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ARCHIVIO  DOSSIER MERCATO IMMOBILIARE

DAL 6 NOVEMBRE 2007 AL 2 GENNAIO 2008


 


INDICE DELL’ARCHIVIO DAL 6 NOVEMBRE  2007 AL 2 GENNAIO 2008

Articoli dal 29 dicembre 2007 al 2 gennaio 2008

Articoli del 28 dicembre  2007

Articoli del 27 dicembre 2007

Articoli dal 20 al 26 dicembre 2007

Articoli del 19 dicembre 2007

19-12-2007 Il Sole 24 Ore  Bce, nuova asta da 133 miliardi. Trichet: «Restano pressioni sui prezzi» a cura di Alberto Annicchiarico

Articoli dal 15 al 18 dicembre 2007

Da Il Sole 24 Ore 17-12-2007. Finanziaria. Le novità per la casa. Nicoletta Cottone.

Da quotidianocasa.it.  Mercato immobiliare, per Replat rallenta ormai da settembre

I dieci perché della crisi dei mutui ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-12-2007)

Articoli del 13 e 14 dicembre 2007

Articoli dall’8 al 12 dicembre 2007

Articoli del 6 e 7 dicembre 2007

Articoli dal 6 novembre al 5 dicembre 2007

 

 

ARTICOLI DAL 29 DICEMBRE 2007 AL 2 GENNAIO 2007

 

POCHE AZIONI MA BUONE ( da "Borsa e Finanza" del 29-12-2007)

Azioni. Sempre azioni. Ma non a tutto campo, perché la parola d'ordine ora è stock ( da "Borsa e Finanza" del 29-12-2007)

Nell'anno dei subprime ( da "Milano Finanza" del 29-12-2007)

CLAUDIO CLAUDI L'ITALIA è DIETRO, MOLTO DIETRO, RISPETTO ALL'EUROPA PER QUEL CHE RIGUARDA L ( da "Mattino, Il (City)" del 29-12-2007)

Usa, un anno di incertezze ( da "AprileOnline.info" del 31-12-2007)

Aria di crisi sulle Borse, ma anche buone occasioni ( da "Gazzettino, Il" del 02-01-2008)


Articoli

POCHE AZIONI MA BUONE (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Borsa e Finanza" del 29-12-2007)

 

INCHIESTA POCHE AZIONI MA BUONE Nonostante cinque anni di crescita l'equity resta l'unica scelta possibile. Solo per la prima parte del 2008 si dovrà parcheggiare la liquidità in Bot e Ctz. In attesa di vedere se l'incendio del credit crunch si spegnerà. L'operato di Fed e Bce non è bastato. E ora si invoca l'intervento dei governi di Redazione - 29-12-2007 Azioni. Sempre azioni. Ma non a tutto campo, perché la parola d'ordine ora è stock picking. Anche perché va messo nel conto un possibile calo dei profitti a fronte di non pochi fattori di rischio: dal petrolio (vicino ai 100 dollari al barile), al rischio della bolla immobiliare in Europa o a quella, tutt'altro che da escludere, dei mercati emergenti. Però, una cosa è certa: nonostante cinque anni di crescita ininterrotta, l'equity rimane la soluzione da consigliare. Non foss'altro che per esclusione: in questo momento non si vedono valide alternative. O, quantomeno, non ci sono asset class che, in termini di rendimento, possano vantare un appeal maggiore rispetto alle azioni. Ma la prudenza è d'obbligo. E tra le varie piazze finanziarie bisogna muoversi con molta attenzione. Selezionando le opportunità migliori. Il fantasma del credit crunch, infatti, aleggia ancora sui mercati. Quella che inizialmente sembrava una piccola fiammella, limitata al settore immobiliare, è poi diventata un incendio devastante. E gli interventi tempestivi delle banche centrali (che anche nell'ultimo periodo non sono mancati) non sono serviti a spegnere le fiamme che anzi, pian piano, si sono estese all'intero settore del credito. Un vero e proprio incubo per gli addetti ai lavori, gestori in primis, che oggi, in un clima di assoluta incertezza, preferiscono restare alla finestra. Nell'attesa appunto di capire se nel 2008 l'ingranaggio del credito tornerà a girare o se bisognerà prepararsi a fare i conti con un'economia in recessione. Evento, quest'ultimo, al quale l'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha assegnato un 50% di probabilità. A rendere ancora più incerto lo scenario del prossimo anno un ruolo fondamentale è stato giocato dagli ultimi dati macro. Valori che hanno evidenziato un peggioramento dell'inflazione, aumentata a novembre oltre le attese sia negli Usa sia in Europa. E l'andamento dei prezzi al consumo, accompagnato dalla crescita record delle materie prime, ha fatto scattare l'allarme delle banche centrali, che oggi si trovano strette in una morsa pericolosa. Con il credit crunch da un lato e il rischio inflazione dall'altro. Cosa fare? Privilegiare la liquidità, continuando (questa è stata finora la strategia della Fed) ad abbassare i tassi, o cercare di arginare una nuova ondata di inflazione che potrebbe colpire i consumatori delle maggiori economie (come sembra preferire la Bce)? La verità è che le banche centrali da sole non possono farcela. E forse ci sarebbe bisogno di un intervento anche delle autorità governative. Come successe nel 1989, quando il Congresso degli Stati Uniti costituì un'agenzia governativa, la Resolution Trust Corporation, che rastrellò tutti i crediti incagliati. Le lancette dell'orologio, dunque, in questo momento sono ferme. E semmai riprenderanno a girare, lo faranno solo quando il quadro complessivo sarà più chiaro. I money manager si sono dati sei mesi di tempo, durante i quali si dovrà agire con molta prudenza. Soprattutto nei primi mesi del nuovo anno, con i mercati azionari che dovranno affrontare un primo semestre irto di difficoltà. Ed è per questo che in un'ottica di breve il consiglio è di parcheggiare la liquidità in porti più sicuri: come il reddito fisso. Ma bisogna rimanere sulla parte corta della curva dei rendimenti, quindi Bot o al massimo Ctz. Sulle lunghe scadenze, infatti, si potrebbe incappare in potenziali perdite in conto capitale; causa il rischio inflazione che potrebbe generare un incremento dei rendimenti 10-30 anni e un conseguente calo delle quotazioni obbligazionarie. Tutte queste, e molte di più, le problematiche discusse nel corso del Forum di Borsa&Finanza. Alla tavola rotonda hanno partecipato: Nicola Trivelli (direttore investimenti di Sella Gestioni), Giulio Battisti (analista azionario di Horatius Sim), Caterina Mameli (responsabile gestioni istituzionali di Ubs Global Asset Management), Marco Ghilotti (responsabile clienti istituzionali di Schroders in Italia), Corrado Caironi (responsabile investimenti per l'Europa di BlackRock Merrill Lynch Investment Managers), Andrea Delitala (head of investment advisory di Pictet), Giordano Beani (direttore investimenti di Bnp Paribas Asset Management). Ma per sapere come comportarsi, dove investire e quali settori privilegiare, lasciamo la parola ai gestori. 1 Quali sono le vostre aspettative per il 2008? I mercati riusciranno a lasciarsi alle spalle la crisi di liquidità? Trivelli: L'estensione della crisi dei mutui subprime al settore del credito avrà ripercussioni di rilievo sull'economia reale e sui consumi. Di conseguenza rimaniamo molto prudenti per il 2008. Almeno nei primi mesi. Le nostre aspettative sono per un forte rallentamento dell'economia Usa nell'ultimo trimestre 2007 e nel primo del 2008. E, sebbene non vediamo una recessione, questo rallentamento potrebbe durare più a lungo, in quanto la crisi che ha investito l'America non è solo di natura finanziaria. Battisti: Condivido pienamente. La crisi dei mutui subprime e del mercato immobiliare americano è ancora in corso e non è facile prevedere quando avrà fine. Ancor più difficile è prevedere le ripercussioni che questa crisi avrà sull'economia reale in termini di rallentamento della crescita (o addirittura recessione) negli Stati Uniti. In questo momento, comunque, ci sentiamo di scongiurare lo scenario di recessione. Mameli: Vero. Anche se la probabilità di uno scenario recessionistico è aumentata, rimane a nostro avviso un evento a bassa probabilità. Lo scenario di base è quello di crescita economica globale in leggero rallentamento, con il motore di supporto dato dai Paesi emergenti. Infine, il rallentamento economico, accompagnato dall'incertezza sulle implicazioni di medio-termine della crisi subprime, porteranno a una maggiore tensione nel comportamento degli investitori e perciò a una maggiore volatilità. Di conseguenza anche noi consigliamo prudenza. Ghilotti: Nulla da obiettare. Anche il nostro scenario di base prevede che gli Stati Uniti non entrino in recessione. Le aziende hanno vissuto una stagione importante e stanno aumentando la spesa in conto capitale. Il settore corporate ha ancora cash in surplus, che servirà per evitare il ricorso al credito e la riduzione di posti di lavoro. Tuttavia, ci sarà un rallentamento dell'economia, graduale e lungo. In particolare, ci aspettiamo una decelerazione della crescita globale nel 2008 al 2,9 per cento. Pertanto siamo molto cauti sul mercato azionario. Caironi: Quel che dice Ghilotti sulla crescita 2008 mi sembra molto restrittivo. Probabilmente l'economia mondiale non viaggerà più a tassi del 5%; ma noi vediamo comunque una crescita in linea con le attuali stime, quindi di poco superiore al 4 per cento. Grazie soprattutto al contributo importantissimo delle economie emergenti. Mi trovo pienamente d'accordo, invece, sul fatto che l'attuale clima di incertezza continuerà ad aleggiare sui mercati per buona parte del 2008. Per due ragioni: la prima da imputarsi alla caduta degli indici di fiducia nelle principali aree sviluppate e alle attese di un deciso rallentamento dell'economia americana nella prima metà del 2008; la seconda è dovuta alla mancanza di visibilità sulle prospettive di crescita dei profitti aziendali, che hanno registrato tassi in costante rialzo negli ultimi anni. Questa situazione sta creando molta indecisione nel timing di investimento. Delitala: La crisi del settore subprime Usa si è rivelato l'elemento catalizzatore di una crisi di fiducia che ha investito il mercato globale delle cartolarizzazioni, innescando fenomeni ancora in pieno svolgimento. Come il crollo del prezzo di Abs e loro derivati, cui corrisponderebbero perdite implicite di circa 400 miliardi di dollari. A livello aggregato il mercato ha già incorporato il peggio, ma resta incertezza sulla ripartizione degli asset e del danno. Inoltre, la paralisi delle cartolarizzazioni ha innescato un processo di re-intermediazione, che rende difficile per le banche fare previsioni di cassa. Il risultato dei due aspetti descritti è una dilatazione dei premi di liquidità visibile sui tassi interbancari con scadenze oltre il brevissimo. Un fenomeno pervasivo che se non si risolverà nel breve rischia di deprimere l'attività economica. Quindi suggeriamo prudenza. Beani: Anche noi siamo convinti che gli Stati Uniti possano andare incontro a una fase di atterraggio morbido dell'economia, senza dover entrare in recessione. Probabilmente più marcati, invece, potranno rivelarsi gli effetti del rallentamento in Europa, dove tassi di interesse più elevati e apprezzamento dell'euro incideranno maggiormente sulla domanda aggregata. 2 Considerato questo scenario macroeconomico, ritenete che l'equity sia ancora l'asset class da preferire in questo momento? Beani: Il quadro descritto di atterraggio morbido delle economie occidentali, unitamente a una crescita ancora vigorosa delle economie emergenti, lasciano pensare che i mercati azionari negli ultimi mesi forse scontino degli scenari più negativi rispetto alle nostre attese. Pertanto, considerando che le valutazioni assolute storiche dell'equity rispetto alle altre classi di attività risultano a oggi interessanti, pur in un'ipotesi di rallentamento del tasso di crescita degli utili manteniamo un atteggiamento favorevole nei confronti della classe di attivo azionaria. Delitala: Le parole d'ordine devono essere flessibilità e duttilità. In questo momento, comunque, abbiamo un atteggiamento prudente un po' su tutte le asset class. Così, dato l'elevato grado di incertezza di breve/medio periodo, e per limitare il rischio complessivo del portafoglio, siamo sottopesati sia sull'equity sia sulla duration delle obbligazioni. Caironi: Dal nostro punto di vista, le valutazioni non indicano Borse sopravvalutate. I ratio più significativi, come il prezzo/utili o il prezzo/valore di bilancio, sono in linea con la media storica e con la fase matura di un bull market. Inoltre, se teniamo conto che i tassi sul decennale rimangono bassi e che i timori di un rialzo inflativo si stanno manifestando con più insistenza, penso che un buon portafoglio azionario ben diversificato possa ancora aggiungere valore. In questi casi la volatilità può essere letta in due modi: non solo come debolezza, ma anche come opportunità di acquisto; a livello speculativo, ma ancor più come investimento di medio termine. Ghilotti: A fronte di un rallentamento dell'economia, ma in un contesto espansivo delle politiche monetarie, il mercato obbligazionario ha storicamente ottenuto risultati positivi, mentre l'equity ha performato negativamente. Di conseguenza, per quanto riguarda l'equity, noi arriveremo al 2008 in leggero sottopeso sui portafogli bilanciati internazionali. Mameli: Io sono molto preoccupata delle stime future degli utili. I p/e di mercato sembrano scontare ancora tassi considerevoli di crescita degli earning, a dispetto invece dei tassi di interesse che segnalano recessione. Il punto fondamentale è che gli utili attuali si discostano dal trend di lungo periodo addirittura del 50 per cento. E questo non è più sostenibile, specie in un ambiente globale così competitivo: il mercato si sta perciò avviando verso un sentiero di normalizzazione degli utili, e anche la crescita dell'azionario lo rifletterà. Tuttavia, considerando uno scenario di crescita non recessionistica, con l'inflazione solo in lieve aumento, è chiaro che il segnale relativo resta a favore dell'azionario rispetto all'obbligazionario. E anche i nostri modelli di valutazione supportano questa posizione. Ma occorre prudenza nel posizionamento e appare anche opportuno, in un portafoglio bilanciato globale, inserire asset monetari, come parcheggio e cuscinetto, nonché hedge fund per cavalcare la volatilità. Battisti: Il portafoglio Horatius è per sua natura flessibile, quindi potrebbe essere investito interamente in obbligazioni o liquidità qualora ritenessimo che il mercato azionario dovesse presentare rendimenti bassi o negativi nel medio termine. Ad oggi, però, il portafoglio è ancora completamente investito in azioni, così come lo è stato negli ultimi tre anni. Questo significa che da qui a un anno riteniamo che le azioni possano avere un rendimento superiore alle altre forme di investimento. D'altra parte, ciò non toglie che il 2008 possa essere un anno difficile come quello che si sta concludendo e che, soprattutto nella prima parte dell'anno, si possano avere forte incertezza e volatilità sui mercati o che si possano presentare nuovi elementi tali da farci cambiare decisioni. Trivelli: Anche io credo che le azioni non siano sopravvalutate. Tuttavia i p/e attesi non scontano ancora una revisione al ribasso degli earning, che potrebbe innescare correzioni rilevanti sul mercato. Quindi bisogna muoversi con molta cautela, andando a ricercare le singole opportunità d'investimento. 3 Quali le aree geografiche da privilegiare? E soprattutto, quali sono secondo voi i settori più promettenti verso i quali indirizzarsi? Trivelli: Per il 2008 i maggiori rischi potrebbero venire dall'Europa, che fino a questo momento scontava il fatto di essere poco esposta a rischi di rallentamento. L'America, invece, sconta da molto tempo uno scenario di rallentamento (talvolta anche di recessione) e beneficia del dollaro debole, che favorisce le esportazioni controbilanciando gli effetti negativi della crisi immobiliare. Per quanto riguarda i settori, manteniamo la nostra view prudente sul comparto finanziario, dove valuteremo nel primo trimestre del 2008 un graduale riposizionamento in caso di ulteriori correzioni. Siamo prudenti anche sui settori ciclici e preferiamo posizionarci su titoli difensivi come quelli del settore healthcare, utility e telecom; titoli con una buona visibilità degli utili, caratterizzati da un'abbondante generazione di cassa e da una generosa distribuzione di dividendi. Riteniamo inoltre che l'energia e le materie prime continueranno a crescere. Ma nel caso in cui il rischio recessione aumenti, su questi titoli potrebbero esserci prese di beneficio. Battisti: Noi non investiamo per settori o aree geografiche. In ogni comparto o Paese ci sono o ci possono essere buone società, con valutazioni attraenti e che quindi meritano un investimento. Ma se dobbiamo dare una valutazione generale, notiamo la buona tenuta dei consumi. Inoltre, abbiamo fiducia nella prosecuzione delle buone vendite dell'elettronica di consumo e nel recupero dei prezzi di vendita dei semiconduttori. Mameli: In termini di aree geografiche continuiamo a ritenere sottovalutato l'azionario americano e quello inglese, seppur con la prudenza legata alle valute. In termini di settori, invece, privilegiamo il comparto telecom, specie in Europa, dove il mercato è eccessivamente preoccupato delle strette nei regolamenti e della competizione. Ci aspettiamo che il consolidamento del settore continui, come anche l'integrazione tra telefonia fissa e mobile, e ci stiamo concentrando sui titoli di società con alti cash flow, elevate quote di mercato e livelli di indebitamento accettabili. L'altro sovrappeso è nel settore farmaceutico e delle biotecnologie, specie negli Usa. Siamo invece sottopesati su tutti i settori legati alle commodity, in quanto riteniamo che le materie prime siano ormai in una situazione di bolla. Ghilotti: In ambito azionario, gli Stati Uniti, l'area Pacifico e i Paesi emergenti sono le aree da preferire; a fronte di un sottopeso in Europa, Gran Bretagna e Giappone. Per quanto riguarda i settori, invece, in questo momento cerchiamo di posizionarci sui comparti indipendenti dal contesto macroeconomico internazionale, come l'healthcare. Caironi: Personalmente non sono d'accordo. Tra le macro aree sviluppate, l'Europa presenta indici di valutazione più interessanti rispetto agli Usa. Nell'ambito di una maggiore diversificazione, inoltre, è interessante mantenere l'attenzione su alcuni Paesi emergenti a elevata crescita economica, in particolare India e Brasile. Inoltre, aggiungerei a livello settoriale una maggiore attenzione ai settori meno ciclici come telefonici, utility, healthcare e consumer staple o comunque società ad alto dividendo che in questa fase di atteso rallentamento economico potrebbero dare maggiore stabilità ai portafogli. In ultima analisi continuiamo a mantenere una linea di investimento sulle nuove energie e sulle aziende legate alle soft commodity. Anche se i prezzi di tutti i prodotti agroalimentari si sono già mossi al rialzo e la domanda rimarrà interessante anche nei prossimi mesi. Delitala: Come la maggior parte dei colleghi qui presenti, anche secondo me l'area di investimento più promettente è rappresentata dagli Usa: il "paziente" più debilitato ma proprio per questo già in cura. La scommessa relativa si basa anche su valutazioni che incorporano un margine di sicurezza su possibili delusioni nei profitti attesi, nonché sul posizionamento degli investitori, con gli americani largamente sottoinvestiti nel proprio mercato. I settori preferiti sono quelli ad alto contenuto di proprietà intellettuale, quali il farmaceutico, il biotech o l'information technology. Chi ha una maggiore propensione al rischio, invece, può fare acquisti tattici nel settore più penalizzato dalla crisi, ovvero il finanziario, che offrirà le maggiori opportunità di rimbalzo. Beani: Anche noi privilegiamo gli Stati Uniti che, grazie alla flessibilità di tale economia e alla reattività delle autorità monetarie, hanno le maggiori chances di uscire da questa fase di impasse più rapidamente. Manteniamo inoltre una visione strategicamente positiva sui mercati emergenti, anche se nel breve abbiamo riportato alla neutralità la nostra esposizione a tali aree. I mercati meno preferiti restano Giappone e Regno Unito. In termini settoriali, pensiamo che una strategia fatta da un mix di settori difensivi con alto dividendo, come utility, telefonici ed energia, possa offrire un profilo rischio-rendimento interessante. 4 Qual è invece la vostra visione sul mercato azionario italiano? Qual è il futuro prossimo di Piazza Affari? Beani: In un contesto internazionale è difficile pensare a uno specifico caso Italia, perché sono davvero poche le caratteristiche particolari del nostro mercato nazionale agli occhi di un grande investitore, comunque portato a prestare più attenzione alla parte del mondo che vanta i maggiori tassi di sviluppo, ovvero i mercati emergenti. Anche dal punto di vista dei flussi l'Italia non è particolarmente attraente. Ciò detto, le valutazioni delle blue chip appaiono interessanti, soprattutto se si tiene conto della misura dei dividendi distribuiti. Inoltre, il vero e proprio crollo delle piccole e medie capitalizzazioni nel corso del secondo semestre 2007 ha creato molte opportunità di investimento. Caironi: Sono d'accordo che il vantaggio indiscutibile della Borsa italiana deriva dal fatto che racchiude aziende con ottimi dividendi e con valutazioni ancora competitive. Ma nella nostra visione internazionale, tuttavia, l'Italia mantiene un peso relativamente basso e sicuramente l'impatto della crisi subprime ha inciso in modo determinante, visto il peso del settore bancario sul listino nazionale. Rimane di fondo un'economia che cresce sotto la media dell'Eurozona e che, esposta all'export internazionale, deve fare i conti con un euro più forte e una maggiore competitività. Trivelli: È vero, Piazza Affari è stata fortemente penalizzata dalla composizione dell'indice, in cui i titoli finanziari hanno un peso importante. Un altro elemento penalizzante è dato dalla crisi del risparmio gestito: il mercato italiano è infatti percepito come locale, in cui i principali player sono i gestori dei fondi di diritto italiano. Si ha così una evidente distinzione fra i titoli ad alta capitalizzazione, che hanno ormai rilevanza a livello europeo, e titoli small cap, le cui performance risentono degli abbondanti flussi in uscita provenienti dai fondi comuni di investimento. Delitala: L'Italia quest'anno non si è comportata molto bene. Basti pensare che Piazza Affari sta sottoperformando il Dax di circa il 30 per cento. E un risultato tanto misero è derivato dall'aver avuto davvero tutto contro: i settori maggiormente presenti tra le large cap, ovvero banche e utility, avevano già vissuto l'attivismo da M&A. Da ultimo la disaffezione per le small cap ha travolto il resto della capitalizzazione. A livello strutturale il nostro mercato manca di appeal. Non abbiamo, ad esempio, una Siemens. Noi facciamo vestiti e questo limita l'interesse dei capitali esteri. L'unica scommessa può essere proprio il recupero dei finanziari, che rappresenta il propulsore del 2008, seguito dalle small cap. Battisti: Il fatto che Piazza Affari sia stata la peggiore Borsa europea può essere in parte giustificato dalla deludente crescita economica. E le drastiche rivisitazioni al ribasso delle stime di crescita per l'anno prossimo certo non aiutano. D'altra parte vediamo al momento molti titoli dalle valutazioni attraenti, sia in valore assoluto sia relativo, soprattutto tra le small e mid cap che sono state colpite pesantemente. Anche i titoli a più alta capitalizzazione hanno subìto una discesa a nostro parere eccessiva e immotivata, con i titoli bancari e finanziari che hanno avuto un coinvolgimento diretto poco rilevante nelle vicende dei subprime. Tra i titoli particolarmente attraenti segnaliamo Tenaris tra le blue chip, e Biesse e Ducati tra le più piccole. Ghilotti: Io direi che l'Italia è un mercato da private equity, segno di una fortissima attività imprenditoriale che il mondo ci invidia. Il difetto è che questo valore potenzialmente non trova sbocco come all'estero: per intenderci, in Usa fa nascere una Google, qui da noi non succede quasi mai. Mameli: Il mercato italiano è stato indubbiamente penalizzato dall'esposizione strutturale al settore finanziario. All'interno di Ubs Global Asset Management pensiamo che l'azionario italiano non sia da considerarsi a parte, in quanto a parità di rischio cambio vale la pena diversificare: perciò la view è sull'azionario euro più in generale. Riteniamo che, al di là di alcune piazze come Olanda e Irlanda, al momento le valutazioni dell'azionario euro sono tornate care. 5 Quali sono le vostre aspettative sull'andamento dei tassi per Federal Reserve e Banca centrale europea? Trivelli: Riteniamo che la Bce manterrà i tassi invariati nel primo trimestre 2008, ponendo una grande attenzione alle dinamiche inflative e dimostrando una scarsa disponibilità ad andare incontro alle esigenze del mercato. Solo il deteriorarsi dei dati macroeconomici e un'inflazione sotto controllo potrebbero far pendere la Banca centrale europea verso un taglio dei tassi nel secondo trimestre. La Fed, invece, continuerà a ridurre il costo del denaro anche nella prima parte del 2008, con l'obiettivo di mantenere la stabilità dei mercati finanziari. La crescita dell'inflazione sopra il target prefissato, tuttavia, rappresenta un grave fattore di rischio che la Federal Reserve potrebbe trovarsi a dover fronteggiare, dopo aver inondato il mercato di liquidità. Battisti: Consideriamo troppo complesso predire un anno intero di politica monetaria. Limitandoci all'analisi per i prossimi appuntamenti, constatiamo che entrambe le maggiori banche centrali sembrano fronteggiare un'accentuazione della pressione inflazionistica. Questo potrebbe impedire nuovi tagli alla Federal Reserve o comunque limitarne la possibilità di azione a un quarto di punto, anche nel medio termine. La Bce potrebbe viceversa decidere per un aumento sempre nell'ordine di un quarto di punto, nonostante le incertezze sulla crescita. Mameli: In termini di politica monetaria ci aspettiamo tagli meno rilevanti di quelli che stima il mercato, sia per la Fed sia per la Bce. La Federal Reserve, pur avendo correttamente agito privilegiando la responsabilità di evitare un credit crunch globale rispetto al problema morale di salvare chi ha concesso prestiti senza controlli, dovrà ora monitorare attentamente anche l'inflazione. Quanto alla Bce, in un contesto comunque di crescita economica seppur in fisiologico rallentamento, è probabile che più che tagliare, come il mercato si aspetta, resterà ferma. Ghilotti: Secondo noi la Fed continuerà a tagliare i tassi. In particolare, prevediamo altri due interventi nel 2008, con il costo del denaro che potrebbe scendere al 3,75 per cento. E possibili manovre espansive potrebbero interessare anche l'Europa, con i tassi Bce al 3,50% a fine 2008. Caironi: Anche noi crediamo che sia difficile fare delle previsioni sui tassi di interesse, soprattutto considerando le difficoltà delle banche centrali di guardare strabicamente, ovvero in parte all'inflazione e in parte alla crescita economica. Delitala: Noi vediamo un approccio diverso alla politica monetaria da parte delle due banche centrali. Con la Fed che potrebbe portare i tassi al 3,75% entro giugno e la Bce ferma alla finestra, in quanto ostaggio del trend in accelerazione dei prezzi causato dalle materie prime. Beani: Noi, invece, vediamo un taglio di un quarto di punto nel primo semestre sia da parte della Federal Reserve sia da parte della Banca centrale europea. 6 Quali sono secondo voi i principali fattori di rischio che incideranno sui mercati finanziari nel corso del nuovo anno? Beani: Il rischio principale è che le banche centrali e le autorità di governo sottostimino la situazione dei mercati del credito, focalizzandosi solo sul rischio inflazione, che peraltro vediamo in rallentamento nel 2008. Il che potrebbe far deragliare il nostro scenario di atterraggio morbido. Delitala: La mia lettura è che la crisi finanziaria innescata dal subprime è ormai più ampia e richieda attivismo da parte delle autorità di politica economica. Inoltre bisogna mettere fine al doloroso processo di re-intermediazione del credito da parte delle banche, pena il danno macroeconomico. Caironi: Partirei dal dollaro Usa, con la debolezza del biglietto verde che sembra più strutturale che congiunturale. E poi c'è l'incognita petrolio. La speculazione, infatti, ha dimostrato di poterlo portare in poche settimane a livelli estremi mai toccati prima, sfruttando l'effetto rigido dell'offerta e l'accondiscendenza di alcuni produttori. Ghilotti: In primis sicuramente il credit crunch, che non è stato superato. A questo dobbiamo poi aggiungere il surriscaldamento delle economie asiatiche, l'andamento del petrolio, nonché il pericolo immobiliare. Mameli: Anche io vedo come principale fattore di rischio l'impatto della crisi subprime. Ma c'è anche il problema delle commodity, la cui ascesa potrebbe impattare sia sull'inflazione sia sulla crescita dell'economia. Battisti: Il principale rischio per il 2008 è la possibilità di una fase recessiva negli Stati Uniti. L'altro rischio preponderante, strettamente legato al primo, è invece il riaccendersi dell'inflazione, sempre in America, che potrebbe impedire una politica monetaria espansiva da parte della Fed. Trivelli: Per il 2008, individuiamo in un probabile rischio l'acuirsi della crisi economica, provocata dal deteriorarsi delle condizioni del mercato del lavoro. Un altro fattore di rischio, inoltre, è dato dall'inflazione alta, che si mantiene stabilmente sopra i target prefissati e porta le banche centrali a perdere il controllo sul mercato. Sulle piazze finanziarie, infine, un'incognita è rappresentata dalla revisione degli earning, non ancora scontati dal mercato e che potrebbero portare a importanti correzioni.


Azioni. Sempre azioni. Ma non a tutto campo, perché la parola d'ordine ora è stock (sezione: Mercato immobiliare

)

( da "Borsa e Finanza" del 29-12-2007)

 

INCHIESTA Azioni. Sempre azioni. Ma non a tutto campo, perché la parola d'ordine ora è stock ... di Redazione - 29-12-2007 Azioni. Sempre azioni. Ma non a tutto campo, perché la parola d'ordine ora è stock picking. Anche perché va messo nel conto un possibile calo dei profitti a fronte di non pochi fattori di rischio: dal petrolio (vicino ai 100 dollari al barile), al rischio della bolla immobiliare in Europa o a quella, tutt'altro che da escludere, dei mercati emergenti. Però, una cosa è certa: nonostante cinque anni di crescita ininterrotta, l'equity rimane la soluzione da consigliare. Non foss'altro che per esclusione: in questo momento non si vedono valide alternative. O, quantomeno, non ci sono asset class che, in termini di rendimento, possano vantare un appeal maggiore rispetto alle azioni. Ma la prudenza è d'obbligo. E tra le varie piazze finanziarie bisogna muoversi con molta attenzione. Selezionando le opportunità migliori. Il fantasma del credit crunch, infatti, aleggia ancora sui mercati. Quella che inizialmente sembrava una piccola fiammella, limitata al settore immobiliare, è poi diventata un incendio devastante. E gli interventi tempestivi delle banche centrali (che anche nell'ultimo periodo non sono mancati) non sono serviti a spegnere le fiamme che anzi, pian piano, si sono estese all'intero settore del credito. Un vero e proprio incubo per gli addetti ai lavori, gestori in primis, che oggi, in un clima di assoluta incertezza, preferiscono restare alla finestra. Nell'attesa appunto di capire se nel 2008 l'ingranaggio del credito tornerà a girare o se bisognerà prepararsi a fare i conti con un'economia in recessione. Evento, quest'ultimo, al quale l'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha assegnato un 50% di probabilità. A rendere ancora più incerto lo scenario del prossimo anno un ruolo fondamentale è stato giocato dagli ultimi dati macro. Valori che hanno evidenziato un peggioramento dell'inflazione, aumentata a novembre oltre le attese sia negli Usa sia in Europa. E l'andamento dei prezzi al consumo, accompagnato dalla crescita record delle materie prime, ha fatto scattare l'allarme delle banche centrali, che oggi si trovano strette in una morsa pericolosa. Con il credit crunch da un lato e il rischio inflazione dall'altro. Cosa fare? Privilegiare la liquidità, continuando (questa è stata finora la strategia della Fed) ad abbassare i tassi, o cercare di arginare una nuova ondata di inflazione che potrebbe colpire i consumatori delle maggiori economie (come sembra preferire la Bce)? La verità è che le banche centrali da sole non possono farcela. E forse ci sarebbe bisogno di un intervento anche delle autorità governative. Come successe nel 1989, quando il Congresso degli Stati Uniti costituì un'agenzia governativa, la Resolution Trust Corporation, che rastrellò tutti i crediti incagliati. Le lancette dell'orologio, dunque, in questo momento sono ferme. E semmai riprenderanno a girare, lo faranno solo quando il quadro complessivo sarà più chiaro. I money manager si sono dati sei mesi di tempo, durante i quali si dovrà agire con molta prudenza. Soprattutto nei primi mesi del nuovo anno, con i mercati azionari che dovranno affrontare un primo semestre irto di difficoltà. Ed è per questo che in un'ottica di breve il consiglio è di parcheggiare la liquidità in porti più sicuri: come il reddito fisso. Ma bisogna rimanere sulla parte corta della curva dei rendimenti, quindi Bot o al massimo Ctz. Sulle lunghe scadenze, infatti, si potrebbe incappare in potenziali perdite in conto capitale; causa il rischio inflazione che potrebbe generare un incremento dei rendimenti 10-30 anni e un conseguente calo delle quotazioni obbligazionarie. Tutte queste, e molte di più, le problematiche discusse nel corso del Forum di Borsa&Finanza. Alla tavola rotonda hanno partecipato: Nicola Trivelli (direttore investimenti di Sella Gestioni), Giulio Battisti (analista azionario di Horatius Sim), Caterina Mameli (responsabile gestioni istituzionali di Ubs Global Asset Management), Marco Ghilotti (responsabile clienti istituzionali di Schroders in Italia), Corrado Caironi (responsabile investimenti per l'Europa di BlackRock Merrill Lynch Investment Managers), Andrea Delitala (head of investment advisory di Pictet), Giordano Beani (direttore investimenti di Bnp Paribas Asset Management). Ma per sapere come comportarsi, dove investire e quali settori privilegiare, lasciamo la parola ai gestori. 1 Quali sono le vostre aspettative per il 2008? I mercati riusciranno a lasciarsi alle spalle la crisi di liquidità? Trivelli: L'estensione della crisi dei mutui subprime al settore del credito avrà ripercussioni di rilievo sull'economia reale e sui consumi. Di conseguenza rimaniamo molto prudenti per il 2008. Almeno nei primi mesi. Le nostre aspettative sono per un forte rallentamento dell'economia Usa nell'ultimo trimestre 2007 e nel primo del 2008. E, sebbene non vediamo una recessione, questo rallentamento potrebbe durare più a lungo, in quanto la crisi che ha investito l'America non è solo di natura finanziaria. Battisti: Condivido pienamente. La crisi dei mutui subprime e del mercato immobiliare americano è ancora in corso e non è facile prevedere quando avrà fine. Ancor più difficile è prevedere le ripercussioni che questa crisi avrà sull'economia reale in termini di rallentamento della crescita (o addirittura recessione) negli Stati Uniti. In questo momento, comunque, ci sentiamo di scongiurare lo scenario di recessione. Mameli: Vero. Anche se la probabilità di uno scenario recessionistico è aumentata, rimane a nostro avviso un evento a bassa probabilità. Lo scenario di base è quello di crescita economica globale in leggero rallentamento, con il motore di supporto dato dai Paesi emergenti. Infine, il rallentamento economico, accompagnato dall'incertezza sulle implicazioni di medio-termine della crisi subprime, porteranno a una maggiore tensione nel comportamento degli investitori e perciò a una maggiore volatilità. Di conseguenza anche noi consigliamo prudenza. Ghilotti: Nulla da obiettare. Anche il nostro scenario di base prevede che gli Stati Uniti non entrino in recessione. Le aziende hanno vissuto una stagione importante e stanno aumentando la spesa in conto capitale. Il settore corporate ha ancora cash in surplus, che servirà per evitare il ricorso al credito e la riduzione di posti di lavoro. Tuttavia, ci sarà un rallentamento dell'economia, graduale e lungo. In particolare, ci aspettiamo una decelerazione della crescita globale nel 2008 al 2,9 per cento. Pertanto siamo molto cauti sul mercato azionario. Caironi: Quel che dice Ghilotti sulla crescita 2008 mi sembra molto restrittivo. Probabilmente l'economia mondiale non viaggerà più a tassi del 5%; ma noi vediamo comunque una crescita in linea con le attuali stime, quindi di poco superiore al 4 per cento. Grazie soprattutto al contributo importantissimo delle economie emergenti. Mi trovo pienamente d'accordo, invece, sul fatto che l'attuale clima di incertezza continuerà ad aleggiare sui mercati per buona parte del 2008. Per due ragioni: la prima da imputarsi alla caduta degli indici di fiducia nelle principali aree sviluppate e alle attese di un deciso rallentamento dell'economia americana nella prima metà del 2008; la seconda è dovuta alla mancanza di visibilità sulle prospettive di crescita dei profitti aziendali, che hanno registrato tassi in costante rialzo negli ultimi anni. Questa situazione sta creando molta indecisione nel timing di investimento. Delitala: La crisi del settore subprime Usa si è rivelato l'elemento catalizzatore di una crisi di fiducia che ha investito il mercato globale delle cartolarizzazioni, innescando fenomeni ancora in pieno svolgimento. Come il crollo del prezzo di Abs e loro derivati, cui corrisponderebbero perdite implicite di circa 400 miliardi di dollari. A livello aggregato il mercato ha già incorporato il peggio, ma resta incertezza sulla ripartizione degli asset e del danno. Inoltre, la paralisi delle cartolarizzazioni ha innescato un processo di re-intermediazione, che rende difficile per le banche fare previsioni di cassa. Il risultato dei due aspetti descritti è una dilatazione dei premi di liquidità visibile sui tassi interbancari con scadenze oltre il brevissimo. Un fenomeno pervasivo che se non si risolverà nel breve rischia di deprimere l'attività economica. Quindi suggeriamo prudenza. Beani: Anche noi siamo convinti che gli Stati Uniti possano andare incontro a una fase di atterraggio morbido dell'economia, senza dover entrare in recessione. Probabilmente più marcati, invece, potranno rivelarsi gli effetti del rallentamento in Europa, dove tassi di interesse più elevati e apprezzamento dell'euro incideranno maggiormente sulla domanda aggregata. 2 Considerato questo scenario macroeconomico, ritenete che l'equity sia ancora l'asset class da preferire in questo momento? Beani: Il quadro descritto di atterraggio morbido delle economie occidentali, unitamente a una crescita ancora vigorosa delle economie emergenti, lasciano pensare che i mercati azionari negli ultimi mesi forse scontino degli scenari più negativi rispetto alle nostre attese. Pertanto, considerando che le valutazioni assolute storiche dell'equity rispetto alle altre classi di attività risultano a oggi interessanti, pur in un'ipotesi di rallentamento del tasso di crescita degli utili manteniamo un atteggiamento favorevole nei confronti della classe di attivo azionaria. Delitala: Le parole d'ordine devono essere flessibilità e duttilità. In questo momento, comunque, abbiamo un atteggiamento prudente un po' su tutte le asset class. Così, dato l'elevato grado di incertezza di breve/medio periodo, e per limitare il rischio complessivo del portafoglio, siamo sottopesati sia sull'equity sia sulla duration delle obbligazioni. Caironi: Dal nostro punto di vista, le valutazioni non indicano Borse sopravvalutate. I ratio più significativi, come il prezzo/utili o il prezzo/valore di bilancio, sono in linea con la media storica e con la fase matura di un bull market. Inoltre, se teniamo conto che i tassi sul decennale rimangono bassi e che i timori di un rialzo inflativo si stanno manifestando con più insistenza, penso che un buon portafoglio azionario ben diversificato possa ancora aggiungere valore. In questi casi la volatilità può essere letta in due modi: non solo come debolezza, ma anche come opportunità di acquisto; a livello speculativo, ma ancor più come investimento di medio termine. Ghilotti: A fronte di un rallentamento dell'economia, ma in un contesto espansivo delle politiche monetarie, il mercato obbligazionario ha storicamente ottenuto risultati positivi, mentre l'equity ha performato negativamente. Di conseguenza, per quanto riguarda l'equity, noi arriveremo al 2008 in leggero sottopeso sui portafogli bilanciati internazionali. Mameli: Io sono molto preoccupata delle stime future degli utili. I p/e di mercato sembrano scontare ancora tassi considerevoli di crescita degli earning, a dispetto invece dei tassi di interesse che segnalano recessione. Il punto fondamentale è che gli utili attuali si discostano dal trend di lungo periodo addirittura del 50 per cento. E questo non è più sostenibile, specie in un ambiente globale così competitivo: il mercato si sta perciò avviando verso un sentiero di normalizzazione degli utili, e anche la crescita dell'azionario lo rifletterà. Tuttavia, considerando uno scenario di crescita non recessionistica, con l'inflazione solo in lieve aumento, è chiaro che il segnale relativo resta a favore dell'azionario rispetto all'obbligazionario. E anche i nostri modelli di valutazione supportano questa posizione. Ma occorre prudenza nel posizionamento e appare anche opportuno, in un portafoglio bilanciato globale, inserire asset monetari, come parcheggio e cuscinetto, nonché hedge fund per cavalcare la volatilità. Battisti: Il portafoglio Horatius è per sua natura flessibile, quindi potrebbe essere investito interamente in obbligazioni o liquidità qualora ritenessimo che il mercato azionario dovesse presentare rendimenti bassi o negativi nel medio termine. Ad oggi, però, il portafoglio è ancora completamente investito in azioni, così come lo è stato negli ultimi tre anni. Questo significa che da qui a un anno riteniamo che le azioni possano avere un rendimento superiore alle altre forme di investimento. D'altra parte, ciò non toglie che il 2008 possa essere un anno difficile come quello che si sta concludendo e che, soprattutto nella prima parte dell'anno, si possano avere forte incertezza e volatilità sui mercati o che si possano presentare nuovi elementi tali da farci cambiare decisioni. Trivelli: Anche io credo che le azioni non siano sopravvalutate. Tuttavia i p/e attesi non scontano ancora una revisione al ribasso degli earning, che potrebbe innescare correzioni rilevanti sul mercato. Quindi bisogna muoversi con molta cautela, andando a ricercare le singole opportunità d'investimento. 3 Quali le aree geografiche da privilegiare? E soprattutto, quali sono secondo voi i settori più promettenti verso i quali indirizzarsi? Trivelli: Per il 2008 i maggiori rischi potrebbero venire dall'Europa, che fino a questo momento scontava il fatto di essere poco esposta a rischi di rallentamento. L'America, invece, sconta da molto tempo uno scenario di rallentamento (talvolta anche di recessione) e beneficia del dollaro debole, che favorisce le esportazioni controbilanciando gli effetti negativi della crisi immobiliare. Per quanto riguarda i settori, manteniamo la nostra view prudente sul comparto finanziario, dove valuteremo nel primo trimestre del 2008 un graduale riposizionamento in caso di ulteriori correzioni. Siamo prudenti anche sui settori ciclici e preferiamo posizionarci su titoli difensivi come quelli del settore healthcare, utility e telecom; titoli con una buona visibilità degli utili, caratterizzati da un'abbondante generazione di cassa e da una generosa distribuzione di dividendi. Riteniamo inoltre che l'energia e le materie prime continueranno a crescere. Ma nel caso in cui il rischio recessione aumenti, su questi titoli potrebbero esserci prese di beneficio. Battisti: Noi non investiamo per settori o aree geografiche. In ogni comparto o Paese ci sono o ci possono essere buone società, con valutazioni attraenti e che quindi meritano un investimento. Ma se dobbiamo dare una valutazione generale, notiamo la buona tenuta dei consumi. Inoltre, abbiamo fiducia nella prosecuzione delle buone vendite dell'elettronica di consumo e nel recupero dei prezzi di vendita dei semiconduttori. Mameli: In termini di aree geografiche continuiamo a ritenere sottovalutato l'azionario americano e quello inglese, seppur con la prudenza legata alle valute. In termini di settori, invece, privilegiamo il comparto telecom, specie in Europa, dove il mercato è eccessivamente preoccupato delle strette nei regolamenti e della competizione. Ci aspettiamo che il consolidamento del settore continui, come anche l'integrazione tra telefonia fissa e mobile, e ci stiamo concentrando sui titoli di società con alti cash flow, elevate quote di mercato e livelli di indebitamento accettabili. L'altro sovrappeso è nel settore farmaceutico e delle biotecnologie, specie negli Usa. Siamo invece sottopesati su tutti i settori legati alle commodity, in quanto riteniamo che le materie prime siano ormai in una situazione di bolla. Ghilotti: In ambito azionario, gli Stati Uniti, l'area Pacifico e i Paesi emergenti sono le aree da preferire; a fronte di un sottopeso in Europa, Gran Bretagna e Giappone. Per quanto riguarda i settori, invece, in questo momento cerchiamo di posizionarci sui comparti indipendenti dal contesto macroeconomico internazionale, come l'healthcare. Caironi: Personalmente non sono d'accordo. Tra le macro aree sviluppate, l'Europa presenta indici di valutazione più interessanti rispetto agli Usa. Nell'ambito di una maggiore diversificazione, inoltre, è interessante mantenere l'attenzione su alcuni Paesi emergenti a elevata crescita economica, in particolare India e Brasile. Inoltre, aggiungerei a livello settoriale una maggiore attenzione ai settori meno ciclici come telefonici, utility, healthcare e consumer staple o comunque società ad alto dividendo che in questa fase di atteso rallentamento economico potrebbero dare maggiore stabilità ai portafogli. In ultima analisi continuiamo a mantenere una linea di investimento sulle nuove energie e sulle aziende legate alle soft commodity. Anche se i prezzi di tutti i prodotti agroalimentari si sono già mossi al rialzo e la domanda rimarrà interessante anche nei prossimi mesi. Delitala: Come la maggior parte dei colleghi qui presenti, anche secondo me l'area di investimento più promettente è rappresentata dagli Usa: il "paziente" più debilitato ma proprio per questo già in cura. La scommessa relativa si basa anche su valutazioni che incorporano un margine di sicurezza su possibili delusioni nei profitti attesi, nonché sul posizionamento degli investitori, con gli americani largamente sottoinvestiti nel proprio mercato. I settori preferiti sono quelli ad alto contenuto di proprietà intellettuale, quali il farmaceutico, il biotech o l'information technology. Chi ha una maggiore propensione al rischio, invece, può fare acquisti tattici nel settore più penalizzato dalla crisi, ovvero il finanziario, che offrirà le maggiori opportunità di rimbalzo. Beani: Anche noi privilegiamo gli Stati Uniti che, grazie alla flessibilità di tale economia e alla reattività delle autorità monetarie, hanno le maggiori chances di uscire da questa fase di impasse più rapidamente. Manteniamo inoltre una visione strategicamente positiva sui mercati emergenti, anche se nel breve abbiamo riportato alla neutralità la nostra esposizione a tali aree. I mercati meno preferiti restano Giappone e Regno Unito. In termini settoriali, pensiamo che una strategia fatta da un mix di settori difensivi con alto dividendo, come utility, telefonici ed energia, possa offrire un profilo rischio-rendimento interessante. 4 Qual è invece la vostra visione sul mercato azionario italiano? Qual è il futuro prossimo di Piazza Affari? Beani: In un contesto internazionale è difficile pensare a uno specifico caso Italia, perché sono davvero poche le caratteristiche particolari del nostro mercato nazionale agli occhi di un grande investitore, comunque portato a prestare più attenzione alla parte del mondo che vanta i maggiori tassi di sviluppo, ovvero i mercati emergenti. Anche dal punto di vista dei flussi l'Italia non è particolarmente attraente. Ciò detto, le valutazioni delle blue chip appaiono interessanti, soprattutto se si tiene conto della misura dei dividendi distribuiti. Inoltre, il vero e proprio crollo delle piccole e medie capitalizzazioni nel corso del secondo semestre 2007 ha creato molte opportunità di investimento. Caironi: Sono d'accordo che il vantaggio indiscutibile della Borsa italiana deriva dal fatto che racchiude aziende con ottimi dividendi e con valutazioni ancora competitive. Ma nella nostra visione internazionale, tuttavia, l'Italia mantiene un peso relativamente basso e sicuramente l'impatto della crisi subprime ha inciso in modo determinante, visto il peso del settore bancario sul listino nazionale. Rimane di fondo un'economia che cresce sotto la media dell'Eurozona e che, esposta all'export internazionale, deve fare i conti con un euro più forte e una maggiore competitività. Trivelli: È vero, Piazza Affari è stata fortemente penalizzata dalla composizione dell'indice, in cui i titoli finanziari hanno un peso importante. Un altro elemento penalizzante è dato dalla crisi del risparmio gestito: il mercato italiano è infatti percepito come locale, in cui i principali player sono i gestori dei fondi di diritto italiano. Si ha così una evidente distinzione fra i titoli ad alta capitalizzazione, che hanno ormai rilevanza a livello europeo, e titoli small cap, le cui performance risentono degli abbondanti flussi in uscita provenienti dai fondi comuni di investimento. Delitala: L'Italia quest'anno non si è comportata molto bene. Basti pensare che Piazza Affari sta sottoperformando il Dax di circa il 30 per cento. E un risultato tanto misero è derivato dall'aver avuto davvero tutto contro: i settori maggiormente presenti tra le large cap, ovvero banche e utility, avevano già vissuto l'attivismo da M&A. Da ultimo la disaffezione per le small cap ha travolto il resto della capitalizzazione. A livello strutturale il nostro mercato manca di appeal. Non abbiamo, ad esempio, una Siemens. Noi facciamo vestiti e questo limita l'interesse dei capitali esteri. L'unica scommessa può essere proprio il recupero dei finanziari, che rappresenta il propulsore del 2008, seguito dalle small cap. Battisti: Il fatto che Piazza Affari sia stata la peggiore Borsa europea può essere in parte giustificato dalla deludente crescita economica. E le drastiche rivisitazioni al ribasso delle stime di crescita per l'anno prossimo certo non aiutano. D'altra parte vediamo al momento molti titoli dalle valutazioni attraenti, sia in valore assoluto sia relativo, soprattutto tra le small e mid cap che sono state colpite pesantemente. Anche i titoli a più alta capitalizzazione hanno subìto una discesa a nostro parere eccessiva e immotivata, con i titoli bancari e finanziari che hanno avuto un coinvolgimento diretto poco rilevante nelle vicende dei subprime. Tra i titoli particolarmente attraenti segnaliamo Tenaris tra le blue chip, e Biesse e Ducati tra le più piccole. Ghilotti: Io direi che l'Italia è un mercato da private equity, segno di una fortissima attività imprenditoriale che il mondo ci invidia. Il difetto è che questo valore potenzialmente non trova sbocco come all'estero: per intenderci, in Usa fa nascere una Google, qui da noi non succede quasi mai. Mameli: Il mercato italiano è stato indubbiamente penalizzato dall'esposizione strutturale al settore finanziario. All'interno di Ubs Global Asset Management pensiamo che l'azionario italiano non sia da considerarsi a parte, in quanto a parità di rischio cambio vale la pena diversificare: perciò la view è sull'azionario euro più in generale. Riteniamo che, al di là di alcune piazze come Olanda e Irlanda, al momento le valutazioni dell'azionario euro sono tornate care. 5 Quali sono le vostre aspettative sull'andamento dei tassi per Federal Reserve e Banca centrale europea? Trivelli: Riteniamo che la Bce manterrà i tassi invariati nel primo trimestre 2008, ponendo una grande attenzione alle dinamiche inflative e dimostrando una scarsa disponibilità ad andare incontro alle esigenze del mercato. Solo il deteriorarsi dei dati macroeconomici e un'inflazione sotto controllo potrebbero far pendere la Banca centrale europea verso un taglio dei tassi nel secondo trimestre. La Fed, invece, continuerà a ridurre il costo del denaro anche nella prima parte del 2008, con l'obiettivo di mantenere la stabilità dei mercati finanziari. La crescita dell'inflazione sopra il target prefissato, tuttavia, rappresenta un grave fattore di rischio che la Federal Reserve potrebbe trovarsi a dover fronteggiare, dopo aver inondato il mercato di liquidità. Battisti: Consideriamo troppo complesso predire un anno intero di politica monetaria. Limitandoci all'analisi per i prossimi appuntamenti, constatiamo che entrambe le maggiori banche centrali sembrano fronteggiare un'accentuazione della pressione inflazionistica. Questo potrebbe impedire nuovi tagli alla Federal Reserve o comunque limitarne la possibilità di azione a un quarto di punto, anche nel medio termine. La Bce potrebbe viceversa decidere per un aumento sempre nell'ordine di un quarto di punto, nonostante le incertezze sulla crescita. Mameli: In termini di politica monetaria ci aspettiamo tagli meno rilevanti di quelli che stima il mercato, sia per la Fed sia per la Bce. La Federal Reserve, pur avendo correttamente agito privilegiando la responsabilità di evitare un credit crunch globale rispetto al problema morale di salvare chi ha concesso prestiti senza controlli, dovrà ora monitorare attentamente anche l'inflazione. Quanto alla Bce, in un contesto comunque di crescita economica seppur in fisiologico rallentamento, è probabile che più che tagliare, come il mercato si aspetta, resterà ferma. Ghilotti: Secondo noi la Fed continuerà a tagliare i tassi. In particolare, prevediamo altri due interventi nel 2008, con il costo del denaro che potrebbe scendere al 3,75 per cento. E possibili manovre espansive potrebbero interessare anche l'Europa, con i tassi Bce al 3,50% a fine 2008. Caironi: Anche noi crediamo che sia difficile fare delle previsioni sui tassi di interesse, soprattutto considerando le difficoltà delle banche centrali di guardare strabicamente, ovvero in parte all'inflazione e in parte alla crescita economica. Delitala: Noi vediamo un approccio diverso alla politica monetaria da parte delle due banche centrali. Con la Fed che potrebbe portare i tassi al 3,75% entro giugno e la Bce ferma alla finestra, in quanto ostaggio del trend in accelerazione dei prezzi causato dalle materie prime. Beani: Noi, invece, vediamo un taglio di un quarto di punto nel primo semestre sia da parte della Federal Reserve sia da parte della Banca centrale europea. 6 Quali sono secondo voi i principali fattori di rischio che incideranno sui mercati finanziari nel corso del nuovo anno? Beani: Il rischio principale è che le banche centrali e le autorità di governo sottostimino la situazione dei mercati del credito, focalizzandosi solo sul rischio inflazione, che peraltro vediamo in rallentamento nel 2008. Il che potrebbe far deragliare il nostro scenario di atterraggio morbido. Delitala: La mia lettura è che la crisi finanziaria innescata dal subprime è ormai più ampia e richieda attivismo da parte delle autorità di politica economica. Inoltre bisogna mettere fine al doloroso processo di re-intermediazione del credito da parte delle banche, pena il danno macroeconomico. Caironi: Partirei dal dollaro Usa, con la debolezza del biglietto verde che sembra più strutturale che congiunturale. E poi c'è l'incognita petrolio. La speculazione, infatti, ha dimostrato di poterlo portare in poche settimane a livelli estremi mai toccati prima, sfruttando l'effetto rigido dell'offerta e l'accondiscendenza di alcuni produttori. Ghilotti: In primis sicuramente il credit crunch, che non è stato superato. A questo dobbiamo poi aggiungere il surriscaldamento delle economie asiatiche, l'andamento del petrolio, nonché il pericolo immobiliare. Mameli: Anche io vedo come principale fattore di rischio l'impatto della crisi subprime. Ma c'è anche il problema delle commodity, la cui ascesa potrebbe impattare sia sull'inflazione sia sulla crescita dell'economia. Battisti: Il principale rischio per il 2008 è la possibilità di una fase recessiva negli Stati Uniti. L'altro rischio preponderante, strettamente legato al primo, è invece il riaccendersi dell'inflazione, sempre in America, che potrebbe impedire una politica monetaria espansiva da parte della Fed. Trivelli: Per il 2008, individuiamo in un probabile rischio l'acuirsi della crisi economica, provocata dal deteriorarsi delle condizioni del mercato del lavoro. Un altro fattore di rischio, inoltre, è dato dall'inflazione alta, che si mantiene stabilmente sopra i target prefissati e porta le banche centrali a perdere il controllo sul mercato. Sulle piazze finanziarie, infine, un'incognita è rappresentata dalla revisione degli earning, non ancora scontati dal mercato e che potrebbero portare a importanti correzioni.

