, abbiamo voluto mettere a confronto solo i dati delle ricadute sui liguri delle azioni di Burlando e di Biasotti, e anche dei governi nazionali Prodi e Berlusconi", ha spiegato ieri il capogruppo di Fi in Regione, Luigi Morgillo, in una conferenza stampa insieme al coordinatore ligure del suo partito, Michele Scandroglio, e ai consiglieri Matteo Rosso, Gabriele Saldo, Gino Garibaldi e Franco Orsi. è stato Orsi a ricordare come: "da due anni la giunta Burlando non rinnova l'ordinanza di Protezione Civile che dichiara la Liguria a rischio alluvioni. Era sempre stata rinnovata, anno per anno, con uno stanziamento di due milioni, ma lo scopo era la pulizia dei torrenti da parte dei privati: obbligava i proprietari a pulirli, mentre ora, se vogliono farlo, devono seguire contorti percorsi burocratici e hanno bisogno di autorizzazioni delle Province. E gli effetti, dopo due anni, si vedono, basta andare a vedere lo stato dei torrenti, che sono inerbati", con materiale che con le piogge può ostruire il passaggio dell'acqua. Morgillo ha messo a confronto l'azione della giunta di centrosinistra con quella di centrodestra tema per tema: liste di attesa per la sanità con tempi triplicati, ha detto, mentre sono stati bloccati gli investimenti. L'inerzia nel settore ambiente dal 2008 si rifletterà sulla tassa dei rifiuti "che diventerà più alta dell'Ici", ha detto Orsi. Come? "Grazie all'ecotassa messa per i rifiuti portati a discarica, mentre sono stati bloccati i termovalorizzatori". Poi: "Proroga dei termini per chi inquina, annullamento dei finanziamenti ai privati che installano i pannelli solari: noi avevamo finanziato 500 impianti. Il disinteresse è anche per il sociale - dice Morgillo - Noi avevamo tra l'altro creato 20 asili nido aziendali, pagati dalle imprese, con 577 posti, loro che li contestavano non ne hanno creato neppure uno. Hanno bloccato il piano di informatica della terza età (con Biasotti avevamo insegnato ad usare il computer a 7500 anziani over-65) e se noi avevamo realizzato 1000 posti di residenze sociali per anziani, loro in due anni e mezzo non ne hanno realizzato nemmeno uno". I costi della politica? "Burlando ha otto assessori esterni, sei più di Biasotti: e ogni assessore esterno costa alla Regione come un consigliere in più", dice Orsi. Quanto all'ex presidente Biasotti, i rapporti con Fi sono tornati gelidi dopo il consiglio regionale in cui lui è andato all'attacco di Burlando sulla vicenda della guida contromano e Fi ha preferito tenere i toni bassi. Sarà ancora lui il candidato presidente del centrodestra? "Il discorso è prematuro - dice Scandroglio - in questo momento è il candidato più accreditato. In ogni caso ci consulteremo con gli alleati".

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"Grillate" e "urlate" incoerenti ()

( da "Gazzetta del Sud" del 05-10-2007)

 

I Costi della politica "Grillate" e "urlate" incoerenti Melchiorre Briguglio Com'era prevedibile, la paura del "Grillo parlante" ha rimesso in moto un giustizialismo già sperimentato. I costi della politica sono l'attuale oggetto di certe "urlate". Sappiamo bene che il tema fa breccia in un'opinione pubblica sempre più frastornata da un'economia allo sbando, costretta a confrontarsi con quotidiane insicurezze. Andiamo, quindi, un poco controcorrente dicendo che un conto è usare la forbice per eliminare privilegi e sprechi, altro è pretendere di pagare il parlamentare con minimi di sussistenza. Sappiamo anche che l'incoerenza è un grande difetto di noi italiani. Vorremmo uomini politici onesti, bravi e dediti giorno e notte al servizio della cosa pubblica e, al contempo, immaginiamo di non pagarli quanto gli alti funzionari dello Stato. Perché mai, se la politica è dovrebbe essere il motore del sistema? Come si fa a pensare che il parlamentare debba essere retribuito meno del dipendente della Camera di appartenenza? Come si fa a non capire che, così pretendendo, avremmo solo uomini politici ricchi di casa propria o "costretti" ad "arrotondare" le indennità in qualsiasi maniera (anche illecita)? I conti pubblici non si risanano con comportamenti simbolici o con moralismi facili e demagogici. Passi che a esercitarsi in tali pratiche siano i frequentatori dei supermercati, dei tranvai o gli incolonnati nelle lunghe file d'attesa, autentiche vittime della durezza dell'esistenza. Diventa, invece, intollerabile il "predicozzo" da parte di certa informazione o di esponenti dell'alta Finanza. Costoro, credendo di assolversi, vanno sostenendo che c'è differenza tra privato e pubblico e che al primo apparterebbe la libertà di retribuzione. Tale assunto, verificato sul banco di prova della moralità, è gia una bella stupidaggine. Diventa, poi, menzognero ove si rifletta che, per pagare profumatamente "grandi" direttori, ipergiornalisti (che fanno inchieste tanto appassionanti) e collaboratori "di grido" si utilizza anche denaro pubblico, attraverso intollerabili finanziamenti a certi gruppi editoriali. Come accade per i compensi a taluni urlatori della televisione, cui corrispondiamo un canone, o per quelli ai manager delle grandi e sovvenzionate imprese. (venerdì 5 ottobre 2007).

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Sanità: medici e politici a confronto ()

( da "Tirreno, Il" del 05-10-2007)

 

Piombino - Elba Sanità: medici e politici a confronto Dall'elisoccorso ai problemi dell'isola in tre giorni di convegno PORTOFERRAIO. Essere un'isola minore non significa avere meno problemi, soprattutto se si parla di sanità. E' proprio per mettere a fuoco questi problemi e cercare di risolverli che è stato organizzato, dall'Associazione nazionale sanitaria piccole isole, un incontro ad ampio raggio. Partirà oggi, infatti, alle 15 la tre giorni di incontri, dibattiti e confronti tra medici, personale qualificato e istituzioni. Una serie di appuntamenti dedicati ai problemi in tema di sanità che convolgono tutte le piccole isole, dall'elisoccorso fino alla telemedicina saranno tutti argomenti che verranno trattati con gli esperti del settore e personalità politiche. Al via quindi nel primo pomeriggio all'hotel International di Naregno la prima giornata. Una prima giornata che si aprirà con i saluti del presidente nazionale Anspi, l'associazione nazionale sanitaria piccole isole, Antonino Scirè e con la presentazione del dottor Gianni Donigaglia, medico di medicina generale a Marciana Marina, ma anche vice presidente nazionale di Anspi. Seguiranno poi i saluti da parte delle autorità istituzionali presenti, tra le quali il sindaco di Capoliveri, il presidente della comunità montana, Danilo Alessi, il presidente dell'Ancim, l'associazione nazionale dei comuni delle isole minori e sindaco di Rio nell'Elba Catalina Schezzini, ma anche il direttore generale dell'azienda Usl di Livorno Fausto Mariotti e, sempre per i primi saluti, anche un rappresentante del governo maltese. Seguirà una lettura magistrale del presidente Anspi, Antonino Scirè sul tema degli "aspetti attuali della tutela della salute nelle isole minori d'Italia", subito dopo, verso le 18, sarà il momento della tavola rotonda nella quale si parlerà delle "strategie di intervento istituzionale verso le problematiche sanitarie delle isole minori". In questo caso un momento ritenuto importante data la presenza del direttore generale della programmazione del Ministero della salute Filippo Palumbo, praticamente colui che redige il sistema sanitario nazionale e il sottosegretario del Ministero della Salute, Serafino Zucchelli. Dunque l'Elba come base operativa per un appuntamento di rilievo nazionale che intende mettere in luce i problemi che accomunano le isole minori in tema di sanità, con la speranza di trovare ascolto all'interno del sistema sanitario nazionale, infatti, ammette lo stesso Donigaglia: "Se riusciremo a far ragionare insieme tutte queste personalità avremo raggiunto un traguardo importante". Sarà inoltre una occasione per "far emergere un nuovo modo di lavorare e dare soluzioni concrete ai nostri mezzi di lavoro, approfittando della presenza dei rappresentanti istituzionali" commenta ancora il vice presidente Anspi Donigaglia che si auspica anche "il raggiungimento di un accordo per garantire la sistemazione delle risorse umane al fine di offrire continuità alle strutture dell'isola" Ivo Riccio.

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In Toscana l'unica legge regionale ()

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro_Nord)" del 05-10-2007)

 

Centro-Nord PROFESSIONI E LAVORO data: 2007-10-03 - pag: 15 autore: In Toscana l'unica legge regionale Le cure innovative si fanno spazio nei sistemi sanitari regionali del Centro-Nord. In Toscana vige l'unica legge regionale dell'area, la n. 9 del 2007, che ne disciplina le modalità di esercizio, da parte dei medici e odontoiatri, dei medici veterinari e dei farmacisti, e dal 2005 le medicine complementari sono inserite nei Livelli essenziali di assistenza regionale (Lea). "Attualmente sono 57 gli ambulatori pubblici che erogano prestazioni di agopuntura, omeopatia, fitoterapia e medicina manuale, presso le Aziende sanitarie – spiega Sonia Baccetti, responsabile Rete della Regione Toscana di medicina integrata –. Nel 2006 è stato sottoscritto un accordo integrativo per cui le Asl possono assumere a convenzione i medici per le prestazioni di medicine non convenzionali (Mnc)". è dal 1996 che nei Piani sanitari della Toscana vi fanno riferimento. In Emilia-Romagna l'Osservatorio per le Mnc è nato nel 2004 per promuovere progetti sperimentali da includere nei piani di attività delle Aziende sanitarie, per agopuntura, omeopatia e fitoterapia. "Alla fine stabiliremo la validità o meno dell'integrazione di certe pratiche, in determinate circostanze, nel sistema di assistenza ", precisa Marco Biocca, coordinatore dell'Osservatorio. Il programma, finanziato per un milione di euro, si chiude quest'anno,ma sono allo studio nuove linee guida per il futuro. In Umbria la sperimentazione passa dagli ambulatori di medicina integrata, già attivo il primo presso la Asl 2 di Perugia: per le prestazioni una tariffa a copertura dei costi. "Abbiamo anche formato i medici e definito con gli Ordini degli elenchi volontari dei professionisti ", dice Carlo Romagnoli, dirigente Servizio sanitario Regione Umbria. Nelle Marche è invece il nuovo Piano sanitario 2007-2009 a definire il percorso per l'integrazione e l'avvio della sperimentazione. Man.M.

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Marini e Bertinotti d'accordo per ridurre i costi della politica ()

( da "Stampaweb, La" del 05-10-2007)

 

(11:47) Marini e Bertinotti d'accordo per ridurre i costi della politica Dai presidenti di Camera e Senato un impegno comune per tagliare le spese ROMA Il Parlamento, nella sua autonomia, proseguirà nell'azione di riduzione dei costi. Lo affermano in una nota il Presidente del Senato, Franco Marini e quello della Camera, Fausto Bertinotti, in una nota congiunta. "Sulla questione dei costi della politica - si legge nella nota - le Presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano, nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla Finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del resto già avviata. L'azione intrapresa dai due rami del Parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio dei parlamentari, proseguirà anche per ciò che riguarda le indennità degli stessi parlamentari. Sarà il Parlamento, nella sua sovranità, a realizzare questi compiti, sulla base della convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il paese passa per questa sua autonoma assunzione di responsabilità".

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Presidente del consiglio rinuncia allo stipendio ()

( da "Brescia Oggi" del 05-10-2007)

 

I COSTI DELLA POLITICA/GHEDI. Iniziativa dell'ex sindaco della cittadina, che è anche consigliere provinciale Presidente del consiglio rinuncia allo stipendio Scalvenzi dice no a 970 euro al mese "Non siamo una casta, diamo il buon esempio. Il mio un impegno contenuto"  .

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COSTI POLITICA: MARINI-BERTINOTTI, PARLAMENTO SOVRANO ()

( da "Wall Street Italia" del 05-10-2007)

 

ROMA Stampa Invia Costi politica: Marini-Bertinotti, Parlamento sovrano di ANSA Avanti con tagli a partire da vitalizio, ma scelta autonoma (ANSA) - ROMA, 5 OTT - Avanti con i tagli dei costi della politica, ma il compito spetta al Parlamento che resta sovrano. Lo sostengono Marini e Bertinotti. I presidenti delle due Camere, in una dichiarazione congiunta dicono si' ai tagli, a cominciare dal vitalizio dei parlamentari e a proseguire con le indennita', ma avvertono: 'il compito di realizzare le riduzioni spetta al Parlamento nella sua sovranita' e attraverso la ''autonoma assunzione di responsabilita''.'Sulla questione dei costi della politica - si legge nel comunicato - le presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano, nel momento in cui si da' inizio ai lavori sulla finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del resto gia' avviata. L'azione intrapresa dai due rami del Parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio dei parlamentari, proseguira' anche per cio' che riguarda le indennita' degli stessi parlamentari. Sara' il Parlamento, nella sua sovranita' a realizzare questi compiti, sulla base della convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il paese passa per questa sua autonoma assunzione di responsabilita''.(ANSA). tutte le news " 12:03 Pakistan: confermate le elezioni presidenziali di domani 11:39 Nucleare: Ahmadinejad, non negoziamo i nostri diritti 11:20 Pm Catanzaro: Cappon, valutazione su Santoro in Cda 10:46 Iraq: operazione aerea Usa, 25 morti. I presidenti di Camera e Senato in una nota congiunta mettono la sordina all'invadenza dell'esecutivo: "Ai tagli stiamo provvedendo, in totale autonomia. Proseguendo un processo già iniziato" >> leggi la news (link esterno) tutte le news " 12:27 Spagna, in cella i leader indipendentisti di Batasuna 11:02 Mastella: "Questo è linciaggio" 10:47 Il pm: "Tre anni e mezzo al rom ubriaco che uccise quattro giovani" 10:12 Aviaria, il virus è mutato Ora è pericoloso per l'uomo. "E' compito del Parlamento tagliare" Costi della politica, Marini e Bertinotti "E' compito del Parlamento tagliare" (11:41 05/10/2007) >> leggi la news (link esterno) tutte le news " 11:00 "Annozero", Mastella al contrattacco "Cda Rai se ne occupi o chiederò sfiducia" 10:35 Viagra ai criceti e bombe gay Il volto bizzarro della scienza 10:20 Prodi frena Veltroni "Al governo serve continuità" 09:13 Semplicità e buon prezzo Il trionfo dei vini "outsider".

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Costi politica, Marini e Bertinotti stoppano il governo ()

( da "Giornale.it, Il" del 05-10-2007)

 

Di Redazione - venerdì 05 ottobre 2007, 12:18 Stampa Dimensioni Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Roma - Avanti con i tagli dei costi della politica, a cominciare dal vitalizio dei parlamentari e a proseguire con le indennità, e stop alle "mani lunghe" del governo. Ma il compito di realizzare le riduzioni spetta al parlamento nella sua sovranità e attraverso la "autonoma assunzione di responsabilità". Lo affermano, in una dichiarazione congiunta, i presidenti di Senato e Camera, Franco Marini e Fausto Bertinotti. Autonomia Stufi delle ingerenze dell'esecutivo (che nella Finanziaria ha inserito una norma per la riduzione del numero di deputati e senatori) difendono l'autonomia delle Camere: "Sulla questione dei costi della politica - si legge nel comunicato congiunto dei presidenti delle Camere - le presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano, nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del resto già avviata". Eliminare le storture "L'azione intrapresa dai due rami del parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio dei parlamentari, proseguirà anche per ciò che riguarda le indennità degli stessi parlamentari. Sarà il parlamento, nella sua sovranità - sottolineano Marini e Bertinotti - a realizzare questi compiti, sulla base della convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le istituzioni e il paese passa per questa sua autonoma assunzione di responsabilità".

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Costi politica, Marini-Bertinotti: ''Parlamento sovrano e autonomo'' ()

( da "ADN Kronos" del 05-10-2007)

 

Roma, 5 ott. (Adnkronos/Ign) - ''Sulla questione dei costi della politica le presidenze del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati confermano, nel momento in cui si dà inizio ai lavori sulla Finanziaria, l'esigenza di proseguire nell'opera per la loro riduzione del resto già avviata". Lo affermano in una nota congiunta i presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti. "L'azione intrapresa dai due rami del Parlamento con l'eliminazione di alcune storture che si erano venute determinando nei passati decenni, a partire da quella sul vitalizio dei parlamentari, proseguirà - assicurano i vertici dei due rami del Parlamento - anche per ciò che riguarda le indennità degli stessi parlamentari. Sarà il Parlamento, nella sua sovranità, a realizzare questi compiti, sulla base della convinzione maturata al suo interno che la difesa delle sue prerogative e la conquista di un rinnovato rapporto tra le Istituzioni e il Paese passa per questa sua autonoma assunzione di responsabilità". Botta e risposta tra il premier e Veltroni, intanto, sulla riduzione della squadra di governo. A Torino per inaugurare il nuovo tratto della metropolitana fra Porta Susa e Porta Nuova, Romano Prodi 'risponde' con un semplice no del capo ad una domanda sulla riduzione di ministri e sottosegretari, questione oggi riproposta dal sindaco di Roma e candidato-segretario del Pd Walter Veltroni in un'intervista a 'La Repubblica'. Un gesto, ha precisato il portavoce Silvio Sircana che ribadisce quanto espresso qualche giorno fa dal presidente del Consiglio in un'intervista al Tg1 sulla necessità di lasciar lavorare il governo, tenendo come bussola il principio della continuità. "Io dico che il governo funziona molto bene, abbiamo fatto un gioco di squadra e comunque l'efficienza e la continuità del governo sono una pura competenza del presidente del Consiglio", poi precisa il premier.

Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo ()

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)

 

COSTI DELLA POLITICA Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo LO SAPETE come andrà a finire? Che non cambierà nulla a proposito dei costi della politica. Oggi governo, presidenza della Repubblica e parlamento fanno a gara nel dare risposte, nel proporre tagli, ridimensionamenti e ipotizzare futuri tagli ed eliminazione degli sprechi. Ma in concreto che cosa sta veramente avvenendo? Cominciamo dalla Finanziaria 2008. Si sono proposti: a) l'aumento automatico degli aumenti degli stipendi parlamentari (attualmente agganciati a quelli dei presidenti di Corte di Cassazione; b) la riduzione del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti; c) l' abolizione di 105 comunità montane, su 356, con un risparmio di 67 milioni di euro; d) il taglio di 1260 comuni dalle comunità montane; e)nessun consiglio circoscrizionale per i comuni fra i 30 mila e 100 mila abitanti (interessa 70 comuni e il risparmio si aggira sui 79 milioni di euro l'anno) ; f) i compensi dei consiglieri comunali e provinciali saranno ridotti per complessivi 205 euro l'anno. In più si aggiungano gli impegni di spesa del Quirinale (aumentati di 17 milioni di euro, rispetto al bilancio di previsione 2007 e che dovrebbero rimanere fermi a 241 milioni di euro nel 2008). Questo significa che la nostra massima istituzione repubblicana continuerà a costare due o tre volte in più delle analoghe istituzioni della Francia, della Germania e delle monarchie inglese e spagnola. Queste proposte, comunque, vengono giudicate dai media come un primo importante segnale di risposta al diffuso malcontento (e anche rabbia) dell'opinione pubblica. Ma tutti i capitoli di risparmio analizzati con attenzione scoprono facilmente punti deboli, insufficienze e varchi che possono far dilatare i tempi all'infinito dei provvedimenti che dovrebbero essere approvati. E, in quanto ai risparmi veri, al di la della facciata, se saranno approvati si tradurranno in cifre molto marginali che sostanzialmente non faranno cambiare granchè, rispetto ai colossali sprechi della politica e delle istituzioni ormai sotto gli occhi di tutti. - -->.

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Un tesoro nei cassetti del caro estinto ()

( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 236, pag. 3 del 5/10/2007 Autore: di Giampiero Di Santo Visualizza la pagina in PDF       La misura è contenuta nella Finanziaria. Che dimezza i fondi per vaccinare le 12enni dall'Hpv. Un tesoro nei cassetti del caro estinto Risparmi dai farmaci integri e non scaduti ritrovati a domicilio Svuotare cassetti, guardare negli armadi, frugare nei ripostigli, cercare negli stipetti, rovistare nei comò. Compito un po' macabro, ma ruolo di primo piano nella missione nazionale di caccia al risparmio affidata dalla Finanziaria 2008, articolo 46, al sistema sanitario italiano. Già, perché con la manovra per l'anno prossimo, probabilmente, nascerà una nuova figura professionale: il procacciatore, meglio, il recuperatore di farmaci per malati terminali già erogati dal servizio sanitario nazionale e non utilizzati dal paziente causa passaggio a miglior vita. Incredibile ma vero, una misura del genere, se applicabile, farebbe risparmiare anche soldi allo stato, come spiega la relazione tecnica messa a punto dai tecnici del ministro dell'economia, Tommaso Padoa Schioppa, e della sua collega della salute, Livia Turco. "L'articolo 46, commi 1, 2, 3, 4 e 5 contiene norme finalizzate a potenziare gli strumenti di controllo di controllo degli andamenti del settore farmaceutico e si rendono necessarie al fine di consentire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica programmati per il mesedimo settore", è la spiegazione. Certo, le cifre non sono meglio specificate, ma i cacciatori di farmaci, un po' come i Ghostbusters, i cacciatori di fantasmi di un film degli anni Ottanta, avranno un incarico di responsabilità. Starà a loro, spiega la Finanziaria, rimediare almeno in parte agli "sprechi di farmaci" consentiti dalla legislazione vigente, che in pratica condanna al macero "i medicinali destinati al trattamento di persone anziane o di malati terminali anche quando rinvenuti in confezione perfettamente integre e in corso di validità nella struttura residenziale o nell'ultimo domicilio del paziente". Medicinali di grande valore, insomma, fanno la stessa fine dei farmaci scaduti, con il risultato che vengono dilapidati, probabilmente, parecchi milioni di euro ogni anno. Con la nuova legge tutto ciò non sarà più possibile, perché sarà prevista, appunto, la "possibilità di utilizzo di queste confezioni, con le dovute cautele e garanzie, da parte delle residenze sanitarie assistite, della Asl e delle organizzazioni non lucrative che hanno assistito il paziente deceduto". Proprio così c'è scritto nella manovra di bilancio. E non è facile credere ai propri occhi, o semplicemente rimanere indifferenti di fronte a queste parole. Uomini delle organizzazioni non lucrative di cui si parla hanno già fatto sapere di essere rimasti molto colpiti da un provvedimento che non ha certo il difetto della mancanza di originalità. Quanto alla possibilità di applicarlo nella vita di tutti i giorni, però, i dubbi non sono pochi. Pensiamo al manager della Asl che crea una squadra di uomini incaricati di andare in casa del defunto, di rovistare tra le sue cose, tra le foto di una vita, tra i ricordi e le lacrime delle famiglie, per scovare le medicine ancora in perfette condizioni, separare il grano dal loglio, cioè i farmaci ancora validi da quelli scaduti o di cui si sospetta comunque il deterioramento, infilare tutto in buste e bustine e finalmente caricare tutto su un furgone e portarlo via. Meno impegnativo sarà invece organizzare un servizio del genere in una Residenza sanitaria assistita, cioè in una casa per malati terminali dove i degenti sono ricoverati e curati. Oppure in casa del caro estinto se la famiglia è stata aiutata da una organizzazione di volontari ad accompagnare il malato con meno sofferenza verso la morte. Sarà interessante, per tornare ai freddi numeri verificare alla fine del 2008 quanto lo stato sarà riuscito a risparmiare con il recupero dei farmaci. Ma nell'attesa di avere dati certi, qualcosa di sicuro c'è già. Un risparmio di 40 milioni di euro sulla campagna per la vaccinazione delle dodicenni contro il rischio di cancro del collo dell'utero. Per questa iniziativa, che farà il seguito a quella per celebrare l'anniversario del Sistema sanitario nazionale dallo slogan "Pane...amore e...sanità", Palazzo Chigi aveva promesso uno stanziamento di settanta milioni di euro da prevedere con la Finanziaria per il 2008. Invece, l'articolo 48 della manovra di bilancio si rimangia, almeno in buona parte, la somma annunciata. "La norma è diretta ad autorizzare la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2008 finalizzata alla concessione di un contributo finanziario alle regioni e alle province autonome finalizzato ad agevolare la diffusione tra le dodicenni della vaccinazione Hpv basata sull'offerta attiva del vaccino", si legge nella relazione tecnica. "Alla copertura si provvede a valere su una quota delle risorse dell'apposito fondo da ripartire ai sensi dell'articolo 79 della presente legge, istituito presos lo stato di previsione del ministero della salute". Per garantire un futuro senza tumori dell'utero alle dodicenni, insomma, lo stato spenderà molto di meno di quanto annunciato in tivù e sulla stampa. E si tratta di una retromarcia di non poco conto, se si considera che il taglio virtuale è pari a oltre il 58%. Scherzi della comunicazione, si dirà, o ancora scherzi della finanza pubblica, che cerca sempre di riprendersi con una mano quello che dà con l'altra o di fare promesse che poi non sempre è possibile mantenere, soprattutto quando si ha un deficit pubblico sempre in tensione a causa della enorme e incombente montagna del debito pubblico. Ma tant'è, ormai lo stanziamento si è più che dimezzato e le dodicenni, magari, aspetteranno di arrivare a tredici, quattordici, o quindici anni prima di potersi mettere completamente al sicuro contro i rischi del virus Hpv, anche se dovranno pagarselo di tasca propria. Chi invece non dovrà attendere nulla per sapere quanto avrà risparmiato, a questo punto, è proprio Tommaso Padoa-Schioppa. Molto soddisfatto, probabilmente, perché questa volta un taglio di spesa è riuscito, alla fine, a portarlo a casa davvero.

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Napolitano, lo stipendio sale al Colle ()

( da "Italia Oggi" del 05-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 236, pag. 5 del 5/10/2007 Autore: di Emilio Gioventù Visualizza la pagina in PDF       Aumentano le spese di Quirinale, camera e senato. Prodi sconta le poltronissime di palazzo Chigi. Napolitano, lo stipendio sale al Colle In tre anni 8 mila euro in più. Lo batte solo Bush: di 2 mila € La strada del ravvedimento della casta è lastricata di buone intenzioni. Peccato che si mettano di traverso i numeri, così freddi ma così incontestabili. E così, le tante sbandierate promesse di tagli dei costi di qua, congelamento degli stipendi di là, fatti un po' di conti, vengono smentite dalle cifre. Dice altro, infatti, la tabella 2 allegata al Bilancio dello Stato che ItaliaOggi ha elaborato. Partendo proprio dal Colle dove il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano aveva annunciato un taglio drastico alle spese. Ma proprio lo stipendio del capo dello stato continua a crescere. Se nel 2006, infatti, a fine mese mette da parte 218.407 euro, a fine di quest'anno lo stipendio annuo sarà di 222.993. Nel 2008, invece, arriverà a 226.561 euro, con un mensile di 18.880 euro. Facendo un po' di conti, dunque, dal 2006 al 2008 la retribuzione presidenziale cresce di 8.154 euro (variazione del 3,73%), aumento mensile di 679,5 euro. Cifre, lorde, che fanno di fatto Napolitano tra i capi di stato più pagati al mondo. Anche dello stesso Romano Prodi che a livello europeo si prese non poche critiche per quello stipendio mensile lordo di 18.660 euro circa. Di sicuro il capo dello stato guadagna due volte e mezzo in più di di quanto prenda il collega francese Nicolas Sarkozy ed è appena sotto la retribuzione mensile della cancelliera tedesca Angela Merkel: lo statunitense George W. Bush lo batte, invece, per 2.000 euro lordi al mese. In realtà, crescono anche le spese del Qurinale: dai 217 milioni di euro e i 224 del 2007 ai 230 milioni 650mila euro l'anno; un aumento di 13 milioni e 650 mila. Per gli amanti dei confronti l'invito è a dare un'occhiata a cosa accade in Gran Bretagna dove Buckingham Palace tra il 2006 e il 2007 è riuscito a risparmiare 531.283 euro passando da 54.154.054 euro (nel libro La Casta di Rizzo e Stella in realtà la cifra si aggira tra i 56 e i 58 milioni di euro, ma non tiene conto degli effetti del cambio elaborati invece da ItaliaOggi) a 53.622.771 euro. Questo è scritto sul bilancio consuntivo di sua maestà la regina Elisabetta approvato lo scorso mese. Scendendo dal Colle e infilandosi nel senato presieduto da Franco Marini ci si imbatte in un aumento delle spese pari al 3,59% con una variazione assoluta tra 2006 e 2008 di 18 milioni e un aumento mlensile di un milioni e 500mila. Spese in aumento anche alla corte di Fausto Bertinotti. La Camera nel 2006 ha speso 945 milioni circa, 961 milioni è la spesa 2007, 990 milioni 500mila quella del 2008, con una variazione di 45 milioni di euro. Palazzo Chigi, invece, paga l'affollamento voluto dal premier Romano Prodi: da 373milioni del 2006, fino a spese calcolate per il 2008 per un totale di 433 milioni circa.

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Se il rimpasto fosse hard ()

( da "EUROPA.it" del 05-10-2007)

 

GOVERNO Sforbiciata o maxi-ristrutturazione? Prodi sceglierà dopo la Finanziaria Se il rimpasto fosse hard MARIO LAVIA Arturo Parisi ieri ha detto: "L'unica cosa che si deve evitare è sprecare parole che, nel momento in cui si pronunciano, già si sa che non potranno essere seguite dai fatti". Si riferiva al Pd, il ministro della difesa, ma il concetto è applicabile anche e forse soprattutto al governo. Da mesi l'esecutivo promette di intervenire seriamente sui costi della politica. Si cerca ora di passare ai fatti, aggredendo la questione su più fronti: amministrazioni locali, proposte di riforme costituzionali (il numero dei parlamentari), tagli alle spese tipo auto blu, congelamenti degli aumenti automatici degli stipendi di onorevoli e senatori e via sforbiciando. Rutelli lo ha ribadito alla camera: "Dobbiamo ridurre l'impatto dei costi della politica e delle pubbliche amministrazioni, lo penso perché è giusto e perché è un'esigenza reale del paese, e si deve farlo non in omaggio di una demolizione della responsabilità pubblica, ma al contrario per rendere più efficiente ed efficace la politica. Il governo ha fatto più cose in questo campo in poco più di un anno di quanto abbiano fatto altri nell'intera legislatura". Il vicepremier ha anche chiarito che il governo propone di diminuire il numero dei deputati da 630 a 450 e quello dei senatori da 315 a 200. Detto tutto ciò, sembra molto difficile che il governo non "sforbici" se stesso. Il tema del dimagrimento dell'esecutivo (che detiene il record europeo negativo: 103 membri) è ormai posto. Ma cosa fare, come procedere? Una buona occasione per cominciare sarà già la Finanziaria. I senatori di Sd Salvi e Villone, per esempio, proporranno che il numero totale dei componenti del governo a qualsiasi titolo, compresi ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari, non possa essere superiore a 50. Dopo la Finanziaria, con un governo corroborato (sempre che le cose vadano come devono andare), Romano Prodi potrebbe avere dinanzi a sé due strade. Una più soft, l'altra più hard. la prima prevede un intervento di razionalizzazione, con il taglio di 4 ministri (5 in caso di new entry di Fassino), di un paio di viceministri, di una quindicina di sottosegretari. I ministri più facilmente "depennabili" vanno cercati fra quelli senza portafoglio, con conseguente assorbimento delle rispettive deleghe da parte di altri dicasteri. La seconda ipotesi è più forte. In pratica, si tratterebbe di prendere a riferimento la riforma Bassanini (come in sostanza proporrà Veltroni), che prevedeva 12 ministri. Cifra che potrebbe arrivare a 15, non di più, come il governo sarkozysta. Con corrispondente, abbondante, taglio di viceministri e soprattutto sottosegretari. Resterebbero intangibili i ministeri "pesanti", su tutti gli altri si potrebbe discutere. Ovviamente, la questione è tutta politica. Il discorso è molto delicato. E ha chiaramente grosse controindicazioni che peraltro Prodi conosce benissimo: se si tocca una carta rischia di venir giù tutto. "Ha questo governo una forza politica tale da consentirgli il rischio di aprire una crisi?", si chiedeva ieri preoccupato un importante esponente del Pd. E una domanda ben presente, a palazzo Chigi. Dove però alcuni, escludendo la via più morbida di una mera razionalizzazione e semplificazione, ritengono che si potrebbe cogliere l'occasione per una ripresa in grande stile. Il ragionamento che si fa negli ambienti vicini al premier non prevede molte alternative: o c'è un rilancio vero o prima o poi si cade. L'operazione implicherebbe l'apertura di una crisi formale superpilotata, brevissima, con il varo di un Prodi bis rinnovato nella compagine e un programma aggiornato (in cima al quale ci sarebbe l'impegno per la riforma elettorale, tema rilanciato dal premier anche ieri). Un esecutivo snello, politicamente forte, che vincolerebbe in modo stringente, grazie alla fiducia, tutti quei partiti e partitini che oggi sono border line. Nel quadro di un netto snellimento i sacrifici non ricadrebbero solamente sulle spalle del Pd ma potrebbero riguardare anche Di Pietro (che peraltro si è già detto disponibile) e un ministro della Cosa rossa. Certo, il Pd rinuncerebbe ai ministeri senza portafoglio e forse anche a qualcun altro. Verrebbero costituiti mega-ministeri, come salute-solidarietà sociale-famiglia o comunicazioni-sviluppo economico-infrastrutture- trasporti o ancora scuola, università e ricerca.

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Permasteelisa ()

( da "Finanza e Mercati" del 05-10-2007)

 

Di Redazione del 05-10-2007 da Finanza&Mercati del 05-10-2007 [Nr. 196 pagina 2] Forse mai come nelle ultime settimane si parla di costi della politica e di privilegi della "casta". Ma ogni tanto è bene dare uno sguardo anche al settore privato. Il cda di mercoledì di Permasteelisa ha approvato, oltre a un piano di buyback, anche un piano di incentivazione rivolto al top management del gruppo che sarà sottoposto all'attenzione della prossima assemblea. Il piano, usando le parole degli analisti di Banca Imi, appare "molto aggressivo". E prevista l'attribuzione, a livello di gruppo, di un bonus pari a un massimo di 13 milioni di euro, suddiviso in due tranches, che matureranno alle date di approvazione dei bilanci 2008 e 2009 di Permasteelisa. Si tratta di bonus che verranno attribuiti, in tutto o in parte, a seconda dell'andamento del titolo in Borsa. Non si fa, invece, riferimento ai risultati economici e finanziari che per quanto correlati con la performance a Piazza Affari sono qualcosa di diverso. Alla luce dell'utile netto, pari a 5,9 milioni di euro, registrato nel primo semestre 2007 dal gruppo presieduto da Davide Croff la cifra prevista per incentivare il top management appare stratosferica. Anche perché gli ultimi compensi percepiti dagli stessi vertici di Permasteelisa non sono proprio modesti, soprattutto per una small cap come il gruppo di costruzioni (questo l'oggetto sociale ufficiale, quello vero è: far star bene i top manager). Nel 2006 i tre amministratori delegati hanno percepito nel complesso quasi 2,5 milioni di euro. Chissà se la prossima assemblea - che vede Amber Capital con una quota del 15,1%, Fidelity del 7,7% e Banca d'Italia del 2% - approverà il piano senza batter ciglio. Eni Le strade di Romano Prodi e Paolo Scaroni potrebbero incrociarsi con quella di Standard & Poor's sulla via del petrolio di Astana. E, questa volta, il giudizio della società di rating non spaventa il premier (a differenza della Finanziaria che è sotto osservazione) né il numero uno dell'Eni. Al contrario, potrebbe rivelarsi un aiuto inaspettato. Prodi, infatti, ha in programma una visita ufficiale in Kazakhstan per l'8 e 9 ottobre. In apparenza, è la classica due giorni all'italiana, con delegazioni di imprese e associazioni di categoria. In sostanza, il viaggio ha un imperativo: sbloccare l'impasse cui Astana ha costretto Eni in sul giacimento di Kashagan. Uno scacco che è qualcosa più di una questione "ambientale", pretesto utilizzato dai kazaki per aprire i negoziati. In ballo, c'è il prestigio politico di Eni e del Paese. Ma soprattutto una ricchissima torta petrolifera. Ed è qui che entra in gioco S&P. L'agenzia due giorni fa ha annunciato di aver posto sotto osservazione il merito di credito del Paese. Ieri, alcune banche d'affari, sulla scia dei commenti di S&P, ipotizzavano che la situazione di liquidità delle banche kazake sia al limite. E che le prospettive, dunque, siano poco tranquillizzanti. Ma per il giudizio finale, ovvero il taglio del rating, tocca a S&P. Sarebbe davvero una bella iniezione di forza per Prodi e Scaroni, sedersi al tavolo con un Paese appena downgradato. Dunque, che tengano ben d'occhio S&P: l'agenzia ha annunciato la revisione del rating per il prossimo 9 ottobre. Piaggio Misteriose preveggenze del mercato. Complici i dati in rosso di settembre sulle immatricolazioni delle due ruote in Italia, mercoledì pomeriggio il titolo Piaggio languiva a Piazza Affari viaggiando intorno a quota 2,93 euro. Con un inspiegabile colpo di reni, verso le 17 ha invertito la rotta innescando una corsa che lo ha portato a schizzare oltre quota 3,10 euro. Il bilancio della seduta, quindi, in meno di un'ora di contrattazioni è passato da -2,33% a +3 per cento. Incongruenze? Misteri insondabili? Da sempre la notte porta consiglio. Ed ecco che ieri, in mattinata, due buone stelle sono apparse nel cielo di Pontedera: la promozione di Citigroup che portato a "buy" la raccomandazione sul titolo: e l'intervento di Simest, la finanziaria del Tesoro che ha annunciato il supporto ai progetti di crescita della Vespa in Vietnam. e stelle girano. Evidentemente, qualcono le aveva intraviste prima di altri.

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MA IL PAESE NON LI AIUTA ()

( da "Stampa, La" del 05-10-2007)

 

Tito Boeri MA IL PAESE NON LI AIUTA Nel suo discorso al Senato volto a illustrare la Finanziaria 2008, il ministro per l'Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha rivendicato a sé e al governo Prodi il merito di aver sensibilizzato il Paese sui costi di una politica economica miope, che ipoteca il futuro delle giovani generazioni. Il curriculum personale del ministro non lascia dubbi circa il suo impegno a favore dei "bamboccioni". Ma è stato il governo capace di convertire questa maggior consapevolezza in azioni concrete? Perché il forte extragettito non è stato destinato alla riduzione del debito pubblico, che grava sulle spalle delle giovani generazioni (80.000 euro per ogni italiano con meno di trent'anni)? Perché per ogni euro destinato ai giovani oggi se ne spendono 3 e mezzo per chi ha più di sessantacinque anni e perché la Finanziaria 2008 ha ridotto le spese per i giovani mentre ha aumentato ancora di più la già altissima quota di spesa pubblica destinata alle pensioni? Il fatto è che la politica italiana ignora i giovani da molto tempo. E un problema che viene da lontano, da quei dodici governi che in dieci anni, tra il 1982 e il 1992, hanno fatto raddoppiare il nostro debito pubblico e fatto aumentare di un terzo la spesa previdenziale per consentire a lavoratori e pensionati di aumentare il loro tenore di vita a scapito delle generazioni future. Il libro che ho scritto con Vincenzo Galasso, Contro i giovani - Come l'Italia sta tradendo le nuove generazioni (in uscita da Mondadori), documenta il peggioramento della condizione relativa alla situazione dei giovani in Italia, tra le carenze del sistema scolastico, l'incubo del precariato e la difficoltà ad emanciparsi dei propri genitori. Lo scarso impegno verso i giovani è anche il frutto di un Paese e di un elettorato che invecchia. L'interesse dei politici si concentra sulle generazioni più numerose e dunque più rilevanti elettoralmente. Oggi l'elettore mediano ha 45 anni e sta invecchiando. Eppure il conflitto tra generazioni su come allocare le risorse nuoce al Paese. Anziani ed elettore mediano vivono meglio in un Paese che cresce. Toccherebbe alla classe politica sanare questo conflitto latente. Spiegare ai padri - e ai nonni - perché conviene investire sui figli. Non solo sui propri, anche su quelli degli altri! Se la politica italiana è miope, in parte è perché i nostri politici sono più anziani che altrove: il presidente del Consiglio ha sessantasette anni, e l'età media dei nostri ministri è cinquantotto anni contro i cinquantadue della Francia, i cinquantatré della Spagna e i 54 del Regno Unito. Così si governa con orizzonti brevi e con il desiderio di durare il più a lungo possibile. Una combinazione molto sfavorevole per prendere decisioni di lungo periodo che riguardano la crescita economica del Paese e il futuro delle giovani generazioni. Ma la soluzione non è mandare in pensione i politici e sostituirli con dei giovani. Le quote per età o i limiti di età sono l'antitesi della meritocrazia. La vecchiaia non è sinonimo di inefficienza o peggio di inettitudine, come la gioventù non assicura competenza. La gerontocrazia della nostra classe politica è piuttosto il sintomo di mancanza di meritocrazia, di scarsa selezione e di mancanza di ricambio. C'è poca competizione nella politica italiana. E quando avviene è interna ai partiti. La carriera politica dipende più dalle segreterie nazionali che dagli elettori. E poi chi arriva a posizioni di comando non sente il dovere di rinnovarsi, di aggiornare le proprie conoscenze, di circondarsi di collaboratori dinamici ed esperti. La politica è diventata più che mai autoreferenziale. Negli ultimi mesi si è molto parlato dei costi della politica, identificati nei compensi dei parlamentari (ignorando spesso le caste della politica locale) e la politica ha reagito con i primi - timidi - tagli. Ma i veri costi della politica non si fermano qui. Il fatto è che i politici italiani non solo costano molto, ma soprattutto rendono troppo poco. Affinché si possa ovviare alle molte scelte di politica economica fatte in passato, che hanno tradito le giovani generazioni, è necessario migliorare i processi di selezione della classe politica. Come? Con più trasparenza, più competizione, più accountability e più controllo da parte delle giovani generazioni. La partecipazione politica dei giovani potrebbe essere aumentata estendendo il diritto di voto ai sedicenni come in Austria. Questo ridurrebbe di un anno l'età dell'elettore mediano. E uno choc salutare, ma non basta. Bene anche il ricorso alle primarie, se davvero aumenta la trasparenza dei processi decisionali e riduce il peso delle segreterie di partito, aumentando la competizione tra candidati anche a livello locale. Ma è soprattutto il ritorno a un sistema maggioritario, dove i rappresentanti politici sono più controllati dai loro elettori, che consentirebbe di aumentare la competizione e la accountability verso il loro elettorato. I costi della politica sono stati fatti lievitare dalla legge elettorale adottata due anni fa. L'esperienza delle passate legislature mostra che i deputati eletti con il maggioritario hanno un minore assenteismo di quelli eletti col proporzionale. Se la classe politica vuole davvero evitare un plebiscito contrario come nel 1991, deve rimettere mano alle regole elettorali, permettendo agli elettori di scegliere sulla base della qualità dei candidati prima ancora che del loro colore politico. CONTINUA A PAGINA 31.

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NERVIANO Indennità ridotte a chi amministra il Comune ()

( da "Giorno, Il (Legnano)" del 05-10-2007)

 

IN UN PERIODO in cui in cui i costi della politica sono messi in discussione anche dall'acceso dibattito sui privilegi della cosiddetta "casta", la Giunta di Nerviano, guidata dal sindaco Enrico Cozzi, ha annunciato per il 2007 un risparmio rispetto alle previsioni per le indennità di sindaco e assessori, contributi Inps, rimborsi ai datori di lavoro, gettoni di presenza dei consiglieri comunali, e pagamento dell'Irap. I costi ammontano a 112 mila euro contro i 174 mila del 2004, quando il Comune era retto dalla precedente Giunta. Il risparmio è di oltre 60 mila euro. In calo soprattutto le indennità degli assessori scese da 128 mila a 84 mila euro. Aumenteranno, invece, di circa 2.400 euro i gettoni di presenza dei consiglieri. Ste. Vi. - -->.

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CHE UN politico molli la poltrona è raro. Alberto Battilani (nell ()

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 05-10-2007)

 

A foto), sindaco di Calice, lo ha appena fatto dimettendosi da consigliere della Comunità montana della media valle. Ente di cui è stato presidente prima e capogruppo di maggioranza poi. Da oggi farà 'solo' il primo cittadino ? la sua indennità mensile è di 492 euro lordi pari, più o meno, a quanto prende un consigliere regionale a commissione. ? e il funzionario dell'Agenzia delle dogane. Motivo delle dimissioni? "Nessun dissidio", premette Battilani. "Semplicemente ? spiega ? il mio lavoro e l'incarico di sindaco già assorbono molto tempo. Ho così deciso di rallentare un pò il ritmo cedendo il posto al mio assessore al Bilancio, l'avvocato Mario Scampelli. Con l'attuale presidente della Comunità montana, Eraldo Scappazzoni, ho lavorato bene anche perché ha dato continuità a quanto da me iniziato. Tra i progetti più grossi ? ricorda ? la ribalneazione del fiume Vara, la certificazione ambientale, il nuovo impulso al turismo, il recupero delle facciate nei borghi storici. Senza dubbio ? prosegue ? chiudo un capitolo importante. La decisione è stata sofferta, ottimo il rapporto con i dipendenti e con il territorio, ma da sindaco continuerò comunque a incentivare la crescita della vallata". Le Comunità montane, in questo periodo, sono nel mirino: si parla d'accorparle o chiuderle. Che ne pensa? "Sono d'accordo ? riprende ? sul loro riordino ma i criteri non li deve stabilire la Finanziaria bensì la Regione. E se l'obiettivo è tagliare i costi della politica la scure deve colpire altrove. Pensi che il mio 'stipendio' di sindaco è un terzo di quello d'un presidente di circoscrizione". Sul punto anche Scappazzoni ha preso posizione scrivendo a deputati e senatori liguri nonché al consiglio regionale tutto. "Sono pronto ? si legge nel testo di Scappazzoni ? a discutere d'eventuali accorpamenti: il dibattito deve però essere trasparente e accogliere gli interlocutori più deboli quali i piccoli comuni e i territori montani. Che, è evidente, non sono certo i responsabili dei costi alti della politica. Lo scorso anno ? fa l'esempio ? il costo complessivo per il funzionamento degli organi istituzionali è stato per noi di 48 mila euro: 46 mila d'indennità degli amministratori, 1.139 per i gettoni di presenza dei consiglieri, 444 per i rimborsi spese. Nessuno è munito di telefonino dell'ente né abbiamo auto di servizio. Con soli sette dipendenti ? incalza ? l'ente ha portato avanti competenze dirette e altre delegate dai comuni quali l'assistenza alle categorie più deboli, lo sportello unico per le imprese, le politiche turistiche, la formazione. In più, nell'ultimo decennio, l'ente ha realizzato opere pubbliche per 103 milioni di euro. Tutto ciò ? conclude il presidente ? considerando che i nostri 48mila euro l'anno equivalgono a due o tre mensilità d'un deputato o a tre o quattro d'un consigliere regionale. Non confondiamo, insomma, i costi della democrazia con quelli della politica. E gli esempi moralizzatori, a mio avviso, devono, come nelle famiglie, darli i genitori. I più forti, quindi". C.B. - -->.

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LO "STAFF" DEL SINDACOGHIO INTERTVIENE SUL VOTO RIPETUTO 0 Così cresce il costo della politica ()

( da "Resto del Carlino, Il (Macerata)" del 05-10-2007)

 

LO "STAFF" DEL SINDACOGHIO INTERTVIENE SUL "VOTO RIPETUTO" "Così cresce il costo della politica" SU QUEL "VOTO RIPETUTO" per l' "staff del sindaco" all'ultimo, tgumultuoso consiglio comunale, è di stampo più politico l'intervento di Stefano Ghio (Ulivo), che glissa sulla regolarità o meno della votazione. "L' attenzione ? dice ? va focalizzata sulla volontà del sindaco di crearsi uno "staff" anzichè pensare all'assunzione di altro personale in settori sottodimensionati, le cui necessità sono riconosciute da tutto il Consiglio comunale. Anche se la maggioranza avesse voluto criticare la scelta del Centrosinistra di emendare quella previsione di spesa per destinare quei fondi al potenziamento dei Servizi sociali, avrebbe dovuto identificare altre priorità. Lo è forse la costituzione di una segreteria del sindaco a spese dei contribuenti?". "E' evidente ? continua Ghio ? la scarsa attenzione della Giunta verso la città e verso tutti coloro che, anche con manifestazioni di piazza, hanno chiesto in questi giorni di diminuire i costi della politica. Ebbene, il sindaco di Civitanova quei costi ha deciso di aumentarli! La difesa d'ufficio proposta da qualche consigliere è stata quella di denunciare la sussistenza di uffici analoghi nella Provincia di Centrosinistra, ma il mal comune non può essere di gaudio per nessuno". "I cittadini ? conclude Ghio ? pretendono coerenza pure dal Centrodestra, e allora è giusto chiedersi se sia giusto accogliere tutto ciò che viene proposto dal sindaco, compreso l'aumento dei costi della politica a Civitanova". - -->.

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Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo ()

( da "Resto del Carlino, Il (Nazionale)" del 05-10-2007)

 

COSTI DELLA POLITICA Più chiacchiere che risparmi Così la Finanziaria taglia solo qualche spicciolo LO SAPETE come andrà a finire? Che non cambierà nulla a proposito dei costi della politica. Oggi governo, presidenza della Repubblica e parlamento fanno a gara nel dare risposte, nel proporre tagli, ridimensionamenti e ipotizzare futuri tagli ed eliminazione degli sprechi. Ma in concreto che cosa sta veramente avvenendo? Cominciamo dalla Finanziaria 2008. Si sono proposti: a) l'aumento automatico degli aumenti degli stipendi parlamentari (attualmente agganciati a quelli dei presidenti di Corte di Cassazione; b) la riduzione del 10% dei rimborsi elettorali ai partiti; c) l' abolizione di 105 comunità montane, su 356, con un risparmio di 67 milioni di euro; d) il taglio di 1260 comuni dalle comunità montane; e)nessun consiglio circoscrizionale per i comuni fra i 30 mila e 100 mila abitanti (interessa 70 comuni e il risparmio si aggira sui 79 milioni di euro l'anno) ; f) i compensi dei consiglieri comunali e provinciali saranno ridotti per complessivi 205 euro l'anno. In più si aggiungano gli impegni di spesa del Quirinale (aumentati di 17 milioni di euro, rispetto al bilancio di previsione 2007 e che dovrebbero rimanere fermi a 241 milioni di euro nel 2008). Questo significa che la nostra massima istituzione repubblicana continuerà a costare due o tre volte in più delle analoghe istituzioni della Francia, della Germania e delle monarchie inglese e spagnola. Queste proposte, comunque, vengono giudicate dai media come un primo importante segnale di risposta al diffuso malcontento (e anche rabbia) dell'opinione pubblica. Ma tutti i capitoli di risparmio analizzati con attenzione scoprono facilmente punti deboli, insufficienze e varchi che possono far dilatare i tempi all'infinito dei provvedimenti che dovrebbero essere approvati. E, in quanto ai risparmi veri, al di la della facciata, se saranno approvati si tradurranno in cifre molto marginali che sostanzialmente non faranno cambiare granchè, rispetto ai colossali sprechi della politica e delle istituzioni ormai sotto gli occhi di tutti. - -->.

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Scalvenzi rinuncia al gettone ()

( da "Giornale di Brescia" del 05-10-2007)

 

Edizione: 05/10/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:BASSA BRESCIANA GHEDI: E' PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE Scalvenzi rinuncia al "gettone" Osvaldo Scalvenzi GHEDI - Ha messo in conto che qualcuno l'accuserà di fare demagogia a buon mercato? "Ovviamente. Però vado avanti lo stesso, perché da qualche parte bisogna pur cominciare; e se aspettiamo che l'esempio arrivi dai nostri parlamentari, campa cavallo...". Osvaldo Scalvenzi, ex sindaco, nonché attuale presidente del consiglio comunale di Ghedi, per dare un senso ai tanti discorsi che in queste settimane si fanno intorno ai costi della politica, ha deciso di rinunciare ai soldi che percepisce come presidente del consiglio comunale: 970 euro al mese. "Intendiamoci - spiega Scalvenzi - credo che oggi chi fa il sindaco o l'assessore meriti i soldi che prende. Precisato questo, e precisato anche che non sono per niente d'accordo con le invettive di Beppe Grillo, devo anche dire che, al pari di altri colleghi, io intendo la politica soprattutto come un servizio. Insomma: se ho scelto di impegnarmi non è perché me l'ha ordinato il medico, ma perché credo sia un modo con il quale aiutare la comunità in cui vivo. E una scelta che con i soldi non c'entra". Così, "essendo convinto che, al di là dei bei discorsi, da questo punto di vista i nostri parlamentari faranno ben poco, ho deciso di rinunciare da subito al gettone che percepisco in qualità di presidente del consiglio comunale. E se qualcuno obietterà che non sarà certo questo gesto a salvare l'Italia, gli dirò che ha ragione, aggiungendo, però, che bisogna pure iniziare. Io un contributo l'ho dato; e chissà che qualche altro amministratore...". (gaf).

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Pavia, non toccate i quartieri ()

( da "Provincia Pavese, La" del 05-10-2007)

 

I TAGLI DEI COSTI DELLA POLITICA Pavia, non toccate i Quartieri Il recente articolo sulla Provincia pavese dal titolo "Con la Finanziaria addio ai quartieri", mi ha indotto ad alcune riflessioni. Ma siamo proprio sicuri che i quartieri di Pavia debbano rientrare nell'ambito del taglio dei costi della politica? Sono inutili o vanno potenziati? E poi siamo proprio sicuri che costino così tanto? Ho avuto la fortuna di essere consigliere, a 19 anni, e poi a 24 presidente di un consiglio di quartiere. Questa esperienza mi ha arricchito. Mi ha insegnato a occuparmi dei problemi concreti, mi ha insegnato ad ascoltare la cittadinanza, ad ascoltare e a confrontarmi anche con chi non la pensa come me. In troppi, in politica, se la cantano e se la suonano solo con chi la pensa nello stesso modo. Cosa fa il consigliere Ma soprattutto i quartieri hanno un approccio positivo, si concentrano su problemi concreti. E' un'esperienza che mi sento di consigliare a tutti coloro che si vogliono cimentare con la gestione della cosa pubblica e/o con l'attività politica. Quanto costano? Un consigliere di quartiere percepisce un gettone di presenza pari a euro 51,65 lordi pari a un netto di circa 35 euro. La media delle sedute di consiglio è pari a un massimo due al mese e quindi un consigliere di quartiere viene a costare al massimo circa 100 euro. Pensiamo veramente che a fare il consigliere di quartiere ci si arricchisca? Ma soprattutto teniamo presente che chi il consigliere di quartiere lo fa seriamente impegna parte del suo tempo libero e lo mette a disposizione della comunità. Faccio inoltre presente che alle sedute di consiglio si sommano le sedute delle commissioni di lavoro. Queste ultime non prevedono gettoni di presenza. Non solo, diversi consiglieri si trovano a essere coordinatori di una commissione di lavoro e si occupano della predisposizione dei lavori delle medesime e spesso si trovano a rappresentare il quartiere nelle commissioni comunali. Tutte queste attività non sono retribuite. Nell'ambito dei quindici consiglieri che compongono ciascuno dei cinque consigli di quartiere, abbiamo un consigliere particolare, ossia il presidente. Su quest'ultima figura si scarica larga parte del lavoro di rappresentanza delle istanze del territorio rispetto a quanto realizzato o meno da parte delle istituzioni superiori. Cosa vuol dire in concreto? Convocare le sedute di consiglio e organizzarne i lavori, portare all'attenzione dei "livelli superiori" tutte le segnalazioni provenienti dal territorio e dal consiglio, partecipare a una serie di riunioni, garantire un'interlocuzione costante con le associazioni e con la cittadinanza, ma soprattutto fare tutto ciò ottenendo il maggior numero di risultati possibili. Lavoro non facile. Non è facile raccordare le numerose esigenze provenienti dal territorio con i bilanci dei "livelli superiori". Spesso ci si trova ad essere criticati, ora da chi ti avversa perché ti considera il nemico politico o personale da abbattere, ora da chi considera inascoltate del tutto o in parte le proprie lamentele. Ebbene, quanto percepisce il presidente del consiglio di quartiere? Se lo fa a tempo pieno 850 euro lordi, se lavora e lo fa a tempo parziale circa 425 euro lordi e, quindi, quanto percepisce un presidente di quartiere che non sia uno studente o un pensionato? Percepisce 284 euro netti. A cui non si sommano i gettoni di presenza alle sedute di consiglio. Mi sento quindi di ringraziare i consigli di quartiere per il lavoro che svolgono e considero inaccettabile inserirli nell'ambito dei costi della politica da tagliare. Non è ammissibile paragonarli a un parlamento tra i più numerosi al mondo, a consigli di amministrazione che non si sa bene cosa facciano e che tipo di impegno profondano, ai presidenti di quartiere di alcune grandi città che hanno avuto la brillante idea di dotarsi di auto blu. Molti interventi sono stati realizzati grazie all'impegno dei consigli di quartiere e anche chi li critca, qualora il parlamento dovesse provvedere alla loro soppressione, ne sentirà la mancanza. Ci sono solo due categorie che non ne sentiranno la mancanza. I cattivi politici e i cattivi burocrati. Tutti coloro che a una costante interlocuzione con il territorio preferiscono il palazzo e credono fermamente che il manovratore non debba essere disturbato. E quindi è profondamente sbagliato procedere in questa direzione e mi auguro che chi è chiamato a decidere non prenda questa strada. Qualora si dovesse arrivare a una soppressione, ritengo comunque che l'amministrazione comunale, maggioranza e opposizione, debba mettere in campo un'azione volta a trovare dei validi sostituti (commissioni, consulte, bilancio partecipativo...). Non chiudete gli uffici Ma soprattutto nessuno si sogni di chiudere gli uffici decentrati. Questi ultimi garantiscono una serie di servizi a tutto vantaggio della cittadinanza. Sono punti di raccolta di tutte le segnalazioni, sono veri e propri uffici anagrafici decentrati (carte d'identità, certificati di residenza...). Ma non solo, gli attuali quartieri in carica sono rappresentativi e sono stati eletti dai cittadini e quindi sono ampiamente titolati ad esercitare il proprio mandato. Concludo con questa considerazione: nessuno si sogni, prendendo a pretesto una decisione sbagliata di un livello superiore, di cancellare decentramento e partecipazione con un tratto di penna. Fabio Castagna consigliere comunale di Sinistra Democratica Pavia.