Nell'anno dei subprime (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Milano Finanza" del 29-12-2007)

 

Milano Finanza Nell'anno dei subprime SCENARI GLOBALI/1 La crisi dei mutui americani ha dominato la seconda parte del 2007 scatenando pericoli recessivi di difficile valutazione. L'attività delle banche centrali ha però frenato gli effetti del crollo di fiducia che ha colpito il settore bancario. E c'è chi sostiene che il peggio sia alle spalle. Subprime. Tocca a un termine noto a pochi prima del 2007 la palma della parola chiave sui mercati finanziari di mezzo mondo. E subprime (letteralmente "un livello inferiore a quello migliore") sono stati quest'anno non solo i mutui immobiliari saltati negli Stati Uniti ma anche la performance del dollaro, quella delle maggiori banche americane sulle quali pendono almeno 100 miliardi di dollari di svalutazioni dei propri asset, quella di ceo di Wall Street come Stanley O'Neal di Merrill Lynch e Chuck Prince di Citigroup costretti alle dimissioni in un settore dove in tre mesi sono stati annunciati 44 mila licenziamenti rispetto agli 8.300 dell'intero 2006. Un anno di turbolenze e di incertezza, quindi, capace di fornire record azionari e repentine correzioni. L'indice Dow Jones ha toccato il record a quota 14.164 il 9 ottobre e in novembre l'oro ha superato 840 dollari l'oncia registrando un balzo del 200% in poco più di sei anni. Ma dietro ai record si staglia il profilo di un anno segnato da bruschi saliscendi e tanta volatilità. Il Shanghai Composite, l'indice azionario della maggiore borsa cinese, ha guadagnato in 12 mesi oltre il 95%, la borsa indiana il 46,5% e poco meno quella brasiliana al pari di quelle di Istanbul e Tel Aviv. Anche in Europa si registra una crescita del 21% per il Dax tedesco, mentre sul versante opposto il Nikkei giapponese registra una caduta del 9% che solo la Caracas di Hugo Chavez riesce a superare con uno scivolone del 28%.Il 2007 resterà nella storia come l'anno che ha visto il prezzo del petrolio lambire i 100 dollari a barile, il Dow Jones superare quota 14.000, la Federal Reserve ridurre di un punto base il tasso interbancario dei Fed Funds fino al 4,25% lasciando a tutti la convinzione di nuovi ribassi in arrivo, i profitti delle aziende americane calare nel terzo trimestre per la prima volta da cinque anni, il sindacato dell'auto Uaw accettare il graduale controllo dei programmi di assistenza sanitaria dei pensionati di General Motors, Ford e Chrysler con il risultato che nel 2010 avranno 540 mila assistiti ma con costi di produzione analoghi a quelli delle concorrenti asiatiche. Nel frattempo Cina e India hanno invece proseguito la loro corsa economica, con crescita a due cifre percentuali, ma anche registrato segnali di inflazione fino al 6,5% (in Cina) e qualche isolato scoppio delle varie bolle speculative, soprattutto durante il primo semestre.Ma se quello dei subprime è il tema dell'anno, due settori del mondo finanziario hanno dominato rispettivamente il primo e secondo semestre: prima quello del private equity, che sembrava in grado di conquistare non solo Chrysler (ceduta dalla tedesca Daimler) ma praticamente ogni altra azienda, senza limiti di spesa, portando al contempo in borsa i suoi gioielli (come il Blackstone Group in giugno), mentre ora deve lottare per trovare i finanziamenti necessari per completare le operazioni annunciate; poi, con il finire dell'anno, il boom dei fondi sovrani capaci in poche settimane di assicurarsi quote rilevanti di colossi come Citigroup, Merrill Lynch e Morgan Stanley. Joseph Quinlan, chief market strategist di Bank of America, ricorda che a partire dal secondo trimestre 2007 i fondi sovrani hanno già investito almeno 60 miliardi di dollari in gruppi finanziari occidentali. Una cifra indubbiamente importante, ma ben poca cosa rispetto ai 2.500 miliardi di dollari di cui dispongono. Quel che colpisce Quinlan è però il repentino cambio d'immagine dei fondi sovrani stessi: prima temuti e poco accettati, ora considerati alla stregua di salvatori benemeriti delle istituzioni in difficoltà. Il tutto mentre mentre negli Stati Uniti due figure chiave della politica economica e monetaria stavano vivendo momenti difficili.Se è vero che in Europa il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, ha gestito con mirabile freddezza (e probabilmente con efficacia) la crisi di liquidità che a partire da settembre ha colpito il mondo delle banche, negli Stati Uniti Ben Bernanke, e la Fed da lui guidata, ha dovuto lottare per difendere la sua indipendenza, e non farsi dettare dall'andamento dei mercati finanziari le scelte di politica monetaria. Nel frattempo, il ministro del Tesoro americano, Henry Paulson, non esitava a benedire il fondo speciale delle banche per fare mercato sui prodotti derivati meno liquidi: in realtà, l'iniziativa non è mai partita, ma si è perlomeno riusciti a lanciare un programma di salvataggio per alcuni dei mutui immobiliari ad alto rischio.E sullo sfondo, almeno negli Stati Uniti, lo spettro di una recessione cui in questa fine d'anno tutti assegnano probabilità diverse, ma che ormai tutti considerano un rischio oggettivo. Makka Pineda, di Rge Monitor, il gruppo di analisi economica di Nouriel Roubini, il più pessimista tra gli economisti, sintetizza il 2007 come l'anno in cui: 1) è finita la volatilità moderata sui listini; 2) la crisi finanziaria dei subprime nata localmente si è estesa con la velocità di un contagio fino a diventare crisi del credito nel mondo industriale; 3) il Medio Oriente e l'Asia sono cresciuti, i mercati di Germania e Australia si sono ripresi, mentre quelli di Spagna, Irlanda, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno rallentato; 4) il greggio e i materiali di base hanno toccato prezzi massimi; 5) il mercato obbligazionario ha registrato prima un balzo in avanti dei rendimenti per timore dell'inflazione e poi un forte calo nel secondo semestre quando si è andata imponendo la paura di una recessione; 6) i rendimenti obbligazionari dei mercati emergenti hanno tenuto e superato quelli dei mercati più avanzati; 7) l'orso è tornato a minare le borse con correzioni di oltre il 10% rispetto ai massimi dell'anno in Giappone, a Taiwan e negli Stati Uniti.Gail Dudack, chief investment strategist del gruppo che porta il suo nome e figura storica di Wall Street, mantiene il suo ottimismo e le sue raccomandazioni. Per il 2008 preferisce tuttavia restare cauta perché è convinta che "le incertezze economiche sul fronte dell'inflazione e sul piano politico peseranno", anche se mantiene target elevati come quota 1.650-1.700 per l'indice S&P500, quota 15.000 per il Dow Jones e 3.000 per il Nasdaq Composite, con un rischio di calo del 5% e un potenziale di crescita fino al 15%. Il tutto nell'ambito di un ciclo di bull market che però "comincia a invecchiare" e dove i settori guida si stanno riducendo al tecnologico e a quello dell'assistenza sanitaria. Di positivo nel quadro attuale, secondo la Dudack, c'è che la Fed non ha completato la sua azione sui tassi, che "gli effetti della crisi subprime sono ampiamente noti, che la valutazione azionaria non è certo eccessiva, che l'economia e gli utili aziendali potrebbero sorprendere in positivo e che i prezzi del greggio potrebbero calare considerevolmente e raffreddare l'inflazione". Viceversa, sul fronte opposto "restano il rischio di recessione, una scarsa fiducia nella Fed, la probabilità di ulteriore debolezza nei prezzi delle case e la quasi certezza di ulteriori cattive notizie dal settore finanziario, una debolezza del dollaro che può avere conseguenze negative sulla crescita globale, un'inflazione nei prezzi alimentari che può sostituire quella legata ai prezzi dell'energia e un ciclo elettorale che potrebbe portare novità sul fronte fiscale". Kevin Caron, strategist della Stifel Nicolaus, è altrettanto cauto ma ricorda che tutti i recenti eccessi sul fronte degli investimenti, nel settore immobiliare, nei mercati emergenti, nei mercati del credito e le materie prime non si sono verificati che in misura marginale nel mercato azionario americano. Anzi, non si può escludere che, superata la volatilità e l'incertezza inevitabile in una fine d'anno nuovamente insanguinata dalle stragi del fondamentalismo islamico, nel 2008 torni l'appetito per i listini azionari. (riproduzione riservata) Milano Finanza Numero 257, pag. 6 del 29/12/2007 Autore: Andrea Fiano da New York.

CLAUDIO CLAUDI L'ITALIA è DIETRO, MOLTO DIETRO, RISPETTO ALL'EUROPA PER QUEL CHE RIGUARDA L (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Mattino, Il (City)" del 29-12-2007)

 

Claudio Claudi L'Italia è dietro, molto dietro, rispetto all'Europa per quel che riguarda le politiche dell'housing sociale. Secondo l'ultimo rapporto Nomisma in Italia, nel 2004, sono state edificate 1.900 abitazioni "popolari" contro le 70mila della Francia e le 30mila della Gran Bretagna. Questo fa sì che nelle più evolute realtà europee l'attenzione verso l'edilizia sociale consente ai meno abbienti di affittare una casa a costi che rappresentano non più del 30-35% delle entrate. Prova ne è che mentre in Germania il 57% vive in affitto, in Francia il 40% e in Inghilterra il 30%, in Italia la percentuale scende al 18,8%. A Napoli una famiglia in cui entra un solo reddito, che secondo i dati della Unioncamere raggiunge un importo medio annuo di 13mila euro (contro una media nazionale di circa 20mila euro), subisce una situazione paradossale: ovvero per fittare un appartamento di 80 metri quadrati, quasi sempre in mediocri condizioni e fuori mano, deve impegnare circa il 90% del reddito. La cosa più odiosa è che c'è in questa situazione chi specula e si arricchisce. Prendiamo il caso di quei proprietari di case al limite della fatiscenza che lucrano sulla pelle di studenti fuori sede che devono sopportare alti costi per poter fruire di un posto letto in uno spoglio ambiente da condividere con altri 2 o 3 colleghi. Situazioni che fruttano ai proprietari migliaia di euro in nero al mese per immobili che, senza la gravissima emergenza abitativa e senza la artata bolla immobiliare che ne scaturisce, dovrebbero valere poche decine di migliaia di euro. Finalmente anche la Regione Campania sembra accorgersi di questo sconcio. È di questi giorni l'annuncio dell'assessore Teresa Armato dello stanziamento di 90 milioni di euro, in tre anni, per il potenziamento delle infrastrutture al servizio degli studenti. SEGUE A PAG. 41.

Usa, un anno di incertezze (sezione: Mercato immobiliare)

( da "AprileOnline.info" del 31-12-2007)

 

Stefano Rizzo, 28 dicembre 2007 L'Approfondimento Lo stallo politico nel Congresso, lo stillicidio di morti nei teatri di guerra, la precarietà nell'economia, la mancanza di un sistema sanitario per tutti, il fronte caldo dell'immigrazione: gli americani sanno che nei prossimi 12 mesi tutto questo potrebbe non cambiare e perciò, forse, già sperano e sono proiettati al 2009 e ad una nuova presidenza Come sarà il 2008 negli Stati Uniti? Sarà un anno di incertezza e di attesa. Da molti anni l'opinione pubblica è divisa e indecisa su quasi tutto: sulla guerra, che ha voluto a grandissima maggioranza e adesso ripudia; sull'economia, che tira ma non produce frutti apprezzabili per la gente comune; sulla politica, che promette cambiamenti, ma non si capisce bene quali e in ogni caso sono di là da venire; sulla natura stessa della collettività nazionale, del patto di convivenza tra cittadini, che non si sa più se deve ispirarsi al primato della religione, come pretendono gli evangelici, o al primato della ragione, come vorrebbero i laici. L'incertezza regna sovrana in economia e durerà ancora a lungo. Secondo gli esperti finanziari la crisi dei mutui seguita allo scoppio della bolla immobiliare provocherà effetti negativi su tutto il mercato finanziario e azionario ancora per un paio d'anni. Se il governatore della Federal Reserve Fred Bernanke non si pronuncia e si limita ad abbassare i tassi, l'ex governatore Alan Greenspan annuncia che ci sono probabilità di recessione al 50 per cento. I consumi tirano, trainati dagli acquisti natalizi, ma l'inflazione ha raggiunto il livello allarmante del 4,3 per cento, il doppio di un anno fa, e minaccia i già bassi salari. Decine di migliaia di famiglie sono costrette a rinunciare alla propria casa perché non possono pagare i mutui. Quaranta milioni di persone continuano ad essere senza assistenza sanitaria e a rivolgersi ai pronto soccorso per le cure di urgenza. Il ceto medio (il 58 per cento dei cittadini) è quello più colpito e ha sempre più difficoltà a pagare l'assistenza sanitaria per la famiglia e l'istruzione superiore per i figli. I poveri stanno sempre male, dal momento che il reddito del quintile più basso è aumentato in tre anni di soli 200 dollari (senza contare l'inflazione). Mentre i ricchi stanno sempre meglio: nello stesso periodo l'uno per cento più ricco della popolazione ha aumentato il proprio reddito di quasi 500.000 dollari. E questo grazie alla "riforma" fiscale voluta dall'amministrazione Bush nel 2003 che ha detassato i dividendi e i redditi da capitale, cosicché quell'uno per cento più ricco paga al fisco il 19 per cento del proprio reddito contro il 32 per cento di tutto il resto della popolazione. Se l'economia sta male, la politica non sta meglio. I democratici hanno vinto le elezioni congressuali dell'anno scorso, ma non hanno la maggioranza per battere l'ostruzionismo sistematico dei repubblicani (il GOP, il Grand Old Party -il partito repubblicano- è stato ribattezzato il Gran Partito Ostruzionistico) e tanto meno per contrastare il veto presidenziale. Il risultato è la paralisi legislativa. A fine dicembre neppure il bilancio dello stato è stato approvato. I democratici hanno dovuto rinunciare ad attuare il loro programma di aumento delle spese sociali, e il loro ambizioso piano di risparmio energetico. Volevano fermare la guerra e fare tornare a casa i ragazzi, ma si sono dovuti acconciare a votare stanziamenti sempre maggiori per le truppe e per la "difesa". Ma neppure Bush riesce più a fare molto. Aveva promesso all'inizio del suo secondo mandato grandi riforme - immigrazione, sicurezza sociale- per lasciare un segno della sua evanescente presidenza, ma ha dovuto rinunciare per le divisioni interne nel suo partito. Ormai si limita a porre o a minacciare il veto sulle proposte della maggioranza: spese di guerra, spese sociali, piano energetico, assistenza sanitaria per i bambini, lotta all'AIDS. In politica estera sta cercando di riconvertirsi a posizioni più dialoganti, ma i risultati delle timide aperture sul riscaldamento globale a Bali o della conferenza per la pace tra israeliani e palestinesi ad Annapolis si vedranno - se si vedranno - tra un paio d'anni. C'è poi, ad aumentare l'incertezza e la disaffezione dell'elettorato, il capitolo corruzione. In questi ultimi anni gli Stati Uniti sono stati squassati da scandali finanziari, il fallimento di grandi e potenti società, come la Enron, la Worldcom, la Tyco, che foraggiavano il partito repubblicano; da scandali politici, come quello Abramoff-DeLay, che hanno messo in luce, ammesso che ce ne fosse bisogno, l'intreccio corruttivo tra le lobby economiche e il potere politico. I democratici avevano promesso di fare pulizia, ma a tutt'oggi si sono limitati ad una modesta legge che vieta ad un ex parlamentare di fare attività di lobby prima di due anni dalla fine del mandato. Sul piano dei "valori morali", sui quali i repubblicani, spalleggiati dal mondo evangelico, avevano fondato la loro strategia di vittoria, il marasma è totale. Non solo gli scandali sessuali (omosessuali) che hanno coinvolto influenti parlamentari repubblicani (Mark Foley, Larry Craig) campioni dell'omofobia, ma anche la Chiesa cattolica (i numerosi e costosissimi processi per pedofilia) e perfino organizzazioni collaterali come i Boy Scouts of America. Da ultimo la fobia sessista dell'amministrazione ha ricevuto due duri colpi, consistenti l'uno in una lettera di un gruppo di generali che chiedono che finisca la discriminazione contro gli omosessuali nell'esercito, l'altro in un rapporto del National Health Institute che rivela come sia completamente fallita "la strategia dell'astinenza" propagandata a suon di centinaia di milioni dall'amministrazione, dal momento che nel 2006, per la prima volta in molti anni, le ragazze madri (sotto i 18 anni) sono aumentate del tre per cento. Quanto alle due guerre, che tutti considerano ormai perdute, quella in Iraq e quella in Afghanistan, l'elettorato preferisce non pensarci più. Mentre qualche mese fa la guerra era al primo posto nelle preoccupazioni della gente, oggi viene considerata ancora un problema importante, ma molto meno rispetto ad altri più pressanti, come l'economia, l'assistenza sanitaria e l'immigrazione. Il fatto è che le polemiche hanno stancato tutti (e in questo la strategia di Bush di "tenere duro" ha funzionato). Ci sono state denunce di atrocità, denunce di torture, violazioni della costituzione, rivelazioni ogni giorno più sconvolgenti. Ci sono state condanne, inchieste parlamentari, sentenze della Corte suprema, ma nulla è cambiato. I democratici, timorosi di apparire antipatriottici, si sono rassegnati ad aspettare. I repubblicani non ne parlano, eccetto per ripetere la litania della "grande guerra globale al terrorismo", cui nessuno più crede (la preoccupazione per il terrorismo dopo sei anni senza attentati è scesa agli ultimi posti nelle preoccupazioni comune). La famosa "surge" (montata), l'aumento delle truppe, ha prodotto in Iraq qualche risultato nel diminuire gli episodi di violenza e contenere le perdite americane, ma l'opinione degli esperti è che si tratta di un fenomeno transitorio, risultato di una tregua tra le varie fazioni sciite e sunnite, che sono pronte a riprendere le ostilità non appena gli americani se ne andranno. In ogni caso, se stabilizzazione ci sarà, sarà molto lontana dagli obbiettivi magniloquenti di "democratizzazione del Medioriente". In Iraq sarebbe già un successo avere un regime autoritario che mantenga un tappo sulla violenza in un paese spaccato in tre. Quanto all'Afghanistan, dopo sette anni di combattimenti i talebani controllano larga parte del territorio e la situazione in termini di sicurezza e di consolidamento delle istituzioni è semmai peggiorata. Possono gli americani aspettarsi qualcosa di nuovo dalle elezioni, una svolta nella vita politica? Forse sì, ma certamente non prima del 2009 inoltrato. Per tutto il 2008 continuerà la campagna elettorale iniziata già da un anno. Per la prima parte del 2008 continueranno ad affrontarsi con toni sempre più acrimoniosi i candidati dei due partiti per conquistare la nomination che sarà formalizzata nelle convenzioni di fine agosto-primi di settembre. Poi ci sarà la campagna elettorale vera e propria che terminerà - forse- con le elezioni del 4 novembre, a meno che anche questa volta non ci sia uno strascico di polemiche, contestazioni, e ricorsi alla magistratura. In ogni caso volerà fango a palate, non diversamente da altre elezioni, ma forse di più quando i repubblicani si renderanno conto che stanno per perdere e i democratici che potrebbero non vincere. Per tutto questo periodo in ogni caso continuerà la situazione di stallo nel Congresso, lo stillicidio di morti nei teatri di guerra, la precarietà nell'economia. Gli americani sanno (o dovrebbero sapere) che nei prossimi 12 mesi non avranno una legge sull'immigrazione che regolarizzi o decida qualcosa per i 12 milioni di immigrati clandestini; sanno che non ci sarà una riforma sanitaria che assicuri un minimo di assistenza a chi non ce l'ha; sanno che non ci sarà un piano energetico che riduca i consumi di petrolio e l'inquinamento e che metta sotto controllo il prezzo della benzina e del gasolio da riscaldamento; sanno, o dovrebbero sapere, che la criminalità rimarrà ai livelli più alti del mondo civile e che 30.000 uomini, donne e bambini moriranno a causa dei 200 milioni di armi da fuoco in circolazione. Sanno che tutto questo e molto altro non cambierà per tutto il 2008 e quindi, probabilmente, vorrebbero che il 2009 arrivasse presto.

Aria di crisi sulle Borse, ma anche buone occasioni (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Gazzettino, Il" del 02-01-2008)

 

Il 2008 si apre nel segno dell'incertezza, a partire dalla crisi dei mutui subprime i cui effetti non sono ancora completamente circoscritti Aria di crisi sulle Borse, ma anche buone occasioni La scommessa dei gestori dei Fondi è riuscire ad invertire il trend di riscatti, in un contesto tutt'altro che agevole Si è appena chiuso un anno piuttosto controverso, segnato - specie nella seconda parte - da eventi che hanno inciso negativamente sull'economia: crisi dei mutui subprime (concessi a clienti poco solvibili) e conseguente scoppio della bolla immobiliare Usa, calo della produttività, possibile recessione americana, incertezza sui movimenti dei tassi, aumento del prezzo di petrolio, grano, soia, oro (tutti ai rispettivi massimi storici), solo per citarne alcuni. Stando così le cose, come si prospetta il nuovo anno? Difficile, in queste condizioni, azzardare delle previsioni: stiamo attraversando una fase di profondi cambiamenti strutturali. Quello che si può senza dubbio affermare è che l'estate scorsa, in seguito alla crisi del mercato immobiliare e creditizio americano, si è riaffacciato, negli Stati Uniti, il timore di una recessione. Le crisi immobiliari negli Stati Uniti, con l'eccezione del 1967, hanno sempre portato alla recessione. E un analogo effetto aveva provocato lo shock creditizio negli anni Novanta e quello petrolifero nel 1973. La crescita mondiale di quest'anno, poi, dovrebbe essere più bassa di un punto percentuale rispetto al 2006. Un altro problema è possibile deterioramento dei profitti nei prossimi 12 mesi delle maggiori aziende. La frenata degli utili è data per scontata dalla maggior parte di esperti. Quanto all'Europa, si torna a parlare di inflazione. Accantonata per l'arrivo di prodotti d'importazione a basso costo dai Paesi Emergenti e grazie al contenimento degli aumenti salariali, essa si è prepotentemente riaffacciata sulla ribalta. Grano e petrolio, come tante altre materie prime, sono in questo momento richiesti a piene mani da India e Cina, andando ad alimentare un'inflazione che ora comincia tangibilmente a percepirsi. Ma non basta. La citata crisi dei mutui subprime ha minato gli equilibri dei mercati finanziari. La liquidità - già da tempo - scarseggia. I tassi a breve, così, si alzano e le banche centrali sono "costrette" ad immettere denaro nel sistema perché gli operatori finanziari non si prestano più i quattrini come prima. Gli istituti centrali stanno agendo per evitare uno shock di liquidità. Nonostante il quadro tratteggiato, in questa situazione si possono comunque mettere a segno buoni affari. Esperti ed analisti finanziari consigliano anzi di approfittare degli attuali bassi prezzi per posizionarsi con strategie di lungo termine. Negli Stati Uniti il vero sostegno dei mercati è rappresentato dalla spesa privata che continua ad essere elevata (2/3 del pil) che sostiene molti comparti, in particolare la grande distribuzione. E' questo il comparto che sembra avere buone prospettive future. Così come piace anche il settore bancario, ripulito dagli scossoni estivi. Restano, poi, gli interrogativi legati all'andamento del prezzo del petrolio e alla crisi dei mutui subprime di cui ancora oggi manca una precisa contabilità. Le perdite a livello mondiale potrebbero essere comprese tra 200 e 500 miliardi di euro. Quanto all'Europa, la Banca centrale ha lasciato intendere che per un po' non toccherà i tassi di interesse. Ciò dovrebbe avvantaggiare tutto il comparto obbligazionario. In Borsa, intanto, hanno ripreso slancio i titoli del settore auto e, grazie alla ripresa delle materie prime, di quello minerario. Per finire, anche nel continente asiatico continua a pesare l'incertezza: la Bank of Japan parrebbe intenzionata a tagliare i tassi per la prima volta da 6 anni a questa parte. I mercati azionari, in questo distretto, sembrano avere un occhio di riguardo per le corporate con elevata propensione all'export. I mercati azionari cinese ed indiano, invece, dovrebbero essere specchio di una crescita che rallenterà ma non tanto da far ipotizzare violenti storni. Per concludere, quindi, un anno nuovo che non nasce in uno scenario particolarmente positivo. Sarà difficile per l'industria del risparmio gestito fermare l'emorragia di riscatti.Dianella Lo Martire.

 

 


ARTICOLI DEL 28 DICEMBRE 2007

 

Economia Usa, le ombre sulla ripresa mondiale ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 28-12-2007)

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Economia Usa, le ombre sulla ripresa mondiale (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 28-12-2007)

Di Michele De Gaspari commenti - | | 28 dicembre 2007 I conti economici americani nel 2007 Epicentro della crisi finanziaria-immobiliare, gli Stati Uniti sembrano reggere meglio del previsto le conseguenze sul settore reale dell'instabilità dei mercati. Ma gli effetti più rilevanti si vedranno nel 2008. Se il rallentamento dell'economia americana ha avuto origine nel settore immobiliare e delle costruzioni, i suoi effetti hanno ormai incominciato a indebolire la domanda interna di consumatori e imprese, in un contesto di diffuse tensioni sui mercati finanziari. Le conseguenze sul resto del mondo non sarebbero più limitate, una volta che la frenata si estendesse ai consumi e agli investimenti in beni strumentali, data la forte integrazione nel commercio e nella finanza globale. Le preoccupazioni e l'incertezza sugli scenari di crescita sono, pertanto, evidenti nella politica monetaria della Federal Reserve che, dopo tre ribassi consecutivi nei tassi d'interesse ufficiali in un trimestre, considera per la prima volta da metà 2006 i rischi di recessione prevalenti su quelli di una maggiore inflazione. La crisi del mercato immobiliare potrebbe ancora accentuarsi e trasferirsi sugli altri settori dell'economia, che a partire dal quarto trimestre 2007 e almeno fino a metà del 2008 mostreranno una crescita molto debole, senza trascurare le spinte al rialzo sull'inflazione, che continueranno a venire dagli elevati prezzi dell'energia e delle materie prime. Sulle prospettive di sviluppo avrà, poi, un'incidenza non trascurabile anche la restrizione del credito. Dopo aver archiviato i primi tre quarti del 2007 con una crescita media annua del 2,1% (rispetto allo stesso periodo del 2006), il Pil americano dovrebbe scendere verso l'1% annualizzato nel quarto trimestre, in forte rallentamento rispetto alla parte centrale dell'anno, quando l'incremento era stato superiore al 4%, sempre in termini annualizzati. Il principale contributo alla crescita è venuto dai consumi privati e dalle esportazioni nette, mentre è stato negativo l'apporto degli investimenti fissi, a causa della caduta della componente residenziale, in progressivo deterioramento dalla fine del 2005. Negli ultimi mesi si sono intensificati, in particolare, i segnali di incertezza, anche oltre le attese, su cui pesano i fattori di rischio principalmente legati agli effetti dello sgonfiamento della bolla immobiliare, con le inevitabili ripercussioni sul settore del credito ai privati e alle imprese (credit crunch). La crisi del mercato dell'edilizia avrà conseguenze depressive sul resto dell'economia, accentuando la fase di relativa debolezza dell'attività manifatturiera. Il settore immobiliare americano condiziona, dunque, l'evoluzione congiunturale, in cui assume grande rilevanza la situazione finanziaria delle famiglie, per la difficoltà di molte di esse a onorare i debiti contratti (mutui subprime), con negativi riflessi sulla spesa per consumi. Un altro elemento di rischio viene, inoltre, dall'aumentata volatilità (e turbolenza) dei mercati finanziari internazionali. Se è improbabile che la crisi del mercato immobiliare porti a uno stato di recessione dell'economia, i suoi effetti non saranno, però, facili da smaltire e ciò significherà, in ogni caso, una prosecuzione per alcuni trimestri del rallentamento in atto nella crescita Usa, con un tasso di espansione del Pil non superiore al 2% annuo, al di sotto del potenziale. Si tratta di elementi di criticità dell'economia americana, i cui sviluppi non avranno prevedibilmente pesanti conseguenze sulla congiuntura internazionale, dato il ruolo ormai molto rilevante dei paesi emergenti, a cominciare dalle grandi economie asiatiche (Cina e India in testa), che continueranno a sostenere la crescita del Pil mondiale. La Fed tra inflazione al rialzo e bassa crescita In questo scenario le attese per il 2008 sono per una contenuta decelerazione dell'economia mondiale, dopo il brillante consuntivo dell'anno precedente. Negli Stati Uniti, in particolare, il rallentamento che caratterizza l'ultimo scorcio del 2007 dovrebbe proseguire nel corso del prossimo anno, con un aumento medio del Pil intorno al 2%, ma in modesta accelerazione nella seconda metà del periodo. La produzione industriale americana ha concuso il 2007 in sostanziale stagnazione, così come le aspettative degli imprenditori mostrano da alcuni mesi segni di deterioramento, dopo aver abbandonato il cauto ottimismo prevalente fino all'inizio dell'estate. Il clima di fiducia delle famiglie, a sua volta, mette in evidenza un'evoluzione altalenante ma con tendenza a flettere, dove l'effetto della caduta dei valori immobiliari sembra essere bilanciato dall'andamento ancora soddisfacente del mercato del lavoro e dalla tenuta dei salari reali. La dinamica dell'occupazione dipendente, pur in decelerazione nei dati mensili, si mantiene in linea con le attese di un proseguimento della crescita del Pil a ritmi più contenuti, che non escludono però improvvise frenate e contestuali battute d'arresto. La politica monetaria seguita dalla Fed appare, pertanto, coerente con la prospettiva di "atterraggio morbido", che mette in conto una sequenza di interventi al ribasso sui tassi d'interesse ufficiali (oggi al 4,25%) nel breve termine, fino a un probabile livello del 3,50% verso metà 2008, rispetto al 5,25% fissato nel giugno 2006. L'orientamento della Banca centrale americana sembra, infatti, meno condizionato dal controllo delle aspettative di inflazione, già preoccupazione dominante nel recente passato, mentre guarda piuttosto alle incognite sull'indebolimento della crescita. Data la perdurante incertezza sugli sviluppi congiunturali, i tassi d'interesse dovrebbero continuare la fase di discesa controllata, senza cambiamenti di rotta a breve da parte dell'autorità monetaria. Un ulteriore taglio dei tassi nel contesto in cui l'inflazione non sta affatto rallentando, anzi nella sua componente di fondo rimane significativamente superiore al 2% annuo, è sostenibile solo alla luce dei prevalenti rischi al ribasso nella crescita.