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Articoli del 4-10-2007

 

1.      Non si parla d'altro in questi giorni che della provocatoria iniziativa promossa dal comico genovese ( da "Cittadino, Il" del 04-10-2007)

2.      Le Comunità montane salgono sulle barricate ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

3.      Gettoni Sono i quattrini per ogni Consiglio o commissione ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

4.      Comunità montane decimate dalle norme della Finanziaria ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

5.      Costi della politica, An e Idv alleate ( da "Giornale di Brescia" del 04-10-2007)

6.      BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)

7.      Costi politica asse an-idv ( da "Piccolo di Trieste, Il" del 04-10-2007)

8.      Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione di continuità. Spesso, ( da "Nazione, La (Siena)" del 04-10-2007) + 1 altra fonte

9.      Sui sindaci non mollo ( da "Alto Adige Trento" del 04-10-2007)

10.  'Perché non si dimettono loro?' ( da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)

11.  Monticelli, stipendio al sindaco a tempo pieno ( da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)

12.  Tagli ai Cda Autostrade a rischio ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 04-10-2007)

13.  Una stagione da dimenticare strategico è il ruolo dei sindaci ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 04-10-2007)

14.  Fini e Di Pietro uniti contro la casta ( da "Arena, L'" del 04-10-2007) + 1 altra fonte

15.  Casta, adesso attenta a questi due ( da "Italia Oggi" del 04-10-2007)

16.  Tps insiste, ho tagliato un miliardo ( da "Italia Oggi" del 04-10-2007)

17.  Un forum sul web ( da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)

18.  Fini & Di Pietro, pacchetto di proposte per risparmiare 569 milioni di euro ( da "Gazzetta del Sud" del 04-10-2007)

19.  ROMA Per rispondere al malessere dell'opinione pubblica contro g AMEDEO LA MATTINA ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

20.  Di Pietro-Fini, la strana coppia Dopo il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i costi della politica ( da "Unita, L'" del 04-10-2007)

21.  Ridurre i partiti non è la soluzione L'articolo di Luigi La Spina sul governo im ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

22.  Le Comunità montane salgono sulle barricate ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

23.  Forza Italia fa congelare le superconsulenze dei direttori regionali ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

24.  Enti montani, riecco la scure ( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

25.  Cda più snelli, i quartieri rischiano di saltare ( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-10-2007)

26.  Lodi (ulivo): il costo della politica si riduce diminuendo gli assessori ( da "Nuova Ferrara, La" del 04-10-2007)

27.     Con la proposta di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia pe ( da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)

  1. Bisogna stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra ( da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)

  2. Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione di continuità. Spesso, ( da "Nazione, La (Grosseto)" del 04-10-2007)

  3. CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia pe ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)

  4. An-Idv: governo da dimezzare ( da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 04-10-2007)

  5. Fini-Di Pietro, patto contro l'antipolitica ( da "Giornale.it, Il" del 04-10-2007)

  6. Costi della politica Sobborghi critici <No alla riduzione> ( da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)

  7. Attenti al populismo. Ipocrisia e demagogia ( da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)

  8. L'allergia ai costi della politica ha colpito anche loro. insieme a gettoni, auto blu, telefoni ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 04-10-2007)

  9. ROMA Una parola va detta anche sui cosiddetti costi e spese della politica . Così T ( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 04-10-2007)

  10. <Più poteri alle circoscrizioni> ( da "L'Adige" del 04-10-2007)

  11. <E giusto ridurre le circoscrizioni> ( da "L'Adige" del 04-10-2007)

  12. Confronto sul taglio dei consiglieri ( da "L'Adige" del 04-10-2007)

  13. Otto comuni senza comunità montana ( da "Corriere delle Alpi" del 04-10-2007)

  14. I ministri snobbano le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti esterni ( da "Libero" del 04-10-2007)

  15. Grillo sveglia pure i compagni ( da "Libero" del 04-10-2007)

  16. I consorzi che prosciugano le tasche - dal nostro inviato ( da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)

  17. Costi politica, Fini e Di Pietro, asse tagliaspese ( da "Borsa&Business(La Repubblica.it)" del 04-10-2007)

 

  1. Lo ricordate? Raffaele Costa, di antico rigore sabaudo.. Sandro Vacchi ROMA Il Messaggero 4-10-2007 Il Messaggero (4-10-2007)

 

46.   Via libera della commissione Affari costituzionali presieduta di Violante Gli eletti a Montecitorio passano da 630 a 500, più i 12 della circoscrizione Estero. Riduzione deputati, primo sì della Camera Plauso di Bertinotti: "Importante novità". Fassino: "Ora trovare intesa coerente e conseguente sulla legge elettorale" . (La Repubblica del 4-10-2007)




Non si parla d'altro in questi giorni che della provocatoria iniziativa promossa dal comico genovese ( )

( da "Cittadino, Il" del 04-10-2007)

 

Il V-day di Grillo scuote le coscienze Un successo nato dal clima di insofferenza per la politica Grazie Grillo, per aver risvegliato le coscienze sopite degli "italiani di strada". Penso che il successo dell'iniziativa si inserisca all'interno di un clima di grande insoddisfazione ed insofferenza per la politica ed i politici attuali. Il successo del vaffa-day sta turbando i sonni della casta politica. Non si parla d'altro in questi giorni ed è un bene affinchè si rendano conto che è ora di dare una bella rinfrescata a questi partiti non con altre sigle, ma con altri volti giovani. Continui signor Grillo, a cavalcare quest'onda. Quello che è certo è che a coloro che vogliono liquidare la protesta in "qualunquismo", dà fastidio già solo il pensiero che gli italiani siano contenti. Il ministro delle Finanze Tommaso Padoa Schioppa anche in questa finanziaria ha messo tra i punti la riduzione dei costi della politica, ma i politici aumentano sempre più, di numero e di stipendio. Poi, in più, usano i beni della comunità come personali, vedi Mastella e figlio che vanno al Gp di Monza di Formula Uno con un aereo "blu". In un'altra nazione, il Ministro colto in fallo si sarebbe già perlomeno dimesso. Qui invece se ne discute ed il ministro si scusa dicendo: "Mi ha dato un passaggio Rutelli". Siamo arrivati dunque a questo punto e mi sembra un punto di non ritorno. Caro Grillo entri in scena non nel senso del palcoscenico, ma irrompa come un bulldozer in politica. Ha deciso di presentare delle liste civiche per le prossime elezioni. Continui su questa strada, anche se molti la criticano. Faccia capire che gli italiani ne hanno le tasche piene di queste meschinità. Noi italiani siamo con lei e credo che siano tanti gli "amici" di Grillo. E sempre su questa vicenda devo bacchettare tre mostri sacri del giornalismo italiano e cioè Gianni Riotta, Eugenio Scalfari e Giovanni Sartori. Nella trasmissione TV7 del 21 settembre scorso hanno criticato Beppe Grillo perché in una Festa dell'Unità aveva percepito il suo cachet di 35 milioni benché l'affluenza del pubblico era stata scarsa ed avessero incassato per la serata solo 15 milioni. Iscritti ed organizzatori sono così stati costretti e chiedere un prestito in banca per saldare il conto dell'artista. Grillo ha preteso il compenso pattuito. E perché avrebbe dovuto rinunciare al suo onorario? Riotta non ha dato la possibilità a Scalfari e Sartori di intervenire e loro tantomeno hanno detto niente sul "peccato" commesso da Grillo. La vergogna però, mi pare, è che i dirigenti dell'allora partito comunista italiano non hanno tirato fuori neppure una lira dalle floride casse del partito, ma hanno fatto pagare ai loro iscritti il debito nei confronti di Grillo. Mi pare che tutti, da Riotta a Scalfari da Sartori ai politici di sinistra abbiano fatto una bella figuraccia. Un motivo in più questo - per dar ragione a Grillo che tra l'altro vuole eliminare il finanziamento pubblico a giornali e radio. Oggi l'Italia è invasa da testate giornalistiche e stazioni radio, anche per pochi intimi. Un esempio? Radio Radicale percepisce fior di quattrini all'anno per un servizio che solo una piccolissima parte di italiani ascolta.Walter.

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Le Comunità montane salgono sulle barricate ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

POLEMICA NEL MIRINO LA NORMA CHE SCORPORA LE LOCALITA' SOTTO I 600 METRI Le Comunità montane salgono sulle barricate [FIRMA]ALESSANDRO MONDO La sfida è lanciata. Nel giorno in cui la presidente della Regione Mercedes Bresso boccia il punto della Finanziaria che scorpora i Comuni sotto i 600 metri - "norma non adeguata alla realtà amministrativa con cui ci confrontiamo ogni giorno" - la montagna, quella che non accetta di farsi ridisegnare con il righello, pardòn con l'altimetro, si mobilita contro il Governo. Il tam-tam investe le 48 Comunità montane del Piemonte, comprensive di 558 Comuni. Alcune hanno già aderito alla manifestazione organizzata a Roma il 24 ottobre. Altre lo stanno decidendo. Una cosa è certa: l'allarme dell'Uncem, che ieri ha polemizzato con la puntata di "Ballarò" andata in onda martedì sera - "ha dipinto la realtà delle Comunità montane ridicolizzandone il ruolo e i servizi senza contraddittorio" - non è caduto nel vuoto. I presidenti delle Comunità non intendono sacrificarsi sull'altare dei costi da tagliare, i famosi costi della politica che ad altri livelli aprono voragini. E incassano l'appoggio della Regione, oltre che dell'Anci. Nemmeno la Lega Nord sta a guardare. Stefano Allasia, segretario provinciale, propone di cassare le prefetture, "che hanno mansioni simili a quelle della Provincia". Nessuno nega l'esigenza di razionalizzare il sistema. Tutti contestano che lo si faccia da Roma, in Finanziaria, sulla base di un criterio bizzarro: quello che scarta Susa confermando la "montanità" di Sanremo, per limitarsi ad un paradosso. Comune l'apprezzamento per la lettera inviata da Bresso a Prodi e al ministro Lanzillotta con la richiesta di delineare gli obiettivi lasciando alla Regione, l'interlocutore più vicino ai Comuni con le Province, un anno per raggiungerli. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia - 23 Comuni, 67 mila abitanti - sta organizzando un pullmann in vista del 24. E parla di "misure da irresponsabili": "Così non si riducono i costi della politica ma la rappresentanza della politica. Nel nostro caso farebbero prima a cancellare la Comunità montana, data l'impossibilità di fare qualsiasi politica territoriale senza nove Comuni". La giunta della Comunità Valle Pellice - 9 Comuni, 25 mila abitanti - deciderà oggi l'adesione alla manifestazione. "Penso che ci saremo - spiega Claudio Bertalot, il presidente -. Se ci metteranno con le spalle al muro costituiremo un organismo di gestione autonoma comprensivo dei Comuni tagliati fuori dalla Finanziaria, sul modello dei Consigli di Valle preesistenti alle Comunità. Ci dicano quali risparmi attuare e faremo da soli". Malumori condivisi da Mauro Marucco, Comunità Valli di Lanzo (19 Comuni, 26 mila abitanti): "Io prendo un gettone di presenza che al netto diventa di 1.200 euro al mese e come presidente della Comunità lavoro quasi a tempo pieno... Perchè nessuno fa le pulci alle spese dei Consigli regionali o alla proliferazione dei Consorzi dove sistemare i politici trombati?".

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Gettoni Sono i quattrini per ogni Consiglio o commissione ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

[FIRMA]FABIO POLETTI INVIATO A LODI Il più diplomatico è il presidente della Provincia, il diessino Lino Osvaldo Felissari. Un paio d'ore dopo l'attacco generalizzato alle Province del ministro Padoa-Schioppa - "Sono troppe, hanno strutture inutilmente pesanti" - dal suo ufficio a Palazzo San Cristoforo a Lodi cerca con calma le parole giuste: "Va bene l'esigenza di riforma, ma certe accelerazioni verso un atteggiamento liquidatorio dell'ente sono un errore". Tradotto da chi lo conosce bene: non bastava Beppe Grillo, se ci si mette anche il ministro dell'Economia a cavalcare l'antipolitica siamo a posto... Nella città fondata dal Barbarossa, piegata solo da Napoleone che da qui si aprì la strada per conquistare Milano, tira un'aria mica bella contro Padoa-Schioppa. Gianni Pagani, presidente del Consiglio provinciale, la tessera della Margherita in tasca, va giù duro: "Mi sa che si vogliono colpire i piccoli per far risparmiare i grandi... Giusto tagliare, giusto darsi una riorganizzazione, ma non è tagliando negli enti piccoli, che han già fatto sacrifici, che si risolvono i problemi...". I conti li ha fatti il quotidiano di Lodi Il cittadino: "Se si volesse ridurre di un miliardo di euro i costi della politica, tra Lodi e provincia salterebbero 158 consiglieri e 67 assessori". Tanto per dire a Casale ci sarebbero due consiglieri in meno, con un risparmio di 19 euro lordi per ogni seduta. In Provincia salterebbero quattro consiglieri e un assessore. "Il gettone di presenza da noi è di 90 euro lordi, qualcuno arriva a guadagnare cinquemila euro all'anno... Saranno mica questi i costi della politica...", fa due conti Gianni Pagani, mentre dall'ufficio di presidenza della giunta arrivano i dati che mostrano l'efficienza con cui si lavora in questo ex convento in via di ristrutturazione. Il bilancio del 2006 arriva a 40 milioni di euro. 25 milioni se ne vanno in spese correnti. I dipendenti sono 225. "All'osso...", dicono. Secondo Unioncamere la Provincia di Lodi, tra le 103 province italiane, è quella che possiede una migliore dotazione infrastrutturale. Dei 180 milioni di euro investiti in 10 anni, quasi la metà sono stati riservati alla viabilità, rinnovando l'80% delle strade. "Otto volte in più rispetto a quando il Lodigiano rientrava nella provincia di Milano". Il sindaco di centrosinistra della città Lorenzo Guerini, il primo presidente della Provincia di Lodi istituita 12 anni fa, è sicuro che non si può tornare indietro: "Lodi ha cominciato a vivere quando è arrivato il decentramento dei servizi". Tagliare la Provincia, tagliare questa provincia non piace nemmeno alle opposizioni. Il leghista Mauro Rossi, tra il ministro del centrosinistra e la giunta provinciale di sinistra, preferirebbe buttare Padoa-Schioppa dal Torrione del castello dei Visconti: "La nostra Provincia non è un carrozzone, il ministro deve smettere di dire che gli sprechi arrivano dagli enti locali e poi affamarci in finanziaria... qui a Lodi si fanno troppi consorzi, c'è un eccessivo ricorso alle società controllate con amministratori, revisori dei conti e vicepresidenti, ma chi vorrebbe tornare sotto Milano?". Angelo Mazzola, consigliere provinciale di Forza Italia, un ex dc che si è battuto una vita per vedere sventolare la bandiera della Provincia sull'ex convento, rigetta le critiche al mittente: "Padoa-Schioppa guardi agli sprechi veri, guardi agli stipendi dei manager pubblici stabiliti dal governo...". Un coro di no al ministro, da destra e sinistra. Un coro di no che unisce tutti sotto la bandiera di Fanfulla da Lodi, il condottiero che spronava i suoi chiedendo di resistere più a lungo della durata della guerra. E le armi sono quelle che si trovano spulciando nei bilanci e nelle ricerche. Come quella di Legambiente che quest'anno ha dato alla Provincia di Lodi la medaglia di bronzo, terzo posto in Italia, sulla qualità dell'edilizia scolastica, 18 milioni di euro investiti negli ultimi sette anni, sganciati l'uno sull'altro dalla Provincia. Per non parlare del territorio agricolo, il più preservato della Lombardia, su cui lavorano oltre 1700 aziende. Fabrizio Santantonio, vicepresidente a Palazzo San Cristoforo con delega alla Pianificazione Territoriale, è sicuro che senza questa Provincia sarebbe un disastro: "Se sparisse la nostra Provincia chi potrebbe garantire la salvaguardia del territorio? Milano non ha questa cultura, ha altri problemi. E' un valore di cui non possiamo fare a meno, qualunque cosa dica il ministro Padoa-Schioppa".

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Comunità montane decimate dalle norme della Finanziaria ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

TAGLI RISCHIANO DI USCIRE BALESTRINO E TOIRANO Comunità montane decimate dalle norme della Finanziaria [FIRMA]ERMANNO BRANCA SAVONA La mannaia della Finanziaria sta per abbattersi sulle Comunità montane della provincia di Savona. Non avendo l'altimetria media richiesta dalle norme per il taglio della spesa, gli enti che si occupano dello sviluppo dell'entroterra rischiano di essere fortemente penalizzati e, in alcuni casi, addirittura azzerati. La Comunità ingauna rischia di essere cancellata mentre le altre tre subiranno la decimazione dei Comuni aderenti che si tradurrà poi in un drammatico taglio dei finanziamenti. Oggi la situazione di partenza è che 67 dei 69 Comuni della Provincia (a parte Savona e Laigueglia) sono inseriti nelle 4 Comunità. Se le norme della Finanziaria resteranno immutate, i Comuni che potranno ancora far parte delle Comunità saranno al massimo una quindicina. Il limite inserito dal governo Prodi è di tipo orografico. Per poter far parte di una Comunità montana è necessario che l'80% del territorio comunale abbia un'altimetria superiore ai 600 metri (per le Alpi) o ai 500 metri (per gli Appennini). In alternativa, possono far parte delle Comunità i Comuni che abbiano il 50% del territorio sopra i 600 metri e che presentino un dislivello fra la quota minima e la massima di almeno 500 metri. Inoltre le Comunità montane a cui non possano aderire almeno tre Comuni verranno cancellate. Quella che rischia di più attualmente è quella Ingauna che, dati alla mano, dopo la riforma potrebbe iscrivere solo Nasino e Castelvecchio di Roccabarbena. Meno drammatica la situazione di quella del Pollupice che spera di poter inserire Balestrino, Boissano, Toirano e forse Calice e Tovo San Giacomo. Il presidente Giuseppe Morro osserva: "Ci adegueremo alle norme che in Italia cambiano dal mattino alla sera ma spero che siano tutti consapevoli che non sono certo le Comunità montane a sprecare i soldi". Dal punto di vista altimetrico, gode buona salute la Comunità del Giovo che potrà comunque contare su Sassello, Urbe, Varazze, Stella e Pontinvrea. Della Comunità dell'Alta Valbormida in futuro potranno far parte solo i Comuni di Calizzano, Bardineto e Osiglia. Il risparmio non sarà tanto sui gettoni di presenza dei consiglieri, quanto piuttosto sui fondi che vengono distribuiti in settori come agricoltura, turismo, cultura, sviluppo socio-economico. Il governo assegna i fondi in base a una serie di parametri fra cui la popolazione delle Comunità: chi ha meno Comuni, riceverà meno fondi.

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Costi della politica, An e Idv alleate ( )

( da "Giornale di Brescia" del 04-10-2007)

 

Edizione: 04/10/2007 testata: Giornale di Brescia IN PRIMO PIANO Fini e Di Pietro: una proposta di legge per risparmiare 200 milioni. Padoa-Schioppa: tagli per un miliardo Costi della politica, An e Idv alleate ROMA Tetto massimo di 12 ministri con portafoglio, 5 senza. Non più di 50 sottosegretari. Riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, chiudere Sviluppo Italia s.p.a, sopprimere le Comunità montane insieme ad altre misure sui costi della politica e delle istituzioni per ottenere un risparmio pari a 200 milioni di euro. Ma anche prevedere il riconoscimento giuridico dei partiti e delle forze sindacali, in modo da aumentare la trasparenza dei loro bilanci e delle loro attività. In estrema sintesi, sono questi gli obiettivi di un'articolata proposta di legge bipartisan presentata ieri dal presidente di An, Gianfranco Fini e dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. Il progetto di legge ha lo scopo, secondo An e Idv, di rispondere all'ondata di indignazione che percorre il Paese. "E necessario - spiega l'ex pm - dare risposte concrete alle domande del Paese reale. C'è una caduta verticale della credibilità delle istituzioni. E doveroso prendere atto che bisogna passare dalla diagnosi alla terapia per rispondere al malcontento montante tra la gente". Secondo Di Pietro, infatti, avere più di cento tra ministri, vice-ministri e sottosegretari "non garantisce maggiore efficacia di governo". Partendo da queste premesse, l'ex Pm sottolinea che presentare una proposta al Parlamento serve a far capire chi realmente punta a una riduzione dei costi e chi, invece, "ci marcia". Anche Fini sottolinea l'emergenza di un provvedimento di questo genere: "Lasciare le cose come stanno porterebbe al funerale della democrazia italiana, così come l'abbiamo conosciuta. Al di là delle proteste di piazza di qualche comico, esiste nel Paese un clima di ostilità crescente nei confronti dei partiti e nelle istituzioni, molto più grande di quanto il Palazzo immagini. L'aspetto che più mi interessa di questa proposta - conclude Fini - è la richiesta di attuare finalmente la Carta costituzionale, che prevede il riconoscimento giuridico dei partiti che non possono più essere considerati come delle bocciofile. Analogamente è necessario riconoscere la personalità giuridica dei sindacati e del loro ruolo, altrimenti non si può parlare seriamente di concertazione e di referendum tra i lavoratori". E anche il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa ha affrontato il nodo dei costi della politica nell'intervento di presentazione della Finanziaria al Senato. Riduzione del numero dei parlamentari dalla prossima legislatura e tagli "al personale parapolitico, ai consulenti, alle troppe commissioni di studio", queste le misure di cui ha parlato il ministro, annunciando un'azione vigorosa che porterà per le casse delle pubbliche Amministrazioni, "ad un risparmio pari a circa un miliardo a regime". Padoa Schioppa ha poi aggiunto che in Italia ci sono "troppe Province, troppi uffici, troppi Tribunali".

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BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra ( )

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)

 

"BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra è uno specialista". Il sindaco di Massarosa Fabrizio Larini difenda... il bastone e la carota con cui ha gestito il caso Sermas (dopo le polemiche per l'aumento dei compensi), sostenendo che la vera sfida per il futuro non è "tanto nei numero dei componenti del consiglio di amministrazione che prendono 200 euro di gettone di presenza il mese, ma nelle possibilità di sviluppo che può avere l'azienda non solo all'interno del territorio comunale ma anche fuori". "ALLA GENTE credo di avere fatto capire ? precisa il primo cittadino ? che Massarosa vuole dare un segnale importante sui costi della politica: certi aumenti non sono giustificabili in un momento come questo di ristrettezze e di tagli. E' questa la linea da seguire, ma non saranno certo i compensi di due consiglieri a mandare all'aria il bilancio dell'azienda... Piuttosto è necessario che la Sermas diventi veramente un soggetto in grado di dare sostanza alla propria attività, che non può essere ridotta semplicemente al possesso della rete dei tubi dove passa il gas: il sottoscritto è disponibile ad aprire un ampio confronto con tutte le forze politiche. Una fusione con l'azienda municipalizzata della farmacia di Corsanico? E' un'ipotesi che vogliamo valutare in maniera approfondita". PER LARINI è scoccata l'ora di mettersi al lavoro, stemperando le polemiche e finalizzando i prossimi interventi ad un rilancio completo dell'azienda che ? come hanno ironizzato gli esponenti dell'opposizione ? "ha sì quattro dipendenti ma anche ampi margini di sviluppo, proprio per consentire al comune di Massarosa la possibilità di ottenere un maggior numero di utili". E in tempo di "miseria" per l'ente locale, se un'azienda municipalizzata garantisse un utile sempre più consistente non sarebbe male. - -->.

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Costi politica asse an-idv ( )

( da "Piccolo di Trieste, Il" del 04-10-2007)

 

Attualit&agrave Costi politica Asse An-Idv ROMA "Una sensibile riduzione dei costi che secondo una prima stima ammonta a circa 200 milioni di euro" con "un risparmio di ulteriori 369 milioni di euro in riferimento agli Enti locali". E questo il fine di una proposta di legge presentata da Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini durante una conferenza stampa. L'obiettivo - "una drastica decurtazione della spesa pubblica portando il risparmio a complessivi 569 milioni di euro" - dovrebbe essere raggiunto, spiegano i leader di Idv e An, attraverso una serie di misure da introdurre già dalle prossime elezioni.

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Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione di continuità. Spesso, ( )

( da "Nazione, La (Siena)" del 04-10-2007)
Pubblicato anche in:
(Nazione, La (Pisa))

 

In modo del tutto demagogico, si torna a parlare di riforma del Parlamento con tagli di onorevoli e senatori: progetto, per altro, che vive solo nell'immaginario, neppure tanto collettivo. E la polemica di questi giorni fra Prodi e Bertinotti la dice lunga su come ognuno tenti di difendere la rispettiva posizione. Del resto il presidente del Consiglio dovrebbe, prima di tutto, guardare all'interno del suo esecutivo: 103 fra ministri e sottosegretari la dicono lunga sulla volontà reale di ridurre i costi della politica. La sensazione, del resto, è che il manuale Cencelli continui anche dopo tanti anni, ad essere il miglior elisir di lunga vita per coalizioni che hanno poco o niente in comune, se non la voglia di occupare il più possibile posti di potere. - -->.

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Sui sindaci non mollo ( )

( da "Alto Adige Trento" del 04-10-2007)

 

Schuler insiste sulla richiesta: parì opportunità per tutti, non è un vitalizio "Sui sindaci non mollo" Pensioni, da Trento una sponda a Durnwalder Non ho rinunciato alla mia proposta Tornerò alla carica BOLZANO. Luis Durnwalder e i sindaci altoatesini trovano una sponda a Trento sulla richiesta di "pensione" per i sindaci. Dopo la deludente, dal suo punto di vista, riunione di giunta regionale il presidente provinciale aveva dichiarato: "Vado avanti". Intanto nell'Svp ancora non si trova un accordo sul limite di mandato dei sindaci, punto dolente nei rapporti tra partito e amministratori. Durnwalder lo ha ripetuto anche ieri: "Non ho alcuna intenzione di mollare su questo argomento". La differenza, rispetto alla fine di settembre, è che sull'argomento è arrivata la presa di posizione di Renzo Anderle, il presidente del Consorzio dei Comuni trentini che dice "sì" alla proposta di Bolzano su un fondo di previdenza integrativa per i sindaci. Anderle si allontana così dal coro di voci contrarie arrivate nei giorni scorsi, sia da parte del presidente provinciale di Trento Dellai sia da parte di molti sindaci trentini. E così i giochi sembrano più aperti. Ritrova ottimismo il presidente del Consorzio dei Comuni dell'Alto Adige Arnold Schuler: "Parleremo con i sindaci di Trento, a partire da Anderle. Mi fa piacere che si sia espresso a favore di un tema di cui noi discutiamo da molti anni". Anderle, intervistato da un quotidiano trentino, ha dichiarato: l'ipotesi è di un fondo integrativo e non di vitalizio e "questo non lo trovo irragionevole, anzi penso che sia degno di considerazione per i sindaci trentini". Anderle punta il dito sui consiglieri provinciali per dare forza al suo ragionamento. Troppe differenze di trattamento tra gli uni e gli altri, fa capire. Trovato un alleato oltre Salorno, Schuler passa alle precisazioni. E' chiaro a tutti che in questo clima di insofferenza generale verso i costi della politica non è popolare battersi per la pensione dei sindaci. Il consiglio del Consorzio si riunirà domani pomeriggio. La proposta Durnwalder non è all'ordine del giorno, ma non è escluso che qualcuno la affronti. "Di sicuro ne discuteremo presto, anche perché in novembre avremo l'assemblea dei sindaci e lì l'argomento sarà inevitabile", fa sapere Schuler. Intanto però ci si muove con prudenza. Precisazione numero uno: "Ci battiamo solo per consentire a tutti di fare i sindaci a tempo pieno. Perché sia possibile, va superata la differenza tra chi può permettersi di avere i contributi pagati perché si mette in aspettativa e chi, come i liberi professionisti e gli imprenditori, non gode di questo trattamento. Insomma, non vogliamo che alcuni sindaci abbiano la doppia pensione, ma solo che possa riceverla chi ora non ha contributi". Precisazione numero due, la proposta di Luis Durnwalder, sollecitata da tempo, non è stata fatta ancora propria dai sindaci altoatesini: "Dobbiamo esaminarla, verificare che contenga i giusti elementi di equità". Strada aperta invece, secondo Schuler, alla sforbiciata dei consiglieri comunali prevista dalla finanziaria: "A Bolzano ci sono 50 consiglieri, è chiaro che si può intervenire. Il Consorzio dovrà occuparsi dei Consigli e delle giunte". L'operazione sarà interessante, avverte, solo nei centri maggiori: "Nei Comuni più piccoli ci sono consigli snelli che si riuniscono sei-otto volte all'anno. Non credo che qualche gettone di presenza in meno dei consiglieri farà la differenza sui costi della politica". Sull'affollamento di consiglieri comunali a Bolzano il parere sembra ormai unanime, da Durnwalder al sindaco Luigi Spagnolli.

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'Perché non si dimettono loro?' ( )

( da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)

 

Edizione di Giovedì 4 ottobre 2007 Benvenuto P.Review srl Borghetti, Ancorotti e Giovinetti, replicano a Galmozzi sui costi della politica 'Perché non si dimettono loro?' di Luca Bettini "A Crema siedono 3 assessori che ricoprono anche l'incarico di consiglieri provinciali e che per tali incarichi ricevono un compenso. Siccome si sta dibattendo sul problema a 360 gradi credo sia giusto che Cesare Giovinetti, Maurizio Borghetti e Renato Ancorotti compiano delle scelte urgenti in tale senso, decidendo se rimanere assessori comunali o consiglieri provinciali per lanciare un segnale chiaro che sarebbe certamente gradito a tutti" Così ieri sul nostro giornale Attilio Galmozzi, segretario cittadino di Rifondazione comunista. E la reazione dei tre non tarda a farsi sentire ed è velenosa. "Ma come ? sbottano tutti e tre ? in consiglio provinciale nei banchi di Rifondazione siedono Gian Paolo Dusi, che è anche sindaco di San Daniele Po e Angelo Bruschi che è anche vice sindaco di Castelvetro: perché non danno loro il buon esempio invece di attaccare noi demagogicamente? Per non parlare di Claudio Ceravolo che è stato sindaco di Crema (appoggiato dai comunisti) e consigliere provinciale". Borghetti lo dice chiaro: "Io non mi dimetto per rispetto ai miei elettori e anche perché dal punto di vista dei costi della politica non cambierebbe nulla perché verrei sostituito con una persona che incasserebbe lo stesso gettone di presenza". Sulla stessa lunghezza d'onda Ancorotti: "Ho proposto di fare un consiglio al mese tutto il giorno e non due pomeriggi: i gettoni verrebbero dimezzati, ma forse non a tutti piace questa proposta. Ironico Giovinetti: "Se si dimettono Bruschi e Dusi sono pronto a lasciare anch'io".

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Monticelli, stipendio al sindaco a tempo pieno ( )

( da "Provincia di Cremona, La" del 04-10-2007)

 

Edizione di Giovedì 4 ottobre 2007 Benvenuto P.Review srl Monticelli, stipendio al sindaco a tempo pieno MONTICELLI ? Ammonta a 1850 euro netti lo stipendio mensile del sindaco a tempo pieno Sergio Montanari. La cifra, al centro di attenzioni e polemiche della minoranza anche quando non era ancora stata stabilita, è praticamente pari al compenso che il primo cittadino percepiva come insegnante di liceo, lavoro da cui come noto ha chiesto l'aspettativa a giugno per concentrarsi full-time al Comune. Se lo stipendio del sindaco comporta una variazione al bilancio di previsione (l'ex sindaco Gianluigi Boiardi non percepiva alcun compenso in quanto già stipendiato per il ruolo di presidente della Provincia di Piacenza), va comunque detto che si tratterà di una variazione inferiore rispetto a quanto temuto dall'opposizione. Infatti restano invariati i compensi degli altri amministratori, compreso il gettone di presenza per i consiglieri (circa 11 euro). 440 euro al mese vanno dunque al vicesindaco Saverio Iacovino; agli assessori Angelo Metti e Pietro Aimi vanno 265 euro; sono invece inferiori i compensi di Deborah Frittoli e Michela Mazzari: entrambe insegnano ed essendo dipendenti statali percepiscono 132 euro.

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Tagli ai Cda Autostrade a rischio ( )

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 04-10-2007)

 

COSTI PUBBLICI. Scattano il 7 novembre le misure per contenere il numero dei consiglieri. Nelle società partecipate da Comuni e Provincia sta per calare la scure Tagli ai Cda Autostrade "a rischio" di Massimo Tedeschi Uno spettro si aggira nei consigli d'amministrazione pubblici. Ha il nome di "circolare Lanzillotta" e una data di scadenza, il 7 novembre. Le società controllate o partecipate dagli enti territoriali (Comuni e Province) devono rivedere i propri statuti e praticare, in molti casi, una drastica cura dimagrante dei Consigli d'amministrazione. I Cda, fra gettoni di presenza ed emolumenti vari, sono considerati insomma un "costo" da tagliare e, in tempi di polemica contro la "Casta", chi tergiversa perde popolarità e legittimità. Fra le realtà partecipate dagli enti bresciani il caso più clamoroso è rappresentato dalle società autostradali: la "Serenissima" ha 15 membri del Cda (uno ogni 10 km di autostrada), la Centropadane ne ha 11 (uno ogni 8 km). Le società controllate dal Comune non presentano consigli ipertrofici, e un problema potrebbe determinarsi solo a Brescia mobilità dove i consiglieri di nomina pubblica sono oggi 6: uno di troppo. Più complesso il caso della Provincia di Brescia, che partecipa a oltre 40 società in cui ha quote che non raggiungono mai la maggioranza assoluta (si va dal 42% della Società impianti Valtrompia allo 0,93% di Isfor 2000 e della Centrale del latte di Brescia). In questi casi si annunciano tagli da "spalmare" fra gli enti partecipanti (comuni e comunità montane, oltre alla stessa Provincia). IN QUESTI GIORNI la prefettura ha indirizzato una lettera agli enti territoriali bresciani, ricordando la scadenza e chiedendo lo stato dell'applicazione della nuova norma. La ghigliottina che sta per sfoltire i Cda pubblici (non, però, quelli delle società a maggioranza pubblica quotate in Borsa, come Asm) è figlia della Finanziaria 2006 che al comma 729 prevede che i Cda delle società partecipate totalmente (anche in via indiretta) da enti locali non possano avere più di 3 o 5 membri in funzione del capitale. Nelle società miste, invece, gli enti locali non possono esprimere più di 5 membri. E intervenuto poi un decreto del Consiglio dei ministri del 26 giugno a chiarire che la soglia limite del capitale sociale è di 2 milioni: al di sotto, gli enti locali territoriali non possono esprimere più di 3 membri di Cda; al di sopra dei 2 milioni non più di 5 membri. IL DECRETO è entrato in vigore il 7 agosto e ha dato tempo tre mesi (fino al 7 novembre, dunque) alle società per adeguare i propri statuti. Nel frattempo, il 13 luglio, è arrivata la circolare del ministro Lanzillotta a chiarire che nel conteggio delle quote degli enti territoriali non rientrano le Camere di commercio, e a precisare che la data del 7 novembre è perentoria, "a nulla rilevando la data di scadenza del relativo mandato" dei Cda. Il Comune di Brescia appare tranquillo per le società diretta emanazione della Loggia come Centrale del latte, Centro sportivo san Filippo e Brescia mercati: "I consigli sono tutti i regola rispetto alla normativa - sostiene l'assessore Luigi Morgano - un dubbio riguarda solo Brescia mobilità: lo statuto prevede che il Cda abbia un numero di membri variabile da tre a sette, rinviando all'assemblea la quantificazione. L'assemblea dell'aprile 2005 fissò a 7 i membri: 4 sono stati nominati dal Comune, gli altri 3 dall'assemblea dei soci su proposta del sindaco. Il 9 febbraio, dopo le dimissioni da consigliere del dott. Moreni, l'assemblea ha ridefinito il numero di membri del Cda in 6, numero che eccede il limite di 5". In vista una giunta e un'assemblea decisive. Complicata la situazione di Centropadane, che ha un Cda con 11 membri di cui però "solo" 5 di nomina di enti locali. La soglia è rispettata ma all'appello manca il Comune di Piacenza che ha dismesso le proprie quote ma potrebbe tornare in campo, forte di uno statuto che gli assicura un rappresentante nel Cda: sarebbe il sesto rappresentante degli enti locali e sarebbe... di troppo. LA PROVINCIA ha invece una posizione diversa: "La nuova Finanziaria presentata in questi giorni contiene nuove indicazioni sulla materia - spiega il presidente Cavalli - .Proprio domani (oggi per chi legge, ndr.) a Roma in sede Unione delle province italiane cercheremo di definire un'interpretazione autentica e condivisa del quadro normativo". Un quadro che, per ora, delinea una mannaia soprattutto sul Cda della Serenissima. Quello più pingue, in cui i rappresentanti degli enti pubblici sono 10, il doppio del dovuto. Quello in cui gli equilibri politici e territoriali sono stati raggiunti a fatica. E, ora, vanno riscritti.

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Una stagione da dimenticare strategico è il ruolo dei sindaci ( )

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 04-10-2007)

 

Agenda e Lettere Una stagione da dimenticare Strategico è il ruolo dei sindaci Per fortuna l'estate sta finendo, e per la sanità lombarda è sicuramente una stagione da dimenticare in fretta. Per noi addetti alla sanità ed alle politiche del welfare è stata una stagione ricca di spunti di riflessione, che ci ha dimostrato ancora una volta quanta sia la distanza tra le aspettative dei cittadini e dei professionisti, rispetto al modello di sanità lombardo enfatizzato dagli spot del centro destra in termini di valorizzazione delle competenze, appropriatezza e certezza delle risorse di sistema. Anche per la sanità mantovana l'estate è stata una stagione complicata. Dopo il Cup, i problemi per le mammografie e la radiologia in generale, manca, ancora a tutt'oggi inspiegabilmente, la copertura dei turni di guardia attiva, sia a livello medico che tecnico. Per non parlare della Cardiochirurgia, che ha avuto gli onori del circo mediatico nazionale, la medicina sportiva "sfilata" alla sanità pubblica attraverso il gioco delle tre carte, il settore "continuità cure" anch'esso in odore di privatizzazione ed infine i costi sostenuti dal sistema per la mancata integrazione. Problemi non di poco conto e non contingenti ma strutturali. Per quel che riguarda la Geriatria, cogliamo l'occasione per augurare buon lavoro alla nuova Direzione medica e per ricordare l'eccellente lavoro, unanimemente riconosciuto da cittadini e professionisti svolto dal fondatore della geriatria per acuti di Mantova Dottor Claudio Avanzi geriatra specializzato e dai suoi collaboratori: Dottoressa Lorena Brindani e Dott. Claudio Martini, che dal pensionamento del Dottor Avanzi hanno continuato a lavorare sino ad oggi, nell'interim affidato al Professor Pier Paolo Vescovi direttore del Dipartimento di area Medica, mantenendo ai massimi livelli la qualità raggiunta dal Servizio. Sta per finire un altro lungo e tribolato lustro della nostra sanità ed è tempo di bilanci dominati più da ombre che da luci. Non si è vista una progettualità di sistema orientata al soddisfacimento dei bisogni di salute del cittadino mantovano, anzi, troppe volte non si è compresa l'inerzia di fronte a importanti problematiche, altre volte invece ci si è trovati di fronte ad un sospetto dinamismo nel percorrere scelte di privatizzazione. Risultano di difficile lettura certe scelte manageriali di chi è ben remunerato da un'azienda e poi diventa facilitatore della concorrenza, offrendo pezzi pregiati e redditizi della propria azienda. Certo non è minacciando querele o scontri che si affronta la complessità, il pianeta della sanità non può essere governato da monarchie assolute oppure semplicemente da una parte: e visti i risultati raggiunti, forse è il caso di condividere qualche riflessione. La salute è un bene da tutelare che appartiene all'intera collettività e pertanto implica un approccio all'articolazione della materia più dialettico e rispettoso della pluralità di opinioni, così è in una democrazia matura. Strategico diventa a questo punto il ruolo della Conferenza dei Sindaci nella difesa del sistema sanitario pubblico e nell'equilibrio dell'offerta dei Servizi, nel mantovano definizione del profilo d'offerta delle fondazioni, che deve essere congruente in un'ottica di rete modulata dal Pac dell'Asl, visto che si tratta di soggetti accreditati. Per concludere, crediamo che sia arrivata la fine delle stagioni in cui erano all'ordine del giorno dismissioni e depotenziamenti di Servizi che hanno un valore aggiunto per le comunità locali e non solo. Cessioni, esternalizzazioni che poi, a quanto pare, non hanno portato a grandi risultati, basti vedere le ultime inchieste milanesi sulla "sanitopoli lombarda". Area Tematica Ds diritto alla salute.

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Fini e Di Pietro uniti contro la casta ( )

( da "Arena, L'" del 04-10-2007)
Pubblicato anche in:
(Bresciaoggi(Abbonati))

 

COSTI POLITICA. Proposta di legge bipartisan Fini e Di Pietro uniti contro la "casta" ROMA Divisi sul governo, uniti contro la "casta" politica. Antonio Di Pietro, Idv, ministro delle Infrastrutture e Gianfranco Fini, presidente di An hanno sottoscritto e presentato una proposta di legge per ridurre i costi della politica. Di Pietro e Fini propongono un tetto di 17 ministri (12 con portafoglio e 5 senza), non più di 50 sottosegretari, la riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, e la soppressione delle comunità montane. Secondo una stima le misure farebbero risparmiare 200 milioni di euro, più altri 369 in riferimento agli enti locali. Dobbiamo dare risposte concrete, ha affermato Di Pietro in una conferenza stampa con Fini, alle domande che ci pone il paese reale. E tempo di passare "dalla diagnosi alla terapia per rispondere al malcontento montante tra la gente". Lasciare le cose come stanno, ha avvertito Fini, porterebbe "al funerale della democrazia". Per Fini, "al di là delle proteste di piazza di qualche comico, esiste nel Paese un clima di ostilità crescente nei confronti di partiti e istituzioni, molto più grande di quanto il Palazzo immagini".

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Casta, adesso attenta a questi due ( )

( da "Italia Oggi" del 04-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 235, pag. 6 del 4/10/2007 Autore: di Emilio Gioventù Visualizza la pagina in PDF       Ddl per un governo di 17 ministri e 50 sottosegretari. E riconoscimento giuridico per i partiti. Casta, adesso attenta a questi due Fini e Di Pietro, la strana coppia contro i costi della politica Se avessero scelto una colonna sonora per l'evento, Adriano Celentano sarebbe andato alla grande e alla fine Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini avrebbero cantato in coro: "Siamo la coppia più bella del mondo". Certo, impossibile geneticamente, strana politicamente, ma capace comunque di partorire un disegno di legge contro i costi della politica. Tentativo bipartisan di recuperare credibilità alla classe politica. hanno le idee chiare sul da farsi fedeli al basta poco che ci vuole: tetto massimo di 12 ministri con portafoglio, 5 senza e al massimo 50 sottosegretari, si aggiungano la riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, la cancellazione della società Sviluppo Italia, la soppressione delle comunità montane. Più un altro pacchetto di misure sui costi della politica e delle istituzioni che alla fine potrebbero portare a un risparmio di 200 milioni di euro. Italia dei Valori e Alleanza nazionale ci credono. Vogliono tagliare, ma anche prevedere il riconoscimento giuridico dei partiti e delle forze sindacali in modo da aumentare la trasparenza dei loro bilanci e delle loro attività. Il ddl porta la firma dei deputati Silvana Mura dell'Italia dei Valori e Antonio Buonfiglio di An e si presenta con un titolo ambizioso: "Misure per favorire il contenimento della spesa degli organi istituzionali e la trasparenza delle attività della rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale". In tempo di indignazione verso privilegi e costi della politica An e Idv offrono una soluzione. Dice Di Pietro che "è necessario dare risposte concrete alle domande del paese reale. C'è una caduta verticale della credibilità delle istituzioni, aggravata dal comportamento di chi queste istituzioni è chiamato a governare". Intuisce il pericolo l'ex pm oggi ministro alle Infrastrutture: "Il malcontento montante tra la gente". Pericolo avvertito anche da Gianfranco Fini secondo il quale "lasciare le cose come stanno porterebbe al funerale della democrazia italiana, così come l'abbiamo conosciuta". Tutti d'accordo, dunque, sul da farsi. Ma non sul trattamento da riservare a Beppe Grillo che si annuncia fustigatore di usi e costumi della casta. Se Di Pietro ne sembra innamorato pazzo, Fini invece lo liquida così: "Al di là delle proteste di piazza di qualche comico, esiste nel paese un clima di ostilità crescente nei confronti dei partiti e nelle istituzioni, molto più grande di quanto il Palazzo immagini". Ma nessuno si illuda sull'aria di feeling, Fini e Di Pietro sono pur sempre su due barricate. Il leader di An sa bene che la scelta di andare a braccetto con Di Pietro nella campagna per la riduzione dei costi della politica "susciterà illazioni, sospetti e maldicenze", ma avverte: "An lavora per far cadere Prodi e affinché il ministro Di Pietro sia al più presto un ex ministro".Non si fanno attendere le reazioni. Piero Fassino, il segretario dei Ds, loquace da un po' di giorni, non tarda a dire la sua e liquida la proposta congiunta Fini-Di Pietro sulla riduzione dei costi della politica così: "Arriva dopo tante altre e non mi pare sia particolarmente originale". Piuttosto porta acqua al mulino dell'esecutivo guidato da Romano Prodi: "Il governo ha presentato nella legge Finanziaria tante proposte di riduzione dei costi della politica: la riduzione del numero dei parlamentari, del numero dei consiglieri provinciali e regionali, il blocco per cinque anni dell'incremento degli emolumenti delle indennità dei parlamentari, la riduzione delle comunità montane e la riduzione ad un massimo di cinque membri dei consigli d'amministrazione delle società pubbliche". Quando si dice tra il dire e il fare. (riproduzione riservata).

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Tps insiste, ho tagliato un miliardo ( )

( da "Italia Oggi" del 04-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 235, pag. 3 del 4/10/2007 Autore: di Alessandra Ricciardi Visualizza la pagina in PDF       Il ministro dell'economia difende a spada tratta la manovra. Mentre i sindacati vanno allo sciopero. Tps insiste, ho tagliato un miliardo Tra politici e consulenti, la Finanziaria ridurrà la spesa pubblica Il taglio ai costi della politica è "ineludibile", anche se sono altre voci, in primis la cattiva gestione delle risorse pubbliche, a mandare gambe all'aria i conti dello stato. Comunque il taglio si farà e porterà, tra politica e parapolitica, a un risparmio complessivo di spesa di un miliardo di euro. Ne è convinto Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dell'economia, che ieri al senato ha illustrato a spada tratta la Finanziaria 2008. Una presentazione giocata tutta tra dotte citazioni, in apertura quella dell'Agamennone di Eschilo, e richiami al ritrovato rigore nella gestione della cosa pubblica. "Abbiamo restituito all'azione di governo l'ampiezza di un progetto che partendo dall'oggi guardi lontano nel futuro", ha esordito Tps. Ma le sue convinzioni devono fare i conti con lo scontento di Cgil, Cisl e Uil, che proprio contro la Finanziaria andranno allo sciopero generale il prossimo 26 ottobre. E con i mal di pancia della sinistra radicale, che, nonostante i correttivi apportati alla manovra in consiglio dei ministri, giudica il disegno di legge approdato al senato poco di sinistra. Una Finanziaria, è l'accusa, che è ancora troppo sbilanciata a favore delle imprese rispetto ai lavoratori. E così la promessa formulata a Palazzo Madama da Tps, che il testo riuscirà a venire fuori dai marosi del parlamento senza ricorrere al voto di fiducia e per giunta con poche modifiche, suonava già mentre veniva pronunciata come niente più che un ottimistico auspicio. Al centro della relazione del ministro, i vituperati costi della politica. "Gli sprechi quantitativamente maggiori non sono quelli della politica (moralmente i più gravi)", ha precisato Padoa-Schioppa, "bensì quelli dell'uso di risorse pubbliche nei diversi comparti dell'amministrazione". Per Padoa-Schioppa "sprechi e malversazioni nella politica indubbiamente ci sono", ma "sono opera di una minoranza, stranamente tollerata dalla maggioranza dei politici onesti".Comunque, "una riduzione del personale parapolitico, dei consulenti, delle troppe commissione di studio è possibile e ineludibile". E le misure decise dalla Finanziaria potranno produrre certamente un risparmio, a regime, di un miliardo di euro. Il vero problema resta la spesa pubblica, ha sottolineato il ministro, precisando che è vero che crescerà meno del 4,5% ma rimane comunque "un treno in piena corsa". Tps ha poi esaminato gli aspetti di riqualificazione della spesa, di risanamento e anche di rafforzamento del sistema di protezione sociale presenti nella manovra. E ha ricordato che per ragioni di copertura per il governo è "irrinunciabile" l'approvazione del collegato sul Welfare, che verrà presentato a metà ottobre, entro il 31 dicembre. C'è poi il tema del debito pubblico. "Il debito pubblico italiano è gigantesco": 1.600 miliardi, che obbliga a pagare 70 miliardi di interessi l'anno, ovvero, ha calcolato Tps, 1.200 euro in media in testa ad ogni italiano, compresi i neonati. Occorrerebbe, secondo il ministro, dimezzare il debito: questo libererebbe 35 miliardi l'anno che potrebbero essere impiegati "per alleggerire le tasse e investire". Padoa-Schioppa non ha risparmiato critiche al precedente governo: "La scorsa legislatura si aprì con promesse mirabolanti, ma si concluse con la scomparsa dell'avanzo primario e l'incoraggiamento aperto all'evasione fiscale". Alla fine, Tps ha posto l'accento sulle misure a favore dei meno abbienti presenti in Finanziaria, a cominciare dalle 80 mila case con mini-affitti che saranno destinate a chi è in difficoltà. Poi il taglio Ici e i bonus. Infine le misure a favore della produttività, a cominciare dalle riduzioni fiscali e le semplificazioni per le imprese. Per concludere che, "se il governo potrà continuare a svolgere il programma iniziato in questi primi due anni di legislatura, il paese avrà davvero migliorato il suo volto. Confido che questo sarà riconosciuto. Il consenso verrà". In attesa di incassare il consenso, il governo Prodi deve fare i conti con Cgil, Cisl e Uil, decisi, intanto che si sbroglia anche la matassa sul Welfare, a uno sciopero di 8 ore per la giornata del 26 ottobre, in segno di protesta contro la mancata copertura in Finanziaria dei contratti pubblici. Di fatto, senza un intervento correttivo, 3,5 milioni di dipendenti pubblici non avranno nessun aumento per i prossimi due anni, tranne una indennità di vacanza contrattuale, l'unica che appunto è stata finanziata. "Il debito pubblico non può essere risanato sulle spalle dei lavoratori", è stato il commento unanime dei leader di Cgil, Cisl e Uil. "La relazione di Tps è stata serissima", è stato il commento di Anna Finocchiaro, capogruppo dell'Ulivo al senato. "Rigorosa, certo", ha precisato Manuela Palermi, capogruppo Pdci-Verdi, " ma con vuoti enormi, a partire da quello sui contratti, che vanno ripianati". Già ieri sera, sul come procedere sul caso statali, il premier Prodi incontrava il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais. (riproduzione riservata).

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Un forum sul web ( )

( da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)

 

PROVINCIA UN FORUM SUL WEB PISTOIA. Il presidente del consiglio provinciale Marco Giunti risponde al lettore Giuliano Ciampolini, autore di una lettera sulla democrazia partecipata pubblicata ieri dal Tirreno. Caro Giuliano, è proprio vero, non solo ci conosciamo da "una vita" ma abbiamo anche in comune il "debutto" nella stessa assemblea elettiva. Una straordinaria esperienza in anni straordinari, nei quali il vento del rinnovamento (in tutti i sensi: politico, culturale, sociale e civile) spazzò via polvere e muffa, portando aria nuova in ambienti che per troppo tempo erano rimasti chiusi. Consideravamo fondamentale un nuovo rapporto tra delegati e deleganti, tra rappresentanza e partecipazione, dando vita a strumenti attuativi non sempre adeguati ed efficaci, ma non per questo meno importanti. La tendenza di oggi è opposta, è quella dell'accentramento dei poteri, dello svuotamento del ruolo e delle funzioni delle assemblee elettive e degli istituti di partecipazione. La stessa discussione sui costi (e sugli innegabili sprechi!) della politica, sta prendendo la direzione sbagliata: la riduzione dei consiglieri, nella stragrande maggioranza dei comuni, comporta risparmi di poche decine di euro ma ha per conseguenza l'introduzione mascherata di una soglia di sbarramento anche superiore al dieci per cento e l'esclusione dai consigli di rappresentanze politiche, associative e civiche tutt'altro che trascurabili. Le commissioni consiliari rappresentano un importante punto di raccordo del consiglio con esperti dei vari settori e con le rappresentanze di comitati ed associazioni. In questi anni, ne abbiamo potenziato ruolo ed autonomia e la loro attività è cresciuta notevolmente. Nel redigere il nuovo statuto, prevedemmo le consulte ma, ad oggi, nonostante si siano discusse diverse proposte, hanno avuto scarsa attuazione pratica. Nel 2002, il consiglio provinciale istituì quella per lo sport, affidandone la gestione alla giunta provinciale. Nel 2006, è stata approvata dal consiglio una mozione che prevede l'istituzione della consulta per la pace e i diritti umani ma, ad oggi, non gli è stata ancora data attuazione. Per il consiglio provinciale, in questi anni abbiamo potenziato la pubblicità dei suoi lavori. Fin dal 1? gennaio del 2000 tutte le deliberazioni sono riportate in forma integrale, compresi tutti gli interventi, sul sito della Provincia, consultabili da chiunque ed in qualunque momento. Inoltre, ormai da quattro anni, tutte le sedute del consiglio provinciale sono trasmesse in diretta da Radio Diffusione Pistoia. Ulteriori iniziative di trasparenza e di confronto sono allo studio. Lavoro da tempo all'idea di un forum sul web da aprire alla discussione, che consenta a tutti di far sentire la propria voce e, in un libero scambio di opinioni, di avanzare critiche e proposte. Infine, è da tempo in discussione con i capigruppo una ipotesi simile a quella da te avanzata e cioè che la corresponsione del gettone di presenza sia subordinata alla effettiva presenza alle sedute per almeno la metà della durata delle stesse. Vi sono obiezioni di varia natura, anche giuridica, ma io penso che si possano superare, anche perché norme simili sono da tempo in vigore in diverse amministrazioni locali. Marco Giunti presidente del consiglio provinciale.