 

ARTICOLI DEL 27 DICEMBRE 2007

 

Una spirale di sfiducia ( da "Giornale di Brescia" del 27-12-2007)

Merrill lynch, ok all'ingresso di singapore - arturo zampaglione ( da "Repubblica, La" del 27-12-2007)

Articoli

Una spirale di sfiducia (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Giornale di Brescia" del 27-12-2007)

Edizione: 27/12/2007 testata: Giornale di Brescia sezione:ECONOMIA Una spirale di sfiducia L'ANALISI / 3 di Giovanni Vigo Il compito degli operatori di Borsa è quello di infondere ottimismo perché, in caso contrario, i loro affari si assottigliano. Nei primi mesi del 2007, quando i mercati incominciavano a mostrarsi inquieti, non hanno esitato a rassicurare gli investitori. La Borsa aveva corso molto e il denaro facile non poteva durare all'infinito. Per di più i consumi delle famiglie americane non potevano sostenersi permanentemente sul credito e una bolla immobiliare era in agguato. Ma ai loro occhi tutti questi ingredienti non preludevano a nulla. Ad innescare la turbolenza è stata la crisi dei subprime americani, i prestiti sottostanti agli acquisti di immobili che hanno inguaiato milioni di famiglie. Le stesse banche hanno pagato il prezzo della loro imprudenza: alcune hanno subìto modeste perdite, altre hanno dovuto tagliare i profitti e altre ancora - è il caso della Northern Bank - sono fallite. Quando il mondo della finanza è messo a soqquadro si ingenera una spirale di sfiducia perché nessuno è in grado di delimitare i confini delle crisi. Per attenuare i rischi di un tracollo le banche centrali stanno coordinando i loro interventi iniettando dosi di liquidità. Forse passeremo indenni fra queste turbolenze, ma c'è anche chi prevede scenari molto più cupi. Pochi giorni fa Nouriel Roubini ha scritto: "Come sempre, quando gli Stati Uniti starnutiscono, il resto del mondo si prende il raffreddore: in questo caso, però, gli Stati Uniti non soffriranno solo di un comune raffreddore, ma andranno incontro ad una polmonite". Roubini adduce più di una ragione a sostegno del suo pessimismo: le perdite subite dagli istituti finanziari, il crollo dei prezzi degli immobili, la contrazione della domanda, l'elevato prezzo del petrolio, l'indebitamento delle famiglie. Si racconta che nel 1907 J. P. Morgan avesse fatto cessare il panico "non solo invocando fondi pubblici e privati. ma inducendo anche il clero di New York a pronunciare sermoni atti a ridare fiducia e incoraggiamento". John Kenneth Galbraith, che riporta questo episodio, si mostra piuttosto scettico sulla sua veridicità. In fondo, osserva, le crisi si possono risolvere senza scomodare il Padreterno.

Merrill lynch, ok all'ingresso di singapore - arturo zampaglione (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 27-12-2007)

Economia Merrill Lynch, ok all'ingresso di Singapore La banca d'affari cede a GE il credito alle imprese. Tonfo dei prezzi delle case Usa ARTURO ZAMPAGLIONE NEW YORK - Un ulteriore crollo dei prezzi immobiliari ha frenato ieri gli entusiasmi di Wall Street per le operazioni di salvataggio delle banche condotte dai fondi sovrani, e in particolare per l'ingresso di Singapore nel capitale della Merrill Lynch, la più grande multinazionale della finanza. Mentre lunedì il Dow Jones aveva avuto una fiammata pre- natalizia, salendo di 98 punti, ieri a un'ora dalla chiusura perdeva lo 0,04 per cento a quota 13.543. Sull'andamento borsistico ha anche pesato la debolezza delle vendite di fine anno, che hanno superato solo di stretta misura quelle del 2006 (+3,6 per cento secondo Master card spending pulse). Non c'è dubbio che il recente dinamismo dei fondi sovrani medio-orientali e asiatici sia servito da terapia d'urto per la crisi dei subprime. Ad eccezione della Goldman Sachs, quasi tutti gli istituti bancari e finanziari di Wall Street sono ancora piena di crediti legati a quei mutui traballanti. Il piano di Bush e le iniezioni di liquidità della Federal Reserve e delle banche centrali europee hanno alleggerito i problemi. Ma la vera ventata di ottimismo è arrivata con il massiccio ingresso dei fondi sovrani nei capitali di Citigroup, Morgan Stanley, Ubs e Merrill Lynch. Quest'ultima ha venduto per 5 miliardi di dollari di azioni poco meno del 10% del suo gruppo al Temaske holding, un fondo di 100 miliardi di dollari di assets che fa capo al governo di Singapore, e un'altra fetta di 1,2 miliardi al fondo americano Davis Selected Advisors. Ha anche ceduto alla General electric un'attività di finanziamento per le attività commerciali. Queste mosse diluiranno del 12 per cento le partecipazioni degli attuali azionisti. Lo scopo del numero uno Merrill Lynch John Thain è chiaro: rafforzare il capitale di fronte alle massicce perdite legate ai subprime, che, secondo gli analisti, porteranno tra breve ad un'altra svalutazione di 8 miliardi di dollari. Le operazioni della Merrill Lynch confermano anche la gravità e la persistenza della crisi dei subprime, che sei mesi fa ha cambiato gli scenari della finanza mondiale. Tutto è cominciato quando lo scoppio della bolla immobiliare, dopo che i prezzi del mattone erano saliti a livelli record, ha portato alla scoperta di una fauna di mutui concessi negli Stati Uniti senza adeguate garanzie e poi rivenduti in giro per il mondo sotto sembianze diverse. E anche se nei mercati non c'è più la stessa atmosfera di paura, spesso di panico, di qualche mese fa, i prezzi della case non danno segni di miglioramento. A ottobre, secondo l'indice pubblicato ieri, i valori immobiliari sono scesi del 6,7 per cento rispetto all'anno precedente in dieci grandi città americane. La più colpita: Miami, con una flessione del 12,4 per cento. Nel complesso si tratta del calo più significativo degli ultimi venti anni, cioè da quando fu creato l'indice.

 


ARTICOLI DAL 20 AL 26 DICEMBRE 2007

 

L'economia frena la corsa ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 21-12-2007)

Borse, questo Natale c'è poco da festeggiare ( da "Morningstar IT" del 21-12-2007)

Gran bretagna oltre i tories e il labour ( da "Riformista, Il" del 22-12-2007)

Una finestra sul mercato ( da "Italia Oggi" del 22-12-2007)

Effetto insicurezza sui prezzi delle case ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-12-2007)

Articoli

L'economia frena la corsa (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 21-12-2007)

 

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2007-12-19 - pag: 1 autore: Congiuntura. Per Unicredit-RegiosS-Econometrica la crescita a settembre non supera lo 0,7% annuo L'economia frena la corsa Dinamiche Emilia-Romagna e Marche, Umbria in affanno Rallenta la corsa l'economia del Centro-Nord nel terzo trimestre dell'anno. L'indicatore di attività economica contenuto nell'indagine UnicreditRegiosS-Econometrica (elaborato sulla base di 39 variabili provenienti da diverse fonti), pur restando su valori positivi in tre regioni su quattro nell'area, manda segnali non ottimistici. L'andamento è infatti decrescente rispetto ai primi due trimestri dell'anno e mostra valori compresi fra lo 0,35% della Toscana e lo 0,7% dell'Emilia-Romagna, passando per lo 0,5% delle Marche. L'Umbria è l'unica regione in terreno negativo (-0,2%) pur presentando una dinamica in controtendenza, considerando il -0,3% registrato dall'indice di attività economica di luglio e di agosto. L'Osservatorio RegiosS dell'Università di Bologna individua le cause di questo rallentamento soprattutto nello stato di salute del quadro economico mondiale, con la crisi di liquidità americana trascinata dalla bolla immobiliare, il caro-petrolio, l'apprezzamento dell'euro sul dollaro. Guardando alla dinamica dell'area, le immatricolazioni di auto hanno segnato in settembre valori in aumento in Umbria e Marche, al contrario di Emilia-Romagna e Toscana. L'andamento degli ordinativi è risultato in calo in tutte le regioni, tranne l'Emilia-Romagna, che comunque ha registrato un livello stagnante. Le previsioni per l'andamento futuro dell'economia, infine, non sono improntate all'ottimismo. "è dovuto alla particolare prudenza degli imprenditori nel Centro-Nord" afferma Valeriano Balloni, vicepresidente Istao. Gli economisti del CentroNord, da parte loro, considerano non preoccupante il rallentamento, considerato significativo, invece, di una ristrutturazione del sistema imprese. Servizi u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina.

Borse, questo Natale c'è poco da festeggiare (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Morningstar IT" del 21-12-2007)

 

| 21/12/2007 L'indice Msci World nell'ultima settimana ha perso l'1%, ma sul finire dell'ottava ci sono stati segni di recupero. Sui listini pesano ancora i subprime e la difficile situazione degli Usa. Per gli analisti bisogna seguire chi in passato ha sconfitto la volatilità. Le Borse mondiali sembrano aver dimenticato un classico di fine anno: il rally. L'indice Msci World nell'ultima settimana ha perso l'1% (calcolato in euro). Gli elementi che pesano sulle piazze finanziarie globali sono sempre i soliti da questa estate: crisi dei mutui americani subprime, scoppio della bolla immobiliare Usa, possibile recessione americana e incertezza sui movimenti dei tassi. La situazione, comunque, sembra essere leggermente migliorata sul finire dell'ottava. Secondo gli analisti, in ogni caso, in questa situazione si possono fare buoni affari. "Molti investitori preferiscono ripararsi nel porto sicuro di alcune azioni o delle obbligazioni" dice Justin Fuller di Morningstar. "Secondo noi, invece, sarebbe meglio approfittare della situazione per posizionarsi con strategie di lungo termine". Ma come? Il consiglio dell'analista è quello di scegliere gestori che abbiano avuto buone performance in passato. Soprattutto nei periodi di alta volatilità. "Se diamo un'occhiata a come si stanno comportando adesso notiamo che alcuni hanno spostato una parte dei loro portafogli su comparti particolarmente colpiti come quello dei finanziari. Altri sono riusciti a ottenere capitali freschi dai loro sottoscrittori da investire agevolmente grazie alle basse valutazioni. Altri ancora infine, preferiscono avere in mano una buona liquidità per speculare molto velocemente su titoli che ritengono interessanti. Insomma, c'è n'è per tutti i gusti". Stati Uniti Lo shopping di Natale ha rischiarato un po' la situazione congiunturale americana. Secondo il Dipartimento del commercio, a novembre la spesa al consumo è cresciuta dell'1,1% contro il +0,4% (rivisto) di ottobre. Il dato è superiore al +0,7% atteso dagli analisti interpellati da Bloomberg. Le famiglie americane, spiega un report, hanno approfittato di un leggero aumento (0,4%) degli stipendi per anticipare gli acquisti natalizi. In questo scenario, dicono gli analisti, si raffreddano i timori di una recessione. Almeno, fino all'anno prossimo. Ad approfittare di questo fugace rasserenamento sono stati i titoli della grande distribuzione e, in parte, del comparto finanziario. In generale, avvertono però gli operatori, restano i punti interrogativi legati all'andamento del prezzo del petrolio e alla crisi dei mutui subprime di cui si avrà il quadro completo fra la fine dell'anno e l'inizio del 2008. Europa L'indice Msci del Vecchio continente nell'ultima ottava ha perso più dell'1,5%. Il precario stato di salute degli Stati Uniti, alla lunga ha contagiato anche questa parte dell'Oceano. La Banca centrale europea ha fatto capire che non toccherà i tassi di interesse ancora per qualche tempo e questo ha permesso alle imprese di tirare un po' il fiato. Alcune fra le più grandi, soprattutto nel comparto industriale, hanno approfittato del periodo difficile per varare piani di ristrutturazione. Secondo gli analisti si tratta, comunque di strategie di corto respiro. I licenziamenti e i prepensionamenti faranno bene ai conti nel breve periodo ma, nel medio lungo complicheranno il quadro macroeconomico. In Borsa hanno comunque ripreso slancio i titoli del settore auto e, grazie a una ripresa delle materie prime, di quello minerario. Asia L'indice Msci dell'area nelle ultime cinque sedute ha perso il 3,7%. Sul continente asiatico continua a pesare l'incertezza che regna nelle altre macroaree che spinge gli investitori a un atteggiamento prudente. Sul finire dell'ottava, tuttavia, è stata registrata una leggera ripresa dovuta principalmente alla tenuta del comparto tecnologico. Questo ha fatto sperare in un recupero più generale delle esportazioni. Resta da capire cosa succederà in Cina. Pechino ha già annunciato di voler mettere un freno alla crescita congiunturale, ma non sarebbe la prima volta che il Paese viene meno alle sue intenzioni. Situazione più difficile per il Giappone. L'indice Msci del Sol levante nell'ultima ottava ha perso il 2,6%. La situazione macro è talmente delicata che la Bank of Japan potrebbe decidere di tagliare i tassi per la prima volta in sei anni. La mossa sarebbe clamorosa. L'istituto centrale nipponico ha ricominciato ad alzare il costo del denaro nel 2006 dopo averlo tenuto vicino a zero per un decennio per far fronte così a uno dei peggiori periodi di deflazione della storia. Ma la crisi immobiliare del Paese, hanno fatto notare dalla BoJ, richiede misure estreme se non si vuole entrare nuovamente in un circolo vizioso.

Gran bretagna oltre i tories e il labour (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Riformista, Il" del 22-12-2007)

 

Gran bretagna oltre i tories e il labour La sinistra inglese tenta il rinnovamento I LibDem hanno il loro David Cameron Giovane, gaudente e convinto europeista, Nick Clegg è il nuovo leader del partito Londra. Sposato con due figli, 40 anni, educazione prima alla prestigiosa Westminster School, la migliore scuola pubblica del paese e poi a Cambridge, giornalista ed eurodeputato. È questo il profilo di Nick Clegg, nuovo leader dei LibDem britannici ed ennesima speranza del partito per riuscire a superare la sindrome da eterno incompiuto della politica d'Oltremanica. Il più giovane leader politico inglese - batte di tre mesi David Cameron - Clegg è uno dei pupilli dell'ex numero uno Sir Menzies Campbell ed è noto al grande pubblico per le sue ficcanti apparizioni televisive: "Ambizione e cambiamento", queste le sue parole d'ordine scelte al momento dell'incoronazione, quando ha attaccato la "screditata politica governativa" e ha invocato "una reale alternativa liberale". Definito nel corso della battaglia per la leadership un clone di David Cameron, accusa che ha sdegnosamente rimandato al mittente, Clegg rappresenta l'ala liberale del partito in campo economico, l'uomo capace di rubare consenso ai Tories su temi come il taglio delle tasse e la crisi economica che sta attraversando il paese a causa delle crisi innescata dai subprime e dalla bolla immobiliare. Il suo primo lavoro parlamentare, d'altronde, gli fu offerto dall'ex ministro conservatore Sir Leon Brittan: definendosi un uomo "nato e formatosi politicamente negli anni del tahtcherismo", Clegg ha però subito sottolineato che durante quel periodo "ero contrario a qualsiasi cosa venisse proposta dalla Lady di ferro". Sciatore provetto e poliglotta, Clegg è il più eurocentrico dei leader politici britannici: è sposato con l'avvocato Miriam Gonzalez Durante, figlia di un ex senatore conservatore spagnolo, conosciuta al College of Europe di Bruges. Figlio di un banchiere di origine russa, Clegg vanta nel suo albero genealogico una nonna aristocratica che scappò da San Pietroburgo dopo la cacciata degli zar mentre la madre è un'insegnante olandese che arrivò in Gran Bretagna a 12 anni dopo essere stata incarcerata in un campo giapponese per prigionieri di guerra in Indonesia. Ben inserito nel circolo della chattering society londinese, amico del presentatore televisivo Louis Theroux e del regista Sam Mendes, Clegg ha - al pari di David Cameron - un passato di studente un po' turbolento: a sedici anni, mentre si trovava a Monaco di Baviera per uno scambio culturale, fu arrestato per aver dato fuoco alla collezione di manoscritti di un professore. Anni dopo lo stesso Clegg definì l'accaduto "la conseguenza di una sbronza di cui non vado affatto fiero". Più avanti negli anni, quando fu assunto dal magazine liberal americano The Nation , si mise in evidenza per la sua capacità di vivere al massimo la vita notturna newyorchese. Da allora, un'altra vita. Prima il lavoro presso la Commissione europea, poi l'impegno all'interno del partito. Fu uno dei venticinque deputati che si rifiutò di riconoscere la leadership di Charles Kennedy quando questi fece outing riguardo il suo alcolismo: all'epoca la gran parte del partito gli chiese di prendere il suo posto ma lui decise di sostenere la candidatura del suo mentore, Sir Menzies Campbell. La sua lealtà fu premiata con un top job all'interno del partito, posizione che gli consentì di guadagnarsi ulteriori consensi e simpatie, soprattutto per la sua durissima battaglia contro l'introduzione della carta d'identità in Gran Bretagna e per la richiesta di un freedom bill contro le legislazioni emergenziali anti-terrorismo. A macchiare un po' la sua figura ci pensò, nel corso dell'ultimo congresso a Brighton, la moglie di Sir Menzies Campbell, Lady Elspeth, che bollò con un sibillino "non so quanto questo possa essere utile a mio marito" la sua decisione di rendere pubblica la propria candidatura in caso di vacanza nella leadership. Da sempre in lotta contro l'altro pretendente alla poltrona di leader, Chris Huhne (con cui ebbe una feroce disputa riguardo il sistema missilistico Trident), Clegg ha da subito dimostrato di avere la dote della diplomazia offrendogli il ruolo di portavoce del partito per gli Affari interni e confermando l'altro concorrente, Vince Cable, portavoce per gli affari economici. Riuscirà il giovane e rampante Clegg a smuovere il partito dal 12 per cento attuale e a drenare voti liberali ai Tories e di sinistra al Labour sempre più in crisi di Gordon Brown? Gli allibratori dicono di sì ma il backstabbing , l'accoltellamento alle spalle, resta la peculiarità principale del terzo partito del paese: già arrivare alla prossima estate da leader sarebbe un risultato notevole. 22/12/2007.

Una finestra sul mercato (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Italia Oggi" del 22-12-2007)

 

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Studi e Carriere Numero 303, pag. 52 del 22/12/2007 Autore: Visualizza la pagina in PDF     Una finestra sul mercato Nell'anno che si sta per concludere non sono state numerose le grandi operazioni che hanno segnato l'attività consulenziali dei grandi studi d'affari. Il mercato ha segnato un po' il passo rispetto alla frenetica attività del 2006 anche a causa della stretta creditizia conseguente alla crisi dei mutui subprime. Fanno eccezione alcune operazioni che hanno caratterizzato il settore delle telecomunicazioni (Telecom ha registrato l'ennesimo passaggio di mano e la sostituzione dei vertici aziendali) mentre nel settore bancario ancora sussulti di assestamento (integrazione del banco di Verona e Novara con lodi e cessione di 200 sportelli di Intesa Sanpaolo). Attivi anche il settore dell'energia (Enel in testa, con l'espansione internazionale in terra spagnola su Endesa e Terna in Brasile) e quello immobiliare che, malgrado il rallentamento americano, in Italia ha registrato ancora parecchio fermento. Anche nelle infrastrutture c'è stata parecchia attività, valga per tutte il riassetto degli Aeroporti di Roma attraverso Gemina e la infinita telenovela della cessione Alitalia. Private equity sempre attivo con diverse operazioni, l'acquisizione di Valentino e Conbipel su tutte. Insomma un anno certamente movimentato ma non un anno record per le operazioni di m&a, con qualche risveglio nel capital markets dove si sono affacciate diverse ipo. Se fosse passata la buriana della crisi finanziaria dell'estate, il 2008 dovrebbe riservare migliori sorprese nel segmento delle operazioni straordinarie anche se parecchia attenzione andrà prestata ai rischi legati alla bolla immobiliare. di Ludovico Marinotti.

Effetto insicurezza sui prezzi delle case (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2007-12-23 - pag: 20 autore: I CONTI IN TASCA Effetto insicurezza sui prezzi delle case ... di Marco Liera A nche nel 2007 gli immobili si sono confermati come la forma di investimento preferita dagli italiani nel Rapporto del Centro Einaudi pubblicata in settimana. La quota di risparmiatori che ritiene che gli immobili siano l'investimento più sicuro è pari all' 83,2%. Molto probabilmente non la pensano allo stesso modo i proprietari di ville della provincia di Milano che hanno visto deprezzarsi le loro proprietà per la paura degli assalti dei rapinatori alle case isolate. Così ha riferito il "Corriere della Sera " di giovedì 20 citando le testimonianze di agenti immobiliari della zona, che denunciano ribassi dei prezzi nell'ordine del 20%, e di cespiti che restano invenduti per anni. L'insicurezza personale rispetto alla criminalità rende quindi meno sicuro l'investimento immobiliare dal punto di vista della difesa del risparmio. Non è la prima volta che ciò emerge, almeno nelle cronache locali. Due anni fa "La Tribuna di Treviso", sempre riportando la testimonianza di agenti immobiliari, evidenziò che la presenza di un "phone center" può contribuire a svalutare gli appartamenti vicini tra il 20 e il 50 per cento, in quanto queste attività commerciali diventerebbero tipicamente dei ritrovi di gente che "disturba". Tra il "disturbo " e il rischio di una rapina a mano armata c'è una bella differenza, si intende, ma il comune denominatore è la percezione di insicurezza che ne discende e che indurrebbe –sempre secondo le testimonianze citate – una minore appetibilità delle proprietà immobiliari più esposte. Questi fenomeni meritano ulteriori approfondimenti, pur tenendo conto del ruolo dell'emotività e di altri fattori comportamentali che muovono le decisioni di acquisto e di vendita delle case. Difficile è per esempio spiegare perchè, più o meno negli stessi dintorni di Milano in cui le ville isolate sarebbero diventate luoghi della paura, non si notano particolari cedimenti nei prezzi dei simpatici villini a schiera costruiti a pochi metri dai guard rail delle autostrade. O perchè non si osservano – al momento –calisignificativi delle quotazioni in certe zone delle grandi città colpite da evidenti fenomeni di degrado. Ciò che andrebbe un po' ridimensionata è la fiducia incrollabile nel mattone che emerge dalle indagini sulle attitudini dei risparmiatori italiani. Essa sembra avere radici soprattutto emotive, e come tali un po' fragili.

 


ARTICOLI DEL 19-12-2007

 

(segue dalla copertina) maurizio ricci ( da "Repubblica, La" del 19-12-2007)

L'economia frena la corsa ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 19-12-2007)

Banchieri col bisturi ( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)

Articoli

(segue dalla copertina) maurizio ricci (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 19-12-2007)

 

Economia Per la prima volta il loro reddito procapite supera il nostro: 22.816 a 22.381 euro Lo aveva previsto poco più di un anno fa Zapatero. Ma il sorpasso non si ferma qui e spazia dagli investimenti in istruzione e ricerca alle energie rinnovabili, dalle banche alle ferrovie, in un contesto di crescita doppia di quella italiana e di grande stabilità del sistema politico. Ecco i segreti del miracolo iberico Una vitalità che si estende alla cultura, allo sport, al cinema (SEGUE DALLA COPERTINA) MAURIZIO RICCI Anche grazie a questa stabilità, il sistema politico è riuscito a governare un lungo boom economico. Il sorpasso di questi giorni era già scritto nelle proiezioni statistiche. La Spagna cresce ad un ritmo doppio rispetto a quello dell'economia italiana. La spinta data dalle condizioni di iniziale arretratezza dell'economia spagnola è stata moltiplicata dall'introduzione dell'euro e dal conseguente abbassamento dei tassi d'interesse che, in Italia, al contrario, ha prodotto molta speculazione finanziaria, ma pochi investimenti. Su 10 nuovi posti di lavoro creati in Europa da quando è stata introdotta la moneta comune, 4 sono in Spagna. Il bilancio pubblico è in attivo, il debito inferiore al 40 per cento del prodotto interno lordo, contro il 106 per cento italiano. Gli economisti avvertono che ci sono elementi di fragilità in questo sviluppo. L'inflazione è largamente superiore alla media europea e sta erodendo i vantaggi di cui la Spagna godeva sul costo del lavoro. Una quota significativa del boom di questi anni si appoggia sul gonfiarsi di una bolla immobiliare che ha triplicato i prezzi delle case in dieci anni e che potrebbe sgonfiarsi di colpo. Creando un terremoto, visto che un decimo del Pil spagnolo è legato all'edilizia. Infatti, lo spettro di una crisi dei mutui immobiliari e delle ripercussioni finanziarie del disastro americano dei subprime è molto più corposo in Spagna che in Italia. Anche perché, sia a livello di famiglie che di imprese, lo sviluppo spagnolo è stato finanziato soprattutto con il debito. Le prospettive immediate non oscurano, però, gli elementi strutturali di forza dell'economia spagnola. Il primo è la sua modernità. Più dell'economia italiana, quella spagnola è una economia di servizi. E, se i parametri sono quelli dell'"economia della conoscenza" (informatica, istruzione, ricerca) la Spagna sta correndo assai più di noi. Le statistiche dicono che l'Italia spende complessivamente di più, come quota della ricchezza nazionale, per ricerca scientifica e industriale e accumula, ogni anno, più brevetti. Ma, in altri capitoli cruciali, il sorpasso, anche più inquietante di quello sul reddito pro capite, è già avvenuto. Per ogni mille dipendenti, l'Italia ne ha tre specificamente addetti alla ricerca. La Spagna, sei. Madrid spende, per ogni studente universitario, più di quanto faccia Roma. Gli investimenti per servizi legati all'informatica e alle telecomunicazioni sono superiori in Spagna. Il 45 per cento delle famiglie italiane ha un computer in casa. In Spagna, il 55 per cento. Nel capitolo, probabilmente, centrale, dell'economia globale dei prossimi anni, l'energia, la Spagna è un protagonista, mentre l'Italia poco più di uno spettatore. Nel mondo, nessuno produce una quota maggiore della sua elettricità con il vento della Danimarca, con il suo 20 per cento. Ma la Spagna è seconda, con il 9 per cento. E sono spagnole le due aziende - Iberdrola e Acciona - con la maggiore capacità produttiva di energia eolica. Nel poker delle quattro aziende che monopolizzano il mercato mondiale delle turbine eoliche per elettricità, c'è la spagnola Gamesa, con la danese Vestas, la tedesca Enercon, l'americana Ge. Contemporaneamente, la Spagna ha un ruolo di preminenza mondiale nel campo dello sfruttamento dell'energia solare termica: i suoi due colossi, Abengoa e Acciona, stanno costruendo centrali in tutto il mondo, a cominciare dal Sud Ovest degli Stati Uniti. Già da questi dati si vede che lo sviluppo spagnolo non è quello tradizionale da paese arretrato, nato nei sottoscala e drogato dalle esportazioni. Soprattutto, si vede che è fondato su una rete di grandi imprese, vitali e dinamiche. La più grande banca europea è il Banco Santander. Viene dalla piccola Spagna la terza compagnia mondiale di telecomunicazioni, Telefonica. La più grande catena di negozi di abbigliamento al mondo non è l'americana Gap e neanche l'italiana Benetton, ma la spagnola Zara. Li hanno chiamati i "conquistadores" per la campagna aggressiva di acquisizioni che hanno condotto negli ultimi anni. Sono gli spagnoli di Ferrovial a gestire Heathrow e i maggiori aeroporti britannici. E' il Santander che sta tentando di assorbire una grande banca olandese come l'Abn-Amro. L'Italia ha risposto con l'espansione tedesca di Unicredit e con la conquista delle centrali elettriche della spagnola Endesa, da parte di Enel. Ma, nel confronto fra Italia e Spagna, Endesa è l'eccezione. L'onda viene dall'altra parte. Santander e Banco Bilbao che sbarcano nel sistema finanziario italiano. Telefonica che prende Telecom. Abertis che vuole Autostrade. Come capita spesso, questa vitalità non è confinata all'economia. E' la cultura popolare a registrare e fissare un'immagine vincente della Spagna che nomi come Abengoa e Abertis e figure come Zapatero mai saprebbero assicurare. Non c'è regista europeo più acclamato di Pedro Almodovar. Penelope Cruz e Antonio Banderas hanno uno status da star internazionali che ancora manca a nomi, pur noti, come i nostri Gabriele Muccino e Monica Bellucci. In quella grande metafora di una società che è lo sport, gli spagnoli ci stracciano a tennis con Nadal, in Formula 1 con Alonso, hanno vinto gli europei di pallavolo e di basket. In atletica leggera, agli ultimi europei, sono arrivati terzi e noi decimi. Ci salva, ancora una volta, il calcio. Non c'è club più titolato, al mondo, del Milan. Neanche il Real Madrid. In più, abbiamo vinto gli ultimi mondiali. E poi, c'è la musica. Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro spopolano in Spagna, mentre niente del genere avviene per cantanti spagnoli in Italia. Pallone e canzonette.

L'economia frena la corsa (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 19-12-2007)

 

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2007-12-19 - pag: 1 autore: Congiuntura. Per Unicredit-RegiosS-Econometrica la crescita a settembre non supera lo 0,7% annuo L'economia frena la corsa Dinamiche Emilia-Romagna e Marche, Umbria in affanno Rallenta la corsa l'economia del Centro-Nord nel terzo trimestre dell'anno. L'indicatore di attività economica contenuto nell'indagine UnicreditRegiosS-Econometrica (elaborato sulla base di 39 variabili provenienti da diverse fonti), pur restando su valori positivi in tre regioni su quattro nell'area, manda segnali non ottimistici. L'andamento è infatti decrescente rispetto ai primi due trimestri dell'anno e mostra valori compresi fra lo 0,35% della Toscana e lo 0,7% dell'Emilia-Romagna, passando per lo 0,5% delle Marche. L'Umbria è l'unica regione in terreno negativo (-0,2%) pur presentando una dinamica in controtendenza, considerando il -0,3% registrato dall'indice di attività economica di luglio e di agosto. L'Osservatorio RegiosS dell'Università di Bologna individua le cause di questo rallentamento soprattutto nello stato di salute del quadro economico mondiale, con la crisi di liquidità americana trascinata dalla bolla immobiliare, il caro-petrolio, l'apprezzamento dell'euro sul dollaro. Guardando alla dinamica dell'area, le immatricolazioni di auto hanno segnato in settembre valori in aumento in Umbria e Marche, al contrario di Emilia-Romagna e Toscana. L'andamento degli ordinativi è risultato in calo in tutte le regioni, tranne l'Emilia-Romagna, che comunque ha registrato un livello stagnante. Le previsioni per l'andamento futuro dell'economia, infine, non sono improntate all'ottimismo. "è dovuto alla particolare prudenza degli imprenditori nel Centro-Nord" afferma Valeriano Balloni, vicepresidente Istao. Gli economisti del CentroNord, da parte loro, considerano non preoccupante il rallentamento, considerato significativo, invece, di una ristrutturazione del sistema imprese. Servizi u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina.

Banchieri col bisturi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Opinione, L'" del 19-12-2007)

 

Oggi è Mer, 19 Dic 2007 Edizione 278 del 19-12-2007 IL RASOIO DI OCCAM / Un taglio del costo del denaro spingerebbe i prezzi al rialzo Banchieri col bisturi Il difficile equilibrio tra tassi d'interesse e inflazione al centro delle decisioni che dovranno essere prese a Francoforte di Giorgio Arfaras Studiando i prezzi delle case per dei periodi lunghissimi, qualche decennio, si scopre che questi salgono, che hanno un trend leggermente positivo in termini reali, vale a dire togliendo l'inflazione, con delle escursioni intorno allo stesso. Quando salgono più del trend, i prezzi scendono fino a ritornare sul trend. Quando, invece, cadono, tendono a risalire verso il trend. Possiamo dire che i prezzi delle case "regrediscono verso la media". (Proprio come i figli di genitori giganteschi che tendono ad essere meno alti, mentre i figli di genitori nani tendono ad essere più alti). Il prezzo medio delle case, rispetto al trend, "deve" oggigiorno cadere del 30%. Sappiamo anche che i cicli di ascesa e di caduta durano, in media, otto anni. (Appena uno in più di quello biblico di sette anni di vacche grasse e di vacche magre). Questi numeri non sono strambi, corrispondono alla situazione inglese. Possiamo anche immaginare che questa sia una approssimazione dello stato delle cose nel settore immobiliare di altri paesi. Se l'inflazione fosse del 4%, dopo quasi otto anni, i prezzi saranno del 30% maggiori. Se i prezzi delle case restano fermi per otto anni, dal punto di vista nominale sono rimasti eguali, ma in termini reali, ossia calcolando l'inflazione, saranno scesi del 30%. E saranno scesi proprio come vorrebbero le statistiche calcolate sul lungo termine. I prezzi degli immobili sono di nuovo in equilibrio. Una magia, che mette tutto a posto. Vendendo la propria casa dopo otto anni, il suo proprietario scopre che compra il 30% in meno di una pizza con birra, di un'automobile, ecc, ma, per tutti gli anni che si tiene la casa, si sentirà ricco proprio come era al picco dei prezzi. Sentendosi ricco, non ridurrà i propri consumi. Potrebbe sorgere la tentazione di alzare l'obiettivo di inflazione al 4%. Per tenere le economie su un sentiero di crescita stabile, si potrebbe pensare ad una inflazione maggiore, che mantiene invariato il prezzo delle case. I problemi legati agli immobili verrebbero inghiottiti nel tempo da un'inflazione più alta, rispetto a quella di oggi, ma molto bassa, se messa in relazione con quella prevalente negli anni settanta, primi ottanta. Un'inflazione appena maggiore potrebbe nelle condizioni di oggi essere una tentazione. Peccato che le economie siano interrelate. Tocchi una cosa qui, si sposta una cosa là. La cosa che si sposterebbe sarebbero i rendimenti delle obbligazioni. Quelli decennali sono oggi in Europa e negli Stati Uniti intorno al 4,0%. Il rendimento delle obbligazioni, su dei periodi lunghi e al netto dell'inflazione, è intorno al 2%. Con l'inflazione che va al 4%, i rendimenti andrebbero al 6%. Probabilmente andrebbero al 7%. Infatti, una volta che diventa più difficile prevedere il tasso di inflazione, che potrebbe essere del 4%, ma scappare pure al 5%, si chiede un premio per il rischio e il rendimento richiesto sale. I mutui rinnovabili avrebbero dei tassi maggiori, pure il debito pubblico costerebbe di più. Le banche centrali vogliono abbassare i tassi d'interesse per aiutare il sistema finanziario a risolvere il problema dei mutui ipotecari. Allo stesso tempo non possono tagliare "troppo", perché ci sono dei focolai seppur modesti d'inflazione. Se scegliessero di tagliare molto, opterebbero per un'inflazione maggiore. Questa, per quanto bassa, spingerebbe in alto i rendimenti delle obbligazioni, che sono l'architrave del sistema finanziario. Questo maggior tasso d'inflazione potrebbe fermare, ma non è detto con certezza, lo smottamento dei prezzi degli immobili e quindi dei consumi. Fare il banchiere centrale oggi è mestiere da bisturi. Essi sono in mezzo ad un guado decisionale. www.occamrazor.eu.

 


Il Sole 24 Ore 19-12-2007 Bce, nuova asta da 133 miliardi. Trichet: «Restano pressioni sui prezzi» a cura di Alberto Annicchiarico

 

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Era tutto vero: l'inflazione scatenata dal caro-petrolio e dal boom dei prezzi dei cereali flagella Eurolandia e lo farà ancora per un po'. «Il periodo temporaneo di alti tassi di inflazione sarà più lungo di quanto originariamente previsto», ha spiegato il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, parlando davanti alla Commissione Affari economici e monetari dell'Europarlamento.

Rispetto alle proiezioni (tra 2 e 2,2% nel 2007, tra 2 e 3% nel 2008, tra 1,2% e 2,4% nel 2009), le forchette per il 2007 e il 2008 «si sono spostate verso l'alto». Le cause - secondo la Bce - sono da ricercare negli aumenti dei prezzi del petrolio e agricoli, dei prezzi amministrati, dalle tasse indirette oltre le stime, oltre che negli aumenti salariali in settori a bassa concorrenza. Trichet non ha aggiunto nulla di nuovo sulla valutazione del ciclo economico confermando che la crescita dell'eurozona sarà «più moderata» nel quarto trimestre 2007 e che, sebbene i fondamentali dell'economia «rimangano equilibrati», le prospettive di crescita sono al ribasso. Le banche centrali sono pronte a fronteggiare la materializzazione di rischi di credito, ha precisato il presidente Bce, secondo il quale non c'è comunque segno di un calo nell'attività di credito alle famiglie.

Intanto l'Eurotower dopo la super asta di martedì, ha annunciato un nuovo intervento sulla liquidità, questa volta a un giorno, scadenza giovedì. L'istituto centrale ha drenato dal mercato effetti per 133,61 miliardi di euro a fronte di un importo massimo previsto di 150 miliardi. Il tasso fisso indicato dall'Istituto è stato del 4%. Ieri, invece, erano stati asegnati 348,6 miliardi in un'asta straordinaria al tasso fisso del 4,21 per cento, ben al di sotto dei tassi interbancari utilizzati nelle ultime settimane. È stata la seconda volta dal 9 agosto che la Banca guidata da Jean-Claude Trichet lancia un'asta di questo tipo: sono stati promessi fondi illimitati. Di conseguenza nessun istituto ha avuto interesse a offrire più del 4,21% indicato come soglia minima dalla Bce.

Con la cospicua iniezione di liquidità - ben superiore a quella del 9 agosto, in piena turbolenza dovuta all'esplosione della crisi dei mutui subprime, quando vennero immessi sul mercato poco meno di 95 miliardi di euro - la Bce ha cercato di indurre la banche ad aprire nuovamente i cordoni del credito. Gli effetti non hanno tardato a farsi sentire. Il tasso interbancario in euro a due settimane è sceso di 50 punti base al 4,45%, un livello che supera di 45 punti base il tasso-Bce , dopo che nelle scorse due settimane aveva segnato un rialzo di 83 punti base.

Dopo la mossa dell'Eurotower l'Euribor base 360 e 365 giorni, tasso interbancario utilizzato come riferimento per i mutui ipotecari a tasso variabile (le rate sono cresciute vertiginosamente negli ultimi tre mesi), è sceso ancora, anche se con minor decisione rispetto alla vigilia: l'Euribor a un mese è fissato oggi al 4,564% contro il 4,634% della vigilia mentre quello a tre mesi è passato al 4,812% dal 4,876% di ieri. Il 29 novembre scorso la salita dell'Euribor a un mese era stata inusitatamente repentina: dal 4,2% al 4,8%, con una progressiva impennata al 5%, ovvero ai massimi da sette anni.

 


ARTICOLI DAL 15 AL 18 DICEMBRE 2007

 

Roma dei record ( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 17-12-2007)

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Bush: la bolla mutui non si sgonfierà presto Merrill taglia i bonus ( da "Corriere della Sera" del 18-12-2007)

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Roma dei record (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 17-12-2007)

 

ITALIA Roma dei record Il modello Roma continua a funzionare: per fine anno la capitale toccherà i 15 milioni di presenze alberghiere e 5 milioni di extra-alberghiere. Solo per le festività di Natale e Capodanno è prevista una crescita del 32%. Sono i numeri di un successo importante, annunciati a Roma da Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, insieme al sindaco della capitale Walter Veltroni, nel consueto incontro di fine anno con l'associazione degli albergatori di Confcommercio. "Roma continua a crescere - ha commentato Roscioli - ma dobbiamo ancora lavorare verso la piena occupazione. Sicurezza, mobilità e decoro urbano sono le nuove sfide che ci attendono, plus indispensabili per una destinazione turistica che vuole mantenere la leadership. Noi imprenditori alberghieri capitalizziamo il territorio, non 'delocalizziamo'. Ma dipendiamo dai servizi disponibili sul territorio, con il rischio che alla buona ospitalità non corrisponda la qualità del soggiorno in città, per carenze di mobilità e altri servizi determinanti per l'accoglienza". Puntuale anche quest'anno all'appuntamento con Federalberghi il sindaco di Roma Walter Veltroni: "Dal Giubileo in poi - ha detto - abbiamo impostato un modello vincente che va replicato: siamo in sintonia con le esigenze dell'imprenditoria turistica romana e lo abbiamo dimostrato: abbiamo creato eventi di richiamo internazionale come il Festival del Cinema, restaurato 14 palazzi storici, inaugurato la Fiera e posto le basi per il nuovo polo congressuale, che consentirà alla capitale di accogliere le grandi convention. Ora ci attendono nuovi impegni e l'amministrazione capitolina farà la sua parte". Intanto Federalberghi Roma festeggia con previsioni di traffico sorprendenti: nel periodo di Natale le camere vendute negli hotel di Roma saranno circa 118.000, il 20% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un tasso di occupazione medio negli alberghi del 46%, con punte di oltre l'80%. Nel periodo di Capodanno, dal 29 dicembre 2007 al 3 gennaio 2008, si registrerà rispetto al 2007 una crescita del 22% delle camere vendute - 167mila circa - con un tasso di occupazione medio del 65%. Tra le sfide da raccogliere, come ha notato Walter Pecoraro, presidente Federalberghi Lazio, c'è anche quella della riqualificazione ricettiva: "Occorre l'appoggio di istituzioni e amministrazioni locali per condividere con il sistema bancario una concreta disponibilità ad agevolare gli investimenti degli albergatori per ristrutturare alberghi e per aprirne di nuovi. Gli albergatori non proprietari degli immobili sono minacciati dalla tendenza alla riconversione degli stabili storici innescata dalla bolla immobiliare. Bisogna contrastare il rischio di un impoverimento dell'hotellerie italiana". Andrea Lovelock NUMERO: 210-211 Speciale Low Cost DATA: 17-12-2007 CATEGORIA: ITALIA Allegati all'articolo: Pagina01.pdf Pagina04.pdf Invia ad un amico Invia BACK STAMPA.

CROLLA IL PREZZO DELLE CASE A LONDRA (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 17-12-2007)

 

Di WSI Questo mese il mercato immobiliare della capitale inglese guida il piu' forte ribasso dei prezzi in UK dal 2002. La prospettiva di ulteriori ribassi dei prezzi tiene lontani i compratori. -->Questo mese il mercato delle case di Londra guida il piu' forte ribasso dei prezzi in UK degli ultimi 5 anni, alla luce del fatto che il piu' alto costo dei mutui e la prospettiva di ulteriori ribassi dei prezzi immobiliari tiene lontani i compratori, stando a un rapporto di Rightmove Plc citato dall'agenzia Bloomberg. Il prezzo medio richiesto (asking price) e' caduto del 6.8% a 384,632 sterline ($774,000) in novembre, il piu' ampio calo da quando il monitoraggio di tutti gli appartamenti in vendita e' cominciato nel 2002. Nel resto della Gran Bretagna i prezzi delle case sono scesi 3.2%, un record. Mercato difficile? Si', e con le news gratis, non vai da nessuna parte. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul link INSIDER.

Caro affitti, hotel a rischio chiusura - alessandra paolini (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 18-12-2007)

 

Pagina III - Roma A Roma solo il 60% dei gestori è proprietario delle mura. "E comprare è diventato impossibile" Caro affitti, hotel a rischio chiusura La denuncia degli albergatori: "Sono troppo alti" "Vogliamo una politica di crediti agevolati da Comune e Regione" ALESSANDRA PAOLINI Con la bolla immobiliare potrebbero "scoppiare" anche molti alberghi. A lanciare l'allarme è Walter Pecoraro, presidente di Federalberghi Lazio che sul futuro degli albergatori non scommette. "Perché tanti sono i gestori di hotel che, non avendo la proprietà delle mura, entro un paio d'anni saranno costretti a chiudere e a cedere la licenza. Del resto come si può fare? I nuovi affitti, grazie alla speculazione del mercato, sono inaccessibili". E così, sotto la scure di canoni impossibili sulla costa laziale si fa la conta dei decessi "A Terracina hanno già chiuso 13 strutture - spiega Pecoraro - su un numero complessivo di trenta. E il dato è inquietante. Perché per ora si parla di litorale, ma sono i primi fuochi di un incendio. Il contratto di locazione per gli alberghi dura nove anni. E c'è da scommettere che quelli in scadenza verranno rivalutati a prezzo di mercato. Mercato impazzito, in otto anni i canoni sono decuplicati". E i dati parlano chiaro. A Roma solo il 60 per cento degli albergatori è anche proprietario dell'immobile. Comprare, oramai è impossibile. "Chi lo ha fatto in tempi addietro, cioè prima del 2000 non ha problemi. Per gli altri è una chimera - continua il presidente - Avete presente quanto costa acquistare un hotel? Se in centro, un milione a stanza. L'esempio più chiaro a Milano dove l'Hotel Duomo con 100 camere è stato comprato per 110 milioni". Per questo la categoria sta cercando di sensibilizzare le istituzioni. "Delle nostre difficoltà abbiamo messo al corrente il sindaco Veltroni - continua Pecoraro - speriamo che Comune e Regione facciano qualcosa per venirci incontro, magari con una politica di crediti agevolati. Stiamo facendo un censimento della categoria per avere un quadro preciso di quello che avverrà nei prossimi mesi. Capire quanti sono a rischio e quanti riusciranno a sopravvivere. E il sospetto è che siamo in un bel guaio".

L'economia deprime le Borse (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-12-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-18 - pag: 3 autore: L'economia deprime le Borse Timori su inflazione e crescita Usa: pesanti ribassi in Europa e a Wall Street Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente "Ci vorrà tempo per poter uscire dalla bolla immobiliare, ci sono certamente nuvole di tempesta e preoccupazioni all'orizzonte. Nel frattempo potremo mitigare alcuni dei problemi". George W. Bush non è stato molto incoraggiante ieri mattina quando ha parlato dell'economia, del bilancio e dell'attuale crisi immobiliare davanti a un gruppo di personalità del Rotary club riunite a Fredricksburg in Virginia. La Borsa, già preoccupata per le notizie sull'inflazione, per l'apparente debolezza delle vendite natalizie,per lo spettro di una stagflazione introdotto da Alan Greenspan e nonostante notizie di attivismo nel settore fusioni acquisizioni, ha così registrato altre perdite: l'indice Dow Jones ha chiuso al ribasso dell'1,29%, a quota 13.167, portandosi di nuovo a ridosso dell'importante soglia psicologica dei 13mila, il Nasdaq ha perso il 2,32%, a quota 2.574. Per le Borse europee non è andata molto meglio, tutte le piazze hanno registrato realizzi e cadute degli indici: a Londra il Ftse 100 è sceso dell'1,86%a 6.277,8 punti.In caduta dell'1,72% il Mibtel a Milano, a quota 29.155 punti, a Francoforte il Dax ha perso l'1,55% a quota 7,825 punti. Ribassi dell'1,61% a 5.514,8 punti per il Cac 40 di Parigi,a Zurigo lo Smi è calato dell' 1,51% a quota 8.544,5 punti. Gli operatori che abbiamo interpellatosiarrovellanoattornoa unadomanda di fondo: la reazio-nedegliultimigiornièunsempli-ceaggiustamentoallenuovedina-micheFed/ tassi/inflazione,orap-presentaunmovimentopiùstrut-turalechecominciaascontareilri-schio di una recessione? Non è una domanda da poco. Il primo scenario tiene conto del fatto che la Fed potrebbe interrompere la riduzione dei tassi preoccupata dal ritorno dell'inflazione. E dunque il mercato azionario, che già scontava un nuovo taglio alle prossime riunioni del Federal Open Market Committee,sta semplicemente aggiustando il tiro. Ma gli acquisti potrebbero ripartire in presenza di notizie incoraggianti. Il secondo scenario è più preoccupante. L'azione della Fed non basterà a salvare l'America da una recessione. E visto che finora la Borsa non aveva mostrato segnali davvero preoccupati (fino a martedì scorso viaggiava poco lontano dai massimi) sarebbe ormai partito un aggiustamento strutturale che potrebbe portare a una correzione molto più marcata di quello che abbiamo visto finora. Del resto anche i profitti aziendali non sono andati secondo le attese nel terzo trimestre. Alcuni segnali in arrivo dall'economia reale non sono rassicuranti per la tenuta della domanda al consumo e in particolare per le vendite natalizie. Il dato più nuovo è giunto dai gestori delle carte di credito che hanno registrato nelle ultime settimane un'attività minore del normale per gli acquisti di articoli femminili. Significa che al netto della spinta natalizia, la psicologia del consumatore è improvvisamente più cauta. E una volta esaurita l'ondata di acquisti ossessivi da parte dei turisti, increduli davanti a prezzi scontati anche del 50% rispetto ai prezzi europei, le vendite al dettaglio potrebbero risentirne dal mese di gennaio. L'impatto del secondo scenario sarebbe molto negativo per la psicologia dei consumatori e per l'economia in genere,anche perché finora l'indice Dow Jones è rimasto relativamente indenne rispetto alla crisi subprime. Il fatto poi che si possa entrare in un periodo di stagflazione apre nuove preoccupazioni. La stagflazione è quella condizione in cui l'economia ristagna ma l'inflazione aumenta. La Fed dovrebbe sempre bilanciare le sue responsabilità e in presenza di evidenza di una crescita dei prezzi dovrebbe stringere, ma questo non farà che peggiorare la situazione sul fronte economico. D'altra parte, una politica accomodante potrebbe consentire all'economia di restare a galla, ma il prezzo recessivo rischierà di essere più elevato nel medio termine. Bush ieri ha cercato anche di rassicurare attaccando allo stesso tempo i democratici: "Il Paese resta forte, l'occupazione tiene, le condizioni di fondo dell'economia sono buone, ma il Congresso non può dare per scontata la vitalità economica e la cosa peggiore che ci può capitare è quella di aumentare le tasse degli americani ". Bush ha detto che non vi saranno "salvataggi" con danaro pubblico: "Sono contrario all'intervento di fondi pubblici per risanare situazioni fallimentari e dunque non lo faremo", ma ha precisato che vi saranno accordi mirati nell'ambito del mercato per consentire ai meritevoli di passare i momenti più difficili. "Nessun salvagente pubblico". Il segretario al Tesoro Henry Paulson (a sinistra) con George W. Bush REUTERS.

In difesa con l'Euribor (sezione: Mercato immobiliare)

( da "MF Trading Online" del 18-12-2007)

 

MFT In difesa con l'Euribor Future sui tassi di interesse interbancari contro la crisi dei subprime. Scarsa liquidità e costi troppo alti rendono difficile l'operatività short sui titoli immobiliari e bancari. Non esiste una copertura diretta sui prezzi delle case Lo scoppio di una bolla speculativa può avere effetti anche travolgenti, ma in ogni situazione avversa è possibile trovare la giusta contromossa. Così, anche con la crisi dei mutui subprime, esiste l'arma per difendersi dalle discese dei prezzi del settore immobiliare. Il presupposto perché una copertura possa avere successo è quello di un ritorno alla normalità del mercato, dopo che il fenomeno d'interesse aveva raggiunto livelli spropositati. In questo caso, fuori controllo era sicuramente il meccanismo di concessione del credito, visto che nel solo mese di novembre, i mutui non pagati sono saliti negli Usa del 31,8% rispetto a ottobre. "Se si analizza la situazione su un orizzonte temporale più ampio", ha spiegato Antonio Lengua di thehawktrader.com, "nei primi 11 mesi dell'anno, ben 527 mila case sono tornate in mano agli enti erogatori di mutui, il 41% in più rispetto al 2006". L'indice dei prezzi delle case Schiller è sceso del 5% nell'ultima rilevazione mensile, ma qualcuno, come Luca Bagato di Macromarkets.com, sostiene che "il dato è sottostimato perché le case sono un'attività non liquida". Molto peggio è andata ai cementieri, ai titoli del settore immobiliare, alle banche e alle obbligazioni di nuova generazione con flussi di cassa garantiti da mutui: in questo caso le perdite vanno infatti dal 30% al 90%. La bolla anomala. Di fronte a questi crolli come ci si copre? "Le ultime settimane", ha precisato Bagato, "hanno fugato ogni dubbio sulla questione. Per il momento gli strumenti che hanno rivelato la migliore capacità di bilanciare il crack della finanza immobiliare, sono i derivati sui tassi a breve termine". Negli Usa gli "occhi" sono puntati sul Libor dollaro a 3 mesi, mentre in Europa l'attenzione è concentrata sull'Euribor: sono i tassi d'interesse medi che le banche applicano fra di loro.La crisi del mercato immobiliare è un fenomeno molto più complesso da gestire rispetto alle altre recenti bolle speculative: la discesa dei titoli tecnologici di inizio millennio poteva essere "facilmente" compensata con i derivati sull'indice Nasdaq. In quel caso gli operatori avevano infatti a disposizione strumenti liquidi e soprattutto forti di un'immediata corrispondenza con l'epicentro della bolla. Una copertura diretta era disponibile anche nella crisi russa del '98, quando il crollo dei prezzi dei "matrioska bond" fu coperto con i credit default swap emessi dalle principali banche d'affari. La situazione attuale è invece molto più complicata: prima ancora che a un svendita di immobili, siamo infatti di fronte a una svalutazione dei portafogli legati al settore real estate, nei quali confluiscono i crediti su mutui, i cdo e gli abs (obbligazioni con flussi cedolari garantiti da prestiti ad acquirenti di case)."Le case e tutto ciò che ruota attorno a questo business", ha chiarito Bagato, "non hanno sui mercati finanziari un corrispondente derivato liquido sul quale sia possibile aprire posizioni short a copertura. A metà primavera gli operatori hanno iniziato a coprirsi con posizioni ribassiste sui titoli del settore immobiliare, poi dall'inizio dell'estate sono state colpite le banche, le stesse che in termini di profitti avevano beneficiato maggiormente dell'ascesa del settore fornendo leva finanziaria e credito". "Il problema", ha spiegato un operatore, "è che cavalcare posizioni ribassiste di medio periodo sui titoli ha dei costi di prestito molto alti, soprattutto nei casi come questo in cui la richiesta, come si può immaginare, è stata particolarmente sostenuta. Per questo motivo gli operatori si sono quindi progressivamente spostati sui future dei prestiti interbancari: se la qualità del credito è cosi scadente, a ogni tensione sul mercato Libor ed Euribor non possono infatti che salire. I due tassi sono quelli più gettonati per l'indicizzazione delle rate dei piani di rimborso dei mutui a tasso variabile. L'Euribor ha un valore importante anche per chi segue i mercati azionari: il derivato funziona infatti da indicatore anticipatore delle discese degli indici. L'Euribor ha ormai una soglia psicologica di riferimento al 5%, una resistenza che non è ancora riuscito a superare. "Le banche centrali hanno fatto fin qui da argine alle salite, ma temo che il rapporto di fiducia con i mercati si sia incrinato", ha commentato Bagato. Come operare sull'Euribor. Qual è il margine necessario per negoziare l'Euribor? Il deposito iniziale dipende dal broker, ma solo una banca italiana, Iw Bank, vanta un'offerta competitiva. Il broker fa pagare 10 euro a contratto, con una richiesta di margine di 600 euro. Decisamente più aggressivi sono i depositi iniziali proposti dagli stranieri Activetrades e Interactivebroker: entrambi fissano soglie d'ingresso più basse per chi si impegna a chiudere la posizione in giornata. Per il primo il limite è 200 sterline (il future è quotato al Liffe di Londra), mentre per il secondo è 313. Per l'operatività overnight i depositi salgono invece rispettivamente a 476 e 625 sterline. Le commissioni di Interactivebroker sono in linea con i margini ridotti, 1,70 sterline a contratto, mentre quelle di Activetrades sono legate all'operatività.Per negoziare l'Euribor si possono utilizzare anche i cosiddetti cfd (contract for difference): Ig Markets propone un contratto con 350 euro di margine e commissioni pari 2 tick di spread sui prezzi battuti dal mercato.Un tick del future vale 12,50 euro e la variazione minima di prezzo è pari a 0,005. Di norma in una seduta il derivato registra escursioni di una decina di tick, ma nelle ultime giornate la volatilità è cresciuta moltissimo. Mercoledì 12, con l'intervento concertato dalle banche centrali, accompagnato da pesanti immissioni di liquidità, il range è salito a 36 tick. (riproduzione riservata) MFT  - Trading Online Numero 250, pag. 1 del 18/12/2007 Autore: Giuseppe Di Vittorio Visualizza la pagina in PDF     Link sponsorizzati Cellulari recenti Motrola Scopri Web, email e musica con Razr2 - 200 brani e Internet veloce. www.motorola.com per cellulari Tutte le più belle suonerie Gratis sul tuo cellulare. www.tokito.it/.

Bush: la bolla mutui non si sgonfierà presto Merrill taglia i bonus (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Corriere della Sera" del 18-12-2007)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-12-18 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Mercati Cadono le Borse Bush: la bolla mutui non si sgonfierà presto Merrill taglia i bonus MILANO - La crisi del credito innescata dai mutui Usa continua a pesare sui mercati. Ieri, in una giornata di forti perdite su tutte le Borse internazionali, lo stesso presidente americano George W. Bush ha ammesso che "ci vorrà del tempo" prima che la "bolla immobiliare si sciolga". L'amministrazione di Washington ha "un buon piano " per affrontare il problema, ha rassicurato il presidente, ma nella consapevolezza che potrà solo "attenuare alcuni degli effetti " della crisi. Parlando al Rotary Club di Fredericksburg, in Virginia, Bush non ha nascosto che "ci sono molte nubi di tempesta ", ma che "i fondamentali dell'economia americana restano buoni". E le "nubi" ieri hanno scaricato altra pioggia battente soprattutto sulle borse, con ondate di vendite dettate sia dalla crisi creditizia (con Moody's pronta ad abbassare il rating di molte obbligazioni legate ai mutui subprime), sia dai segnali di rialzo delle tensioni inflazionistiche, non solo in Europa ma anche negli Usa. Timori di stagflazione, inflazione unita al rallentamento della crescita economica, che domenica scorsa erano stati espressi anche dall'ex capo della Federal Reserve, Alan Greenspan. "La crisi dei mutui avrà un impatto negativo sull'economia nel breve periodo", ha concesso il segretario al Tesoro, Henry Paulson. Così, ieri, solo sulle piazze europee sono andati in fumo altri 150 miliardi di euro. A Milano l'indice Mibtel ha perso l'1,72% e a Londra l'Ftse 100 è sceso dell' 1,86%. Molto simili le perdite di Francoforte (meno 1,55%) e Parigi (meno 1,61%). A poco sono dunque serviti i 20 miliardi di dollari iniettati nel sistema finanziario dalle principali banche centrali, dalla Fed alla Bce alla Bank of England, prima tranche di quel piano congiunto messo a punto per soddisfare la fame di credito dei grandi istituti di credito internazionali. Anche a Wall Street la giornata si è chiusa in profondo rosso: meno 1,3% il Dow Jones. Per oggi sono attesi con ansia i conti trimestrali di alcuni dei big più esposti sul fronte dei mutui, da Goldman Sachs a Morgan Stanley, mentre ieri l'agenzia Bloomberg ha rivelato che Merrill Lynch starebbe preparando un taglio del 40% nei bonus dei manager del settore del reddito fisso. G.R.


 

Da Il Sole 24 Ore 17-12-2007. Finanziaria. Le novità per la casa. A cura di Nicoletta Cottone

 


Da quotidianocasa.it.  Mercato immobiliare, per Replat rallenta ormai da settembre

di redazione

 

Su REplat, la piattaforma web per la collaborazione tra agenti immobiliari, non ha fatto altro che diminuire passando da -2,65% a -8,04%: un peggioramento del 5,39% in soli 4 mesi

Stando ai dati registrati da REplat e derivanti dall’attività delle circa 950 agenzie Aderenti (circa 3.000 operatori del settore) sulla piattaforma di condivisione degli immobili, dal mese di settembre al mese di dicembre del 2007 l’andamento del mercato immobiliare italiano è andato sempre più rallentando rispetto allo stesso lasso di tempo dell’anno scorso.

In soli quattro mesi, infatti, si è passati dalla domanda di immobili di settembre, fissata a quota -2,65%, a quella di dicembre del -8,04%.

Sempre secondo i dati rilevati da REplat lo scorso mese di luglio il mercato immobiliare italiano aveva cominciato a dare segni di ripresa dopo tre mesi di dati negativi.

Per la prima volta in 90 giorni, infatti, il database della piattaforma REplat evidenziava la domanda di immobili con segno positivo (+0,26%) nonostante l’offerta fosse pericolosamente vicina al +10% (+9,49%).

Questo ultimo dato indicava il tentativo degli agenti immobiliari di rimanere comunque attivi e propositivi nei confronti della clientela, un tentativo che è andato crescendo fino al mese di ottobre scorso quando l’offerta sulla piattaforma REplat ha toccato +11,47% ma che già a novembre diminuiva al +7,54% per attestarsi, infine, sul +3,51 del mese successivo.

 

Di seguito le specifiche sui dati percentuali registrati dall’Indice REplat da settembre a dicembre 2007.

settembre: richieste a -2,65% e offerta a +10,23% rispetto alle informazioni dei 12 mesi precedenti;

ottobre: domanda a -2,87% e offerta a +11,47% rispetto alle informazioni dei 12 mesi precedenti;
novembre: richieste a -7,71% e offerta a +7,54% rispetto alle informazioni dei 12 mesi precedenti;

dicembre: domanda a -8,04% e offerta a +3,51% rispetto alle informazioni dei 12 mesi precedenti.

 


 

I dieci perché della crisi dei mutui ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-12-2007)

I dieci perché della crisi dei mutui  ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-12-2007)

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-16 - pag: 7 autore: I dieci perché della crisi dei mutui Le cause e le conseguenze dello shock che ha messo in ginocchio le Borse di Mario Margiocco "C he erba stavano fumando? ". Così la rivista Fortune metteva alla berlina a metà novembre quattro big della finanza di Wall Street: Chuck Prince di Citigroup, Stan O'Neal di Merril Lynch, John Mack di Morgan Stanley e Jimmy Cayne di Bear Stearns. Le loro banche hanno perso cifre colossali nelle grosse falle emerse nel castello finanziario che ha retto negli Stati Uniti, dal 2004 al 2006 soprat-tutto, il mercato dei mutui subprime, quelli concessi cioè a clienti al disotto dei prime, dalle garanzie ottimali. "Quando la musica si ferma, in termini di liquidità, le cose si faranno complicate. Ma finché c'è musica,bisogna star su e ballare. Stiamo ancora ballando", diceva Prince all'inizio di settembre. La musica si inceppava del tutto ad agosto e Prince si dimetteva ai primi di novembre, a fronte di perdite per Citi di 11 miliardi di dollari. O'Neal lo seguiva, con un buco da 7,9. In Europa - la finanza contemporanea capace, si diceva, di isolare le crisi sta facendo il contrario, diffonde il contagio - si possono aggiungere alla serie di perdite record, della stessa entità di quelle di Citigroup, quelle di Hsbc e Ubs, la prima e la settima fra le banche europee, e l'elenco per cifre rilevanti sarebbe lungo. Le banche italiane, per fortuna, sono coinvolte solo per cifre gestibili senza traumi, per quanto finora risulta. Ma nella finanza globale i guai del sistema sono anche i nostri. Che cosa è successo? E che cosa potrà succedere? Con la risposta a dieci domande Il Sole 24 Ore cerca di offrire un quadro completo. Chiarire la dinamica, i tempi e soprattutto valutare le cause profonde. E le conseguenze, alcune probabili altre possibili. Nella convinzione che se è vero che il sistema globale può reggere il colpo, è anche vero che il 2007 dei subprime non sarà facilmente dimenticato. Come diceva Prince e come confermano le azioni congiunte annunciate mercoledì da cinque banche centrali tra cui Bce e Fed, "in termini di liquidità " le cose si sono fatte complicate. 1 Che cos'è e perché è così insidiosa la crisi dei mutui subprime? I mutui subprime, concessi nonostante un punteggio insufficiente del cliente su formulari standard, ci sono da molto tempo. Il problema è esploso tra il 2003 e il 2006. I mutui subprime erano, fino a pochissimi anni fa, pochi, 600 mila nel 1998 pari al 2,5% di tutti i mutui. Sono volati 5,8 milioni a fine 2006, pari al 13,5 per cento. 2 Colpa della bolla immobiliare? Per tre cause congiunte. Primo, la grande bolla immobiliare americana, senza precedenti per dimensione e uniformità; secondo, la congiunzione con un costo reale del denaro sottozero dal 2001 al 2004. Le due cose hanno spinto la clientela a moltiplicare i mutui subprime, che equivalevano nel marzo del 2007 a una cifra di 1.100 miliardi di dollari, per l'80% a tasso variabile, quasi il Pil della California e due terzi del Pil italiano, circa un quinto del totale dei mutui. Terzo fattore, il fronte bancario. C'è stata la corsa a realizzare i maggiori profitti possibili con i subprime, dove il mutuatario paga di più e il mutuante ha rendimenti più alti. A questo si è aggiunta la convinzione che le nuove tecniche finanziarie, a partire dalla securitization o cartolarizzazione, consentissero di spalmare il rischio su più sog-getti, e non sul solo istituto che emette il mutuo. Lo stesso presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, suggerì il 26 febbraio del 2004 di usare prodotti "alternativi" e meno cari dei tradizionali mutui a tasso fisso, da sempre lo standard negli Stati Uniti. Ma da metà 2004 il costo del denaro è salito costantemente, dal 2% al 6,25 nel giugno 2007. Risultato: tra giugno e settembre di quest'anno 447mila mutui hanno cessato in parte o del tutto il pagamento. Le vendite all'asta da parte delle banche hanno depresso il mercato, che si sgonfia. La crisi si preannunciava da metà 2005. Con metà 2007 l'intero sistema finanziario avvertiva il colpo. "Il mercato dei corporate bond si è bloccato", titolava martedì 7 agosto il Wall Street Journal. Era la crisi di liquidità. 3 Che cos'è la cartolarizzazionee come ha funzionato in questo caso? è una tecnica della finanza strutturata con cui si creano societài cui titoli sono garantiti spesso da proprietà immobiliari o da mutui immobiliari, e questi titoli vengono collocati attraverso una società "veicolo" cui vengono attribuiti in proprietà. Nel caso dei mutui, la solidità del tutto dipende dal rapporto che c'èfra mutui affidabili e non, in ogni "veicolo". Poiché i mutui subprime garantiscono rendimenti alti a chi li emette, questi titoli rendono bene e quindi sono stati acquistati un po' ovunque nel mondo. Ora, sono molti anni che i mutui subiscono negli Stati Uniti questo tipo di trasformazione finanziaria, e il tutto risale alla creazione molti anni fa di grandi enti finanziari pubblici federali per la gestione dei mutui immobiliari (si veda il box). La cartolarizzazione avveniva in mani affidabili. Poi sono arrivate le banche. 4 Quanto denaro è andato e andrà in fumo? Varie stime indicano le possibili perdite nel sistema finanziario americano e globale a circa 500 miliardi. Goldman Sachs parla di 445. Ma sono stime incerte. Ancora oggi, a quattro mesi dalla definitiva presa di coscienza avvenuta ad agosto, non si sa bene. Anche perché quella subprime è una bomba a tempo. In totale i mutui subprime ammontano a 1.100 miliardi di dollari e di questi, secondo Randall Dodd del Fondo mone-tario, 685 miliardi sono stati cartolarizzati. Dei 600 miliardi di mutui accesi nel 2006 la grande maggioranza erano subprime, nelle due categorie di subprime veri e propri e AltA, un po' meno rischiosi. Tre fattori creano incertezza. Primo, meccanismi a tempo che dopo un paio d'anni portano i tassi a livelli quasi da usura, inseriti in molti mutui. Secondo, non si sa quando finirà la discesa dei prezzi immobiliari, un fatto che pesa molto perché riduce la garanzia finanziaria riducendo il valore dell'immobile. Terzo non si sa ancora bene quanto e dove si sono diffusi i titoli frutto della cartolarizzazione. Tre giorni fa la Bce ha rilevato che le prime 21 banche europee hanno in totale assets per 234 miliardi che risultano off balance sheet, e sfuggono quindi in tutto o in parte al rispetto di requisiti patrimoniali. Sicuramente i subprime abbondano. 5 Quali le date cruciali? La data più importante è quella che segna l'esplosionedelfenomeno ed è il 2004. Fino a inizio secolo (si veda ancora il box) erano le pubbliche o semipubbliche Fannie Mae, Guinnie Mae e Freddie Mae a dominare il mercato, e ancora nel 2003 controllavano il 76% di tutte le emissioni di titoli con mutui o asset immobiliari come collaterale, secondo la rivista specializzata "Inside Mortgage Finance ". Il restante 24% era stato emesso da banche e finanziarie di Wall Street. A metà 2006 il rapporto si era invertito, 43% per il pubblico o assimilabile e 57% per le banche e finanziarie, sia specializzate in subprime come Indymac, Wamu o Countrywide sia sangue blu di Wall Street come Wells Fargo, Lehman Brothers, Bear Sterns, JP Morgan, Goldman Sachs, Bank of America e altre, sia banche europee o giapponesi. In più con una grossa differenza: mentre Fannie Mae e consorelle agivano quasi soltanto su mutui prime, banche e finanziaria si sono gettate su subprime di ogni tipo, inventati dalla fantasia finanziaria. I rendimenti erano più alti e le banche acquistavano e spesso riciclavano. 6 Quanto durerà la crisi? " Il prossimo anno, o i prossimi due, riserveranno al settore bancario e finanziario sfide che da molto tempo non conoscevano ", dice Julie Stackhouse, senior vice presidente per la Supervisione bancaria della Federal reserve bank di St. Louis, Missouri. Quindi tempi piuttosto lunghi. Le clausole ai limiti dell'inganno studiate per invogliare i clienti rimandano l'aumento delle rate da un certo punto in poi. Ora, per ciascuno dei quattro trimestri 2008 ci saranno 450mila mutui che subiranno questo aumento. In quanti non ce la faranno? 7 Ma come mai quest'estatela notizia che 34 miliardi di crediti legatia mutui erano a rischio ha avuto il potere di congelare prima la liquidità su un sistema finanziario americano da 57 mila miliardi di dollari, e poi di creare seri problemi di liquidità in tutto il mondo, dove il volano finanziario è enorme? Oggi è tre volte il Pil globale mentre era pari al Pil nel 1980 La chiave per vendere il debito subprime al mercato sono state le Cdo (Collateralized debt obligations), obbligazioni derivanti dall'aggregazione di diverse attività soggette a rischio di credito; banche, hedge funds, investitori istituzionali e anche finanzieri privati hanno comprato. Con una Cdo si può rivendere circa l'80 di un debito subprime. Le Cdo furono dal 1987 l'arma preferita della defunta Drexel Burnham Lambert, travolta nel 1989 dalla crisi dei junk bonds. L'ombra dell'inventore delle Cdo, Michael Milken, che fece due anni di prigione ed è oggi con 2,1 miliardi di dollari la 548a persona più ricca al mondo secondo Forbes, aleggia quindi sul mercato mondiale. Siamo ai junk mortgages, o mutui spazzatura. Nelle Cdo può esserci di tutto, subprime e non, ma sono stati utilizzati soprattutto per spalmare i subprime nel sistema. Con derivati e altre ardite tecniche finanziarie che rendono spesso difficile la valutazione di quanto valga il titolo Cdo, alla fine vanificandolo. Spesso i subprime ad esempio sono stati suddivisi in tre tipologie, consegnate alla stessa Cdo, con diversi diritti di "prelazione" sulla liquidità che il pagamento delle rate dei mutui in definitiva garantisce. Più è il rischio più sale il rendimento nominale. Cdo e derivati vengono trattati (anche oggi c'è chi compra, a forti sconti, si veda l'articolo nella pagina a fianco) in privato e senza controlli, over the counter. Ma questo mercato si blocca quando c'è vero rischio. Gli hedge funds hanno smesso di operare. E si è bloccato anche il mercato del commercial paper, di fatto cambiale a breve che negli Stati Uniti più di 2000 società e banche usano per ottenere liquidità, e comune anche in Europa. Sul commercial paper, come sulle Cdo, non si fa più il prezzo. Da qui la crisi di liquidità. Che le Banche centrali cercano di combattere con iniezioni di capitali, attente però soprattutto in Europa a non aumentare la già alta massa monetaria, che innervosisce, date le tendenze inflazionistiche in atto. 8 C'è un rapporto tra i subprime e i forti cali a ottobre e novembre del dollaro? Indiretto. Il dollaro è in lento calo, in definitiva, dal 2002 per questioni di partite correnti, essenzialmente. In autunno ha avuto sedute che sembravano sfuggire di mano, e qui i subprime hanno contribuito. La crisi dei junk mortgages potrebbe però condizionare il futuro a breve della politica monetaria, presa tra la necessità di assicurare liquidità anticrisi al mercato e quella, contraria, di controllare l'inflazione. Il dollaro rischia di rimanere ostaggio. 9 Quali le conseguenze di medio e lungo periodo? La sorveglianza bancaria e finanziaria, in particolare il ruolo dell'Occ (Office of the comptroller of the currency) è sotto accusa negli Stati Uniti. E la stessa deregulation finanziaria, in moto dagli anni di Gerald Ford e Jimmy Carter, è rivisitata. Qualcuno è arrivato a rimpiangere il vecchio Glass-Steagall Act del 1933 che creò la separazione fra banca commerciale e di investimento e che fu abolito da Bill Clinton nel 1999. 10 E per l'Europa? I subprime sono un fenomeno americano. Ha infettato anche le banche europee, che nel mercato globale non volevano perdere l'occasione. In Europa il Paese a rischio debito, nelle carte di credito ad esempio, è la Gran Bretagna.Ma nell'area euro il caso subprime farà inevitabilmente salire di tono il dibattito su un maggiore coordinamento della sorveglianza bancaria, che è ancora nazionale ed extra Bce. ALAN GREENSPAN L'ex presidente della Federal Reserve, il 26 febbraio 2004 suggerì alle banche di usare prodotti "alternativi" e meno cari dei tradizionali mutui a tasso fisso. Greenspan ha anche ridotto i tassi d'interesse fino all'1%. BLOOMBERG BEN BERNANKE La Fed martedì ha tagliato i tassi di 25 punti base al 4,25%. Bernanke è anche più volte intervenuto per immettere liquidità nel sistema: anche mercoledì ha annunciato operazioni straordinarie per calmare le tensioni sui mercati. REUTERS JEAN-CLAUDE TRICHET La Banca centrale europea guidata da Jean-Claude Trichet ha deciso di lasciare invariati i tassi al 4%. L'istituto europeo è infatti combattuto tra la gestione della crisi dei mutui subprime e la lotta all'inflazione REUTERS.


ARTICOLI DEL 13 E 14 DICEMBRE 2007

 

Effetto mutui su banche e imprese in Europa ( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

I subprime di casa nostra ( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

Per Roma un anno record ( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 14-12-2007)

Articoli

Effetto mutui su banche e imprese in Europa (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

 

Mattoni rotolanti Effetto mutui su banche e imprese in Europa Spagna: meno 40% Le costruzioni residenziali in Spagna sono crollate del 40% da agosto: effetto dell'onda lunga della crisi dei subprime e dello sgonfiamento della bolla immobiliare. Secondo Pedro Perez, segretario generale dell'associaizone che raccoglie i maggiori costruttori spagnoli, la crisi costerà al settore la perdita di 500.000 posti di lavoro. Francia al superfondo Cinque tra le maggiori banche francesi hanno deciso di dar vita a un fondo comune per l'emergenza da subprime. Bnp Paribas, Societè Generale, Calyon, Natixis e la divisione francese di Hsbc avvieranno all'inizio del 2008 un fondo da 1 miliardo di euro per stabilizzare le eventuali perdite legate alla crisi del credito immobiliare. Germania salva-banche Un altro salvataggio pubblico per banche scapestrate: in Germania è stato raggiunto un accordo per coprire le perdite della banca Sachsen, con intervento della Busndesbank e del governo della Sassonia.

I subprime di casa nostra (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Manifesto, Il" del 14-12-2007)

 

Meno acquisti, meno vendite. La crisi del credito raffredda il mattone. Più che a cambiare casa, adesso si pensa a cambiare mutuo. Banche permettendo Roberta Carlini Dalla corsa al mattone alla corsa in banca. A leggere tra i numeri che si affollano sul mercato immobiliare, si intravvedono due tendenze. Da un lato, si è fermata la corsa all'acquisto ad ogni costo, quella che ha fatto salire fino al 2007 ogni anno a tassi esponenziali il numero delle comravendite (e dei valori immobiliari). Dall'altro, è iniziata un'altra grande corsa riservata al popolo dei dannati dell'Euribor, degli indebitati a tasso variabile e a cifre folli: la corsa a rinegoziare il mutuo, stiracchiandolo, allungandolo, cercando ogni mezzo per renderlo più umanamente sostenibile. Una corsa che è partita, per i più, a far data dalla crisi di agosto. Una corsa a ostacoli, dove gli ostacoli sono gli sportelli delle banche. Non compro più Che le compravendite siano in discesa dalle vette record degli ultimi anni, lo dicono da qualche trimestre i dati ufficiali dell'Agenzia del territorio. Ai quali si aggiungono adesso i risultati di un'indagine di Tecnoborsa sulle intenzioni di vendita e acquisto, realizzata a campione in sei grandi città: Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova. Solo il 9,1% degli intervistati ha dichiarato di aver intenzione di effettuare una transazione immobiliare (comprare o vendere; dare o prendere in affitto) nel biennio 2007-2008: alla stessa domanda, nel 2005, aveva risposto positivamente il 16,3% del campione. In particolare,scende la quota di coloro che vogliono comprare: solo il 6% nel totale. Il crollo degli aspiranti acquirenti (gettati fuori mercato dal livello dei prezzi e dal rialzo dei tassi sui mutui) è particolarmente forte a Roma (dal 13,9 al 6,8%), a Napoli (dal 15,1 al 6,4%) e a Torino (dall'11,4 al 4,7%). Quasi stabile invece la percentuale delle intenzioni di vendita nelle stesse città: il che vuol dire che domanda e offerta cominciano a riavvicinarsi, anche se questo non ha portato ancora a un ridimensionamento dei prezzi ma solo - per ora - a un allungamento dei tempi di vendita. Parallelamente, cresce un po' la domanda di locazioni: il 2,1% degli intervistati pensa di prendere in affitto un immobile. ma si scontrerà con la scarsità dell'offerta: solo lo 0,3% degli intervistati intende dare in affitto un immobile, dunque il gap tra domanda eofferta aumenterà, con prevedibili conseguenze sui canoni già altissimi che si registrano nelle città. Mutuo, avanti un altro Spostiamoci sul mercato del denaro, connesso come un vaso comunicante con quello immobiliare. Gli ultimi dati diffusi da MutuiOnLine mostrano un ulteriore allungamento della durata dei mutui, una diffusa ricontrattazione, e un ennesimo aumento dei loro importi medi. I dati si riferiscono ai mutui intermediati in rete, e dunque a una percentuale piccola dei mutui realmente in essere, ma abbastanza indicativa delle tendenze in corso. Nella seconda parte del 2007, la fetta più grossa dei mutui erogati si è collocata tra i 30 e i 40 anni: ben il 36,1%. Se si aggiungono i mutui a 25 anni, che sono il 16%, si vede che più della metà dei mutui supera il quarto di secolo. Nel 2002, primo annod el boom immobiliare, solo il 16-17% dei mutui era sopra i 25 anni . Negli stessi anni, il 47-49% dei mutui erogati era a tasso variabile, il 14,7% era a tasso misto, solo un terzo era a tasso fisso. La percentuale del tasso fisso è scesa ulteriormente fino alla seconda metà del 2004, per poi cominciare a risalire lentamente. Nella seconda metà del 2007 il tasso fisso riguarda il 73,4% dei mutui erogati (e il 76,3% di quelli richiesti). Ma la novità più rilevante che viene dai dati di MutuiOnLine riguarda le motivazioni dei nuovi mutui. Accanto alle voci tradizionali (acquisto prima e seconda casa, costruzione, ristrutturazione) si fa strada una voce nuova: la sostituzione. Il 18% dei mutui erogati nella seconda metà del 2007 è fatto di mutui "di sostituzione", cioè che sostituiscono altri mutui diventati insostenibili per i debitori. Attenzione: un'altra tabella del rapporto avverte che la percentuale di persone che vorrebbe cambiare mutuo è ancora più alta (il 35%, quasi il doppio): ma tra la volontà e la realtà c'è di mezzo la banca, che nonostante tutte i decreti Bersani e le pubblicità varie non spiana affatto la strada a chi vuole cambiare il contratto di mutuo, nella stessa banca, o spostarsi da una banca all'altra. Con tutta probabilità nel 18% di "sostituzioni" rilevato da MutuiOnLine ci sono i clienti ai quali le stesse banche hanno offerto la ricontrattazione, ossia quelli maggiormente in crisi con il pagamento delle rate: la parte più sofferente di coloro che negli scorsi anni hanno contratto un mutuo a tasso variabile, agganciato a quell'Euribor in rapida e non interrotta ascesa. Tra costoro, ci sono moltisisme famiglei a basso reddito. Al secondo semestre 2007, a crisi dei "subprime" scoppiata e buoi fuggiti, le banche si sono affrettate a stringere i freni della concessione del credito. Ma negli anni caldi della bolla immobiliare, quando le compravendite salivano e i tassi scendevano, andavano senza freni. La percentuale di mutui erogati a famiglie con reddito inferiore ai 1000 euro al mese è stata, negli anni 2002-2003, tra il 12 e il 13%. Adesso, nell'anno 2007, è crollata al 5,6%. Ma tutte quelle famiglie con 100 euro al mese (o giù di lì) che quattro-cinque anni fa hanno avuto accesso al mutuo, sempre a tasso variabile, per importi sempre più alti in rapporto al valore del bene comprato, e con durata crescente, si trovano in enorme difficoltà. E fanno la fila allo sportello, in cerca di "sostituzione".

Per Roma un anno record (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Agenzia di Viaggi, L'" del 14-12-2007)

 

ATTUALITA' Per Roma un anno record Entro fine anno Roma toccherà i 15 milioni di presenze alberghiere e 5 milioni di extra-alberghiere. Solo per le festività di Natale e Capodanno è prevista una crescita del 32% dei pernottamenti. "Roma continua a crescere, ma dobbiamo ancora lavorare per l'obiettivo della piena occupazione. Le nuove sfide riguardano sicurezza, mobilità, decoro urbano, plus indispensabili per mantenere la leadership. Noi imprenditori alberghieri lavoriamo sul territorio e su di esso capitalizziamo, senza esportare fabbriche o spostare la produzione all'estero. E siamo fortemente vincolati a tutti i servizi sul territorio. Si corre il rischio che alla buona ospitalità alberghiera non corrisponda un buon soggiorno nella città". Questi i commenti di Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma all'incontro di fine anno, ieri a Roma. A festeggiare il successo della città con Federalberghi il Sindaco Walter Veltroni che ha ricordato come “Dal Giubileo ad oggi abbiamo impostato un modello vincente che va replicato in futuro: siamo in perfetta sintonia con le esigenze dell'imprenditoria turistica romana e lo abbiamo dimostrato: ci venivano chiesti eventi e strutture ed in pochi anni abbiamo organizzato appuntamenti di grande richiamo internazionale come il Festival del Cinema, abbiamo restaurato 14 palazzi storici, inaugurato la Fiera e posto le basi per il nuovo polo congressuale, con la nuvola di Fuksas, portando così a rapida soluzione quella che era una grossa lacuna della capitale, ovvero l'offerta per grandi convention. Ora ci attendono nuovi impegni e l'amministrazione capitolina farà la sua parte. “ Intanto Federalberghi Roma festeggia con previsioni di traffico a dir poco sorprendenti: nel periodo di Natale, infatti, si prevede che le camere vendute negli hotel di Roma saranno circa 118.000 con una crescita del 20% circa rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e un tasso di occupazione medio di circa 46%, con punte di oltre l'80% in diversi casi. Nel periodo di Capodanno (dal 29 dicembre 2007 al 3 gennaio 2008) si registrerà rispetto al 2007 una crescita del 22% delle camere vendute pari a 167.000 circa ed un tasso di occupazione medio del 65% circa. Tra le sfide da raccogliere, infine, c'àè anche quella della riqualificazione ricettiva e qui interviene anche Walter Pecoraro, presidente di Federalberghi Lazio che ha tenuto a precisare come “occorre il pieno appoggio delle istituzioni e amministrazioni locali per condividere col sistema bancario una concreta disponibilità ad agevolare investimenti degli albergatori romani e italiani in genere, per ristrutturare alberghi e per aprirne di nuovi. Iggi esistono enormi difficoltà per quegli albergatori che gestiscono strutture e non sono proprietari degli immobili, perché c'è la pericolosa tendenza a non rinnovare gli affitti per riconvertire certi stabili storici ad altro uso e sfruttare così la bolla immobiliare. Bisogna contrastare il rischio di un impoverimento dell'hotellerie made in italy.” – Andrea Lovelock - NUMERO: giornale online DATA: 14-12-2007 CATEGORIA: ATTUALITA'.

 


ARTICOLI DALL’8 AL 12 DICEMBRE 2007

 

Articoli del 10-12-2007

Reuters 10-12-2007 Bce: timori su liquidità fine anno ingiustificati, dice Bini

Oltre 100mila proposte per rinegoziare il mutuo di Valentina Maglione e Federica Micardi  (Il Sole 24 Ore 10-12-2007)


Reuters 10-12-2007 Bce: timori su liquidità fine anno ingiustificati, dice Bini

lunedì, 10 dicembre 2007 12.52 148

FIRENZE (Reuters) - I timori relativi alla difficoltà di accedere alla liquidità a fine anno, che hanno portato a un significativo rialzo dei tassi del mercato interbancario della zona euro, non sono giusificati.

Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi del consiglio esecutivo della banca centrale europea. A margine di convegno a Firenze il banchiere ha, inoltre, detto che la discussione di diverse opzioni di politica monetaria è una prassi normale in occasione delle riunioni mensili sui tassi.

Il rialzo dei tassi Euribor sul mercato "riflette timori relativi all'esigenza di liquidità a fine anno, ma si tratta di timori ingiustificati, perchè la politica di stabilizzazione del tasso overnight da parte della Bce sarà continuata" ha detto Bini Smaghi.

"C'è un po' di tensione [sui tassi di mercato] non giustificata in base alla disponibilità della liquidità e all'accesso di liquidità per le banche presso la Bce".

Il banchiere ha sottolineato l'impegno dell'istituto di Francoforte per appianare le tensioni generate dalla crisi di fiducia tra gli intermediari finanziari innescata dalla crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti.