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Fini & Di Pietro, pacchetto di proposte per risparmiare 569 milioni di euro ( )

( da "Gazzetta del Sud" del 04-10-2007)

 

Costi della politica Blocco degli "automatismi" stipendiali, più controllo sulla spesa Fini & Di Pietro, pacchetto di proposte per risparmiare 569 milioni di euro Alessandro Farruggia ROMA A chi gli chiedeva se i politici percepiscono uno stipendio troppo alto, ieri il ministro della Giustizia Clemente Mastella rispondeva così: "Non so se siamo pagati troppo: probabilmente un po' meno del giusto". Una battuta, magari. Ma poco felice, specie il giorno nel quale l'Udeur si scontra duramente con Bertinotti e Rutelli per non aver avuto l'elenco completo di chi ha usato l'aereo di Stato in questi anni ("Non saremo i migliori dirà il capogruppo Fabris , ma neppure i peggiori. Di Pietro e Fini, che oggi fanno i puri, sugli aerei di Stato hanno girato come trottole"). Già, Di Pietro e Fini. Il giorno nel quale Padoa Schioppa annuncia che i tagli decisi nella Finaziaria ai costi della politica "porteranno a regime a un taglio di 1 milione di euro", Di Pietro e Fini lanciano una iniziativa bipartisan per tagliare i costi della politica di ulteriori 569 milioni di euro. Niente male, se mai la riforma passasse (Fassino ieri l'ha accolta con il seguente... entusiasmo: "E una delle tante"). La proposta prevede l'istituzione di un tetto massimo di 12 ministri con portafoglio e 2 senza, più 45 sottosegretari. A questo si aggiunge una riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, la soppressione delle comunità montane, la liquidazione di "Sviluppo Italia", la regolamentazione (come da prescrizione inattuata della Costituzione) di partiti e sindacati che verrebbero dotati della personalità giuridica. Un piccolo tassello rispetto ad una abolizione delle province (per la quale serve una riforma della Costituzione) e una riforma del Parlamento che avrebbero ben altra sostanza. Ma tant'è. Ieri alla Camera è andata di scena la tentata controffensiva dell'Udeur sui voli di Stato dopo lo spiacevole episodio del volo per il Gran Premio di Monza. All'interrogazione di Mauro Fabris ha replicato Rutelli. Che non ha fatto nomi, ma fornito dati: "Nel 2007 ha detto c'è stato un drastico ridimensionamento del ricorso ai voli di Stato: ad oggi risultano spesi 13,4 milioni e la proiezione indica a fine anno costo stimato di 28 milioni, con un taglio del 50% rispetto all'anno passato". Fabris, che stava per dirsi insoddisfatto, è stato però bloccato dal presidente della Camera Fausto Bertinotti che gli ha intimato di togliere, a termini di regolamento, la sciarpa rossa che portava assieme ai membri del suo gruppo per solidarietà con la Birmania. Al termine di un duro scambio di battute con Bertinotti ha annunciato: "Ci vediamo mercoledì prossimo, saremo qui fino a quando non avremo i nomi di chi ha usato i voli di Stato negli ultimi anni". (giovedì 4 ottobre 2007).

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Per rispondere al malessere dell'opinione pubblica contro gli sprechi… AMEDEO LA MATTINA ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

Contro gli sprechi della politica, An e l'Italia dei valori presentano una proposta di legge per la quale chiedono una corsia preferenziale alla Camera. Un inedito asse trasversale Fini-Di Pietro? Il ministro per le Infrastrutture mette subito le mani avanti: "Non sarò il cavallo di Troia per l'opposizione. Io sono leale. Fino a quando i numeri ci sono, altrimenti si va a casa e cioè si torna alle urne". E Fini, che con questa mossa pensa di smarcarsi dal grillismo e dal mirino dell'antipolitica, sa bene che nella Cdl storcono il naso. Si rende conto, lo dice lui stesso, che "questa intesa scatenerà illazioni, maldicenze, speranze e sospetti" Ma la politica deve rispondere subito al "clima crescente di ostilità" nei confronti delle istituzioni per evitare di "dover celebrare il funerale della democrazia". Insomma, spiega Fini, ognuno rimane al suo posto: "An è all'opposizione e Di Pietro è un ministro di questo governo. Il fatto di presentare una proposta di legge assieme non deve far confondere i ruoli. Io, a partire dal voto su Visco al Senato, lavoro per far cadere Prodi, Di Pietro per sostenerlo". Un caffè prima della conferenza stampa a Montecitorio e clima molto cordiale tra Fini, Di Pietro, Alemanno, Leoluca Orlando. Poi i due estensori della proposta di legge, Mura e Bonfiglio, illustrano gli articoli con tanto di diapositive. Obiettivo: riduzione complessiva dei costi fino a 569 milioni, con misure che riguardano anche il taglio del numero dei ministri. Un governo dovrebbe essere composto in tutto da 62 membri: 17 ministri e 45 sottosegretari. Di Pietro mostra il petto: "Io rimetto a disposizione il mio mandato, decida Prodi se ha coraggio". La proposta di legge punta a tagliare il numero di assessori e dei consiglieri comunali e provinciali. Tagli del 15% alle indennità di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci di comuni con popolazione superiore a 30 mila abitanti e dei presidenti delle province. Sarebbe liquidata Sviluppo Italia; eliminata la possibilità di conferire incarichi dirigenziali a soggetti estranei alla pubblica amministrazione; limitata la costituzione di società a partecipazione pubblica. Poi c'è il capitolo partiti. An e Idv chiedono il riconoscimento della personalità giuridica e l'attuazione dei principi di democrazia interna, con primarie per le Politiche e le Europee: pena la decurtazione dei rimborsi elettorali. Tutte proposte, secondo Di Pietro, che servono a dare risposte concrete alla "caduta verticale di credibilità delle istituzioni". Una sfida agli altri partiti: "Vediamo chi sottoscrive questo documento, chi ci sta e chi no, chi ci fa e chi ci marcia.... chiedo a tutti ai parlamentari di leggere la nostra proposta di legge e, se ne condividono l'impianto, di firmarla". Sarcastico il commento di Fassino, per il quale questa iniziativa "arriva dopo tante altre e non mi pare sia particolarmente originale". Dalle parole di Fassino emerge il malumore dell'Unione nei confronti di Di Pietro. Per Mastella siamo di fronte "alla pura demagogia, una follia che stressa ulteriormente la maggioranza", nel difficile passaggio della Finanziaria. E proprio illustrando al Senato la manovra economica, il ministro Padoa-Schioppa affronta i problemi del costo della politica. Per il responsabile dell'Economia la crescita del Paese è frenata dal debito pubblico, dalla forte evasione fiscale e dagli enormi sprechi nell'amministrazione pubblica. "Ci sono troppe strutture inutilmente pesanti. Troppe province, troppi uffici, troppi tribunali, lavori svolti magari con scrupolo ma con tecniche superate, o lavori non più necessari". Anche il vicepremier Rutelli, rispondendo al question time, mette in chiaro che il governo non sta a guardare: ha proposto di ridurre i parlamentari e ha tagliato del 10% il finanziamento pubblico ai partiti. "Dobbiamo ridurre l'impatto dei costi della politica non perché ce lo chiede, che so, il Gabibbo, ma perché è giusto farlo".

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Di Pietro-Fini, la strana coppia Dopo il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i costi della politica ( )

( da "Unita, L'" del 04-10-2007)

 

Stai consultando l'edizione del Di Pietro-Fini, la strana coppia Dopo il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i costi della politica di Marcella Ciarnelli / Roma ACCOPPIATA originale. La "richiesta di buona politica" che arriva dal "Paese reale" in forme anche chiassose "sulla rete e nelle piazze" è riuscita a mettere insieme un partito di governo, Italia dei Valori, e uno di opposizione, An. Collaborazione bipartisan inedita. Ma una replica del sostegno al referendum sulla legge elettorale, vissuto anche quello, come tentativo di arginare l'antipolitica. I 34 articoli del disegno di legge, per far diminuire i costi della politica e portare una ventata di generalizzata moralizzazione, sono stati illustrati da Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini, impegnati entrambi a difendere la propria creatura ma anche a prendere con nettezza le distanze rispetto ad una interpretazione maliziosa dell'inedito connubio. Sull'argomento in questione è stato possibile lavorare insieme "ma io ora vado via di qui per continuare nell'impegno di far cadere Prodi, Di Pietro invece continuerà nello sforzo di sorreggerlo" ha voluto precisare Fini che non ha esitato a parlare di "funerale della democrazia italiana" nel caso si lasciassero senza soluzione problemi che "al di là delle proteste di piazza di qualche comico" esistono nel Paese e "molto più di quanto il Palazzo immagini". L'elenco dei provvedimenti è tutto campo. Scontata la riduzione di ministri e sottosegretari. Un'operazione chirurgica necessaria dato l'effetto che ha avuto sulla pubblica opinione il numero oltre i 100 dei componenti dell'attuale esecutivo. Dodici ministri più altri cinque senza portafoglio. Non più di 50 sottosegretari. Per Di Pietro si potrebbe già fare. "Decide Prodi se ne ha il coraggio, io lo avrei già fatto". Così l'ex Pm fedele al suo stile ruvido. Lui, nel caso, mette a disposizione "il mio ministero e i due sottosegretari". Il che non va interpretato come un annuncio di dimissioni. Per attuare una "terapia satisfattiva" e arrivare ad una "resipiscenza operosa" di coloro che fin qui "non si sono dati regole o meglio una regolata" ed hanno fondato partiti "senza una funzione socialmente utile ma privatamente interessante" ecco che bisogna far viaggiare rapidamente il disegno di legge che arriva dopo molti altri dello stesso tenore, come ha poi ricordato Piero Fassino, e che "sono serviti solo a fare fotocopie" per dirla alla Di Pietro. L'intenzione è quella di raccogliere le firme di quanti più parlamentari di entrambi gli schieramenti sarà possibile. "Sul tema delle regole c'è bisogno di un impegno trasversale di tutti i parlamentare di buona volontà" ribadisce Gianni Alemanno. Per "passare dalla politica dei veti alla politica del fare" dunque bisogna snellire il governo e le rappresentanze negli enti locali, limitare i rimborsi elettorali, bloccare gli automatismi degli stipendi fino al 2012, decurtare del 30% l'indennità dei ministri non parlamentari, il riconoscimento giuridico dei partiti "che non possono più essere considerati come bocciofile", vietare il cumulo tra indennità e gettoni, ridurre numero e compensi dei membri dei consiglio di amministrazioni di società a partecipazione pubblica, eliminare tutte le comunità montane e liquidare la società Sviluppo Italia. I risparmi strutturali saranno pari a 200 milioni cui vanno aggiunti i 369 milioni di euro dagli enti locali.

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Ridurre i partiti non è la soluzione L'articolo di Luigi La Spina sul governo im ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

Possibile (La Stampa di ieri) sollecita una riflessione opportuna sulle dinamiche della politica italiana. Ma finisce per porre "un dilemma apparentemente insolubile" che insolubile non è. La Spina scrive che esiste una contraddizione tra la speranza di poter decidere, col voto, lo schieramento che dovrebbe governare per cinque anni e quella di veder ridotto il numero dei partiti. Questa contraddizione esiste solo per coloro che diffidano della molteplicità dei punti di vista e che sostengono il maggioritario solo sperando che spinga al conformismo bipolare. Piuttosto è vera la conclusione, e cioè che "le riforme elettorali hanno bisogno di tante altre condizioni per evitare effetti beffardi rispetto ai risultati che si vorrebbero raggiungere". Purché resti fermo che l'obiettivo del maggioritario non è e non voleva essere il bipolarismo bensì mettere i cittadini in condizione di scegliere gli indirizzi di governo e poi di dare il giudizio sul come il governo era stato gestito. E dunque le coalizioni non dovrebbero essere costruite contro qualcuno ma per governare. Purtroppo Berlusconi e Prodi hanno scelto la strada delle coalizioni contro e di conseguenza hanno posto loro stessi le premesse per l'impotenza decisionale. Però, per favore, non diffondiamo la tesi che la riduzione dei partiti è un obiettivo per aumentare la governabilità. E come dire che fare il deserto rappresenta il miglior modo di fare la pace. RAFFAELLO MORELLI Quanta ipocrisia sulla Birmania Come mai George Bush non ha deciso di esportare la democrazia in Birmania? I giovani monaci coraggiosi che stanno morendo sotto i colpi di un regime dittatoriale avevano bisogno di aiuto. Lo hanno chiesto direttamente, attraverso le rare interviste fatte dagli inviati a Rangoon. Hanno chiesto aiuto all'America. Che non si è mossa. Come si può sopportare tanta ipocrisia? ANNA GENNARI Che fanno i ministri di Interno e Giustizia? Scarcerazioni a dir poco imprudenti (troppe e dappertutto); interviste reiterate senza aver niente da dire, solo per apparire in tv (Garlasco); decisioni discutibilissime (Forleo) ecc. Ma in tutto questo scempio della giustizia cosa fanno i ministri dell'Interno e della Giustizia oltre a partecipare a conferenze inutili e ad avvenimenti mondani? A questo punto, se non possono far niente, a cosa servono? Contrariamente a tanti altri magistrati che hanno rischiato (e perso) la vita, questi signori non provano un po' di vergogna? EZIO QUEY, VERRES (AOSTA) Tutto merito della Sanità... Sta' a vedere che ora dobbiamo solamente ringraziare l'alta qualità del sistema sanitario nazionale. E merito della professionalità del nostro personale medico se possiamo vantare il secondo posto al mondo nella durata della vita, secondo quanto dichiarato dalla ministra Turco. Di certo non è merito della dieta mediterranea con tutti i suoi benefici effetti su colesterolo e grassi saturi e/o insaturi. Stanno perdendo tempo tutti quegli scienziati che decidono di mappare il Dna degli abitanti dei paeselli sperduti della Sardegna dove la percentuale di centenari supera qualsiasi media europea. Non è certamente merito del loro patrimonio genetico o di una vita sana ma di un presidio medico ospedaliero nelle vicinanze che riesce a fare miracoli oltre il consentito. Peccato che molti degli ottuagenari che paiono essere appena usciti dalla piscina del film Cocoon e che vengono periodicamente inquadrati dalle telecamere non sappiano neppure come sia fatto un ospedale. E vero, sono calati i viaggi della speranza all'estero. Segno che gli italiani si fidano più della sanità nazionale o che, non arrivando neanche alla seconda settimana, a maggior ragione non possono permettersi di viaggiare? Una gran bella operazione di immagine, complessa al punto di rendere indispensabile la preziosa collaborazione di Oliviero Toscani, che ha organizzato una campagna apposita. Tutti i mutuati si staranno domandando quanto sarà costata e magari quante incubatrici si sarebbero potute acquistare con lo stesso importo. ELSA BORLATINO ... tutta colpa della televisione Ci sono fenomeni sociali che sono forse sotterraneamente legati tra loro. Pensiamo alle donne massacrate dai maschi di famiglia (perché "vogliono loro tanto bene"), all'indisciplina scolastica, all'immoralità civica. Io penso che tali fenomeni non siano del tutto slegati dalla generale riluttanza, data per scontata dopo il '68, di addossare ai mass media compiti educativi. Pensiamo alla televisione. Mike Bongiorno e Pippo Baudo che, coi capelli tinti, fanno domande cretine a ragazzine forzatamente sorridenti e in mutandine non è forse cosa che ricorda le vecchie riviste da barbiere del secondo dopoguerra? Ci vogliamo dare una mossa? LEONARDO CEPPA, TORINO PROFESSORE ASSOCIATO DI FILOSOFIA TEORETICA FAC. DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Come far cessare le violenze ultras Vedendo recentemente in tv il trattamento che hanno avuto i manifestanti del G8 a Genova e i manifestanti della Tav, mi chiedo se è così difficile far cessare la violenza dei soliti ultras. GIOVANNI BATTISTA VENTO Arrivano i vietcong della giungla urbana Nella progenie dei tartassatori di professione dell'automobilista mancavano solo loro, gli ausiliari del traffico. Al soldo di amministratori comunali senza scrupolo, votati all'impiguamento dei bilanci comunali, non bastavano le imboscate con autovelox, ora sono arrivati i vietcong della giungla urbana. Armati di binocolo, taccuino e di una cattiveria senza limiti osservano, scelgono la vittima designata, colpiscono senza pietà alcuna e si eclissano. Ma l'obbligo della notifica immediata è finito nel dimenticatoio? Non si dica che nel lento traffico cittadino non è possibile la notifica immediata. Automobilisti di tutto il mondo, unitevi contro la nuova minaccia al vostro già esangue portafoglio. SILVIO ZANCHET.

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Le Comunità montane salgono sulle barricate ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

POLEMICA NEL MIRINO LA NORMA CHE SCORPORA LE LOCALITA' SOTTO I 600 METRI Le Comunità montane salgono sulle barricate [FIRMA]ALESSANDRO MONDO La sfida è lanciata. Nel giorno in cui la presidente della Regione Mercedes Bresso boccia il punto della Finanziaria che scorpora i Comuni sotto i 600 metri - "norma non adeguata alla realtà amministrativa con cui ci confrontiamo ogni giorno" - la montagna, quella che non accetta di farsi ridisegnare con il righello, pardòn con l'altimetro, si mobilita contro il Governo. Il tam-tam investe le 48 Comunità montane del Piemonte, comprensive di 558 Comuni. Alcune hanno già aderito alla manifestazione organizzata a Roma il 24 ottobre. Altre lo stanno decidendo. La Comunità Alta Valle di Susa invece "non parteciperà" come ha annunciato in tarda serata il presidente Mauro Carena. "Quell'appuntamento - sostiene - rischia di essere strumentalizzata per fini politici che non condividiamo". Una cosa è certa: l'allarme dell'Uncem è stato raccolto. Le Comunità non intendono sacrificarsi sull'altare dei costi da tagliare, i famosi costi della politica che ad altri livelli aprono voragini. E incassano l'appoggio della Regione, oltre che dell'Anci. Nemmeno la Lega Nord sta a guardare. Stefano Allasia, segretario provinciale, propone di cassare le prefetture, "che hanno mansioni simili a quelle della Provincia". Durissimo Agostino Ghiglia, An: "Non può e non deve essere un burocrate romano a ridisegnare le nostre montagne". Nessuno nega l'esigenza di razionalizzare il sistema. Tutti contestano che lo si faccia da Roma, in Finanziaria, sulla base di un criterio bizzarro: quello che scarta Susa confermando la "montanità" di Sanremo, per limitarsi ad un paradosso. Comune l'apprezzamento per la lettera inviata da Bresso a Prodi e al ministro Lanzillotta con la richiesta di delineare gli obiettivi lasciando alla Regione un anno per raggiungerli. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia - 23 Comuni, 67 mila abitanti - sta organizzando un pullman. Parla di "misure da irresponsabili": "Così non si riducono i costi della politica ma la rappresentanza della politica. Farebbero prima a cancellare la nostra Comunità, data l'impossibilità di fare qualsiasi politica territoriale senza nove Comuni". La giunta della Comunità Valle Pellice - 9 Comuni, 25 mila abitanti - deciderà oggi l'adesione. "Penso che ci saremo - spiega Claudio Bertalot, il presidente -. Se ci metteranno con le spalle al muro costituiremo un organismo di gestione autonoma comprensivo dei Comuni scorporati dalla Finanziaria, sul modello dei Consigli di Valle preesistenti alle Comunità". Malumori condivisi da Mauro Marucco, Comunità Valli di Lanzo (19 Comuni, 26 mila abitanti): "Io prendo un gettone di presenza che al netto diventa di 1.200 euro al mese e come presidente lavoro quasi a tempo pieno... Perchè nessuno fa le pulci alle spese dei Consigli regionali o ai troppi Consorzi nati per sistemare i politici trombati?".

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Forza Italia fa congelare le superconsulenze dei direttori regionali ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

Costi della politica Forza Italia fa congelare le superconsulenze dei direttori regionali La circolare della presidente della Regione, Mercedes Bresso, obbliga assessori e direttori generali ad assegnare incarichi di consulenza di alta professionalità solo dopo una procedura comparativa pubblica inserita sul sito web della Regione alla sezione Servizi ai cittadini, sotto l'apposita voce "Incarichi professionali" è del 3 settembre. Peccato, però, che dieci giorni dopo il direttore generale dei Trasporti, Aldo Manto, assegna un'incarico da 60 mila euro per la definizione procedurale e la realizzazione di iniziative di progetto di finanza senza nessuna comparazione. Insomma, un incarico ad personam che contrasta con la direttiva della Bresso e che scatena le opposizioni. Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Burzi, presenta un'interrogazione per sapere "le motivazioni per cui non è stata attivata la procedura comparativa pubblica di selezione". Già perché negli stessi giorni un dirigente del settore sviluppo dell'Agricoltura, Giacomo Michelatti, decide di accantonare la somma necessaria per affidare un incarico di analista di laboratorio ma rinvia la determina di assegnazione dell'incarico per applicare la circolare del 3 settembre. Scrive: "La circolare ha individuato la necessità di un ulteriore avviso pubblico di selezione per acquisire i curricula da valutare" e l'avviso e "deve essere pubblicato per un congruo numero di giorni su un'apposita sezione del sito web della Regione". Il capogruppo di Forza Italia chiede alla presidente, Mercedes Bresso, il perché di questa difformità di comportamento di dirigenti e direttori e chiede anche lumi sull'applicazione di altri criteri indicati nella circolare della presidente Bresso relativi ai contratti di collaborazione coordinata e continuata. Soprattutto quali siano le esigenze di eccezionalità e quali verifiche siano state fatte per la ricerca di professionalità interne. L'interrogazione di Burzi viene depositata il 20 di settembre. Pochi giorni dopo l'assessorato ai Trasporti, verificato l'iter seguito per l'assegnazione della consulenza di alta professionalità decide di congelare tutta la procedura. L'incarico sarà assegnato solo dopo la pubblicazione sul sito Internet della Regione della necessità di uno studio sul project financing e della necessità di comparare i curricula dei diversi candidati. In assessorato parlano di semplice disguido tecnico legato ad un accavallamento temporale tra la scrittura della determina e la pubblicazione della circolare della presidente. \.

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Enti montani, riecco la scure ( )

( da "Stampa, La" del 04-10-2007)

 

COSTI DELLA POLITICA. LA PRESIDENTE DELLA REGIONE BRESSO PROTESTA CON PRODI Voci contro Enti montani, riecco la scure Presidente Uncem guida la protesta "Così non va bene Presenteremo un emendamento "La strada giusta "La normativa contro il criterio dell'altimetria" Enrico Borghi è quella di una super Comunità per l'Ossola" Daniele Folino presentata non è adeguata alle esigenze della montagna" Bruna Sibille [FIRMA]IVAN FOSSATI VERBANIA Mandato in archivio il disegno di legge estivo, l'assalto alla montagna viene ora dalla manovra Finanziaria. Che fissa nuovi (e non troppo diversi) criteri per stabilire quale Comune possa ritenersi montano. E ancora una volta la discriminante è legata all'altitudine, scesa a 500 metri per gli Appennini ma rimasta a 600 per le Alpi. "I criteri sono stati un po' 'ammorbiditi' - commenta l'ossolano Enrico Borghi, presidente nazionale dell'Uncem -, ma non basta. Anzi, proprio non va bene. Non è con la Finanziaria che si può stabilire cosa è montagna. E la legge di riordino degli enti non può passare attraverso provvedimenti noti come 'taglia spese'". L'ammorbidimento di cui parla Borghi sta nel fatto che oltre alle località con l'80 per cento del territorio oltre i 600 metri la Finanziaria prevede di tenere buoni anche i paesi con metà territorio oltre i 600 a patto che sia pure di 600 metri il dislivello tra il punto più basso e quello più alto. Pochino, stando alle richieste. Ma andare più in là per il momento è stato impossibile, anche perché il tavolo di lavoro convocato a Roma per inizio agosto era saltato: "Non per colpa nostra - puntualizza Borghi -, non si erano presentati Anci e Upi. In ogni caso abbiamo le idee chiare e chiederemo ai parlamentari di sostenere l'emendamento che presenteremo nelle prossime ore. A parte il fatto che va stralciato dalla Finanziaria il discorso montagna, in ogni caso non si può ragionare solo sull'altimetria, vanno introdotti parametri come pendenza, dislivello, clima, dissesto, quadro socio econmico, assenza di servizi, distanza dai capoluoghi e presenza di popolazione anziana". Contrarie anche la presidente della Regione Mercedes Bresso e l'assessore alla Montagna Bruna Sibille che hanno scritto a Romano Prodi dicendo che "la norma prevista in Finanziaria non è adeguata alla realtà amministrativa con la quale ci confrontiamo ogni giorno. Non è possibile inoltre non considerare che molte realtà di fondo valle vivono in una economia che è da considerare montana, anche se non si raggiunge l'altitudine prevista dall'attuale testo". L'assessore di Domodossola Daniele Folino, esponente del Mao, il Movimento autonomista ossolano, sostiene che la strada da praticare sia quella di "una super Comunità montana per l'Ossola con eventuali aggregazioni dei Comuni piccoli presenti nelle vallate". La sezione Vco dell'Italia dei Valori, il partito di Antonio Di Pietro, ritiene invece che sia sbagliato ridurre il numero di consiglieri comunali da 12 a 10 nei piccoli centri. "Se questo è il modo con il quale si pensa di tagliare i costi della politica - dichiara il coordinatore provinciale Massimo Turconi -, allora è evidente la volontà di non voler affrontare seriamente il problema".I costi della politica? Sono stati portati di nuovo alla ribalta per distogliere l'attenzione dei cittadini sull'operato del Governo. Parola di Enrico Montani, il parlamentare verbanese della Lega nord: "Quando il presidente dell'Unione industriali del Vco Parodi sostiene che gli enti locali costano troppo ha ragione, ma il problema sta all'origine, cioè a Roma", dice. L'esponente del Carroccio cita due esempi: "Il ripiano dei debiti della sanità della Regione Lazio e la questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. Ci sono Regioni, poche, mal governate che hanno sforato la spesa sanitaria in maniera abissale per anni. Tutte le altre Regioni, quelle virtuose, sono obbligate per legge a tappare il buco. Con un provvedimento votato a maggio la maggioranza ha dato 3 mila milioni di euro a solo quattro Regioni, Lazio, Campania, Abruzzo e Molise. Questi denari si sono aggiunti ai circa 2.500 milioni che erano stati stanziati dalla precedente Finanziaria proprio per sanare i deficit della sanità. In Lazio Storace prima e Marrazzo poi hanno creato un buco di 10.000 milioni di euro: è incredibile, eppure si parla di tagliare di enti che operano in montagna, in condizioni disagiate". E' un fiume in piena, Montani: "Peggio del Lazio riesce a fare solo la Campania con Bassolino, dove oltre al buco della sanità c'è la voragine scandalosa dei rifiuti. Praticamente vuol dire che in Campania viene gestito male il 100 per cento del bilancio regionale. In compenso la Campania ha l'ufficio di rappresentanza a New York". Questa la proposta leghista: "L'amministratore che sfora per tre anni la spesa sanitaria diventa automaticamente ineleggibile. Questa proposta l'abbiamo presentata alla Camera dove, ovviamente, è stata bocciata". Montani chiude dicendo che il vero federalismo è dare "responsabilità di chi amministra, controllo diretto da parte dei cittadini. Ma il federalismo che abbiamo in mente deve combattere contro la realtà di un Paese profondamente diviso. In Padania si discute del gettone di presenza di 19 euro a un consigliere comunale, al Sud si stanziano milioni di euro a chi non sa fare il proprio dovere".

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Cda più snelli, i quartieri rischiano di saltare ( )

( da "Tribuna di Treviso, La" del 04-10-2007)

 

Primo Piano Cda più snelli, i quartieri rischiano di saltare Si possono eliminare le circoscrizioni: risparmio di 194 mila euro Anche il personale delle sedi è un costo che pesa sul bilancio TREVISO. Anche le società partecipate hanno dovuto fare la dieta, ma già da quest'anno. I tagli agli scranni occupati dai Comuni nei consigli di amministrazione nelle società municipalizzate sono stati infatti dettati dalla Finanziaria 2007, e quindi sono già stati recepiti da Ca' Sugana: la legge prevedeva una riduzione dai 3 ai 5 posti. Ca' Sugana ha tarato su 3 uomini la sua presenza in Actt, Treviso Servizi, Treviso Mercato e Treviso Sinergie. Circoscrizioni. Con i "quartieri" torniamo invece a parlare della Finanziaria 2008: lascerà ai Comuni con meno di 500 mila abitanti la facoltà di abolire le circoscrizioni. Un'altra opportunità per risparmiare: nel 2006, per finanziare i consigli di quartiere, Ca' Sugana ha sborsato 194 mila euro. Ma la comunità, come ha sottolineato il candidato sindaco della Rosa nel Pugno Gianpaolo Sbarra, ha ottenendo in cambio attività e iniziative per soli 30.083 euro. Solo la schiera dei consiglieri e il personale che deve protocollarne l'operato valgono quasi 150 mila euro l'anno. Sempre nel 2006, per pagare l'indennità dei cinque presidenti delle circoscrizioni, Ca' Sugana ha sborsato 34.249 euro, a questi si sono aggiunti i gettoni di presenza dei consiglieri (16 euro per ogni riunione cui hanno partecipato, un totale 10.192 euro) e gli stipendi del personale. Se le cariche elettive delle assemblee costano circa 45 mila euro, la mazzata arriva dai dipendenti che gravitano attorno alle sedi dei quartieri cittadini: dal 2002 ad oggi, la voce "personale" è passata dal costare 84 mila euro a 101 mila. Totale: 148 mila euro. Bollette escluse. (a.z.).

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Lodi (ulivo): il costo della politica si riduce diminuendo gli assessori ( )

( da "Nuova Ferrara, La" del 04-10-2007)

 

Bondeno. Il consigliere invita l'amministrazione a dare un segnale ai cittadini Lodi (Ulivo): il costo della politica si riduce diminuendo gli assessori BONDENO. Perchè il sindaco di Bondeno non dà ai cittadini un chiaro segnale di voler ridurre i costi della politica cominciando a "tagliare" il numero di assessori in giunta? La proposta a Davide Verri arriva da Simone Lodi, consigliere comunale dell'Ulivo per Bondeno. E arriva in un momento in cui è intenso il dibattito su come limitare le spese per la politica. "Il governo di centro sinistra, all'interno della prossima legge finanziaria, ha proposto una serie di articoli che contribuiscano a ridurre i costi della politica" e quindi il consigliere dell'Ulivo lancia un segnale al primo cittadino, rilevando che non è il "taglio" di un consigliere comunale un vero strumento di risparmio ("un consigliere comunale, a Bondeno, percepisce un gettone di presenza, una sorta di indennità quando partecipa alle sedute consiliari, pari a 20,58 euro"). Allora Lodi evidenzia come "sarebbe utile che, in tempi come questi, l'amministrazione comunale di Bondeno, ed in primis il sindaco Verri, desse un segnale alla popolazione e riducesse il numero di assessori: 7 assessori per un Comune come il nostro sono francamente troppi". Oltre al risparmio - continua il consigliere, che invita il sindaco anche "ad abbandonare la pessima idea di realizzare il sottopasso di Ponte Rana (un vero sperpero di denaro pubblico)" - "si offrirebbe alla popolazione un segnale forte".

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CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia pe ( )

( da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)

 

"CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia per l'abolizione dei Consorzi di Bonifica perdono di senso le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del Consorzio di Bonifica del Bientina. Chiedo quindi che venga subito interrotto l'iter per il rinnovo degli organi e si proceda, eventualmente, al commissariamento fino al pronunciamento del consiglio regionale sulla nostra legge". La richiesta arriva da Maurizio Dinelli, presidente del gruppo regionale di Forza Italia, che aggiunge: "in Toscana sono 13 i Consorzi di Bonifica e costano ai contribuenti oltre 35 milioni di euro l'anno di cui 15 milioni di euro (ben il 42%) per il funzionamento dell'apparato: costi per la struttura, per il personale, per i CdA e per il presidente. Costi inutili ed improduttivi visto che le stesse funzioni potrebbero essere affidate alle Province e alle Comunità montane". "OLTRE A CIO la nostra proposta ? prosegue l'azzurro ? prevede anche la cancellazione della tassa consortile per cittadini ed imprese e il finanziamento regionale per le attività di tutela del territorio". "I cittadini aspettano vere risposte sui costi della politica. Noi ? conclude Dinelli ? proponiamo una rivoluzione per abbattere istituzioni improduttive, semplificare e razionalizzare le competenze e dare maggiore efficienza e velocità agli interventi". - -->.

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BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra ( )

( da "Nazione, La (Lucca)" del 04-10-2007)

 

"BISOGNA stare attenti a cavalcare la demagogia. In questo il centrosinistra è uno specialista". Il sindaco di Massarosa Fabrizio Larini difenda... il bastone e la carota con cui ha gestito il caso Sermas (dopo le polemiche per l'aumento dei compensi), sostenendo che la vera sfida per il futuro non è "tanto nei numero dei componenti del consiglio di amministrazione che prendono 200 euro di gettone di presenza il mese, ma nelle possibilità di sviluppo che può avere l'azienda non solo all'interno del territorio comunale ma anche fuori". "ALLA GENTE credo di avere fatto capire ? precisa il primo cittadino ? che Massarosa vuole dare un segnale importante sui costi della politica: certi aumenti non sono giustificabili in un momento come questo di ristrettezze e di tagli. E' questa la linea da seguire, ma non saranno certo i compensi di due consiglieri a mandare all'aria il bilancio dell'azienda... Piuttosto è necessario che la Sermas diventi veramente un soggetto in grado di dare sostanza alla propria attività, che non può essere ridotta semplicemente al possesso della rete dei tubi dove passa il gas: il sottoscritto è disponibile ad aprire un ampio confronto con tutte le forze politiche. Una fusione con l'azienda municipalizzata della farmacia di Corsanico? E' un'ipotesi che vogliamo valutare in maniera approfondita". PER LARINI è scoccata l'ora di mettersi al lavoro, stemperando le polemiche e finalizzando i prossimi interventi ad un rilancio completo dell'azienda che ? come hanno ironizzato gli esponenti dell'opposizione ? "ha sì quattro dipendenti ma anche ampi margini di sviluppo, proprio per consentire al comune di Massarosa la possibilità di ottenere un maggior numero di utili". E in tempo di "miseria" per l'ente locale, se un'azienda municipalizzata garantisse un utile sempre più consistente non sarebbe male. - -->.

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Il valzer dei costi della politica si rinnova negli anni sensa soluzione di continuità. Spesso, ( )

( da "Nazione, La (Grosseto)" del 04-10-2007)

 

In modo del tutto demagogico, si torna a parlare di riforma del Parlamento con tagli di onorevoli e senatori: progetto, per altro, che vive solo nell'immaginario, neppure tanto collettivo. E la polemica di questi giorni fra Prodi e Bertinotti la dice lunga su come ognuno tenti di difendere la rispettiva posizione. Del resto il presidente del Consiglio dovrebbe, prima di tutto, guardare all'interno del suo esecutivo: 103 fra ministri e sottosegretari la dicono lunga sulla volontà reale di ridurre i costi della politica. La sensazione, del resto, è che il manuale Cencelli continui anche dopo tanti anni, ad essere il miglior elisir di lunga vita per coalizioni che hanno poco o niente in comune, se non la voglia di occupare il più possibile posti di potere. - -->.

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CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia pe ( )

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 04-10-2007)

 

"CON LA PROPOSTA di Legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia per l'abolizione dei Consorzi di Bonifica perdono di senso le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del Consorzio di Bonifica del Bientina. Chiedo quindi che venga subito interrotto l'iter per il rinnovo degli organi e si proceda, eventualmente, al commissariamento fino al pronunciamento del consiglio regionale sulla nostra legge". La richiesta arriva da Maurizio Dinelli, presidente del gruppo regionale di Forza Italia, che aggiunge: "in Toscana sono 13 i Consorzi di Bonifica e costano ai contribuenti oltre 35 milioni di euro l'anno di cui 15 milioni di euro (ben il 42%) per il funzionamento dell'apparato: costi per la struttura, per il personale, per i CdA e per il presidente. Costi inutili ed improduttivi visto che le stesse funzioni potrebbero essere affidate alle Province e alle Comunità montane". "OLTRE A CIO la nostra proposta ? prosegue l'azzurro ? prevede anche la cancellazione della tassa consortile per cittadini ed imprese e il finanziamento regionale per le attività di tutela del territorio". "I cittadini aspettano vere risposte sui costi della politica. Noi ? conclude Dinelli ? proponiamo una rivoluzione per abbattere istituzioni improduttive, semplificare e razionalizzare le competenze e dare maggiore efficienza e velocità agli interventi". - -->.

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An-Idv: governo da dimezzare ( )

( da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 04-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore  POLITICA E SOCIETA data: 2007-10-04 - pag: 14 autore: Costi della politica. Proposta bipartisan per 569 milioni di minori spese: non più di 62 i componenti dell'Esecutivo An-Idv: governo da dimezzare Primi no alla riduzione dei consiglieri - Mastella: pagati meno del giusto ROMA Un colpo di scure sul Governo: da 103 a, massimo, 62 componenti, di cui solo 12 i ministri con portafoglio. è il cuore della proposta di legge bipartisan Fini-Di Pietro per tagliare i costi della politica. In 34 articoli, scritti dai deputati Silvana Mura e Antonio Buonfiglio, vengono condensati moltissimi interventi, che riducono i costi sia al livello locale che centrale, per un risparmio complessivo pari a 569 milioni. Tra le novità c'è il calcolo dei rimborsi elettorali sulla base dei votanti effettivi e non più degli aventi diritto al voto (con un risparmio stimato in circa 8 milioni di euro), il taglio del 16% dei consiglieri comunali e del 13% di quelli provinciali, la messa in liquidazione di Sviluppo Italia e il taglio del 30% delle indennità anche dei ministri e sottosegretari non parlamentari (i parlamentari hanno già subito la riduzione). Riproposta la stretta, contenuta in manovra, sugli stipendi dei parlamentari: l'aumento automatico viene congelato fino al 2012. Per le comunità montane è prevista addirittura la soppressione. Per quanto riguarda i partiti, si mira al riconoscimento della personalità giuridica e all'attuazione dei principi di democrazia interna (modalità di elezione degli organi dirigenti e di convocazione dei congressi, ad esempio), con primarie per stabilire un'ampia percentuale dei candidati alle politiche e alle europee, pena la decurtazione dei rimborsi elettorali. Tra le misure caldeggiate da Alleanza nazionale vi è la registrazione presso il Cnel delle associazioni sindacali, in modo da acquisire personalità giuridica. Prevista infine un'autorità di vigilanza sui partiti, che verifica la corrispondenza dei bilanci alle norme sul finanziamento pubblico dei partiti e procede alla loro certificazione. "Chiediamo a tutti i parlamentari di leggere la nostra proposta di legge sulla riduzione dei costi della politica utile ad arginare l'ondata diantipolitica e, se ne condividono l'impianto, di firmarla" è stato l'appello di Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro. Appello che ha lasciato freddo Piero Fassino: "è una proposta che arriva dopo tante altre, non mi sembra che sia particolarmente originale ". Intanto, in Parlamento emergono i primi dubbi sull'opportunità di tagliare il 20% dei consiglieri comunali e provinciali, come proposto dalla Finanziaria. Il deputato dello Sdi Angelo Piazza lo considera un "taglio della democrazia". E il ministro Clemente Mastella ribatte alle accuse dei maxi-stipendi ai ministri: "Non so se siamo pagati troppo, probabilmente un po' meno del giusto". M. Se. RIMBORSI AI PARTITI Di Pietro e Fini chiedono di commisurarli al numero dei votanti, non più a quello degli aventi diritto al voto: in gioco 8 milioni di euro LAPRESSE Coppia anti-sprechi. Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini.

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Fini-Di Pietro, patto contro l'antipolitica ( )

( da "Giornale.it, Il" del 04-10-2007)

 

Di Massimiliano Scafi - giovedì 04 ottobre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato da Roma Sorride la strana coppia e brinda al primo progetto trasversale per contenere i costi della politica e imbrigliare i venti dell'antipolitica. Ma guai a parlare di inciucio o di prove generali per una futura maggioranza. "An è un partito che sta all'opposizione - dice Gianfranco Fini -, Antonio Di Pietro invece è un ministro del governo Prodi, che io voglio far cadere. Nessuna illazione e niente retropensieri". Se è per questo, anche Di Pietro nega che ci siano rimescolamenti: "Sono disposto a lasciare la poltrona perché una riduzione dei ministeri sarebbe un segnale importante. Decide Prodi, vedremo se ha il coraggio. Ma io resterei comunque nella maggioranza. Io sono leale al mandato elettorale e non voglio fare il cavallo di Troia della Cdl". Su una cosa però non ci sono dubbi. "La marea sta crescendo - spiega il presidente di An -, il clima di ostilità nei confronti del Palazzo è molto più profondo di quanto si pensi. Le istituzioni sono complesse, autoreferenziali e poco trasparenti. Se non ci muoviamo, qui rischiamo di celebrare presto il funerale della democrazia rappresentativa". Da qui l'idea del disegno di legge bipartisan per contenere le spese della politica, che Piero Fassino ha boccia così: "Niente di originale, le proposte sono già tutte nella Finanziaria". Questo in pillole il ddl Fini-Di Pietro. Un tetto massimo di 17 ministri, dodici con il portafoglio e cinque senza. Non più di 50 sottosegretari. Riduzione del numero degli assessori comunali e provinciali, chiusura di Sviluppo Italia spa, soppressione delle comunità montane. Tutto ciò, affermano, porterebbe un risparmio di 569 milioni di euro l'anno. A queste misure si aggiunge il riconoscimento giuridico dei partiti e dei sindacati, che, dice ancora Fini "non possono essere trattati come delle bocciofile". In questa maniera si aumenterebbe la trasparenza della loro attività e soprattutto dei loro bilanci. Poi, una sforbiciata del 15 per cento delle retribuzioni dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci di città con popolazione superiore ai 30 mila abitanti e dei presidenti di provincia, più il divieto di cumulo tra indennità di funzione e gettone di presenza, più il blocco degli incarichi dirigenziali agli estranei alla pubblica amministrazione, più la soppressione dei direttori generali negli enti locali, più l'eliminazione di diversi consigli di amministrazioni. Pagina successiva >>.

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Costi della politica Sobborghi critici <No alla riduzione> ( )

( da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO -  TRENTOEPROV - data: 2007-10-04 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Saloni: serve più efficienza Costi della politica Sobborghi critici "No alla riduzione" TRENTO - "I residenti delle circoscrizioni sono preoccupati". Umberto Saloni, coordinatore dei presidenti di circoscrizione, ha sintetizzato così l'opinione dei sobborghi sul nodo del ridimensionamento delle circoscrizioni e della riduzione del numero dei consiglieri. "Con il ridimensionamento - ha detto Saloni davanti alla commissione bilancio - il nostro ruolo di facilitatori andrebbe perso. E invece è là che il Comune dovrebbe investire, anche incrementando il personale degli uffici". Punto di vista in parte accolto da Dario Maestranzi (Leali), che ieri in commissione ha aggiunto: "Siamo ad un bivio: o potenziamo le circoscrizioni delegando lavori pubblici e toponomastica, per esempio, o le cancelliamo totalmente. Ora possono esprimere solo pareri, impegno oneroso e spesso inutile. Ci vuole un cambio di rotta: non può essere, come accadde a Villazzano, che per avere la segnaletica a ridosso di una scuola sostituita ci son voluti due anni". Giuseppe Filippin (Lega) ha aggiunto: "Si possono ridurre i confini delle circoscrizioni, ma non eliminarle. La democrazia costa, tagliarle diventa impensabile". "Anche noi siamo spesso insofferenti verso i pareri obbligatori, soprattutto se questi sono tecnici: basterebbero gli uffici comunali" ha commentato infine Saloni. Così per Filippin: "Sarebbe giusto dare alle circoscrizioni le competenze su lavori pubblici e urbanistica". Saloni ha chiesto infine "una complessiva ristrutturazione dei servizi che renda le circoscrizioni più efficienti ". Ma. Bo. Maestranzi: "Ci vuole un cambio di rotta" Filippin: "La democrazia non si taglia".

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Attenti al populismo. Ipocrisia e demagogia ( )

( da "Corriere Alto Adige" del 04-10-2007)

 

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO -  BOLZANOEPROV - data: 2007-10-04 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE DALLA PRIMA Attenti al populismo. Ipocrisia e demagogia Sia chiaro, il populismo parte sempre da alcuni elementi reali, veri e censurabili, ma li usa in maniera strumentale per secondi fini, il principale dei quali è circuire le masse. è stato sempre una caratteristica politica della destra, ma ormai i confini della destra sono molto ampi e fondamentalmente possiamo dire che viviamo in una società ad egemonia di destra, dal punto di vista culturale. Sui "costi della politica" si confondono deliberatamente e in malafede elementi veri di spreco e privilegio con altri che porteranno, se attuati, a vere e proprie riduzioni degli spazi democratici. "Costi della politica" significa varie cose: se parliamo di presidenti di circoscrizione con autista, questo è un privilegio di casta (ma qualcuno mi dovrebbe dire dove esistono!); se parliamo di pensioni ai parlamentari e ai consiglieri regionali dopo mezza legislatura, questo è un privilegio da eliminare; se parliamo di consigli di amministrazione usati come parcheggio per politici in disarmo, anche questo non è giusto. Ma è un costo della politica avere un consiglio comunale rappresentativo? è un costo della politica avere dei consigli di quartiere come elementi di partecipazione? è un costo della politica avere i partiti politici finanziati anche con soldi pubblici? è un costo della politica avere amministratori retribuiti? No, se si vuole essere precisi, bisogna dire che questi sono costi della democrazia. Costa troppo la democrazia? Aboliamola! Ma si abbia il coraggio di dirlo apertamente. "I consiglieri comunali sono troppi! ". Bene, l'effetto di ridurli è molto semplice, e non è risparmiare qualche migliaio di euro all'anno. L'effetto della riduzione dei consiglieri comunali sarebbe una ferita violenta della rappresentanza democratica. Pensiamo a Bolzano: se i consiglieri invece di 50 fossero 30, ci sarebbero probabilmente due partiti in Comune: Svp e An. Molto democratico, vero? E se non ci fossero anche fondi pubblici per i partiti politici, resterebbero in piedi solo quei partiti con dietro interessi economici forti; non più partiti, ma comitati d'affari. Vogliamo dire che rimarrebbero solo Berlusconi e il Pd sostenuti da sponsor tipo televisioni, cooperative e assicurazioni? Probabilmente sì. E se togliessimo anche questi "sontuosi" stipendi a sindaci e assessori? Semplicemente un lavoratore dipendente non potrebbe mai diventare amministratore di un Comune, ma diventerebbero sindaci e assessori solo i nuovi "notabili", gente ricca che farebbe politica per hobby o per interesse privato. Vogliamo questo? Qualcuno sì, senz'altro. Io penso invece che la sinistra debba mantenere la bussola anche a costo di essere in assoluta minoranza di fronte alla bufera demagogica. Le sirene del populismo sono potenti ma l'idea di democrazia va preservata - fosse anche solo come testimonianza - gelosamente e orgogliosamente preservata. Luigi Gallo, assessore del Comune di Bolzano DISCUSSO Il comico-tribuno Beppe Grillo è al centro del dibattito politico.

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L'allergia ai costi della politica ha colpito anche loro. insieme a gettoni, auto blu, telefoni ( )

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 04-10-2007)

 

Di FEDERICA GIALLORETO L'allergia ai costi della politica ha colpito anche loro. insieme a gettoni, auto blu, telefonini, affitti ed enti inutili. Sforbicia il governo, sborbiciano le Regioni, spara a palle incatenate l'asse trasversale Fini-Di Pietro, che ieri mattina ha illustrato una proposta di legge che finalmente parla anche di loro: i consigli di circoscrizione. Non è un'abrogazione netta, come per le comunità montane, ma quel che si propone è di restringere i mini-municipi ai Comuni con più di 250 mila abitanti. Se diventerà legge, a Pescara si chiuderà dopo oltre vent'anni l'esperienza del decentramento. Pochi centomila abitanti, secondo la proposta bipartisan Alleanza nazionale-Italia dei valori. E ad essere onesti, l'esperienza delle circoscrizioni nella nostra città non è affatto esaltante. Il decentramento di deleghe e funzioni ai quartieri della città era partito con un'ambizione nei primi anni Ottanta: quella di avvicinare l'amministrazione ai cittadini e trasformarla da lontana in prossima. Ma dopo la riduzione da nove a cinque quartieri decisa nel '98 per favorire una maggiore snellezza amministrativa, il salto di qualità non è mai avvenuto. Anzi il meccanismo, seppur semplice, si è inceppato: l'emblema è il ritiro delle truppe, dei vigili dai quartieri, da dodici a zero. Prima tutti nelle circoscrizioni, ora tutti al comando. La mancanza degli agenti si avverte soprattutto nella circoscrizione 1 che abbraccia la parte sud della città. E non è certo un bene per il quartiere, circondato da edifici dismessi e case popolari, e dove scarseggiano spazi collettivi e infrastrutture. Lo dichiara apertamente il presidente Camillo Sulpizio, esponente della maggioranza di governo a Palazzo di città. "E' una chiara scelta dell'amministrazione comunale quella di lasciare tutto nelle mani degli assessori - dice amareggiato -. Il trasferimento dei vigili al comando di via del Circuito non l'ho digerito affatto: così l'amministrazione ha abbandonato i quartieri, non c'è un vigile davanti alle scuole né nelle aree più sensibili dove sono frequenti fenomeni di teppismo e microcriminalità. Sono tutti in centro a fare multe". E ci sono anche altri problemi. "La nostra biblioteca - aggiunge - è chiusa da due anni perché un'operatrice è andata via e nessuno ha pensato di sostituirla". Defraudate del proprio compito - risolvere i problemi quotidiani dei cittadini, pensare alla gestione e manutenzione di strade, marciapiedi, illuminazione, rete fognaria, verde pubblico rionale e alla gestione dei centri sociali - le circoscrizioni si limitano ad occuparsi di sport, cultura e sociale. Lo sa bene il presidente del Quartiere 5 Lorenzo Sospiri - targa An e dunque potenziale vittima illustre della proposta Fini-Di Pietro -. il suo è il quartiere più ampio di Pescara, dal fiume fino a Montesilvano. Qui la piaga della manutenzione riguarda molte strade centrali. Via Puccini, via Gobetti, via Tasso fino ad arrivare alla chiesa di Sant'Antonio, insomma il cuore della city è costellato di buche grosse come voragini, che nessuno provvede a riparare. Motivo? "Manca l'asfalto", dicono a Palazzo di città. "Attualmente non c'è una condizione di operatività perché, di fatto, non decidiamo gli interventi di ordinaria manutenzione, di pulizia, traffico e sicurezza pubblica: non ci hanno mai consegnato la potestà. Non svolgiamo l'azione di quelli che risolvono i problemi - tuona Sospiri -: riceviamo le segnalazioni dai cittadini e le giriamo ai dirigenti comunali, senza sapere quando e come provvederanno al servizio richiesto. Il nostro ruolo viene politicamente depotenziato". Infatti basterebbe applicare lo statuto che regolamenta le circoscrizioni, quindi chiamare chi si occupa di manutenzione e vedere riparata una buca quasi in tempo reale. Altra nota dolente sono i finanziamenti, pochi rispetto alle necessità reali. "L'anno scorso - aggiunge Sospiri - sono stati stanziati centomila euro suddivisi nei cinque quartieri, troppo pochi per tutti gli interventi in programma". La ricetta dei Ds che più volte hanno lamentato il mancato decollo delle circoscrizioni, consisteva nel puntare al rafforzamento dei servizi demografici e sociali nei quartieri, al risanamento di alcune sedi civiche, ad una maggiore integrazione con i servizi territoriali della Asl. Decisioni queste, che andavano evidentemente prese in tempo, quand'era il momento. Domani, forse, sarà troppo tardi. (1 - continua).

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ROMA Una parola va detta anche sui cosiddetti costi e spese della politica . Così T ( )

( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 04-10-2007)

 

Chiudi ROMA "Una parola va detta anche sui cosiddetti costi e spese della politica". Così Tommaso Padoa-Schioppa ha introdotto ieri, durante il suo discorso nell'aula del Senato, un'ampia digressione su temi oggi di grande attualità, come quelli degli "sprechi" e dei "fannulloni". Il ministro ha però indicato una precisa prospettiva, contrapponendo agli alti costi della politica (che pure sono i più gravi dal punto di vista morale) gli sprechi che derivano dal "malo uso delle risorse pubbliche nei diversi comparti dell'amministrazione". E subito è arrivata una seconda distinzione. "Per malo uso - ha specificato il ministro - non intendo la scarsa applicazione al lavoro, i cosiddetti fannulloni, che pure esistono a fianco di tanti impiegati e funzionari coscienziosi". Per Padoa-Schioppa lo spreco è qualcosa di insito nell'attuale struttura amministrativa e istituzionale del Paese. Si tratta delle "strutture inutilmente pesanti" e quindi delle "troppe Province, troppi uffici, troppi tribunali". L'elenco può apparire sommario, ma a ben guardare unisce in sé i passi avviati (e non sempre portati a buon fine) con la manovra dello scorso anno, e il lavoro che si sta tentando di mettere in piedi in questi giorni. Anche la precedente manovra aveva inquadrato una serie di realtà proprio a livello provinciale giudicate sovrabbondanti. Il progetto originario prevedeva la chiusura di strutture quali le prefetture nei centri al di sotto dei 200.000 abitanti; ben poco di tutto ciò è sopravvissuto agli emendamenti parlamentari. Contemporaneamente il ministro aveva avviato un'analoga operazione interna (taglio degli uffici locali del Tesoro) che è andata avanti faticosamente con l'opposizione dei sindacati. Nel recente "Libro verde" era poi stata evidenziata l'inutilità dei piccoli uffici giudiziari: ora la Finanziaria prevede un drastico ridimensionamento dei tribunali militari (spesso senza lavoro dopo l'abolizione della leva) ma già in queste ore si sono levate voci di protesta. Che non mancheranno di farsi sentire in Parlamento. Quanto ai costi della politica propriamente detti, il ministro non ha dimenticato di menzionarli, invocando "una riduzione del personale parapolitico, dei consulenti, delle troppe commissioni di studio". Anche su questo terreno nel testo della manovra le buone intenzioni non mancano: riduzione del numero dei consiglieri comunali e provinciali, soppressione dei consigli circoscrizionali nelle città con meno di 250.000 abitanti, riassetto delle comunità montane (con criteri più rigidi per ottenere questo status). C'è poi la soppressione di tredici enti pubblici e la cura dimagrante per i consigli di amministrazione delle società statali e locali. E presto per dire quante di queste misure sopravviveranno all'esame delle Camere. Per Padoa-Schioppa si tratta comunque di un'"azione vigorosa", che tra l'altro dovrebbe avere il pregio di portare a regime risparmi per un miliardo di euro. Sul tema dei costi della politica è intervenuto ieri anche il vicepremier Rutelli, parlando al question time della Camera. In particolare, per Rutelli, la norma per ridurre del 10 per cento il finanziamento pubblico ai partiti "è una norma permanente che consente 20 milioni di euro di risparmio", che andranno "a finanziare l'edilizia sociale, in particolare quella scolastica, penitenziaria e sanitaria". L. Ci.

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<Più poteri alle circoscrizioni> ( )

( da "L'Adige" del 04-10-2007)

 

Ok al taglio di gettoni e consiglieri. Confronto in commissione sulle deleghe ai quartieri "Più poteri alle circoscrizioni" Il centrodestra: "Pacher riduca gli assessori" "I tagli? Partiamo dalla giunta comunale". Il centrodestra cittadino va all'attacco sui costi della politica e la riduzione del numero dei consiglieri comunali. "Da parte di questa maggioranza ci sono enormi sprechi - sostiene Antonio Coradello di Alleanza Nazionale - Ma se si deve mettere mano all'accetta sui costi della politica, l'esempio arrivi dall'alto, dal sindaco". Per Nicola Giuliano di Forza Italia "siamo pronti a tagliare i consiglieri o i gettoni di presenza, ma non certo perché i sindaci si becchino il vitalizio" anche se dà atto al sindaco di Trento Alberto Pacher di aver bocciato la proposta altoatesina, fatta propria dal presidente del Consorzio dei Comuni Renzo Anderle. Ma Giuliano rilancia sulle circoscrizioni: "Dell'accorpamento si può parlare, soprattutto per quelle cittadine. Ma il vero problema è che i consiglieri si sentono inutili. Ampliamo le loro competenze". La richiesta di maggiori deleghe ai quartieri è rimbalzata ieri sera in commissione Bilancio, dove c'è stato un confronto con il coordinatore dei presidenti di circoscrizione Umberto Saloni . Sui costi della politica interviene Fabrizia Bort , segretaria provinciale dei Leali: "Invece di pensare di ridurre il numero dei consiglieri comunali sarebbe più utile togliere i gettoni di presenza, così si avrebbe un vero risparmio. L'ipotesi di un vitalizio per i sindaci mi sembra invece un suicidio politico e uno sbeffeggiamento dei cittadini". Dall'opposizione arriva un fuoco di fila sull'amministrazione comunale. Per Coradello "c'è accordo sulla riduzione delle spese, anche se bisogna fare attenzione a non ridurre la rappresentanza. Cominciamo però dall'indennità spropositata del sindaco. Il problema è la legge Amistadi che ha sancito che la politica è un impegno retribuito e non una missione sociale". L'indennità, secondo l'esponente di An, potrebbe essere dimezzata e occorrerebbe anche ridurre il numero degli assessorati. Sulla stessa lunghezza d'onda Giuliano: "Bene la proposta del gettone a tempo, cioè legato all'effettiva presenza del consigliere in aula o in commissione. Si può ridurre anche il numero dei consiglieri. Ma è ora di finirla di proclamare tagli che devono fare gli altri. Ci dica il sindaco quanti assessori della sua giunta vuol tagliare". Per Giuliano inoltre l'"austerità" comporta riduzioni anche di altre spese, "ad esempio le consulenze", e non solo nei Comuni ma anche in Provincia, dove ci sono "i veri privilegiati". Giuliano, che è presidente della commissione Statuto, ha convocato l'organismo per mercoledì prossimo per affrontare l'argomento. E avanza una proposta sulle circoscrizioni. "Nell'operazione ascolto fatta nei mesi scorsi è emersa una pesantissima frustrazione dei consiglieri circoscrizionali, trasversale a tutti i partiti. L'amministrazione comunale dovrebbe dimagrire le competenze e affidarne alcune alle circoscrizioni. Si potrebbe pensare alla toponomastica, alle piccole manutenzioni, ai piccoli lavori pubblici". Conferma Vittorio Bridi della Lega Nord, presidente della commissione trasparenza e decentramento: "Come commissione siamo andati in giro per le circoscrizioni. La richiesta che abbiamo raccolto è stata quella di più deleghe e più partecipazione, non certo quella degli accorpamenti". Il tema è arrivato ieri in commissione bilancio con l'audizione del coordinatore dei presidenti di circoscrizione Saloni. "Le circoscrizioni sono realtà a cui i cittadini non intendono rinunciare - ha detto il presidente dell'Argentario - Occorre un maggior investimento in personale, elemento sempre di forte carenza". I commissari Giuseppe Filippin (Lega Nord) e Dario Maestranzi (Leali) hanno sottolineato l'inutilità dei pareri e la necessità che le circoscrizioni abbiano più poteri, come la possibilità che per alcuni interventi tecnici il presidente possa chiamare direttamente il servizio. "Sarebbe possibile - ha osservato Saloni - con una riorganizzazione dei servizi comunali". F. Ter. 04/10/2007.