"Si spera che la pubblicazione [intorno a fine gennaio e fine febbraio] dei dati di bilancio certificati di fine anno delle banche porti a un definitivo chiarimento, così da riportare la fiducia" tra le istituzioni finanziarie, ha detto Bini Smaghi.

Il ritorno della fiducia dovrebbe appianare gli squilibri registrati dal mercato interbancario, nel frattempo, "in questo periodo di transizione, la Bce e le altre banche centrali continueranno ad assicurare la stabilità del mercato interbancario", ha assicurato il banchiere europeo.

A una domanda sul fatto che la Bce avesse discusso giovedì scorso di un rialzo dei tassi, prima di decidere di confermare il costo del denaro, Bini Smaghi ha risposto "si discutono sempre diverse opzioni".

© Reuters 2007. Tutti i diritti assegna a Reuters.

Oltre 100mila proposte per rinegoziare il mutuo di Valentina Maglione e Federica Micardi  (Il Sole 24 Ore 10-12-2007)

 

 

 

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Di fronte allo spettro della surroga, le banche aprono alle rinegoziazioni. Secono l'Abi nei primi nove mesi dell'anno i mutui rinegoziati sono stati 42mila: un numero destinato a salire, data la crescente disponibilità degli istituti a rivedere le condizioni dei contratti accesi.
Se le agevolazioni alla surroga dei mutui – introdotte dalla seconda lenzuolata di liberalizzazioni (il Dl 7/2007) voluta dal ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani – faticano a essere applicate, hanno però fatto da volano alle rinegoziazioni, cioè alla modifica delle condizioni stabilite all'origine dei contratti.
La rinegoziazione
Siamo già oltre 100mila proposte di rinegoziazione. Tra i primi a lanciare una campagna ad ampio raggio c'è IntesaSanPaolo, che ha inviato 80mila mail ai mutuatari potenzialmente a rischio per proporre la rinegoziazione. Pochi giorni fa Unicredit e Mps hanno avviato un'analoga operazione. Unicredit ha contattato 15mila clienti in difficoltà con la rata, mentre Mps ha varato una politica per consentire la rinegoziazione a costo zero: tutti i clienti Mps, e non solo quelli direttamente contattati, possono chiedere di rinegoziare senza costi il contratto, a tasso sia fisso sia variabile. A volte sono le piccole banche a proporre le soluzioni più concorrenziali: come la lombarda Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate, che da anni rinegozia gratuitamente i mutui.
Il boom delle rinegoziazioni (si veda anche il Sole-24 Ore di sbatao scorso) è trainato anche dai costi, più contenuti rispetto a quelli che, nonostante gli sgravi voluti da Bersani, continuano a pesare sulla portabilità delle ipoteche. Questo perché, a differenza di quel che avviene per la surroga, per modificare le condizioni del mutuo, in genere, non è necessario rivolgersi a un notaio.
La sostituzione
Chi ha voluto rompere i ponti con il vecchio istituto di credito nel primo semestre 2007 ha potuto farlo solo attraverso la sostituzione, e sono circa il 50% le banche che propongono prodotti allo scopo. La guerra è sul fronte dei costi, e senza esclusione di colpi. Ing Direct, che in tempi non sospetti (maggio 2006) ha lanciato un prodotto ad hoc, ha registrato 50mila richieste di sostituzione ed erogato nel 2007 circa 360 sostituzioni al mese, con un picco a novembre quando hanno raggiunto quota mille. Secondo Marco

Pescarmona, presidente di MutuiOnline, l'inefficacia della surroga, in attesa di direttive più chiare soprattutto sugli obblighi dei soggetti coinvolti, sta spingendo molto i mutui di sostituzione: «Si registra anche una crescente frustrazione in chi aveva visto nella surroga una soluzione che poi si è rivelata, spesso, impraticabile».
La surroga
Solo ora, a quasi un anno dalle semplificazioni alla portabilità (il decreto Bersani-bis è in vigore dal 2 febbraio scorso), qualcosa sul fronte bancario ha iniziato a muoversi. Monte dei Paschi ha lanciato un mese fa «Sostimutuo », un prodotto di surroga (e non di sostituzione come il nome farebbe supporre) concesso giàa qualche centinaio di mutuatari. «Sulla surroga stiamo adottando una politica molto aggressiva – spiega Ivan Niglio, responsabile servizio prodotti bancari di Mps –. Offriamo uno spread di 0,75 fino a 30 anni e di 0,95 fino a 40. Inoltre abbiamo messo a punto un meccanismo che ci consente di velocizzare i tempi».
MacQuarie Bank, invece, ha fatto due surroghe e avviato le pratiche per altre 23, per un costo globale di mille euro: 700 per il notaio e 250/300 euro per l'assicurazione. Cr Firenze ha già concluso 74 "surreghe" e ne ha in corso 158. E venerdì scorso 14 istituti di credito operanti in provincia di Treviso hanno siglato un accordo con la Provincia per rendere gratuiti i trasferimenti dei mutui, a condizioni agevolate.
Credem già ad aprile ha avviato una fase di sperimentazione e concesso finora una ventina di surroghe. L'istituto emiliano ha adottato l'atto trilaterale "suggerito" dall'Abi, d'accordo con i notai: un documento redatto alla presenza della banca originaria, di quella surrogante e del cliente e che riunisce i diversi passaggi ritenuti necessari per il trasloco ( contratto di mutuo, quietanza e consenso alla surrogazione). «In questa fase sono emersi alcuni problemi – spiegano a Credem –: la difficoltà a "obbligare" la surrogata a firmare la quietanza o a fare i calcoli estintivi nei 15 giorni indicati dalla procedura Abi- notai; il rischio che la banca surrogata cancelli "automaticamente" l'ipoteca una volta perso il cliente, lasciando la surrogante senza garanzia».
Da chiarire anche il nodo dei co-sti, bancari e notarili. La Bersanibis parla di procedura senza oneri per i clienti, ma, oltre le spese bancarie (azzerate da qualche istituto), tutte le surroghe finora realizzate hanno visto coinvolti i notai, con costi variabili, dai 1.500 euro di aprile ai 700/800 euro di settembre. Secondo Pietro Caserta, componente del Consiglio nazionale del Notariato, la procedura con atto unico dovrebbe dimezzare ancora i costi. E l'Abi,nei giorni scorsi, ha suggerito alle banche surroganti di accollarsi tutte le spese.
Ma lo scenario è in evoluzione. La surroga con atto unico non pia-ce all'Antitrust, che si è messa al lavoro con l'Abi per rivedere il meccanismo in chiave più concorrenziale: un nuovo schema di procedura dovrebbe essere messo a punto nei prossimi giorni. Per far decollare i traslochi, il Governo ha poi presentato un emendamento alla Finanziaria che chiarisce che la surroga deve avvenire senza costi per i clienti, e che le semplificazioni valgono anche per le ipoteche accese dal costruttore e poi frazionate.

 

ARTICOLI DEL 6 E 7 DICEMBRE 2007

I prezzi delle case salgono ancora Il mercato immobiliare rallenta la sua corsa dopo anni di 'boom', ma le quotazioni delle abitazioni crescono dal 3 al 5 per cento ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 06-12-2007)

Londra: fiducia dei consumatori ai minimi, in calo prezzi case ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 06-12-2007)

Scenari Immobiliari: Reits nel mondo a quota 589,3 mld ( da "Finanza e Mercati" del 07-12-2007)

Altrementi in Municipio incontra Vaccari ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 07-12-2007)

Articoli

I prezzi delle case salgono ancora Il mercato immobiliare rallenta la sua corsa dopo anni di 'boom', ma le quotazioni delle abitazioni crescono dal 3 al 5 per cento (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 06-12-2007)

 

EDILIZIA I prezzi delle case salgono ancora Il mercato immobiliare rallenta la sua corsa dopo anni di 'boom', ma le quotazioni delle abitazioni crescono dal 3 al 5 per cento - -->.

Londra: fiducia dei consumatori ai minimi, in calo prezzi case (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 06-12-2007)

 

Di Nicol Degli Innocenti commenti - | | 5 dicembre 2007 Credito: arriva lo strizzone immobiliare LONDRA. Si profila un Natale austero per gli inglesi: la fiducia dei consumatori e' scesa ai minimi da oltre tre anni in Gran Bretagna, spinta al ribasso dall'aumento del costo della vita e dalla crisi finanziaria. Il dato, unito a nuovi segnali che il mercato immobiliare e' in netta flessione, aumenta le probabilita' che la Banca d'Inghilterra domani possa decidere di tagliare i tassi d'interesse per sostenere l'economia, superando i timori di un risveglio dell'inflazione. I dati resi noti oggi da Nationwide, la seconda societa' specializzata in mutui, rivelano che l'indice della fiducia dei consumatori e' sceso a 86 in novembre da 98 in ottobre: si tratta del calo mensile piu' brusco da quando sono iniziate le rilevazioni nel 2004 e il livello piu' basso dall'inizio dell'anno. Il crollo piu' rilevante riguarda l'indice di spesa, sceso a 63, un segnale concreto che i consumi pre-natalizi subiranno un calo. Le associazioni dei negozianti negli ultimi giorni hanno gia' espresso il timore di una flessione delle vendite nella stagione piu' cruciale dell'anno. "L'incertezza sugli effetti del credit crunch abbinata all'aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari sembra colpire la fiducia sull'occupazione e sulla situazione economica futura," ha commentato Fionnuala Earley, chief economist di Nationwide. I nuovi dati sul mercato immobiliare confermano questo quadro a fosche tinte: i prezzi delle case sono scesi dell'1,1% nel mese di novembre a causa degli alti tassi di interesse e dell'onere crescente di ripagare i mutui. La flessione dei prezzi e' la piu' accentuata dal dicembre 2006, secondo Halifax, la maggiore societa' specializzata in mutui in Gran Bretagna, ed e' anche la prima volta da dodici anni che si verifica un calo per tre mesi consecutivi. "L'aumento del costo di ripagare un mutuo e il calo dei salari reali hanno eroso i redditi degli inglesi, portando a un rallentamento sia nei prezzi che nel numero di compravendite nel settore immobiliare," ha detto oggi Martin Ellis, chief economist di Halifax. La Banca d'Inghilterra ha confermato che il numero di mutui approvati e' sceso ai minimi da tre anni. Alla luce di nuovi dati, un numero crescente di economisti si attende domani un taglio dei tassi d'interesse di 25 punti a 5,5 per cento.

Scenari Immobiliari: Reits nel mondo a quota 589,3 mld (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Finanza e Mercati" del 07-12-2007)

 

Da Finanza&Mercati del 07-12-2007 I Reits nel mondo ormai rappresentano una capitalizzazione pari a 589,3 miliardi di euro, suddivisa su 490 Reits. Lo rivela l'ultimo studio di Scenari Immobiliari sul settore. La capitalizzazione è cresciuta in tutto il mondo, fatta eccezione per gli Stati Uniti, dove si registra un calo dovuto in parte alla diminuzione delle società operative (alcune delle quali sono state decimate da crisi subprime a scoppio della bolla immobiliare) e in parte alle variazioni di cambio dal dollaro all'euro. Un vero e proprio boom del settore si dovrebbe verificare nei prossimi tre-quattro anni, nel corso dei quali la legislazione sui Reits dovrebbe essere approvata in altri sei o sette Paesi e si prevede che entro il 2011 i Reits nel mondo raggiungeranno una capitalizzazione di circa 1.000 miliardi di euro.

Altrementi in Municipio incontra Vaccari (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 07-12-2007)

 

Faccia a faccia su Pat e urbanistica Altrementi in Municipio incontra Vaccari I dubbi del movimento politico FeltreConfronto ieri pomeriggio in municipio tra il sindaco Vaccari e Altrementi sul tema della tutela ambientale. Un incontro voluto proprio dal primo cittadino al quale hanno partecipato, oltre al dirigente dell'ufficio urbanistica architetto Oliviero Dall'Asen, Marco Scapin, Davide De Martini Bonan, Mauro Vettor e il segretario provinciale dei Verdi Moreno Barbieri. Un faccia a faccia costruttivo nel corso del quale il primo cittadino, il dirigente e gli esponenti del movimento politico, hanno fatto un excursus a 360 gradi dell'uso del territorio."Abbiamo fatto alcune considerazioni sul Pat e sulla gestione del territorio - dichiara dopo l'incontro Vettor - prendendo atto anche delle volumetria prevista dal Pat sia per la città che per il territorio circostante per capire quanto sarà possibile ancora costruire in comune di Feltre"."In un'ottica politica, notiamo come non venga minimamente salvaguardato il territorio - sottolinea De Martini Bonan -; le volumetrie previste a nostro parere sono oltre le esigenze abitative che gli abitanti del territori richiedono. Con oltre mille appartamenti invenduti o sfitti nella sola città di Feltre, si progettano nuove lottizzazioni. La situazione che è andata creandosi in questi anni è alquanto strana: con un surplus di offerta nel mercato immobiliare, i prezzi delle abitazioni non scendono ma continuano a mantenersi molto alti"."Gli incroci tra interessi pubblici e privati fanno sì che i prezzi siano tenuti alti - afferma Barbieri -; è una situazione ormai purtroppo diffusa in tutta Italia e anche nel nostro territorio. A questo si aggiungono le condizioni sempre più critiche nelle quali molte famiglie versano a causa di tassi d'interesse sempre più onerosi da parte degli istituti di credito". "Il problema della bolla immobiliare che è scoppiata negli Stati Uniti si riproporrà anche in Italia se non si cambia direzione nel progettare il futuro delle nostre città. Non è una questione solamente ambientale ma che si ripercuote a livello economico e sociale - aggiunge Scapin -; salvaguardare il territorio significa salvaguardare le piccole realtà di paese, che si svuotano sempre più, e quindi salvaguardare i cittadini. Noi proponiamo in alternativa alla lottizzazione di nuove aree la ristrutturazione dell'esistente, la riqualificazione e la rivalutazione di tutto il territorio soprattutto quello che versa in condizioni di degrado".

 

 

Indice degli articoli  dal 6 novembre al 5 dicembre 2007

Morgan Stanley rilancia l'allarme bolla speculativa ( da "Milano Finanza (MF)" del 06-11-2007)

Hong Kong cede sul freno ai capitali dal continente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-11-2007)

STA rallentando la crescita dei prezzi delle case a Modena ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 07-11-2007)

Prezzi delle case e affitti, la L'indagine dell'Osservatorio immobiliare: Nessun aumento ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 07-11-2007)

Il raggio del giorno ( da "Milano Finanza (MF)" del 08-11-2007)

Bancor 2 in attesa dell'addio di king, i listini restano nervosi ( da "Riformista, Il" del 09-11-2007)

Dal nostro corrispondenteNEW YORK - L'economia Usa rallenta, mentre quella euro ( da "Messaggero, Il" del 09-11-2007)

Il sogno e l'incubo delle mani sulla casa ( da "Manifesto, Il" del 09-11-2007)

Dove il mattone fa ancora boom ( da "MF Immobiliare" del 09-11-2007)

Giù i tassi, la crisi è a macchia d'olio ( da "Borsa e Finanza" del 10-11-2007)

Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal ( da "Borsa e Finanza" del 10-11-2007)

DOPO LE NOTIZIE dello scorso mese che riguardavano il mercato immobiliare della c ( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 10-11-2007)

Le banche affondano le borse mondiali - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 10-11-2007)

Martino Mazzonis ( da "Liberazione" del 10-11-2007)

Calo dei consumi e guai finanziari per la prima crisi di un mondo cambiato ( da "Liberazione" del 10-11-2007)

Calano i prezzi delle case Ma si vende sempre meno ( da "Giorno, Il (Varese)" del 13-11-2007)

Bergamo, un quarto del reddito familiare se ne va in mutui ( da "Eco di Bergamo, L'" del 13-11-2007)

<GIU' I TASSI, LA CRISI E' A MACCHIA D'OLIO> ( da "Wall Street Italia" del 13-11-2007)

In calo i prezzi delle case in Gb, solo Londra (per ora) fa eccezione ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 13-11-2007)

Dove il mattone fa ancora boom ( da "MF Immobiliare" del 14-11-2007)

Non è bolla immobiliare ma il freno è ormai tirato ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 15-11-2007)

I subprime americani spaventano anche noi ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 15-11-2007)

Prezzi delle case domani arriva il nuovo borsino ( da "Messaggero Veneto, Il" del 15-11-2007)

Compravendite in frenata, ma i prezzi delle case tengono ( da "Denaro, Il" del 15-11-2007)

Case in provincia: Il nord raduna il meglio e il peggio dei prezzi ( da "Varesenews" del 16-11-2007)

Mutui pesanti, meno acquisti ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 17-11-2007)

Business Cornigliano ( da "Secolo XIX, Il" del 19-11-2007)

Stiglitz: Recessione in Usa con gli errori di Greenspan ( da "Denaro, Il" del 19-11-2007)

Visualizza immagine ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 20-11-2007)

Stretta sui mutui giù il prezzo delle case ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 20-11-2007)

Crescita mondiale, Deutsche vede una chance su tre recessione ( da "Websim" del 20-11-2007)

La Gdf attacca l'evasione sugli acquisti di immobili ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Scoppia in borsa la bolla del mattone ( da "Milano Finanza (MF)" del 22-11-2007)

Riflussi soluzioni inevitabili per la crisi ( da "Riformista, Il" del 23-11-2007)

Il Rosso e il Nero - Febbri Pestilenziali - La macchia scura si allarga ( da "Trend-online" del 23-11-2007)

Monolocali a 100mila euro, mercato dopato dal boom ( da "Nuova Sardegna, La" del 24-11-2007)

T acchino ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

BORSA: GUADAGNARE POCO E' MEGLIO CHE PERDERE MOLTO ( da "Wall Street Italia" del 26-11-2007)

Lo yuan è sottovalutato: è essenziale più flessibilità ( da "Denaro, Il" del 26-11-2007)

Case, 2008 l'anno del calo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

Europa dell'Est sempre più ricca ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

La crisi subprime non si arresta: Nessun rimpianto per Greenspan ( da "Denaro, Il" del 27-11-2007)

Il tacchino tira ma c'è chi vede gli ingredienti per la grande recessione ( da "Foglio, Il" del 27-11-2007)

Strozzati dai mutui ( da "Famiglia Cristiana" del 27-11-2007)

Portabilità gratuita, ma solo in teoria ( da "Famiglia Cristiana" del 27-11-2007)

MUTUI: USA; PREZZI CASE -4,5%, RIBASSO-RECORD (2) ( da "Wall Street Italia" del 27-11-2007)

MUTUI: PREZZI CASE USA -4,5%, RIBASSO-RECORD ( da "Wall Street Italia" del 27-11-2007)

USA: CALO RECORD PREZZI CASE, -4,5% NEL TERZO TRIM ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 27-11-2007)

Ribasso-record nei mutui: prezzi case a 4,5 per cento ( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

Il mattone frena: si compra meno ( da "Stampa, La" del 29-11-2007)

Le vendite (on line) Usa funzionano: +21% ( da "Finanza e Mercati" del 29-11-2007)

Immobili, compravendite in calo ( da "Italia Oggi" del 29-11-2007)

Prezzi delle case in frenata ma il mercato non teme il crack ( da "Mattino di Padova, Il" del 29-11-2007)

GB: PREZZI CASE -0,8% A NOVEMBRE, CALO MAGGIORE DA 1995 ( da "Wall Street Italia" del 29-11-2007)

In Italia non caleranno i prezzi delle case ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 29-11-2007)

Si fermano i prezzi delle case, mutui più cari ( da "Denaro, Il" del 29-11-2007)

EMANUELE IMPERIALI I PREZZI DELLE CASE TENGONO, MA IL NUMERO DELLE COMPRAVENDITE DIMINUISCE. E AN ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 29-11-2007)

Le abitazioni l'anno prossimo costeranno un po' meno ( da "Opinione, L'" del 30-11-2007)

L'Italia non imita gli Usa: non caleranno i prezzi delle case ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 30-11-2007)

Minidollaro, mutui e credit crunch: minacce da gestire ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-12-2007)

Il rapporto fimaa Secondo gli operatori le compravendite immobiliari a fine 2007 potrebbero segnare un lieve calo Prezzi delle case: anche in città primi segnali di <stanca> ( da "Provincia di Como, La" del 01-12-2007)

INDAGINE NOMISMA SUL MERCATO IMMOBILIARE ITALIANO ( da "Sestopotere.com" del 02-12-2007)

La tempesta perfetta sull'economia L'ANALISI ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 03-12-2007)

La crisi degli Usa è un'opportunità per gli Etf ( da "Morningstar IT" del 03-12-2007)

I mercati: punta dell'iceberg ( da "Trend-online" del 03-12-2007)

I mercati: il castello nella Palude pag.2 ( da "Trend-online" del 03-12-2007)

Prezzi delle case sempre più in alto ( da "Tirreno, Il" del 04-12-2007)

Scendono i prezzi delle case - filiberto mayda ( da "Provincia Pavese, La" del 04-12-2007)

"sui tassi la bce segua la fed o per l'europa sarà dura" - giorgio lonardi ( da "Repubblica, La" del 04-12-2007)

GUFI & ANALISI: LA TEMPESTA PERFETTA SULL' ECONOMIA ( da "Wall Street Italia" del 04-12-2007)

Il punto di vista ( da "Milano Finanza (MF)" del 05-12-2007)

MUTUI: GB; PREZZI CASE GIU'A NOVEMBRE PER TERZO MESE DI FILA ( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

MUTUI: FANNIE MAE, PREZZI CASE SCENDERANNO DEL 5% IN 2008 ( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

Londra: in calo prezzi case, fiducia dei consumatori ai minimi ( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 05-12-2007)

Mutui: Gb, prezzi case ancora giu' ( da "Virgilio Notizie" del 05-12-2007)

MUTUI: GB, PREZZI CASE SCENDONO ANCORA ( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

Articoli  dal 6 novembre al 5 dicembre 2007

Morgan Stanley rilancia l'allarme bolla speculativa (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Milano Finanza (MF)" del 06-11-2007)

 

MF Morgan Stanley rilancia l'allarme bolla speculativa Il listino di Shanghai è salito del 400% in due anni. Per gli esperti è sopravvalutato. Il p/e di 32 è il doppio di quello di Wall Street. La bolla cinese scoppierà a breve? E se sì, quale impatto avrà sull'economia del paese? Dopo la performance stellare messa a segno negli ultimi due anni (398% da dicembre 2005) gli investitori internazionali guardano con crescente preoccupazione al listino di Shanghai, che ha messo a segno solo quest'anno un rialzo del 116%, facendo salire pericolosamente tutti i multipli di mercato. La borsa asiatica tratta infatti con un p/e (prezzo/utile) vicino a 32, contro il 17,8 di Wall Street e il 14 dell'Europa. Nell'ipotesi di una correzione del mercato, gli esperti di Morgan Stanley hanno tracciato due scenari, che prendono in considerazione una flessione delle quotazioni, rispettivamente, del 30% o del 60%. Nella prima eventualità i consumi scenderebbero dell'1,2% e il pil dello 0,4% dai livelli attuali; nel secondo caso le conseguenze sarebbero più preoccupanti, con un calo del 2,4% dei consumi e dello 0,8% del pil, e soprattutto un pericoloso effetto contagio, che si estenderebbe al settore immobiliare, causando una riduzione media dei prezzi delle case del 10%, che a sua volta porterebbe a un declino del 4% dei consumi privati e dell'1,4% del pil. Non solo i consumi privati, ma anche gli investimenti della imprese entrerebbero in una spirale negativa, a causa, da un lato della minore disponibilità di capitali e, dall'altro, del peggioramento del clima di fiducia. Thomas Della Casa, responsabile strategia di Man Investments, fa notare che "lo scoppio di una bolla in un mercato azionario ha, in primo luogo, un effetto negativo sul sentiment generale, che può a sua volta influire sull'economia".Ma a quanto ammonta la ricchezza della Cina? A fine settembre, secondo gli esperti dell'investment bank americana, a 64 mila miliardi di yuan (5,93 trilioni di euro), di cui il 13% detenuto in azioni, il 28% in depositi bancari, il 55% in immobili, il 3% in liquidità e solo il restante 2% in titoli di stato e obbligazioni. Alla stessa data la capitalizzazione della borsa di Shanghai ammontava a 26 mila miliardi di yuan (2,4 trilioni di euro), ma solo un terzo era negoziabile da parte degli investitori privati (8.600 miliardi di yuan), con un impressionante incremento del 240% da fine 2006, grazie al riposizionamento dei portafogli delle famiglie. Se il listino asiatico dovesse perdere dal 30% a oltre del suo valore, l'impatto sui portafogli delle famiglie sarebbe forte, ma inciderebbe decisamente meno di quello che deriverebbe, tramite un pericoloso effetto a catena, dal calo dei prezzi degli immobili. è impossibile tuttavia quantificare esattamente i due effetti, perché sono molte le variabili che entrerebbero in gioco e che sono al momento difficilmente valutabili, come il tenore degli interventi di politica economica che verrebbero adottati in Cina e dagli altri paesi per arginare la situazione. Il rischio di un calo sensibile delle quotazioni che, a parere degli analisti di Morgan Stanley, è più concreto oggi di cinque mesi fa, non interessa comunque solo la Cina, ma anche gli altri mercati emergenti. "Non penso che gli emerging market subiranno un collasso immediato, ma è certo che hanno chiuso il gap di valutazioni che li separava dai listini dei paesi sviluppati. In passato si è verificata una correzione quando le azioni dei mercati emergenti avevano accumulato un premio considerevole, come per esempio nel 1994 (circa il 25%) o nel 1997 (intorno al 30%). Perciò potremo ancora vedere salire questi listini, compresa la Cina, prima di una loro discesa", commenta Thomas Della Casa.Sulla stessa linea, gli specialisti di Lehman Brothers spiegano, in un report recente, che "sebbene i fondamentali a lungo termine siano solidi, è molto difficile che le borse emergenti nel breve periodo possano replicare le performance a cui ci hanno abituati. La situazione attuale richiede molta cautela". A impensierire gli economisti sono anche i massicci afflussi di capitali provenienti dall'estero che, se si guarda all'esperienza del passato, possono preludere a una successiva correzione. L'opzione più raccomandabile, secondo gli esperti della brokerage house, è quella di ridurre gli investimenti diretti nelle borse dei paesi emergenti, per puntare invece sui gruppi occidentali che hanno acquisito nel tempo una presenza considerevole in queste aree, sfruttandone le potenzialità di ulteriore sviluppo". (riproduzione riservata) MF  - Primo Piano Numero 220, pag. 2 del 6/11/2007 Autore: Ester Corvi.

Hong Kong cede sul freno ai capitali dal continente (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-11-2007)

 

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-11-06 - pag: 2 autore: Hong Kong cede sul freno ai capitali dal continente Mara Monti MILANO Il debutto stellare di PetroChina, la compagnia petrolifera cinese sbarcata alla Borsa di Shanghai che nel nel primo giorno di contrattazioni ha bruciato tutti i record, non ha trascinato le Borse asiatiche, tanto che lo stesso listino cinese ha chiuso in ribasso del 2,48 per cento. Se si fa eccezione per Taiwan (+0,38%), il segno meno ha prevalso in tutto il Far East: da Tokyo (-1,5%), a Hong Kong (-5,01%) passando per Sidney (-1,71%) fino a Singapore (-1,21%). Stesso andamento per l'indice Morgan Stanley diriferimento che ha ceduto l' 1,5%,risentendo soprattutto dell'andamento dei titoli bancari, penalizzati ancora una volta dai timori legati alla crisi dei mutui subprime. è stato l'annuncio della banca d'affari americana, Citigroup di volere svalutare i propri asset per 11 miliardi di dollari a trascinare al ribasso il colosso Mitsubishi Ufi che ha lasciato sul terreno il 3,1%, seguito da National Australia (-2,3%) e Hsbc (-1,2 per cento). Il tonfo più consistente è stato registrato dalla Borsa di Hong Kong su cui ha pesato la decisione del governo cinese di sospendere il programma che puntava a consentire agli investitori cinesi di acquistare azioni sulla piazza finanziaria dell'ex protettorato britannico. Ad annunciarlo è stato lo stesso premier cinese Wen Jiabao che ha frenato i piani di apertura per gli investitori del Dragone sulla Borsa di Hong Kong, in quanto, ha sostenuto il premier, dovranno essere completati i requisiti supplementari prima di procedere al via libera: dal 20 agosto quando il piano era stato reso noto, la Borsa di Hong Kong aveva guadagnato il 34 per cento. A peggiorare il sentiment del mercato, la decisione della società di rating Standard & Poor's di tagliare il suo giudizio sui titoli del settore immobiliare di Hong Kong da overweight (sovrappesare) a marketweight (in linea con il mercato). "Benché restiamo rialzisti sul settore residenziale – si legge nel report di S&P's - molte delle nostre stime incorporano già il prezzo corrente delle azioni". I ricercatori dell'agenzia di rating osservano come nonostante i prezzi elevati a cui sono avvenute le ultime transazioni, i valori rimangono fra il 23% e il 47% sotto i massimi del 1997. In prospettiva, le attese sono di un'ulteriore crescita dei prezzi del residenziale del 20-25% nei prossimi 12 mesi che si dovrebbero tradurre in un aumento del 5-12% dei prezzi delle azioni del settore. I mercati asiatici scrutano con attenzione il mercato del real estate nel timore di una replica di quanto avvenne all'inizio degli anni Novanta con lo scoppio della bolla immobiliare da cui, ad esempio, il Giappone si è ripreso solo in tempi molto recenti. Ma le similitudini cominciano a destare preoccupazioni: dal mattone arrivano flop nei bilanci degli istituti finanziari, i cui titoli vengono puniti trainando al ribasso le Borse. Ma c'è chi vede lo scoppio della bolla immobiliare ancora lontana: nelle precedenti crisi borsistiche l'indice price/ earning era salito fino a toccare 50-60, mentre ora i valori cinesi si collocano intorno a 35, a dimostrazione che c'è ancora spazio per correre. INCERTEZZA A PECHINO Il premier Wen Jiabao ritarda il via libera che consentirebbe ai cinesi di investire direttamente sull'isola.

STA rallentando la crescita dei prezzi delle case a Modena (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 07-11-2007)

 

Città e provincia, in calo del 3% nel 2007. Una discesa delle quotazioni e un raddoppio dei tempi delle compravendite, da due mesi a quattro, emerge dal primo rapporto dell'Osservatorio Immobiliare Fiaip, di Modena e provincia. Il rapporto, raccolto in una guida di 230 pagine e presentato ieri al Baluardo della Cittadella, si basa sui dati dell'Osservatorio realizzato grazie all'analisi fornita dalle commissioni dei valutatori organizzate dalla Fiaip-Collegio di Modena, che hanno raccolto zona per zona le esperienze professionali degli agenti immobiliari dell'intera provincia. NEI QUARTIERI presi in esame all'interno delle 35 zone della città, i prezzi degli immobili residenziali nuovi o ristrutturati variano in media dai 2.000 ai 5.500 euro al metro quadrato. Per un'area centrale gli immobili interamente ristrutturati la differenza in valore è compresa tra 4.500 e 5.500 euro al metro quadro, quelli ristrutturati solo internamente vanno dai 3.500 ai 4.500, quelli in buono stato dai 3.000 ai 4.000 euro e quelli da ristrutturare dai 2.000 ai 3.000 euro. Concentrando l'attenzione sulle zone semiperiferiche come il Buonpastore, i prezzi oscillano, per le quattro tipologie, rispettivamente tra i 3.500-4000 euro al metro quadro, 2000-2.800; 1900-2.200; 1300-1800. In un'area periferica come Modena Est, il listino viene ritoccato come segue: immobili ristrutturati in toto hanno valori compresi tra i 2.600 e i 3000 euro al metro quadro; quelli ristrutturati solo all'interno variano tra i 2.400 ei 2.600 euro, quelli in buono strato sono compresi tra i 2.200 e i 2.400 euro e quelli da ristrutturare sono pari a 2000-2200 euro, sempre al metro quadro. La parte del leone la fa il centro storico, soprattutto nella zona delimitata da piazza Roma, via Farini, via Emilia e viale Martiri della Libertà: lì un appartamento nuovo o integralmente ristrutturato costa da un minimo di 4.400 a un massimo di 5.200 euro al metro quadrato. Il prezzo, se la casa è da ristrutturare, varia dai 2.000 ai 2.300 euro al metro quadrato. In tutti i casi riportati, si tratta ovviamente di prezzi base dai quali si può partire per avere un punto di riferimento. Poi entrano in gioco diversi fattori che possono spingere il prezzo finale ancora più in alto. "LA CRISI economica e politica ? ha detto Carla Del Vecchio (nella foto nel cerchio) presidente del collegio Fiaip di Modena ? si ripercuote sempre sul mercato del mattone. Il mercato immobiliare fa spesso da termometro del malessere politico o finanziario. L'allungamento dei tempi delle trattative per esempio, si deve a due elementi: da un lato testimonia le lungaggini burocratiche spesso dovute ai controlli che fanno le banche, molto attente a concedere i mutui. E una trattativa che si allunga spesso è sinonimo di tentativo, da una parte e dall'altra, di vendere o comprare al prezzo migliore. E' ovvio che se entrambi i contraenti sono in stato di necessità, si va più per le lunghe". GLI AFFITTI sono in leggero calo: "Una città come Modena ? continua Carla Del Vecchio ? risente della domanda dei cittadini stranieri, che premono per prezzi bassi. Spesso i proprietari rimangono con il proprio appartamento vuoto e pur di affittarlo sono disposti a sacrificare qualcosa sul canone. Notiamo poi ? continua il presidente del Collegio Fiaip di Modena ? un aumento dei contratti concordati tra proprietari e inquilini. Anche questo è un segnale, i proprietari, visti il momento di crisi, sono più disposti a cedere qualcosa". Gli stessi dati emergono anche nelle province confinanti, come spiega il presidente regionale Luciano Passuti (nella foto a sinistra): "Secondo il nostro osservatorio, per il primo semestre del 2008 il mercato immobiliare sarà stabile, quindi non sono previsti aumenti dei prezzi degli immobili. Il fenomeno riguarderà anche le case dei centri storici, che negli ultimi anni avevano raggiunto una quotazione molto alta, superiore al prezzo di mercato anche del 20 per cento. In questo caso le flessioni potranno assestarsi anche sul 10 per cento". - -->.

Prezzi delle case e affitti, la L'indagine dell'Osservatorio immobiliare: Nessun aumento (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 07-11-2007)

 

Prezzi delle case e affitti, la L'indagine dell'Osservatorio immobiliare: "Nessun aumento STA rallentando la crescita dei prezzi delle case a Modena città e provincia, in calo del 3% nel 2007. Una discesa delle quotazioni e un raddoppio dei tempi delle compravendite, da due mesi a quattro, emerge dal primo rapporto dell'Osservatorio Immobiliare Fiaip, di Modena e provincia. Il rapporto, raccolto in una guida di 230 pagine e presentato ieri al Baluardo della Cittadella, si basa sui dati dell'Osservatorio realizzato grazie all'analisi fornita dalle commissioni dei valutatori organizzate dalla Fiaip-Collegio di Modena, che hanno raccolto zona per zona le esperienze professionali degli agenti immobiliari dell'intera provincia. NEI QUARTIERI presi in esame all'interno delle 35 zone della città, i prezzi degli immobili residenziali nuovi o ristrutturati variano in media dai 2.000 ai 5.500 euro al metro quadrato. Per un'area centrale gli immobili interamente ristrutturati la differenza in valore è compresa tra 4.500 e 5.500 euro al metro quadro, quelli ristrutturati solo internamente vanno dai 3.500 ai 4.500, quelli in buono stato dai 3.000 ai 4.000 euro e quelli da ristrutturare dai 2.000 ai 3.000 euro. Concentrando l'attenzione sulle zone semiperiferiche come il Buonpastore, i prezzi oscillano, per le quattro tipologie, rispettivamente tra i 3.500-4000 euro al metro quadro, 2000-2.800; 1900-2.200; 1300-1800. In un'area periferica come Modena Est, il listino viene ritoccato come segue: immobili ristrutturati in toto hanno valori compresi tra i 2.600 e i 3000 euro al metro quadro; quelli ristrutturati solo all'interno variano tra i 2.400 ei 2.600 euro, quelli in buono strato sono compresi tra i 2.200 e i 2.400 euro e quelli da ristrutturare sono pari a 2000-2200 euro, sempre al metro quadro. La parte del leone la fa il centro storico, soprattutto nella zona delimitata da piazza Roma, via Farini, via Emilia e viale Martiri della Libertà: lì un appartamento nuovo o integralmente ristrutturato costa da un minimo di 4.400 a un massimo di 5.200 euro al metro quadrato. Il prezzo, se la casa è da ristrutturare, varia dai 2.000 ai 2.300 euro al metro quadrato. In tutti i casi riportati, si tratta ovviamente di prezzi base dai quali si può partire per avere un punto di riferimento. Poi entrano in gioco diversi fattori che possono spingere il prezzo finale ancora più in alto. "LA CRISI economica e politica ? ha detto Carla Del Vecchio (nella foto nel cerchio) presidente del collegio Fiaip di Modena ? si ripercuote sempre sul mercato del mattone. Il mercato immobiliare fa spesso da termometro del malessere politico o finanziario. L'allungamento dei tempi delle trattative per esempio, si deve a due elementi: da un lato testimonia le lungaggini burocratiche spesso dovute ai controlli che fanno le banche, molto attente a concedere i mutui. E una trattativa che si allunga spesso è sinonimo di tentativo, da una parte e dall'altra, di vendere o comprare al prezzo migliore. E' ovvio che se entrambi i contraenti sono in stato di necessità, si va più per le lunghe". GLI AFFITTI sono in leggero calo: "Una città come Modena ? continua Carla Del Vecchio ? risente della domanda dei cittadini stranieri, che premono per prezzi bassi. Spesso i proprietari rimangono con il proprio appartamento vuoto e pur di affittarlo sono disposti a sacrificare qualcosa sul canone. Notiamo poi ? continua il presidente del Collegio Fiaip di Modena ? un aumento dei contratti concordati tra proprietari e inquilini. Anche questo è un segnale, i proprietari, visti il momento di crisi, sono più disposti a cedere qualcosa". Gli stessi dati emergono anche nelle province confinanti, come spiega il presidente regionale Luciano Passuti (nella foto a sinistra): "Secondo il nostro osservatorio, per il primo semestre del 2008 il mercato immobiliare sarà stabile, quindi non sono previsti aumenti dei prezzi degli immobili. Il fenomeno riguarderà anche le case dei centri storici, che negli ultimi anni avevano raggiunto una quotazione molto alta, superiore al prezzo di mercato anche del 20 per cento. In questo caso le flessioni potranno assestarsi anche sul 10 per cento". - -->.

Il raggio del giorno (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Milano Finanza (MF)" del 08-11-2007)

 

MF il raggio del giorno La bolla immobiliare è scoppiata? Il credit crunch per colpa della crisi dei mutui subprime sta facendo battere in ritirata il mattone? Dalla baia di San Francisco arriva un segnale controcorrente. Delle 47 ville messe in vendita negli scorsi mesi nella comunità di Menlo Park, 44 sono state già vendute nonostante il prezzo non proprio abbordabile: minimo 795 mila dollari Usa. Il segreto dell'impresa costruttrice? Tutte le abitazioni sono state realizzate con pannelli solari che le rendono quasi autosufficienti e addirittura in grado di rivendere l'energia all'ente elettrico locale. "Il rialzo del prezzo del petrolio e dell'energia ci ha favorito", spiega John Suppes, presidente di Clarum Homes, "i nostri proprietari possono risparmiare il 50% e più della bolletta energetica". Per il real estate un vero spiraglio di sole. MF Numero 222, pag. 1 del 8/11/2007 Autore:.

Bancor 2 in attesa dell'addio di king, i listini restano nervosi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Riformista, Il" del 09-11-2007)

 

Bancor 2 in attesa dell'addio di king, i listini restano nervosi La City decapita la Boe e chiama la crisi col suo nome: strutturale L'attuale governatore pagherà per le decisioni sbagliate sui tassi ma anche per non aver dominato la crisi e l'instabilità sui mercati Londra. Per il quarto mese consecutivo la Banca d'Inghilterra ha mantenuto invariati i tassi di interesse al 5,75 per cento nonostante alcuni analisti vedessero nel rallentamento della crescita un valido motivo per un taglio che riportasse il valore a quello del luglio scorso del 5,5 per cento. Sono stati invece i rischi inflattivi legati all'andamento al rialzo del prezzo del petrolio a pesare sulla decisione dell'istituto di Threadneedle Street, nonostante più di un operatore avesse pensato a un ripensamento dell'ultim'ora dopo che il Britsh Retail Consortium aveva reso noto attraverso un report un netto rallentamento della spesa interna nel mese di ottobre, il peggior dato dell'intero anno. La mente torna indietro all'ottobre 1987, quando alla "grande tempesta" seguì un crollo dei mercati azionari: il Tesoro, all'epoca chiamato a decidere sui tassi, scelse di abbassare e questo portò al boom del 1988 e alla conseguente equazione di più alti costi sui prestiti per reagire al crescente costo della vita. Insomma, a dominare resta sempre l'incertezza. La stessa che ha visto i correntisti di Northern Rock ritirare versamenti per 10,5 miliardi di sterline dalla banca, il cui titolo a inizio contrattazioni ha perso oltre il 12 per cento. E l'onda lunga della crisi della banca di Newcastle rischia, come anticipato dal Riformista , di far saltare altre teste eccellenti dopo quella del presidente Matt Ridley. Il comitato parlamentare di controllo del Tesoro ha infatti ravvisato delle discrepanze nella ricostruzione degli eventi fornita dal governatore della Bank of England Mervyn King, del capo della Financial Services Authority, Sir Callum McCarthy e dal Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling. Ad oggi l'unica audizione già fissata per il 18 dicembre è quella proprio di Mervyn King, un segnale che da più parti è stato letto come un chiaro patto sottobanco tra governo e opposizione: una testa importante deve saltare e per salvare quella del braccio destro di Gordon Brown si sacrificherà quella del governatore, il cui mandato era in attesa di proroga per il prossimo mese di luglio. Alla luce dei fatti la famosa crisi "passeggera" è invece destinata a restare ma soprattutto è riuscita a minare la fiducia dei consumatori e dei risparmiatori oltre che degli investitori, spaventati da una volatilità che sta facendo la gioia di speculatori e grandi player. Ma oltre ai mercati è la bolla immobiliare a spaventare gli analisti che non riescono a individuare il punto di equilibrio e temono un effetto domino delle insolvenze. Per il secondo mese consecutivo in Gran Bretagna il costo delle case è sceso, portando il livello di riferimento medio a 197.248 sterline. Inoltre, sempre in Gran Bretagna, il costo dei fidi per le imprese è aumentato del 2 per cento. Una realtà comincia ad apparire certa con il passare del tempo e nella City quasi più nessuno storce il naso nel sentirla avanzare: bisognerà attendere ancora un anno perché la vastità delle perdite generate dalla crisi dei subprime e la sua amplificazione attraverso i Cdo si manifesti pienamente e si ripercuota sui sistemi finanziari occidentali, sui detentori di "attivi finanziari" Usa e sull'economia reale. Proprio per questo qualcuno comincia a ritenere errata la dizione di "crisi dei subprime" per descrivere una turbolenza che ha ormai investito il cuore del sistema finanziario ma anche la stessa economia: un report della Federal Reserve ha infatti evidenziato che il 40 per cento delle banche statunitensi ha stretto le cinghie rispetto gli standard utilizzati per la concessione di mutui e le carte di credito. È partita dai subprime ma sta estendendosi: "Le difficoltà finanziarie devono contaminare ancora altri settori", si dice convinto John Authers, curatore della rubrica "The short view" sul Financial Times . Paradossalmente, però, c'è chi nella turbolenza fa affari. Anzi, si prepara a farli e in un cortocircuito degno della mitica frase di Gordon Gekko - "L'avidità è buona" - potrebbe paradossalmente riattivare il business, almeno negli Usa. Il guaio del sistema basato su derivati e Cdo infatti è che l'immobiliare X che aveva costruito case in California e le aveva vendute non si era tenuta i mutui aspettando che dessero il loro reddito fino alla scadenza, magari trentennale. Per aver denaro fresco per nuovi investimenti aveva portato i mutui a Merrill Lynch e Citigroup, le quali li avevano cartolarizzati in pacchetti obbligazionari e girati a vari investitori esteri, asiatici (i continui tonfi delle Borse non sono casuali, reagiscono a scossoni per informazioni che a poco a poco cominciano ad emergere) ed europei. Per convincere il mercato della bontà dell'investimento avevano tenuto un po' di quei Cdo per sé, in pancia: il risultato lo si è visto negli ultimi giorni. Che faranno ora banche e grandi player? Le prime devono ridurre il loro "attivo" e anche chi ha comprato deve dimezzarne il valore nel proprio portafoglio. Ma quegli "attivi" che valevano una certa cifra e ora valgono la metà sono pur sempre case e immobili gravati da ipoteca e di cui molti debitori continuano a pagare i ratei dei mutui. Hanno un valore, magari non nominale ma di resa. Difficile però che a quel punto l'impresa immobiliare decida che può convenirle ricomprare i mutui cartolarizzati dalla banca o dagli investitori rassegnati a svendere. Più probabile che dichiari fallimento e che case e immobili tornino sul mercato a prezzi stracciati. Quanto agli investitori che hanno comprato i subprime al prezzo di mercato, visto che le banche svendono ormai alla metà non possono far altro che imitarle. Ecco entrare in campo i grandi player: col prezzo dimezzato quelle obbligazioni ­ ovvero immobili che rendono ratei, sia pure intermittenti e incerti ­ tornano appetibili perché fra un anno o due possono valere anche un 20-25 per cento in più. Serve solo trovare banche disposte a prestare denaro per comprarle oggi, al loro picco negativo: il denaro riprende a scorrere, la liquidità può far ripartire il business spaventato dai rischi d'insolvenza. A quale prezzo si possa ottenere questo risultato è davvero difficile dirlo. 09/11/2007.