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<E giusto ridurre le circoscrizioni> ( )

( da "L'Adige" del 04-10-2007)

 

L'assessore al decentramento Sala d'accordo con la proposta dei presidenti dei quartieri "E giusto ridurre le circoscrizioni" I presidenti delle circoscrizioni, prima ancora che la Finanziaria del governo fosse resa pubblica, hanno invitato l'amministrazione comunale alla riduzione dei consigli di quartiere per risparmiare soldi. Favorevole all'idea si è espresso il consigliere comunale della Destra Marco Zenatti che, con una mozione, ha chiesto al civico consesso di impegnare la giunta affinché riduca la spesa pubblica. Il documento che sarà messo ai voti al prossimo consiglio comunale intende concedere a sindaco e assessore non più di tre mesi per elaborare una proposta organica e funzionale di tagli dei costi. Sulla riduzione delle circoscrizioni è favorevole l'assessore al decentramento Cristian Sala. "Come giunta siamo pronti a discuterne. Ricordo però che la revisione dello statuto comunale, che è all'attenzione del consiglio comunale visto che il sindaco adesso ha consegnato la bozza, viene prima del regolamento circoscrizionale. Prima si modifica lo statuto, quindi, si può mettere mano tanto al numero dei consiglieri comunali che a quello dei rioni. Visto poi che i presidenti sono d'accordo ben venga. Anche se i costi sono altri. Un presidente prende un fisso ei consiglieri un gettone di presenza ma non incidono poi tantissimo sulle casse comunali; i privilegi e i costi della politica sono altri. Oltre al numero dei quartieri, comunque, si dovrà discutere anche di quali poteri e ruoli attribuire ad ogni circoscrizione". 04/10/2007.

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Confronto sul taglio dei consiglieri ( )

( da "L'Adige" del 04-10-2007)

 

Anderle: "All'ordine del giorno domani del Consiglio delle autonomie" Confronto sul taglio dei consiglieri La Uil del Trentino, sindacato dei cittadini che ha sempre fatto della lotta ai privilegi della politica una sua battaglia, apre all'ipotesi di una pensione integrativa per i sindaci su cui ha invitato a ragionare Renzo Anderle, presidente del Consorzio dei Comuni, ma chiede però che nel contempo si ridiscuta tutto il sistema dei vitalizi di cui godono oggi i consiglieri provinciali e i parlamentari. "L'avvocato o il medico, - osserva Ermanno Monari , segretario generale della Uil trentina - rispetto all'eletto lavoratore dipendente può avere il problema di "conservare" il lavoro (lo studio e i clienti in questo caso), ma anche di avere un doppio lavoro e quindi un doppio reddito e una doppia ed elevata pensione. Esiste poi il caso - ancora peggiore - di chi, oltre alla propria normale pensione somma il vitalizio di consigliere regionale a quello di parlamentare italiano, europeo, ecc. Potrebbe essere equilibrato riconoscere anche ai sindaci dei grandi Comuni, non tanto un vitalizio, ma la possibilità di integrare la propria pensione sulla base delle responsabilità pubbliche rivestite. Il sindaco di un grande Comune trentino, oggettivamente, non ha nulla da invidiare ad un consigliere provinciale in termini di responsabilità e competenza. E però l'istituto del vitalizio a non funzionare". "E ormai opportuno rivedere l'intero sistema di integrazione previdenziale di chi fa politica a tempo pieno, - sostiene Monari - prevedendo che non si possano sommare più vitalizi e fissando un tetto ragionevole che nessuno può superare aggiungendo il normale trattamento previdenziale pubblico a quello integrativo che deriva dalla funzione pubblica rivestita. Questo, ci sembra, rappresenterebbe un criterio di equità che pensionati, lavoratori e cittadini potrebbero comprendere e condividere, non i privilegi a cui abbiamo assistito in questi anni. Questa decisione andrebbe inoltre accompagnata da una concreta e reale politica di qualificazione dei costi della politica". La Cgil, per voce del suo segretario generale Ruggero Purin , bolla invece come "corporativa" la presa di posizione di Anderle. "La proposta di Renzo Anderle sulla pensione per i sindaci - sostiene Purin - ha tutto il sapore di una richiesta corporativa. Proprio per questo è ancora più indigesta nel momento in cui i cittadini pretendono che la politica si affranchi dalle logiche di casta per guardare con più attenzione all'interesse generale. Il presidente del Consorzio dei comuni ritiri la sua proposta e apra invece un confronto serio con i suoi colleghi sindaci per rendere davvero più efficiente l'operato degli amministratori comunali. Per una politica cattiva, infatti, anche un solo euro è speso male". Ruggero Purin boccia sul nascere l'ipotesi di un fondo pensione per gli amministratori locali e per i sindaci rilanciata da Renzo Anderle dopo Luis Durnwalder. "L'atteggiamento di Anderle - prosegue Purin - è ingiustificabile. Non ci si può infatti appellare ad una presunta discriminazione nei confronti dei consiglieri provinciali che godono di ricchi vitalizi. I sindaci, più vicini alla gente comune, dovrebbero semmai chiederne l'abolizione anche per i colleghi di piazza Dante. Ma non si può neppure dire che sarebbe sufficiente un fondo pensione finanziato dagli stessi sindaci. Anderle infatti omette di dire che la gran parte del fondo sarebbe finanziata dai soldi dei cittadini. Ora se un libero professionista che diventa sindaco vuole maturare una pensione integrativa, basta che versi ad un fondo previdenziale una parte della sua lauta indennità da politico, che tra l'altro è una delle più alte in Italia". Il governatore Lorenzo Dellai , che già la settimana scorsa aveva stoppato in giunta regionale la proposta di Luis Durnwalder di dare una pensione ai sindaci, non ha cambiato idea dopo le parole di Anderle e dichiara: "La mia posizione resta quella di sette giorni fa: non se ne parla". L.P. 04/10/2007.

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Otto comuni senza comunità montana ( )

( da "Corriere delle Alpi" del 04-10-2007)

 

Di Francesco Saltini Otto comuni senza Comunità montana La scure si abbatte su Belluno, Ponte, Puos Limana, Lentiai, Santa Giustina, Feltre e Vas Edy Fontana: "Sono avvilito e stomacato Noi gestiamo milioni" BELLUNO. Belluno, Ponte nelle Alpi, Puos d'Alpago, Limana, Lentiai, Santa Giustina, Feltre e Vas: sono i comuni che, stando alle indicazioni della nuova Legge Finanziaria, non dovrebbero più far parte di una Comunità montana. Paletti legati all'altitudine, quelli pensati dal Governo. Esclusi, infatti, quei paesi il cui territorio non supera per l'80% i seicento metri di altezza; si scende al 50%, invece, se tra il punto più alto del comune e quello più basso ci sono almeno seicento metri. Ma non è finita: le Cm, infatti, dovranno essere composte da almeno tre Comuni. Si tratta dell'atteso "de profundis" per la Comunità montana Belluno-Ponte nelle Alpi: "Ma questi paletti li hanno pensati di notte?", si domanda il presidente Gianni D'Incà. "Come si può dire che al di sopra dei seicento metri è montagna e al di sotto è pianura? E' assurda, poi, questa distinzione in un territorio come il nostro, considerato completamente montano dall'Unione europea. Perché non ci misurano sui servizi che diamo? A sentire il governo sono le Comunità montane a mandare in tilt il paese con i loro sprechi. Ma nessuno pensa che investiamo due milioni di euro l'anno per sistemare il territorio". Si dice "avvilito e stomacato" il presidente della Valbelluna, Edy Fontana: "Se facciamo la media, il 55% del territorio della Cm è sopra i seicento metri, ma purtroppo comuni come Limana e Lentiai sarebbero tagliati fuori. Se le proposte fossero confermate, ci troveremmo di fronte ad un fatto a dir poco aberrante. Paesi come Limana e Lentiai, che hanno un territorio salvaguardato e tenuto in vita grazie ai nostri interventi, verrebbero tagliati fuori. Alla fine non è l'altitudine ad illustrare il valore di una Cm, ma i servizi messi in piedi. Se dovesse essere smantellata la Valbelluna, chi gestirà i 2 milioni di euro della raccolta dei rifiuti? Chi gestirà il milione di euro per la manutenzione del territorio? Chi presterà attenzione al settore primario e curerà i servizi associati? Saranno in grado i Comuni di assumere i servizi che hanno delegato alla Cm? Il giorno dopo la cancellazione delle Comunità montane, per dare risposte a queste domande, i sindaci si troveranno per mettere in piedi una unione di comuni. Il problema sarà risolto con un semplice cambio di denominazione, ma quello degli sprechi della politica rimarrà sempre vivo". Arrabbiato anche Ennio Vigne: la Comunità montana Feltrina, infatti, perderebbe, oltre a Vas, due Comuni popolosi come Feltre e Santa Giustina. "Rappresentano oltre metà della nostra popolazione e soprattutto i centri intorno ai quali ruota tutto il territorio". Per Vigne "il governo ha voluto dare un segnale di riordino contro gli sprechi. E ha puntato il dito contro le Comunità montane e i piccoli comuni. Ma non vi sembra ridicolo andare a toccare il numero di consiglieri e assessori nelle piccole realtà? Faccio un esempio: a Santa Giustina, un paese con 6500 abitanti, i consiglieri passeranno da 17 a 12. Tali consiglieri in un anno prendono come gettone di presenza nei consigli comunali circa 300 euro: per risparmiare degli spiccioli, si andranno a tagliare fuori i volontari della politica, coloro che offrono il proprio contributo per passione. Purtroppo, da sempre la politica va in questa maniera. Chi si trova a decidere, non conosce le nostre realtà. Se tolgono le Cm, saremo costretti a formare una Unione di Comuni in grado di occuparsi dei servizi associati". "Una mossa, quella di Prodi e compagni, dettata dall'eco creato da due fenomeni: il libro "La Casta" e Beppe Grillo", sottolinea Vigne. "E così hanno scelto di andare a tagliare le Comunità montane anche in quei territori dove il disagio è tangibile. Attenzione, però, con l'esclusione di Feltre, Santa Giustina e Vas, anche gli altri comuni della Cmf saranno danneggiati. Arriveranno meno soldi e i servizi già in piedi dovranno essere ridotti". In Alpago sarà escluso dalla Cm il comune di Puos: "Sono d'accordo sulla razionalizzazione", sottolinea Sandro Bortoluzzi, "solo in questo modo, infatti, saranno riconosciuti i disagi dei territori realmente montani. Vivere a Belluno rispetto a Tambre ha le sue belle differenze: a mio avviso il governo dovrebbe trovare il modo anche per ridurre le tasse a chi vive ad alta quota. Una mossa che eviterebbe lo spopolamento della montagna".

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I ministri snobbano le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti esterni ( )

( da "Libero" del 04-10-2007)

 

Anzitutto 04-10-2007 I ministri snobbano le loro leggi e nascondono la lista dei consulenti esterni di T.M. ROMA E dire che è stato proprio lui, Tommaso Padoa-Schioppa, a dare ieri l'annuncio in forma solenne: "Una riduzione del personale parapolitico, dei consulenti, delle troppe commissioni di studio, è possibile e ormai ineludibile". Peccato che il suo ministero, l'Economia, abbia disatteso una norma contenuta nella Finanziaria scorsa per scoraggiare l'abuso delle collaborazioni esterne: l'obbligo di elencarle tutte, compreso l'importo pagato al professionista, sul sito internet dell'amministrazione. La direttiva firmata dal premier Romano Prodi è del 16 marzo scorso. E obbliga "alla regola della pubblicità tutti gli incarichi" di consulenza. Atto che riprende, come detto, quanto stabilito nella Finanziaria per il 2007 al comma 593 dell'articolo 1: "Nessuna consulenza può essere pagata se non sia stata resa nota, con tanto di nome, cognome e compenso, sul sito web dell'amministrazione". Un anno dopo, quest'obbligo è rimasto lettera morta per molti. Ministeri in primis. Oltre al Tesoro hanno eluso l'obbligo anche il ministero dell'Interno (Giuliano Amato), il ministero delle Infrastrutture (Antonio Di Pietro), il ministero dei Trasporti (Alessandro Bianchi) e il ministero dei Beni culturali (Francesco Rutelli). I ministeri chiave del Paese. In tutto i consulenti al servizio del governo sono circa 400. Il ministero degli Esteri, ad esempio, sul proprio sito ne elenca quattro: Diana Ranucci per complessivi 26.216 euro lordi (contratto dal 1° giugno al 31 dicembre 2007 come consulente legale); Elisabetta De Costanzo per 13.500 euro lordi (consulente psico-sociale dal 2 agosto al 31 dicembre 2007); Vittorio Mele per 24.300 euro lordi (consulenza in materia di cooperazione giudiziaria penale anche per singoli casi di connazionali); Norberto Lombardi per 25.000 euro lordi (per la realizzazione del progetto sul museo nazionale dell'emigrazione). Tra i ministeri virtuosi c'è anche quello della Salute diretto dalla diessina Livia Turco: i consulenti sono 34 per importi che vanno dall'opera prestata a titolo gratuito ai 65mila euro annui. Il ministero del Welfare (Cesare Damiano), ha a libro paga due professionisti che gli costano rispettivamente 39mila e 7.800 euro, mentre il ministero delle Comunicazioni arriva a cinque (che oscillano dal titolo gratuito a 22.505,64 euro). Nessun consulente, invece, per il ministero della Giustizia di Clemente Mastella. . Foto: CHI PREDICA BENE E RAZZOLA MALE Foto: Dall'alto, i ministri Tommaso PadoaSchioppa, Giuliano Amato e Francesco Rutelli. Tutti e tre non hanno reso pubblico l'elenco dei loro consulenti eppure era stato proprio Padoa-Schioppa a sostenere la necessità di ridurre il numero dei consulenti esterni (olycom) Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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GRILLO SVEGLIA PURE I COMPAGNI ( )

( da "Libero" del 04-10-2007)

 

Prima pagina 04-10-2007 ,GRILLO SVEGLIA PURE I COMPAGNI di OSCAR GIANNINO Ma l'avete visto il manifesto di ieri? L'avete letto l'editoriale di Valentino Parlato? E la pagina tre, interamente dedicata a un bellissimo riepilogo firmato da Giovanna Pajetta alle presentazioni in tutta Italia del successone editoriale dell'anno, il libro sulla casta scritto da Gianantonio Stella e Sergio Rizzo? Magari no, immagino che forse tra i nostri lettori gli acquirenti del manifesto non siano poi tantissimi. E allora ve lo diciamo noi, che ieri sul manifesto era un gran gusto leggervi, tra l'altro, proprio Parlato e la Pajetta, sull'onda di protesta popolare contro la casta. Il "quotidiano comunista", come recita l'orgogliosa definizione che campeggia in testata, un tempo non avrebbe avuto molti dubbi, nell'allinearsi alle intemerate scalfariane. Per il fondatore di Repubblica, l'ondata di consensi e lettori al libro anticasta è frutto di un'astuta camarilla ordita nelle segrete stanze di via Solferino, da quell'ingegnoso burattinaio del direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, e dai 15 soci Rcs che gli fan coro, sperando che magari professori editorialisti e un domani pure forse Montezemolo si mettano alla testa di una svolta politica rispetto a Prodi. Scherzano col fuoco, gli aruspici dell'antipolitica, secondo Scalfari. Sono come coloro che nel 1919 battevano le mani ai fasci di combattimento, sol perché sembrava che l'Italietta giolittiana da una parte fosse imbelle, e dall'altra vi fosse lo spettro dell'occupazione delle aziende. Negano la svolta etica e politica del gabinetto Prodi, per Scalfari sono dei qualunquisti della peggior borghesia italiota senza spina dorsale, che tanto devasta l'immaginario dei sedicenti eredi del Partito d'Azione. E invece no. La notizia è che il quotidiano comunista non la pensa così. E piglia Grillo sul serio. Come noi. Non proprio, anzi. (...) segue a pagina 3 (...) Ma come si fa a difendere l'attuale politica e i partiti? Parlato non ci va leggero. Sostenere che Grillo e le sue denunce sono un attacco alla democrazia è come "difendere l'onore di un'antica villa gentilizia che è diventato un bordello o quasi". Altro che paragoni insultanti tra Grillo, la premiata ditta Stella&Rizzo, e Guglielmo Giannini che con il suo Uomo Qualunque nell'immediato secondo dopoguerra per una breve stagione spopolò nelle urne e nei teatri. Allora c'erano la Dc, il Pci, il Psi, insomma partiti veri, scrive Parlato che pure li ha contrastati per decenni duramente tutti e tre. Ma quei partiti lì "stavano e agivano nella realtà del sociale e del politico", continua Parlato con una nota di malcelata nostalgia. Per quanto fetenti fossero, la loro politica era vera e alta, insomma, ed ebbero ragione dell'antipolitica perché l'Italia popolare continuò dopo una effimera sbandata a votarli e sostenerli. Ma questi qui di oggi, invece, è come se dicesse Parlato, vorrete mica paragonarli ai De Gasperi e ai Moro, ai Togliatti e ai Berlinguer, ai Nenni e ai Pertini. E la notizia è che all'ammasso della reprimenda Parlato non porta solo i partiti del centrodestra - più che ovvio, da parte sua - ma anche l'intero complesso delle forze che oggi si riconoscono nella maggioranza di governo. Senza star troppo a distinguere e a graduare tra chi abbia solo la rogna e chi la scabbia, chi sia più infognato nei privilegi di casta e chi abbia qualche ombra di remora in più. Insomma il manifesto non se la sente proprio di respingere gli attacchi dello sdegno anticasta in nome della difesa di una presunta "diversità" di chi governa oggi. Tanto se sia di centrosinistra, tanto di sinistra tout court, comprese le forze "antagoniste". Se Parlato avesse voluto ricorrere al tradizionale armamentario ermeneutico dell'ideologia marxista avrebbe dovuto scrivere che l'ondata antipolitica è una classica difesa a catenaccio delle forze dominanti borghesi, le quali al buon bisogno non si ritraggono affatto dall'inscenare ai ceti popolari finti falò di politici inetti, al solo fine di distogliere il proletariato e chi ha meno reddito dalla necessità di liberarsi di quel basto odioso che è l'esproprio del lavoro, del tempo e della libertà intimamente connesso al sistema capitalistico e a quella caricatura di democrazia che è la democrazia rappresentativa. Invece no. La notizia è che sono rimasti quasi solo Scalfari e Giorgio Bocca, in Italia, a ragionare in quel modo. Parlato va al cuore del problema, e dice semplicemente che se a lui è sempre piaciuta la favola nella quale il bambino grida "il re è nudo", non può farsela dispiacere oggi solo perché al potere c'è la sinistra. Il re nudo, sbertucciato dall'opinione pubblica che non ne può più, oggi è la sinistra. La promessa sbandierata per anni di sostituire Berlusconi con una intrepida ventata di vivificante tonicità etica, di virtù contabili e di ripudio di ogni concezione affaristico-clientelare, ha lasciato rapidamente il posto prima a una delusione crescente, poi a vere e proprie forme di sdegno. Per un'oppressione fiscale mai vista. Per costi degli organi istituzionali che si moltiplicano sempre più. Per un presunto partito nuovo che doveva nascere unendo il meglio della voglia di rinnovamento e superare le vecchie sigle di Ds e Margherita, ed è invece stato deciso tutto a tavolino tra maggiorenti, a cominciare da chi lo guiderà nazionalmente, cioè Walter Veltroni, per scendere giù giù di Regione in Regione sino all'ultimo cantone d'Italia. Le Regioni che al Sud sono governate dalla sinistra, vedi Campania o Calabria, piombano di storia di malaffare in storia di malaffare. In Puglia, la svolta del rifondatore Nicky Vendola dopo l'odiato Fitto di Forza Italia ha già deluso anche lei. Non basta essere al potere per accusare chi protesta di antidemocrazia, dice Parlato. Ha ragione. Chi fa così, scambia la democrazia per la propria cadrega. E quando Giovanna Pajetta, raccontando le decine e decine di incontri coi lettori di Stella&Rizzo, trova il modo di ricordare che il 60% di chi ha firmato per Grillo e il Vaffa-Day è fatto da elettori delusi del centrosinistra, fa un servizio alla verità. Buttarla sull'antifascismo, come fanno Scalfari e Barbara Spinelli nelle loro savonaroliane prediche filoprodiane, significa "impegnarsi in una battaglia difensiva con armi più che spuntate", conclude Parlato. Ha mille volte ragione, per quanto ci riguarda. Non lo diciamo per pregiudizio antisinistra. Ci furono elettori di centrodestra che rimasero delusi dal governo Berlusconi che aveva promesso la svolta, e sempre abbiamo ricordato ai capi del Polo che l'unica chance che hanno è di ricordarsene bene, per l'oggi e il domani. A costo di rottamare anche le vecchie sigle dei propri partiti anche quando sono recenti e sono partiti-non partiti, come Forza Italia - e di saper indicare un governo di poche persone per bene e competenti, che non c'entrino nulla con le camarille delle correnti, e che siano impegnate su un decina di punti chiari e netti. Lo stesso vale per la sinistra di oggi, se saprà parlarsi chiaro come fa Parlato. Invece di nascondersi dietro un dito come fa Prodi, che sostiene di voler tagliare i deputati e senatori quando non è il governo ad averne la potestà, mentre per il resto aumentano la spesa e gli sprechi pubblici di cui risponde l'esecutivo..IL MANIFESTO, 3 OTTOBRE 2007 p C'è un bisogno fortissimo di discutere, di riappropriarsi della politica, cioè di una cosa che è stata tolta, di cui la gente è stata privata DAGLI AL FASCISTA Il 60% dei fan del comico votano Unione. Ormai sono rimasti solo Scalfari e Bocca a liquidare il fenomeno come un attacco fascista all'esecutivo Prodi Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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I consorzi che prosciugano le tasche - dal nostro inviato ( )

( da "Tirreno, Il" del 04-10-2007)

 

Toscana I Consorzi che prosciugano le tasche Bonifica dei fiumi? Gli amministratori sono il doppio dei dipendenti DAL NOSTRO INVIATO Elisabetta Arrighi PISA. Enti inutili, vere e proprie macchine da guerra per succhiare i soldi ai cittadini, oppure enti che per il territorio, quando il rischio idraulico incombe, rappresentano un valore aggiunto? Di sicuro i Consorzi di Bonifica, vecchi di secoli (i primi risalgono alla fine del XV sec.), sono entrati da tempo nel mirino della politica e del dibattito sui costi da abbattere. E ora anche in quello della Procura, come è accaduto a Pisa dove è stata aperta un' indagine sul Consorzio Fiumi e Fossi. Le ipotesi di reato vanno dall'estorsione alla truffa (illegittima sarebbe in particolare la minaccia di atti esecutivi fino alle ganasce alla macchina o, nel caso di agricoltori, al differenziale del trattore). Di sicuro, sulla funzione delle "Bonifiche", i cittadini hanno parecchio da dire, essendo "inseguiti" una volta all'anno dalla bolletta e "perseguitati" come dicono una signora di Rosignano e una famiglia di Montaione a cui sono stati chiesti tributi a nome di familiari morti da vent'anni. La notizia dell'indagine della Procura di Pisa sul Consorzio Fiumi e Fossi, commissariato da un anno e per il quale in questo weekend sono previste le elezioni per il consiglio, ha destato scalpore. Truffa ed estorsione, dicevamo, le ipotesi di reato (ma per ora non ci sono iscritti nel registro degli indagati): Fiumi e Fossi, come gli altri Consorzi, chiede la tassa a tutti e per questo gli esposti si sono finora accavallati nelle Commissioni tributarie. "Dell'indagine non so nulla. Nessuno è stato chiamato in Procura. Io sono commissario straordinario - spiega Tiziana Picchi, segretario generale della Provincia, "spedita" all'ente dal presidente Andrea Pieroni dopo lo scioglimento un anno fa del consiglio di Fiumi e Fossi conseguente ad una sentenza del Tar - ho difficoltà a commentare questa notizia. Il caos nasce attorno alla natura del tributo, ci sono stati ricorsi e sentenze alterne. Il tributo è previsto per legge ed eventualmente sarebbe auspicabile un intervento del legislatore. Comunque - prosegue Picchi - bisogna distinguere tra funzione dell'ente e gestione. Sulla funzione non ho dubbi, ha una finalità sociale. Sulle modalità della gestione si possono apportare correttivi, ma non si può fare di tutta l'erba un fascio". Scalpore, ma non più di tanto, anche nei corridoi del consiglio regionale: "Sono mesi che il dibattito è aperto. Il consiglio ha accolto la proposta del gruppo Udc di avviare un'azione conoscitiva sul funzionamento delle "Bonifiche" - spiega Marco Carraresi, capogruppo in Regione - E' necessario fare chiarezza sulla gestione di questi enti il cui tributo è sempre più percepito dai cittadini come un vero e proprio balzello assurdo e ingiustificato, quasi una seconda Ici camuffata. Una situazione che appare ormai fuori controllo". In Toscana sono attivi 12 Consorzi e il 13mo (Valdichiana aretina) è ancora in fase di costituzione nonostante la legge regionale istitutiva risalga al 1994 (analoghe funzioni, in alcune zone, sono svolte da 13 Comunità Montane). Una legge con la quale questi enti devono assicurare la difesa idraulica, la regimazione dei corsi d'acqua, le risorse idriche per usi agricoli, le opere di bonifica, la progettazione di opere... Nelle casse dei Consorzi, a forza di balzelli e balzellini da 5-6 euro fino anche a 400 e passa - pagano tutti, chi ha una casa o un terreno o un garage, non importa se in pianura o in cima a un monte - entrano annualmente grazie alle bollette circa 35 milioni di euro e più o meno un'altra quarantina derivano dai contributi della Regione, delle Province, dei Comuni. Le spese di esercizio sono quantificabili in 15 milioni (costi per esazione, costi per le elezioni, stipendi al personale, funzionamento dei vari organismi) per cui ogni anno restano una sessantina di milioni per manutenzione ed esecuzione di opere. Ma chi, queste opere, le esegue materialmente visto che le Bonifiche non hanno in pratica operai? "Effettuiamo le gare di appalto - spiega Edoardo Villani, presidente del Consorzio Val d'Era - ma le progettazioni sono farina del nostro sacco, dei nostri tecnici". Di sicuro sono le "voci" dipendenti e compensi degli amministratori a destare particolare irritazione nell'opinione pubblica. Le indennità per gli amministratori non sono simboliche, tipo 100 euro di gettone di presenza: oscillano al lordo fra 1.200 e oltre 5mila euro al mese. Per l'esattezza, stando ad una tabella datata 2005-2006, si arriva a 5.400 euro (lordi) mensili per il presidente del Consorzio Grossetana, mentre 2.550 sono per il presidente del "Bietina" e 2.582 per quello dell'Ombrone Pistoiese-Bisenzio. Il presidente più povero è alla guida dell'Osa Albegna: 1.200 euro lordi. Il suo vice non sta meglio: 60 euro lordi d'indennità mensile che però per il presidente del Consorzio Grossetana sale a 2.052 euro. I deputati (paragonabili agli assessori, infatti compongono la giunta consortile) prendono al massimo 142,02 euro al mese (lordi), i consiglieri 130 e i sindaci revisori fra 2.478 euro all'anno e quasi diecimila, passando attraverso i 14.885,87 del presidente dei sindaci del Consorzio Ombrone Pistoiese Bisenzio. E c'è poi l'anomalia del rapporto numerico fra amministratori e dipendenti. Prendiamo l'Alta Maremma: i dipendenti sono 17, gli amministratori 30; 16 i tecnici e gli impiegati dalle Colline Livornesi contro 31 amministratori. E pensare che alle elezioni, come è accaduto proprio nell'area di quest'ultimo Consorzio, su 81mila aventi diritto lo scorso giugno presentati (da Livorno a Vada) in 644 pari allo 0,79%. Il costo delle elezioni? Salato, of course, di ben 180mila euro.

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COSTI POLITICA, FINI E DI PIETRO, ASSE TAGLIASPESE ( )

( da "Borsa&Business(La Repubblica.it)" del 04-10-2007)

 

(AGI) - Roma, 4 ott. - 'Fini-Di Pietro, nasce l' asse tagliaspese'. Lo scrive La Stampa che dedica spazio alla 'proposta di legge a quattro mani Idv-An. Per rispondere al malessere dell' opinione pubblica contro gli sprechi della politica - spiega il quotidiano torinese -, An e l' Italia dei valori presentano una proposta di legge per la quale chiedono una corsia preferenziale alla Camera. Il ministro per le Infrastrutture mette subito le mani avanti: 'Non saro' il cavallo di Troia per l' opposizione. Io sono leale, fino a quando i numeri ci sono, altrimenti si va a casa e cioe' si torna alle urne'. E Fini, che con questa mossa pensa di smarcarsi dal grillismo e dal mirino dell' antipolitica, sa bene che nella Cdl storcono il naso: 'Questa intesa - ammette il leader di An - scatenera' illazioni, maldicenze, speranze e sospetti''. La notizia trova spazio anche sulla pagine de La Repubblica, che mette in evidenza il malumore di Silvio Berlusconi: 'Fini-Di Pietro, l' ira del Cavaliere: 'Cosi' An rida' fiato al governo'. Per quanto An si sforzi di smentire l' esistenza di un qualsiasi 'asse' con l' ex pm di Milano - precisa il quotidiano romano -, da Forza Italia filtra una forte irritazione. Il leader di An e' consapevole della freddezza degli alleati e dei 'retropensieri' con cui verra' accolta la proposta di legge. Per questo alzandosi al termine della conferenza stampa, si congeda assicurando che 'An e' un partito che sta all' opposizione e Di Pietro e' un ministro del governo: io lavoro per far cadere Prodi, lui per sostenerlo''. Anche L' Unita' dedica spazio alla notizia della 'collaborazione bipartisan inedita': 'Di Pietro-Fini, la strana coppia. Dopo il referendum, un disegno di legge bipartisan contro i costi della politica'. 04/10/2007 - 08:31.

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Lo ricordate? Raffaele Costa, di antico rigore sabaudo.. Sandro Vacchi ROMA

Il Messaggero 4-10-2007  

 

Ve lo ricordate? Raffaele Costa, di antico rigore sabaudo, era il fustigatore degli italici costumi (e sprechi). "Trecento enti dei quali non si conclude la liquidazione costano allo Stato dodici miliardi l'anno" scriveva. Di anni, da allora, ne sono passati dieci, e gli enti inutili soppressi ma non ancora liquidati si sono ridotti a un centinaio, con un'eredità di sedi, impiegati e archivi da fare invidia alla burocrazia zarista dei romanzi di Gogol. Troppi uffici, troppe Province, troppi tribunali, lamenta Padoa-Schioppa, parlando di "malo uso" delle risorse pubbliche. Sì, perché lo scandalo degli sprechi, in Italia, è come le stagioni: una di seguito all'altra. Il "Messaggero" già in primavera sollevò il coperchio di questa pentola. La legge per sopprimere gli enti inutili, la 1404 del 4 dicembre 1956, cosa ha realizzato? Mezzo secolo fa erano 823 i carrozzoni da eliminare, ma ne sono stati rottamati appena una quindicina all'anno. Enti come le Lati (Linee aeree transcontinentali), creatura littoria di Italo Balbo e Bruno Mussolini, hanno resistito 48 anni prima di estinguersi sul serio. Sì, perché è facile definirlo inutile: un ente non muore mica tanto facilmente. Se ha un contenzioso aperto, anche con un solo dipendente "dismesso", l'ente non si liquida fino a causa definita. In dieci anni i contenziosi sono scesi da novemila a novecento, ma gli avvocati hanno ancora le scrivanie sommerse di cartelle. A fine 2005 erano 868 le vertenze pendenti; l'anno successivo ne sono state definite 175, ma se ne sono anche aperte di nuove. In pratica, gli enti muoiono anche, ma seppellirli è tutt'altro discorso. "Chiuso? Un ente è chiuso quando è chiuso del tutto", gioca con le parole un funzionario della Fintecna. L'antica creatura dell'Iri ha preso tre anni fa il posto dell'Iged (Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti), poi dichiarato inutile. Proprio così: il killer ha dovuto suicidarsi. La Fintecna costa un milione e mezzo di euro l'anno e qualche picconata l'ha mandata a segno: dalla liquidazione dei carrozzoni, lo Stato ha incassato un miliardo e sette milioni di euro fino al 2005 e altri 29 milioni fino ai primi quattro mesi di quest'anno. Nel 2006 sono stati chiusi trentotto enti, quest'anno ne dovrebbero essere liquidati trentacinque. Si va dalla poetica Cassa nazionale malattia gente dell'aria alla prosaica Cassa provinciale malattia coldiretti di Foggia. "Vorremmo chiudere definitivamente la partita enti inutili entro il 2009", ci diceva tempo addietro il sottosegretario Paolo Cento, lamentando però l'eccessiva macchinosità delle norme per scioglierli. Decine di migliaia di faldoni che costituivano gli archivi degli enti disciolti verranno distrutti, mentre molti di più, almeno duecentomila, stanno finendo di traslocare a Monterotondo, vicino Roma, perché il vecchio magazzino dell'Ente cellulosa, sulla Salaria, non li contiene più e pare ci sia stato anche un problema di infiltrazioni d'acqua: insomma, archivi mezzi marci. Per inciso, l'Ente cellulosa è inutile e soppresso, naturalmente. E le vecchie sedi? Tutte concentrate dove aveva sede l'Incis, istituto che forniva alloggi agli statali di un certo livello. La Fintecna può acquisire a valore di mercato gli immopbili degli enti disciolti, che sono più di quattrocento, per un valore di 180 milioni. Nel 60% dei casi si trovano a Roma e vengono offerti in opzione agli inquilini. La paleolitica legge del '56 individuava oltre ottocento enti da sopprimere, ma buona parte di questi organismi si sono moltiplicati quasi per partenogenesi, soprattutto le casse mutue autonome. Quando nel '78 è stata varata la riforma del servizio sanitario nazionale e sono nate le Asl, numerosi enti erano defunti, ma molti di più erano nati nel frattempo. Da allora sono stati eliminati, però certe partite non finiscono mai nei tempi regolamentari, ma sempre in interminabili supplementari. Quando non ai rigori.


Via libera della commissione Affari costituzionali presieduta di Violante Gli eletti a Montecitorio passano da 630 a 500, più i 12 della circoscrizione Estero. Riduzione deputati, primo sì della Camera Plauso di Bertinotti: "Importante novità". Fassino: "Ora trovare intesa coerente e conseguente sulla legge elettorale"

La Repubblica 4-10-2007

ROMA - La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato la riduzione del numero dei deputati da 630 a 512: 500 eletti in Italia e 12 nella circoscrizione Estero. La norma è stata approvata a larga maggioranza con la convergenza di centrosinistra e centrodestra, a eccezione di Forza Italia, che ha votato contro perché - come ha affermato il coordinatore Sandro Bondi - non ritiene possibile "avventurarsi in proposte di riforma costituzionale". La commissione presieduta da Luciano Violante (Ds) aveva già approvato l'emendamento al testo di riforma costituzionale che riguarda il Senato federale, che secondo la norma dovrà essere eletto su base regionale, salvi i sei seggi assegnati alla circoscrizione estero.

"Unita a quella del Senato federale, con 184 componenti - spiega la relatrice sulle riforme in commissione, Sesa Amici - la riduzione è notevole e si inserisce in una complessiva riforma che dà maggiore funzionalità al Parlamento. Il numero di 500 è, fra l'altro, congruo per le nuove funzioni che la sola Camera dei deputati dovrebbe svolgere con la fine del bicameralismo paritario".

Plauso del presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Si tratta di "un voto importante, perché costituisce un fatto nuovo nella vicenda politica e istituzionale italiana, configurando importanti novità, perché per questa via verrebbe meno il bicameralismo perfetto e si determinerebbe un ruolo rinnovato per il Senato della Repubblica, il tutto accompagnato da una significativa riduzione dei parlamentari".

Un fatto "di grande rilievo" per il segretario Ds Piero Fassino. Un passaggio politico che "sollecita adesso a trovare un'intesa sulla legge elettorale che sia conseguente e coerente". Riferendosi al Senato, il leader della Quercia ha sottolineato che "da anni ci battiamo per una riforma che sia coerente con le modifiche del titolo V della Costituzione".
Queste due riforme, ha aggiunto Fassino, ricordando che servirà il passaggio necessario per approvare leggi costituzionali "ci auguriamo possano essere approvate in tempi rapidi. E naturalmente richiedono, per coerenza, che si adotti una nuova legge elettorale corrispondente alle novità, che tenga insieme governabilità e rappresentatività".

Non passano, invece, al Senato, le proposte del leghista Roberto Calderoli sui tagli dei costi della politica, a partire al congelamento degli aumenti automatici per le indennità dei parlamentari. L'Aula ha respinto due emendamenti in questo senso alla risoluzione di maggioranza alla Nota di aggiornamento del Dpef. In un emendamento, Calderoli chiedeva di inserire, già in sede di Finanziaria, il taglio del numero dei sottosegretari al governo, mentre nell'altro chiedeva "la soppressione dei meccanismi di automatico aumento delle indennità dei parlamentari". Negativo, in entrambi i casi, il verdetto di Palazzo Madama.
(4 ottobre 2007)


 

Articoli del 3-10-2007

Una cura dimagrante per il governo Massimo Villone*,  03 ottobre 2007 (Da aprile online.it 3-10-2007)

Dalle circoscrizioni agli assessori i tagli che non arrivano in sicilia - alberto bonanno ( da "Repubblica, La" del 03-10-2007)
Una riforma necessaria ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 03-10-2007)
'Assessori, buon esempio!' ( da "Provincia di Cremona, La" del 03-10-2007)
Costi della politica: anche a Chieti sono ritenuti alti. Palazzo d'Achille non brilla per moder ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 03-10-2007)
Sermas, le poltrone non si toccano - marco pomella ( da "Tirreno, Il" del 03-10-2007)
Bertinotti: provi Prodi a tagliare ( da "Stampa, La" del 03-10-2007)
La scure del governo colpisce Dovranno diminuire i consiglieri di amministrazione rispettivamente ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
Sono a rischio quasi 130 poltrone. Cura dimagrante per giunte e consigli ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
SONO entrati in vigore i tagli sui compensi dei componenti dei consigli di ammini ( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)
Taglio ai gettoni di presenza: braccio di ferro tra i partiti ( da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)
Consiglio ridotto, Spagnolli stuzzica Durni ( da "Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)
Costi della politica, scontro sui tagli ( da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)
Rovereto, Zenatti <taglia> consiglieri e sobborghi ( da "Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)
Numero legale e gettone: polemica in Consiglio ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-10-2007)
C'è un'atmosfera peggiore del '92. Il ciclone antipolitica lacera l'Unione ( da "Corriere della Sera (Abbonati)" del 03-10-2007)
Come tagliare i costi della politica ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-10-2007)
Duello prodi-bertinotti, il colle congela gli stipendi ( da "Tirreno, Il" del 03-10-2007)
Polemica tra cossiga e gian antonio stella ( da "Corriere delle Alpi" del 03-10-2007)
Marini gonfia le paghe Quirinale in allarme ( da "Libero" del 03-10-2007)
Comune e Provincia primi obbiettivi sensibili della lotta c ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 03-10-2007)
Un popolo alla ricerca di altra politica ( da "Manifesto, Il" del 03-10-2007)
La Repubblica 3-10-2007 Di Pietro e Fini "tagliano" insieme i costi della politica. Disegno di legge bipartisan. Di Pietro: "Adesso vediamo chi c'è davvero e chi ci marcia e basta". Trentadue articoli che mettono in fila le decine di proposte già presentate o in circolazione. La proposta stima un risparmio di circa 600 milioni di euro. Previsti al massimo 17 ministri Fini: "Rischiamo il funerale della democrazia". Di Pietro: "Prodi ristrutturi la squadra" DI CLAUDIA FUSANI

Da nicolita.it del 2-10-2007 Agipress - Notizia n.12976        del 02/10/2007 - 19.11.12            Comuni e Comunitа montane della Toscana contestano le norme sulla montagna contenute nella Finanziaria



Una cura dimagrante per il governo Massimo Villone*,  03 ottobre 2007

(Da aprile online.it )

Politica      Una proposta per sfoltire l'attuale numero di parlamentari arriva dalla nuova edizione del volume "Il costo della democrazia": cancellare le modifiche precedenti al 1999, con un tetto massimo di componenti del governo. Da noi si può, in Spagna e Francialo hano già fatto  

Sinistra democratica prende in Senato l'iniziativa di un messaggio chiaro al paese sui costi della politica. Un taglio al numero dei parlamentari da un lato; una forte riduzione del numero dei ministri, viceministri e sottosegretari dall'altro. Di più: mentre per i parlamentari si richiede la modifica della Costituzione e i tempi sono lunghi, per il governo si può procedere con legge ordinaria. Presentiamo oggi una proposta. La tradurremo domani in emendamenti alla legge finanziaria.

Tutto comincia nell'avvio di legislatura, in mezzo alle fibrillazioni conseguenti ad una vittoria elettorale dimezzata. Il confronto per la formazione del governo si avvia tra malumori e mal di pancia. Soprattutto nei partiti maggiori - Ds e Margherita - la pressione è molto alta. Già la lista bloccata aveva lasciato in campo molte tensioni, essendo con ogni evidenza prodotto invendibile sul mercato politico l'offerta di posti in lista dopo l'ultimo dei probabili eletti.

E dunque a molte pressanti richieste si era risposto con l'offerta non già di candidature, ma di futuri posti di governo. Se tutti gli impegni si dovessero mantenere, saremmo non alla formazione di un governo, ma al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E infine, proprio al miracolo si arriva. C'è fame di posti, e non si fa credito a nessuno.

Pesa il profilarsi all'orizzonte del Partito democratico, e la connessa chiusura delle case politiche destinate a confluirvi. Chi accetterebbe oggi assegni postdatati da una ditta che domani va a chiudere, cambiando ragione sociale? Per ognuno dei leader in campo avere nel governo i propri fedelissimi è un'assicurazione sulla vita, una delimitazione del territorio a futura memoria. A nessuno è consentito indietreggiare, o - come si dice con sublime e forse inconsapevole ironia - fare un gesto di generosità.

Non è un caso, dunque, che i numeri si gonfino progressivamente, e che la parte del leone la facciano, in termini assoluti, i due partiti maggiori. Assai meno - al contrario della vulgata popolare - quelli minori, che tutto sommato incidono poco. Alla fine, siamo al record. La carica dei 102 - tra ministri e sottosegretari - travolge ogni resistenza. È un fastidioso dettaglio che la riforma varata da Bassanini nella XIII legislatura, con l'accorpamento di strutture ministeriali e la riduzione delle poltrone, non lasci un numero sufficiente di posti a sedere. Alla fine, abbiamo più ministri che ministeri. E dunque, non potendo ridurre i ministri, si aumentano i ministeri.

Il primo coraggioso atto di rinnovamento del governo è appunto lo "spacchettamento". Lo aveva inventato Berlusconi nel 2001. Con il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, il governo D'Alema aveva approvato la riduzione del numero dei ministeri a 12 con l'accorpamento di preesistenti strutture, ma a partire dalla legislatura successiva. E dunque era toccato al centro-destra darne attuazione nel 2001.
Fibrillazioni e appetiti ministeriali in eccesso si erano tradotti nella formazione del governo a rate. Una prima rata secondo le previsioni del decreto n. 300, con relativa nomina dei ministri da parte del capo dello Stato. Immediata riunione del consiglio dei ministri così formato, e adozione di un decreto legge, come tale subito in vigore, di modifica del decreto n. 300, con lo spacchettamento, nella specie, di due ministeri (Sanità e Comunicazioni: decreto legge 12 giugno 2001, n. 217). Seconda rata, con la nomina dei ministri appena aggiunti.

Prodi ricorre alla stessa tecnica, e il governo si forma con una prima infornata, e poi con una seconda che segue al decreto legge 18 maggio 2006, n. 181. La bulimia governativa è inarrestabile. Nel 2001 si passa da 12 a 14 ministeri, con un aumento del 16,6 per cento. Nel 2006 si passa a 18, salendo del 28,6 per cento sul governo del centro-destra, e del 50 per cento secco sul decreto n. 300 del 1999. Il decreto passa con una questione di fiducia. È uno scherzo della storia e un segno dei tempi che un governo di centro-sinistra ricorra alla fiducia per smantellare una incisiva riforma di un altro governo di centro-sinistra.

Questa è la storia che raccontiamo nel capitolo aggiunto nella nuova edizione del libro a firma mia e di Salvi su "Il costo della democrazia". Riteniamo che la nascita di un governo da Guinness dei primati abbia contribuito al progressivo distacco del governo in carica dall'opinione pubblica, ed in specie dal popolo del centrosinistra. Ovviamente, non è solo un problema di immagine: tocca anche la coesione e l'efficienza dell'istituzione governo. E di certo non si può chiedere ad altri di tagliare se non si mette ordine in casa propria. Bisogna provvedere. Da tempo insistiamo perché il governo assuma la bandiera degli sprechi e dei costi impropri della politica. Non l'ha fatto, ed ha sbagliato. Grillo è effetto, non causa. E se la politica fosse stata più avvertita e consapevole, e meno autoreferenziale, oggi avremmo un comico in più, e un politico in meno.

Dunque la proposta, semplicissima. Torniamo alla riforma del 1999. Cancelliamo tutte le modifiche nel frattempo intervenute, dall'una o dall'altra parte. Mettiamo un tetto massimo al numero totale di componenti del governo, che non vada oltre i cinquanta, nel rispetto dell'equilibrio di genere. Facciamolo subito, in finanziaria, come regalo agli italiani sotto l'albero di Natale. Poi, con calma,  rendiamo la novità irreversibile mettendola anche in Costituzione.

Si può fare. L'hanno dimostrato Zapatero prima, Sarkozy poi. E scommettiamo che un governo alleggerito da una efficace cura dimagrante potrebbe assai più facilmente decollare nel consenso degli italiani.

*senatore gruppo Sinistra democratica

 

 

Dalle circoscrizioni agli assessori i tagli che non arrivano in sicilia - alberto bonanno (sezione: Costi dei politici)

( da "Repubblica, La" del 03-10-2007)

 Palermo IL CASO I COMUNI E LE PROVINCE L'ASSEMBLEA Le nome previste dalla Finanziaria nazionale non si applicano nell'Isola. Serve una legge ad hoc LE CIRCOSCRIZIONI Dalle circoscrizioni agli assessori i tagli che non arrivano in Sicilia A Roma si riducono i costi della politica. L'Ars prende tempo Fleres: "Prima pensiamo a ridurre gli sprechi". Miccichè "E gli altri stipendi?" ALBERTO BONANNO (segue dalla prima di cronaca) Nei capoluoghi siciliani in cui esistono (tutti tranne Enna), le circoscrizioni sono scatole vuote. Al contrario delle grandi città italiane dove i consigli, dotati di deleghe amministrative e operative, svolgono le funzioni di veri e propri municipi di zona. Funzioni che giustificano gli stipendi pari a due terzi dell'indennità degli assessori comunali (per i presidenti) e a un terzo di quella dei sindaci (per i consiglieri). Dal colpo di scure si salverebbero solo Palermo e Catania, uniche città siciliane che superano i requisiti dettati dalla Finanziaria Prodi. Addio - sempre che l'Ars decida di adeguare le norme sugli enti locali - ai 66 consiglieri delle sei circoscrizioni di Ragusa, a quelli delle sette circoscrizioni di Agrigento, di Trapani, Caltanissetta, persino a quelli di Messina, che per un soffio dovrebbe spedire a casa i 108 consiglieri delle sei circoscrizioni comunali: con i suoi 246 mila abitanti anche la città dello Stretto rimarrebbe inevitabilmente tagliata fuori. Ma non sarebbe questa l'unica stangata per le poltrone di amministratore locale in Sicilia. Poltrone che, vale la pena ricordarlo, costano ai siciliani la bellezza di 362 milioni all'anno, euro più euro meno. Le giunte comunali delle grandi città non potrebbero avere più di 12 assessori, rispetto agli attuali 16. E nel mirino della Finanziaria ci sono pure i consigli comunali e provinciali, che verrebbero drasticamente ridimensionati in base alla popolazione. Un provvedimento che non toccherebbe le città più grandi (tutti i capoluoghi sono già adeguati), ma andrebbe a scalfire alcuni grossi centri fortemente lottizzati (come per esempio Alcamo, Belmonte Mezzagno, Castelvetrano, Cefalù, Racalmuto, persino Raffadali, città del presidente della Regione, dove i consiglieri hanno rinunciato ai compensi), dove dagli attuali 20 componenti i consigli comunali dovrebbero ridursi a 16. Ma soprattutto intaccherebbe i consigli provinciali, a partire dalle prossime elezioni del 2008: a Palermo gli scranni di Palazzo Comitini passerebbero da 45 a 28, così come a Catania. Idem ad Agrigento, dove oggi i consiglieri sono 35. Ma, al di là di come la Finanziaria nazionale sarà esitata alla fine dal Parlamento, la questione arriverà mai all'ordine del giorno di Sala d'Ercole? "è una questione sbagliata nel merito - avverte Salvo Fleres, deputato forzista alla quarta legislatura e segretario del consiglio di presidenza dell'Ars - perché se da un lato è giusto incidere sui costi della politica, dall'altro è sacrosanto andare a tagliare i veri sprechi. Penso alle decine di enti inutili, ai miliardi buttati nel settore sanitario perché spesi male. Abolire le circoscrizioni? Mi sembra sbagliato farlo senza verificare se effettivamente sono operative o meno grazie all'attribuzione di deleghe". Un'antifona che la dice lunga su come l'Ars si comporterà non solo nei confronti degli enti locali siciliani, ma anche e soprattutto riguardo al blocco degli stipendi dei parlamentari, imposto sempre dalla Finanziaria a partire dal prossimo gennaio. L'ultimo "ritocco" alle buste paga dei deputati siciliani, equiparate per norma interna a quelle del Senato, risale al marzo 2007 e ha portato gli stipendi al livello di quelli decisi da Palazzo Madama nel giugno 2006. Undicimila euro netti al mese, più o meno, al netto di incarichi speciali. "Attualmente non è previsto che il consiglio di presidenza dell'Ars vari alcun aumento né alcuna diminuzione degli stipendi dei parlamentari - spiega il presidente Gianfranco Miccichè - ma è anche vero che la questione dei costi della politica ormai ha preso una piega che si va allontanando dalla logica. Voglio dire, la politica adegua i suoi stipendi in base ad alcuni automatismi previsti dalla legge. Nel caso specifico, a quelli sui compensi dei magistrati. E perché nessun giornale si chiede se quegli aumenti sono giusti o meno? Perché non è giusto chiedersi se il costo dei giudici o di certi enormi apparati ministeriali è congruo o meno?" Il dibattito, almeno fuori dall'aula, è aperto.

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Una riforma necessaria (sezione: Costi dei politici)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 03-10-2007)

ELEZIONI Una riforma necessaria Signor direttore, il clima di rissosità quotidiana tra governo e opposizione, tra partiti della stessa coalizione e addirittura all'interno degli stessi partiti evidenzia l'inadeguatezza della nostra classe politica. Ogni politico si sente in diritto di fare e disfare senza dover rispondere a nessuno, dal momento che nessun parlamentare è stato eletto direttamente dal popolo. Credo sia arrivato il momento di sanare questa lacuna modificando la legge elettorale. Dopo l'introduzione del sistema maggioritario si pensava ad un ridimensionamento dei partiti e alla riduzione dei costi della politica. A distanza di 15 anni dobbiamo prendere atto del clamoroso fallimento. I partiti erano una quindicina, oggi il numero è lievitato in maniera esponenziale e il loro costo è aumentato di 10 volte; il rimborso elettorale per le sole elezioni politiche del 2006 è costato 200 milioni di euro. Dopo Tangentopoli è successo di più e di peggio, basti pensare ai casi Cirio, Parmalat, Bipop, Popolare di Lodi, Unipol, Antonveneta, ecc., compreso il dimissionamento del governatore della Banca d'Italia, Fazio. A differenza di allora, il potere politico, salvo qualche sussulto, è rimasto ben saldo nei propri palazzi. Questo è un segnale preoccupante perchè potrebbe essere interpretato come una resa definitiva di una parte di cittadini e la rassegnazione di altri nei confronti dello strapotere della politica. Oppure prendere atto che le èlite politiche sono lo specchio della società e il vecchio adagio che ogni Paese ha la classe dirigente che si merita non è lontano dalla realtà. Carlo Carboni nel suo libro "Elite e classi dirigenti in Italia" afferma che "la società italiana è vecchia, provinciale ed istruita più o meno come la sua èlite. Se abbiamo una classe dirigente mediocre è perchè lo è anche la nostra società. L'innocente superficialità della gente che aspira a vivere un comfort levigato dal benessere, che ambisce a consumare in modo spensierato e a non curarsi della propria anima né di chi la governa, è alla radice di questa mediocrità". Parole forti, difficili da accettare, ma che dovrebbero farci riflettere e, impegnarci ad un vero e radicale cambiamento. Mentre i problemi si accumulano, per buona parte del tempo i politici litigano. Da tempo in Italia ci sono emergenze: carenza di fonti energetiche, eterno problema della mancanza di infrastrutture, in particolare viabilità e ambiente. Rimangono irrisolti i temi della competitività, l'esoso sistema fiscale e la scandalosa pratica dell'evasione fiscale e contributiva. Dovremo affrontare e pagare di tasca nostra le ricadute causate dal fallimento dei Fondi Subprime, frutto della finanza creativa americana. Anche in Italia qualcuno, non molto tempo fa, voleva favorire la creatività finanziaria tramite cartolarizzazioni, per fortuna nostra non è decollata. Di problemi ce ne sono, ma piuttosto di affrontarli si preferisce andare in tutte le trasmissioni televisive invece di impegnarsi in Parlamento. E più importante l'immagine della sostanza. Tanto per stare in casa nostra, Brescia, ci sono parlamentari che a 40 anni sono già al terzo mandato, mentre - se non ricordo male - uomini prestigiosi come Martinazzoli a 40 anni mettevano piede per la prima volta in Parlamento. Non sono mai stato un qualunquista, e non penso di esserlo diventato, non posso quindi sottacere il disagio di fronte a questa deriva incontrollabile. Oggi non solo sono stati superati ambiti e confini tollerabili, si sta scivolando pericolosamente verso l'anarchia, e questo grazie alla poca responsabilità di chi dovrebbe averne molta di più dei comuni cittadini. La dialettica aspra e la contrapposizione politica sono sempre esistite, ma dentro ambiti e confini accettabili. Pur consapevole che, da sola, la riforma elettorale non possa essere la panacea di tutti i problemi, sono convinto che possa contribuire efficacemente a ridurre di molto questa continua conflittualità. Bisogna arrivarci scevri da ideologismi o secondi fini. Bisogna essere coerenti, il referendum rimuove alcune distorsioni ma tutto il resto rimane inalterato. Mi preoccupa chi, prima delle vacanze, sosteneva a spada tratta il referendum, e oggi dice: "Si può andare a votare in primavera anche con l'attuale sistema". Trionfo della confusione e dell'incoerenza. Se davvero intendiamo il ruolo della politica e dei partiti come il sale della democrazia dobbiamo ridurre la distanza tra cittadini e politica. Non è difficile, bastano regole chiare e precise che, oltre a garantire l'alternanza, stabiliscano il numero dei mandati; basta introdurre il quorum, ridurre i costi. Soprattutto dare ai cittadini la libertà di scegliere i propri rappresentanti. Basta volerlo. Gianpietro Cella CONSIGLIERE COMUNALE DELLA MARGHERITA - BRESCIA.