Dal nostro corrispondenteNEW YORK - L'economia Usa rallenta, mentre quella euro (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Messaggero, Il" del 09-11-2007)

 

ANNA GUAITA dal nostro corrispondente NEW YORK - L'economia Usa rallenta, mentre quella europea regge ancora. Ciò causerà un ulteriore indebolimento del dollaro, e un'ulteriore contrazione dei mercati. Ma per Steven Hanke, il noto monetarista della Johns Hopkins University che è stato anche capo dei consiglieri economici nella Casa Bianca di Ronald Reagan, si tratta di "un ciclo" che passerà. E comunque il panorama appare peggiore di quel che è. Il petrolio ad esempio non ha ragione di essere a questi livelli, "dietro c'è una galoppata speculativa", e non appena diventerà chiaro, "il prezzo scenderà". Professor Hanke, oggi si dà la colpa a Bernanke per il dollaro leggero e il mercato in crisi. Lei che ne pensa? "Che è forte la tentazione di ridurre tutto a una formuletta. La situazione è complessa: c'è una disparità nei cicli economici statunitensi ed europei. Gli Usa stanno registrando un rallentamento, l'Europa ancora no. Ecco dunque il dollaro debole e l'euro forte. Gli investitori d'altronde sono preoccupati di non ottenere il rendimento che volevano dal mercato, e cominciano a vendere titoli. Ma ci sarà un rimbalzo, i titoli torneranno attraenti, e il mercato si stabilizzerà". Lei pensa a un semplice rallentamento qui negli Usa? "Per ora sembra che stiamo andando verso una recessione. Tre Stati che da soli rappresentano il 20 per cento dell'economia - la Florida, il Nevada e la California - sono in una recessione causata dalla crisi immobiliare. Vuol dire che il 20 per cento dell'economia Usa è già in recessione. Questo significa che i tassi dovranno rimanere bassi, ed ecco che il dollaro è sfavorito nei confronti dell'euro, visto che in Europa l'economia è più forte e la Banca centrale non intende ritoccare i tassi".Quanto durerà secondo lei questo squilibrio fra le due monete? "Quel che potrebbe portar giù l'euro è il verificarsi di qualche shock nell'economia europea. Ad esempio la possibilità che si sgonfi la bolla immobiliare che ha tenuto su l'economia della Spagna". Non vede anche un ruolo della Cina nel calo del dollaro? "E' vero che ci sono state dichiarazioni di possibili diversificazione da parte della Cina delle sue riserve monetarie. Ma qua il problema secondo me è dato dall'insistenza con cui gli Stati Uniti chiedono a Pechino di rivalutare lo yuan e renderne il valore fluttuante nei mercati. E' un ragionamento fatto solo in funzione del disavanzo commerciale Usa. Ma un cambio fluttuante è pericoloso per la Cina, che teme l'instabilità, e la ripercussione nelle sue province più povere. Gli Usa - e l'Europa, che sta diventando attiva su questo fronte - dovrebbero invece proporre alla Cina di scegliere un cambio fisso con il dollaro, ma di abbandonare il controllo del capitale, concedere libertà di movimento ai capitali" Il costo del petrolio così alto è legato alla crisi del dollaro? "Direi che principalmente è causato da una cavalcata speculativa. Se si vanno a leggere i rapporti dell'Agenzia Internazionale dell'Energia si può constatare che i valori fondamentali non sono cambiati. Tutto è rimasto come l'anno scorso o l'anno precedente. Questa galoppata speculativa è cominciata con lo scivolone del dollaro. E quello che la fermerà è il rallentamento dell'economia negli Usa, e un eventuale rallentamento in Europa: con il calo del consumo, il prezzo scenderà, proprio perché i valori fondamentali non sono cambiati".

Il sogno e l'incubo delle mani sulla casa (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Manifesto, Il" del 09-11-2007)

 

Guglielmo Ragozzino Questo scritto della "nostra" Roberta Carlini coadiuvata dalle immagini della brava Pat Carri - e che da oggi potrete trovare in libreria, è un libro diverso dai soliti, anche se tratta di un argomento al centro dell'attenzione generale: la casa. Sono illustrate nove situazioni, rappresentative di tutto il composito mondo di coloro che, in Italia, hanno difficoltà nell'abitare. Vale la pena di indicarle. In primo luogo c'è il problema di chi non ha molti soldi e vive in affitto. Costui è considerato marginale, visto che la casa in proprietà riguarda l'82% delle famiglie. Il libro fa notare che l'altro 18%, 4 milioni di famiglie su per giù, tra dieci e dodici milioni i persone, ha qualche diritto a un tetto, non solo la grande colpa di non potersene comprare uno. Il secondo capitolo è dedicato a chi ha fatto il passo e ha cercato un mutuo; ora gli dicono, sulla base che quello che accaduto con la crisi dei mutui subprime negli Usa e dei forti aumenti dei tassi di interesse, che ha sbagliato tutto: non doveva fidarsi. Il terzo parla del paradosso di essere precari (cioè flessibili e mobili) nel mercato degli immobili. Come lasciare la casa maternaa questi chiari di luna? Il quarto tratta della condizione di uno straniero che cerca casa in Italia, dove ha trovato lavoro. Il quinto è dedicato a tutti noi che abbiamo a che fare con un mediatore di case. Sesto, settimo e ottavo esaminano i casi dello stato padrone (di casa): talvolta le vende, in modo strano, attorcigliandosi al collo leggi contorte, talvolta le usa per favorire i suoi fidi funzionari e in ultima analisi se stesso. Talvolta si comporta come un padre prodigo e quindi ancora una volta ingiusto, oppure accecato dai sensi di colpa. Il nono capitolo descrive l'assedio di una grande immobiliare a una famiglia che tenta di resistere. La resistenza della famiglia nell'assedio è raccontata con i disegni della giovane madre-di-famiglia che lavora anche come disegnatrice: Pat. E il racconto del grottesco attacco del grande capitale, spalleggiato da navigati studi legali, a padre, madre, infante e cagnolino che si difendono con una matita, è molto divertente; anche se mentre noi ridiamo, le case passano di mano. Anche gli altri capitoli hanno protagonisti: la questione abitativa, nei suoi svariati aspetti, non è soltanto descritta in modo preciso, con i numeri giusti e la spiegazione attenta di tutti i complicati istituti; è resa anche umana nel racconto di altrettante vite, nove casi umani che ne rappresentano migliaia ciascuno. E i nove casi - otto raccontati più quello di Pat, disegnato - si sovrappongono a storie di famiglia, a vicende di amici, a percorsi difficili che ci sono stati riferiti. Sono Paolo, Franco, Andrea, Galina, Roberta, Bruno, Valeria, Giuliana. La bravura di Roberta Carlini che compare nel quinto racconto con il suo nome e la sua storia, è proprio quella di raccontare di case vere per persone vere: non numeri di statistica, ma uomini e donne alle prese con la propria vita. E di farlo con un sorriso, non di compatimento, ma di amicizia e di solidarietà. E c'è perfino un suggerimento politico, espresso attraverso una semplice formula, un numero con dentro una filosofia: cinque virgola otto. 5,8, scrive Roberta Carlini, sono gli euro che l'Italia destina, per ogni abitante, alla questione delle abitazioni. La media, nei 25 paesi della Ue, è di euro centodiciassette. Forse, se il nostro 5,8 si avvicinasse un po' al 117 europeo, il fossato tra ricchi e poveri in Italia diventerebbe meno largo, e soprattutto la vita di tutti sarebbe più libera e migliore. Roberta Carlini, Pat Carra: "Le mani sulla casa. Fatti e fumetti sulla bolla immobiliare"; Ediesse 2007; 10 euro.

Dove il mattone fa ancora boom (sezione: Mercato immobiliare

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( da "MF Immobiliare" del 09-11-2007)

IeO Dove il mattone fa ancora boom Nonostante la crisi in usa i paesi asiatici e dell'europa dell'est segnano crescite record. I dati, aggiornati al 30 giugno 2007, vedono in cima alla classifica Lettonia, Bulgaria, Lituania e Singapore, con aumenti dei prezzi superiori al 25%. In fondo si collocano invece Thailandia e Israele, gli unici in calo Mattone in crisi in America e in Europa. Crollo dei prezzi a livello internazionale. Eppure, nonostante questi foschi scenari, altrove il mercato cresce ancora a due cifre. In Asia, dove l'esuberante economia trascina con sé tutto quello che trova lungo il proprio cammino, mattone incluso. Ma anche Europa, a patto che sia rigorosamente dell'Est, al di là della vecchia cortina di ferro. Insomma, mentre gli Usa cercano di mettere un freno al crollo del mattone e l'Europa tenta di conservare le posizioni raggiunte, il real estate orientale, dalla Cina alla Corea, dal Giappone alle Filippine passando per Hong Kong e Singapore, registra tassi di crescita ormai sconosciuti in Occidente. Vado a Singapore. Lo sanno bene gli analisti di Global Property Guide (Gpg) che hanno scattato una fotografia del mercato immobiliare mondiale indicando proprio nei mercati d'Oriente le mete ideali per chi vuole investire. Non a caso Goldman Sachs ha annunciato nei giorni scorsi l'intenzione di investire 1,7 miliardi di dollari sul mercato immobiliare giapponese. Non solo. Lo scorso marzo Morgan Stanley ha fatto sapere di voler aumentare il proprio peso sul mercato nipponico rilevando 13 hotel dalla società All Nippon Airways per 3 miliardi di dollari scommettendo sul rialzo dei prezzi degli immobili per uso turistico. Per la prima volta dallo scoppio della bolla speculativa nel 1991, infatti, quest'anno i prezzi dei terreni edificabili hanno segnato un andamento positivo che si è immediatamente traslato sul valore degli immobili. Nel primo semestre del 2007 i prezzi del real estate nel paese del Sol levante hanno registrato un'accelerazione del 7,75% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima quando i costi delle case avevano fatto segnare un lieve incremento di prezzo: appena +1,42%. Ma non è solo il Giappone ad attirare il favore degli investitori, locali e non. Nella fitta giungla di grattacieli che compongono la piccola città-stato di Singapore i prezzi delle case hanno visto negli ultimi mesi una crescita senza precedenti, anche superiori al 20% rispetto al 2006 quando il costo delle case cresceva di solo il 6%. Alimentato dalla scarsità dell'offerta e dal forte afflusso di capitali provenienti dalla Cina e dalla Gran Bretagna, il segmento del real estate di Singapore ha messo a segno la performance di crescita più sostenuta in tutto il panorama del Sudest asiatico. Non se la passano male, tuttavia, nemmeno gli agenti immobiliari filippini. Grazie alla forte impennata dell'economia e alle consistenti rimesse provenienti dai cittadini residenti all'estero, il mattone locale ha visto i prezzi delle case schizzare del 14,29% in più rispetto a un anno fa. Situazione molto simile anche in Corea del Sud e Hong Kong, dove le quotazioni degli immobili sono cresciute rispettivamente del 9,28% e dell'8,78%. Unica eccezione a questa generalizzata euforia per il mercato immobiliare è stata la Thailandia, dove i problemi di natura politica si sono tradotti in una diminuzione del valore delle case del 3,4% nel corso del 2007 rispetto a un +3,9% registrato appena un anno fa. Corsa nel Baltico. Se i paesi orientali sono tra i pochi a resistere alle turbolenze che si stanno abbattendo sul mercato immobiliare internazionale, nel Vecchio continente esistono stati che possono vantare un livello di crescita dei prezzi ancora superiore a quelli di Singapore e Manila. è il caso di Lettonia, Bulgaria e Lituania, tre repubbliche che si trovano al di là dell'ex cortina di ferro. Nel primo caso, i prezzi delle case hanno segnato nel 2007 un deciso rallentamento facendo crollare la crescita dei prezzi, si fa per dire, al +35,4% rispetto a un anno prima quando il costo delle case saliva a ritmi del +53%. "In Lettonia l'economia continua a crescere a livelli sorprendentemente alti rispetto agli altri paesi europei", hanno commentato gli analisti di Gpg, "ma anche qui negli ultimi mesi si sono palesati i primi segnali di rallentamento della congiuntura che si sono immediatamente riversati sul mercato degli immobili". Anche nel caso della Bulgaria il valore delle case nel 2007 ha messo a segno un incremento sostenuto: +27% rispetto a un anno prima, mentre i cittadini della Lituania si sono dovuti accontentare di veder crescere il valore dei propri immobili del 25% rispetto al 2006, mantenendo invariata la percentuale di rivalutazione delle case in rapporto a un anno fa. Londra batte Milano. E in Italia? In base ai dati raccolti da Global Property Guide, nell'ultimo anno la crescita del valore delle case in Italia si è attestata mediamente al +5,6%, in calo rispetto al +6,84% dei 12 mesi passati. è andata peggio agli spagnoli, che tra il 2006 e il 2007 hanno visto dimezzare il tasso di rivalutazione dei loro immobili, passato dal +10,8 al +5,8%. Balzo in avanti molto consistente invece per il valore delle case in Gran Bretagna. Se i prezzi degli immobili inglesi potevano sembrare già alti un anno fa quando crescevano in media del 5%, che cosa dire adesso che il costo delle case ha registrato un'impennata di tutto rilievo portandosi a +11%. Brusco rallentamento annunciato invece al di là dell'oceano. Da New York a San Francisco, i problemi di insolvenza delle famiglie americane hanno prodotto effetti catastrofici sul mercato del real estate facendo crollare il livello di rivalutazione degli immobili al valore più basso degli ultimi dieci anni (+3,19%) a dispetto del +9,9% registrato nel 2006. (riproduzione riservata) IeO  - Immobiliare Numero 223, pag. 1 del 9/11/2007 Autore: Gabriele Frontoni Visualizza la pagina in PDF     Link sponsorizzati Azioni Guadagna 600 ?/ giorno se l'azione sale o scende. 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Giù i tassi, la crisi è a macchia d'olio (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Borsa e Finanza" del 10-11-2007)

ATTUALITÀ "Giù i tassi, la crisi è a macchia d'olio" Ravano (Pimco): "Temiamo contagi su mutui prime e carte di credito. Fitch rivedrà i rating dei Cdo, e c'è il rischio di capitolazione". Le due maggiori emittenti ne hanno in pancia 350 mld di Vincenzo Sciarretta - 10-11-2007 Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal settore immobiliare Usa porta all'alta finanza di Wall Street. Si parla di titoli debitori che si affacciano sull'orlo dell'abisso nell'ordine di mille miliardi di dollari. E, come se non bastasse, incombe un terribile "effetto contagio", in cui strutture creditizie molto macchinose, e dalle sigle astruse, premono le une sulle altre, con l'eventualità di franare di botto in un gigantesco gioco di domino. La prognosi non necessariamente volge al bello: "Anzi - dice Emanuele Ravano, condirettore delle strategie europee di Pimco - potrebbe addirittura peggiorare. C'è il rischio che qualche grosso player bancario finisca per aria. E per evitare guai grossi, la Fed dovrebbe attivarsi con maggiore decisione rispetto a quanto fatto finora". Pimco, per chi non lo sapesse, è la società di money management, resa famosa da Bill Gross, che amministra il più grande fondo obbligazionario al mondo, il Total Return Fund. Dottor Ravano, il tema è piuttosto nebuloso, con articolazioni non sempre facili da digerire per il grande pubblico. Siamo in grado di illustrare passo passo le criticità che montano nella finanza globale? Alle radici del problema, c'è il calo dei valori residenziali negli Stati Uniti. La Pimco ha un team di esperti che segue il settore da vicino, e secondo la nostra analisi, il prezzo delle case potrebbe scendere di un altro 10%, con picchi del 20% nelle aree che hanno vissuto i maggiori eccessi speculativi. Dunque, non immaginiamo miglioramenti a breve. Fin qui tutto chiaro, ma perché siamo sul baratro? Il secondo punto è che le banche, in funzione di questa tendenza generale, sono ora restie a prestare denaro. A luglio il fenomeno si era concentrato nel segmento subprime del mercato, ma poi si è allargato a macchia d'olio. Per esempio, nella fascia dei mutui "prime", il 41% netto delle banche ha cominciato a stringere fortemente le condizioni del credito in ottobre, contro appena il 12% di luglio. E se guardiamo alle carte di credito, siamo passati dal 12% di luglio al 27% di ottobre. Si dice che le famiglie indebitate siano un po' in difficoltà. Lei che ne pensa? In effetti, questa è un'altra spina che ci tormenta. Coloro che hanno comprato casa negli ultimi 3 anni, lo hanno fatto prevalentemente con finanziamenti a tasso variabile, le cui rate subiranno una rettifica all'insù nei mesi venturi. L'andamento si annuncia particolarmente intenso fino al maggio del 2009, con mutui da rinegoziare ogni mese nell'ordine dei 30-50 miliardi di dollari. Ma sul mercato dei mutui pende, poi, un'ulteriore ipoteca. Cioè? Mi riferisco al meccanismo degli asset-back: nel recente passato, i mutui erogati venivano sovente impachettati e cartolarizzati, trasferendo così il rischio agli investitori più disparati. Questo percorso di finanziamento è entrato in stallo. Anche perché i cosiddetti monoliner forse non potranno fornire garanzie sulle nuove emissioni. Si fermi un momento. Può spiegarci bene cosa sono i monoliner e il loro ruolo nella crisi attuale? Si tratta di grosse società, come la Ambac o la Mbia, che garantiscono protezioni al credito: garantiscono per esempio un rating tripla A, garantiscono il pagamento delle cedole obbligazionarie e del capitale a scadenza. Possono offrire tali garanzie, però, solo se esse stesse hanno un rating di tripla A. Teme che la loro solidità sia sotto minaccia? Esatto; ragioniamo di un'eventualità che diminuirebbe l'efficienza nel mercato delle obbligazioni strutturate. Tenga conto che le due maggiori compagnie del ramo, hanno in pancia forse 350 miliardi di asset-backs, quindi sono vulnerabili in prima persona. Cos'altro? Bisogna soffermarsi sul comportamento delle agenzie di rating. Per essere chiari: il 5 di novembre la Fitch ha dichiarato che rivedrà interamente i criteri a cui legare il merito di credito delle strutture Cdo (collateralized debt obligations, cioè un tipo di asset-backed security ndr.). Le nuove classificazioni verrano fuori a 4-6 settimane, ossia durante le festività natalizie. Insomma, le agenzie di rating, accusate di essere state troppo indulgenti, ora mostrano maggiore severità. Fioccano i downgrades. La sua è una lista interminabile... Ma siamo arrivati alla fine. L'ultimo tassello è il cambio di rotta intrapreso dagli enti regolatori. Occorre sottolineare che, per quanto riguarda le banche d'affari, larghe sezioni dei bilanci sono riconducibili ad attivi denominati "livello 3", non prezzati a valore di mercato, bensì sulla base di modelli matematici. I nuovi standard di contabilità che entreranno in vigore dal prossimo 15 novembre intendono limitare l'uso dei modelli interni nel prezzare gli asset meno liquidi, e si ritiene che norme più stringenti provocheranno diverse revisioni al ribasso. Si delinea un orizzonte plumbeo... Diciamo che ci sono notevoli fattori di tensione. Se le obbligazioni strutturate andassero in liquidazione più rapidamente del previsto - uno sbocco che è nelle aspettative della Pimco - ci sarebbero ripercussioni a catena. Molte grosse banche americane si sono sbriciolate a Wall Street, con tonfi quotidiani non di rado superiori al 10%. Esiste il pericolo che qualcuno finisca gambe all'aria? Se la liquidazione diventa eccessiva, quella che lei descrive entra nel novero delle possibilità. E questo ci porta alla medicina da somministrare al paziente. Quale medicina? Secondo noi la Fed dovrebbe tagliare il costo del denaro con determinazione, spingendo il saggio base ora al 4,5% fino al 3,5%-3%. E sulla sponda europea? Molte notizie convergono nell'affermare che in Gran Bretagna il livello del debito e la portata della bolla immobiliare rivaleggiano con quelle statunitensi. A nostro parere fra il 2008 e il 2009 l'economia inglese risulterà davvero vulnerabile. E forse il caso della Northern Rock è destinato a non rimanere isolato. EFFETTO CONTAGIO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Borsa e Finanza" del 10-11-2007)

ATTUALITÀ Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal ... di Redazione - 10-11-2007 Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal settore immobiliare Usa porta all'alta finanza di Wall Street. Si parla di titoli debitori che si affacciano sull'orlo dell'abisso nell'ordine di mille miliardi di dollari. E, come se non bastasse, incombe un terribile "effetto contagio", in cui strutture creditizie molto macchinose, e dalle sigle astruse, premono le une sulle altre, con l'eventualità di franare di botto in un gigantesco gioco di domino. La prognosi non necessariamente volge al bello: "Anzi - dice Emanuele Ravano, condirettore delle strategie europee di Pimco - potrebbe addirittura peggiorare. C'è il rischio che qualche grosso player bancario finisca per aria. E per evitare guai grossi, la Fed dovrebbe attivarsi con maggiore decisione rispetto a quanto fatto finora". Pimco, per chi non lo sapesse, è la società di money management, resa famosa da Bill Gross, che amministra il più grande fondo obbligazionario al mondo, il Total Return Fund. Dottor Ravano, il tema è piuttosto nebuloso, con articolazioni non sempre facili da digerire per il grande pubblico. Siamo in grado di illustrare passo passo le criticità che montano nella finanza globale? Alle radici del problema, c'è il calo dei valori residenziali negli Stati Uniti. La Pimco ha un team di esperti che segue il settore da vicino, e secondo la nostra analisi, il prezzo delle case potrebbe scendere di un altro 10%, con picchi del 20% nelle aree che hanno vissuto i maggiori eccessi speculativi. Dunque, non immaginiamo miglioramenti a breve. Fin qui tutto chiaro, ma perché siamo sul baratro? Il secondo punto è che le banche, in funzione di questa tendenza generale, sono ora restie a prestare denaro. A luglio il fenomeno si era concentrato nel segmento subprime del mercato, ma poi si è allargato a macchia d'olio. Per esempio, nella fascia dei mutui "prime", il 41% netto delle banche ha cominciato a stringere fortemente le condizioni del credito in ottobre, contro appena il 12% di luglio. E se guardiamo alle carte di credito, siamo passati dal 12% di luglio al 27% di ottobre. Si dice che le famiglie indebitate siano un po' in difficoltà. Lei che ne pensa? In effetti, questa è un'altra spina che ci tormenta. Coloro che hanno comprato casa negli ultimi 3 anni, lo hanno fatto prevalentemente con finanziamenti a tasso variabile, le cui rate subiranno una rettifica all'insù nei mesi venturi. L'andamento si annuncia particolarmente intenso fino al maggio del 2009, con mutui da rinegoziare ogni mese nell'ordine dei 30-50 miliardi di dollari. Ma sul mercato dei mutui pende, poi, un'ulteriore ipoteca. Cioè? Mi riferisco al meccanismo degli asset-back: nel recente passato, i mutui erogati venivano sovente impachettati e cartolarizzati, trasferendo così il rischio agli investitori più disparati. Questo percorso di finanziamento è entrato in stallo. Anche perché i cosiddetti monoliner forse non potranno fornire garanzie sulle nuove emissioni. Si fermi un momento. Può spiegarci bene cosa sono i monoliner e il loro ruolo nella crisi attuale? Si tratta di grosse società, come la Ambac o la Mbia, che garantiscono protezioni al credito: garantiscono per esempio un rating tripla A, garantiscono il pagamento delle cedole obbligazionarie e del capitale a scadenza. Possono offrire tali garanzie, però, solo se esse stesse hanno un rating di tripla A. Teme che la loro solidità sia sotto minaccia? Esatto; ragioniamo di un'eventualità che diminuirebbe l'efficienza nel mercato delle obbligazioni strutturate. Tenga conto che le due maggiori compagnie del ramo, hanno in pancia forse 350 miliardi di asset-backs, quindi sono vulnerabili in prima persona. Cos'altro? Bisogna soffermarsi sul comportamento delle agenzie di rating. Per essere chiari: il 5 di novembre la Fitch ha dichiarato che rivedrà interamente i criteri a cui legare il merito di credito delle strutture Cdo (collateralized debt obligations, cioè un tipo di asset-backed security ndr.). Le nuove classificazioni verrano fuori a 4-6 settimane, ossia durante le festività natalizie. Insomma, le agenzie di rating, accusate di essere state troppo indulgenti, ora mostrano maggiore severità. Fioccano i downgrades. La sua è una lista interminabile... Ma siamo arrivati alla fine. L'ultimo tassello è il cambio di rotta intrapreso dagli enti regolatori. Occorre sottolineare che, per quanto riguarda le banche d'affari, larghe sezioni dei bilanci sono riconducibili ad attivi denominati "livello 3", non prezzati a valore di mercato, bensì sulla base di modelli matematici. I nuovi standard di contabilità che entreranno in vigore dal prossimo 15 novembre intendono limitare l'uso dei modelli interni nel prezzare gli asset meno liquidi, e si ritiene che norme più stringenti provocheranno diverse revisioni al ribasso. Si delinea un orizzonte plumbeo... Diciamo che ci sono notevoli fattori di tensione. Se le obbligazioni strutturate andassero in liquidazione più rapidamente del previsto - uno sbocco che è nelle aspettative della Pimco - ci sarebbero ripercussioni a catena. Molte grosse banche americane si sono sbriciolate a Wall Street, con tonfi quotidiani non di rado superiori al 10%. Esiste il pericolo che qualcuno finisca gambe all'aria? Se la liquidazione diventa eccessiva, quella che lei descrive entra nel novero delle possibilità. E questo ci porta alla medicina da somministrare al paziente. Quale medicina? Secondo noi la Fed dovrebbe tagliare il costo del denaro con determinazione, spingendo il saggio base ora al 4,5% fino al 3,5%-3%. E sulla sponda europea? Molte notizie convergono nell'affermare che in Gran Bretagna il livello del debito e la portata della bolla immobiliare rivaleggiano con quelle statunitensi. A nostro parere fra il 2008 e il 2009 l'economia inglese risulterà davvero vulnerabile. E forse il caso della Northern Rock è destinato a non rimanere isolato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOPO LE NOTIZIE dello scorso mese che riguardavano il mercato immobiliare della c (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Giorno, Il (Nazionale)" del 10-11-2007)

Ittà di Milano, ove però non si segnala, nel breve tempo trascorso, nessuna novità di rilievo economico immobiliare, passo ad ampliare l'informazione dei lettori sulle realtà minori, partendo dalla Provincia Milanese che, con il suo territorio di 1980 km quadrati ed oltre 3.700.000 abitanti supera, per numero di contrattazioni e valore, il suo stesso capoluogo. Quest'area, per la sua vastità territoriale, la sua collocazione geografica e, soprattutto, per le diverse realtà economiche che accoglie, esprime un mercato di prezzi e tipologie molto vario che, per comodità di analisi, raggrupperò in 4 grandi categorie. La prima discriminazione va fatta per la cinta dei comuni che confinano direttamente con Milano, che hanno ormai assunto la fisionomia, i prezzi e le funzionalità caratteristiche di una seconda periferia metropolitana, anche se più moderna e qualificata. Qui i prezzi non differiscono molto da quelli delle vie periferiche di Milano con qualche balzo di eccellenza per piccole zone di pregio locale. Una diversa collocazione, autonoma ed indipendente che riproduce in termini minori il fenomeno di diversificazione dei prezzi del capoluogo, hanno le aree delle città minori che godono di vita autonoma come Monza, Sesto San Giovanni, Magenta,etc.. Qui i prezzi delle case variano soprattutto in relazione alla loro collocazione per cui per Monza parliamo (sempre per case di nuova costruzione) di 2500 ad 5800/mq. A Sesto San Giovanni da 2200 ad 3500/mq ed a Magenta da 2100 ad 2600/mq.. Il terzo gruppo di valore, se così si può definire, è individuabile nei Comuni della cosiddetta Brianza che, per loro felice colloca zione geografica ed il loro sviluppo economico autonomo, rappresentano un "isola felice" a sé stante, residenzialmente ambita dalla popolazione locale e quindi con prezzi delle case adeguati alla richiesta. A Meda si parla di 2000/2350mq, a Carate di 2300/2700mq, ad Arcore di 2500/3000mq. In coda a questa corsa dei prezzi abbiamo una quarta categoria costituita dalle realtà comunali minori ubicate ad ovest e sud della Provincia che, avendo vocazione prevalentemente agricola, poco necessitano e poco concedono allo sviluppo edilizio dei loro centri comunali. Qui infatti si possono acquistare appartamenti in palazzine nuove ancora ad 1500/1700/mq. * V.Pres. Fimaa Milano Fonte Listino Prezzi Borsa Immobiliare/Fimaa n°31 - -->.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le banche affondano le borse mondiali - elena polidori (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 10-11-2007)

Economia Le banche affondano le Borse mondiali Si allarga la crisi dei mutui: in Europa bruciati 137 miliardi. Gasolio record Consumatori: pronta una class action per 35 milioni di automobilisti ELENA POLIDORI ROMA - Le Borse di tutto il mondo perdono quota spinte all'ingiù dalle notizie di altre banche e finanziarie nei guai per i mutui facili Usa, i cosiddetti subprime. Il petrolio riprende a correre, il gasolio sfiora il massimo di 1,28 euro e la moneta unica segna un altro record, arrivando anche a toccare quota 1,4752 sul dollaro. Ed è un ennesimo giorno di passione per i mercati, disorientati da una ridda di dati sulle sorti dell'economia Usa e di "voci" più o meno veritiere sul futuro delle banche. C'è un caso Barclays, per esempio, il cui titolo scende a Londra sulla base di voci - "illazioni", secondo il portavoce ufficiale - su una possibile svalutazione legata al credito immobiliare a rischio. Ma c'è anche un caso Wachovia, una fra le più importanti banche americane, che pure avrebbe fatto cospicui accantonamenti per coprire il rosso dei subprime. Stesse difficoltà anche per Fannie Mae, uno dei principali finanziatori di mutui negli States. Il risultato finale è che le Borse, influenzandosi una con l'altra, sono tutte in negativo. Quelle europee scivolano ai minimi da 7 settimane (bruciano 137 miliardi di capitalizzazione) e Milano chiude con un meno 1,88%. Ma va giù anche Wall Street: - 1,7% il Dow Jones e -2,5% il Nasdaq. Alle notizie bancarie si aggiunge il resto. Per esempio il fatto che l'indice Michigan sulla fiducia dei consumatori americani, proprio per la flessibilità dei prezzi delle case oltre che per il caro greggio, scende da quota 80 a 75, un valore che gli esperti bollano come un "crollo". Il deficit commerciale Usa, invece, si riduce contrariamente alle aspettative e a settembre diminuisce a 56,5 miliardi di dollari, il livello più basso dal maggio 2005. Ma la notizia, ancorché inattesa, non produce un grande sollievo ai mercati e non placa l'animo degli operatori che ora scommettono su un ulteriore ribasso dei tassi da parte della Federal Reserve entro l'anno. Per avere una idea del nervosismo che serpeggia, il greggio ha un sussulto appena si viene a sapere della terribile tempesta nel mare del Nord che provoca migliaia di evacuati e costringe a chiudere le piattaforme a largo della Norvegia, grande paese produttore, con un immediato calo della produzione di greggio. Subito, sui circuiti elettronici di New York il petrolio risale a 96,48 dollari al barile. Il prezzo dei carburanti riprende a correre, il gasolio arriva a 1,279 al libro, valore mai toccato prima. In Italia, i consumatori chiedono la restituzione delle tasse sulla benzina; il Codacons annuncia una class action per gli automobilisti. Stessi sobbalzi anche per il dollaro che scende ovunque nonostante il ministro Usa Paulson ribadisca che una moneta "forte" è nell'interesse del suo paese. E l'euro va, sempre al massimo. La Ue, nei suoi ultimi calcoli sull'economia, scrive che l'impatto della sua forza sull'export di Eurolandia è "abbastanza contenuto", al momento anche se "non si esclude che un ulteriore rafforzamento possa produrre "effetti avversi". Il supereuro, in un contesto che vede il greggio volare, aiuta anche la bolletta petrolifera italiana che, quest'anno, dovrebbe fermarsi a 26,5 miliardi di euro: un miliardo al di sotto dei 27,5 del 2006. Secondo gli esperti del settore, senza i rialzi valutari, il conto del paese per l'approvvigionamento dall'estero avrebbe superato i 28 miliardi di euro. A favore, secondo le stesse fonti, gioca anche l'andamento dei consumi petroliferi, orientati al ribasso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Martino Mazzonis (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Liberazione" del 10-11-2007)

Calo dei consumi e guai finanziari per la prima crisi di un mondo cambiato Economia Usa, i grattacapi del futuro presidente Martino Mazzonis Nessuno sa con certezza chi vincerà le primarie democratiche, ma tra i nomi di candidati alla vicepresidenza che circolano ci sono quelli del senatore Jim Webb (Virginia) e del suo collega dell'Ohio Sherrod Brown. Due tra i freshmen eletti nel 2006 che in economia hanno posizioni populiste. Difesa della classe media e dei posti di lavoro americani, rilancio dell'agricoltura, denuncia dei trattati comerciali a partire dal Nafta. Tra i populisti c'è anche John Edwards, terzo incomodo nella corsa tra Hillary Clinton e Barack Obama, che da giorni chiede a Hillary cosa voterà quando il trattato commerciale con il Perù arriverà in Senato - è già passato alla Camera. L'economia Usa peserà su una campagna elettorale che viaggerà in parallelo con la crisi annunciata dalla Federal reserve e diversi antichi nodi che vegono al pettine. Le autorità della Florida stanno pensando di riformare il sistema di tassazione della proprietà perché dopo il boom dello Stato del Sud e il conseguente aumento sproporzionato del valore immobiliare, oggi molti di quelli arrivati con la crescita non sanno più come pagare e stanno pensando di emigrare altrove. Il governatore della California Schwarzenegger ha aperto un conflitto istituzionale con Washington perché si sente frenato sulla strada della conversione verde dell'economia. Tre fatti disgiunti tra loro che parlano tutti di un'economia americana che attraversa una crisi e anche una fase di transizione. Il mondo cambia alla velocità della luce, il petrolio scarseggia e gli scambi non ruotano più solo intorno al dollaro. Quando il presidente della Federal reserve dice che le cose non vanno, rende di pubblico dominio quello che tutti sanno. Tra 2004 e 2006 gli americani hanno tirato fuori dalle loro case (rifinanziamento dei mutui, prestiti sulla casa) 310 miliardi di dollari usati per i propri consumi privati. Negli ultimi mesi questa tendenza è scomparsa, da quest'estate in poi siamo alla metà della media degli ultimi tre anni. Tutti speravano che gli effetti di questa ridotta richiesta di prestiti si vedesse dopo le vacanze di fine anno. Non è così: le compagnie della grande distribuzione - dai megamercati per poveri di Wal mart ai negozi più chic di Macy's o Nordstrom - segnalano un calo delle vendite. Diverse compagnie di abbigliamento hanno cominciato a tagliare gli ordini per il prossimo Natale. A differenza delle economie emergenti, che crescono soprattutto grazie alle esportazioni, negli Usa i consumi costituiscono circa il 70 per cento dell'economia. I dati sui consumi segnalano quindi un bel guaio. L'aumento delle rate del mutuo è una catastrofe per chi non riesce a pagarle ma, in misura meno drammatica, colpisce quella classe media che non chiede più prestiti sulla propria casa e smette di vivere al di sopra delle proprie possibilità. Le case che perdono valore (al minimo degli ultimi 16 anni) e smettono di generare credito al consumo sono un guaio anche per l'economia reale. La crisi del mercato immobiliare continua a mietere vittime tra i grandi conglomerati finanziari. Ieri Wachovia Corp. , quarto gruppo bancario Usa, ha annunciato l'accantonamento di 600 milioni di dollari per coprire le perdite sul credito nel quarto trimestre a cui vanno aggiunti i 2,1 miliardi di esposizione per i mutui concessi che non stanno ritornando in cassa. Annunci simili, con cifre più imponenti, sono stati fatti da Citigroup , Morgan&Stanley e Merryl Linch . Gli amministratori delegati di due di questi gruppi, due guru di quelli che fino a ieri qualsiasi neolaureato con velleità di fare carriera nella finanza sognava, hanno dovuto dimettersi. Le loro liquidazioni d'oro li fanno restare comunque persone da invidiare. E la produzione? Almeno quella andrà bene. Forse, ma non abbastanza se è vero che General Motors ha annunciato perdite per il terzo trimestre dell'anno pari a 39 miliardi, il secondo peggior risultato di sempre nella storia delle corporations americane. Mercato interno che non tira e costo del petrolio possono di più della moneta debole. Il paradosso è che il dollaro regala l'unica nota positiva garantendo la crescita delle esportazioni e mettendo fine a un quinquennio in cui il il deficit commerciale ha toccato un record dietro l'altro - restando comunque alla gigantesca cifra di -703 miliardi di dollari. Gli Usa come l'Italia degli anni 90, che reggeva l'urto della concorrenza grazie alla lira svalutata? Non ancora e forse non ci arriveremo. Ma l'America dell'esplosione della bolla immobiliare, della classe media in crisi, del dollaro in picchiata e della dipendenza energetica sarà un paziente difficile per il prossimo presidente. Che dovrà decidere se tornare all' isolazionismo, provare a modificare in qualche modo la ratio degli scambi internazionali, teorizzare una rivoluzione verde. Oppure non fare nulla e puntare tutto sui tagli alle tasse e sui bombardieri. Una linea che non ha funzionato. 10/11/2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calo dei consumi e guai finanziari per la prima crisi di un mondo cambiato (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Liberazione" del 10-11-2007)

Economia Usa, i grattacapi del futuro presidente Martino Mazzonis Nessuno sa con certezza chi vincerà le primarie democratiche, ma tra i nomi di candidati alla vicepresidenza che circolano ci sono quelli del senatore Jim Webb (Virginia) e del suo collega dell'Ohio Sherrod Brown. Due tra i freshmen eletti nel 2006 che in economia hanno posizioni populiste. Difesa della classe media e dei posti di lavoro americani, rilancio dell'agricoltura, denuncia dei trattati comerciali a partire dal Nafta. Tra i populisti c'è anche John Edwards, terzo incomodo nella corsa tra Hillary Clinton e Barack Obama, che da giorni chiede a Hillary cosa voterà quando il trattato commerciale con il Perù arriverà in Senato - è già passato alla Camera. L'economia Usa peserà su una campagna elettorale che viaggerà in parallelo con la crisi annunciata dalla Federal reserve e diversi antichi nodi che vegono al pettine. Le autorità della Florida stanno pensando di riformare il sistema di tassazione della proprietà perché dopo il boom dello Stato del Sud e il conseguente aumento sproporzionato del valore immobiliare, oggi molti di quelli arrivati con la crescita non sanno più come pagare e stanno pensando di emigrare altrove. Il governatore della California Schwarzenegger ha aperto un conflitto istituzionale con Washington perché si sente frenato sulla strada della conversione verde dell'economia. Tre fatti disgiunti tra loro che parlano tutti di un'economia americana che attraversa una crisi e anche una fase di transizione. Il mondo cambia alla velocità della luce, il petrolio scarseggia e gli scambi non ruotano più solo intorno al dollaro. Quando il presidente della Federal reserve dice che le cose non vanno, rende di pubblico dominio quello che tutti sanno. Tra 2004 e 2006 gli americani hanno tirato fuori dalle loro case (rifinanziamento dei mutui, prestiti sulla casa) 310 miliardi di dollari usati per i propri consumi privati. Negli ultimi mesi questa tendenza è scomparsa, da quest'estate in poi siamo alla metà della media degli ultimi tre anni. Tutti speravano che gli effetti di questa ridotta richiesta di prestiti si vedesse dopo le vacanze di fine anno. Non è così: le compagnie della grande distribuzione - dai megamercati per poveri di Wal mart ai negozi più chic di Macy's o Nordstrom - segnalano un calo delle vendite. Diverse compagnie di abbigliamento hanno cominciato a tagliare gli ordini per il prossimo Natale. A differenza delle economie emergenti, che crescono soprattutto grazie alle esportazioni, negli Usa i consumi costituiscono circa il 70 per cento dell'economia. I dati sui consumi segnalano quindi un bel guaio. L'aumento delle rate del mutuo è una catastrofe per chi non riesce a pagarle ma, in misura meno drammatica, colpisce quella classe media che non chiede più prestiti sulla propria casa e smette di vivere al di sopra delle proprie possibilità. Le case che perdono valore (al minimo degli ultimi 16 anni) e smettono di generare credito al consumo sono un guaio anche per l'economia reale. La crisi del mercato immobiliare continua a mietere vittime tra i grandi conglomerati finanziari. Ieri Wachovia Corp. , quarto gruppo bancario Usa, ha annunciato l'accantonamento di 600 milioni di dollari per coprire le perdite sul credito nel quarto trimestre a cui vanno aggiunti i 2,1 miliardi di esposizione per i mutui concessi che non stanno ritornando in cassa. Annunci simili, con cifre più imponenti, sono stati fatti da Citigroup , Morgan&Stanley e Merryl Linch . Gli amministratori delegati di due di questi gruppi, due guru di quelli che fino a ieri qualsiasi neolaureato con velleità di fare carriera nella finanza sognava, hanno dovuto dimettersi. Le loro liquidazioni d'oro li fanno restare comunque persone da invidiare. E la produzione? Almeno quella andrà bene. Forse, ma non abbastanza se è vero che General Motors ha annunciato perdite per il terzo trimestre dell'anno pari a 39 miliardi, il secondo peggior risultato di sempre nella storia delle corporations americane. Mercato interno che non tira e costo del petrolio possono di più della moneta debole. Il paradosso è che il dollaro regala l'unica nota positiva garantendo la crescita delle esportazioni e mettendo fine a un quinquennio in cui il il deficit commerciale ha toccato un record dietro l'altro - restando comunque alla gigantesca cifra di -703 miliardi di dollari. Gli Usa come l'Italia degli anni 90, che reggeva l'urto della concorrenza grazie alla lira svalutata? Non ancora e forse non ci arriveremo. Ma l'America dell'esplosione della bolla immobiliare, della classe media in crisi, del dollaro in picchiata e della dipendenza energetica sarà un paziente difficile per il prossimo presidente. Che dovrà decidere se tornare all' isolazionismo, provare a modificare in qualche modo la ratio degli scambi internazionali, teorizzare una rivoluzione verde. Oppure non fare nulla e puntare tutto sui tagli alle tasse e sui bombardieri. Una linea che non ha funzionato. 10/11/2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calano i prezzi delle case Ma si vende sempre meno (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Giorno, Il (Varese)" del 13-11-2007)