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'Assessori, buon esempio!' (sezione: Costi dei politici)

( da "Provincia di Cremona, La" del 03-10-2007)

Edizione di Mercoledì 3 ottobre 2007 Benvenuto P.Review srl Costi della politica. Invito del segretario di Rifondazione Comunista, Galmozzi, a lasciare Cremona 'Assessori, buon esempio!' Doppio incarico: "Sono anche consiglieri provinciali" Costi della politica in genere e nello specifico l'invito, rivolto a tre assessori comunali, a dimettersi da consiglieri provinciali. La presa di posizione arriva da Attilio Galmozzi, segretario di Rifondazione Comunista di Crema. "Oggi ? argomenta Galmozzi ? i sentimenti dell'antipolitica sono particolarmente sentiti nella popolazione: spesso gli amministratori sono percepiti come classe avantaggiata e perciò oggetto di critiche pesanti. E in questa situazione c'è chi ha creato ad hoc luoghi comuni per cavalcare l'onda della protesta". "Giusto appare che l'attuale maggioranza che governa Crema proponga soluzioni credibili che portino ad un reale contenimento della spesa per il funzionamento della politica locale senza per questo restringere gli spazi della democrazia, questi ? come già detto ? troppo preziosi per essere ridotti. A tal proposito vorrei sottolineare come ci sia una scarsa coerenza tra chi rivendica minori costi della politica e chi poi deve compiere le scelte: in giunta comunale a Crema siedono 3 assessore che ricoporono anche l'incarico di Consiglieri Provinciali e che per tali incarichi ricevono un compenso. Siccome si sta dibattendo sul problema a 360° credo sia giusto che Cesare Giovinetti, Maurizio Borghetti e Renato Ancorotti compiano delle scelte urgenti in tale senso, decidendo se rimanere assessori comunali o consiglieri provinciali per lanciare un segnale chiaro che sarebbe certamente gradito a tutti. E per dimostrare la coerenza che stanno rivendicando". Una domanda viene spontantanea: Galmozzi e quelli del centrosinistra con doppio incarico?.

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Costi della politica: anche a Chieti sono ritenuti alti. Palazzo d'Achille non brilla per moder (sezione: Costi dei politici)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 03-10-2007)

Atezza. Tra stipendi, indennità di funzioni, gettoni di presenza, riunioni dei capigruppo e delle commissioni consiliari permanenti (ben otto istituite con presenza di tutti i gruppi politici) la spesa annuale arriva a 800 mila euro. Il costo complessivo della Giunta sfiora i 390 mila euro, comprendendo lo stipendio annuo del sindaco Francesco Ricci pari a circa 57 mila euro lorde, quello del vice sindaco Mirta Sciocchetti di 42 mila 600 euro e degli assessori Luigi Febo, Marco Marino, Valter De Cesare, Michele Squicciarini, Bassam el Zobhi, Carmelina Di Cosmo, Aldo Mario Grifone, Paolo Tamburro, Giuseppe Giampietro e Cristiano D'Intino che prendono 34 mila euro, senza distinzione di importanza di delega. Compensi giustificati oppure no? L'opinione pubblica di norma mette in relazione gli emolumenti degli amministratori con i risultati del loro impegno e mandato e, nel tirare le somme, il giudizio risulta in larga parte negativo. Giudizi che abbracciano anche l'operato dei consiglieri, i quali pesano sulle casse comunali ogni anno oltre 200 mila euro. Si possono ridurre tanti e tali costi? Qualcuno ha provato a proporre una "dieta", ma, nonostante le promesse fatte in consiglio comunale, nessuna seria "riforma" è stata adottata per diminuire il numero delle commissioni, le sedute di ciascuno di esse, effetuare controlli sull'attività prodotta, ecc. Fuori Palazzo d'Achille sono in parecchi a denunciare elevata la spesa per i nostri amministratori: dai movimenti politici alle associazioni. Ma nessuno finora ha dato gambe alle proteste, promuovendo, sull'esempio di altre realtà, raccolta di firme che possa indurre l'Amministrazione a cambiare registro.

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Sermas, le poltrone non si toccano - marco pomella (sezione: Costi dei politici)

( da "Tirreno, Il" del 03-10-2007)

Viareggio Sermas, le poltrone non si toccano Nuove nomine a breve ma niente tagli al consiglio di amministrazione IL DIBATTITO MARCO POMELLA MASSAROSA. Sarà rivoluzionato quasi del tutto il cda di Sermas, la spa partecipata dal Comune che gestisce le tubature di gas del territorio comunale. Ad affermarlo è stato il sindaco, Fabrizio Larini, nell'ultimo infuocato consiglio comunale. I membri del consiglio però non saranno ridotti, come chiedeva l'opposizione di centro sinistra, da 5 a 3 elementi. Ed entro un paio di mesi si arriverà ad un piano industriale che stabilisca il futuro della stessa azienda. Tra le ipotesi il rilancio della Sermas (affidando ad essa nuovi servizi) ma anche lo scioglimento o la vendita. L'opposizione. Lo scambio epistolare tra sindaco e la dimissionaria presidente di Sermas, Ave Angeli, non ha lasciato indifferente il centrosinistra in consiglio. Un fatto di inaudita gravità, a loro dire, la decisione del cda di Sermas di pretendere un aumento degli emolumenti percepiti. Ancor più grave la decisione, quando era chiaro che il sindaco non avrebbe acconsentito ad un aumento, di richiedere una consulenza legale. "Una consulenza - hanno rimarcato dai banchi dell'opposizione - costata pare 8 mila euro e di cui, per assurdo, ora che è emersa la polemica politica, vorrebbe farsi carico personalmente un ragioniere della Sermas stessa". La richiesta dell'opposizione riguardava, nel dettaglio, due aspetti. Prima di tutto la riduzione (nell'ottica della diminuzione dei costi della politica) dei membri del cda, da 5 a 3. E la sostituzione di Ave Angeli dalla commissione pari opportunità. Inoltre, aspetto non secondario, il centrosinistra pretendeva di capire quale sarà il futuro di questa ditta che, ad oggi, si occupa solo di tubature, conta 5 consiglieri di amministrazione e solo 4 dipendenti. La maggioranza. "Non è eliminando dei gettoni di presenza di qualche centinaio di euro che risolveremo il problema dei costi della politica. Sono aspetti, questi, che andrebbero discussi a livello nazionale e in modo bipartisan". Questa in sostanza la posizione del centrodestra a Massarosa. Non una parola però in difesa di Ave Angeli, a parte quelle di Giuseppe Angeli (FI) e Adalberto Casanova (Gruppo misto). "Togliere Ave Angeli dalla commissione pari opportunità - ha detto il capogruppo di Forza Italia - sarebbe un provvedimento ad personam. Ora che la questione si è chiarita - ha aggiunto - restano differenti punti di vista, ma non si può accusare la Sermas di mala amministrazione". Ricominciare e valutare il futuro di Sermas. Questa la parola d'ordine, sintetizzata nelle parole di Carlo Vitali (ApM): "Il cda - ha sottolineato - di fatto non esiste più. Ora bisogna nominarne uno nuovo, al quale il sindaco dovrà dare delle direttive ben precise, e arrivare quanto prima ad un piano industriale". Il sindaco. Entro 20 giorni il nuovo cda sarà nominato dal sindaco. "Garantisco - ha detto Fabrizio Larini - che sarà quasi del tutto rinnovato". Il primo cittadino infatti chiederà la disponibilità ad un paio di consiglieri dimissionari. Il resto saranno persone nuove. Solo successivamente, e in accordo anche con la minoranza (che però preferiva anticipare a prima delle nomina del cda questo aspetto), si arriverà a stipulare il piano industriale. "Valuteremo tutti insieme - ha affermato Larini - quale futuro vorremo dare alla Sermas. Potremo rilanciarla, ma anche smantellarla, affittarla o addirittura scioglierla e venderla". A chi gli ha fatto notare la mancanza di coerenza (visto che Sermas avrà 5 consiglieri, mentre Ersu si è passati a 3), ha risposto: "Sono stato il primo a negare l'aumento di stipendi, fosse stato anche solo di un centesimo".



Bertinotti: provi Prodi a tagliare (sezione: Costi dei politici)

( da "Stampa, La" del 03-10-2007)

I ministri "Ci siamo già mossi, Palazzo Chigi arriva tardi" Il premier sul rimpasto frena: serve continuità Sarà perché nelle prossime tre settimane si gioca la vita del governo e tutti sono un po' nervosi, sarà perché la luna di miele tra i due è finita da tempo: fatto sta che ieri Fausto Bertinotti ha rifilato una stilettata al professor Prodi che, con quell'atto di indirizzo sulla riduzione dei parlamentari, licenziato in tutta fretta poco prima che avesse inizio la notte dei lunghi coltelli, e con quell'articolo 8 della Finanziaria che congela gli stipendi degli onorevoli, è sembrato voler vestire i panni Di colui che dà lo scossone agli altri per parare i colpi dell'antipolitica. Senza pronunciare mai nome e cognome del premier, come suo stile, Bertinotti ha prima risposto cortesemente a qualche giornalista uscendo dal suo studio dopo un incontro con i promotori della Marcia di Assisi. E poi, lontano dai microfoni, si è sfogato privatamente, "perché i fatti parlano ed è inutile che il governo si vanti e si attribuisca meriti che non ha" visto che si è svegliato tardi, invece di cogliere con tempismo un venticello caldo che soffiava già da tempo nel Paese. Il presidente della Camera, di fronte ai taccuini ha fatto capire di non aver gradito "l'invasione di campo", ricordando piccato che "gli aumenti delle indennità dei parlamentari noi li abbiamo bloccati" dal 1 gennaio 2007, non dal 2008 e quindi "il governo arriva qualche mese dopo. Pertanto, la Camera dei Deputati ha preceduto l'iniziativa del governo. Punto". Poco più tardi, libero di argomentare con quelli di cui si può fidare, Bertinotti non è riuscito a trattenere il disappunto e l'irritazione covati da due giorni. Da quando, cioè, è andata in onda l'ennesima puntata sulle frizioni a sinistra: da una parte lui che faceva mostra di moderazione, dicendo ad un Minoli incalzante che lo intervistava domenica ad una festa di partito, che "la partita del welfare è aperta", che "si può trovare una soluzione che accontenti tutti"; dall'altra un Prodi risoluto e duro, quello del "protocollo non si tocca", all'insegna del prendere o lasciare. E anche se il premier aveva chiarito, come poi ha ripetuto ieri, che il Parlamento potrà discutere le modifiche, a Bertinotti quell'uscita dura di sabato non è andata giù. E ieri, nel chiuso delle sue stanze, dopo le battute en plein air, si è pentito di non averne dette altre. "Per ridurre il numero dei parlamentari ci vuole una riforma costituzionale, io mi sto pure battendo contro il bicameralismo perfetto, ma si sa che è un percorso lungo. Invece per ridurre il numero dei ministri basta una decisione del premier, se vuoi la prendi in 24 ore. E quasi quasi potevo pure dirlo, visto che chiacchierano tanto sui risparmi dei costi della politica". Parole che svelano il fastidio di Bertinotti "per questa smania di protagonismo", per questo voler dire "il più bravo sono io". Passano poche ore e da Palazzo Chigi arrivano secchiate di acqua fredda: "Tutti fanno proposte per migliorare la situazione. Sarà poi il Parlamento a valutare ogni provvedimento". E senza voler raccogliere la provocazione sulla gara tra governo, parlamento e Quirinale per la riduzione dei costi della politica, il premier rispondeva in serata al Tg1 che se si litiga non si risolve nulla: "I costi della politica comprendono Governo, Parlamento, regioni, comuni, province. Ormai la maggior parte della spesa pubblica non è fatta centralmente. Noi abbiamo proposto di agire in tutte queste direzioni e di diminuire anche i membri dei Cda delle imprese pubbliche, accorpare le imprese. Dovremo aggiungere anche l'attenzione alla spesa della pubblica amministrazione, perché se si riduce una cosa e non l'altra non si fa che litigare ma non si hanno risultati". Insomma, niente polemiche con Bertinotti e una risata quando il Tg1 manda in onda il comico Neri Marcorè che imita Ligabue e canta "Una vita da prodiano". Con un rimpasto sarebbe più facile la vita da prodiano? "Vedo che il Consiglio dei ministri lavora in modo armonico. Se l'Italia avesse avuto governi di legislatura avrebbe avuto risultati enormemente migliori. Perché non dare quindi al Paese continuità? Questo è lo sforzo che sto facendo e continuerò a fare". Incalzato anche sulle picconate di Beppe Grillo, il professore ha evitato toni duri: "Bisogna riuscire nella sfida di dimostrare che tutto sommato facciamo qualcosa al servizio degli altri o vince l'ondata populista".

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La scure del governo colpisce Dovranno diminuire i consiglieri di amministrazione rispettivamente (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)

GIRO DI VITE SULLE SOCIETA' A PARTECIPAZIONE La scure del governo colpisce Dovranno diminuire i consiglieri di amministrazione rispettivamente SONO entrati in vigore i tagli sui compensi dei componenti dei consigli di amministrazione delle società pubbliche e sul numero dei consiglieri delle stesse società (massimo cinque per quelle con un capitale superiore ai 2 milioni, massino 3 per quelle inferiori a questo limite) previsti dal governo nella finanziaria del 2007. A fare il punto della situazione è Elio Gasperoni, presidente di Ravenna Holding, a cui fanno capo tutte le partecipate del comune di Ravenna. "In realtà ? spiega Gasperoni ? negli ultimi anni avevamo già adottato dei comportamenti virtuosi. Per quel che ci riguarda cambierà poco". RAVENNA HOLDING. Non varia il numero dei consiglieri di amministrazione: erano cinque e, con le nuove norme resteranno cinque. Non ci sono novità neppure per i compensi, visto che la nuova norma prevede che il presidente possa guadagnare l'80 per cento dello stipendio del sindaco del comune che ha la maggioranza delle azioni. Visto che lo stipendio lordo di Matteucci è di 70mila euro, e anche quello di Elio Gasperoni era stato tarato sullo stesso importo, il compenso di Ravenna Holding del presidente verrà ridotto a 52mila euro. La nuova norma sui tagli prevede però che siano riconosciuti incentivi in base ai risultati ottenuti. E Ravenna Holding, con 4 milioni di dividendi, ha potuto deliberare un premio di risultato per Gasperoni di 18mila euro. Che, in questo modo, guadagnerà esattamente come prima. AREA ASSET. I soci pubblici sono 5 e cinque resteranno. Nessun problema per Erico Cicognani, visto che il presidente guadagna 30mila euro lordi all'anno ed è molto al di sotto del tetto di 55mila euro previsto dalla legge. Atm. Dovrà diminuire i componenti del consiglio di amministrazione da 7 a 5. Nessuna decurtazione per il presidente Giancarlo Ciani, che guadagna 50mila euro lordi all'anno. RAVENNA FARMACIE. Anche in questo caso non ci saranno conseguenze con il decreto 'tagliaspese'. Il presidente Enrico Laghi guadagna 43mila euro lordi all'anno: una cifra molto lontana da quella massima (55mila). Anche sul fronte dei componenti del consiglio di amministrazione non ci sono problemi: restano cinque. RAVENNA ENTRATE. E' partecipata al 60 per cento da Ravenna Holding e quindi dal Comune. Il presidente, Francesco Geniale, percepisce uncompenso ampiamente nei limiti: 35 mila euro. Trattandosi di una società mista, i consiglieri di nomina pubblica sono tre. Siamo addirittura sotto la norma (potrebbero esserne nominati cinque) e non ci saranno teste che cadranno sotto la scure dei tagli. E' previsto anche un gettone di presenza da 150 euro a seduta, ma in questo caso è difficile quantificare il costo complessivo del consiglio di amministrazione. Dipenderà dal numero totale delle riunioni. SAPIR. Siamo di fronte ad una società mista con 11 membri del consiglio di amministrazione, di cui quattro di nomina pubblica. Giordano Angelini guadagna 59mila euro, ma per legge potrebbe arrivare sino a 70mila, visto che la Sapir è mista ed è regolata da norme a parte. Nessuna riduzione in vista per i consiglieri. ROMAGNA ACQUE. Sono più alti delle nuove disposizioni di legge gli stipendi del presidente Arianna Bocchini e dell'amministratore delegato Carlo Pezzi (quasi 84mila euro all'anno lordi). In questo caso sono obbligatori dei tagli, sempre che il meccanismo degli incentivi non consenta di far rientrare dalla finestra i soldi usciti dalla porta. Anche il bilancio di Romagna Acqua, infatti, è in attivo e concede questa pobbilità. Dovrà dimagrire considerevolmente, invece, il consiglio di amministrazione. Era di 13 consiglieri, nominati per garantire una rappresentanza ai 52 soci (tra province e comuni) di Romagna Acque. Ora dovranno passare a 5 e anche Ravenna, che da sola ne nominava quattro, sarà chiamata a tirare la cinghia. ASER. Nessun problema per Aser: i consiglieri erano e restano tre. Ampiamente nei limiti anche lo stipendio del presidente Pier Luigi Martini. COLLEGI DEI SINDACI. In percentuale faranno registrare i risparmi maggiori, passando da una spesa di 58mila ad una di 24mila. Rrazionalizzazione ottenuta da Ravenna Holding inserendo nelle quattro controllate un sindaco già nominato nella capogruppo, con conseguente rinegoziazione del compenso. TOTALI. Nel grafico in alto al termine di ogni colonna è riportato il costo complessivo del consiglio di amministrazione. Non corrisponde con la somma dei compensi dei consiglieri pubblici perchè comprende anche quelli dei consiglieri nominati dai privati, che guadagnano gli stessi importi ma i cui nomi non sono indicati. s.m. - -->.

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SONO A RISCHIO QUASI 130 POLTRONE 0 Cura dimagrante per giunte e consigli (sezione: Costi dei politici)

 da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)

SONO A RISCHIO QUASI 130 POLTRONE Cura dimagrante per giunte e consigli LE FORBICI della Finanziaria incidono a fondo sugli organismi politici locali di rappresentanza. Il disegno di legge Santagata allegato al documento economico del Governo fissa infatti tetti più bassi per il numero di consiglieri e assessori in Comuni e Province. Inoltre i centri fra i 100mila e i 250mila abitanti ? è il caso di Ravenna ? possono rinunciare ad eleggere i consigli di circoscrizione. Su questo tema proprio ieri il sindaco Matteucci, incontrando gli anziani dei quartieri, ha dichiarato: "per me i 'parlamentini' devono rimanere". Gli effetti del ddl ? oggi all'esame in commissione al Senato ? si manifesterebbero nella prossima legislatura: in provincia a farne per primi le spese sarebbero i quindici comuni che nel 2009 andranno alle urne, fra cui Cervia, Russi, Lugo e Bagnacavallo. Mettendo a confronto la situazione attuale degli enti locali ravennati con i nuovi tetti imposti dalla Finanziaria, il provvedimento prevede la perdita di 82 consiglieri fra Comuni e Provincia, e di 47 poltrone di assessore. In termini generali la scure colpirebbe duro nei centri minori dove, per effetto di Statuti ad hoc, è stato elevato il numero massimo di collaboratori politici dei sindaci. Ad esempio nei Comuni fra i 3000 e i 10mila abitanti la norma vorrebbe ci fossero non più di quattro assessori che, dopo la 'sforbiciata', diventeranno tre. Invece, avendo gonfiato i loro organici in precedenza, saranno costretti a dimezzare il numero di assessori, da 6 a 3, i nuovi sindaci che saranno eletti a Brisighella, Castel Bolognese, Riolo Terme, Cotignola, Solarolo, Fusignano. Una fortissima cura dimagrante si prepara anche per le amministrazioni di Russi e ancor più di Cervia che dovranno disporre dalla prossima legislatura di soli quattro assessori, mentre oggi la giunta ne conta rispettivamente sette e otto. In proporzione meno traumatico il sacrificio che verrà richiesto alle forze politiche nel capoluogo: la giunta di Ravenna, oggi forte di dodici persone, dovrà cedere due poltrone. Mentre il consiglio comunale verrà alleggerito di otto seggi e relativi gettoni di presenza. Più snella anche l'Amministrazione provinciale, con 24 consiglieri invece degli attuali 30 e sette assessori al posto degli attuali dieci. - -->.

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SONO entrati in vigore i tagli sui compensi dei componenti dei consigli di ammini (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Faenza)" del 03-10-2007)

Strazione delle società pubbliche e sul numero dei consiglieri delle stesse società (massimo cinque per quelle con un capitale superiore ai 2 milioni, massino 3 per quelle inferiori a questo limite) previsti dal governo nella finanziaria del 2007. A fare il punto della situazione è Elio Gasperoni, presidente di Ravenna Holding, a cui fanno capo tutte le partecipate del comune di Ravenna. "In realtà ? spiega Gasperoni ? negli ultimi anni avevamo già adottato dei comportamenti virtuosi. Per quel che ci riguarda cambierà poco". RAVENNA HOLDING. Non varia il numero dei consiglieri di amministrazione: erano cinque e, con le nuove norme resteranno cinque. Non ci sono novità neppure per i compensi, visto che la nuova norma prevede che il presidente possa guadagnare l'80 per cento dello stipendio del sindaco del comune che ha la maggioranza delle azioni. Visto che lo stipendio lordo di Matteucci è di 70mila euro, e anche quello di Elio Gasperoni era stato tarato sullo stesso importo, il compenso di Ravenna Holding del presidente verrà ridotto a 52mila euro. La nuova norma sui tagli prevede però che siano riconosciuti incentivi in base ai risultati ottenuti. E Ravenna Holding, con 4 milioni di dividendi, ha potuto deliberare un premio di risultato per Gasperoni di 18mila euro. Che, in questo modo, guadagnerà esattamente come prima. AREA ASSET. I soci pubblici sono 5 e cinque resteranno. Nessun problema per Erico Cicognani, visto che il presidente guadagna 30mila euro lordi all'anno ed è molto al di sotto del tetto di 55mila euro previsto dalla legge. Atm. Dovrà diminuire i componenti del consiglio di amministrazione da 7 a 5. Nessuna decurtazione per il presidente Giancarlo Ciani, che guadagna 50mila euro lordi all'anno. RAVENNA FARMACIE. Anche in questo caso non ci saranno conseguenze con il decreto 'tagliaspese'. Il presidente Enrico Laghi guadagna 43mila euro lordi all'anno: una cifra molto lontana da quella massima (55mila). Anche sul fronte dei componenti del consiglio di amministrazione non ci sono problemi: restano cinque. RAVENNA ENTRATE. E' partecipata al 60 per cento da Ravenna Holding e quindi dal Comune. Il presidente, Francesco Geniale, percepisce uncompenso ampiamente nei limiti: 35 mila euro. Trattandosi di una società mista, i consiglieri di nomina pubblica sono tre. Siamo addirittura sotto la norma (potrebbero esserne nominati cinque) e non ci saranno teste che cadranno sotto la scure dei tagli. E' previsto anche un gettone di presenza da 150 euro a seduta, ma in questo caso è difficile quantificare il costo complessivo del consiglio di amministrazione. Dipenderà dal numero totale delle riunioni. SAPIR. Siamo di fronte ad una società mista con 11 membri del consiglio di amministrazione, di cui quattro di nomina pubblica. Giordano Angelini guadagna 59mila euro, ma per legge potrebbe arrivare sino a 70mila, visto che la Sapir è mista ed è regolata da norme a parte. Nessuna riduzione in vista per i consiglieri. ROMAGNA ACQUE. Sono più alti delle nuove disposizioni di legge gli stipendi del presidente Arianna Bocchini e dell'amministratore delegato Carlo Pezzi (quasi 84mila euro all'anno lordi). In questo caso sono obbligatori dei tagli, sempre che il meccanismo degli incentivi non consenta di far rientrare dalla finestra i soldi usciti dalla porta. Anche il bilancio di Romagna Acqua, infatti, è in attivo e concede questa pobbilità. Dovrà dimagrire considerevolmente, invece, il consiglio di amministrazione. Era di 13 consiglieri, nominati per garantire una rappresentanza ai 52 soci (tra province e comuni) di Romagna Acque. Ora dovranno passare a 5 e anche Ravenna, che da sola ne nominava quattro, sarà chiamata a tirare la cinghia. ASER. Nessun problema per Aser: i consiglieri erano e restano tre. Ampiamente nei limiti anche lo stipendio del presidente Pier Luigi Martini. COLLEGI DEI SINDACI. In percentuale faranno registrare i risparmi maggiori, passando da una spesa di 58mila ad una di 24mila. Rrazionalizzazione ottenuta da Ravenna Holding inserendo nelle quattro controllate un sindaco già nominato nella capogruppo, con conseguente rinegoziazione del compenso. TOTALI. Nel grafico in alto al termine di ogni colonna è riportato il costo complessivo del consiglio di amministrazione. Non corrisponde con la somma dei compensi dei consiglieri pubblici perchè comprende anche quelli dei consiglieri nominati dai privati, che guadagnano gli stessi importi ma i cui nomi non sono indicati. s.m. - -->.

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Taglio ai gettoni di presenza: braccio di ferro tra i partiti (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)

 

Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione: 1APAGINA - data: 2007-10-03 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE COSTI DELLA POLITICA Taglio ai gettoni di presenza: braccio di ferro tra i partiti Forza Italia e La tua Bologna attaccano la proposta del presidente del consiglio, Gianni Sofri, di tagliare i gettoni dei consiglieri. "Cominci a tagliare il suo stipendio" dichiarano il capogruppo degli azzurri, Daniele Carella e quello dei civici, Alberto Vannini. Alleanza nazionale, con il consigliere Galeazzo Bignami, apre invece al documento di Sofri, definendolo "interessante". Anche la Margherita invita il presidente del consiglio ad andare avanti con i risparmi sui costi della politica. " Apagina 6 Romanini.

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Consiglio ridotto, Spagnolli stuzzica Durni (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: BOLZANOEPROV - data: 2007-10-03 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE I COSTI DELLA POLITICA Consiglio ridotto, Spagnolli stuzzica Durni Il sindaco: il presidente ha ragione, ma tocca a lui muoversi. Benussi critico BOLZANO - Sono troppi 50 consiglieri comunali per il capoluogo? Il sindaco Gigi Spagnolli si dice d'accordo con Luis Durnwalder, favorevole a una cura dimagrante per il massimo organo municipale, ma non rinuncia a una puntura di spillo nei confronti del Landeshauptmann. "La competenza in materia - fa notare Spagnolli - non è nostra, ma del consiglio regionale. Durnwalder vorrebbe un'assemblea cittadina più snella? Bene, sono contento che dopo 35 anni di permanenza in consiglio regionale ( Durnwalder è stato eletto per la prima volta nel 1973, ndr) abbia maturato questa convinzione. Se c'è la volontà di portare avanti questo progetto, lo si faccia". Spagnolli nel merito non sarebbe contrario. Anzi. "Sono d'accordo con il presidente- afferma -. Non dobbiamo scordare che quando vennero stabilite le dimensioni delle assemblee comunali il quadro legislativo era sensibilmente diverso da quello attuale. Soprattutto, c'erano meno norme: per ogni legge che c'era prima, oggi ce ne sono dieci. E così, se prima il consiglio comunale doveva decidere su ogni genere di cose, oggi esiste già un quadro normativa che orienta fortemente ogni nostro atto e limita le necessità del dibattito". Il tema dello "snellimento", rilanciato dalla Finanziaria, fa discutere anche nella vicina Trento, dove il sindaco Alberto Pacher ha varato una commissione per studiare l'ipotesi di un taglio alle circoscrizioni. Lo stesso argomento aveva provocato, qualche mese fa, una furibonda discussione anche a Bolzano, conclusasi peraltro con una posizione trasversale a favore dello status quo. "E non dimentichiamo - osserva Spagnolli - che a Trento i consigli di quartiere sono ben 12, mentre noi ne abbiamo solo cinque". Spagnolli, in generale, accetta la discussione sui costi della politica, ma tiene a una precisazione. "I costi legati agli stipendi degli amministratori non superano lo 0,3% della spesa pubblica. Mi sta bene un ragionamento della riduzione dei privilegi, che peraltro non riguardano molto le cariche municipali. Ma la cosa più importante non è tagliare a prescindere, bensì dotarsi di una struttura che sia in grado di amministrare al meglio i soldi pubblici. Altrimenti siamo messi peggio di prima ". Una via, per il sindaco, è quella di non esagerare col numero di sedute del consiglio comunale. "Al di là dei gettoni - osserva - ogni seduta ha i suoi costi fissi: personale, verbali, traduzioni... Per ogni riunione vanno via 5-6mila euro, che moltiplicati per 70 sedute annue fanno oltre 400mila euro. Se lo ricordi chi vorrebbe il consiglio riunito ogni altro giorno". Qualcuno, poi, azzarda un confronto tra i compensi di alcuni big mondiali della politica (riportate nei giorni scorsi dal Corriere della Sera). E si scopre che l'indennità di Condoleeza Rice (circa 10mila euro al mese) non è molto diversa da quella del sindaco di Bolzano. "Io prendo 7mila euro netti - riferisce il sindaco -, ma questi confronti sono sempre difficili: bisogna sempre vedere i benefit ". La riduzione del consiglio comunale, infine, non convince affatto il "sindaco di maggio " Ivan Benussi. "Che la proposta arrivi da Durnwalder - ragiona l'architetto - è quantomeno sospetto. Forse in Provincia vorrebbero un Comune ancora più sottomesso. Ma sono ben altri gli sprechi di soldi pubblici". F. Cle.

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Costi della politica, scontro sui tagli (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere di Bologna" del 03-10-2007)

Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione: CRONACA - data: 2007-10-03 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Mazzanti (Margherita): "Vada avanti. Oggi servono strumenti tecnici, non luoghi dove parlano 30 persone" Costi della politica, scontro sui tagli Scure sui gettoni: Fi e Ltb contro Sofri. Ma An: proposta interessante Il piano del presidente del consiglio comunale Gianni Sofri sulla riduzione dei costi della politica provoca la rivolta di Forza Italia e de La tua Bologna, ma incassa la disponibilità di An e della Margherita che invitano ad andare avanti. Il vicepresidente del consiglio, Paolo Foschini (Fi), ieri ha avuto un confronto con Sofri sul tema, ma preferisce non fare commenti. Il capogruppo degli azzurri, Daniele Carella, invece, attacca duramente: "Non si può limitare il diritto dei consiglieri di partecipare alle riunioni; non si può spalmare negativamente sull'intero sistema il comportamento negativo di singoli ". E in ogni caso, prosegue Carella, "non capisco perché si debba sempre partire dai tagli ai consiglieri e non invece da quelli agli assessori " o perché Sofri "non dia il buon esempio cominciando a tagliare il suo stipendio". A far infuriare l'azzurro è la proposta di passare dal modello attuale in cui i consiglieri possono partecipare a tutte le commissioni (e incassare il gettone di presenza da 72 euro) ad un modello in cui l'eletto sceglie la commissione di cui diventare componente e partecipa solo a quella. Non solo, ma Sofri vorrebbe che le commissioni diventassero dei luoghi in cui si istruiscono le delibere e non, come oggi, delle arene di dibattito politico. "Il presidente del consiglio - ribatte Carella - parla di cose che non conosce, quello che propone è inaccettabile". Anche il capogruppo de La tua Bologna, Alberto Vannini, boccia la proposta di Sofri: "Non mi voglio certo sottrarre ad un eventuale sacrificio - premette - ma mi sembra sbagliato il metodo seguito. Si è credibili se si comincia a far i tagli su se stessi. Contenere la spesa va benissimo, ma invece di fare i moralisti bisognerebbe essere più concreti". La bozza di Sofri trova invece la disponibilità di An: "Si tratta di una piattaforma interessante - dice Galeazzo Bignami - e invito a portarla all'esame della commissione affari generali. Continuo però a ritenere che la riduzione dei costi della politica non possa che passare da una drastica riduzione del numero dei consiglieri". La Margherita invita intanto Sofri ad andare avanti: "Io non ho ancora visto il documento - spiega il capogruppo Dl, Giovanni Mazzanti - , ma mi sembra che Sofri abbia accolto le nostre richieste. Gli chiediamo di essere ancora più netto: ogni gruppo consiliare dovrebbe nominare un rappresentante per ogni commissione che dovrebbe diventare il luogo delle istruttorie tecniche e non essere, come oggi, un dibattito tra 30 persone". Olivio Romanini RIVOLUZIONE IN CONSIGLIO? Progetto di riforma Il presidente del consiglio comunale Gianni Sofri propone di cambiare le regole dei compensi per i consiglieri introducendo un'indennità minima garantita, ma fissando anche regole più severe per ottenere i gettoni di presenza.

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Rovereto, Zenatti <taglia> consiglieri e sobborghi (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere Alto Adige" del 03-10-2007)

Corriere dell'Alto Adige - TRENTO - sezione: TRENTOEPROV - data: 2007-10-03 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE COSTI DELLA POLITICA Rovereto, Zenatti "taglia" consiglieri e sobborghi ROVERETO - Tre mesi per elaborare una proposta di riduzione dei costi della politica a Rovereto. A lanciare la sfida è Marco Zenatti, consigliere comunale della Destra italiana. Che in una mozione depositata ieri chiede al sindaco Guglielmo Valduga un impegno preciso sull'argomento. Partendo dai sobborghi. "Rovereto - scrive Zenatti - è suddivisa in 7 circoscrizioni, con 95 consiglieri di cui 7 presidenti, con relative indennità, che per i presidenti sono certamente sproporzionate rispetto all'impegno e alla responsabilità richiesta". Quindi, il riferimento ai consiglieri comunali: "Da qualche consigliatura sono anche aumentati da 30 a 40. Ma non solo: un tempo gli assessori rimanevano consiglieri, ora non più. Pertanto il consiglio, con la giunta, è di 48 componenti". Di qui, la richiesta a Valduga di impegnarsi "ad attivare una procedura per esaminare questi temi e portare in consiglio, entro tre mesi, una proposta". Non solo: "Particolare riguardo - conclude Zenatti - dovrà essere riservato al tema delle circoscrizioni, valutando l'opportunità della loro soppressione o riduzione tramite un processo di accorpamento, e all'aspetto del numero dei consiglieri e della loro incompatibilità con la carica di assessore". Intanto, lunedì il tema è stato affrontato anche a Trento. Nella conferenza capigruppo, il sindaco Alberto Pacher ha infatti rilanciato una proposta già avanzata a fine luglio. "Per ridurre i costi della politica una riflessione sulla diminuzione del numero dei consiglieri comunali ci sta, prima di vedersi imporre decisioni dall'alto. Così anche per le circoscrizioni: non vanno eliminate, ma accorpate fino ad arrivare a 5 o 6" ha sottolineato il primo cittadino. Che ha precisato: "Prima il consiglio comunale deve metter mano alla propria situazione, dando il buon esempio. Quindi, si può iniziare a ragionare insieme alle circoscrizioni sul loro futuro". I capigruppo hanno deciso di demandare la questione al gruppo di lavoro sui costi della politica.

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Numero legale e gettone: polemica in Consiglio (sezione: Costi dei politici)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-10-2007)

Cronaca Regionale Pagina 105 piazza palazzo Numero legale e gettone: polemica in Consiglio Piazza palazzo --> La verifica del numero legale e il gettone di presenza in Consiglio regionale accendono un'improvvisa e scivolosissima polemica nell'ultima giornata di lavori in piazza Palazzo. La conta dei presenti prima della chiusura della seduta avrebbe assicurato il gettone quotidiano di quasi 155 euro a chi non aveva fino a quel momento partecipato alle discussioni in aula (e già in serata qualcuno parlava di nuova puntata della querelle sui costi della politica). Tutto è cominciato dopo una conferenza dei capigruppo, quando il presidente dell'assemblea Giacomo Spissu ha comunicato all'aula la decisione di sospendere i lavori e di fissare per la prossima settimana una nuova riunione per stabilire la data di convocazione. In quel momento è stata sollecitata da An (e formalizzata dai due capigruppo Giorgio La Spisa di Forza Italia e Alberto Randazzo dell'Udc) la verifica del numero legale, anche se in quel momento non era in discussione alcun provvedimento. Il presidente dell'assemblea Giacomo Spissu non ha nascosto la sua contrarietà ma ha dovuto procedere alla verifica secondo regolamento. In questo modo diversi consiglieri (di entrambi gli schieramenti) arrivati in ritardo hanno partecipato alla votazione e sono risultati presenti, evitando così di vedersi detratti 154,94 euro, cioè la quota giornaliera della diaria mensile di 4003,11 euro che percepisce ogni consigliere.

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C'è un'atmosfera peggiore del '92 Il ciclone antipolitica lacera l'Unione (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere della Sera " del 03-10-2007)

: Francesco Verderami categoria: REDAZIONALE IL RETROSCENA "C'è un'atmosfera peggiore del '92" Il ciclone antipolitica lacera l'Unione ROMA - Oggi il "caso Visco" al Senato dovrebbe finire com'è finito ieri il "caso Unipol" alla Camera, cioè senza sorprese. "D'altronde - come spiegherà in Aula il capogruppo di An Matteoli - non è dal voto sul viceministro dell'Economia che dipendono le sorti di Prodi". Perciò, anche nella remota ipotesi che palazzo Madama "sfiduciasse" il potente braccio destro di Padoa-Schioppa, politicamente non accadrebbe nulla. Le due vicende rischiano tuttavia di avere un impatto mediatico devastante nell'Unione, potrebbero incrinare ancor di più il rapporto già deteriorato tra la maggioranza e l'opinione pubblica. Non a caso il centrodestra aveva chiesto la diretta tv per il dibattito odierno al Senato, sentendosi opporre il "no" di Marini. è vero che il ciclone dell'antipolitica si sta abbattendo su tutto il Palazzo, ma - sondaggi alla mano - è la maggioranza a soffrirne in modo particolare. Il clima è così pesante che i rappresentanti dell'Unione lo avvertono fuori dal Parlamento, "ed è un'atmosfera che non si respirava nemmeno nel '92", secondo Caldarola: "Da anni prendo l'autobus per tornare a casa - racconta il deputato dei Ds - e su quella linea alla fine ci conosciamo tutti. Ma giorni fa ho assistito a una discussione accesa. Sono state usate parole pesanti, specie verso i presidenti delle Camere. No, contro Prodi no, ormai non lo considerano più... Ma contro Marini e Bertinotti il linguaggio era violento. A un certo punto mi sono sentito come un repubblichino dopo il 25 luglio. Impressionante". Caldarola sostiene che questa "esperienza" lo accomuna a molti altri suoi colleghi: "Alcuni sono stati fermati appena fuori da Montecitorio e si sono sentiti chiedere se erano deputati. Per paura della reazione hanno negato, dicendo che erano solo dei dipendenti della Camera". E l'invettiva non si ferma ai parlamentari, se è vero che il deputato ulivista Volpini tempo addietro ha assistito "impotente" per strada a "un'aggressione verbale di un energumeno " contro la moglie, "colpevole di avere il permesso auto per il centro storico". Sono solo alcuni casi di un fenomeno che si sta riflettendo sui comportamenti dei politici e sulle loro scelte. "Il guaio però - chiosa Caldarola - è che il clima da elezioni anticipate finisce per far litigare la maggioranza, perché ormai ognuno parla ai propri elettori". Così il "caso Visco" e il "caso Unipol" vengono sfruttati da alcune forze della maggioranza nel tentativo di lucrare consensi a danno del Partito democratico. La polemica tra Bertinotti e Prodi sui costi della politica è frutto anche di questa particolare "competition ", lo si capisce dal modo in cui il capogruppo del Prc, Migliore, censura l'atteggiamento di palazzo Chigi: "Un conto è lavorare insieme per risolvere un problema, altra cosa è fare i primi della classe". Ormai non si contano le querelle che stanno alimentando un clima di reciproci sospetti nell'Unione. Mastella si è convinto, per esempio, che "la storia dell'aereo di Stato doveva servire a farmi dimettere". Di Pietro non perde occasione per pressare Prodi, e per fargli capire che non scherza ha disertato la riunione del Cipe dopo la Finanziaria. E proprio sulla manovra economica rischia di esplodere un'altra mina. Stavolta non c'entra il protocollo sul Welfare, né c'entrano le manovre di Berlusconi. La miccia a fuoco lento si è accesa sull'articolo 14 della Finanziaria, là dove il governo ha previsto di tagliare i costi della politica riducendo il numero di consiglieri nelle amministrazioni locali. La norma faceva già parte del ddl messo a punto dal ministro Santagata, ma era stata bocciata in gran segreto dalla quasi totalità dei partiti del centrosinistra. Ora che è riapparsa nel testo della manovra, apriti cielo: Rifondazione, i Verdi, il Pdci, l'Udeur, sono pronti a dar battaglia. Non è una questione di poco conto, pare anzi che l'articolo 14 sia una delle ragioni che hanno spinto Bertinotti all'affondo contro Prodi. "Ridurre i costi della politica - avvisa Migliore - non vuol dire ridurre la democrazia. Il governo elimini gli enti inutili, le consulenze, invece di tagliare il numero dei consiglieri. Perché questo non è un privilegio, così si lede il diritto alla rappresentanza ". Il sospetto è che la norma nasconda, dietro obiettivi di risanamento economico, intenti politici. E il capogruppo dei Verdi, svela il "diabolico meccanismo": "Riducendo il numero dei consiglieri nel modo previsto dalla manovra, si introduce surrettiziamente uno sbarramento elettorale altissimo, intorno al 12%. Questa - denuncia Bonelli - è una strategia pianificata dal Partito democratico per cancellare le altre forze. Non è la solita polemica dei partitini, perché anche il Prc, la Lega, l'Udc, persino An potrebbero in alcuni casi venire estromessi dalle amministrazioni locali. Altro che riduzione dei costi della politica, siamo al rastrellamento. Non ci stiamo". E meno male che i pericoli per Prodi vengono solo da Dini.

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Come tagliare i costi della politica (sezione: Costi dei politici)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 03-10-2007)

Provincia di Nuoro Pagina 5021 Provincia. Mozione del consigliere di Meana Angelino Nocco dopo una ricerca sulle spese liquidate per enti e amministratori Come tagliare i costi della politica Provincia.. Mozione del consigliere di Meana Angelino Nocco dopo una ricerca sulle spese liquidate per enti e amministratori --> Il Consiglio provinciale dovrebbe discutere domani a Nuoro una mozione di Angelino Nocco sul taglio dei costi della politica. Il consigliere di opposizione (eletto per l'Udc nel collegio di Meana) ha cercato di spulciare nei conti, lavorando soprattutto con la calcolatrice per puntare il dito sugli enti a gestione pubblica che spesso sono "scatole vuote usate per mettere dentro conoscenti e amici". Naturale, quindi, la proposta di razionalizzare le spese tagliando il numero dei componenti dei consigli di amministrazione di quelle società controllate o gestite dalla Provincia. Tra le proposte lanciate c'è quella di prevedere nello statuto di Agensace (agenzia per lo sviluppo economico) i soli rimborsi per le spese vive del consiglio di amministrazione e l'indicazione di un tetto annuo di spesa non superabile. Per il museo d'arte moderna (Man) e per la Nugoro Spa (società di manutenzione immobili), si chiede una modifica allo statuto che preveda un taglio alle indennità e dei rimborsi che arrivi al 75 per cento di quelli attualmente previsti. Stesso discorso per l'Atp di Nuoro. Angelino Nocco fa presente che non è mai riuscito a ottenere, malgrado diverse richieste, la documentazione relativa alle spese per il consiglio di amministrazione del Man. E ricorda che, secondo i dati in suo possesso, la gestione del museo costa alla Provincia circa 750 mila euro all'anno, mentre le spese complessive per la Nugoro Spa arrivano a un milione e 400 mila euro. Non manca la proposta di tagliare i privilegi di consiglieri e organi della Giunta (con una proposta di riduzione drastica del loro numero ma soprattutto di indennità e pensioni) e una sottolineatura sulla necessità di un intervento che dia efficienza a tutta la macchina burocratica. Al consigliere d'opposizione preme sgombrare il campo dall'idea che la sua proposta arrivi proprio nel momento in cui è fin troppo facile cavalcare l'onda delle recenti polemiche su sprechi e privilegi della Casta. Già nel marzo del 2006, infatti, Nocco sostiene di aver inutilmente cercato di fare inserire questi argomenti tra i temi di discussione all'ordine del giorno dell'assemblea provinciale. Da qui l'idea della mozione, stesa dopo una ricerca sugli stessi emolumenti destinati agli amministratori provinciali. Secondo i dati che il consigliere di Meana estrapola dalla sua comunicazione di liquidazione, le indennità mensili dei consiglieri della Provincia di Nuoro appaiono decisamente modeste se paragonate alle cifre a quattro zeri dei consiglieri regionali: "408,73 euro mensili lordi che al netto delle trattenute diventano 241,15 euro. - spiega Nocco - Il consigliere provinciale può scegliere di rinunciare all'indennità fissa e optare per un gettone di presenza di poco più di 40 euro lordi per le attività in Consiglio e nelle commissioni". A questo proposito Nocco precisa che lui, come la maggior parte dei suoi colleghi hanno scelto l'indennità fissa. Le cifre salgono per assessori estrapolati dalla determina del dirigente di settore datata marzo del 2007. "Per coloro che decidono di mantenere il loro posto di lavoro, l'indennità lorda che si va aggiungere allo stipendio è di 1.865, 22 euro al mese. L'assessore ha anche diritto a 48 ore pagate quando si assenta dal suo impiego per motivi istituzionali, mentre chi va in aspettativa ha diritto a una indennità di 3.233,03 euro lordi. Al presidente della giunta Roberto Deriu spettano 4.973, 91 euro lordi. A questo si aggiunge lo stipendio che gli spetta come presidente dell'Unione delle Province sarde". CARLA ETZO.

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Duello prodi-bertinotti, il colle congela gli stipendi (sezione: Costi dei politici)

( da "Tirreno, Il" del 03-10-2007)

Il presidente della Camera polemico: "Sui risparmi noi abbiamo anticipato il governo" Duello Prodi-Bertinotti, il Colle congela gli stipendi Il premier intervistato in tv rincara la dose "Tagli anche in Regioni, Province e Comuni" ROMA. La finanziaria congela gli stipendi dei parlamentari e Fausto Bertinotti si risente. "Noi il governo lo abbiamo anticipato", sottolinea infatti piccato il presidente della Camera. E non esita a parlare di "invasione di campo" da parte del governo. La volontà di dare finalmente una sforbiciata ai costi della politica però dilaga e mentre Prodi, in diretta al Tg1, assicura che si procederà in più direzioni, a dare l'esempio per primo è il presidente della Repubblica. Al Quirinale Giorgio Napolitano ha infatti ordinato una dieta estremamente severa. Stipendi congelati, taglio del personale e una commissione per studiare come riorganizzare il palazzo. Per quanto riguarda gli stipendi, con un decreto presidenziale, dal primo gennaio 2008 è stato cancellato l'automatismo che adeguava le retribuzioni del Quirinale al 90 per cento di quelle del Senato. Nel frattempo si è cominciato a ridurre il personale, bloccando il turn over. Solo gli addetti alla sicurezza, sottolinea il segretario generale, sono una cinquantina in meno. Un anno e mezzo fa erano 1086 (corazzieri compresi), oggi sono 1038. E il personale restante è stato portato ad un numero inferiore degli organici previsti: da 1145 a 979. A Bertinotti non è invece andato giù il fatto che la finanziaria preveda il congelamento per 5 anni degli stipendi dei parlamentari. "Il governo viene qualche mese dopo", ci tiene a puntualizzare il presidente della Camera tornando a sottolineare che l'aumento che doveva scattare a gennaio 2007 (200 euro) a Montecitorio è stato congelato. Ma a parte il fatto che i senatori hanno invece regolarmente incassato l'aumento in busta paga prima dell'estate, l'articolo della finanziaria avrebbe l'effetto di bloccare anche per il futuro, fino al 2012, gli aumenti automatici. Gli stipendi di deputati e senatori sono infatti agganciati al 100 per cento di quelli dei presidenti di cassazione. Per quanto riguarda le sollecitazioni del governo, Bertinotti sottolinea che la commissione Affari costituzionali sta già lavorando a proposte di riduzione del numero dei parlamentari. E dunque "c'è sì qualche propensione, diciamo così, a invasioni di campo ma sono questioni di carattere". Palazzo Chigi replica: le nostre sono solo "proposte costruttive", poi deciderà il Parlamento. E Vannino Chiti sottolinea: "Non è una gara a chi fa prima". Romano Prodi ieri sera al Tg1 ha invece ribadito che la riduzione dei costi della politica andrà operata in tutte le direzioni. Governo e Parlamento, ma anche i consigli di Regioni, Province e Comuni. E non solo. C'è da ridurre i membri dei cda delle imprese pubbliche, e forse anche il numero di queste imprese. Il premier è invece sembrato escludere un possibile rimpasto di governo per ridurre il numero dei ministri. Il Consiglio dei ministri lavora "in modo armonico", sostiene infatti, e lo sforzo che sto facendo è quello di assicurare "continuità". Perché "se l'Italia avesse avuto governi di legislatura avrebbe avuto risultati enormemente migliori". Curiosamente, il ministro (prodiano) Giulio Santagata sembra pensarla in modo diverso: "I membri del governo - assicura - non rimarranno 103". Sui costi della politica esordirà oggi anche la "strana coppia" Di Pietro-Fini. Il ministro delle Infrastrutture e il leader di An presenteranno infatti una proposta di legge comune sulla riduzione dei costi della politica. Inutile dire che l'evento ha già alimentato sospetti e malumori all'interno del centrosinistra.

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Polemica tra cossiga e gian antonio stella (sezione: Costi dei politici)

( da "Corriere delle Alpi" del 03-10-2007)

Attualità Polemica tra Cossiga e Gian Antonio Stella ROMA. Polemica tra il senatore a vita Francesco Cossiga e il giornalista Gian Antonio Stella, autore del libro "La Casta", sui costo della politica. Cossiga ha presentato un'interpellanza rivolta al Ministro dell'Economia e delle Finanze: "Per conoscere quale sia stato il reddito dichiarato e accertato o concordato negli ultimi cinque anni fiscali dal dottor Gian Antonio Stella e se esso sia superiore o inferiore a quello di Clemente Mastella, attualmente ministro della Giustizia, pubblico per legge; e per sapere se non ritenga opportuno e necessario disporre nei suoi confronti indagini di polizia tributaria per accertare se negli ultimi anni vi sia stata reiterazione del reato di emissione di assegni a vuoto". "Le malignità di Cossiga su una mia oscena condanna per assegni a vuoto mi obbligano a tornare su quanto avevo già spiegato, controbatte Stella che articola una serie di vicende che portarono, in appello, "a un'assoluzione "piena e cristallina".

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Marini gonfia le paghe Quirinale in allarme (sezione: Costi dei politici)

( da "Libero" del 03-10-2007)

 

Italia 03-10-2007 Marini gonfia le paghe Quirinale in allarme di DAMIANO SALVATORI ROMA Il Quirinale costerà allo Stato 17 milioni in più del previsto. Non più i 224 milioni di euro del bilancio di previsione per il 2007, ma 241 circa. Tutta colpa del Senato, spiega il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra. Palazzo Madama ha aumentato lo stipendio ai suoi dipendenti. E ciò ha reso di conseguenza più ricchi i quasi mille impiegati quirinalizi, essendo le due retribuzioni collegate. A buste paga più pesanti però, secondo Marra, corrispondono conti in rosso per Giorgio Napolitano, che ha dovuto chiedere una dotazione aggiuntiva al bilancio dello Stato. Il 3,26 per cento in più rispetto al 2006. COLPA DEL SENATO E al Senato in effetti sono stati molto magnanimi con i propri dipendenti. Il trattamento del personale, dal 2006 al 2007, ha fatto registrare un aumento del 3,58 per cento, passando da 133 a 138 milioni di euro. Motivo? "Arretrati relativi alle misure compensative degli incrementi di produttività e concernenti gli adeguamenti inflazionistici", c'è scritto nella relazione allegata al bilancio previsionale 2007 di Palazzo Madama. E la prima volta che il Quirinale rende noti dettagli relativi al proprio bilancio amministrativo. La "glasnost" di Napolitano, già avviata negli scorsi mesi, stavolta è stata stata indotta dalla Camera dei Deputati. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio, infatti, sta conducendo un'indagine conoscitiva sui costi della politica. E dopo aver messo in piazza le spese del Parlamento, è toccato anche al Quirinale calare le proprie carte. Una operazione trasparenza che in futuro si ripeterà. Sempre più spesso. Il segretario generale della Presidenza della Repubblica ha annunciato che è intenzione di Napolitano fornire "periodicamente una dettagliata informativa sulle linee essenziali del bilancio dell'amministrazione del Quirinale". Trasparenza a parte, il grand commis mette subito in chiaro che i costi della Presidenza della Repubblica non sono facili da tagliare. "La spesa complessiva del Quirinale è caratterizzata da forte rigidità", spiega Marra nell'informativa spedita alla Camera, "perché l'89 per cento è destinato alle retribuzioni del personale, il 59 per cento a quello in servizio, il restante 30 per cento a quello in quiescenza". Tagliare dunque non sarà semplice. Anche se Napolitano ha in animo una rigida cura dimagrante per i suoi dipendenti. LA DIETA NAPOLITANO Il Capo dello Stato ha in mente anzitutto una riduzione degli organici rispedendo al mittente il personale "comandato", cioè proveniente da altri rami della pubblica amministrazione. Anche gli stipendi saranno congelati. Con un decreto presidenziale, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2008, verrà abolito l'automatismo che allinea le buste paga dei funzionari del Colle al 90 per cento di quelle del personale del Senato. La cura Napolitano prende di mira, inoltre, anche i meccanismi di selezione dei dipendenti. A lavoro, rivela il segretario generale del Quirinale, c'è una "commissione per la riorganizzazione dell'amministrazione". E quando il quadro della situazione sarà completo, le nuove assunzioni avverranno con la procedura del concorso pubblico e non più per chiamata diretta, come avvenuto in passato. L'informativa spedita alla Camera dal Quirinale fa finalmente luce sui numeri del personale impiegato: "Al primo settembre 2007 i dipendenti di ruolo sono 979, rispetto a una pianta organica che ne prevede complessivamente 1.145". Sono 78 gli impiegati provenienti da altre amministrazioni dello Stato, mentre 11 sono quelli a contratto. A questi numeri va aggiunto poi il personale militare distaccato al Colle per esigenze di sicurezza. Sono in tutto 1.038 divise di cui 272 Corazzieri. Anche in questo caso, lamenta il segretario generale, il contingente è sotto organico di 48 unità. Cosa fa questa gente? Intanto viene divisa nei 12 servizi a disposizione del Presidente. Che sono: la segreteria generale, il cerimoniale, l'ufficio del personale. E ancora: il servizio studi, patrimonio, rapporto con i cittadini, intendenza, ragioneria, informatica, sicurezza sul lavoro, documentazione. C'è addirittura un ufficio che si occupa soltanto dei giardini presidenziali e delle tenute a disposizione di Napolitano. E non solo. Raccontano che il Quirinale abbia una struttura sanitaria di prim'ordine, paragonabile a un vero e proprio ospedale ma a disposizione soltanto del presidente, dei suoi funzionari e dei suoi dipendenti. CRISI PRODI-BERTINOTTI Ieri, intanto, la questione dei costi della politica ha creato attrito tra Palazzo Chigi e la Presidenza della Camera. Fausto Bertinotti ha rivendicato la primogenitura sui tagli: "Il governo viene qualche mese dopo", ha dichiarato polemico commentando l'iniziativa dell'esecutivo volta a contenere i costi della politica, "la Camera dei Deputati ha preceduto l'iniziativa di Palazzo Chigi. E già al lavoro su proposte di riduzione". In serata, il governo ha provato a smorzare una polemica oramai già innescata: "Dall'esecutivo sono solo venute proposte costruttive per migliorare la situazione. E quindi nessun altro invito se non quello di proporre misure che contribuiscano a migliorare situazioni esistenti", hanno sottolineato fonti di Palazzo Chigi. Foto: PARSIMONIOSO Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano Fotog SUPER-SPESE Le retribuzioni della Presidenza della Repubblica sono collegate a quelle di Palazzo Madama. La maggiorazione del 3,58% dei salari manda i conti in rosso RETROMARCIA Quando il capo dello Stato si accorge di dover chiedere una dotazione aggiuntiva di bilancio e si mette a dieta: salari congelati e riorganizzazione del personale Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.