IL MERCATO Calano i prezzi delle case Ma si vende sempre meno I PREZZI DELLE CASE calano ma i varesini non hanno abbastanza soldi per poterle comprare. Nonostante rispetto a un anno fa i prezzi siano diminuiti tra il 5 e il 10 per cento le transazioni hanno avuto una battuta d'arresto e le vendite risultano il 15 per cento inferiori al 2005. La paura di non poter pagare e gli stipendi che non si adeguano al carovita franano i varesini. Sfogliando i giornali di annunci e guardando anche le offerte delle agenzie immobiliari della provincia è evidente che per potersi permettere un trilocale bisogna essere disposti a spendere almeno 150mila euro. E il prezzo sale alle stelle se si scelgono case in centro o nei quartieri più "in". Le quotazioni del mercato immobiliare confermano che nel cuore della città giardino per una casa nuova o ristrutturata bisogna spendere dai 2800 ai 3500 euro al metro quadro mentre per un'abitazione non recente ma comunque in buono stato occorrono dai 2300 ai 2500 euro. Si va sotto i 1800 euro (ma mai a meno di 1600) solo per un immobile da ristrutturare. Prezzi elevati anche in zone come Masnago o Sant'Ambrogio dove per il nuovo si arriva facilmente a 3100 euro mentre l'usato costa circa 2000 euro al metro quadro. LO SCARTO DI CIRCA 1000 euro tra centro e periferia è evidente anche nelle altre città della provincia, da Busto Arsizio a Gallarate, da Saronno a Castellanza mentre nei piccoli paesi è la vicinanza alle grandi località a fare la differenza. I paesi sul lago, vicini al confine con la Svizzera e quelli ben serviti dai mezzi pubblici hanno costi proibitivi mentre chi si accontenta di vivere in zone scomode da raggiungere riesce a trovare case a prezzi inferiori. Anche sul fronte affitti non ci sono notizie rassicuranti. I contratti di locazione prevedono cifre sempre più elevate e una famiglia di 4 persone, che necessita almeno di un appartamento di 80 metri quadri deve sborsare ogni mese almeno 700euro per una casa che comunque non sarà mai sua. E.B. - -->.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bergamo, un quarto del reddito familiare se ne va in mutui (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 13-11-2007)

Il Centro Studi Sintesi: il debito medio oltre i 70 mila euro La nostra provincia sotto la media nazionale, pari al 26% Un quarto del reddito delle famiglie bergamasche se ne va nella rata del mutuo. Per l'esattezza il 23,4%, appena un po' meno del 26% registrato a livello nazionale, e decisamente al di sotto della quota percentuale di alcune città del sud d'Italia. Tra queste il primato negativo spetta a Ragusa che, con il 48,4% del reddito destinato all'estinzione del mutuo per la casa, si colloca al primo posto di una classifica stilata dal Centro Studi Sintesi dopo una ricerca condotta sul peso dei debiti in 103 province italiane. Il debito medio è di 73.209 euro "Nella provincia bergamasca ? fa notare Michele Bacco del Centro Studi ? il valore medio dell'indebitamento delle famiglie per l'acquisto della casa è di 73.209 euro. In questo caso il dato è leggermente superiore alla media nazionale che è pari a 70.000 euro". Detto questo bisogna specificare che non è possibile distinguere tra chi ha scelto di sottoscrivere un mutuo a tasso fisso e chi invece ha preferito quello a tasso variabile. Fatto sta che, molto verosimilmente, tra il 55 e il 60% delle famiglie ha optato per quello a tasso variabile. E da qui ne conseguono le difficoltà di molte famiglie a pagare la rata del mutuo. Rata che, in seguito alle decisioni degli ultimi due anni della Banca centrale europea (Bce) di aumentare il costo del denaro, ha registrato aumenti mensili anche considerevoli. "Sempre nella Bergamasca ? prosegue Michele Bacco ? questo significa un incremento medio mensile di 122 euro, pari a un aumento medio annuo di 1.464 euro". Da non dimenticare che si parla di dati medi, il che significa che per qualcuno la rata mensile è aumentata magari anche di una cifra nell'ordine dei 200 euro, mentre per altri di alcune decine di euro. Sempre il Centro Studi ha stimato che nel nostro territorio le famiglie che hanno un mutuo residuo di 13 anni spenderanno, tra quota capitale e quota interessi, una cifra pari a 7.597 euro all'anno, da adesso fino all'estinzione del muto, salvo ulteriori interventi sui tassi di interesse da parte della Bce. Interventi che hanno determinato a livello nazionale nel primo semestre 2007 un rallentamento del credito bancario concesso alle famiglie per l'acquisto della casa. Nel primo semestre del 2007, infatti, il valore erogato è stato di 30,5 miliardi di euro con una variazione negativa del 3,7% rispetto al primo semestre 2006. In particolare nella nostra provincia nel 2° trimestre del 2007 il credito bancario ha subito un rallentamento del 9% rispetto allo stesso periodo del 2006. Questo rallentamento è stato determinato sia dal rialzo dei tassi di interesse, che ha funzionato da deterrente per chi voleva accedere ad un mutuo, sia dalla frenata della crescita dei prezzi degli immobili. In merito alla crescita dei tassi di interesse un cauto ottimismo è stato espresso da un esperto del settore, Domenico Armati, presidente di AreaEuro group spa: "Ci aspettiamo che calino o che, quanto meno, non aumentino. La nostra provincia con il suo 51° posto nella classifica stilata dal Centro Studi Sintesi si conferma come un luogo in cui tutto sommato gli aumenti sono stati assorbiti in modo abbastanza indolore. Non dobbiamo dimenticare che la nostra è una terra dove la gente lavora e quindi dove i redditi familiari sono discreti". "Nessuna bolla immobiliare" A proposito invece del ricorso sempre più accentuato al credito bancario per poter acquistare casa Armati fa presente che ciò è dovuto alla crescita consistente di questi ultimi anni del mercato immobiliare anche se precisa "in Italia non c'è mai stata una bolla immobiliare pronta ad esplodere e dunque non ci sarà un crollo del mercato immobiliare". E sempre in tema di costi dei mutui ieri è ripartito il negoziato a tre fra Abi, Consiglio del notariato e rappresentanti dei consumatori sulla portabilità dei mutui, vale a dire su quanto costa spostare e rinegoziare un mutuo. Secondo il decreto sulle liberalizzazioni emanato da Bersani tutto ciò dovrebbe avvenire a costo zero per il cittadino che intende appunto rinegoziare con un'altra banca il proprio mutuo. Se da un lato la richiesta presentata dalle diverse associazioni dei consumatori è che la portabilità sia a costo zero, dall'altro l'Abi, che ha raggiunto un accordo con i notai ma non ancora con i consumatori, fa sapere che porterà la questione al comitato direttivo del 21 novembre: "Le banche faranno il necessario ? ha dichiarato Giuseppe Zadra, direttore generale di Abi ? ma non possiamo obbligare i nostri associati ad azzerare i costi sulla portabilità dei mutui anche perché la portabilità ha i suoi costi". "Deve essere lasciato il tempo alle banche per organizzarsi ? ha commentato Domenico Armati ? anche perché ci sono dei costi che non possono essere tagliati dalla sera alla mattina. Con un po' di buon senso e di tempo tutte le categorie interessate troveranno il modo di far sì che i cittadini vengano tutelati". Tiziana Sallese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<GIU' I TASSI, LA CRISI E' A MACCHIA D'OLIO> (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 13-11-2007)

"GIU' I TASSI, LA CRISI E' A MACCHIA D'OLIO" di Vincenzo Sciarretta "Effetto contagio"? Ravano (Pimco): "Lo temiamo su mutui prime e carte di credito. Fitch rivedrà i rating dei Cdo, e c'è il rischio di capitolazione". Le due maggiori emittenti ne hanno in pancia per $350 miliardi. -->Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. (WSI) ? Qualcosa di molto allarmante si è rotto nel circolo, prima virtuoso e ora vizioso, che dal settore immobiliare Usa porta all'alta finanza di Wall Street. Si parla di titoli debitori che si affacciano sull'orlo dell'abisso nell'ordine di mille miliardi di dollari. E, come se non bastasse, incombe un terribile "effetto contagio", in cui strutture creditizie molto macchinose, e dalle sigle astruse, premono le une sulle altre, con l'eventualità di franare di botto in un gigantesco gioco di domino. La prognosi non necessariamente volge al bello: "Anzi - dice Emanuele Ravano, condirettore delle strategie europee di Pimco - potrebbe addirittura peggiorare. C'è il rischio che qualche grosso player bancario finisca per aria. E per evitare guai grossi, la Fed dovrebbe attivarsi con maggiore decisione rispetto a quanto fatto finora". Pimco, per chi non lo sapesse, è la società di money management, resa famosa da Bill Gross, che amministra il più grande fondo obbligazionario al mondo, il Total Return Fund. Pensi davvero che informazioni gratis possano bastare, in un mercato come questo? Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul link INSIDER Dottor Ravano, il tema è piuttosto nebuloso, con articolazioni non sempre facili da digerire per il grande pubblico. Siamo in grado di illustrare passo passo le criticità che montano nella finanza globale? Alle radici del problema, c'è il calo dei valori residenziali negli Stati Uniti. La Pimco ha un team di esperti che segue il settore da vicino, e secondo la nostra analisi, il prezzo delle case potrebbe scendere di un altro 10%, con picchi del 20% nelle aree che hanno vissuto i maggiori eccessi speculativi. Dunque, non immaginiamo miglioramenti a breve. Fin qui tutto chiaro, ma perché siamo sul baratro? Il secondo punto è che le banche, in funzione di questa tendenza generale, sono ora restie a prestare denaro. A luglio il fenomeno si era concentrato nel segmento subprime del mercato, ma poi si è allargato a macchia d'olio. Per esempio, nella fascia dei mutui "prime", il 41% netto delle banche ha cominciato a stringere fortemente le condizioni del credito in ottobre, contro appena il 12% di luglio. E se guardiamo alle carte di credito, siamo passati dal 12% di luglio al 27% di ottobre. Si dice che le famiglie indebitate siano un po' in difficoltà. Lei che ne pensa? In effetti, questa è un'altra spina che ci tormenta. Coloro che hanno comprato casa negli ultimi 3 anni, lo hanno fatto prevalentemente con finanziamenti a tasso variabile, le cui rate subiranno una rettifica all'insù nei mesi venturi. L'andamento si annuncia particolarmente intenso fino al maggio del 2009, con mutui da rinegoziare ogni mese nell'ordine dei 30-50 miliardi di dollari. Ma sul mercato dei mutui pende, poi, un'ulteriore ipoteca. Cioè? Mi riferisco al meccanismo degli asset-back: nel recente passato, i mutui erogati venivano sovente impachettati e cartolarizzati, trasferendo così il rischio agli investitori più disparati. Questo percorso di finanziamento è entrato in stallo. Anche perché i cosiddetti monoliner forse non potranno fornire garanzie sulle nuove emissioni. Si fermi un momento. Può spiegarci bene cosa sono i monoliner e il loro ruolo nella crisi attuale? Si tratta di grosse società, come la Ambac o la Mbia, che garantiscono protezioni al credito: garantiscono per esempio un rating tripla A, garantiscono il pagamento delle cedole obbligazionarie e del capitale a scadenza. Possono offrire tali garanzie, però, solo se esse stesse hanno un rating di tripla A. Teme che la loro solidità sia sotto minaccia? Esatto; ragioniamo di un'eventualità che diminuirebbe l'efficienza nel mercato delle obbligazioni strutturate. Tenga conto che le due maggiori compagnie del ramo, hanno in pancia forse 350 miliardi di asset-backs, quindi sono vulnerabili in prima persona. Cos'altro? Bisogna soffermarsi sul comportamento delle agenzie di rating. Per essere chiari: il 5 di novembre la Fitch ha dichiarato che rivedrà interamente i criteri a cui legare il merito di credito delle strutture Cdo (collateralized debt obligations, cioè un tipo di asset-backed security ndr.). Le nuove classificazioni verrano fuori a 4-6 settimane, ossia durante le festività natalizie. Insomma, le agenzie di rating, accusate di essere state troppo indulgenti, ora mostrano maggiore severità. Fioccano i downgrades. La sua è una lista interminabile... Ma siamo arrivati alla fine. L'ultimo tassello è il cambio di rotta intrapreso dagli enti regolatori. Occorre sottolineare che, per quanto riguarda le banche d'affari, larghe sezioni dei bilanci sono riconducibili ad attivi denominati "livello 3", non prezzati a valore di mercato, bensì sulla base di modelli matematici. I nuovi standard di contabilità che entreranno in vigore dal prossimo 15 novembre intendono limitare l'uso dei modelli interni nel prezzare gli asset meno liquidi, e si ritiene che norme più stringenti provocheranno diverse revisioni al ribasso. Si delinea un orizzonte plumbeo... Diciamo che ci sono notevoli fattori di tensione. Se le obbligazioni strutturate andassero in liquidazione più rapidamente del previsto - uno sbocco che è nelle aspettative della Pimco - ci sarebbero ripercussioni a catena. Molte grosse banche americane si sono sbriciolate a Wall Street, con tonfi quotidiani non di rado superiori al 10%. Esiste il pericolo che qualcuno finisca gambe all'aria? Se la liquidazione diventa eccessiva, quella che lei descrive entra nel novero delle possibilità. E questo ci porta alla medicina da somministrare al paziente. Quale medicina? Secondo noi la Fed dovrebbe tagliare il costo del denaro con determinazione, spingendo il saggio base ora al 4,5% fino al 3,5%-3%. E sulla sponda europea? Molte notizie convergono nell'affermare che in Gran Bretagna il livello del debito e la portata della bolla immobiliare rivaleggiano con quelle statunitensi. A nostro parere fra il 2008 e il 2009 l'economia inglese risulterà davvero vulnerabile. E forse il caso della Northern Rock è destinato a non rimanere isolato. 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In calo i prezzi delle case in Gb, solo Londra (per ora) fa eccezione (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 13-11-2007)

Dal nostro corrispondente Marco Niada commenti - | | 13 novembre 2007 LONDRA.L'impressione è ormai sempre più forte: i prezzi delle case in Gran Bretagna stanno iniziando a rallentare sensibilmente e soltanto Londra resta per ora un'isola felice dove i prezzi tengono e in molti casi continuano a salire. Secondo le statistiche emesse dall'associazione dei Royal Chartered Surveyors, geometri specializzati nelle valutazioni tecniche degli stabili, i prezzi delle case in Gran Bretagna sono scesi in ottobre per il terzo mese consecutivo, al ritmo più rapido dal luglio del 2005. Secondo Ian Perry, portavoce dell'istituzione < l'attesa correzione del mercato immobiliare sta prendendo forma >. Una combinazione di prezzi crescenti e alti tassi d'interesse sta rallentando il mercato. A cui dovrebbero aggiungersi, nella capitale, gli effetti della crisi finanziaria degli ultimi mesi che dovrebbere incidere sui bonus di chi lavora nella City. Nel 2006 ben 5,5 miliardi di sterline degli 8,8 miliardi di bonus incassati dai banchieri sono stati riversati sul mercato immobiliare. Il fatto che i prezzi a Londra continuino a tenere si spiega d'altra parte con la scarsità di offerta di case a fronte di una robusta domanda alimentata da una forte immigrazione. Quanto il fenomeno sia destinato a durare è difficile dire. Intanto iniziano a giungere segnali di cedimento dagli stabili di fascia alta, quelli fino a 2,5 milioni di sterline di valore (3,6 milioni di euro) che secondo l'agenzia immobiliare Knight Frank sarebbe stata la più colpita dalle aspettative di un calo dei bonus di fine anno. I rpossimi mesi ci diranno se siamo davant a una lieve correzione o una crisi strutturale del mattone britannico dopo 12 anni di follie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove il mattone fa ancora boom (sezione: Mercato immobiliare)

( da "MF Immobiliare" del 14-11-2007)

IeO Dove il mattone fa ancora boom Nonostante la crisi in usa i paesi asiatici e dell'europa dell'est segnano crescite record. I dati, aggiornati al 30 giugno 2007, vedono in cima alla classifica Lettonia, Bulgaria, Lituania e Singapore, con aumenti dei prezzi superiori al 25%. In fondo si collocano invece Thailandia e Israele, gli unici in calo Mattone in crisi in America e in Europa. Crollo dei prezzi a livello internazionale. Eppure, nonostante questi foschi scenari, altrove il mercato cresce ancora a due cifre. In Asia, dove l'esuberante economia trascina con sé tutto quello che trova lungo il proprio cammino, mattone incluso. Ma anche Europa, a patto che sia rigorosamente dell'Est, al di là della vecchia cortina di ferro. Insomma, mentre gli Usa cercano di mettere un freno al crollo del mattone e l'Europa tenta di conservare le posizioni raggiunte, il real estate orientale, dalla Cina alla Corea, dal Giappone alle Filippine passando per Hong Kong e Singapore, registra tassi di crescita ormai sconosciuti in Occidente. Vado a Singapore. Lo sanno bene gli analisti di Global Property Guide (Gpg) che hanno scattato una fotografia del mercato immobiliare mondiale indicando proprio nei mercati d'Oriente le mete ideali per chi vuole investire. Non a caso Goldman Sachs ha annunciato nei giorni scorsi l'intenzione di investire 1,7 miliardi di dollari sul mercato immobiliare giapponese. Non solo. Lo scorso marzo Morgan Stanley ha fatto sapere di voler aumentare il proprio peso sul mercato nipponico rilevando 13 hotel dalla società All Nippon Airways per 3 miliardi di dollari scommettendo sul rialzo dei prezzi degli immobili per uso turistico. Per la prima volta dallo scoppio della bolla speculativa nel 1991, infatti, quest'anno i prezzi dei terreni edificabili hanno segnato un andamento positivo che si è immediatamente traslato sul valore degli immobili. Nel primo semestre del 2007 i prezzi del real estate nel paese del Sol levante hanno registrato un'accelerazione del 7,75% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima quando i costi delle case avevano fatto segnare un lieve incremento di prezzo: appena +1,42%. Ma non è solo il Giappone ad attirare il favore degli investitori, locali e non. Nella fitta giungla di grattacieli che compongono la piccola città-stato di Singapore i prezzi delle case hanno visto negli ultimi mesi una crescita senza precedenti, anche superiori al 20% rispetto al 2006 quando il costo delle case cresceva di solo il 6%. Alimentato dalla scarsità dell'offerta e dal forte afflusso di capitali provenienti dalla Cina e dalla Gran Bretagna, il segmento del real estate di Singapore ha messo a segno la performance di crescita più sostenuta in tutto il panorama del Sudest asiatico. Non se la passano male, tuttavia, nemmeno gli agenti immobiliari filippini. Grazie alla forte impennata dell'economia e alle consistenti rimesse provenienti dai cittadini residenti all'estero, il mattone locale ha visto i prezzi delle case schizzare del 14,29% in più rispetto a un anno fa. Situazione molto simile anche in Corea del Sud e Hong Kong, dove le quotazioni degli immobili sono cresciute rispettivamente del 9,28% e dell'8,78%. Unica eccezione a questa generalizzata euforia per il mercato immobiliare è stata la Thailandia, dove i problemi di natura politica si sono tradotti in una diminuzione del valore delle case del 3,4% nel corso del 2007 rispetto a un +3,9% registrato appena un anno fa. Corsa nel Baltico. Se i paesi orientali sono tra i pochi a resistere alle turbolenze che si stanno abbattendo sul mercato immobiliare internazionale, nel Vecchio continente esistono stati che possono vantare un livello di crescita dei prezzi ancora superiore a quelli di Singapore e Manila. è il caso di Lettonia, Bulgaria e Lituania, tre repubbliche che si trovano al di là dell'ex cortina di ferro. Nel primo caso, i prezzi delle case hanno segnato nel 2007 un deciso rallentamento facendo crollare la crescita dei prezzi, si fa per dire, al +35,4% rispetto a un anno prima quando il costo delle case saliva a ritmi del +53%. "In Lettonia l'economia continua a crescere a livelli sorprendentemente alti rispetto agli altri paesi europei", hanno commentato gli analisti di Gpg, "ma anche qui negli ultimi mesi si sono palesati i primi segnali di rallentamento della congiuntura che si sono immediatamente riversati sul mercato degli immobili". Anche nel caso della Bulgaria il valore delle case nel 2007 ha messo a segno un incremento sostenuto: +27% rispetto a un anno prima, mentre i cittadini della Lituania si sono dovuti accontentare di veder crescere il valore dei propri immobili del 25% rispetto al 2006, mantenendo invariata la percentuale di rivalutazione delle case in rapporto a un anno fa. Londra batte Milano. E in Italia? In base ai dati raccolti da Global Property Guide, nell'ultimo anno la crescita del valore delle case in Italia si è attestata mediamente al +5,6%, in calo rispetto al +6,84% dei 12 mesi passati. è andata peggio agli spagnoli, che tra il 2006 e il 2007 hanno visto dimezzare il tasso di rivalutazione dei loro immobili, passato dal +10,8 al +5,8%. Balzo in avanti molto consistente invece per il valore delle case in Gran Bretagna. Se i prezzi degli immobili inglesi potevano sembrare già alti un anno fa quando crescevano in media del 5%, che cosa dire adesso che il costo delle case ha registrato un'impennata di tutto rilievo portandosi a +11%. Brusco rallentamento annunciato invece al di là dell'oceano. Da New York a San Francisco, i problemi di insolvenza delle famiglie americane hanno prodotto effetti catastrofici sul mercato del real estate facendo crollare il livello di rivalutazione degli immobili al valore più basso degli ultimi dieci anni (+3,19%) a dispetto del +9,9% registrato nel 2006. (riproduzione riservata) IeO  - Immobiliare Numero 223, pag. 1 del 9/11/2007 Autore: Gabriele Frontoni Visualizza la pagina in PDF     Link sponsorizzati Migliori Offerte: assicurazione Su Migliori Offerte Assicurazioni preventivi assicurativi a confronto. www.migliori-offerte-assicurazioni.it Assicurazione auto? Scegli Genertel Genertel ti conviene. 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Non è bolla immobiliare ma il freno è ormai tirato (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 15-11-2007)

ANALISI DALL'ASSEMBLEA DI ASSIMPREDIL Non è bolla immobiliare ma il freno è ormai tirato Dopo otto anni di forte crescita e un 2007 stazionario, nei prossimi anni ci sarà un rallentamento nel settore dell'edilizia, soprattutto nel campo residenziale: lo ha affermato Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil, a margine dell'assemblea annuale dell'associazione del sistema Ance che raggruppa le imprese edili delle provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza. "Il mercato delle costruzioni comincia a manifestare i segni di una preoccupante flessione, non sarà una bolla immobiliare, ma ci sarà un rallentamento - ha spiegato De Albertis -. Dopo otto anni molto positivi per il settore, motore trainante dell'economia con gli investimenti in costruzioni che rappresentano il 10% del Pil, le previsioni per gli anni futuri sono meno rosee, soprattutto nel campo dell'edilizia privata e residenziale". Sul rallentamento non influisce però la crisi del mercato immobiliare e dei mutui Usa, "è irrilevante da noi", ha detto De Albertis. "Pesano invece - ha spiegato il presidente di Assimpredil - l'innalzamento dei tassi, la rigidità tra domanda e offerta e il problema della macchina amministrativa, con procedure amministrative molto lente". "È indispensabile che le amministrazioni locali intervengano con strategie efficaci sui sistemi decisionali e sui meccanismi autorizzativi perchè i tempi per tradurre i progetti in gare appaltate, in cantieri sono troppo lunghi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I subprime americani spaventano anche noi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 15-11-2007)

MA L'ITALIA SAREBBE "ABBASTANZA AL RIPARO" I "subprime" americani spaventano anche noi La crisi dei mutui "subprime"americani spaventa le famiglie italiane. A darne conferma è la ricerca presentata dall'Acri (associazione che aggrega fondazioni e casse di risparmio) in collaborazione con Ipsos che registra una diminuzione degli investimenti in case dei consumatori. Quest'anno, sottolinea l'Acri, si registra una riduzione di attrattività dell'investimento nel mattone, con un calo dal 70 al 55% in un anno delle persone che preferiscono acquistare case rispetto ad altri tipi di investimento. La preferenza degli italiani quest'anno sembra essersi orientata invece più verso strumenti finanziari considerati più sicuri, quali i titoli di stato, i certificati di deposito, le obbligazioni e i libretti di risparmio. "Questa situazione - spiega l'Acri - potrebbe essere il combinato dell'aumento dei costi delle case, dei crescenti tassi di interesse e, in modo indiretto, della crisi dei mutui americani, con l'implicita paura, in alcuni, dello sgonfiamento della bolla immobiliare". In Italia, però, secondo il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti, "saremmo "abbastanza al riparo" rispetto alla crisi dei mutui americani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prezzi delle case domani arriva il nuovo borsino (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 15-11-2007)

IMMOBILI Prezzi delle case Domani arriva il nuovo borsino Sarà presentato domani, venerdì 16 novembre a partire dalle ore 17, nella sede della Camera di Commercio di Pordenone, l'edizione 2007/2008 del Borsino Immobiliare. L'iniziativa è promossa dalla Fimaa, Federazione agenti d'affari, e dall'Ascom-Confcommercio. Interverranno Bruno Paludet, Giovanni Pavan, Alberto Marchiori, Chiara Mio, Valerio Pontarolo e Giancarlo Magoni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Compravendite in frenata, ma i prezzi delle case tengono (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 15-11-2007)

Italia soldi & mattoni Compravendite in frenata, ma i prezzi delle case tengono Rallenta il mercato immobiliare, sia per la riduzione delle compravendite sia per l'allungamento dei tempi di vendita, ma i prezzi rimangono stabili anche se in leggera frenata rispetto all'anno scorso. E' l'analisi della Fimaa, Federazione mediatori agenti d'affari aderente a Confcommercio, sull'andamento del mattone. Dal "Listino Prezzi Immobiliare 2007", indagine relativa al periodo maggio-settembre 2007, risulta una riduzione del 3,3 per cento delle transazioni, più accentuata nelle piccole province. I prezzi, per contro, continuano a registrare un segno positivo, più 3,4 per cento anche se in rallentamento rispetto allo scorso anno. Frena anche il mercato degli affitti, con un tendenziale raffreddamento con meno contratti stipulati, canoni più stabili e tempi di locazione in deciso allungamento. Per il 2007 gli scambi nelle città capoluogo si ridurranno del 3,3 per cento rispetto al 2006. La città mediamente più cara si conferma Roma, con quasi 4.300 euro al metro quadrato per un appartamento medio, seguita da Milano con 3.609, Firenze con 3.311 e Bologna, con 3.208. Nelle prime dieci posizioni guadagna tre posti Brescia a scapito di Modena, che scivola dal nono all'undicesimo posto. "Le vicende sul mercato finanziario derivati dai subprime non sembrano per ora aver influito pesantemente sul mercato immobiliare, anche se la prudenza resta d'obbligo - dice Alberto Pizzirani, presidente di Fimaa -. La casa resta il sogno degli italiani, anche se il mercato dell'affitto mi sembra dovrà aprire nuove possibilità, anche e soprattutto se il Governo varerà, come ci auguriamo, misure di sostegno nella Finanziaria ed in particolare la tassazione di cedolare secca del 20 per cento sul reddito da locazione". Anche per quanto riguarda gli affitti, nella classifica Fimaa, Roma si conferma la città più cara, seguita a ruota da Firenze e Milano. Napoli, che ha scalato quattro posizioni rispetto all'analoga graduatoria 2006, si colloca al quarto posto, precedendo Rimini che ne ha persa una, al quinto posto. Napoli e Salerno nella top ten Comuni Prezzo medio (euro al metro quadrato) 1) Roma 4.291 2) Milano 3.609 3) Firenze 3.311 4) Bologna 3.208 5) Napoli 3.002 6) Bolzano 2.871 7) Salerno 2.800 8) Rimini 2.517 9) Brescia 2.335 10) Torino 2.309 Napoli e Salerno sono tra le dieci città italiane più care sul fronte dei prezzi medi al metro quadrato per l'acquisto di case 15-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Case in provincia: Il nord raduna il meglio e il peggio dei prezzi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Varesenews" del 16-11-2007)

Varese - Pubblicato (anche on line) dalla camera di Commercio il vademecum sui prezzi degli immobili. Dove si scoprono le curiosità del mercato immobiliare varesino Case in provincia: Il nord raduna il meglio e il peggio dei prezzi E' un prezioso vademecum per chi sta cercando casa, ma anche una simpatica curiosità per chi vuole semplicememte conoscere gli andamenti dei prezzi delle case in provincia. E' il vademecum "Rilevazione dei prezzi degli immobili" in provincia di Varese che la Camera di Commercio ha appena pubblicato, secondo le indicazioni della Commissione rilevazione prezzi degli immobili e realizzato in collaborazione con le associazioni di categoria Anama, Fiaip, Fimaa, al collegio dei geometri provinciale e agli ordini degli architetti e degli ingegneri. Una pubblicazione il cui scopo principale è dare un'idea dell'andamento medio dei prezzi delle case in provincia ad uso degli operatori, per livellarne il prezzo, ma anche dei consumatori per potersi fare un'idea generale di un mercto molto difficile. Le rilevazioni riportate sono suddivise non solo per i 141 comuni della zona, ma anche, nel caso delle tre città più grandi, Varese, Busto e Gallarate, anche in alcuni quartieri o macro aree. E in essa si scopre che, se i massimi prezzi al metro quadro si trovano nelle zone centrali di queste tre grandi città (3300 euro al metro quadro in media per una casa nuova o ristrutturata in centro Varese, 3000 per analoghe case a Busto e Gallarate centro) alcuni piccoli comuni non sono da meno: a sfiorare il record sono Maccagno e Castelveccana, con 2800 euro al metro quadro per case nuove o ristrutturate. Al secondo posto Brezzo di Bedero, con 2500, poi Porto Valtravaglia, con 2400. A questi prezzi solo comerio ? 2400 euro al mq per case nuove ? riesce a "stare dietro" agli alti prezzi dei paesi affacciati sul lago Maggiore. In compenso, pochi metri più in là ? semplicemente abbandonando la costa del lago e salendo un po' più verso i monti, ma sempre rimanendo nella parte nord della provincia ? si possono trovare alcuni dei prezzi più "stracciati" a metro quadro per procurarsi una casa: a patto però di essere  degli esperti bricoleurs, o avere parenti nell'edilizia.  Gli interessantissimi 400 euro al metro quadro di Curiglia con Monteviasco, delizioso anche se un po' scomoduccio paese nell'entroterra del luinese, sono infatti valutati per le case ancora da ristrutturare. Stesso discorso anche per i 500 euro a metro quadro di Brenta, Cuvio, Curiglia o Cassano Valcuvia. Robe da paese di valle nell'entroterra del lago Maggiore: tra i paesi con quei prezzi minimi a metro quadro infatti, che non facciano parte di quelle zone montane ci sono solo Golasecca e Inarzo. "Con la presentazione della rilevazione dei prezzi degli immobili la camera di commercio compie un ulteriore passo in avanti verso quella promozione della trasparenza del mercato che appartiene al proprio ruolo istituzionale" ha commentato il presidente della Camera di Commercio varesina Bruno Amoroso. Una trasparenza che il vademecum, disponibile nella versione tradizionale presso l'ufficio statistica della Camera di Commercio ma anche consultabile direttamente sul sito della Camera di Commercio, esplicita non solo nella pubblicazione dei prezzi medi, ma anche nella sua parte introduttiva: che raduna tutte le principali norme relative alla casa, dalle agevolazioni sull'acquisto della nuova casa ai coefficenti di rivalutazione catastali, dalla novità fiscali relative agli immobili alla tutela dei diritti patrimoniali dei proprietari. Venerdi 16 Novembre 2007 Stefania Radman.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mutui pesanti, meno acquisti (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 17-11-2007)

Per il mattone previsioni buie per uno o due anni. Gli immobiliaristi: risente in ritardo della crisi generale Mutui pesanti, meno acquisti Più penalizzate le famiglie con reddito medio-basso costrette a rimanere in affitto Brusca frenata del mercato immobiliare nell'ultimo trimestre: dopo il rallentamento delle vendite, che si era registrato nell'ultimo anno, si sono fermati anche i prezzi. Una tendenza che mostra per la prima volta, dopo anni, una chiara stabilizzazione dei prezzi che avevano continuato a salire per tutto il primo trimestre di quest'anno nonostante si costruisse e si vendesse molto meno.Una situazione nuova per il mercato del mattone sulla quale - almeno secondo gli esperti della Federazione italiana mediatori e agenti immobiliari che ieri sera hanno presentato l'ultimo Borsino immobiliare della provincia - ha un peso determinante la corsa al rialzo dei mutui. E le rate bancarie più care stanno penalizzando in modo particolare le famiglie della fascia medio-bassa. Nel giro degli ultimi tre anni un mutuo per vent'anni pari a centomila euro ha visto lievitare la rata mensile da 530 a 680 euro. Centocinquanta euro in più che per la maggioranza delle famiglie della "classe media" (che puntano su immobili che hanno un costo tra 150 e i 180 mila euro) costituiscono una mazzata. In un contesto di questo tipo il canone di affitto torna a essere competitivo. Se il costo del mutuo aumenta fino a superare di molto quello del canone è chiaro che diventa più conveniente continuare a pagare l'affitto piuttosto che acquistare casa. A meno che non si scelga di stipulare ugualmente il mutuo, ma per trenta o quarant'anni. Il costo del denaro sta quindi mettendo in ginocchio il mercato delle case. Solo tre anni fa l'euribor era circa del 2,4\%, a questo si aggiungeva uno spread degli istituti di credito dell'1,2-1,3\%. Oggi i valori sono, di fatto, raddoppiati.Ma il dato che più preoccupa il settore è proprio quello legato ai prezzi. Per la prima volta, dopo anni, i costi di case e appartamenti hanno subito un rallentamento fino a fermarsi. "Il fenomeno - ha spiegato Bruno Paludet, presidente della Federazione degli immobiliaristi dell'Ascom - si è notato chiaramente negli ultimi tre mesi. Non siamo, ovviamente, al crollo. La bolla immobiliare non è scoppiata. Anche se è evidente che il settore sta attraversando un momento difficile, causato anche dall'andamento generale dell'economia. Se a questo si aggiunge che il potere d'acquisto è diminuito e il costo del denaro è aumentato, il quadro è completo". Ma, in questa situazione, quali saranno le prospettive del comparto? "Il mercato - è la previsione dell'immobiliarista - si stabilizzerà, magari per uno o due anni. Ci potrebbe essere un consolidamento della situazione, dopodiché il mercato tornerà a salire". Ricette precise non ce ne sono. "Ma - aggiunge Paludet - già da tempo i vari operatori stanno affilando le armi: noi abbiamo aumentato la qualità dei nostri servizi, le banche stanno abbattendo gli spread e i costruttori puntano sempre più sull'abitare ecologico e rispettoso dell'ambiente".Intanto, però, c'è da attendersi probabilmente una ulteriore frenta dei prezzi. Peggioramento atteso anche sul fronte delle vendite dove già si è registrato un calo del 7\% se si raffronta il primo trimestre di quest'anno allo stesso periodo del 2006. Incorciando alcuni dati anche con quelli forniti dall'Agenzia del territorio emerge però una situazione altalenante: in alcuni centri della provinciale le vendite di case sono raddoppiate, mentre in altri si sono dimezzate. A Brugnera si è registrato un aumento del 109\%, ad Aviano del 55 e a San Vito del 42\%. Netto calo, invece, a Spilimbergo (-41\%), Fontanafredda (-46), Maniago (-67\%). "Un dato - spiegano gli immobiliaristi - che dipende forse dalla dimensione ridotta dei centri di provincia e quindi il tasso è modificabile anche solo da qualche nuova borgata in più o in meno".Davide Lisetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Business Cornigliano (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Secolo XIX, Il" del 19-11-2007)

Il dopo altoforno scatena gli appetiti delle immobiliari. Case da 7 mila euro a metro LE MANI su Cornigliano, adesso che l'acciaieria non scotta più. Case che si affacciavano sull'altoforno destinate all'estinzione, rilanciate dalla ristrutturazione, ville bombardate dalla guerra prima dall'abbandono poi, straniere in terra industriale, oggi pronte per diventare appartamenti di lusso. E ancora verde recuperato, progetti urbani cui lavorano i ricercatori di ingegneria e di architettura, mentre il mare appare all'orizzonte come un figliol prodigo che ritorna. Il futuro di Cornigliano è dietro l'angolo ma gli investitori si sono già presentati da un po'. "E lo credo - dice con arguzia Federico Valerio, direttore del Dipartimeno di Chimica dell'Ist di Genova che monitora Cornigliano dal 1994 - mi sembrerebbe strano l'opposto". Perché la qualità dell'aria è notevolmente migliorata, perché Cornigliano non è più quell'isola infelice di idrocarburi policiclici aromatici (leggi cancerogeni) al vertice delle classifiche dell'inquinamento urbano con il doppio dei tumori. E la biancheria nera di polveri è ricordo lontano di donne in corteo. Molta acqua è passata, e ha spento anche il mostro. La cockeria e l'altoforno. I dati dicono che i benzeni non dovrebbero superare l'1 nanogrammo per metro cubo. Erano, a Cornigliano tre volte superiori, oggi siamo allo 0,2-0,3. Una presenza più che sopportabile. I bambini di Cornigliano non hanno più problemi asmatici da record e "i ricoveri di minori e anziani per affezioni respiratorie si sono quasi azzerati in poco tempo" dice il professor Valerio. Che aggiunge: "Oggi è la popolazione di Multedo ed i suoi bambini a meritare un monitoraggio particolare e l'Istituto Tumori vi sta rilevando anomalie legate all'attività del petrolchimico". Ma tornando in via Cornigliano. Strada canyon va bene e c'è sempre troppo traffico, come rileva il costante consumo di benzina e gasolio anche qui come nel resto della città. Ma l'apertura della via a mare e del collegamento con la Valpolcevera è questione di mesi. Stefano Bernini presidente di circoscrizione: "Il sindaco Vincenzi ha chiesto se possibile una modifica al progetto che richiederebbe lo spostamento dei binari della ferrovia. Temo impraticabile. Quindi il vecchio progetto partirà a mesi, così come la sponda destra del Polcevera sarà finalmente aperta nel 2008 a completare il collegamento". E se il traffico verrà diluito grazie alla nuova viabilità, i prezzi delle case se ne avvantaggeranno ulteriormente. Riflettori puntati su via San Giovanni d'Acri e dintorni dove i palazzi primi Novecento sono i nuovi oggetti del desiderio, con un sensibile aumento dei prezzi, ma anche via Verona e viale Travano, sono in procinto di essere valorizzati, osserva Bernini. Il quale alza gli occhi verso Villa Carbone, antica bellezza per decenni offuscata dall'altoforno, che oggi una società immobiliare milanese sta ristrutturando per trasformarla in appartamenti. Se già Coronata, (ricercata soprattutto da chi vuole ritrovare l'aria e il verde di quando era bambino, quindi quartierino da amatori) supera i 3.000 euro al metro quadro, per villa Carbone si parla di 7.000 euro al metro quadro. La chiamano la "bolla" di Cornigliano i fratelli Scibetta titolari dell'agenzia immobiliare Massena nell'omonima piazza di Cornigliano. "Era il quartiere dalle case meno costose, poi pochi anni fa l'assalto ai mutui da parte degli stranieri, una domanda che superava di gran lunga l'offerta ha proiettato i prezzi alle stelle. E se le zone popolari di Cornigliano hanno raggiunto i 1.200 euro al metro quadrato (dai 7-800 di qualche anno fa), se le case che oggi costano 100 mila euro nel 2002 costavano 40mila, con i prezzi più che raddoppiati, di conseguenza Coronata e le zone meno popolari sono state trainate sempre più verso l'alto". Sempre di quartiere popolare si tratta, sottolineano gli Scibetta, dove le buste paga mediamente si aggirano attorno ai 1.200 euro mensili. Pur tuttavia anche nel quartiere (ex) operaio qualcuno si deve essere già prenotato per i nuovi lussi. Intanto in questi giorni si aggirano in centro laureandi e neo laureati coordinati dal professor Musso della facoltà di architettura perché anche Villa Serra cambia vita. Dimora di nobile casata dalla fine del Settecento, oggi sede malconcia di vigili urbani e servizi civici. E con cinque famiglie in affitto che avrebbero già ricevuto l'invito ad andarsene. Gli uffici sgomberano a partire dal 2008, quindi la facoltà di Architettura sta ultimando un progetto di fattibilità riguardo il restauro, che sarà sostenuto dalla Società per Cornigliano in cambio di un comodato gratuito. Il Comune ha già deliberato in merito. La destinazione d'uso? Non ancora decisa, per le strade non si escludono abitazioni private splendide, il presidente di circoscrizione assicura un "polo di attrazione dentro la zona filtro, epicentro della rinascita del quartiere". Infine anche la valletta del rio San Pietro è oggetto di studi da parte di Ingegneria. E attorno verde, giardini Melis e rispettivi giochi per i bimbi rimessi in ordine entro breve. Peccato che nel parco di villa Carbone, secondo i bene informati, avrebbero raso al suolo parte di un antico vigneto sostenuto dai pilastri in pietra. E' il prezzo del recupero. Donata Bonometti 19/11/2007 Era il quartiere con gli alloggi meno cari: l'assalto degli stranieri e la miglior qualità ambientale hanno raddoppiato i prezzi 19/11/2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stiglitz: Recessione in Usa con gli errori di Greenspan (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 19-11-2007)