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COMUNE e Provincia primi obbiettivi sensibili della lotta c (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 03-10-2007)

Ontro i costi della politica. Nella prossima legislatura, infatti, un discreto numero di politici locali non troverà più alcuna poltrona su cui accomodarsi durante Consigli e Commissioni consigliari. Lo decreta l'ultima Finanziaria targata governo Prodi che, se passerà in Parlamento così come è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, taglierà circa 33mila posti da consigliere ed assessore all'interno delle amministrazioni comunali e provinciali della penisola. Le norme contenute nel Ddl Santagata, da mesi in discussione ed ora inserito in Finanziaria sull'onda antipolitica sollevata dal fenomeno Grillo, prevedono tagli in relazione alla grandezza dell'Ente coinvolto. I più colpiti, comunque, saranno i piccolissimi Comuni, quelli sotto i tremila abitanti (in Polesine ce ne sono una trentina) quelli dove sindaco, consiglieri ed assessori sono il più delle volte dei veri e propri volontari. Per quanto riguarda il Comune di Rovigo, nella prossima legislatura il Consiglio Comunale potrebbe essere ridimensionato. Si passerebbe infatti dagli attuali 40 consiglieri a 32 mentre il tetto degli assessori passerebbe dagli attuali 12 a 10, ma su questo l'amministrazione è già in regola visto che la Giunta è composta da nove membri, sindaco compreso. Sommando i gettoni di presenza a Consigli e Commissioni, l'indennizzo bimestrale medio di un consigliere comunale di Rovigo è di circa 450 euro. Togliere 8 membri del Consiglio significherebbe risparmiare quasi 22mila euro all'anno. "E'a Roma il vero spreco" commenta il capogruppo di Forza Italia Paolo Avezzù, mentre per il l'attuale vicesindaco Graziano Azzalin "il provvedimento è giusto. Mi spingo anche più in là chiedendomi se l'Ente provinciale abbia ancora un senso". La cura dimagrante in Provincia sarebbe ancora meno pesante. Il numero dei consiglieri infatti diminuirebbe da 24 a 20 ed il numero massimo degli assessori passerebbe da 7 a 6. Il direttore generale della Provincia Raffaele Savino commenta sornione "Aspettiamo, il testo deve ancora essere approvato". - -->.

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Un popolo alla ricerca di altra politica (sezione: Costi dei politici)

( da "Manifesto, Il" del 03-10-2007)

"La Casta" Dialogo con Sergio Rizzo, coautore di un inaspettato best seller Un popolo alla ricerca di altra politica Le presentazioni del volume di Rizzo e Stella si sono subito trasformate in assemblee affollatissime. "Con un grande bisogno di partecipazione, quasi in un clima da anni '70". Cronaca ragionata di un tour editoriale che racconta un paese deluso, ma non rassegnato. "Il contrario dell'antipolitica, la richiesta, a volte ingenua, di una politica diversa" Giovanna Pajetta Contare non le ha contate nessuno. Nemmeno ai piani alti della Rcs Rizzoli, dove si pensava di aver programmato e organizzato tutto, o nelle stanze del Corriere della sera da cui adesso, praticamente ogni giorno, Sergio Rizzo e Gianantonio Stella partono per città e paesi. Perché dietro le mille recensioni, gli inviti ai talk show televisivi (unica eccezione, degna di vanto, Porta a porta di Bruno Vespa), il libro dell'anno è diventato anche l'ospite d'onore di centinaia di dibattiti. Nati per l'appunto come semplici presentazioni, ma diventate quasi subito qualcosa di ben diverso. Con la gente in piedi, che alza la mano e aspetta il suo turno, che si rimbecca o racconta la sua storia, trasformando autori e relatori in semplici spettatori. Spesso stupefatti, o travolti da ciò che loro, che come fa Sergio Rizzo ancora amano chiamarsi solo "giornalisti", hanno innescato. "Hai presente le assemblee degli anni '70? - racconta il cinquantenne vice caporedattore del Corriere - Ecco vai lì e ti sembra di essere tornati a quei tempi. Ormai è così ovunque, noi praticamente non diciamo quasi niente, ma loro non smetterebbero più di parlare". Di politica, ovviamente. Ma a differenza di quanto si pensa, e si scrive, perché se ne sente un gran bisogno, non perché abbia stufato tutti. Un fenomeno in sé Spinte dalla casa editrice, le prime, richieste a gran voce da associazioni come la Confartigianato o da club che si vorrebbero esclusivi come il Rotary, le presentazioni de La Casta sono diventate nel giro di due o tre mesi un fenomeno in sé. Del resto, come ammette onestamente Rizzo "il libro ha semplicemente interpretato qualcosa di già diffuso, se no non avrebbe venduto le copie che ha venduto". Ha scoperchiato un vaso, ma non sempre ne è venuto fuori un verminaio. All'inizio, alla prima videochat tenuta da Stella a Milano (più di mille domande, diventate 2500 quando si è fatto il bis) c'è stato chi non resisteva all'idea di delegare di nuovo o scatenare la protesta. "Fate un movimento" dicevano, "mettiamo le lenzuola alla finestra con su scritto 'ora basta'". Poi però, è prevalsa la voglia di parlare e anche il pubblico nelle librerie o nelle decine di circoli culturali da Biella a Palermo o Treviso, ha cominciato a mutare. "Prima si vedevano per lo più uomini e facce mature - racconta infatti Rizzo - Poi sono arrivate le donne, i giovani. E sono loro quelli che dicono le cose meno strampalate". Come quel ragazzo di diciassette anni che, a Spoleto, si è alzato e ha cominciato a spiegare che lui si sentiva a disagio perché vorrebbe fare politica, ma non sa come cominciare. "A me sembrava una domanda così, un po' assurda, gli ho detto 'perché non vi organizzate a scuola?' Ma lui mi ha guardato come se fossi io a vivere sulla luna. E gli altri annuivano, davano ragione a lui. I giovani sono quelli che ti colpiscono di più". E ti mettono un po' di tristezza, vien da dire. Perché sono i più sconfortati, anche quando più che alla politica pensano al lavoro. A Castelfidardo ad esempio, il paese delle fisarmoniche, hanno incrociato le lame due giovani. Uno di destra e uno di sinistra. Ma distinguerli, quando il primo raccontava una storia di precarietà e l'altro il suo sogno ("che non raggiungerò mai") di entrare all'università una volta finito il dottorato, non era alla fine così facile, visto che il paese che raccontavano era lo stesso, un'Italia bloccata da una politica invadente quanto assente. Perché su questo anche Rizzo la pensa come Ilvo Diamanti, è vero che della casta si raccontano gli sprechi, ma non sono i soldi, è l'insipienza e l'impotenza a fare infuriare. "Voi avete dimostrato di essere degli incapaci, andatevene tutti a casa" come ha gridato una signora di mezza età a Carlo Giovanardi e Valdo Spini, ospiti di riguardo della presentazione di Marina di Massa. E anche sul campo si tocca con mano ciò che hanno raccontato i sondaggi dopo la travolgente apparizione di Beppe Grillo. "Dovunque, tra il pubblico, capisci che è pieno di gente di sinistra, o meglio di centrosinistra e quella che senti è la loro indignazione, la loro profonda delusione - è sempre Rizzo che racconta - Mi ha colpito il fatto che molti, anzi direi moltissimi hanno fatto il paragone, deluso, tra i tempi di Berlinguer e quelli di adesso. C'è l'amarezza di chi ha verificato che certi comportamenti, l'arroganza, la boria, la strafottenza di una politica autoreferenziale, in realtà non appartengono solo al centrodestra". E gente per bene Certo, quando si grida contro i palazzi e il governo è dell'Unione, è ovvio che il primo nemico dell'antipolitica sia proprio il centrosinistra. Ma a sentire chi le ha vissute, alle "assemblee" sulla casta si grida poco. Qualcuno che svirgola lo si trova sempre, quello che se la prende con i gay, quello che accusa il libro di aver voluto tacere sulla mafia o chi, nella ricca Santo Stefano, proclama "Se è così, allora non paghiamo più le tasse". Ma perlopiù è gente per bene, come gli elettori del Partito democratico che si sono messi in fila per firmare le petizioni di Grillo (l'8 settembre erano addirittura il 60%, secondo Demos-Eurisko), e spesso invece che alla rivolta pensano a una desolata defezione. Come quel signore che in Maremma, a Poderi di Montemerano, suggeriva di fare "come Saramago", raccontando a tutti l'inizio di Saggio sulla lucidità, che si apre con una giornata elettorale in cui, spontaneamente, tutti rimasero a casa e nessuno votò. Una provocazione non da poco, visto che per anni è stata la destra a temere la diserzione delle urne. Del resto Rizzo non ci sta a essere tacciato da fomentatore dell'antipolitica. Tipo pacato e riservato, quasi si inalbera mentre dice "questo è il termine che hanno usato alcuni esponenti politici, ma non è un caso che l'abbiano tirata fuori proprio quando si è cominciato a parlare dei costi della politica. Vorrei sapere cosa c'è di qualunquistico nel chiedere la trasparenza o raccontare che il Quirinale costa quattro volte di più di Buckingham Palace e che i contributi ai partiti godono di agevolazioni fiscali 50 volte superiori a quelle delle associazioni benefiche". Anzi, lui salva persino Beppe Grillo, anche se dopo un rituale "nella storia la satira e i comici sono sempre stati importanti per svelare le malefatte del potere", aggiunge ironico "in effetti il vaffa day non ha stimolato il mio interesse intellettuale". E, a riprova di quanto sia grande l'insofferenza, racconta quel che è successo in un paese della Toscana. Dove nel bel mezzo della presentazione un parlamentare diessino si è fatto i conti in tasca davanti a tutti. "Lui sentiva che doveva dirlo, e ci teneva a sottolineare la sua diversità, perché una parte non piccola la dava al partito". Ma chi parla di antipolitica, non sempre lo fa a vanvera. Massimo D'Alema, come Sergio Romano e molti altri, hanno cominciato ad esempio ad allarmarsi e ad agitare lo spettro degli anni '90. Quando la rivolta spazzò via una casta tutta intera. Quando chiedo a Rizzo se davvero si respira la stessa aria, lui prima dice no, poi dice forse. "Allora si scoprì l'esistenza di una corruzione diffusa e che molti, se non tutti, avevano la coscienza sporca. Ma la differenza fondamentale tra oggi e il 1992 o 1993 è che c'era la Lega e poi arrivò Berlusconi e si poteva attribuire a loro, a questi soggetti nuovi, il compito di cambiare le cose" ricorda. C'era insomma quello che in gergo si chiama "l'attore politico", un partito o un uomo (distinguere è ormai sempre più difficile) capace di brandire come un'arma e trasformare in nuova politica l'insofferenza popolare. Tutto questo ora non c'è, con buona pace degli abitanti dei nostri palazzi. Ma il guaio è che se passiamo dai piani alti a quelli bassi, le somiglianze ci sono. Riappropriarsi della parola "Nel sentimento della gente si sentono delle analogie con quegli anni - ammette Rizzo, che allora da giornalista faceva inchieste da levare la pelle ai declinanti politici della prima repubblica - Anche adesso si riconosce che il sistema non va, che è inefficiente, costoso e soprattutto, perché questo a mio parere è il punto dolente di oggi, ha rapporti sempre più flebili con la società civile". Ed è da qui che, forse, nascerà qualche differenza e qualche speranza. Perché in realtà, scoraggiato o infuriato che sia, il pubblico delle "assemblee" non pare poi così pronto a delegare o deciso ad abbandonare il campo. "Quello che io vedo è un'altra cosa - conclude così, con un pizzico di ottimismo, l'autore de La Casta - C'è una gran voglia di riappropriarsi della parola, di discutere, perché la gente è stata per troppi anni muta davanti a televisori dove si alternavano i personaggi più improbabili. C'è un bisogno fortissimo di riappropriarsi della politica, cioè di una cosa che gli è stata tolta, di cui sono stati privati: dalla televisione e da una classe politica che ha smesso di parlare con loro".

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La Repubblica 3-10-2007 Di Pietro e Fini "tagliano" insieme i costi della politica. Disegno di legge bipartisan. Di Pietro: "Adesso vediamo chi c'è davvero e chi ci marcia e basta". Trentadue articoli che mettono in fila le decine di proposte già presentate o in circolazione. La proposta stima un risparmio di circa 600 milioni di euro. Previsti al massimo 17 ministri Fini: "Rischiamo il funerale della democrazia". Di Pietro: "Prodi ristrutturi la squadra" DI CLAUDIA FUSANI

 

ROMA - Un governo con diciassette ministri e un massimo di 62 persone tra sottosegretari e viceministri. Riduzione dei rimborsi elettorali, snellimento della Presidenza del Consiglio "ridotta" a staff di supporto, blocco degli automatismi negli stipendi dei parlamentari e taglio del 30 per cento degli stipendi dei ministri. E così via per 32 articoli suddivisi in due grandi capitoli, il primo riduce la spesa degli organi istituzionali e dei rimborsi elettorali; il secondo interviene sulla trasparenza delle attività di rappresentanza politica, sindacale e di relazione istituzionale. Il risparmio stimato non è tantissimo - circa 600 milioni di euro - ma è all'incirca un ottavo del costo totale della politica (circa 4 miliardi euro). Soprattutto dietro le norme c'è un'impostazione diversa della cosa pubblica e i partiti tornerebbero ad essere "socialmente utili e non solo privatamente interessati".

Maggioranza ed opposizione insieme per ridurre i costi della politica, il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro e il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, Gianni Alemanno e Antonio Bonfiglio (An) e Silvana Mura (Idv) seduti allo stesso tavolo in una saletta dell'hotel Nazionale in piazza di Montecitorio a spiegare il loro comune disegno di legge. A vederli così potrebbero sembrare le prove generali del dopo crisi di governo. A sentirli parlare, la loro è invece e solo coscienza e responsabilità istituzionale. "Se non facciamo qualcosa di concreto, omogeneo e credibile adesso, il prima possibile, rischiamo di celebrare il funerale della democrazia" dice Fini, e non per andare dietro a un comico (Beppe Grillo, ndr.), "ma perché basta andare in autobus o a fare la spesa per capire che la credibilità della politica non è mai stata così in basso e l'ostilità così in alto". Di Pietro la dice a modo suo: "Siccome stanno spuntando disegni di legge da tutte le parti, ognuno fa la gara a presentare il suo (vedi il battibecco ieri tra palazzo Chigi e Bertinotti ndr) e poi però nessuno decolla veramente, ne facciamo uno tutti insieme, maggioranza ed opposizione, e così vediamo chi ci fa e chi ci marcia". Tradotto: chi fa solo della propaganda e chi invece lo vuole davvero.

Di Pietro e il "coraggio" di Prodi - Si era creata molta attesa per questa iniziativa comune Idv-An. Non che sia la primissima volta - stavano dalla stessa parte della barricata anche per i referendum di modifica della legge elettorale - ma di sicuro oggi fa ancora più effetto con i rumors di crisi e gli occhi puntati proprio sull'agitazione dei centristi, da Di Pietro a Mastella passando per Dini. Di Pietro chiarisce che lui "non farà il cavallo di Troia per l'opposizione" e che finché ci sono i numeri lui è fedele. Certo tra le proposte del disegno di legge c'è la riduzione dei ministri. E allora che fa Di Dietro, si dimette e lascia il suo dicastero per coerenza con la necessità di tagliare i costi? "L'Italia dei valori chiede di ristrutturare, di tagliare 6-7 ministeri e si mette a disposizione. Deve decidere Prodi, se ne ha coraggio. Io avrei già deciso". Per ulteriore chiarezza su chi-sta-con-chi, Fini alla fine saluta così: "Adesso io vado a cercare di far cadere Pro!
di; Di Pietro va a dargli una mano per stare su".

Governo snello, da un minimo di 12 a un massimo di 17 ministri. Il disegno di legge bipartisan è suddiviso in due grandi capitoli. Il primo capitolo entra a gamba tesa sui costi degli organi istituzionali, tutti tagli - è bene ricordare - che possono diventare esecutivi solo se intervengono modifiche di legge. Si comincia dal governo che dovrà avere una squadra di 17 ministri e al massimo 62 componenti (adesso i numeri sono 25 e 103) e si va avanti fino al Consiglio dei ministri, "trasformato in struttura di staff". C'è la riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti - all'incirca cento milioni di euro l'anno tra Camera e Senato -; la limitazione degli incarichi dirigenziali "a soggetti estranei alla pubblica amministrazione", il blocco "degli automatismi di aumento degli stipendi" e il taglio del 30 per cento di quelli di ministri, vice e sottosegretari "che non siano parlamentari".

La dieta degli enti locali: nuove Province solo se "finanziate" dai cittadini. Oltre alla riduzione del numero degli assessori e dei consiglieri comunali e provinciali, il ddl prevede il taglio del 15 % delle indennità di funzione dei presidenti dei consigli circoscrizionali, dei sindaci con meno di 30 mila abitanti e dei presidenti delle Province. Vietato il cumulo di incarichi e rimborsi spese solo se documentati. Vietati anche gli incarichi dirigenziali a persone esterne alla pubblica amministrazione. Poiché non si possono sopprimere le Province con legge ordinaria, la proposta è quella di bloccare la nascita di nuove "subordinandone l'istituzione e la gestione al finanziamento dei cittadini residenti".

Abolizione delle Comunità montane e dei consigli di amministrazione. E' la fine di gettoni di presenza, tripli e quadrupli stipendi per gli amministratori e degli enti inutili. Le Comunità montane vengono "soppresse"; i consigli di amministrazione delle società a totale partecipazione pubblica "sostituti con un amministratore unico"; diventano al massimo tre "i consiglieri nelle società a capitale prevalentemente pubblico.

I partiti ai cittadini. Una parte del disegno di legge An-Idv introduce una serie di norme per rendere più trasparenti partiti e sindacati. Non esattamente un risparmio quindi, ma un'operazione per ridurre la distanza tra politica e società. Ad esempio i partiti subiranno un taglio del 50 per cento dei rimborsi elettorali "se non sceglieranno una parte dei candidati con elezioni primarie".

(3 ottobre 2007)


Da nicolita.it del 2-10-2007 Agipress - Notizia n.12976  del 02/10/2007 - 19.11.12  Comuni e Comunitа montane della Toscana contestano le norme sulla montagna contenute nella Finanziaria   



La Regione Toscana con il presidente Claudio Martini, accompagnato da diversi assessori, tutte le Comunitа montane della Toscana, tutti i Comuni montani della Toscana, rappresentanti degli Uncem regionali, l’assessore regionale alla Montagna del Piemonte Bruna Sibille, Legacoop e Confcooperative, Legammbiente Cia, Upi ed Anci, Legautonomie, Consiglieri regionali (tra l’altro Marco Remaschi si и impeganto a far approvare dal Consiglio una mozione a sostegno delle Comunitа montane), direttore di Confindustria, sindacati, Confcommercio e Confesercenti. (E in collegamento da Bruxelles Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem).
L’aula magna della Flog di Firenze era stracolma di persone, di ogni tendenza politica, tutte contro il Governo per aver inserito nella Finanziaria norme sulla montagna, che sono in contrasto con la logica e con la posizione dell’Unione europea. I criteri di montanitа, infatti, legati alla semplice altimetria come hanno sostenuto i ministri Santagata e Lanzillotta sono stati rigettati perchи la montagna non и solo l’altezza sul livello del mare, ma ben altro!
Non solo, ma questa mattina il presidente Martini ha rivendicato alle Regioni il diritto-dovere di legiferare in materia di montagna (leggi notizia n. 12974 di Agipress) ed ha sostenuto che la Finanziaria non avrebbe mai dovuto occuparsi delle Comunti montane che la legge assegna alle Regioni.
Concetto ribadito nel pomeriggio dal vice-presidente della Regione Federico Gelli e dall’assessore alla montagna Marco Betti (che ha annunciato l’intenzione di modificare il fondo per la montgagna nel bilancio regionale da 4 a 6 milioni di euro).
«Confermo oggi l’impegno del governo regionale -ha detto tra l’altro Gelli - ad affrontare questa lotta per la democrazia. Questa legislazione, che doveva essere favorevole a noi amministratori toscani, sembra invece essere disorientata. Nelle nostre amministrazioni locali esistono sicuramente sprechi, ma il primo esempio di un cambio di atteggiamento deve venire dall’alto. Noi siamo pronti a operare effettivamente, al di lа di ogni demagogismo, diminuendo anzitutto i consiglieri e gli assessori in Regione: anche se non si risolvono cosм i costi della politica, si tratta ad ogni modo di un primo segnale. In questi anni abbiamo voluto scommettere e investire sugli enti locali, consci del fatto che lo sperpero non и stato certamente causato dalle Comunitа Montane. Anche se и necessaria una razionalizzazione dei livelli istituzionali, non possiamo pensare di cambiare radicalmente un sistema dove le associazioni di piccoli Comuni, un fenomeno amministrativo sano, svolgono attivitа essenziali».
Tutti gli intervenuti si sono ritrovati sulla stessa linea di critica al Governo.
Cosa accadrа adesso?
Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, e ideatore della grande manifestazione di Firenze, ha convenuto con i presenti di chiedere un incontro al presidente Prodi e di inviare una nota al Presidente Giorgio Napolitano perchи faccia sentire la sua autorevole voce per indurre Governo a Parlamento per chiedere lo stralcio della “questione montagna” dalla Finanziaria.
L’assessore Sibille ha detto che anche il Piemonte si farа sentire nei confronti di Governo e parlamento.
Giurlani и sicuro che i parlamentari saranno piщ concreti del Governo e sapranno far sentire la loro voce. Perlomeno quei circa 200 parlamentari (deputati e senatori dei vari schieramenti) che fanno capo all’Associazione Amici della Montagna, cosм come hanno fatto sapere i deputati Mariani, Ceccuzzi e Franci.



Articoli del 2-10-2007

 

 

La Repubblica 2-10-2007 Parlamentari, stipendi fermi per 5 anni. Bonus-affitto di mille euro ai giovani. Nella manovra l'articolo 8 blocca le retribuzioni di deputati e senatori. Spese detraibili per bus e metro, stretta sulle comunità montane. di ROBERTO PETRINI

 

Pacher: dimezziamo le circoscrizioni ( da "Trentino" del 02-10-2007)

Giro di vite per consiglieri e assessori ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)

Ridurre gli assessori e i costi della politica ( da "Nazione, La (Umbria)" del 02-10-2007)

Le otto Circoscrizioni hanno le ore contate ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)

SE LA SCURE DELLA FINANZIARIA colpirà Comuni e Province (soprattutto per le realt ( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)

Di PATRICK COLGAN UNA CURA dimagrante è in arrivo per Comuni e Province, ( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)

Assessori e consiglieri: Riduzioni ai costi dell'amministrazione ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

Meglio eliminare gli enti inutili ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

Bisogna tagliare ai vertici, non i piccoli ( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

Di MARIO GRADARA STRANO che un tacchino prepari il pranzo di Natale, ma - sepp ( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 02-10-2007)

Nessuna modifica possibile ( da "Giornale di Vicenza, Il" del 02-10-2007)

"Via dai Comuni 584 consiglieri" ( da "Stampa, La" del 02-10-2007)

Spariscono le Circoscrizioni e diminuiscono i consiglieri comunali e provinciali. La Finanziaria 200 ( da "Stampa, La" del 02-10-2007)

Pd 'sfrattato' da sicurezza e casta ( da "Gazzetta di Modena, La" del 02-10-2007)

Riggio dice no al cumulo ( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

Sui rimborsi elettorali c'è il trucco ( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

Si meritano un altro V-day ( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

Sindaci esenti da irap ( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

Autonomie locali, tagli al futuro ( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

Tagliamo a metà lo stipendio dei politici ( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)

Veneto: 2.800 poltrone da eliminare - matteo marian ( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)

Eliminiamo gli enti inutili La proposta del centrosinistra per abbattere i costi ( da "Giorno, Il (Como)" del 02-10-2007) + 1 altra fonte

LA RIVOLUZIONE se ci sarà, è postdatata. Il taglio di consiglieri ed as ( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 02-10-2007)


 

La Repubblica 2-10-2007 Parlamentari, stipendi fermi per 5 anni. Bonus-affitto di mille euro ai giovani. Nella manovra l'articolo 8 blocca le retribuzioni di deputati e senatori. Spese detraibili per bus e metro, stretta sulle comunità montane. di ROBERTO PETRINI


ROMA - Gli stipendi dei parlamentari rimarranno bloccati per 5 anni a partire dal 1° gennaio del 2008. Lo prevede l'articolo 8 della Finanziaria che inizia il suo iter al Senato: per il medesimo lasso temporale viene dunque cancellato l'aggancio delle retribuzioni di deputati e senatori al 100 per cento di quelle dei magistrati. Il capitolo "costi della politica" entra così direttamente in Finanziaria, senza passare per un provvedimento collegato. La tagliola per Palazzo Madama arriva in ritardo: l'ultimo scatto è stato già percepito dai Senatori prima dell'estate, mentre la Camera - che aveva congelato gli aumenti - resterà a bocca asciutta fino al 2012.

Nel menù c'è anche l'intervento sulle Comunità montane: non potranno essere costituite con meno di 600 metri di altitudine e non ne potranno far parte i comuni con più di 40 mila abitanti. Ridotto anche il numero dei consiglieri comunali che nei comuni sotto i 250 mila abitanti diminuiranno di circa del 20 per cento; ridotti anche i comuni nei quali è possibile costituire le circoscrizioni: spariscono nei centri sotto i 100 mila abitanti (prima bastavano 30 mila abitanti); resta la possibilità di istituirle tra i 100 e i 250 mila abitanti.
Altre norme di contenimento di costi dell'amministrazione e, in qualche modo di moralizzazione, riguardano gli stipendi dei dirigenti e dei manager dell'intera pubblica amministrazione (dai ministeri, alle Regioni, agli enti pubblici economici). L'articolo 91 della Finanziaria prevede infatti che gli stipendi di questi dirigenti non possano essere superiori a quelli del primo presidente della Corte di cassazione, cioè 274 mila euro. La norma è particolarmente estesa: fino ad oggi valeva infatti il comma Salvi della passata Finanziaria che metteva un tetto solo ai dirigenti dello Stato provenienti dall'esterno, dal prossimo anno nelle maglie della norma finiranno anche i capi della Polizia, dell'Arma dei carabinieri e tutte le alte cariche dello Stato oltre ai manager delle "società totalmente o prevalentemente partecipate" dalle amministrazioni pubbliche. Taglio del 20 per cento agli stipendi anche ai commissari straordinari di governo.

Tra le novità dell'ultima versione del testo figura anche la possibilità per i giovani, di un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, di usufruire di maggiori detrazioni fiscali sugli affitti, sempre che la casa sia diversa dall'abitazione principale dei genitori. La nuova detrazione varia dai 495,8 euro se il reddito complessivo supera 15.493,71 euro ma non 30.987,41 euro ai 991,6 euro se il reddito non supera i 15.493,71 euro. In totale, secondo la Relazione tecnica alla Finanziaria, coloro che beneficeranno dello sconto sugli affitti, tutte le età comprese, sono 3,1 milioni.

Spunta anche la detraibilità del 19 per cento delle spese, fino a 250 euro, per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale ed interregionale. Per il 2008, ciò comporterà un minor gettito per 93 milioni, che salirà a 163 milioni nel 2009.
(2 ottobre 2007)


Pacher: dimezziamo le circoscrizioni (sezione: Costi dei politici)

( da "Trentino" del 02-10-2007)

 

Di Chiara Bert Pacher: dimezziamo le circoscrizioni "Il Comune deve autoriformarsi Tagliamo il numero di consiglieri" Il sindaco rilancia la proposta ai capigruppo: "Non lasciamo che siano altri a decidere per noi" TRENTO. Ridurre i consiglieri comunali e dimezzare il numero delle circoscrizioni. Il sindaco Alberto Pacher ha atteso di leggere gli impegni della Finanziaria del governo per lanciare la sua proposta al consiglio. "Un Comune maturo non aspetta che a decidere sul numero dei suoi consiglieri sia qualcun'altro, ma è in grado di autoriformarsi", ha detto ieri ai capigruppo. Un tentativo affidato al gruppo di lavoro bipartisan appena costituito a palazzo Thun. A luglio, quando era esplosa la polemica sul documento di Trento democratica per tagliare i costi del consiglio, Pacher aveva preso le distanze dal suo partito: "Attenzione al populismo che vede tutta la politica come una casta, non è il Comune il luogo dei privilegi e degli sperperi". Parole con cui il primo cittadino si era guadagnato gli applausi di maggioranza e opposizione. Meno di tre mesi dopo il sindaco torna sull'argomento e lo fa all'indomani della scure del governo su consigli e circoscrizioni contenuta nella legge finanziaria. Ieri sera nel vertice dei capigruppo Pacher ha rilanciato il tema invitando il consiglio a ragionare sull'opportunità di proporre una riduzione del numero dei consiglieri. Di una proposta infatti si tratterebbe, visto che la competenza a legiferare in materia è del consiglio regionale. Il sindaco non fa numeri (sulla base delle previsioni della Finanziaria Trento passerebbe da 50 a 32 consiglieri), ma chiarisce i suoi obiettivi: "Una riduzione dei consiglieri ci sta, ma è segno di un consiglio comunale maturo non aspettare che a deciderne i termini sia qualcun altro". Reazioni polemiche dal centrodestra: "Va bene discutere di ridurre i consiglieri, ma il governo Prodi cominci col tagliare il suo esercito di ministri e sottosegretari". Consiglio comunale, dunque, ma anche circoscrizioni. Il governo propone di eliminarle nelle città sotto i 250 mila abitanti. "Non sono d'accordo di eliminarle - commenta Pacher - ma è necessario andare a degli accorpamenti di quelle circoscrizioni, sia in collina che sul fondovalle, che affrontano tematiche del tutto analoghe. Direi che passare dalle 12 circoscrizioni di oggi a 5 o 6 sia una strada praticabile". Ma il sindaco avverte: "Il consiglio metta mano a se stesso e poi si occupi degli altri". No dunque a tagliare le circoscrizioni (tema su cui il Comune può agire autonomamente modificando il proprio statuto) senza prima intervenire sui numeri di palazzo Thun. La discussione approderà al tavolo di lavoro "sull'efficienza" che ieri si è riunito per la seconda volta (Mariachiara Franzoia ha preso il posto di Andrea Robol nominato assessore). Tanti i temi sul tappeto: ridefinizione del ruolo delle commissioni e riduzione del loro numero, gettoni di presenza a tempo, durata delle sedute. "Il clima mi sembra costruttivo - commenta il capogruppo di Td Michelangelo Marchesi - ora si tratta di entrare nel merito delle questioni". Il dibattito si è aperto anche tra i presidenti di circoscrizione. Dopo Redolfi (Centro storico) e Paolazzi (Gardolo), altri due presidenti si dicono favorevoli a ridurre il numero dei parlamentini cittadini. Bruno Pintarelli (Trento democratica), presidente a Mattarello: "Eliminarle sarebbe un errore, le circoscrizioni sono la linfa e stimolo per il Comune. Ma è giusto ridurle, così come sarebbe bene diminuire il numero dei consiglieri. Noi ne abbiamo 15, io dico che 9 basterebbero, oggi alcuni rappresentano poco più di se stessi e delle loro famiglie". Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente dell'Oltrefersina Emanuele Lombardo (Margherita): "Dodici circoscrizioni per una città di 110 mila abitanti sono un'esagerazione, non c'è dubbio, anche se far partire da qua la colpa dei costi della politica mi sembrerebbe voler distorcere la realtà". Sì anche al taglio dei consiglieri circoscrizionali: "Pienamente d'accordo - commenta Lombardo - e non vedrei nulla di scandaloso neanche nel togliere il gettone di presenza e ridurre l'indennità dei presidenti".

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Giro di vite per consiglieri e assessori (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)

 

LA NUOVA FINANZIARIA Giro di vite per consiglieri e assessori SE PROPRIETARI di case e inquilini sorridono per quanto previsto nella Finanziaria, lo stesso non può dirsi per consiglieri e assessori di Comuni e Province destinati a diminuire. Per quanto riguarda Ferrara, cominciamo dal Comune dove gli eletti dovrebbero passare dagli attuali 40 a 32 e gli assessori da 12 a 10. Anche in questo caso, come per il calcolo della nuova detrazione Ici, se si vuole passare a parlare di cifre è d'obbligo la premessa che si tratta di calcoli estremamente approssimativi. Comunque, calcolando che un assessore percepisce (al lordo) circa 50mila euro all'anno, toglierne due porterà un risparmio di 100mila euro (e anche di più se si calcolano rimborsi, oneri previdenziali, trasferte). A questi 100mila euro ne vanno aggiunti altri 36mila contati moltiplicando quanto percepisce in media un consigliere (4.500 euro, se si considera che c'è chi prende 6.000 euro all'anno e chi solo 3.000) per 8, cioè il numero di quelli che non siederanno più in aula. Siamo quindi a 136mila euro, arrontondiamo a 150mila, di risparmio all'anno per il Comune. Ne risparmierà invece più di 90mila la Provincia dove gli assessori passeranno da 9 a 7 (ma a Ferrara già sono 8) e i consiglieri da 30 a 24. Quindi 50mila euro in meno per un amministratore in meno e 40mila 800 euro per sei consiglieri in meno. Il calcolo della media, con il prezioso aiuto del ragioniere capo della Provincia Anna Previati, è stato fatto tenendo conto che 16 consiglieri provinciali hanno scelto di percepire i gettoni di presenza (75 euro a seduta) per un totale annuo di poco meno di 9mila euro e 13 hanno invece optato per un forfait di 4.851 euro annui. Ricapitolando, tra Comune e Provincia, le novità della Finanziaria (che, se saranno approvate, entreranno in vigore dalle prossime amministrative del 2009) faranno risparmiare ogni anno come minimo 250mila euro e quindi un milione e 250mila euro per ogni legislatura. Isabella Cattania - -->.

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Ridurre gli assessori e i costi della politica (sezione: Costi dei politici)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 02-10-2007)

 

NARNI LA PROPOSTA DI BRUSCHINI (CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA) "Ridurre gli assessori e i costi della politica" LA GIUNTA comunale costa caro ai cittadini e comincia a montare anche a Narni la voglia di imporre cure dimagranti a politici e rappresentanti istituzionali. E' il caso dell'esecutivo di Palazzo del Podestà e di quello dei collaboratori più stretti contro i quali tuona Forza Italia che chiede una drastica riduzione del numero degli assessori e l'eliminazione della figura del segretario particolare del sindaco. Sergio Bruschini, capogruppo forzista in Consiglio comunale, ha sbirciato nelle tasche degli amministratori narnesi e, conti alla mano, ha detto che la spesa è ormai troppo alta. "Se a livello nazionale è partita l'offensiva per tagliare i costi della politica ? osserva Bruschini ? perché mai il Comune non dovrebbe adeguarsi? La nostra giunta è composta da sette assessori, mentre ne basterebbero quattro, mentre oltre a questi c'è anche il segretario del sindaco che costa più del primo cittadino". Secondo i calcoli di Forza Italia ogni assessore a tempo pieno guadagnerebbe 1.300 euro al mese, il sindaco percepirebbe un'indennità di 3.000 euro, mentre il segretario addirittura 3.500. Mass.Cin. - -->.

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Le otto Circoscrizioni hanno le ore contate (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 02-10-2007)

 

LA NUOVA FINANZIARIA Le otto Circoscrizioni hanno le ore contate ADDIO alle Circoscrizioni. La nuova Finanziaria ne prevede infatti l'obbligo solo nei comuni con più di 250mila abitanti, tra i quali quindi non rientra Ferrara. Della loro abolizione, il Carlino si era occupato all'inizio del luglio scorso quando la loro esistenza era già stata minacciata da provvedimenti volti a tagliare i cosiddetti 'costi della politica'. Avevamo calcolato che sfiora quasi il milione di euro la cifra spesa per le otto Circoscrizioni cittadine dall'inizio dell'attuale legislatura (metà del 2004) al marzo scorso. Di questi 425.553 euro sono andati per i gettoni di presenza assegnati ai consiglieri per la partecipazione ai lavori di Consigli e Commissioni (per i primi il gettone è di 46,50 euro a seduta, per le seconde è di 25 euro) convocati nell'arco dei 33 mesi presi in esame. Gli altri 454.344 euro sono invece stati destinati alle indennità degli otto presidenti, sei dei quali a tempo pieno (percepiscono 1967,82 euro lordi al mese) e due part-time (per 983,91 euro mensili, sempre lordi). "E' del tutto inconcepibile ? aveva dichiarato in occasione dell'inchiesta del Carlino l'assessore comunale al decentramento Mariella Michelini ? che quanto si spende per il funzionamento degli organismi di democrazia partecipata possa essere messo sullo stesso piano di altri costi quali, ad esempio, le agevolazioni ai parlamentari. Abolire le Circoscrizioni sarebbe come rinnegare quarant'anni di un'esperienza cominciata proprio dalle città dell'Emilia-Romagna". Nonostante le proteste e gli appelli (compreso uno firmato dagli assessori al Decentramento di diversi Comuni d'Italia ) pare proprio che il Governo abbia deciso di rinnegare questi quarant'anni cominciati, a Ferrara, con 'istituzione dei quartieri (dai 22 iniziali di scese a 11) e che hanno visto, una ventina d'anni fa, l'entrata in vigore della legge che prevedeva le Circoscrizioni. "Si può difendere e potenziare il sistema delle Circoscrizioni ? aveva detto il sindato Gaetano Sateriale a luglio nel corso della sua relazione annuale ? riducendo il numero dei consiglieri in materia proporzionale al numero dei cittadini rappresentati e portando a cinque il numero delle Circoscrizioni". Uno spiraglio di luce che la Finanziaria 2008 sembra avere definitivamente oscurato. is.cat. - -->.

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SE LA SCURE DELLA FINANZIARIA colpirà Comuni e Province (soprattutto per le realt (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)

 

SE LA SCURE DELLA FINANZIARIA colpirà Comuni e Province (soprattutto per le realtà piccole), anche il Circondario molto probabilmente è destinato alla cura dimagrante. Il numero dei consiglieri dell'assemblea dell'ente di via Boccaccio è basato infatti sulla stessa tabella utilizzata per i Comuni. Il Circondario ha circa 125mila abitanti e quindi rientra nella fascia che attribuisce all'ente quaranta consiglieri (e tali sono al momento, più il presidente). Se passerà il taglio agli enti locali previsto dal disegno del ministro Santagata, che cosa dovrebbe accadere? Il Circondario potrebbe scendere a 32 consiglieri, pari al 20 per cento esatto. Il presidente Franco Lorenzi, diesse, nei mesi scorsi si era detto favorevole alla riduzione dei costi dell'ente di via Boccaccio. Certo il risparmio in questo caso sarà ancora più ridotto che per i Comuni e il taglio avrà un valore soprattutto simbolico. Facendo qualche calcolo 'a spanna' e senza contare i gettoni per la presenza nelle varie commissioni, quello per la partecipazione all'assemblea di ogni consigliere è di 32,54 euro. In media il numero delle sedute dell'assemblea di via Boccaccio, è di dieci-undici all'anno, più o meno una al mese. Dopo i tagli della Finanziaria, il risparmio per ogni seduta sarebbe di circa 260 euro, quindi di qualcosa di meno di 3mila euro all'anno. Decisamente, si parla di cifre tutt'altro che trascendentali. - -->.

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Di PATRICK COLGAN UNA CURA dimagrante è in arrivo per Comuni e Province, (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 02-10-2007)

 

Di PATRICK COLGAN UNA CURA dimagrante è in arrivo per Comuni e Province, con la Finanziaria. E Imola potrebbe perdere quattro consiglieri comunali e due assessori. I più colpiti dalla sforbiciata però, saranno i piccoli e piccolissimi Comuni. Il disegno di legge del ministro Giulio Santagata sul taglio dei costi della politica, più volte rinviato negli ultimi mesi, è entrato in Finanziaria. E se sarà approvato porterà al taglio di quasi il 30 per cento dei consiglieri comunali e degli assessori: in tutto circa 33mila fra poltrone e poltroncine in meno per i politici locali. Questo almeno è il quadro dipinto dal Sole 24ore che ieri ha analizzato i possibili effetti del colpo di accetta su Comuni e Province. I risparmi saranno piuttosto contenuti, in tutto circa 230 milioni di euro l'anno. Ma quello che conta, sostiene il Governo, è lanciare un messaggio. LE FORBICI colpiranno duramente i piccoli Comuni. I centri fra i 10mila e i 30mila abitanti, per esempio, subiranno un taglio secco del 25 per cento dei consiglieri comunali che da 16 passeranno a 12. Nelle città fra 50mila e 100mila abitanti come Imola, invece i tagli saranno di circa il 20 per cento. Quindi da trenta consiglieri si passerà a ventiquattro e da nove assessori a sette. Naturalmente i cambiamenti diventeranno effettivi (in caso di approvazione della Finaziaria) solo dopo le prossime elezioni amministrative. "LA NOTIZIA non mi coglie di sorpresa ? dice il sindaco Massimo Marchignoli ?, da tempo è in corso un dialogo fra Anci (l'Associazione dei Comuni italiani) e il Governo. Il taglio del venti per cento era proprio la nostra proposta". Ma c'è un distinguo: "E' giusto tagliare i costi della politica, ma non dobbiamo essere solo noi a fare i sacrifici". Per Marchignoli anche lo Stato potrebbe spendere di meno: "Il Comune di Imola può funzionare anche con qualche consigliere in meno ? afferma ? ma credo che anche lo Stato potrebbe fare la sua parte. Si potrebbe tagliare il numero dei ministri e dei sottosegretari, per esempio. Ma può essere diminuito anche il numero dei consiglieri regionali nelle regioni che li hanno aumentati, come la Toscana". IL SINDACO rivendica però di aver già fatto la sua parte: "Per legge il Comune potrebbe avere dieci assessori ma io ne ho nominati solo nove e credo che già questo sia un messaggio importante. Se poi per legge diventeranno sette, ci adegueremo ma il nostro passo lo abbiamo già fatto". PIU CRITICO il giudizio del presidente del consiglio comunale Marco Raccagna, diesse come il sindaco: "A priori non sono né a favore né contro questa novità ? afferma ?, ma mi permetto di dire che il Comune sta già facendo la sua parte. Sono dieci anni che i Comuni subiscono tagli e Imola è sempre stata dentro il patto di stabilità. Noi siamo virtuosi". RACCAGNA ha anche due obiezioni sull'entità del taglio: "Certo, con 24 consiglieri il Comune funzionerà lo stesso senza problemi ? dice ? ma mi chiedo se tutta la varietà di opinioni, di realtà, di esigenze presenti nel territorio riusciranno a essere rappresentate. In secondo luogo, si tratta di un risparmio risibile ? continua ?, basta fare due conti. Il gettone di presenza in consiglio è di 35 euro, che moltiplicato per le trenta sedute medie all'anno diventano circa mille euro a consigliere". In tutto, quindi si sta parlando di circa seimila euro l'anno. - -->.

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Assessori e consiglieri: Riduzioni ai costi dell'amministrazione (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

 

LE PREVISIONI DELLA FINANZIARIA Assessori e consiglieri: Riduzioni ai costi dell'amministrazione di EMANUELA ASTOLFI ASSESSORI e consiglieri nelle grinfie della Finanziaria 2008. I tagli imposti alla politica dalla nuova manovra che dovrà essere approvata, costringeranno 136 amministratori locali a rinunciare alle poltrone conquistate. E il loro posto non sarà rimpiazzato. Il taglio infatti ha un intento preciso: razionalizzare i costi della politica, facendo leva anche sulle cariche ricoperte a livello locale. La riduzione, nel caso in cui andasse in porto, non sarà effettiva subito, ma via via che i vari consigli saranno rinnovati all'appuntamento elettorale. E COSI da Ascoli a Palmiano, il valzer delle cariche subirà un contenimento. Dai comuni più piccoli con meno di tremila abitanti alle grandi metropoli. Ad allegerire i costi della politica di casa nostra saranno soprattutto quei comuni che hanno più di 30mila abitanti, ma meno di 50mila. I consiglieri comunali di San Benedetto del Tronto ad esempio rischiano di fare questa fine: da 30 passeranno a 22, otto posti saranno cancellati. Meno tre per gli assessori, da nove passeranno a sei. NELLA PROVINCIA di Ascoli l'esercito più consistente è quello dei comuni sotto i tremila abitanti, in totale sono sedici. Capofila Palmiano, il comune più piccolo della provincia che conta poco più di 200 residenti, ma anche Montemonaco, Montegallo e Rotella. I consiglieri passeranno da dodici a dieci, mentre gli assessori comunali da tre saranno ridotti a due. Sarà più leggera, anche se di poco, la giunta dei comuni che hanno più di tremila, ma meno di diecimila abitanti. E allora via libera ai tagli per Acquasanta, Acquaviva, Castel di Lama, Castignano, Colli del Tronto, Comunanza, Cupra marittima, Folignano, Monsampolo, Offida, Ripatransone e Spinetoli. Tutti avranno un assessore in meno e perderanno, sempre secondo quanto stabilito nella Finanziaria, quattro consiglieri comunali. A CONTI fatti, nella nostra provincia i comuni che dovrebbero dare un contributo maggiore al taglio della spesa politica saranno quelli tra i 3001 e i 10000 abitanti. Dodici comuni che perderanno in totale sessanta figure amministrative. Diversa la sorte dei centri tra i 10mila e i trentanila residenti: si passerà da venti a quattro consiglieri e da sei a quattro assessori. A livello locale è il caso di comuni come Grottammare e Monteprandone. Tra tagli alle poltrone quali saranno le sorti del capoluogo di provincia? Ascoli, stando alle nuove disposizioni previste dalla manovra del Governo, rischia di dover salutare sei consiglieri e due assessori. CHISSA come reagiranno i diretti interessati se il quadro di restrizioni alla politica locale dovesse trasformarsi in realtà? I più numerosi la giudicano una 'dieta' inutile, ribadendo che i tagli vanno fatti ad altri livelli. MA LA POLITICA dei piccoli comuni ha davvero bisogno dei numeri attuali? Il testo della legge Finanziaria da approvare sul fronte delle restrizioni sembra chiaro. A farne le spese saranno soprattutto le pubbliche amministrazioni, centrali e locali. A livello nazionale, infatti, è prevista una vera e propria sforbiciata. Meno cinque per cento del personale di enti autonomi, ministeri e agenzie fiscali. Tutti daranno un contributo. E di riflesso anche i comuni più o meno grandi dovranno fare i conti con i nuovi numeri. Una previsione che, allo stato attuale, potrebbe costringe più di cento politici locali a fare le valigie. - -->.

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Meglio eliminare gli enti inutili (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

 

LE REAZIONI: GASPARI "Meglio eliminare gli enti inutili" di PASQUALE BERGAMASCHI ? SAN BENEDETTO ? "INNANZITUTTO è una proposta ed eventualmente, quanto sarà inserito nella Finanziaria 2008 avrà un riscontro dalle prossime elezioni amministrative". Il sindaco Gaspari fa così il suo esordio alla domanda di 'cosa ne pensa sui tagli nei Comuni da 30.000 a 50.000 abitanti?'. La riduzione da 30 a 22 consiglieri comunali e da 9 a 6 assessori. Aggiunge: "Vanno ben distinti i costi della politica da abbattere, o meglio da ridurre all'osso, e i costi della democrazia che vanno invece mantenuti perché gli impegni di spesa sono decisamente irrisori". Gli esempi confortano il pensiero politico-amministrativo del primo cittadino di San Benedetto. Un consigliere comunale percepisce un gettone di presenza di 39 euro lordi, per un costo annuo lordo di poco più di 400 euro, "sempre che venisse convocato un Consiglio comunale al mese". Gli assessori che operano a tempo pieno, hanno in busta paga 1.400-1500 euro al mese lordi. "TIRANDO le somme, con 8 consiglieri in meno si risparmierebbero 3.200 euro lordi all'anno e con il taglio di 3 assessori, 50.400 euro. Complessivamente, un beneficio di 53.600 euro all'anno o poco di più. Non credo possa dissanguare le casse comunali". Per il vertice dell'Amministrazione comunale andrebbero immediatamente aboliti gli enti inutili, "a partire dal Consorzio del Bacino Imbrifero che non si sa quello che fa, per arrivare alla Commissione che vigila sull'Albo dei segretari comunali, perché sono questi i costi politici che indispongono i cittadini costretti a pagare, lo ripeto, per enti inutili. Inoltre, ma qui bisogna avere il coraggio della scelta, il Governo dovrebbe domandarsi: le Province servono o no? Immagino l'istituzione della Provincia di Fermo, con gli innegabili costi burocratici per far funzionare la macchina amministrativa". "INSOMMA, non sono contrario ai tagli politici e, insieme agli altri sindaci del Piceno, sono disposto a fare un elenco degli enti pubblici, dagli ambiti ai consorzi, da rivedere o eliminare. A San Benedetto abbiamo già operato in questo senso, portando il Consiglio di Amministrazione della Multiservizi da 5 a 3 membri e abolendo la commissione edilizi". Se dovesse passare la Finanziaria 2008? "Ridurre il numero dei consiglieri comunali da 30 a 22 e gli assessorati da 9 a 6 non cambierebbe niente. Certo ? è la conclusione del sindaco Gaspari ? sotto questi numeri è impossibile andare perché, altrimenti, si legalizzerebbe uno che comanda per tutti" . - -->.

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Bisogna tagliare ai vertici, non i piccoli (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 02-10-2007)

 

IL SINDACO DI ARQUATA DEL TRONTO "Bisogna tagliare ai vertici, non i piccoli" "TAGLIARE assessori e consiglieri dei piccoli comuni? Se l'intento è risollevare i conti pubblici credo che servirà a poco". E' un altro il nodo da sciogliere per uno dei protagonisti della politica dei piccoli comuni della provincia di Ascoli. Non si tira indietro, il sindaco di Arquata del Tronto quando si parla di costi della politica ed è pronto a mettere i numeri nero su bianco i 'numeri' che fanno la politica del suo piccolo comune. Aleandro Petrucci (nella foto) al suo secondo mandato alla guida di un paese montano che conta circa 1500 abitanti è scettico e non crede nell'utilità dell'ondata di tagli alle ammnistrazioni, previste nella manovra Finanziaria. "Un assessore del mio comune ? spiega Aleandro Petrucci ? prende 80 euro al mese per l'incarico che svolge, oltre al gettone di presenza per ogni seduta in consiglio comunale, e di sedute se ne fanno circa sei ogni anno. Pensate che tagliare questi costi possa essere un beneficio per lo Stato e per tutti i cittadini?". PETRUCCI giudica inutile la scomparsa di assessori e consiglieri: nel suo comune al di sotto del 3000 abitanti secondo le previsioni si dovrà fare a meno ci due consiglieri e un assessore. "Non sono questi i punti su cui insistere ? va avanti il sindaco ? la razionalizzazione deve riguardare i vertici della politica, le pensioni e ancora passare in rassegna tutti gli enti esistenti, a vari livellli. Non si recupera tagliando e riducendo al minimo sul piccolo". Ne è convinto il primo cittadino di Arquata che insiste anche sulla necessità di accorpare alcune realtà territoriali, contrariamente alle strategie che portano alla divisione. "I COMUNI piccolissimi che hanno meno di cinquecento abitanti dovrebbero essere accorpati ? conclude Petrucci ? e non si dovrebbe frammentare troppo creando tante piccole realtà provinciali. In questo potremmo trovare un risparmio". e.a. - -->.

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Di MARIO GRADARA STRANO che un tacchino prepari il pranzo di Natale, ma - sepp (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del 02-10-2007)

 

Di MARIO GRADARA STRANO che un tacchino prepari il pranzo di Natale, ma - seppure tra mille resistenze trasversali - si avvicina davvero la scure che taglierà alla politica del Belpaese 33mila posti (di lavoro? ahem...). Del decreto legge Santagata, nato in primavera per tradurre in pratica i tagli già indicati nella scorsa Finanziaria, s'erano perse le tracce. Resuscitato dallo tsunami-Grillo e dall'effetto "casta". Seppure in forma più soft, riprende quota. Entra nella nuova Finanziaria. E mette a dieta la politica. Sforbiciata a Quartieri (articolo in basso), società partecipate dal pubblico, Province - che qualcuno voleva addirittura eliminare bollandole come "enti inutili" - e Comuni. La Provincia di Rimini dovrà per legge ridurre gli assessori dagli attuali 7 più il presidente (ne potrebbe avere 8, è vacante la poltrona tolta a Giancarlo Rossi di Rifondazione), scenderà a 6. I consiglieri provinciali dovranno diminuire dagli attuali 24 a 20. "No comment", si limita a dire il presidente della Provincia, Nando Fabbri. La scure di Santagata colpisce per fasce. Dovrà dimagrire anche il Comune di Rimini, che ha oggi 12 assessori più il sindaco, per la new entry di Vittorio Buldrini di Rifondazione, e possibilità di un ulteriore assessore. Lo Statuto è stato modificato apposta nei mesi scorsi. Al massimo ci saranno 10 poltrone, più il sindaco. Per dare un'idea del "sacrificio", a Rimini il primo cittadino ha uno stipendio netto sui 4.700 euro. Il vicesindaco 2.800, gli assessori 2.300 euro al mese. I consiglieri non hanno stipendi ma gettoni di presenza. Coi quali, tra consigli comunali e commissioni più o meno repentine, accumulano cifre "dignitose". Riccione ha 9 assessori più il sindaco. Qui - nella fascia di Comuni tra 30mila e 50mila abitanti - s'accanisce il terapeuta Santagata. C'è il taglio più grosso: la Perla Verde dovrà accontentarsi di venir governata da 6 assessori più il sindaco. E i consiglieri scenderanno, dopo la cura, da 30 a 22! Bella sfoltita anche a Bellaria, Cattolica, Santarcangelo e Misano. Dovranno dimagrire a soli 4 assessori (oggi ne hanno 6 o 7). Addio a 2-3 stipendi netti sui 1.200-1.300 euro. E i consilieri scenderanno da 20 a 16. Sopravviveremo? - -->.

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Nessuna modifica possibile (sezione: Costi dei politici)

( da "Giornale di Vicenza, Il" del 02-10-2007)

 

CONFINDUSTRIA. Visti negativamente i movimenti sindacali per arrivare a un "via libera" "Nessuna modifica possibile" ROMA Dal fronte industriale arriva il "no" a qualsiasi possibilità di modificare il protocollo firmato a luglio. "Ipotesi di intervenire sull'accordo? Nessuna", ha tagliato corto il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo. I movimenti sindacali per arrivare a un via libera sono visti molto negativamente in Confindustria. "E un testo che non può essere modificato", spiega Montezemolo che invece fa segnare un'apertura sulla manovra. "Sul fisco e la riduzione delle tasse alle imprese e cioè sullo sviluppo e la crescita del Paese si è andati sulla strada giusta", anche se è necessario "cominciare a restituire in busta paga le tasse a chi le paga regolarmente come i lavoratori". Anche per il ministro del commercio internazionale e politiche europee, Emma Bonino, "il protocollo non può essere rimesso unilateralmente in discussione". Intanto si viene a sapere che il governo ha "in corso di preparazione" cinque ddl collegati alla Finanziaria 2008. Il primo è quello che attua il protocollo sul welfare che, come preannunciato, "sarà presentato entro ottobre". E inoltre previsto un ddl che "interviene sui costi della politica e sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione"; uno che "riorganizza l'intervento pubblico in materia di sostegno ai non autosufficienti e nel campo delle politiche sociali e della famiglia"; uno che "reca interventi per la razionalizzazione e l'ammodernamento del sistema sanitario nazionale"; e uno che "reca misure organizzative e procedurali in materia di infrastrutture, ambiente e assetto e mobilità sul territorio". Questi provvedimenti "saranno presentati al più tardi entro il termine del 15 novembre".

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"Via dai Comuni 584 consiglieri" (sezione: Costi dei politici)

( da "Stampa, La" del 02-10-2007)

 

Il caso Nella "Granda" sono 209 i paesi sotto 3 mila abitanti MENO SEGGI ENTRATA IN VIGORE La Finanziaria 2008 riduce assemblee e giunte PAOLA SCOLA "Via dai Comuni 584 consiglieri" Secondo i parametri spariranno 258 posti negli esecutivi Se la norma passa verrà applicata alla prossime elezioni CUNEO "Piccoli Comuni: da risorsa a ricchezza". E' il tema scelto per la 3? festa nazionale dei Piccoli Comuni d'Italia, che si svolgerà a Vicoforte dal 12 al 14 ottobre. Ad ospitare i lavori sarà la Casa Regina Montis Regalis, accanto alla basilica. Coincide con la festa anche la 7? conferenza nazionale dell'Anpci (associazione nazionale piccoli Comuni). I convegni inizieranno venerdì 12, alle 16,30, con il salute del sindaco Gian Pietro Gasco, che riceverà dal collega di Valledoria la "chiave dei Piccoli Comuni Anpci", che spetta al paese ospitante. Poi la relazione del presidente nazionale Franca Biglio. Alla festa hanno assicurato la presenza i ministri Linda Lanzillotta, Luigi Nicolais e Alfonso Pecoraro Scanio. Manca ancora la conferma di Clemente Mastella. Sabato, alle 12, sarà consegnata la "Chiave dei Piccoli Comuni" all'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Tanti quanti gli abitanti di un paese. Uno dei 209 Comuni della "Granda" (su un totale di 250) che hanno meno di tremila residenti. E' l'"esercito" dei consiglieri comunali che, se entrerà in vigore quanto previsto nella Finanziaria 2008, verranno "cancellati" dai municipi del Cuneese. A livello nazionale i "posti in meno" saranno 33 mila, nella provincia di Cuneo - tenendo come riferimento per le fasce di popolazione i dati ufficiali del censimento Istat 2001 - si dovranno tagliare 584 seggi consiliari e 258 incarichi da assessore. Se il provvedimento diventasse operativo, la "scure" si abbatterebbe anche sui Consigli provinciali: per la "Granda" - tra 300 e 700 mila abitanti - si passerebbe dagli attuali 30 a 24 consiglieri, con 7 assessori nell'esecutivo. Giunta e assemblee più "snelle", con la riduzione più consistente soprattutto nella fascia da 30.001 a 50.000 residenti (quella di cui fa parte ora Alba, che però nell'ultimo censimento figurava ancora sotto la soglia): da 30 a 22 eletti in Consiglio, da 9 a 6 assessori. Ma da quando? "La ragionevolezza dovrebbe far prevedere norme transitorie, sulla base delle quali il provvedimento diventi efficace alla prima elezione dopo l'entrata in vigore - spiega l'avvocato Pier Carlo Barale -. E' impensabile ipotizzare una decadenza automatica dei consiglieri eccedenti, anche perché rappresenterebbe un'intromissione nella libera espressione dei cittadini. Sotto il profilo della correttezza costituzionale e della logica, la norma andrebbe applicata dalla prima tornata elettorale successiva. Poi i Comuni interverranno a modificare e adeguare regolamenti e statuti". Se la previsione diventerà operativa, nella "Granda" - proprio per la polverizzazione di Comuni e la presenza di tanti micro-municipi - le "forbici" si faranno sentire in maniera consistente rispetto a tutte le altre zone d'Italia. "Ma non è certo così che si risolve il problema dei costi della politica - sbotta Franca Biglio, presidente nazionale e provinciale dell'Anpci, che raggruppa i piccoli Comuni -. Sono assolutamente contraria. Anzi, sono favorevole a una misura simile nelle grandi città, dove i consiglieri costano un patrimonio e non hanno un gran lavoro. Nei paesi, invece, gli eletti in Consiglio comunale costituiscono prima di tutto una sorta di manodopera gratuita per il territorio. Pensiamo all'alluvione del '94: i primi a intervenire per dare soccorso alla gente erano stati proprio gli amministratori". A quanto ammonta il "gettone" di un consigliere in un piccolo Comune? La Biglio, che è anche vicesindaco a Marsaglia (316 residenti all'ultimo censimento): "Forse 18 euro lordi a seduta, ma non lo so, perché qui non lo ritira nessuno. Eppure sono dodici persone che lavorano per il paese in ogni occasione, nelle feste come nelle calamità. Lo dirò davanti a ministri e politici la prossima settimana, alla nostra festa nazionale, a Vicoforte". In un municipio come Mondovì - 21.880 residenti secondo Istat 2001 - i consiglieri comunali hanno diritto a 23 euro lordi a seduta (a Cuneo, oltre la soglia dei 50 mila abitanti, sono 35 lordi). "Non è quello il costo della politica - commenta il sindaco Stefano Viglione (Forza Italia), anche assessore provinciale -. I costi si riducono a livello di Regione e Parlamento, non sugli enti locali minori". E ancora: "I tagli sui Consigli comunali sono un errore per la rappresentatività del territorio, diminuirebbero la capacità dell'assemblea di interfacciarsi con esso. Per la giunta, invece, ci potrebbero anche stare, ma con altri indirizzi: un esecutivo ridotto, ma altamente qualificato, con tecnici". E si affretta ad aggiungere: "Nella realtà gli assessori lavorano intensamente, lo sto verificando ogni giorno con le persone impegnate insieme a me". "Bisogna distinguere tra le città metropolitane e gli altri Comuni - sottolinea Pierpaolo Varrone (Margherita), sindaco di Borgo San Dalmazzo e consigliere provinciale -. Nelle città metropolitane anche i consiglieri comunali hanno una vera retribuzione, mentre nei nostri centri è un'attività soprattutto di volontariato. Non sono questi i veri costi della politica, su cui operare tagli. Non è una piccola riduzione nei numeri che cambia la capacità di funzionare, ma occorre tener conto che già oggi, nelle realtà amministrative più piccole, è sempre più difficile operare in modo efficace".

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Spariscono le Circoscrizioni e diminuiscono i consiglieri comunali e provinciali. La Finanziaria 200 (sezione: Costi dei politici)

( da "Stampa, La" del 02-10-2007)

 

8 prevede consistenti tagli agli enti locali per garantire i risparmi imposti da esigenze di bilancio e "di piazza". Il malcontento per i costi della politica infatti è in continua crescita e anche risparmi contenuti possono essere accolti con entusiasmo. Complessivamente la manovra a livello nazionale garantirà il taglio di 33 mila poltrone. A Savona la novità più importante consisterà nell'eliminazione delle cinque Circoscrizioni che infatti diventeranno una prerogativa solo di dodici città metropolitane. Il mantenimento delle Circoscrizioni resterà facoltativo solo nei centri che abbiano fra 100 e 250 mila abitanti. Per tutti gli altri sarà obbligatoria la cancellazione. Oggi invece le Circoscrizioni erano facoltative fra i 30 e 100 mila abitanti e Savona, in omaggio all'importante tradizione di decentramento le aveva subito istituite. Bisogna anche dire che da parecchi anni il Comune aveva cercato di ridurle da 5 a 3 ma la riforma aveva sempre incontrato fiere resistenze. Saranno destinati a subire tagli anche i Consigli. Quello del Comune dovrebbe essere ridotto a 24 persone (oggi è di 40 più il sindaco) mentre quello della Provincia passerà da 24 a 20. Anche la giunta di Savona dovrà nuovamente scendere da 9 a 7 assessori e quella della Provincia dovrà ridursi a 6. Modifiche che avranno notevole incidenza sui bilanci, basti pensare che in Comune una delle poche voci sfuggita al controllo della spesa è proprio quella dei gettoni di presenza.

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Pd 'sfrattato' da sicurezza e casta (sezione: Costi dei politici)

( da "Gazzetta di Modena, La" del 02-10-2007)

 

Cronaca Pd 'sfrattato' da sicurezza e casta Nuovo partito messo in ombra dai temi del giorno Delusione tra alcuni degli intervenuti per il cambio di tema L'altra sera al Baluardo della Cittadella, si è tenuto l'incontro con i candidati regionali al Pd. Caronna, Palma Conti e Antonio La Forgia i grandi protagonisti. Il tema centrale le prospettive del nuovo partito di sinistra, è stato abilmente eluso, ed il dibattito si è concentrato su tematiche di stretta attualità. Sicurezza, anti-politica e 'Bologna capitale' sono ormai temi conosciuti da tutti i cittadini, che vorrebbero sentire dai loro rappresentanti un pò di sana autocritica. Da bolognese doc, La Forgia ha sottolineato l'importanza della presenza sul territorio emiliano-romagnolo di un grande capoluogo, Bologna, senza, però, dimenticare l'importanza strategica di tutte le altre città. Per il candidato 'pro-Rosy' si può parlare di 'una galassia intorno ad una capitale'. Di tutt'altra opinione la modenese Palma Costi, che alla domanda "Cosa sacrificheresti tra la Prefettura e la Provincia?" risponde "La Prefettura", anche se dice che per il bene del Paese lascerebbe persino la sua attuale carica di assessore alla Provincia. E i costi della politica, tanto denunciati dal libro 'La casta' di Rizzo e Stella, diminuiranno? Il problema tocca Modena in prima persona e la proposta legislativa di aumentare il numero dei consiglieri da 50 a 67 desta molte preoccupazioni nei portafogli dei cittadini. Ecco perchè, per la Costi, è fondamentale mantenere lo status quo delle cose, per evitare sprechi eccessivi. Per non parlare poi del tema sicurezza, che vede come grande protagonista nazionale Sergio Cofferati, attuale sindaco di Bologna. La sicurezza, quindi, è di destra o di sinistra? Per La Forgia la sicurezza urbana può essere divisa in due maxi-temi: il contrasto alla criminalità, di cui si deve occupare la polizia, ed il cosiddetto decoro urbano. "I cittadini devono riappropriarsi delle città, è un loro diritto!". Non mancano casi mediatici, continua La Forgia, dove ci si accanisce sul sindaco senza analizzare a fondo un problema che tocca tutte le grandi città, Modena inclusa. Per Caronna, pro-Veltroni, invece di dibattere di sicurezza bisognerebbe concentrarsi sui valori chiave del Partito Democratico, primo fra tutti l'uguaglianza. "Nel 2007, l'anno dello sviluppo tecnologico, nel mondo come in Italia, la forbice tra ricchi e poveri si è enormemente allargata, i redditi in Italia sono così diseguali che si può parlare di ingiustizia sociale. Non dimentichiamo,inoltre, che il nostro paese ha un tasso di mobilità giovanile pari a zero! Il Pd, investendo nei giovani, cerca di dare loro fiducia in futuro che sembra ormai predestinato". Caronna promette: "Il tema della meritocrazia sarà al centro del nuovo partito". La Forgia ribatte e spiega che la meritocrazia deve essere applicata. Arrivando finalmente alla questione del Partito Democratico il moderatore ricorda che Walter Veltroni anche di recente ha invitato i vari candidati a moderare i termini, chiedendo uno "stop alle polemiche". La Forgia, però, non ci sta e denuncia palesemente i cosiddetti 'occupanti', vale a dire quegli alti dirigenti politici dei Ds e della Margherita che garantiscono l'immutabilità dell'assetto politico precedente. "Non dobbiamo dimenticare - ricorda La Forgia - che il Partito Democratico si propone come rinnovatore di una politica logora e antica: il successo dell'iniziativa '50 e 50' ne è il simbolo". E non può che riallacciarsi al discorso donne e politica, Palma Costi, che dopo aver sottolineato il successo dell'iniziativa democratica, ne sottolinea alcuni gravi falli. "Come mai - ha chiesto - nella alte cariche politiche e dirigenziali le donne non si vedono ancora?" (Ylenia Guerra).

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Riggio dice no al cumulo (sezione: Costi dei politici)

( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 233, pag. 7 del 2/10/2007 Autore: Loredana Rosati - Capo ufficio stampa Enac Visualizza la pagina in PDF       La Lettera. Riggio dice no al cumulo Con riferimento all'articolo pubblicato in data 28 settembre u.s. dal titolo “La carica degli ex per un posto in cda. Come unire vitalizio e gettone di presenza” a firma di Stefano Sansonetti, il Presidente dell'Enac, Vito Riggio, informa di essere favorevole alla sospensione del vitalizio da ex parlamentari nei confronti di coloro che, come lui, assumano altri incarichi. Riggio, come già comunicato alle istituzioni di riferimento, accoglierà con favore quanto in merito vorranno decidere gli organi competenti che, peraltro, stanno già elaborando una direttiva in tal senso.Loredana Rosati - Capo ufficio stampa Enac.

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Sui rimborsi elettorali c'è il trucco (sezione: Costi dei politici)

( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Primo Piano Numero 233, pag. 5 del 2/10/2007 Autore: di Stefano Sansonetti Visualizza la pagina in PDF       La Finanziaria prima dà e poi toglie. In più non cambia la legge che distribuisce le risorse globali. Sui rimborsi elettorali c'è il trucco Il taglio del 10% dei soldi ai partiti annullato come per magia Sembra proprio l'ennesima alchimia normativa. Prima si mette un po' di sale per rendere il prodotto più saporito; poi si aggiunge un po' di zucchero per addolcire il primo effetto. E quindi per annullarlo quasi del tutto. Ha il gusto di un autentico saggio di ingegneria legislativa quello che è andato in scena a proposito del taglio dei rimborsi elettorali ai partiti. Il palcoscenico della rappresentazione, neanche a dirlo, la legge finanziaria per il 2008 approvata dal consiglio dei ministri di venerdì scorso. A un certo punto della riunione fiume, il ministro per l'attuazione del programma, Giulio Santagata, aveva annunciato che tra le misure di contenimento dei costi della politica figurava anche una sforbiciata del 10% al finanziamento dei partiti. Passano un paio di giorni e si scopre che, nel testo che reca il bollino della Ragioneria generale dello stato e che è arrivato al senato, c'è un tocco di magia. Anzi due. è vero che l'autorizzazione di spesa per i rimborsi, come dice l'art. 36, comma 2, del ddl Finanziaria, "è ridotta di 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2008". Peccato, però, che il comma 1 dello stesso articolo provveda poco prima a sopprimere il fondo di garanzia sui debiti contratti dai partiti politici (art. 6-bis della legge 157/99). Ma dove vanno a finire i soldi di questo fondo? Si incarica di rispondere lo stesso comma 1 dell'art. 36 della Finanziaria: "Le relative disponibilità confluiscono nei fondi per il rimborso da attribuire ai movimenti e ai partiti politici". Insomma, prima aggiungo al comma 1 e poi tolgo al comma 2.Seconda magia. La normativa che disciplina i meccanismi di rimborso ai partiti (legge 157/99 e legge 515/93) stabilisce che va stanziato un euro all'anno per ogni iscritto alle liste elettorali. Le risorse così ottenute si ripartiscono tra i vari partiti sulla base dei voti ottenuti. La legge finanziaria fresca di approvazione, in sostanza, si guarda bene dal toccare questa impalcatura, che quindi rimane assolutamente in vigore. In poche parole, questo significa che ogni partito potrebbe rivendicarne l'applicazione. Con il pericolo concreto che anche per questa via si arrivi a sterilizzare il taglio del 10% operato all'interno dell'articolo 36 della Finanziaria 2008. C'è chi però non si dice d'accordo con questa preoccupazione. Per esempio il re dei tesorieri, Ugo Sposetti, colui che ha risanato le casse del fu Pci oggi Ds. "Non credo proprio che ci sia un problema simile", dice Sposetti a proposito di questo secondo aspetto: "Una volta che si arriva alla determinazione delle risorse da ripartire, queste vengono diminuite del 10% e buonanotte". Per altri, invece, la questione sembrerebbe porsi. Se invece, come sostiene il tesoriere dei Ds, c'è effettivamente una sforbiciata ai rimborsi, a subirne le conseguenze più pesanti potrebbe essere Forza Italia. Nell'aprile del 2007, infatti, il tesoriere azzurro Rocco Crimi ha dato il la a un'autentica cartolarizzazione dei crediti. Con l'obiettivo di far quadrare i conti del partito, in pratica, è stata decisa la cessione dei crediti da rimborsi elettorali vantati dal partito. In tutto si tratta di 103 milioni di euro ceduti a Intesa Sanpaolo (si veda ItaliaOggi del 29 giungo 2007). Su questo meccanismo, naturalmente, potrebbe incidere in negativo il taglio sul flusso dei rimborsi operato dall'articolo 36 del ddl Finanziaria. Sempre che sia valida la tesi di Sposetti. Altrimenti anche gli azzurri potranno stare tranquilli: la loro cartolarizzazione non corre alcun rischio. (riproduzione riservata).

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Si meritano un altro V-day (sezione: Costi dei politici)

( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi Numero 233, pag. 1 del 2/10/2007 Autore: di Franco Bechis Visualizza la pagina in PDF     Si meritano un altro V-day Finisce in burla il taglio ai costi dei politici. Sono più cari di prima Bozza della legge finanziaria in entrata al consiglio dei ministri, misura draconiana: azzerati tutti i consigli di amministrazione delle società pubbliche. Al loro posto un amministratore unico. Il testo a palazzo Chigi subisce uno scossone. Ed esce con tante scuse all'orda di politici-consiglieri di amministrazione a cui si era pensato di togliere la poltroncina. Resta un invito a moderarsi un po', magari a limitarsi a consigli più snelli in futuro, da 5-7 posti massimo. Così è finita per tutto. Di quel miliardo di euro di tagli ai costi della politica annunciato dal governo il prossimo anno diventerà reale poco o nulla. Una manciata di milioni. Una burla. Fieno in cascina per Beppe Grillo & il popolo del Vaffa-day (...) Una delle poche misure che sembrerebbe entrare in vigore l'anno prossimo è lo strombazzato taglio del 10% ai rimborsi elettorali dei partiti. Bene. Non è vero. La Finanziaria prima fa confluire nella spesa di quella legge i proventi di un fondo di garanzia dello stato sul fallimento dei partiti, poi toglie 20 milioni. Foraggia e toglie. Ma non modifica una sola parola della legge, compreso il calcolo per avere il rimborso. Tutti i partiti, cui non è stato tagliato nulla, continueranno a ricevere quello che avevano prima. Una beffa in più. Non dissimile a tutte quelle già viste all'opera sulla stessa materia per responsabilità di questo governo o di quello precedente. Più o meno come l'ultimo atto della scorsa legislatura: il taglio del 10% dell'indennità parlamentare effettuato lo stesso giorno in cui aumentava del 10%. Una burla. Come burlesco è tutto il balletto delle dichiarazioni, addirittura accuse e controaccuse dei leader della politica italiana: Fausto Bertinotti contro Piero Fassino ecc... E nessuno che si fa una domanda semplice semplice: ma scusate, se Fassino, Rutelli, D'Alema, Prodi, Fini, Berlusconi, Di Pietro, Diliberto, insomma tutti sono d'accordo per ridurre i costi della politica, perché non lo fanno? Perché quando si passa all'azione Prodi vi spiegherà che sì, lui vorrebbe, ma c'è l'autonomia del parlamento. Per Bertinotti c'è un'autonomia in più da rispettare: la coscienza dei singoli parlamentari. Così nessuno fa nulla. E si inventano leggi che non esistono per giustificare l'ingiustificabile. Gli aumenti delle indennità parlamentari? Agganciate per legge a quelle dei magistrati, dicono loro. Ah, sì? Quale legge? Non c'è nessuna legge che dica questo. Lo hanno stabilito loro, con una delibera segreta degli uffici di presidenza di camera e senato. Non ha alcun valore di legge, e nemmeno regolamentare. Possono approvarne un'altra oggi che dice l'esatto opposto. Che ci vuole per farlo, on . Fassino, on. Di Pietro, on. Fini? Imponetelo ai vostri che siedono lì. E fate approvare un'altra delibera di semplice buonconstume: ai parlamentari si rimborsa solo ciò che è giustificato da una ricevuta fiscale: albergo, taxi, affitto. Potete farlo domani...Franco Bechis.

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Sindaci esenti da irap (sezione: Costi dei politici)

( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Imposte e Tasse Numero 233, pag. 38 del 2/10/2007 Autore: Francesco Cerisano Visualizza la pagina in PDF     sindaci esenti da irap Esenti da Irap le indennità degli amministratori locali. I compensi erogati dal comune sono qualificabili come redditi assimilati a lavoro dipendente, con la conseguenza che sui percettori non può gravare alcuna somma a titolo di imposta regionale sulle attività produttive. Lo ha chiarito l'Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 274 del 28 settembre 2007 nella quale ha risposto a un'istanza di interpello del dipartimento affari interni e territoriali del Viminale. Il ministero dell'interno ha chiesto chiarimenti sul corretto trattamento fiscale delle indennità e dei gettoni di presenza percepiti dagli amministratori locali (ma anche dai commissari prefettizi e dagli organi straordinari) per l'esercizio delle loro funzioni. L'Agenzia delle entrate, dopo aver ribadito che ai sensi della normativa Irap (dlgs 446/1997) le amministrazioni pubbliche devono ritenersi soggetti passivi d'imposta, ha operato un distinguo tra i compensi erogati per l'esercizio di pubbliche funzioni (per esempio, gli emolumenti agli organi straordinari di liquidazione), disciplinati dalla lettera f) dell'art. 50 del Tuir, e le indennità per cariche elettive, previste invece dalla lettera g) della stessa norma. I primi costituiscono redditi assimilati al lavoro dipendente solo a condizione che le prestazioni non siano rese da soggetti che esercitano abitualmente un'arte o una professione e non siano state effettuate nell'esercizio di impresa commerciale. Nel caso delle indennità per cariche elettive, invece, ha chiarito l'Agenzia, "risulta irrilevante l'ulteriore attività esercitata dal percettore di reddito". Trattandosi dunque di redditi assimilati al lavoro dipendente, "sui soggetti percettori non può gravare nessuna somma a titolo di Irap". Infatti, "l'art. 2 del dlgs 446/1997", ha precisato l'Agenzia diretta da Massimo Romano, "stabilisce che il presupposto per l'applicazione dell'Irap è costituito dall'esercizio abituale di un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione e allo scambio di beni o alla prestazione di servizi. Detto presupposto non può pertanto configurarsi per i soggetti che percepiscono compensi assimilati al lavoro dipendente, la cui attività non è riconducibile a quella prevista dalla disposizione". "Il presupposto impositivo", ha concluso l'Agenzia delle entrate, "si realizza pertanto nei confronti del comune in quanto amministrazione pubblica". riproduzione riservata.

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Autonomie locali, tagli al futuro (sezione: Costi dei politici)

( da "Italia Oggi" del 02-10-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Diritto e Fisco Numero 233, pag. 36 del 2/10/2007 Autore: di Luigi Oliveri Visualizza la pagina in PDF       FINANZIARIA 2008/ E per gli amministratori arriva un rimborso spese omnnicomprensivo Autonomie locali, tagli al futuro La riduzione dei consigli scatta dalle prime elezioni utili Cura dimagrante per le spese della politica negli enti locali. Il disegno di legge finanziaria per il 2008 riprende alcune delle disposizioni contenute nel disegno di legge Santagata di questa estate, che a sua volta aveva riproposte alcune norme inizialmente inserite, e poi stralciate, nella legge finanziaria per 2007. L'obiettivo è la riduzione dei costi connessi allo svolgimento delle funzioni degli organi elettivi degli enti locali, modificando in modo sensibile il capo del dlgs 267/2000 dedicato allo status degli amministratori, in attesa di ulteriori eventuali modifiche da parte proprio del disegno di legge Santagata o del codice delle autonomie. Consigli circoscrizionali. I consigli circoscrizionali divengono obbligatori solo nei comuni con popolazione di almeno 250 mila abitanti. La soglia minima della popolazione comunale, per l'istituzione delle circoscrizioni, attualmente individuata in 100 mila abitanti dall'articolo 17, comma 1, del dlgs 267/2000, viene portata, infatti, a 250 mila abitanti. Nei comuni con popolazione compresa tra i 100 mila e i 250 mila abitanti l'istituzione delle circoscrizioni diviene facoltativa. Al di sotto dei 100 mila abitanti (la soglia attuale è 30 mila abitanti) non sarà possibile attivare le circoscrizioni. In compenso, la soglia della popolazione comunale prevista dall'articolo 17, comma 5, del dlgs 267/2000 per introdurre maggiori forme di decentramento ed autonomia nelle circoscrizioni, viene abbassata da 300 mila a 250 mila abitanti. Le disposizioni del disegno di legge finanziaria sono più permissive del ddl Santagata, che impediva drasticamente di costituire circoscrizioni nei comuni con meno di 250 mila ed, inoltre, conteneva il divieto di prevedere gettoni di presenza per i consiglieri circoscrizionali. La disposizione sarà operativa, comunque, solo a decorrere dalle prime elezioni comunali e provinciali successive alla data di entrata in vigore della legge finanziaria. Riduzione delle indennità di funzione. Tagli particolarmente incisivi riguardano le indennità di funzione degli amministratori. La norma transitoria del disegno di legge stabilisce che giunte e consigli entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore, dovranno ridurre gli importi delle indennità e dei gettoni di presenza, eventualmente aumentati in applicazione del dm 119/2000, per adeguarli agli imposti massimi previsti dal medesimo decreto, che dunque divengono cogenti. Implicitamente, si elimina la facoltà di incrementare tali indennità, consentita dall'articolo 82, comma 11, del dlgs 267/2000. Anche in questo caso, il disegno di legge finanziaria per il 2008 è più morbido del ddl Santagata, che prevedeva esplicitamente l'abrogazione del citato comma 11 dell'articolo 82, ed eliminava la possibilità di assegnare l'indennità di funzione non sarà più dovuta per gli assessori delle unioni di comuni, dei consorzi tra enti locali e delle comunità montane. Rimborsi spese e indennità di missione. Niente più indennità di missione per gli amministratori locali. Al suo posto, solo un rimborso forfettario onnicomprensivo delle spese, la cui misura sarà fissata da un decreto del ministro dell'interno e del ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza stato-città e autonomie locali. Resta, comunque, il rimborso delle spese di viaggio effettivamente documentate. Riduzione dei componenti di giunte e consigli. Altra misura per il contenimento delle spese è la riduzione del numero dei membri dei consigli comunali e provinciali, nonché delle giunte. Si salvano dai tagli i comuni di maggiori dimensioni, perché il numero dei consiglieri resta uguale ad oggi nei comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti, nelle rispettive fasce. Si riducono, invece, da 40 a 32 i consiglieri nei comuni con popolazione fino a 100 mila abitanti; da 30 a 22 nei comuni con popolazione fino a 30 mila abitanti, da 20 a 16 nei comuni con popolazione fino 10 mila abitanti, da 16 a 12 nei comuni con popolazione fino 3 mila abitanti, da 12 a 10 negli altri comuni. Anche nelle province il numero dei consiglieri si ridurrà, passando da 45 a 36 nelle province con popolazione superiore a 1.400.000 abitanti, da 36 a 28 nelle province con popolazione superiore a 700 mila abitanti, da 30 a 24 nelle province con popolazione superiore a 300 mila abitanti, da 24 a 20 nelle altre province. Per quanto riguarda le giunte, attualmente il Testo unico consente agli statuti di prevedere il numero dei componenti, che non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a sedici unità. Il disegno di legge finanziaria prevede, invece, che il numero massimo dei componenti delle giunte non sia superiore a 12. Anche questa disposizione sarà operativa, comunque, solo a decorrere dalle prime elezioni comunali e provinciali successive alla data di entrata in vigore della legge finanziaria. riproduzione riservata.

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Tagliamo a metà lo stipendio dei politici (sezione: Costi dei politici)

( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)

 

Di Renzo Mazzaro "Tagliamo a metà lo stipendio dei politici" Parte una raccolta di firme nel Veneto lanciata da un comitato "Tèra Nostra" VENEZIA. Avanti popolo. Non sarà un augurio tanto gradito per l'ex leghista che capeggia il gruppetto, ma di questo si tratta. Il popolo si è alzato in piedi e vuole tagliare a metà gli stipendi dei consiglieri regionali: poche balle, 2.709,73 euro al mese rivalutabili solo con gli indici Istat. Stop a leggi e leggine e scatti automatici provocati dall'aggancio ai parlamentari, a loro volta agganciati ai magistrati. Stop a diaria e altre indennità. Stop alle auto blu. Un gettone di presenza di 100 euro a seduta (300 per i presidenti, largheggiamo). E rimborsi spese solo per chi viaggia con i mezzi pubblici. Così vuole il popolo. Il popolo sono tre persone per il momento: Antonio Zanchin di Santa Giustina in Colle, Maurizio D'Este di Padova e Francesca Furlanetto di Treviso. I tre si sono presentati ieri mattina a palazzo Ferro Fini per consegnare una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo "Riforma del trattamento indennitario dei consiglieri regionali di cui alla legge regionale 30 gennaio 1997 numero 5 e successive modifiche". Dovranno raccogliere almeno 5.000 firme entro i prossimi 6 mesi. Poi se ne riparlerà, nel senso che ad occuparsene dovranno essere i consiglieri de cuius tagliandum est. Fate voi. E' seguita foto ricordo con sfondo sul Canal Grande. E comunicato ufficiale ai giornali. Punto fine, il popolo è tornato a casa. La notizia è tutta qua. Per il momento. I precedenti. E non è neanche una novità. Dall'insediamento della giunta Galan-ter (estate del 2005) le proposte di ridurre gli emolumenti ai consiglieri regionali hanno fatto versare più inchiostro di quello servito al Manzoni per i Promessi Sposi. I quali, com'è noto, alla fine si sposano. Qui invece gli stipendi non si toccano. Il primo a parlare di taglio a metà era stato Mariangelo Foggiato del Pne, seguito dai leghisti Toni Da Re e Mara Bizzotto, dall'intero gruppo leghista, da Raffaele Zanon di An, dall'ufficio di presidenza del Consiglio che dopo le polemiche aveva unificato tutte le proposte mandando in aula un testo condiviso, alla fine votato. Col risultato di diminuire liquidazioni e pensioni ma senza sfiorare gli stipendi. I quali si aggirano sui 10.000 euro netti al mese, metà esentasse, perché pagati sotto forma di diaria o rimborsi spese. Stop alle auto blu. Nonostante questi precedenti, è bello sognare: perché tre quidam de populo non potrebbero dare un colpo al sistema più forte di un Beppe Grillo e perfino di un Gian Antonio Stella? Bisogna riconoscere che non è priva di fascino l'idea di appiedare di colpo assessori e consiglieri regionali, prevedendo il rimborso spese solo se viaggiano con mezzi pubblici: treno, autobus o vaporetto. Avremmo realizzato in un lampo la democrazia dei trasporti. Ve li immaginate gli assessori veneti costretti a prendere tutte le mattine il treno, non solo qualche giorno all'anno come fa l'assessore Renato Chisso, quando i pendolari inondano di lettere e di petizioni i giornali e bisogna appioppare qualche multa a Trenitalia. Tutti i santi giorni. Andata e ritorno. Così la classe politica regionale potrebbe parlare con cognizione di causa della "locomotiva veneta" che traina il Paese. E della sua velocità reale. Riducendo a metà, oltre allo stipendio, anche gli impegni e gli appuntamenti, perdendo coincidenze e opportunità, perché tutto salta se sei in coda o in ritardo. E lo sei sempre. E nessuno guida per te. L'intervista. Presentatore ufficiale della proposta è Antonio Zanchin, 58 anni, sposato, tre figli, consigliere comunale a Santa Giustina in Colle. "Il paese di Vittorio Casarin" dice. Magari anche lei - chiediamo - era iscritto alla Dc? "Mai stato. A meno che non mi abbiano iscritto a mia insaputa. Ho cominciato a fare politica con la Lega nel 1992 ma sono uscito l'anno scorso, con altri 60 dell'Alta Padovana". Perché? "Perché la Lega è diventata un partito come gli altri. Non hanno mantenuto la parola. Non ci sono veneti che lavorano per il Veneto". Su, non è mai andata così: al massimo il Veneto lavora per la Lombardia. "Sì e noi veneti siamo stati così c... da dare i voti. Abbiamo perso soldi e salute per credere a un sogno". Soldi quanti? "C'è anche chi ha perso cento milioni con la Banca del Nord. Tutta la liquidazione, i risparmi. E si è rovinato la vita". Sono leghisti anche D'Este e la Furlanetto? "No, abbiamo costituito un comitato trasversale che si chiama Tèra Nostra, con una r sola. Cerchiamo le firme di tutti. Pensiamo di raccoglierne centomila, altro che cinquemila". I consiglieri regionali faranno polpette della vostra proposta. "Mica vero, guardi il regolamento: la proposta di legge d'iniziativa popolare non può essere modificata. Devono votarla o respingerla". Non può essere modificata in istruttoria ma in aula faranno polpette. "Vedremo cosa avranno il coraggio di fare. Sono loro che dicono di tagliare". Lei che mestiere fa? "Il macellatore". Sarebbe il macellaio? "No, il macellatore vero e proprio. Ho un macello privato". Ah, il boia del mondo animale. E vorrebbe trasferirsi in quello politico: un colpo secco, è così che si fa? "Sì. Io non ho mai sbagliato un colpo e cerco di non fare male alla bestia. Qui è diverso, l'albero è grosso, un colpo solo non basta". Lei guadagna più o meno di 2.709,73 euro al mese? "Se lavoro anche di più. Se non lavoro non guadagno niente". Ps. Per saperne di più c'è il sito www.iniziativacivica.org.

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Veneto: 2.800 poltrone da eliminare - matteo marian (sezione: Costi dei politici)

( da "Nuova Venezia, La" del 02-10-2007)

 

La manovra varata dal Consiglio dei ministri prevede una stretta sulle cariche: sono i piccoli municipi i più colpiti Veneto: 2.800 poltrone da eliminare Comuni e Province devono ridurre il numero di assessori e consiglieri MATTEO MARIAN VENEZIA. La Finanziaria 2008 prepara, in Veneto, un colpo di spugna su quasi 2.800 poltrone, tra Comuni (2.665) e Province (65), oggi occupate da consiglieri e assessori. Nel testo della manovra approvato dal Consiglio dei ministri è stato trasferito, infatti, il cosiddetto Ddl Santagata-Lanzillotta che affronta il nodo dei costi della politica. E le ripercussioni, a livello locale, non tardano. "Non siamo contrari, in linea di principio, a una riduzione della rappresentanza - commenta Vanni Mengotto, presidente dell'Associazione regionale dei Comuni (Anci) del Veneto e consigliere in quota Forza Italia al Comune di Este -. Resta il fatto che questo è un provvedimento all'insegna del piccolo cabotaggio che non tocca i veri costi della politica. Un esempio? Il governo ha 107 sottosegretari, dieci sarebbero sicuramente più che sufficienti". Colpiti i più piccoli. Il sistema previsto per la riduzione delle poltrone prevede che, a scadenza dei mandati amministrativi, vengano operati dei tagli di poltrone in funzione della classe di popolazione afferente a Comune o Provincia. Gli effetti maggiori del provvedimento, per quanto riguarda i Comuni, riguardano le municipalità con una popolazione compresa nella fascia da 3 mila a 10 mila abitanti. Si tratta, in Veneto, di 1.044 posti da consigliere e 261 assessorati. Per Treviso si parla, per esempio, dei municipi di Farra, Godega, Asolo e Istrana; nel Veneziano ci sono, tra gli altri, Campolongo, Fossò, Quarto d'Altino; in provincia di Padova, infine, degli esempi sono Borgoricco, Conselve, Limena e Legnaro. Diverso il discorso per le Province dove, cinque amministrazioni venete su sette (Vicenza, Treviso, Venezia e Padova), dovranno portare i consiglieri da 36 a 28 e gli assessorati da 11 a otto. Impatto minore per Belluno e Rovigo, dove le Province dovranno tagliare quattro posti da consigliere e un solo assessorato. Il risparmio. Complessivamente, la sforbiciata alle poltrone inserita nella Finanziaria 2008 (che comprende dei vincoli anche per le circoscrizioni) prevede un risparmio di 230 milioni, di cui 212 in arrivo dai Comuni. "Una cifra ridicola - continua Mengotto - se pensiamo che in campo sanitario, solo considerando due regioni come Campania e Lazio, sono stati ripianati disavanzi per complessivi 21 miliardi. Una cifra che corrisponde all'1,4% del Pil nazionale. Questa voragine è stata colmata con rimborsi a piè di lista, ovvero senza verificare quali fossero le voci di spesa che hanno prodotto tale deficit. E poi si stringe la cinghia sui singoli Comuni per una somma di poche centinaia di euro all'anno". Le cifre in ballo sono queste: un consigliere di un Comune compreso tra 3 mila e 5 mila abitanti percepisce un'indennità di funzione mensile lorda pari a 651 euro. In un municipio da 5 mila a 10 mila abitanti l'assegno sale a 837 euro. Ancora, a titolo di esempio, un sindaco di un Comune al quale afferisce una popolazione da 5 mila a 10 mila abitanti ha un guadagno lordo mensile di 2.500 euro. Il taglio nei capoluoghi. Al termine del mandato dall'attuale Giunta Zanonato (2009) i consiglieri di Palazzo Moroni dovranno passare da 40 a 32 e gli assessori da 12 a 10. Stesso discorso vale per il Comune di Vicenza, che sarà il primo a doversi adeguare insieme a Treviso (2008). A Ca' Sugana i consiglieri dovranno passare da 30 a 24 e gli assessorati da nove a sette. Per il Comune di Venezia, invece, nessun taglio tra i consiglieri e due assessori in meno. "Lo spreco pubblico va cercato da altre parti - conclude Mengotto -. E con questo provvedimento viene confermato un modo tipicamente italiano di affrontare le cose. Per dare un segnale forte era necessario andare a ritoccare il numero di deputati e senatori. Mi chiedo perché il parlamento italiano abbia più rappresentanti rispetto a quello degli Stati Uniti. L'obiezione che viene sollevata quando sui parla di una riduzione degli organi elettivi italiani è che, per attuarla, serve una modifica costituzionale. E allora perché non avviarla e, intanto, portare il numero dei sottosegretari da 107 a dieci? è, ovviamente, più facile andare a tagliare i posti nei Comuni e nelle Province, ma la credibilità di un governo non si misura su interventi di questo genere. La logica di una riduzione della rappresentanza è corretta, non abbiamo obiezioni. Ma ci deve essere coerenza, anche perché i costi della politica sono altri rispetto a quelli che insistono su Comuni e Province".

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Eliminiamo gli enti inutili La proposta del centrosinistra per abbattere i costi (sezione: Costi dei politici)

( da "Giorno, Il (Como)" del 02-10-2007)
Pubblicato anche in:
(Giorno, Il (Milano Metropoli))

 

CALOLZIOCORTE "Eliminiamo gli enti inutili" La proposta del centrosinistra per abbattere i costi di VLADIMIRO DOZIO ? CALOLZIOCORTE ? UN COMUNE unico per tutta la Valle San Martino? Questa la proposta che arriva dal centrosinistra, per ridurre le spese della politica e gestire in modo globale, i sei paesi della valle, e quindi ottimizzare i servizi risparmiando. Una proposta per abbattere i costi della politica anche a livello periferico e mettere a disposizione somme più consistenti per servizi agli abitanti. Anche la stessa Comunità montana dovrebbe essere superata, per risparmiare e per avere più qualità dei servizi. UNA PROPOSTA che non ha raccolto pareri positivi dagli stessi amministratori. Spiega Corrado Conti: "Questo coinvolgimento potrebbe portare, con il tempo, a rendere normale un metodo di gestione unitaria e favorire, dopo un processo da realizzare gradualmente attraverso la partecipazione e il consenso di tutti". In pratica una rete municipale federale tra gli enti locali della valle per realizzare un unione comunale. Nel complesso si parla di una popolazione di 22.952 abitanti così distribuiti, secondo i dati Istat al 31 dicembre 2006: Calolzio 14.037, Erve 773, Carenno 1.433, Monte Marenzo 2.024, Torre de Busi 1.860, Vercurago 2.825. ADESIONI e perplessità sono emersi dopo questa proposta che aprirà sicuramente una discussione, in particolare con gli attuali amministratori. Da valutare l'adesione di Calolzio dove governa il centrodestra, Carenno e Monte Marenzo il centrosinistra, Torre de Busi una lista civica, Erve e Vercurago un centro tendente al centrosinistra. Dalla stessa Comunità montana arriva molta diffidenza con il presidente Carlo Malugani che, categorico, dice: "E impensabile dar vita ad un comune unico in valle. Ogni paese ha una propria storia, cultura e caratteristiche, alle quali i cittadini non credo vogliano rinunciare". UNA PROPOSTA che difficilmente potrà andare in porto anche se tutti, quando si parla di costi della politica, sembrano d'accordo di abbattere costi e sprechi. Luca Caremi, assessore al commercio di An, in attesa di passare con Storace, anche se molto dubbioso dice: "Non mi pare che l'intera valle abbia questa esigenza. Si potrebbe ragionare". Corrado Conti conclude con: "Il futuro dei comuni di piccole dimensioni non può essere diverso dalla gestione associata, che dovrà culminare nella nascita di un unico ente". Una visione che non viene accolta dalla stragrande maggioranza dei politici della valle. - -->.

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LA RIVOLUZIONE se ci sarà, è postdatata. Il taglio di consiglieri ed as (sezione: Costi dei politici)

( da "Resto del Carlino, Il (Pesaro)" del 02-10-2007)

 

Sessori comunali e provinciali, indicato nella Finanziaria, entrerà in vigore solo dopo nuove elezioni. Nel caso di Pesaro, Fano, Urbino, Provincia e compagnia se ne riparla a primavera del 2009. Con un decennio del nuovo millennio già bruciato sull'altare dei "costi della politica". Qualcosa, a dire il vero, si è già fatto con una riduzione del 10% delle indennità e con la sparizione di indennità e gettoni di presenza dalle circoscrizioni di Fano che hanno, per così dire, il destino segnato, essendo fra i Comuni al di sotto dei centomila abitanti che non sono capoluoghi di provincia. Il testo della Finanziaria, soprattutto a livello di enti locali, potrà essere modificato dalle Camere. Resta però il dato di partenza: l'ondata dei costi della politica, invece, di sommergere il centro, si abbatte su Comuni, Province e Comunità montane. Il messaggio romano è chiaro: "Gli sprechi sono ovunque, non solo in parlamento o al governo". AL DI LA' DEI RISPARMI finanziari abbastanza limitati, il significato è che la festa è finita. O almeno così si vuole far capire. Così dovranno farsi una cura dimagrante i consigli comunali (a Pesaro le indennità sono di 700 euro lorde mensili per ciascun componente). Così la città capoluogo, seppure con meno di centomila abitanti, viene innalzata nella fascia superiore: i consiglieri dovrebbero ridursi a 32 dagli attuali 40 (più il sindaco). Non si riduranno invece gli assessori, che, attualmente, sono 9 e potrebbero, per legge, salire fino a 10. A Fano invece dovranno scendere dagli attuali 30 a 24, in calo anche gli assessori che adesso sono 10 (il massimo consentito) e dal 2009 non potranno essere più di 8. Nei maggiori Comuni dell'entroterra, Urbino compreso, si passerà da 20 a 16 consiglieri comunali e, di conseguenza, da 7 a 5 assessori. Il taglio diventa per certi versi traumatico nei piccoli Comuli: quelli sopra i 3000 e fino a 10000 abitanti avranno 12 consiglieri invece che 16 mentre i piccolissimi Comuni dovrebbero scendere da 12 a 10 consiglieri. A seguire anche la questione degli assessori, ma, qui, la riduzione pare meno drastica, soprattutto se rimarrà la norma che gli assessori possono essere fino ad un terzo dei consiglieri comunali. COSI' la tabella pubblicata da Il Sole-24 Ore può trarre in inganno, visto che parla di riduzioni numeriche svincolate dalla norma esistente che dice chiaramente che gli assessori non possono essere più di un terzo dei membri del consiglio comunale. "Da questo punto di vista mi sembrano tagli che poco incideranno", commenta Oriano Giovanelli, presidente della Lega delle Autonomie locali. Comunque così si potrebbero salvaguardare i tre assessori di Casteldelci o di altri piccoli Comuni, come sostiene il sindaco del piccolissimo centro della Valmarecchia: "Considerate le nostre indennità credo che il risparmio proveniente dai tagli previsti sarebbe irrisorio". Martina Brizzi incassa 800 euro al mese, senza tredicesima: "E sono in servizio 24 ore su 24, perché la nostra realtà è fatta di rapporti personali, in paese chiamano il sindaco per qualsiasi problema". Anche Gloria Gabellini, vice sindaco di Borgo Pace, altro Comune sotto i mille abitanti: "A me è capitato che qualche anziano mi chiamasse per fargli la spesa...". SOTTO LA CLAVA, per ora presunta, dei tagli indicati dalla Finanziaria dovrebbero finire anche le Comunità montane. La norma anticiperebbe il decreto Lanzillotta che esclude dagli enti montani tutti i Comuni che non superano i 500 metri di altitudine. "Dobbiamo ancora capire bene come si interpreta la norma ? dice Maria Assunta Paci dell'Unione regionale dei Comuni montani ?, è presto per esprimersi". A rischio di soppressione c'è la Comunità montana di Fossombrone. l.lu. - -->.

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Articoli del 1°-10-2007

 

 

 

Sì alla riduzione delle circoscrizioni ( da "Trentino" del 01-10-2007)
Tagliare i consigli comunali? si può - sandra mattei ( da "Trentino" del 01-10-2007)
Indennità e sedute sempre più costose ( da "Trentino" del 01-10-2007)
Bertinotti gela Fassino: mai viste tue proposte sui costi della politica pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 01-10-2007)
Politici locali, 33mila posti in meno ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Dalle Poste a Fintecna consigli ristretti ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Quei tagli ai costi della politica ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Deficit nella sanità, prestito dallo Stato ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Criteri più severi sulle comunità montane ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)
Parlamentari, indennità frenate ( da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 01-10-2007)
Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica ( da "Corriere della Sera (Abbonati)" del 01-10-2007)
<Dimezziamo i costi delle circoscrizioni> ( da "L'Adige" del 01-10-2007)
"costi politica, Fausto eviti di farmi lezione" ( da "Repubblica, La" del 01-10-2007)
Il Corriere della Sera 1-10-2007 Le grandi opere, sprechi e piani A3, un chilometro costa 20 milioni Salerno-Reggio, il cantiere infinito. Da oggi i lavori sull'ultimo tratto. Nella manovra 100 milioni per il traffico merci  Sergio Rizzo

La Sicilia 1-10-2007 Sanità. La Sicilia non può essere commissariata.


Sì alla riduzione delle circoscrizioni

( da "Trentino" del 01-10-2007)

 

I presidenti del Centro storico e di Gardolo non vogliono passare come responsabili dei costi della politica "Sì alla riduzione delle circoscrizioni" Redolfi e Paolazzi: "Ok ad alcuni accorpamenti. Azzerarle? Un errore" TRENTO. Mentre tutti ora gridano allo scandalo dei costi della politica, in Trentino pochi mesi fa la riforma Amistadi ha aumentato l'indennità dei presidenti di circoscrizione (passata a 1.762 euro) e raddoppiato il gettone di presenza dei consiglieri, portandolo a 60 euro. Di pari passo sono aumentate anche il numero delle sedute dei consigli di quartiere, che hanno comportato nel 2005 un costo complessivo di 1,53 milioni di euro. Ma i presidenti delle circoscrizioni non ci stanno a passare come i responsabili dello spreco, anche perché si ritengono un'istituzione che è la vera espressione della democrazia dal basso. Ne abbiamo parlato con Melchiore Redolfi e Corrado Paolazzi, presidenti di due tra i quartieri più popolosi, rispettivamente Centro storico e Gardolo. Ricorda Redolfi: "Si deve tenere presente che le circoscrizioni sono nate dalla forte spinta dal basso, come espressione del decentramento, nel 1975. Già allora dai 18 quartieri rappresentati, si è passati a 12 circoscrizioni accorpando le quattro del Bondone ad una, solo per fare un esempio. Ora si potrebbe pensare di ridurne ulteriormente il numero, mantenendo per la città solo 2 grandi circoscrizioni, una per il Centro storico e Gardolo, l'altra per Trento Sud. Su questa ipotesi si può discutere, come su quella di ridurre i costi, ma eliminare le circoscrizioni è improponibile. Perché piuttosto non si applica la legge Lanzilotta, che prevede l'istituzione delle città metropolitane, abolendo le province di grandi città, come Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Bari e Palermo? Si consentirebbe così di dare poteri ai sindaci, che governano città che s'identificano ormai con l'intera provincia". E conclude: "Non si può di questo passo smontare la democrazia, perché costa". Il ragionamento di Paolazzi è sulla stessa lunghezza d'onda: "I tagli hanno senso se li si fa sul superfluo, come ad esempio i consigli di amministrazione delle società, che arrivano fino a 20 membri. Ma le cariche dei consiglieri circoscrizionali non sono di prestigio, anche se togliessero i gettoni di presenza, ci sarebbero sempre cittadini disposti a candidarsi. Bisogna tener presente che le circoscrizioni sono il vero organismo che tiene i contatti con la popolazione e danno pareri su progetti, lo stato di strutture, edifici, impianti. Siamo pronti a ragionare sull'eventuale accorpamento di alcuni consigli, come l'Oltrefersina e S.Giuseppe Santa Chiara, ma se un rappresentante fa bene il suo lavoro, con 60 € a seduta riesce a malapena a coprire le spese di telefono, fotocopie e benzina per girare nel quartiere. Non è insomma, usando l'accetta, che si risolve il problema degli sprechi". E il presidente della circoscrizione di Gardolo lancia una proposta: "Mi va bene ridurre i costi e lo si potrebbe fare diminuendo il numero dei consiglieri comunali. A questo proposito ricordo che in consiglio comunale potrebbero entrare i presidenti delle circoscrizioni, come era già stato avanzato. In questo modo si garantirebbe di rappresentare tutti i quartieri". (sa.m.).


Tagliare i consigli comunali? si può - sandra mattei

( da "Trentino" del 01-10-2007)

 

Pattini e Olivi d'accordo con Dellai, ma precisano: gli sprechi sono a Roma e in provincia "Tagliare i consigli comunali? Si può" Il vicepresidente del Consorzio aggiunge: "Rigore, ma non ai danni della democrazia" SANDRA MATTEI TRENTO. Grillo continua a colpire e le sue parole d'ordine contro spese ed età dei politici trovano nuovi consensi, anche se con molti distinguo. Dopo la notizia shock della Finanziaria che prevede la riduzione dei consiglieri comunali e l'azzeramento delle circoscrizioni per le città sotto i 250 mila abitanti, oggi si apre una riflessione. Tutti d'accordo sulla necessità di dare un segnale di sobrietà e di rivedere i costi della politica, anche con il taglio dei consiglieri. No invece alla cancellazione delle circoscrizioni. A sentire gli interessati, tra sindaci e consiglieri comunali, la sintesi del ragionamento è: va bene affrontare i costi della politica, ma pare veramente difficile accettare che si parta dagli enti locali, che sono alla base della democrazia. Ne parliamo con Alberto Pattini, presidente del consiglio comunale e coordinatore dell'organismo che rappresenta i presidenti a livello provinciale e con Alessandro Olivi, vice presidente del Consorzio dei Comuni. Per quanto riguarda la riduzione dei consiglieri comunali (che per Trento passerebbero da 50 a 32), Pattini afferma: "Per me si sfonda una porta aperta, dato che in giugno ho fatto la proposta di ridurre i consiglieri di Trento da 50 a 40, visto che dovremmo adeguarci alla legge nazionale del '93 che ha rivisto la propozione tra consiglieri e numero degli abitanti. Il taglio da 50 a 32 mi sembra esagerato, perché vuole dire escludere le forze politiche minori: condivido semmai l'obiettivo di fondo del minor numero, perché porterebbe allo snellimento dei lavori e faciliterebbe il dialogo tra forze politiche. Per quanto riguarda invece il gettone di presenza, bisogna valutare quello che fa il consigliere comunale, dalla preparazione alla durata delle sedute comunali: se si calcola che su 120 Euro lordi, un 20 per cento se ne va subito, e altrettanto si detrae sul reddito complessivo, ne rimane la metà. Se si parla di privilegi, cominciamo dai parlamentari, che hanno ben altre indennità e prendono la pensione dopo cinque anni". Le prossime mosse? Pattini ricorda che si è costituito il gruppo di lavoro bipartisan che dovrebbe elaborare un piano per snellire le sedute del consiglio e delle commissioni: "Ci siamo riuniti lunedì scorso per la prima volta, e ci troviamo domani (oggi, ndr.) per sostituire Andrea Robol, che è diventato assessore". Bocciata infine l'ipotesi di azzerare le circoscrizioni: "Esprimono l'identità del territorio, sarebbe un errore". Alessandro Olivi precisa che il Consorzio dei Comuni non ha affrontato la questione, ma afferma: "Non si può parlare dei costi della politica sull'onda dell'emotività, ma ci vuole un ragionamento generale, per colpire soprattutto quelle sacche di rimborsi, consulenze, dove si annidano gli sprechi. Siamo tutti d'accordo, i costi vanno tagliati, ma non penso che il segnale giusto sia partire dai consigli comunali, piuttosto dovremmo dare il buon esempio partendo dal consiglio provinciale. Altrimenti si dà meno politica, meno partecipazione, lasciando quella parte di spese sommerse di cui gronda il nostro sistema nazionale e provinciale. Sarebbe una sconfitta della politica".


Indennità e sedute sempre più costose

( da "Trentino" del 01-10-2007)

 

Cronaca Indennità e sedute sempre più costose Nel 2005 i consigli di quartiere sono costati 1 milione e 536 mila Euro TRENTO. La discussione sulla riduzione delle spese della politica non è nata con la mobilitazione del Grillo parlante, ma se ne parla da tempo. Il consiglio comunale di Trento, ad esempio, ha discusso le proposte del capogruppo di Td, Michelangelo Marchesi, che aveva presentato alcune proposte per ridurre i costi del consiglio, seguito a ruota dall'ex assessore Postal, che ipotizzava di sostituire i gettoni presenza con un'indennità fissa a scalare e di istituire budget fissi per consiglio, commissioni e circoscrizioni. Discussione che Pacher aveva così concluso: "Va bene un consiglio più snello, ma non è il Comune il luogo dei privilegi e degli sprechi". Da quel dibattito, è nato il gruppo di lavoro con quattro consiglieri della maggioranza e quattro dell'opposizione. Ma quanto ci costano consiglio comunale e circoscrizioni? E' di pochi giorni fa la notizia che per il consiglio comunale non sono bastati i 564.690 euro stanziati ad inizio anno per coprire le spese. Dopo le vacanze estive i vertici di Palazzo Thun si sono accorti che le riunioni sono state più del previsto ed ecco, come per magia, che sono stati stanziati altri 21.700 euro per arrivare a fine anno. Come è noto i consiglieri comunali per ogni commissione (durata media di un'ora e mezza) e seduta di consiglio (durata media di due ore) prendono 120 euro lordi di gettone di presenza. E le sedute delle commissioni sono lievitate: dal gennaio 2006 sono state 431 per una spesa record di 517.000 euro. Per il 2007, tra commissioni e riunioni di consiglio, erano stati stanziati 565.000 euro. Ma non è bastato: così si è resa necessaria una "ricarica" di 22.000 euro. Alcune commissioni (soprattutto urbanistica, bilancio, ambiente e statuto) si sono riunite più del previsto e di conseguenza i costi sono lievitati. Anche per le circoscrizioni sono aumentati costi e numero sedute. Tra riunione plenaria e commissioni, un consigliere normale può portarsi a casa fino 3800 euro all'anno. Niente male per un carica che fino a poco tempo fa era del tutto volontaria. Un vero salasso, invece, per le casse comunali che nel 2005 hanno pagato un 1,53 milioni di euro tra indennità ai presidenti e rimborsi ai consiglieri. Un record per città della grandezza di Trento. A Bolzano un presidente di circoscrizione prende poco più di 600 euro e, in tutto, il Comune spende 69 mila euro. E, confrontando le indennità di Trento con alcune città d'Italia, il discorso non cambia. A Bologna il Comune spende meno della metà: 711 mila euro, con un gettone di presenza di 36 euro. E Trento ha più circoscrizioni che a Torino, Milano, Genova, Venezia, Firenze e molte altre città medio-grandi.


Bertinotti gela Fassino: mai viste tue proposte sui costi della politica pag.1

( da "Giornale.it, Il" del 01-10-2007)

 

Bertinotti gela Fassino: mai viste tue proposte sui costi della politica di Roberto Scafuri - lunedì 01 ottobre 2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione PDF Invia ad un amico Vota 1 2 3 4 5 Risultato Fulminazioni sulla strada di Damasco. Dopo i "vaffa" di Grillo e le polemiche delle scorse settimane legate a uno stipendio da parlamentare (aumentato) che evidentemente Fassino non ha sotto controllo. Bertinotti però sembra averne le tasche piene di certa ipocrita demagogia, a doppio senso. Così si definisce "a disagio" e trova "inaudito" che la Rai, il servizio pubblico da sempre succube dei partiti, "faccia di Mastella un capro espiatorio" e metta in discussione "non il politico, ma la persona e la sua famiglia: se non c'è rispetto la politica diventa barbarie e contro la barbarie io mi ribello". E critica apertamente le proposte di Grillo sulla ineleggibilità dei condannati, in quanto sono i partiti a doversi "autoriformare", è il partito che "si assume la responsabilità di candidare qualcuno: io sono per misure di moralità assoluta, ma fatte con la politica, non per legge. Per esempio chi è condannato per un blocco di una fabbrica, magari per difendere i lavoratori da un licenziamento, pensate che non possa essere eletto parlamentare? Io penso di sì", dice il numero uno di Montecitorio, suscitando il lungo applauso del popolo rifondatore. Altrettante perplessità Bertinotti nutre per il divieto del doppio mandato, perché se questa regola fosse stata in vigore, "il Parlamento avrebbe perso gente come Togliatti, De Gasperi, Berlinguer...". La protesta di Grillo non va demonizzata: "E una piazza prepolitica e apolitica, molte volte le piazze si riempiono e i contenuti ancora non sono decifrabili: dipende da che piega prendono". La politica deve dare risposte, soprattutto "quella di sinistra", che invece latita. E se "il popolare Veltroni supplisce a un Pd che nasce senza impianto programmatico", "sbaglia ancora una volta Fassino" a fare del rapporto privilegiato con il supermanager Fiat Marchionne una specie di nuova via, una versione rinnovata della "vecchia questione del patto tra i produttori". Marchionne va apprezzato ("Meglio scegliersi avversari buoni che cattivi", dice Bertinotti), ma non elimina il rischio di "una borghesia che si inorgoglisca e pensi di fare a meno della politica". Tra il Papa e Marchionne, Bertinotti sceglie "il socialismo. O, se tertium non datur << Pagina precedente | Pagina successiva >>.


Politici locali, 33mila posti in meno

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-10-01 - pag: 3 autore: Politici locali, 33mila posti in meno Scompariranno 8mila assessorati (su 31mila) - Più colpiti i micro-municipi Gianni Trovati ROMA L'ondata contro i costi della politica si abbatte su Comuni e Province, e cancella 33mila posti da consigliere e assessore. Per più di un politico locale ogni cinque (il 21,1%, per l'esattezza) arriva quindi la certezza matematica che la fine del mandato coinciderà con l'addio all'esperienza politica (pagata). Il suo posto, infatti, non verrà messo in palio alle prossime elezioni. I nuovi limiti I risparmi sono consistenti ma non clamorosi (230 milioni di euro a regime, di cui 212 milioni dai Comuni), ma in queste cose conta anche il segnale, che senza dubbio è forte e chiaro. E per il politico escluso dal tratto di penna che cancella il suo posto sarà più difficile anche riciclarsi negli organi delle società partecipate, anche loro oggetto di una nuova sfoltita dopo quella prodotta dalla Finanziaria dello scorso anno (che proprio in queste settimane dovrebbe tradursi in pratica). La gomma per cancellare passa anche sui consigli circoscrizionali, che diventano obbligatori solo per le (12) città sopra i 250mila abitanti (oggi la soglia è a 100mila abitanti). Per tutti gli amministratori locali, poi, scompaiono le indennità di missione, che lasciano il campo solo a un più magro "rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute ". Per i consiglieri, poi, è abrogata anche la possibilità di chiedere l'aspettativa. Nato in primavera dall'effetto "Casta" e poi continuamente rinviato fino a essere bloccato dalla rottura dei rapporti istituzionali fra Governo e Autonomie dello scorso luglio, resuscitato dall'effetto-Grillo, il Ddl Santagata entra in Finanziaria. In una forma riveduta e corretta, che smussa qualche angolo e abbassa qualche obiettivo, ma mette a dieta stretta la politica locale e il mondo che le orbita attorno. Colpiti i più piccoli A pagare il prezzo più alto sono le Giunte, soprattutto comunali, che sull'altare dell'alleggerimento della politica locale lasciano un quarto dei propri membri; più di 8mila assessorati su 31mila scompariranno con le prossime elezioni. In particolare la sforbiciata colpirà le città medie, fra 30mila e 50mila abitanti (se non sono capoluoghi di Provincia), dove gli assessori passano da nove a sei e i consiglieri da 30 a 22. L'esercito più consistente fra quelli destinati alla scomparsa, invece, è naturalmente quello impegnato nei microComuni sotto i 3mila abitanti, che devono dire addio a 12.541 posti da consigliere o assessore. Una misura maldigerita nei piccoli enti, che hanno appena concluso la loro assemblea nazionale e ricordano che "la riduzione di qualche consigliere regionale o qualche parlamentare " sarebbe sufficiente a generare risparmi analoghi. Ma non è tempo di distingui o "benaltrismi" e del resto gli stessi amministratori comunali e provinciali avevano proposto una riduzione del 25% degli organi nella fase preparatoria delle misure contro i costi della politica. Nelle città Quando si sale la scala demografica dei Comuni, però, il testo "trasferito" in Finanziaria si fa meno ambizioso rispetto alla versione originaria del Ddl San-tagata, al punto che le 23 città italiane sopra i 250mila abitanti vedono uscire i propri consigli comunali indenni dalla sforbiciata (secondo lo schema presentato a luglio, invece, i grandi centri avrebbero dovuto rinunciare a 8-12 consiglieri a seconda delle dimensioni). I posti, in questo caso, scompaiono solo dalla Giunta, dove il tetto ai componenti provoca un netto appiattimento verso il basso: città come Novara o Pescara, secondo la norma, potranno contare sullo stesso numero di assessori di Milano e Roma. Le circoscrizioni La spinta alla razionalizzazione non risparmia nessun livello della politica locale, e affonda il colpo anche sui consigli circoscrizionali. Ad essere divise in circoscrizioni per legge saranno solo le 12 città sopra i 250mila abitanti (e non più sopra i 100mila), mentre i centri compresi fra 100mila e 250mila cittadini (e non più fra 30mila e 100mila) "possono" istituire le circoscrizioni. Una volta a regime, sopravviveranno solo 291 degli attuali 612 consigli circoscrizionali, con 5.636 posti da consigliere (oggi sono 10.493). Ed a scomparire sarà anche un paradosso della legislazione attuale, che obbligava grossi centri (ad esempio Sesto San Giovanni) a istituire i consigli circoscrizionali senza gettone di presenza (che può essere riconosciuto solo nei capoluoghi dopo la Finanziaria 2007), e concedeva centinaia di consiglieri remunerati a piccoli capoluoghi come Gorizia (36mila abitanti), Lodi (40mila), Vercelli o Biella (entrambe 45mila). gianni.trovati@ilsole24ore.com.


Dalle Poste a Fintecna consigli ristretti

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-10-01 - pag: 3 autore: Organi con 5 o 7 componenti - Azzerati i gettoni di presenza alle sedute Dalle Poste a Fintecna consigli ristretti Gianni Dragoni ROMA Riduzione dei consiglieri di amministrazione a cinque o sette componenti e stop ai gettoni per la partecipazione alle sedute degli organi societari. La tagliola del disegno di legge Finanziaria scatta per le società controllate dallo Stato, direttamente o indirettamente. Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti, Cinecittà Holding, Ferrovie dello Stato, Anas, Poligrafico, Fintecna sono tra le principali società cui si applicherà la nuova disciplina, se sarà confermata dal Parlamento. Sono invece espressamente escluse dalle norme le società quotate in Borsa, anche se controllate dallo Stato, come Eni, Enel, Finmeccanica, Alitalia, Saipem, Snam Rete gas, Terna, che restano libere di decidere l'ampiezza dei consigli. L'articolo 112 del disegno dilegge non ha un'applicazione immediata. Stabilisce che le società controllate dalle amministrazioni pubbliche "promuovono entro novanta giorni dall'entrata in vigore" della legge, "iniziative volte a" ridurre i componenti degli organi societari "a cinque, se composti attualmente da più di cinque membri e a sette, se attualmente composti da più di sette membri". Le stesse società dovranno adottare iniziative per "sopprimere la carica di vicepresidente ", oppure prevedere che la carica "sia mantenuta esclusivamente quale modalità di individuazione del sostituto del presidente in caso di assenza o impedimento, senza titolo a compensi aggiuntivi". Inoltre dovranno adoperarsi per "eliminare la previsione di gettoni di presenza per i componenti degli organi societari, ove esistenti, nonché a limitare la costituzione di comitati con funzioni consultive o di proposta ai casi strettamente necessari". Non è prevista la riduzione automatica dei consigli ridondanti, si attenderà "il primo rinnovo degli organi societari successivo alle modifiche" degli statuti. Subito dopo l'insediamento il Governo Prodi aveva cercato di ridurre a cinque o sette i componenti dei cda pubblici. Da quanto si sa, non sono più molte le società statali con oltre sette consiglieri. La più importante è Poste Italiane, con 11 consiglieri, con il mandato in scadenza nella prossima primavera. Il nuovo cda dovrebbe quindi essere ridotto a sette componenti. Anche la Consip, la società degli acquisti centralizzati, ha nove consiglieri in scadenza nel 2008. Nove anche i consiglieri di Cinecittà Holding e della Cdp. Li ha nominati questo Governo. Ma due sono già di troppo. A ben guardare alla Cdp il vertice non si esaurisce con il cda "per la gestione ordinaria", presieduto da Alfonso Iozzo. Ci sono altri cinque consiglieri "per la gestione separata ", un comitato di indirizzo di otto componenti, un comitato di supporto con 11 componenti, una commissione parlamentare di vigilanza che ha anche quattro componenti non parlamentari. In totale, 37 componenti degli organi societari della Cdp. Ne resteranno solo sette o il taglio si limiterà ai due di troppo del "cda per la gestione ordinaria"? Per le altre grandi società pubbliche, come Fs, Anas, Poligrafico, Fintecna, Fincantieri, Enav, Consap, il modello ristretto a cinque o sette consiglieri è già stato adottato. C'è ancora qualche controllata con "esuberi" nella sala dei bottoni, come Tirrenia (nove consiglieri) e Stretto di Messina (una decina). A Sviluppo Italia il cda è già stato ridotto a tre l'anno scorso, la nuova legge riguarderebbe solo l'azzeramento del gettone di presenza. Lo spartiacque è quello varato un anno fa, quando il Governo Prodi introdusse un limite agli stipendi dei manager pubblici e alle superliquidazioni: il tetto fu infine fissato a 750mila euro lordi l'anno, compresa la quota variabile. I tetti valgono solo per le società non quotate, dove però gli stipendi sono, di solito, più bassi che in Borsa.


Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMA data: 2007-10-01 - pag: 1 autore: I COSTI DELLA POLITICA Quei tagli tra ambizioni omissioni e incognite di Guido Gentili "S i riducono i costi della politica". Nella ramificata geografia programmatica del centro-sinistra il paragrafo nU8del decalogo attraverso il quale il Governo ha presentato venerdi scorso i "Punti essenziali dell'azione in corso "dà il via all'attuazione del settimo capitolo del dodecalogo "non negoziabile" di marzo dove si parlava di "azione concreta e immediata di riduzione della spesa legata alle attività politiche e istituzionali". "Si riducono costi della politica ". Finalmente, verrebbe da aggiungere subito. L'affermazione suona come una risposta lapidaria, e incontrovertibile, alla domanda di trasparenza, sobrietà e responsabilità che è salita di nuovo alta nel Paese. Di più. Occhieggiando al movimento di Beppe Grillo, lo stesso Romano Prodi ha detto che sì, la "seria moralizzazione" piacerà al popolo del V-Day, una spina nel fianco di cui, a cavallo tra legge finanziaria, abolizione dello "scalone" delle pensioni, legge Biagi e leadership del Partito democratico, il presidente del Consiglio avrebbe fatto volentieri a meno. Insomma il Governo intende, tra l'altro, tagliare i rimborsi a partiti e parlamentari, propone di dimezzare il numero di senatori e deputati, interviene per far dimagrire i consigli di amministrazione, diminuire le consulenze, eliminare i consigli di quartiere in 70 Comuni, disboscare le comunità montane, ridurre il numero dei consiglieri comunali e provinciali, chiudere la società Stretto di Messina, dispendioso simbolo della progettualità berlusconiana. Un miliardo di euro, ecco l'ammontare dei risparmi possibili. Era tempo, del resto, che il ministro per l'Attuazione del programma, Giulio Santagata, lavorava su questo tema. Continua " pagina 11 l'articolo prosegue in altra pagina.


Quei tagli ai costi della politica

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2007-10-01 - pag: 11 autore: DALLA PRIMA Quei tagli ai costi della politica Anzi, in primavera aveva già messo su bianco una bozza di disegno di legge, quantificando i termini di un gigantesco e intricato problema. Si pensi alle società controllate dagli enti locali: oltre 7.500, ognuna delle quali col suo bel consiglio di amministrazione e il suo staff, con Comuni che ne hanno più di 30 solo per la promozione del turismo e la gestione delle aree. Per non dire delle comunità montane, di cui fanno parte 4.201 Comuni su un totale di 8.103. I consiglieri comunali sono 120 mila, i provinciali 3000, i regionali 1.100, i circoscrizionali 10.500, i "montanari" 12.800, i parlamentari nazionali 951, quelli europei 78. In totale un esercito di oltre 427 mila eletti. Era pronto in bozza, il disegno di legge "Santagata", ma nei mesi scorsi non riuscì a decollare dal tavolo del ministro. Perché le resistenze, trasversali a tutti gli schieramenti politici, si dimostrarono subito molto forti. A Roma, al centro (in Parlamento), e in periferia ( Regioni, Province, Comuni). E ora il Governo prova a (ri) mettersi in pista su questo tema scivoloso. Tra buone intenzioni, qualche omissione e soprattutto molte incognite. La stretta sui voli di Stato, per esempio, può essere considerata utile sotto ogni profilo, compreso quello prevalente dell'immagine. Lo stesso si può dire della decisione di utilizzare auto blù di cilindrata media non superiore ai 1600 cc, o della decisione per la quale la pubblica amministrazione si servirà della tecnologia Voip (via internet) per telefonare. Verranno finalmente tagliati i 110 enti "inutili" che ci trasciniamo sulle spalle da decenni? Se sarà la volta buona non resterà che complimentarsi per l'operazione. Ma immaginiamo che impatto positivo sull'opinione pubblica avrebbe avuto il taglio dell'istituzione-provincia, di cui si ragiona da tempo. O che straordinaria figura avrebbe fatto il Governo a portare a 15 il numero dei suoi ministri, riaccorpando competenze (si pensi al Lavoro, Welfare e Famiglia o ai TrasportiInfrastrutture) sciaguratamente "spacchettate" all'atto di formazione dell'Esecutivo nel 2006. Quanto al dimezzamento di senatori e deputati, l'indicazione del Governo vale come "moral suasion". Niente più. La materia è di competenza delle Camere, che la stanno esaminando (il testo approvato in commissione a Montecitorio prevede 500 deputati e 250 senatori). Inoltre il Governo, presentando il suo progetto di riforme istituzionali, prospetta la necessità di rafforzare l'articolo 138 della Costituzione rendendo obbligatoria la maggioranza dei due terzi del Parlamento per approvare leggi di revisione costituzionale. Un modo per avere, sempre, soluzioni che coinvolgano le opposizioni. Ma allo stesso tempo il Governo afferma che "in ogni caso dovrà essere mantenuta la facoltà di sottoporre a referendum le leggi di revisione costituzionale". Giustamente, si è chiesto il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Luciano Violante: e se il Parlamento approva una riforma con la maggioranza di due terzi dei voti ed il voto popolare, in seguito, la boccia, che legittimazione hanno più le Camere? In ogni caso il Governo, a partire dai tagli per i rimborsi elettorali dei partiti e quelli delle indennità dei parlamentari, dovrà attrezzarsi, in Parlamento, per una battaglia non scontata. La stessa che, ancora più forte, sarà intrapresa dalla grande lobby degli enti locali. è un passaggio strettissimo. Di qua la riduzione, difficile, dei costi della politica. Di là la pressione frutto di un'altra pressione,quella fiscale. Pagina 15 della presentazione della legge finanziaria 2008: la pressione fiscale è stata del 40,6% nel 2005 e del 42,3% a fine 2006. Nel 2007 salirà al 43,1%, nel 2008 sarà al 43 per cento. è prevista " tornare" al 42,3% a fine legislatura, nel 2011. Non deve meravigliare se tanti occhi scrutano severi cosa accade, o non accade, sul fronte dei costi della politica. Guido Gentili gentili.guido@libero.it.


Deficit nella sanità, prestito dallo Stato

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: TESTO FINANZIARIA data: 2007-10-01 - pag: 46 autore: Deficit nella sanità, prestito dallo Stato 3. Al fine di assicurare il necessario coordinamento e la migliore finalizzazione di tutti gli interventi a favore delle isole minori e ferme restando le contribuzioni per i progetti già approvati con i decreti del ministero dell'Interno del 13 dicembre 2004 e 8 novembre 2005, le risorse iscritte sul fondo per la tutela e lo sviluppo delle isole minori di cui all'articolo 25, comma 7 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 dello stato di previsione del ministero dell'Interno, sono trasferite al fondo di cui al comma 2 alla presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari regionali . 4. Il ministero dell'Economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio. ARTICOLO 22 Disposizioni a favore delle minoranze slovene nonché a favore delle minoranze linguistiche storiche 1. Per le finalità previste dall'articolo 10 della legge 23 febbraio 2001, n. 38 è autorizzata la spesa annua, per un quinquennio, di euro 66.200,00, a decorrere dall'anno 2008. 2. A decorrere dal 2008 l'autorizzazione della spesa per il Fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche, istituito dall'articolo 9 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 è di euro 6 milioni. A decorrere dalla stessa data il limite dell'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 15 della stessa legge è di euro 5 milioni. ARTICOLO 23 Attuazione dei Piani di rientro regionali in materia sanitaria 1. In attuazione degli accordi sottoscritti tra lo Stato e le Regioni Lazio, Campania, Molise e Sicilia ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, con i quali le regioni interessate si obbligano al risanamento strutturale dei relativi servizi sanitari regionali, anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti: a) lo Stato è autorizzato ad anticipare alle predette Regioni, nei limiti di un ammontare complessivamente non superiore a 9.100 milioni di euro, la liquidità necessaria per l'estinzione dei debiti contratti sui mercati finanziari e dei debiti commerciali cumulati fino al 31 dicembre 2005, determinato in base ai procedimenti indicati nei singoli Piani e comunque al netto delle somme già erogate a titolo di ripiano disavanzi; b) le Regioni interessate, in funzione delle risorse trasferite dallo Stato di cui al punto a), sono tenute a restituire, in un periodo non superiore a trenta anni, le risorse ricevute. Gli importi così determinati sono acquisiti in appositi capitoli del bilancio dello Stato. 2. All'erogazione delle somme di cui al comma 1, da accreditarsi su appositi conti correnti intestati alle emregioni interessate, lo Stato procede, anche in tranches successive, a seguito del riaccertamento definitivo e completo del debito da parte delle Regioni interessate, con il supporto dell'advisor contabile, come previsto nei singoli Piani di rientro, e della sottoscrizione di appositi contratti, che individuano le condizioni per la restituzione, da stipularsi fra il ministero dell'Economia e delle finanze e ciascuna regione. All'atto dell'erogazione le Regioni interessate provvedono all'immediata estinzione dei debiti pregressi per l'importo corrispondente e trasmettono tempestivamente la relativa documentazione ai ministeri dell'Economia e delle finanze e della Salute. 3. In presenza della sottoscrizione dell'Accordo con lo Stato per il rientro dai deficit sanitari, ai sensi dell'articolo 180 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, alle Regioni interessate che non hanno rispettato il patto di stabilità interno in uno degli anni precedenti il 2007 spetta l'accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato previsto per l'anno di riferimento dalla legislazione vigente, nei termini stabiliti dal relativo Piano. Capo III Missione 4 - l'Italia in Europa e nel mondo ARTICOLO 24 Disposizioni in materia di organicie di personale utilizzato dagli uffici locali all'estero 1. In coerenza con il processo di revisione organizzativa di cui all'articolo 1, comma 404, lettera g), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, con decreto del ministro degli Affari esteri di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze da emanare, entro il mese di giugno 2008, sono individuate le tipologie professionali connesse con lo svolgimento dell'azione degli Uffici all'estero, con l'obiettivo di razionalizzare la spesa destinata alle relative funzioni e di ridurre quella relativa all'utilizzazione degli esperti di cui all'articolo 168 del Dpr n. 18 del 1967. 2. Il contingente di cui all'articolo 152 del Dpr 5 gennaio 1967, n. 18 e successive modificazioni viene conseguentemente adeguato con decreto del ministro degli Affari esteri di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze. 3. Quota parte delle risorse derivanti dalle iniziative di cui ai commi precedenti, previa verifica e accertamento, è destinata ad alimentare, nel limite di 5 milioni per l'anno 2008 e nel limite di 7,5 milioni a decorrere dall'anno 2009,il fondo di cui all'articolo3,comma 39 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, che per l'anno 2008 è integrato di 45 milioni di euro, e a decorrere dall'anno 2009 è integrato di 42,5 milioni di euro. 4. Nel medesimo fondo confluiscono, altresì, le entrate accertate ai sensi dell'articolo 1, comma 568 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nel maggior limite di 40 milioni di euro, nonché quota parte delle dotazioni delle unità previsionali di base dello stato di previsione del ministero degli Affari esteri, da porre a disposizione degli uffici all'estero. 5. A tal fine il ministro dell'Economia e delle finanze, su proposta del ministro degli Affari esteri, è autorizzato a effettuare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. 6. Per il perseguimento delle finalità istituzionali e per assicurare il proprio funzionamento, le Rappresentanze diplomatiche e gli Uffici consolari di 1Ucategoria sono dotati di autonomia gestionale e finanziaria. 7. Con decreto adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono disciplinate le modalità applicative della disposizione di cui al comma 6. ARTICOLO 25 Organizzazione G8 in Italia e approvazione della decisione comunitaria n. 2007/436/Ce, Euratom 1. Perl'organizzazione del vertice G8 previsto per il 2009 è stanziata la somma di euro 30 milioni per l'anno 2008. 2. Piena e diretta esecuzione è data alla decisione n. 2007/436/Ce, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee, a decorrere della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 11, paragrafo 3, della decisione stessa. ARTICOLO 26 Incremento contributo ordinario dell'istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori 1. Per consentire all'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), istituito dall'articolo 22 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, di svolgere le proprie funzioni istituzionali nonché di completare i processi di stabilizzazione previsti dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, per gli anni 2008, 2009 e 2010 il contributo ordinario annuale per il funzionamento e le attività dell'Istituto medesimo è incrementato di ulteriori 30 milioni di euro, a valere sul Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, con riduzione, per gli anni 2008 e 2009, delle somme di cui all'articolo 1, comma 1209, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per l'anno 2010 si provvede a valere sulle risorse del medesimo Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1,comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n.236. Capo IV Missione 5- Difesa e sicurezza del territorio ARTICOLO 27 Professionalizzazione delle Forze armate 1. Gli importi previsti dalla tabella A allegata alla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché dalla tabellaC allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 226, così come rideterminati dall'articolo 1, comma 570, della legge 27 dicembre 2006,n.296,sono incrementati di 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. CapoV Giustizia ARTICOLO 28 Razionalizzazione del sistema delle intercettazioni telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione informatica o telematica 1. Il ministero della Giustizia provvede entro il 31 gennaio 2008 ad avviare la realizzazione di un sistema unico nazionale delle intercettazioni telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione informatica o telematica disposte o autorizzate dall'autorità giudiziaria, anche attraverso la razionalizzazione delle attività attualmente svolte dagli uffici dell'Amministrazione della giustizia. Contestualmente si procede all'adozione dei provvedimenti di cui all'articolo96, deldecretolegislativo 1U agosto 2003, n. 259 e successive modificazioni. 2. Il ministero della Giustizia, di concerto con il ministero dell'Economia e delle finanze, procede al monitoraggio dei costi complessivi delle attività di intercettazione disposte dall'autorità giudiziaria. Capo VI Missione 7- Ordine pubblico e sicurezza ARTICOLO 29 Riattribuzione delle funzioni istituzionali del personale in posizione di comando appartenente alle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco 1. A decorrere dal 1U febbraio 2008, il trattamento economico fondamentale ed accessorio attinente alla posizione di comando del personale appartenente alle Forze di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco è posto a carico delle Amministrazioni utilizzatrici dello stesso. Resta fermo il divieto di cumulabilità previsto dall'articolo 3, comma 63, della legge 24 dicembre 1993, n. 537. ARTICOLO 30 Fondo ministro dell'Interno per spese correnti sicurezza e soccorso pubblico 1. Per l'anno 2008, è istituito nel bilancio del ministero dell'Interno un fondo di parte corrente per le esigenze di funzionamento della sicurezza e del soccorso pubblico, ad esclusione delle spese per il personale e di quelle destinate al ripianamento delle posizioni debitorie, con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 20 milioni di euro per le specifiche necessità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, da ripartire con uno o più decreti del ministro dell'Interno da comunicare, anche con evidenze informatiche, al ministero dell'Economia e delle finanze, tramite l'Ufficio centrale di bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti. ARTICOLO 31 Sicurezza della navigazione 1. Per l'anno 2008 è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro da iscrivere nel Fondo di cui all'articolo 1, comma 1331, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da ripartire, per le esigenze di funzionamento e per l'esercizio dei compiti di vigilanza e controllo operativi in materia di sicurezza delle navi e delle strutture portuali svolti dal Corpo delle capitanerie di porto Guardia costiera, con decreto del ministro dei Trasporti, da comunicare anche con evidenze informatiche, al ministero dell'Economia e delle finanze, tramite l'ufficio centrale del bilancio. 2. Al fine di sviluppare la componente aeronavale e dei sistemi di comunicazione del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia costiera è autorizzata la spesa di 5 milionidi euro per l'anno 2008, 10 milioni di euro per l'anno 2009 e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011. Capo VI Missione 8- Soccorso civile ARTICOLO 32 Chiusura dell'emergenza conseguente alla crisi sismica Umbria e Marche 1997 1. Al decreto legge 30 gennaio 1998, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 marzo 1998, n. 61, sono apportate le seguenti modificazioni: a) dopoilcomma7dell'articolo2 è aggiunto il seguente comma: "7-bis. Alla cessazione dello stato di emergenza,le regioni completano gli interventi di ricostruzione e sviluppo nei rispettivi territori secondo le disposizioni del presente decreto e dei piani e programmi predisposti in attuazione delle ordinanze emanate, durante la vigenza dello stato di emergenza, dal presidente del Consiglio dei ministri, dal ministro dell'Interno e dai Commissari delegati"; b) al comma 7 dell'articolo 3 le parole: "alla fine dello stato di emergenza "sono sostituite con le parole: "al 31 dicembre 2012"; c) dopo l'articolo 10 è aggiunto il seguente: "Articolo 10-bis. Alla cessazione dello stato di emergenza dichiarato a seguito del sisma del 16 dicembre 2000, che ha interessato i comuni della provincia di Terni, continuano ad applicarsi l'articolo 1, commi 4 e 5 dell'ordinanza del ministro dell'Interno, delegato per il coordinamento della protezione civile 22 dicembre 2000, n. 3101, e l'articolo 6 dell'ordinanza del ministro dell'Interno, delegato per il coordinamento della Protezione civile 12 aprile 2001, n. 3124"; d) dopo il comma 5 dell'articolo 12 è aggiunto il seguente: "6. Alla cessazione dello stato di emergenza, per il quinquennio 2008 - 2012, i contributi di cui ai commi 2 e 3 sono determinati annualmente ed erogati agli entilocali dal ministero dell'Interno nell'ambito dei trasferimenti erariali ordinari in favore degli enti stessi. La determinazione ed erogazione avvengono assumendo come base di calcolo le certificazioni analitiche del ministero dell'Interno relative all'anno 2006 e i relativi importi sono progressivamente ridotti nella misura di un quinto per ciascun anno del suddetto quinquennio "; Continua " pagina 47 l'articolo prosegue in altra pagina.


Criteri più severi sulle comunità montane

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: TESTO FINANZIARIA data: 2007-10-01 - pag: 46 autore: Criteri più severi sulle comunità montane " Continua da pagina 45 ARTICOLO 14 Scioglimento dei consigli comunali nei casi di mancata approvazione del bilancio 1. Ai fini dell'approvazione del bilancio di previsione degli enti locali e della verifica della salvaguardia degli equilibri di bilancio sono confermate per l'anno 2008,le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1-bis, del decreto legge 30 dicembre 2004, n. 314, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 marzo 2005, n. 26. ARTICOLO 15 Disposizioni varie per gli enti locali 1. I trasferimenti erariali per l'anno 2008 in favore di ogni singolo ente locale sono determinati in base alle disposizioni recate dall'articolo 1, comma 696, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. 2. Le disposizioni in materia di compartecipazione provinciale al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche di cui all'articolo 31, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, confermate, da ultimo, per l'anno 2007, dall'articolo 1, comma 697, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono prorogate per l'anno 2008. 3. Il comma 10 dell'articolo 25 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 è abrogato ed è conseguentemente soppressa l'autorizzazione di spesa prevista al comma 11 dello stesso articolo 25. ARTICOLO 16 Razionalizzazione e contenimento dei costi dell'esercizio associato delle funzioni comunali 1. L' articolo 27 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: "1. Le Comunità montane sono Unioni di comuni, anche appartenenti a province diverse, costituite per la valorizzazione delle zone montane, per l'esercizio di funzioni proprie, di funzioni conferite e per l'esercizio associato delle funzioni comunali. 2. La Comunità montana ha un organo rappresentativo e un organo esecutivo composti da sindaci, assessori o consiglieri dei comuni partecipanti. Il presidente può cumulare la carica con quella di sindaco di uno dei comuni della comunità. I rappresentanti dei Comuni della Comunità montana sono eletti dai consigli dei Comuni partecipanti. 3. La Regione individua, concordandoli nelle sedi concertative di cui all'articolo4,gli ambiti o le zone omogenee per la costituzione delle comunità montane, in modo da consentire gli interventi per la valorizzazione della montagna e l'esercizio associato delle funzioni comunali. La costituzione della comunità montana avviene con provvedimento del presidente della Regione, tra non meno di tre comuni situati per almeno l'ottanta per cento della loro superficie al di sopra di cinquecento metri di altitudine sopra il livello del mare ovvero tra non meno di tre comuni situati per almeno il cinquanta per cento della loro superficie al di sopra di cinquecento metri di altitudine sul livello del mare e nei quali il dislivello tra la quota altimetrica inferiore e la superiore non è minore di cinquecento metri. Nelle regioni alpine il limite minimo di altitudine ed il dislivello della quota altimetrica, di cui al periodo precedente, sono di seicento metri. Non possono far parte delle comunità montane i capoluoghi di provincia e i comuni con popolazione complessiva superiore a 40.000 abitanti. 4. I criteri di cui al comma 3 valgono ai fini della costituzione delle comunità montane e non rilevano in ordine ai benefici e agli interventi speciali per la montagna stabiliti dall'Unione europea e dalle leggi statali e regionali. Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali, di concerto con i ministri dell'Interno e dell'Economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza unificata, sono definiti i criteri generali per l'individuazione dei territori da considerare montani. 5. Laleggeregionaledisciplina le Comunità montane stabilendo in particolare: a) le modalità di approvazione dello statuto; b) le procedure di concertazione; c) la disciplina dei piani zonali e dei programmi annuali; d) i criteri di ripartizione tra le Comunità montane dei finanziamenti regionali e di quelli dell'Unione europea; e) i rapporti con gli altri enti operanti nel territorio. 6. Al Comune montano nato dalla fusione dei Comuni il cui territorio coincide con quello di una Comunità montana sono assegnate le funzioni e le risorse attribuite alla stessa in base a norme comunitarie, nazionali e regionali. Tale disciplina si applica anche nel caso in cui il comune sorto dalla fusione comprenda comuni non montani. Con la legge regionale istitutiva del nuovo comune si provvede allo scioglimento della Comunità montana. 7. Ai fini della graduazione e differenziazione degli interventi di competenza delle Regioni e delle Comunità montane, le Regioni, con propria legge, possono provvedere ad individuare nell'ambito territoriale delle singole Comunità montane fasce altimetriche di territorio, tenendo conto dell'andamento orografico, del clima, della vegetazione, delle difficoltà nell'utilizzazione agricola del suolo, della fragilità ecologica, dei rischi ambientali e della realtà socio- economica. 8. Ove in luogo di una preesistente Comunità montana vengano costituite più Comunità montane, ai nuovi enti spettano nel complesso i trasferimenti erariali attribuiti all'ente originario, ripartiti in attuazione dei criteri stabiliti dall'articolo 36 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 e successive modificazioni. ". 2. Alla data di entrata in vigore della presente legge i Comuni che non rispondono alle caratteristiche previste dal comma 3 dell'articolo 27 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come modificato dal precedente comma, cessano di appartenere alla Comunità montana. Alla medesima data sono soppresse le comunità montane che, anche in conseguenza di quanto dispo-sto nel periodo precedente, risultano costituite da meno di tre Comuni. I poteri degli organi delle Comunità montane soppresse sono prorogati per sessanta giorni, ai soli fini di assumere le determinazioni inerenti la ripartizione delle risorse umane, finanziarie e strumentali e le altre determinazioni conseguenti alla soppressione, senza corresponsione di indennità. Decorso il predetto termine, le determinazioni sono assunte dal presidente della Regione, sentiti i Comuni interessati. I Comuni che la componevano succedono ad ogni effetto, anche processuale, alla Comunità montana soppressa, nel rispetto dei principi di solidarietà attiva e passiva per quanto concerne i rapporti obbligatori. Negli altri casi, sempre con decorrenza dalla data di entrata in vigore della presente legge, il numero dei componenti degli organi della Comunità montana si riduce in modo corrispondente al numero dei comuni che cessano di farne parte. 3. Le Regioni, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, adottano disposizioni normative, sulla base di accordi stipulati nei consigli delle autonomie locali o in altra sede di concertazione prevista dai propri ordinamenti, al fine di ridurre i componenti degli organi rappresentativi ed esecutivi delle comunità montane e delle unioni dei comuni in misura non inferiore alla metà ed entro i successivi tre mesi provvedono ad adeguare la propria legislazione ai principi di coordinamento della finanza pubblica stabiliti dall'articolo 27 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come modificato dal presente articolo. 4. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, il ministro per gli affari regionali e le autonomie locali coordina, in sede di Conferenza unificata, una verifica sull'applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, comunicandone gli esiti al Parlamento con una relazione. 5. A decorrere dall'anno 2008 il fondo ordinario di cui all'articolo 34, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 è ridotto di euro 66.800.000 annui, corrispondenti ai contributi delle Comunità montane soppresse. ARTICOLO 17 Eliminazione dei consigli circoscrizionali nei Comuni con popolazione inferiore a 250.000 abitanti e riduzione del numero dei consiglieri comunali e provinciali e degli assessori comunali e provinciali 1. All'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il comma 1 le parole: "100.000 abitanti" sono sostituite dalle seguenti: "250.000 abitanti"; b) al comma 3 le parole: "30.000 e i 100.000" sono sostituite dalle seguenti: "100.000 e i 250.000"; c) al comma 5 la parola: "300.000" è sostituita dalla seguente: "250.000". 2. L'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: "Articolo 37 - (Composizione dei consigli) - 1. Il consiglio comunale è composto dal sindaco e: a) da 60 membri nei comuni con popolazione superiore a un milione di abitanti; b) da 50 membri nei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti; c) da 46 membri nei comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti; d) da 32 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti o che, pur avendo popolazione inferiore, siano capoluoghi di provincia; e) da 24 membri nei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; f) da 22 membri nei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti; g) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti; h) da 12 membri nei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti; i) da 10 membri negli altri comuni. 2. Il consiglio provinciale è composto dal presidente della provincia e: a) da 36 membri nelle province con popolazione residente superiore a 1.400.000 abitanti; b) da 28 membri nelle province con popolazione residente superiore a 700.000 abitanti; c) da 24 membri nelle province con popolazione residente superiore a 300.000 abitanti; d) da 20 membri nelle altre province. 3. Il presidente della provincia e i consiglieri provinciali rappresentano l'intera provincia. 4. La popolazione è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale.". 3. All'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, la parola: "sedici" è sostituita dalla seguente: "dodici.". 4. Il presente articolo si applicaa decorrere dalle prime elezioni per il rinnovo di ciascun consiglio comunale e provinciale, successive alla data di entrata in vigore della presente legge. 5. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le amministrazioni locali adeguano gli importi dei gettoni di presenza di cui all'articolo 82 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, al limite massimo previsto dal decreto di cui al comma 8 del medesimo articolo 82, se allo stesso superiori. ARTICOLO 18 Eliminazione dell'indennità di missione per i gli amministratori locali 1. L'articolo 84 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: "Articolo 84. - (Rimborso spese di viaggio) - 1. Agli amministratori che, in ragione del loro mandato, si rechino fuori del capoluogo del comune ove ha sede il rispettivo ente, previa autorizzazione del capo dell'amministrazione, nel caso di componenti degli organi esecutivi, ovvero del presidente del Consiglio, nel caso di consiglieri, sono dovuti esclusivamente il rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute, nonché un rimborso forfetario onnicomprensivo per le altre spese, nella misura fissata con decreto del ministero dell'Interno e del ministero dell'Economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali. 2. La liquidazione del rimborso delle spese è effettuata dal dirigente competente, su richiesta dell'interessato, corredata della documentazione delle spese di viaggio e soggiorno effettivamente sostenute e di una dichiarazione sulla durata e sulle finalità della missione. 3. Agli amministratori che risiedono fuori del capoluogo del Comune ove ha sede il rispettivo ente, spetta il rimborso per le sole spese di viaggio effettivamente sostenute, per la partecipazione a ognuna delle sedute dei rispettivi organi assembleari ed esecutivi, nonché per la presenza necessaria presso la sede degli uffici per lo svolgimento delle funzioni proprie o delegate.". ARTICOLO 19 Contenimento di spese per aspettative per mandato elettorale 1. All'articolo 81, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, le parole: "Gli amministratori locali di cui all'articolo 77, comma 2" sono sostituite dalle seguenti: "I sindaci, i presidenti delle Province, i presidenti dei Consigli comunali e provinciali, i presidenti delle Comunità montane e delle unioni di Comuni, nonché i membri delle giunte di Comuni e Province". ARTICOLO 20 Norma di indirizzo alle Regioni per la riduzione dei costi derivanti da duplicazione di fruizioni 1. Anche ai fini del coordinamento della finanza pubblica, in attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, lo Stato e le Regioni, nell'ambito di rispettiva competenza legislativa, provvedono all'accorpamento o alla soppressione degli enti, agenzie od organismi, comunque denominati, titolari di funzioni in tutto o in parte coincidenti con quelle assegnate agli enti territoriali e alla contestuale riallocazione delle stesse agli enti locali, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. 2. I Comuni e le Province provvedono alla soppressione degli enti, agenzie e organismi, comunque denominati, istituiti dai medesimi enti locali nell'ambito della rispettiva potestà regolamentare e titolari di funzioni in tutto in parte coincidenti con quelle svolte dagli enti locali medesimi. ARTICOLO 21 Fondo nazionale per la montagnae Fondo di sviluppo delle isole minori 1. Per il finanziamento del Fondo nazionale per la montagna, di cui all'articolo 2 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e successive modificazioni, è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l'anno 2008 e 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010. 2. è istituito, presso la presidenza del Consiglio dei ministri- Dipartimento per gli affari regionali, il Fondo di sviluppo delle isole minori, con una dotazione finanziaria pari a 34 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. Il fondo finanzia interventi specifici nei settori dell'energia, dei trasporti e della concorrenza, diretti a migliorare le condizioni e la qualità della vita nelle suddette zone, oltre a misure dirette a favorire le imprese insulari in modo che le stesse possano essere ugualmente competitive. All'erogazione del fondo si provvede sulla base del Documento triennale unico di programmazione isole minori ( Dupim),elaborato dall'Associazione nazionale isole minori (Ancim), nel quale sono indicati i singoli interventi e le relative quantificazioni, approvato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie regionali e del ministro dell'Interno, di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.


Parlamentari, indennità frenate

( da "Sole 24 Ore, Il (Abb)" del 01-10-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: POLItICA E SOCIETA data: 2007-09-30 - pag: 14 autore: Costi della politica. Le misure in Finanziaria: l'aumento automatico non può superare il 50% degli alti magistrati Parlamentari, indennità frenate Tagliati del 10% i rimborsi elettorali ai partiti: tra i 15 e i 20 milioni i risparmi Mariolina Sesto ROMA Il Parlamento non c'è ancora riuscito. Ora ci prova il Governo. Che con la Finanziaria tenta la riduzione delle indennità dei parlamentari e il taglio dei rimborsi elettorali ai partiti. Il congelamento degli aumenti previsti per gli stipendi dei parlamentari andato in porto alla Camera ma non al Senato ora viene bloccato per legge. Anche se non del tutto: l'adeguamento alla busta paga del presidente di Cassazione non potrà superare la quota del 50 per cento. "Noi abbiamo fatto di più – commenta il questore della Camera Gabriele Albonetti –: abbiamo rinunciato del tutto a quell'aumento". Una decisione che tuttavia non ha forza di legge e che potrebbe essere impugnata da un qualunque parlamentare. Se la Finanziaria passerà, invece, il privilegio cadrà una volta per tutte. Meno soldi ai partiti Altro che ritorno al finanziamento pubblico dei partiti, ipotesi che negli ultimi mesi si era riaffacciata in Parlamento. Il Governo chiede con la manovra una decurtazione del 10% ai rimborsi che le formazioni politiche ricevono annualmente sulla base dei voti ottenuti nella varie tornate elettorali. Questa misura vale – secondo i calcoli del ministero per l'Attuazione del programma – tra i 15 e i 20 milioni di euro all'anno, una cifra che deve però essere ancora "vistata" dalla Ragioneria. Enti locali Cospicui sono poi i risparmi di spesa conseguenti al taglio del 20% dei consiglieri comunali e provinciali: a regime, cioè quando saranno rinnovati tutti in consigli d'Italia, verranno recuperati 205 milioni di euro. Altri 24 milioni di euro verranno risparmiati grazie al nuovo tetto posto agli assessori comunali e provinciali: non più un massimo di 16 ma di dodici. Ma la stretta sugli amministratori locali non si ferma qui: quando andranno in missione non otterranno più alcuna indennità. Potranno solo chiedere un rimborso delle spese sostenute durante il viaggio. E ancora: le loro aspettative per mandato elettorale verranno limitate sempre in funzione di contenimento delle spese. Altri 100 milioni di euro produrrà infine il colpo di scure sulle circoscrizioni: quest'organo sparirà in circa 70 comuni (quelli fra i 30mila e i 100mila abitanti). E se si considera che la carica di consigliere di circoscrizione è remunerata con 751 euro lordi mensili, il risparmio dovrebbe superare i 79 milioni di euro all'anno. A ciò bisogna aggiungere che tre quarti delle circoscrizioni esistenti nelle città tra i 100mila e i 250mila abitanti diventeranno gratuite, con un risparmio massimo a regime di 21 milioni di euro. Insomma, il popolo del V-day può ritenersi soddisfatto, commenta il premier Romano Prodi. "Abbiamo cominciato – spiega il presidente del Consiglio - una azione di seria moralizzazione e credo che questo piaccia. Naturalmente queste operazioni non sono mai sufficienti perché devono essere fatte saggiamente, prolungate negli anni e applicate ". E soprattutto sono adesso attese alla prova del Parlamento. Non a caso Prodi si rivolge direttamente a deputati e senatori: "Da loro ora mi aspetto una comprensione forte e condivisa nel corso dell'esame parlamentare". ENTI LOCALI Con la riduzione del 20% degli eletti comunali e provinciali saranno recuperati 205 milioni Stretta sulle missioni CIRCOSCRIZIONI Il calo dei consiglieri di quartiere frutterà 100 milioni. La figura sparirà in circa 70 municipi tra i 30 e i 100mila abitanti.


Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica

( da "Corriere della Sera (Abbonati)" del 01-10-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2007-10-01 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE LA POLEMICA Lite con Fassino su Marchionne e tagli alla politica ROMA - E' a distanza, ma è duro il botta e risposta tra Fausto Bertinotti e Piero Fassino sui costi della politica. Il presidente della Camera, a "Liberafesta", punzecchia il leader dei Ds, che giorni fa gli aveva scritto per chiedere di bloccare gli aumenti automatici ai deputati: "Le proposte di Fassino sui costi della politica? Sono condivisibili, ma non ho visto proposte di legge depositate da lui alla Camera...", la stoccata di Bertinotti, che al leader Ds rimprovera anche l'apprezzamento per l'Ad della Fiat Sergio Marchionne: "Tra Marchionne e il Papa sceglierei il socialismo ese tertium non datur, uscirei di scena". Replica seccamente Fassino, ma solo sul tema dei costi della politica: "Bertinotti non può certo insegnarmi a fare il parlamentare, la sua è una polemica pretestuosa: dei 10 punti da me indicati, 5 li ho ritrovati in Finanziaria".


<Dimezziamo i costi delle circoscrizioni>

( da "L'Adige" del 01-10-2007)

 

Politica e sprechi, Paolazzi: "Noi siamo l'alternativa a Grillo". Redolfi: "Anche i comuni sono troppi" "Dimezziamo i costi delle circoscrizioni" Le proposte: eliminazione dei "gettoni di presenza" e accorpamenti di STEFANO PIFFER A Trento sono dodici e coprono tutto il territorio. Non solo la città, ma anche le zone a sud (Ravina e Mattarello), a nord (Gardolo e Meano), passando per la collina (Povo e Villazzano) e il monte Bondone. Sono le circoscrizioni, che la nuova Finanziaria del Governo Prodi vorrebbe eliminare. L'autonomia trentina presuppone una legge ad hoc e il governatore Lorenzo Dellai ha già espresso parere decisamente contrario in merito a una soppressione. Ma i presidenti dei dodici territori, pur contrari all'abolizione di quello che viene definito uno strumento di democrazia e di collegamento fra le persone e le istituzioni, non mancano di fare analisi equilibrate. In soldoni, le circoscrizioni devono restare, ma sono davvero indispensabili tutte e dodici? Il più diretto è Melchiore Redolfi , che "gestisce" per l'ultimo mandato - visto che non pensa a una ricandidatura - il Centro Storico e Piedicastello: "Sono uno strumento importante di partecipazione democratica che avvicinano le persone alla politica. Ma pensiamo ai numeri. Va bene, come propone la finanziaria, abbassare il numero dei consiglieri comunali (a Trento si passerebbe da 50 a 32, ndr). Anche i Comuni sono troppi (223, ndr). E, secondo me, un ritocco potrebbe essere effettuato anche nelle circoscrizioni". Secondo lei, quale potrebbe essere un numero adeguato? "Direi otto o nove. A Trento città ce ne sono tre, che raggruppano circa ventimila abitanti ciascuna. Forse ne basterebbero due. In periferia, la storia di ciascuna è diversa, sono tutti ex comuni catastali. Ma forse si potrebbero accorpare Sardagna e il Bondone. Oppure fondere in un'unica realtà Villazzano e Povo". Anche Emanuele Lombardo (Oltrefersina) è convinto che "forse dodici possono essere troppe" anche se poi puntualizza che "la conformazione territoriale della città è molto peculiare e raggruppare le diverse frazioni non è facile". E comunque, guai a toccarle. "Dellai ha ragione quando parla di strumento importante per la democrazia. La gente spesso percepisce il comune un po' distante e le circoscrizioni possono essere degli interlocutori efficaci. Io sono presidente da un paio d'anni e molta gente mi ferma e mi rivolge richieste, o propone problematiche che poi giro a chi di dovere. A volte la risposta è negativa, ma spesso si riesce a ottenere considerazione". Il medesimo concetto è riproposto da Corrado Paolazzi , che si occupa della zona di Gardolo. "Si rischia di sottovalutare il ruolo delle circoscrizioni che è di mediazione. Siamo in contatto tutti i giorni con la gente e raccogliamo segnalazioni e critiche. Forse bisognerebbe invertire il processo attuale, in modo ascoltarci di più. Le cose migliorerebbero. Noi siamo un'alternativa a Grillo, siamo una democrazia rappresentativa. E qui che si formano le opinioni e si sentono i veri pareri della gente. Una cosa che il Palazzo non sa fare". Sono un costo? "Se i problemi sono i soldi, basterebbe togliere il gettone di presenza, le persone disposte a mettersi a disposizione per la comunità ci sarebbero comunque. Gli sprechi sono da altre parti. Che la politica abbia costi, è sacrosanto. Che i soldi vengano buttati, è un altro discorso. Oppure si potrebbe ipotizzare che i dodici presidenti siano anche consiglieri comunali. Così si risparmierebbe di sicuro". E sull'unire le circoscrizioni? "Va bene per Trento. Che differenza c'è fra Oltrefersina e San Giuseppe? Ma mettere insieme realtà storicamente divise, la vedo difficile". 01/10/2007.


"costi politica, fausto eviti di farmi lezione"

( da "Repubblica, La" del 01-10-2007)

 

Fassino "Costi politica, Fausto eviti di farmi lezione" ROMA - "Non ho visto proposte di legge depositate da Fassino" a Montecitorio per ridurre i costi della politica. "Non credo che il presidente Bertinotti possa insegnare a me come fare il parlamentare". Botta e risposta tra il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, e il segretario dei Ds, Piero Fassino, convinto che la polemica nei suoi confronti sia "pretestuosa". Anche perché, ricorda, "alla vigilia della Finanziaria ho indicato (con una lettera a Repubblica-ndr) dieci possibilità di riforma che riducessero i costi della politica". "Cinque le ho ritrovate con piacere nella Finanziaria - continua Fassino - quindi non c'è bisogno che io presenti un disegno di legge. Sulle cinque rimanenti ora presenterò il ddl necessario". Dal canto suo, Bertinotti, che non si considera "per niente parte della casta", riconosce però che "ci sono privilegi che vanno abbattuti per difendere le prerogative dei parlamentari e della politica".


La Sicilia 1-10-2007 Sanità. La Sicilia non può essere commissariata.

 

Sanità, la Sicilia non può essere commissariata Antonio Fiasconaro Palermo. Fra le misure inserite nella bozza della Finanziaria 2008, approvata dal Consiglio dei ministri e che adesso dovrà andare al vaglio dei due rami del Parlamento, c'è anche il via libera ad un maxi-mutuo da circa 9 miliardi e 100 milioni di euro destinato a 5 delle sei regioni che hanno mostrato disavanzi nella spesa sanitaria. Il mutuo riguarda anche la Sicilia che potrà avvalersi di questo strumento per ripianare le perdite del sistema sanitario regionale dal 2002 ad oggi. In realtà il Consiglio dei ministri si è limitato a predisporre una bozza di provvedimento che tiene fede ad uno dei due adempimenti a carico del governo nazionale e frutto della firma dei piani di rientro con le regioni. In poche parole, i piani di rientro sono accordi bilaterali nei quali le regioni cedono parte della propria autonomia e si impegnano a rispettare, per tre anni, i provvedimenti concordati e scritti nel piano, per parte sua il governo ha due soli obblighi da rispettare pena la decadenza dell'accordo: il via libera all'uso delle maggiori somme derivanti dalla ripartizione del fondo sanitario nazionale e la concessione dei mutui per il ripiano dei disavanzi pregressi. L'unica differenza fra la Sicilia e le altre regioni sta nella clausola di commissariamento. Mentre quelle a statuto ordinario, come il Lazio ad esempio, in caso di inadempienza potranno essere commissariate ovvero funzionari statali si sostituiranno alla Regione per applicare il piano, in Sicilia in virtù dello Statuto speciale e della clausola di salvaguardia inserita nella finanziaria 2004 ed in quella 2005 che avevano introdotto questo istituto, il commissariamento non sarebbe possibile. Il rispetto del piano da parte regionale è comunque garantito dal fatto che, trattandosi di un accordo bilaterale, se la Sicilia non dovesse adottare tutti i tagli previsti dal piano nei tempi concordati Roma potrebbe ritirare i fondi aggiuntivi e non concedere o bloccare in corso d'opera il mutuo mettendo Palermo in serissimi guai finanziari. Una volta approvata la finanziaria 2008, comunque, anche la Sicilia potrà contare sul suo prestito. Il valore iniziale sarà di 1 miliardo e 300 milioni di euro che dovrebbero bastare a coprire il disavanzo fin qui maturato fin dal 2002. Le rate di rimborso saranno annuali, varranno 187 milioni ciascuna. Nell'accordo si sono tenuti margini ampi rispetto a quanto accertato. A fronte del detto miliardo e 300 milioni il mutuo potrebbe arrivare fino al doppio di questa somma e potrà durare fino ad un massimo di trent'anni.


 

Il Corriere della Sera 1-10-2007 Le grandi opere, sprechi e piani A3, un chilometro costa 20 milioni Salerno-Reggio, il cantiere infinito. Da oggi i lavori sull'ultimo tratto. Nella manovra 100 milioni per il traffico merci  Sergio Rizzo

 

ROMA — Dicono gli esperti che si sarebbe fatto prima a costruire un'autostrada nuova. Soprattutto, si sarebbe speso meno. Per costruire la Salerno- Reggio Calabria ci sono voluti circa undici anni (dal 1963 al 1974) e una somma che oggi corrisponderebbe a 5,6 milioni di euro a chilometro. Per ammodernarla, di anni ne serviranno quattordici (dal 1998 al 2012) e si spenderanno 20,3 milioni al chilometro. Il conto è di 9 miliardi di euro, cioè 152 euro per ogni cittadino italiano, neonati e vegliardi compresi. Naturalmente, salvo sorprese. Per avere un'idea di che cosa significa una cifra del genere, basti pensare che per la realizzazione ex novo del tracciato collinare dell'autostrada tirrenica sponsorizzato dall'ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e che l'attuale maggioranza contestava per l'impatto ambientale e i suoi costi eccessivi dovuti a gallerie e viadotti, era stata prevista una spesa di 14,9 milioni a chilometro.

DUE CORSIE — Ma chi pensa che, dopo aver tirato fuori tutti questi quattrini, la sgarrupata A3 lascerà il posto a una highway californiana, resterà probabilmente deluso. Dei 443 chilometri, i primi 53 saranno a tre corsie più quella d'emergenza. Gli altri 390 rimarranno a due corsie, come oggi, più quella d'emergenza. Molto più belle, molto più larghe, molto più sicure. Ma sempre due: per una strada sulla quale passano 3.000 (tremila) Tir al giorno. Per non parlare dei disagi. Già ora ci sono 148 chilometri di cantieri. E oggi, primo ottobre, è la data prevista per l'inizio dei lavori sul tratto compreso fra Bagnara Calabra e Reggio Calabria. Nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi non ha nascosto di essere terrorizzato, arrivando al punto da suggerire il rinvio dell'apertura del nuovo cantiere. Ma il suo collega delle Infrastrutture Antonio Di Pietro non ci sente. E neppure l'amministratore delegato dell'Anas, Pietro Ciucci: il rinvio comprometterebbe tutta la tempistica dei lavori. Almeno però Bianchi è riuscito a ottenere un centinaio di milioni di euro dalla Finanziaria per alleviare un po' l'emergenza nell'area dello Stretto agevolando il trasporto dei Tir via mare da Messina al porto di Gioia Tauro, che farebbe scavalcare ai mezzi pesanti la terribile strettoia di Reggio.

IL «GIRONE» — Un pannicello caldo. Ma è meglio di niente. Da mesi il tratto calabrese è un girone dantesco. I disagi vengono giustificati dall'Anas con il fatto che i lavori devono essere fatti «in sede», senza interrompere la circolazione dei veicoli. Ma questo spiega soltanto in parte perché il calvario sia destinato a durare, nella migliore delle ipotesi, ancora fino al 2012. Un giorno di ottobre di tre anni fa l'ingegner Carlo Bartoli, direttore centrale dell'Anas, ha allargato le braccia: «I gravi problemi della Salerno-Reggio Calabria partono da un'errata concezione dei progetti, che ha rallentato enormemente i lavori». Ma se la colpa vada addebitata (come sempre!) a chi c'era prima, o piuttosto le responsabilità non vadano cercate semplicemente, come ha detto non più tardi di un paio di mesi fa Fausto Bertinotti, alla «impotenza della politica», di cui l'autostrada A3 sarebbe secondo il presidente della Camera «il monumento», poco importa. Quello che conta è il risultato. E purtroppo l'autostrada Salerno- Reggio Calabria non è nemmeno un'eccezione. Qualche mese fa Di Pietro ha portato in Parlamento dei dati che dimostrano come un chilometro di linea ferroviaria ad alta velocità costi 13 milioni di euro in Francia, 15 in Spagna e 44 (quarantaquattro) in Italia: dove i cantieri si sono aperti 13 anni fa e non c'è ancora un tratto completo di linea funzionante. Intendiamoci, che la faccenda sia nata male e sia stata gestita peggio ancora, non c'è alcun dubbio. Tutto cominciò con una legge del 1961. L'autostrada l'aveva fortemente voluta l'allora leader socialista calabrese Giacomo Mancini che in seguito, come ministro dei Lavori pubblici, avrebbe gestito direttamente l'operazione. I lavori durarono lo spazio di tre cicli elettorali: quello del 1963, quello del 1968 e quello del 1972. E ne furono fortemente influenzati: una deviazione o uno svincolo non si negò a nessuno. È così che l'autostrada A3 in 443 chilometri di tracciato ha una cinquantina di uscite: una mediamente ogni 8,86 chilometri. Particolarità che ha sempre rappresentato un deterrente formidabile per il suo «pedaggiamento». Quando l'Italstat ci aveva messo gli occhi sopra, si calcolò che il costo per realizzare i caselli avrebbe imposto un pedaggio tre volte superiore a quello praticato sul resto della rete.

NIENTE CONTROLLI — Ma senza caselli, vuol dire anche senza controlli. Quindi, terra di nessuno. Così sulla Salerno-Reggio Calabria è successo di tutto. Dagli scheletri rinvenuti nei canali di scolo, agli agguati a poliziotti e carabinieri a colpi di lupara, alle rapine con abbordaggio dei veicoli in transito: la più tragica finì con l'omicidio del piccolo Nicholas Green. La Salerno-Reggio Calabria poteva costare pure il posto a un ministro della Repubblica, quando nel 2005 il centrosinistra presentò una mozione di sfiducia nei confronti di Lunardi per un clamoroso ingorgo con centinaia di auto intrappolate sotto una tempesta di neve. Proprio Lunardi, che nel 2001, sedendosi sulla poltrona di responsabile delle Infrastrutture, aveva promesso: «L'autostrada sarà pronta nel 2004-2005. Ho già chiesto che si paghi il pedaggio». A promettere aveva cominciato nel 1987 Bettino Craxi: la Salerno-Reggio Calabria sarebbe stata sistemata con 1.000 miliardi, ovvero 983 milioni di euro di oggi. Cinque anni più tardi i miliardi erano diventati già 5 mila. Altri cinque anni e il preventivo salì a 6 mila. Nel 1999 il procuratore nazionale Antimafia Piero Luigi Vigna ammonì: «Nel Mezzogiorno arriveranno migliaia di miliardi per grandi opere fra cui il raddoppio della Salerno- Reggio Calabria. La mafia è già al lavoro». I lavori erano cominciati da un anno ma andavano a rilento. E continuarono così. Nel 2004 la Fillea Cgil denunciò che di quel passo sarebbero finiti nel 2040. Intanto il conto era salito a 6,9 miliardi di euro. Ancora tre anni e si è arrivati alla bellezza di 9 miliardi, con la previsione di chiudere nel 2011-2012. E mancano sempre i caselli.

01 ottobre 2007