Mercati Stiglitz: Recessione in Usa con gli errori di Greenspan Gli Usa rischiano di precipitare in una recessione a causa della crisi subprime e del pasticcio lasciato dall'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan. Ad affermarlo è Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'Economia. "Sono molto pessimista", ha affermato Stiglitz a Bloomberg News. "Greenspan ha davvero fatto un pasticcio. Ha immesso troppa liquidità al momento sbagliato. Ha sostenuto il taglio delle tasse del 2001, che è stato l'inizio di tutti questi problemi. Ha incoraggiato la gente ad accendere mutui a tasso variabile", ha aggiunto. Secondo Stiglitz, ci sono il 50 per cento delle probabilità di una recessione negli Usa e la crescita economica certamente frenerà a meno della metà di quel 3 per cento che rappresenta il suo potenziale. L'impennata mondiale del costo del credito, causata dal crollo del mercato dei mutui statunitensi ad alto rischio, strozza a sua volta l'accesso ai finanziamenti da parte dei consumatori americani. Greenspan, che ha guidato per 18 anni la Banca centrale Usa prima di abbandonarla volontariamente nel gennaio 2006, ha pilotato l'economia statunitense attraverso una serie di crisi, riducendo il costo del denaro per aiutare il paese a riprendersi dalle recessioni del 1987 e del 2001. Dopo la frenata del 2001, la Fed ha tagliato il suo tasso di riferimento al livello più basso in 40 anni, portandolo all'un per cento. Tale decisione, assieme a un approccio non interventista in termini di regolamentazione, hanno reso Greenspan il bersaglio di critiche in una fase in cui la bolla immobiliare Usa e la crisi dei mutui ipotecari minacciano di far deragliare l'economia Usa. Greenspan, 81 anni, ha dichiarato il 7 novembre scorso che le probabilità di una recessione negli Usa sono inferiori al 50 per cento, pur indicando che la crisi immobiliare negli Usa non ha ancora toccato il fondo. Secondo Stiglitz, i consumatori statunitensi si sono indebitati per 950 miliardi di dollari l'anno scorso, usando come collaterale le loro abitazioni. "Il gioco è finito", ha detto Stiglitz. "Via via che i prezzi delle abitazioni calano, la gente non potrà più prendere denaro in prestito. Ci troviamo di fronte a una grossa frenata. L'impatto si trasformerà in una grossissima frenata, forse in una recessione." 17-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Visualizza immagine (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del 20-11-2007)

AZIEN-A TERRITORIALE PER L'E-ILIZIA RESI-ENZIALE -ELLA PROVINCIA -I ROVIGO Piazza della Repubblica,2-45100 ROVIGO AVVISO -I ASTA PUBBLICA IMMOBILIARE Si rende noto che questa Azienda procedera' alla vendita mediante asta pubblica, con il metodo congiunto delle offerte segrete e della licitazione tra coloro che nei termini risul- teranno offerenti, mediante gara sulla base della offerta piu' alta e con la offerta minima in aumento indicata nel sottoesteso prospetto, con applicazione del combinato disposto degli artt. 73, lett. c), 73, lett. a), e 77 del R.D. 23-5-1924 no 827, con le modalita' di cui al presente avviso , dei seguenti immobili al prezzo a fianco di ognuno indicato: L'asta si terra' il giorno 11 dicembre 2007 alle ore 15,00 e la presentazione delle offerte dovra' essere effettuata entro le ore 12,00 del giorno 10 dicembre 2007.Gli immobili sopra elencati risultano liberi e vengono ceduti nello stato e grado in cui si trovano, con ogni annesso e pertinenza, diritto o ragione, vincoli urbanistici e paesaggistici, servitu' attive o passive, anche non apparenti e discontinue, con garanzia di piena liberta' da ipoteche, al prezzo offerto,al netto degli oneri fiscali.Si informano gli interessati che il Bando integrale e' disponibile presso la portineria dell'ATER di ROVIGO e nel sito internet www.ater.rovigo.it. Per le visite di sopralluogo agli immobili gli interessati, previo appuntamento, potranno rivolgersi all' Ufficio Patrimonio Aziendale, Piazza della Repubblica 2 -ROVIGO- telefono 0425/204924-204964-204946.Il -irettore - Ing. Rodolfo Fasiol - - -->.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stretta sui mutui giù il prezzo delle case (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 20-11-2007)

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: ECONOMIA - data: 2007-11-20 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Stretta sui mutui giù il prezzo delle case Inversione di tendenza dopo un decennio Abitazioni meno care a Bari, Brindisi e Lecce Il mercato dei prestiti per l'acquisto delle abitazioni si è contratto del 3% nel secondo trimestre del 2007 BARI - Pur con le dovute distinzioni, per la prima volta nell'arco di quasi un decennio le quotazioni immobiliari in Puglia fanno segnare una prevalente tendenza negativa: diminuiscono, infatti, i prezzi medi a Bari, Brindisi e Lecce; aumentano a Foggia e Taranto. Al ribasso anche le performance dell'erogazione del credito: il mercato dei prestiti per l'acquisto delle abitazioni, nel secondo trimestre del 2007, si è contratto del 3%. A scattare la fotografia di settore è l'ufficio studi di Tecnocasa che ieri ha presentato i dati riferiti al primo semestre. "Si tratta di un momento di riflessione - ha affermato Massimo Lemma, team manager di Tecnocasa Puglia - che consentirà agli operatori di focalizzare l'attenzione sulle fasce di prodotto più richieste e ai clienti di effettuare una migliore selezione degli immobili". In effetti, è proprio la qualità al centro del calo generalizzato. "Sono diminuite - ha proseguito Lemma - quelle operazioni che interessano abitazioni collocate in aree senza servizi. Chi acquista vuole una casa ben posizionata. In definitiva si può dire che il mercato è tornato a soddisfare le richieste dei clienti: la fase della cosiddetta "speculazione" è terminata". E per il futuro? "Nei prossimi mesi - ha concluso Lemma - saranno gli acquirenti a poter esercitare un maggiore peso negoziale: il numero di compravendite è diminuito di ben il 5 per cento". Bari, Brindisi e Lecce Le quotazioni di Bari sono diminuite dello 0,4% nel primo semestre dell'anno. A testimoniare la tendenza che premia la qualità è la sostanziale tenuta dei prezzi nei quartieri centrali come il Borgo Antico e il Murat. In diminuzione, invece, le quotazioni del Policlinico-San Pasquale che ha fatto segnare un ribasso dell'1,2%. La riduzione ha interessato la zona di Carrassi-Poggiofranco e Redentore-Stanic. Salgono le performance per l'area Aeroporto le cui quotazioni sono cresciute del 3,5%. A Brindisi, invece, la flessione è dell'1,9% (la più sostenuta della Puglia). Nel Centro storico si continua a comprare per uso diretto e soprattutto per investimento. Sono ricercati i bilocali che poi vengono affittati a lavoratori fuori sede. Acquistate le abitazioni dei quartieri Casale, Sciaia, Commenda (uno dei più serviti della città). A Lecce il mercato frena dell'1,8% influenzato dalla cattiva performance delle case del quartiere Rudiae, dove si concentrano alcune facoltà universitarie. Le abitazioni si pagano 1.100 euro al metro quadrato. Vanno meglio le quotazioni nel Centro storico e nel quartiere San Lazzaro. Foggia e Taranto Nei primi sei mesi dell'anno le quotazioni delle abitazioni a Foggia sono cresciute del 2,1%. Salgono i prezzi nella zona di via Matteotti, tra le più richieste per la sua posizione centrale e per i prezzi ancora accessibili. Gli immobili presenti sono oggetto d'acquisto per le giovani coppie. Nel rione Martucci l'incremento delle quotazioni si giustifica con il miglioramento dell'urbanizzazione, ma in generale la corsa è alle case dei quartieri centrali. Boom dei prezzi a Taranto dove la crescita si è attestata al 4,6%. La zona Borgo è tra le più richieste: l'offerta non riesce a soddisfare la domanda esistente. Molti gli immobili da cui si gode la vista mare: tra le tipologie più ambite quelle con terrazzo posizionate sul lungomare Vittorio Emanuele II e in via Pitagora, nonché quelle che affacciano sul canale navigabile o con vista sul castello aragonese. I mutui Il mercato del credito ipotecario in Puglia è in diminuzione del 3% rispetto all'ultimo trimestre 2006. L'andamento delle erogazioni risulta in calo nelle province di Bari (3%), Brindisi (14%) e Taranto (10%). Cresce, invece a Foggia (2%) e Lecce (6%). In Italia l'importo medio erogato è pari a 124mila euro, in Puglia è pari a 110mila euro. Vito Fatiguso Sguardo ai tassi Il rialzo dei tassi d'interessi negli ultimi due anni ha fatto lievitare sensibilmente la rata dei mutui a indicizzazione variabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Crescita mondiale, Deutsche vede una chance su tre recessione (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Websim" del 20-11-2007)

NOTIZIE FLASH 20 Novembre 07 ora 12:47 Crescita mondiale, Deutsche vede una chance su tre recessione LONDRA, 20 novembre (Reuters) - Le probabilità di una "recessione della crescita" - globale situazione in cui l'economia mondiale rallenta a minimi storici al di sotto di due per cento - sono per l'anno prossimo circa una su tre. E' il parere dell'ufficio studi Deutsche Bank, basato su un modello previsivo costruito su indicatori finanziari come rendimento delle obbligazioni, valute, azionario. prezzi del mercato immobiliare e tassi a breve termine. Esisterebbe secondo gli analisti una chance di circa 33% di "grave recessione della crescita", come avvenuto nei primi anni '70 e '80. In una nota alla clientala datata ieri l'ufficio studi scrive invece che sono di poco inferiori a 50% le probabilità di una 'mini recessione' simile a quella dei primi anni '90 e dell'inizio della decade attuale. "Lo scoppio della bolla immobiliare e creditizia quest'anno e la successiva crisi dei settori finanziario e bancario ha aumentato il livello di incertezza sulle prospettive economiche a livelli eccezionalmente elevati" dice lo studio Deutsche. A causa di fenomeni come la rapida espansione demografica, sostiene l'ufficio studi, la crescita mondiale registrata è stata raramente - se non mai - negativa sin dai tempi della seconda guerra mondiale. Gli analisti sono però del parere che un rallentamento della crescita mondiale a ritmi inferiori al 2% rispetto a quelli attuali intorno al 5% avrebbe per la maggioranza dei paesi l'effetto di una recessione - quello che tecnicamente per le economie sviluppate si intende con due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo. Pur mantenendo una stima di "cauto ottimismo" per un rallentamento della crescita globale 2008 a 4,6% dal 5,1% di quest'anno, la prima banca tedesca osserva che i rischi di una frenata più significativa sono notevoli. Quanto alle prospettive per gli Stati Uniti, il modello previsivo Deustche indica per i prossimi dodici mesi una chance di poco inferiore a 50% di moderata recessione e una probabilità di circa uno a quattro di grave recessione. ((Redazione Milano, Reuters messaging: alessia.pe.reuters.com@reuters.net, +39 02 66129854, milan.newsroom@news.reuters.com)).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Gdf attacca l'evasione sugli acquisti di immobili (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2007)

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2007-11-21 - pag: 35 autore: Accertamento. Focus sulle compravendite 2004 La Gdf attacca l'evasione sugli acquisti di immobili Antonio Criscione ROMA L'informatica mette a nudo gli immobili. Almeno nel prezzo. La Guardia di Finanza fa il punto su un programma di indagini avviato sulle compravendite del 2004 e,nonostante la sperimentalità dell'operazione, scopre un rilevante pacchetto di evasioni. Il programma di verifiche,denominato dalla Gdf "Domus", in quattro mesi ha portato a casa – su un "campione" di sole 17 verifiche – 25 milioni di euro di imponibile non dichiarato ai fini delle imposte dirette, una base imponibile non dichiarata ai fini Irap di 20 milioni e una maggiore Iva dovuta per 1,3 milioni. E visto che il programma viene ritenuto promettente dalla Gdf, si progettano a breve nuove "incursioni", con interventi su scala molto più ampia. Alla regia dell'operazione, il Nucleo speciale Entrate della Guardia di Finanza, coordinato dal colonnello Flavio Aiello. In pratica un gruppo di 50 persone che studia gli incroci dei dati a disposizione del Fisco per scovare le forme di evasione in corso. Spiega Aiello: "Con i mezzi messi a disposizione degli investigatori, grazie alle banche dati, è possibile estrarre molti dati indicativi, prima di fare verifiche sul territorio". A mettere in allarme il Fisco, sottolinea Aiello, "in molti casi è l'estremo disallineamento tra i valori dichiarati e quelli verosimilmente praticati nel periodo di massima espansione della bolla immobiliare. Si tratta di una situazione in cui tipicamente gli acquirenti risparmiavano l'Iva e i venditori occultavano l'imponibile".La metodologia seguita consiste nel prendere in esame"le transazioni immobiliari che, con particolare frequenza, si riferivano a uno stesso venditore, in quanto soggetto dotato di partita Iva". Individuati questi soggetti e incrociando valori dell'Osservatorio del mercato immobiliare (Omi) dell'agenzia del Territorio, dati dichiarati negli atti di compravendita e importi dei mutui richiesti, il lavoro è stato facile. Le liste dei soggetti più a rischio sono state inviate alla Gdf sul territorio e nel giro di quattro mesi dall'avvio del programma di indagine alla chiusura delle pratiche, comprese indagini finanziarie, contraddittorio con i contribuenti e verifiche in loco,l'operazione si è chiusa. E siccome con l'evasione un'irregolarità tira l'altra, a parte i dati sull'evasione, sono venuti fuori anche 11 casi di lavoratori irregolari, con 54mila euro di retribuzioni in nero, 11mila di ritenute non versate e 21 mila di contributi previdenziali evasi. Visto poi che le contestazioni coinvol-gevano tutte importi elevati, il risultato è stato che, puntualmente, tutti gli imprenditori verificati, sono stati denunciati all'autorità giudiziaria. Ora diverse centinaia altri contribuenti rischiano la stessa sorte. Ma non è tutto."Sul campo immobiliare – spiega Aiello –abbiamo una altri operazioni in corso. Si va dalle detrazioni del 36% per le ristrutturazioni edilizie agli affitti in nero, soprattutto per gli studenti. In quest'ultimo caso è più difficile rompere la solidarietà con i proprietari. Ma ci stiamo anche attrezzando per recuperare dati ulteriori per avviare le indagini ". IL RENDICONTO Grazie a controlli incrociati delle banche dati, su 17 verifiche scoperti 25 milioni di imponibile non dichiarato ai fini delle imposte dirette.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scoppia in borsa la bolla del mattone (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Milano Finanza (MF)" del 22-11-2007)

MF Scoppia in borsa la bolla del mattone Perdite record per i titoli immobiliari, alcuni dei quali sono tornati fino ai valori del 2004. Pirelli Real Estate è tornata al di sotto dei valori di quotazione e Risanamento ha bruciato il rally dell'ultimo anno. Colpa della crisi finanziaria che spinge verso le società a minor rischio Bollettino di guerra in borsa per i titoli del mattone. Perdite relativamente più limitate per Beni Stabili (-0,74%) e Aedes (-2,09%), ma vero e proprio tonfo per Risanamento (-8,3%), Pirelli Re (-7,25%) e Igd (-6,65%). Una débcle che trova riscontro anche in molti altri titoli di Piazza Affari, ma che anche così non può non tratteggiare un quadro davvero fosco per il settore immobiliare. Insomma lo scoppio della famosa bolla speculativa ha colpito non tanto i prezzi delle case ma quelli delle società quotate. Non a caso i grafici mostrano valutazioni tornati ai valori di un anno fa e in alcuni casi occorre andare ancora più indietro. Molti comunque secondo gli operatori gli elementi che hanno guidato l'ondata di vendite sul comparto e che ha portato in molti casi a quotazioni a sconto rispetto al Nav. Innanzitutto il sell generalizzato su tutti i titoli a bassa capitalizzazione ovvero extra S&PMib, sempre penalizzati nelle fasi di nervosismo del mercato che guarda più alla liquidità che ai fondamentali di un titolo. E poi la crisi di liquidità del sistema che fa preferire business più tradizionali e lineari penalizzando qualsiasi forma di rischio. Risultato: Pirelli Re in sei mesi ha dimezzato il suo valore in borsa precipitando dai 60 euro circa di maggio ai 25,73 di ieri (sotto il prezzo di quotazione), mentre Risanamento dopo i fasti sopra quota 8 è atterrata ieri a 3,95 euro. Sulla società di Carlo Puri Negri, che pure dovrebbe beneficiare dei rumor circa un possibile passaggio di mano, pesa una tipologia di business molto diversificata (servizi, non performing loan, gestione), che rende meno visibili i risultati futuri. Inoltre ciascun settore necessita di finanziamenti pro acquisizioni di portafogli per essere implementato, a fronte di garanzie fornite da asset di proprietà che non pesano per più del 40-50% sul totale.Diverso il discorso per Risanamento che in realtà, grazie alla concessione di una linea di finanziamento per 750 milioni di euro, di cui solo 200 sfruttati, ha già in tasca i mezzi per portare avanti i progetti in corso come Santa Giulia a Milano e non soffre quindi per la crisi di liquidità del sistema. Al contrario in questo caso il mercato sconta al massimo il rischio insito nell'attività di sviluppo della società, un rischio che non sta tanto nel livello di indebitamento (elevato nel caso di Risanamento ma inevitabile per tutti i developer) quanto nell'incertezza circa l'esito finale che, in tempi di crisi del mercato immobiliare e di quello dei mutui, si estingue solo con la vendita finale di quanto realizzato. (riproduzione riservata) MF  - Mercati Globali Numero 232, pag. 12 del 22/11/2007 Autore: Teresa Campo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riflussi soluzioni inevitabili per la crisi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Riformista, Il" del 23-11-2007)

Riflussi soluzioni inevitabili per la crisi Uno spettro si aggira per Londra: lo Stato Il caso Northern Rock si sarebbe potuto arginare Londra. A dirlo, ora, non sono più i pessimisti di professione né i troppo cauti. La crisi dei mutui è una crisi strutturale, di lungo periodo e con un rischio enorme di recessione che partendo dagli Usa finirà per colpire prima la Gran Bretagna e poi tutta l'Europa. A certificarlo è Goldman Sachs attraverso il suo capo economista negli Stati Uniti, Jan Hatzius, per il quale "la crisi dei mutui pone di fronte a noi un enorme rischio macroeconomico che si stenta a riconoscere come tale. È invece molto facile, di immediata valutazione, il fatto che questa crisi porterà con sé se non una vera e propria recessione, sicuramente un rallentamento spaventoso della crescita. Si tratta di uno shock globale che dagli Stati Uniti certamente si diffonderà in Gran Bretagna e anche in Europa. Il Global Leading Indicator è continuato a scendere anche nel mese di novembre e questo parla chiaramente il linguaggio di una crisi di lungo periodo". Di identico parere anche Sir John Gieve, responsabile per la stabilità finanziaria della Bank of England, secondo cui "entro la fine dell'anno dobbiamo prepararci a un ulteriore crisi, più forte di quelle che abbiamo attraversato finora. Il peggio deve ancora arrivare, le cattive notizie non tarderanno a farsi sentire. Fino ad oggi abbiamo visto solo la punta dell'iceberg, ora la mancanza di liquidità sui mercati si farà sentire davvero". E per fronteggiare il rischio Bank Of England ha già annunciato un ritocco del tasso di interesse per il mese di dicembre, misura che fino a quindici giorni fa veniva negata con sdegno. Per Jamie Dannhauser, capo analista della Lombard Street Research di Londra, "la possibilità di una grave crisi del credito è reale e visti i dati offertici dal mercato in ottobre posso dire che ormai è alle porte". La cartina di tornasole di questa previsione, almeno in Gran Bretagna, ha un nome: Paragon, il secondo istituto del paese, dopo Northern Rock, per erogazione di mutui buy-to-let. Martedì mattina, con la Borsa di Londra che tratteneva il fiato in attesa di capire se il Black Monday avrebbe lasciato ulteriori strascichi ribassisti, il management della banca ha reso noto che se entro febbraio non verranno trovati fondi necessari saranno bloccate tutte le operatività a partire da aprile: insomma, la stretta del credito sta per fare un'altra vittima eccellente oltre a far esplodere la bolla immobiliare delle insolvenze, con i prezzi delle case nel Regno Unito in continuo calo. I dirigenti parlano a chiare lettere del possibile ricorso a breve al "rights issue", ovvero alla richiesta di denaro fresco presso gli azionisti in un disperato tentativo di ricapitalizzazione per 280 milioni di sterline necessario in caso a febbraio l'istituto non sappia far fronte all'esposizione con le banche. Tornando a Northern Rock, i due fondi di private equity che fino a pochi giorni fa sembravano interessati all'acquisto di Northern Rock, Cerberus e JC Flowers, hanno fatto trapelare la loro intenzione di rivedere i piani di acquisizione. Il primo ha dichiarato al Times che le continue turbolenze del mercato hanno fatto rivalutare l'intera situazione mentre il secondo ha dichiarato che avrebbe pagato solo un "ammontare nominale" per la banca e rifuso immediatamente i 15 miliardi di sterline alla Bank of England: per gli azionisti, quindi, poco più delle briciole. Che fare, quindi? Non ha dubbi l'analista economico del Guardian , Will Hutton: la Gran Bretagna, la patria del libero mercato, sarà costretta a rivedere il proprio ostracismo contro l'intervento pubblico in economia pena un rischio default spaventoso. Non che fino ad oggi la Bank of England sia stata con le mani in mano e il portafogli ben chiuso. Per tentare di salvare la Northern Rock, la "Old Lady" di Threadneedle Street ha fornito da agosto fino ad oggi 40 miliardi di sterline all'istituto di Newcastle. Ma non basta ancora. Entro Natale, la somma salirà a 50 miliardi: il 5 per cento del prodotto interno lordo britannico. "La Banca d'Inghilterra avrebbe dovuto assorbire nella sua proprietà la Northern Rock. Con ciò, i depositanti e le istituzioni finanziarie della City sarebbero stati rassicurati rapidamente e, passata la crisi, la Banca Centrale avrebbe potuto rivendere la Northern al settore privato", attacca Hutton. Il problema ora è tutto politico. Comprare Northern Rock costerebbe relativamente poco allo Stato, 400 milioni di sterline e garantirebbe al governo di nominare il consiglio di amministrazione e chiudere la stagione di turbolenze e sfiducia avviata dalla crisi dell'istituto di Newcastle. Il problema è valutare bene la situazione dei libri contabili dove giacciono 110 miliardi di sterline di mutui e soprattutto scegliere se rompere con il passato e tornare - anche se a tempo determinato e in una situazione d'emergenza - alle nazionalizzazione di un settore chiave. "La nazionalizzazione sarebbe un disastro politico", fanno sapere dalla City e inoltre vendere Northern Rock vorrebbe dire, per attrarre investitori, essere pronti a parcellizzarla o a chiudere determinati servizi: ovvero, potenziali perdite di posti di lavoro soprattutto nell'area Nord-Est del paese. La più delicata e quella maggiormente tentata dalla spallata al Labour in favore dei Tories. E qualcuno comincia a malignare sul fatto che quando lo scorso luglio ha dato il via libera alla successione, Tony Blair sapesse che il regno di Gordon I sarebbe crollato miseramente sotto i colpi di una crisi annunciata: il colmo per l'ex oscuro ragioniere di Sua Maestà. 23/11/2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Rosso e il Nero - Febbri Pestilenziali - La macchia scura si allarga (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Trend-online" del 23-11-2007)

PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di Alessandro Fugnoli , 23.11.2007 11:26 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! In principio, dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto. Proibito anche di pronunciare il vocabolo. Poi febbri pestilenziali. L'idea si ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso, non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente peste senza dubbio e senza contrasto. Non è necessario, continua il Manzoni, d'esser molto versato nella storia delle idee e delle parole, per vedere che molte hanno fatto un simil corso. E viene qui in mente quel tale economista, peraltro molto bravo, che l'altro giorno sulla Cnbc parlava di growthession, crescessione, se Manzoni ci passa la traduzione. Può sembrare un mero espediente verbale, una contorsione retorica a sfondo negazionista, ma la recessione di crescita, al contrario delle febbri pestilenziali, esiste in natura ed ha da qualche anno piena dignità accademica. E' una fase in cui alcuni fattori ristagnano o flettono (ad esempio l'occupazione o gli investimenti) ma il Pil nel suo complesso continua a crescere. La peste bubbonica, negli Stati Uniti, è endemica in certe aree dell'Ovest, in particolare in Arizona e New Mexico. Si cura con gli antibiotici. La peste recessiva, dal canto suo, sta attaccando da due mesi California, Nevada, Florida, ovvero gli stati della bolla immobiliare, ma sta allargandosi ad altre zone, come l'Ohio, in cui i prezzi delle case non scendono per la semplice ragione che non sono mai saliti. Un quarto degli Stati Uniti è in recessione. Recessione, non recessione di crescita. Peste, non febbre pestilenziale. Pur con questa macchia scura, tuttavia, gli Stati Uniti non entreranno in recessione in questo quarto trimestre, ma si manterranno tra lo zero e l'uno e, se va bene, anche qualcosa di più. Anche negli stati della macchia scura, inoltre, molti segue pagina >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monolocali a 100mila euro, mercato dopato dal boom (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Nuova Sardegna, La" del 24-11-2007)

Altre Monolocali a 100mila euro, mercato dopato dal boom OLBIA. Cara dolce casa. Un mercato rampante che non conosce incertezze, fatto a metà da speculatori del blocchetto che investono i loro soldi in immobili da affittare, e dolci coppiette che cercano un nido tutto loro. Un mondo che ha smaterializzato le regole, quasi inutile parlare di costi al metro quadro. Si va dai 2700 euro al metro quadro a Sa Minda Noa, ai 2 mila della popolare zona Bandinu. "I prezzi sono stabili - spiega Carlo Spano della Gabetti -. Tra poco l'offerta crescerà grazie al completamento di nuovi complessi, ma sono certo che non ci sarà un calo". Menu alla mano per un micro monolocale ci vogliono 100 mila euro, per un bivano da 45 metri quadri si sale a 120 mila. "Ma i più richiesti sono i trilocali - continua Spano -. Più o meno 140 mila euro per 60 metri quadri". Edilizia bonsai che sembra accontentare le esigenze abitative di molte famiglie. Quasi un inno all'intimità. Tra le zone più ricercate Sa Minda Noa, viale Aldo Moro, via Veronese, Olbia Mare. Una new entry è l'area intorno al nuovo ospedale. "Abbiamo molte richieste - dice il venditore -. La maggior parte dei clienti sono coppie, non solo sardi, e non tutti residenti. C'è anche chi acquista per fare un investimento a lungo termine". Il centro storico fa mercato a sé. Molto richiesti i grandi immobili su cui investire grosse cifre. "C'è anche la domanda che arriva dai professionisti. Cercano un immobile nel cuore della città per farci il loro studio. è un mercato interessante la riqualificazione del centro storico lo rende ancora più appetibile". Olbia cresce a tassi record e guadagna mille abitanti all'anno. Una calamita anche per chi costruisce ville e palazzi. Quasi nulla resta invenduto, ma molte abitazioni per la maggior parte dell'anno non vengono affittate. Accanto ai residenti c'è il mercato parallelo dei turisti che in estate pagano cifre folli per un monolocale in città. La crisi dei mutui non sembra aver placato la sete di case. Non si parla di bolla immobiliare, il sistema sembra ancora reggere, e accanto alle banche anche molte agenzie immobiliari mettono ora a disposizione dei clienti società pronte a concedere mutui a tassi super agevolati. (l.r.).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

T acchino (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 24-11-2007)

Plus sezione: ATTUALITA data: 2007-11-24 - pag: 6 autore: RADIOBORSA di Giovanni Pedone Ai mercati non basta un giorno di festa T acchino provvidenziale. La chiusura per il Thanksgiving Day ha agito come quel salvavita dell'interruzione per eccesso di ribasso che scatta quando il mercato supera i livelli di panic selling: spezzando l'onda emotiva delle vendite ha tagliato il fronte ribassista al cuore, cioè all'altezza dei volumi. Senza scambi i colpi dell'Orso vanno a vuoto. La diga non durerà molto ma serve a distribuire la violenza della crisi nel tempo, cioè nel 2008, evitando di soffocare sul nascere il consumer spending natalizio. Ma le tossine della spensierata finanza strutturata – tutta ormoni e derivati – si potranno diluire fino a un certo punto perchè la crisi stessa dei mutui è il risultato, riuscito, di un'analoga spalmatura della bolla immobiliare sul terreno sbricioloso della finanza, dove le crepe però si ampliano se sottovalutate. è il caso della Northern Rock, la prima banca con la fila dei correntisti fuori in scene anni '30, il cui crack snobbato – o mal gestito – rischia di travolgere la credibilità della Banca d'Inghilterra ma anche del premier, già in sfortuna con le perdite dell'anagrafe fiscale. Il mercato attende la prima lezione di riscatto, Mr. Brown.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BORSA: GUADAGNARE POCO E' MEGLIO CHE PERDERE MOLTO (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 26-11-2007)

Di *Alessandro Fugnoli Non è la foto di oggi a preoccupare, è semmai il film del 2008. I prezzi delle case continueranno a scendere di un altro 10-15%. I default sui mutui aumenteranno e il loro valore scenderà ancora. Le banche centrali abbasseranno i tassi. -->*Questo documento e' stato preparato da Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank ed e' rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell'art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita' alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita' di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI. _______________________________________ (WSI) - La recessione di crescita e' una fase in cui alcuni fattori ristagnano o flettono (ad esempio l'occupazione o gli investimenti) ma il Pil nel suo complesso continua a crescere. La peste bubbonica, negli Stati Uniti, è endemica in certe aree dell'Ovest, in particolare in Arizona e New Mexico. Si cura con gli antibiotici. La peste recessiva, dal canto suo, sta attaccando da due mesi California, Nevada, Florida, ovvero gli stati della bolla immobiliare, ma sta allargandosi ad altre zone, come l'Ohio, in cui i prezzi delle case non scendono per la semplice ragione che non sono mai saliti. Un quarto degli Stati Uniti è in recessione. Recessione, non recessione di crescita. Peste, non febbre pestilenziale. Pur con questa macchia scura, tuttavia, gli Stati Uniti non entreranno in recessione in questo quarto trimestre, ma si manterranno tra lo zero e l'uno e, se va bene, anche qualcosa di più. Anche negli stati della macchia scura, inoltre, molti settori economici continuano a essere vitali. L'Europa, dal canto suo, è in rallentamento, ma ha ancora una velocità di crescita più che accettabile. Quanto all'Asia, la velocità scende, ma rimane elevatissima. Per completare la fotografia diamo un'occhiata al secondo cerchio concentrico della crisi, la finanza (il primo cerchio è naturalmente l'immobiliare). Pensi davvero che informazioni gratis possano bastare, in un mercato come questo? Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul link INSIDER Qui la peste ha finora colpito in modo conclamato e forse fatale solo alcuni settori specifici, come le società che assicurano mutui o bond municipali (che hanno una capitalizzazione così sottile da potere in realtà coprire qualche piccolo default alla volta, non certo crisi di sistema). Sono invece in grado di salvarsi, al prezzo di consistenti e dolorose infusioni di nuovo capitale, molti soggetti paragovernativi o privati che sono in prima linea, in America e in Inghilterra, sul fronte dell'erogazione o dell'impacchettamento dei mutui. Quanto al cuore del sistema, le grandi banche commerciali e d'investimento, la foto, per quanto molto mossa (gli aggiornamenti in negativo sono continui), mostra ammaccature di ogni tipo e talvolta fratture, ma i casi di prognosi riservata sono ancora molto pochi. I grandi sfracelli contabili annunciati nei giorni scorsi in prossimità dell'introduzione della Fas 157 (una norma che richiede di dichiarare con quale sistema si valutano gli asset in portafoglio) non si verificheranno (o per lo meno non si verificheranno per questo motivo) per la semplice ragione che le principali banche applicano volontariamente la Fas 157 già dall'inizio dell'anno. Non è dunque la foto a preoccupare particolarmente, è semmai il film del 2008. I prezzi delle case continueranno a scendere di un altro 10-15 per cento. I default sui mutui aumenteranno e il loro valore di mercato scenderà ancora, obbligando le banche e gli altri soggetti creditori ad altre svalutazioni. More of the same, si dirà, ci siamo già passati. Finché si tratta di giocarsi gli utili 2008 delle banche (nemmeno di tutte) pazienza, l'importante è che restino in piedi e siano pronte a rimettersi in carreggiata nel 2009. Il problema però non è solo delle banche, ma anche di sistema. Un paper di cui molto si è parlato in questi giorni (T. Adrian, H. Shin. Liquidity and Leverage, sul sito della Fed di New York) elabora un concetto facilmente intuibile. Chi non ha leva, il real money, assorbe le perdite e aspetta. Chi ha leva, come le banche o, ancora di più, i fondi hedge, riduce il suo attivo in tempo reale in modo proporzionale alla leva. Un dollaro di perdita di una banca la induce a ridurre di 10 dollari i suoi asset (se non è sovracapitalizzata). Ma le banche, con il meccanismo della riserva, hanno una leva comunque fissa. I fondi hedge, per contro, allungano la leva quando le cose vanno bene e l'accorciano quando vanno male. Il risultato è che i 200 miliardi di buco dei subprime imputabili alle banche (su 400 totali secondo le ultime stime) diventano un multiplo di questa cifra in termini di credit crunch, ovvero di minore credito erogato al sistema. Fino a questo momento le stime ufficiali sul 2008 sono ancora positive. In America la Fed parla di una crescita dell' 1.8-2.5% Il numero in sé, che ha dato tanto fastidio ai mercati, sarebbe ancora buono e ci sarebbe da metterci la firma, ma ci sono alcuni problemi. Il primo è che non viene solo ridotta, rispetto alle stime precedenti, la velocità del 2008, ma viene abbassata la velocità massima, ovvero la crescita potenziale non inflazionistica. Il secondo è che la stima viene presentata con mille caveat, come a prenderne le distanze. Il terzo è che una banca centrale non farà mai una previsione di recessione (se la facesse tutti le chiederebbero perché non la previene) ma le recessioni ci sono lo stesso. Quanto all'Europa, la previsione ufficiale è di crescita vicina al potenziale, ovvero il 2%, ma anche qui lo scenario di base è accompagnato da avvertimenti sempre più martellanti sui rischi verso il basso. Di fronte a un quadro ancora positivo ma sempre più fragile le banche centrali abbasseranno i tassi per tutto il 2008. Le eccezioni saranno il Giappone (che li ha già praticamente a zero) e, forse, l'Europa, che proverà a resistere. C'è da dire che le banche centrali stanno evidenziando una condizione di nevrosi. Da una parte parlano con toni sempre più accesi dei pericoli d'inflazione e dall'altra abbassano i tassi o si preparano a farlo. Il loro problema è in parte culturale (non vogliono ripetere gli errori fatali commessi a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta) e dall'altra è oggettivo, perché petrolio e alimentari non mostrano segni di cedimento e alimentano l'inflazione headline. In pratica non funziona più (o non funziona ancora) quel meccanismo per cui, in passato, un rallentamento della crescita si accompagnava subito con un rallentamento dell'inflazione e dava così modo di agire sui tassi senza problemi. In fondo, però, è meglio così. Il petrolio non scende perché Cina e India continuano a domandarlo (in Europa e in America i consumi hanno smesso di crescere) ma finché questo succede vuole dire che le loro economie si mantengono in forte espansione e sostengono indirettamente anche le nostre. Per chi investe uno scenario di crescente incertezza deve tradursi in crescente prudenza. Percorreremo il 2008 su ghiaccio sottile. Se non sopraverranno esogene sgradevoli il ghiaccio terrà, la crescita globale sarà moderata ma positiva e le borse si muoveranno grosso modo lateralmente. Andrà però incorporata nei prezzi la possibilità che i rischi si manifestino (uragani, Iran, eventi di credito). In pratica le borse avranno un tetto sopra di sé, cui corrisponderà un pavimento per i bond governativi. La volatilità dell'azionario sarà ancora per qualche tempo verso il basso (con la parentesi ancora ben possibile di un rally di fine anno) ma nel corso del 2008 potranno aversi anche rialzi veloci, alimentati dal posizionamento sempre più leggero di molti portafogli. Periodicamente la crisi dei mutui apparirà finalmente sotto controllo e indurrà a coperture affannose. In generale il principio guida per il 2008 dovrà essere che guadagnare poco è meglio che perdere molto. Chi non abbasserà in tempo la sua leva si troverà a dovere vendere in perdita con mercati in discesa e ricoprirsi altrettanto in perdita con mercati in salita. Chi si accontenterà di andare in prima o in seconda avrà invece la possibilità di resistere nelle fasi di mercato avverse e potrà entrare o uscire in momenti favorevoli. Copyright © Il Rosso e il Nero, settimanale di strategia di Abaxbank per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved parla di questo articolo nel Forum di WSI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo yuan è sottovalutato: è essenziale più flessibilità (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 26-11-2007)

Mercati cina Lo yuan è sottovalutato: è essenziale più flessibilità Lo yuan è sottovalutato ed una maggiore flessibilità della moneta cinese è "essenziale" per rendere più stabile la crescita economica del gigante asiatico. Lo ha detto Xie Fuzhan, capo dell'ufficio nazionale cinese di statistica e membro della banca centrale cinese. Xie, che siede nel comitato per la politica monetaria della banca centrale, è intervenuto ieri all'università di Beijing. Nel suo discorso, non ha precisato quale livello considera adeguato per lo yuan. Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, e altri responsabili monetari internazionali visiteranno Beijing la settimana prossima per perorare la causa di un rafforzamento dello yuan e di una riduzione degli squilibri commerciali mondiali. La Cina è sotto pressione affinché rivaluti lo yuan, per raffreddare una crescita economica record e sgonfiare la bolla immobiliare e degli investimenti. "Cresce il consenso quest'anno fra le maggiori personalità cinesi che la debolezza dello yuan sia un problema," ha detto Wang Qian, economista presso JPMorgan Chase & Co. a Hong Kong. "La gente ha capito che l'eccesso di liquidità è la causa fondamentale per la bolla degli investimenti che temono tanto." Lo yuan si è già rafforzato del 12 percento da quando è stato eliminato l'ancoraggio col dollaro, nel luglio 2005, chiudendo nella giornata di ieri a 7.4090 contro il biglietto verde, ai massimi dal termine dell'ancoraggio. La "distorsione" dei costi in Cina e una moneta sottovalutata hanno contribuito al boom delle esportazioni, ha detto Xie. "Il trattamento essenziale per stabilizzare la crescita economica è migliorare i meccanismi di cambio e aumentare la flessibilità dello yuan" ha dichiarato. 24-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Case, 2008 l'anno del calo (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2007-11-27 - pag: 13 autore: "Case, 2008 l'anno del calo" Shiller: negli Usa prima discesa dopo il '33, irrazionale il boom dei prezzi Mario Margiocco DUBAI. Dal nostro inviato I l professor Robert Shiller è un americano tranquillo che si meraviglia di come il mondo sia cambiato ma non è impressionato dal rischio di un drastico ridimensionamento dell'Occidente. Massimo esperto americano del mercato immobiliare, l'argomento del giorno, ha creato un indice per valutare su base nazionale americana i prezzi delle case, e previsto la fine del boom immobiliare negli Stati Uniti, e anche altrove. Prevede adesso che il 2008 sarà un anno di prezzi immobiliari al ribasso in tutti gli Usa, fatto raro per un mercato geograficamente sempre differenziato. Nel 2000, con un libro, Irrational Exuberance, che fu un bestseller, aveva previsto la fine della bolla di Borsa legata ai titoli di elettronica e informatica. "Stiamo preparando la seconda edizione", dice Shiller, che insegna Economia e finanza a Yale dal 1982 ed è considerato fra i maggiori esponenti del comportamentismo contemporaneo, la scuola economica che guarda con scetticismo la presunta razionalità degli investitori e preferisce spesso ricorrere alla psicologia per spiegare fino in fondo alcuni fenomeni, tipici quelli delle bolle di mercato. Qualcuno in passato ha rimproverato a Shiller una preveggenza miope, perché la bolla ".com" fu subito seguita nel 2002 da altri cinque anni di buoni risultati sui mercati azionari. Shiller non è particolarmente amante dei viaggi e, giustamente, continua a meravigliarsi di poter essere arrivato così in fretta a Dubai (per un convegno) a nove ore di fuso orario da casa sua. Sa che la fine dei limiti di spazio e di tempo è insieme un fatto reale e un'illusione. Così come un'illusione era che gli Stati Uniti potessero continuare ad aumentare il deficit dei conti con l'estero senza conseguenze per il dollaro. Anche se qualche premio Nobel lo aveva persino teorizzato. "Tempo fa sono uscito dal dollaro, con i miei investimenti personali", osserva Shiller, che a 61 anni reggerebbe bene il ruolo da giovane professore in una serie tv. "Le partite correnti parlavano chiaro", dice, ammettendo di avere seguito sostanzialmente solo quel criterio e l'istinto. L'articolo che catapultò il giovane Shiller all'attenzione degli economisti è del 1981 ed era un attacco diretto alla teoria delle aspettative razionali. Dimostrava infatti come Wall Street si fosse mossa nel Novecento molto più di quanto avrebbe dovuto indicare un modello dove i prezzi corrispondono al valore attuale netto dei dividendi futuri razionalmente attesi. "Se prendiamo il mercato immobiliare, vediamo che il forte aumento dei prezzi ha riguardato non solo gli Stati Uniti, ma molti altri mercati, quasi tutti i più importanti a parte la Germania. Ora, parlando del caso americano che conosco meglio, non riescoa trovare spiegazioni razionali. Il fenomeno è stato nuovo negli StatiUniti.Per l'ampiezza, che ha visto tra l'ultimo trimestre del 1996 e il primo del 2006 un aumento dei prezzi reali del 70%, su scala nazionale. E per il fatto che mai c'era stato un aumento che ha interessato tutti gli Stati Uniti". Solo la psicologia può spiegare il fenomeno. "Credo che da un lato sia scattata la molla che una casa non perde mai valore, e finora dalla Seconda guerra mondiale in poi è stato così, quanto a valore nominale. Il basso costo del denaro naturalmente ha aiutato. Dall'altro, si è diffusa la convinzione che sarà sempre più costoso avere una casa, perché siamo in tanti, e i materiali da costruzione costeranno di più, e occorre comperare se si può, anche a prezzi che prima sarebbero sembrati eccessivi". Ma siamo nell'irrazionalità. Il costo di una casa nuova è determinato dal prezzo del terreno e dal costo di costruzione. "Ora il terreno tradizionalmente incide negli Stati Uniti per il 15% dei costi effettivi, ed è sempre stato così; i costi di costruzione sono aumentati gradualmente e tutto sommato di poco, perché a materiali più cari hanno risposto tecniche più efficienti e quindi meno costose. Quindi l'ondatadi aumenti non ha avuto giu-stificazioni razionali, non in quella misura". Le conseguenze? "Prevediamo che il 2008 sarà il primo anno generalizzato di calo dei prezzi delle abitazioni, in tutti gli Stati Uniti, per la prima volta dal 1933". Shiller non azzarda cifre. Ma ricorda che per un fenomeno anche allora strano, i prezzi delle abitazioni scesero negli Usa dal 1925 al 1933, incominciarono la discesa quindi in pieno boom economico. E l'anno finale di quel ciclo fu l'ultima volta che vi fu un calo nazionale. Che si ripeterà adesso. "Come la fine di ogni boom, anche la fine di quello immobiliare tende a portare una stretta creditizia". E alla caduta del dollaro? "La bolla immobiliare non è stata solo americana ". Ma il caso dei mutui subprime sì. "è vero, sì, soprattutto americano. Il ciclo del dollaro è governato principalmente dai conti americani con l'estero, che erano in pesantissimo rosso e che ora, dopo una discesa del dollaro avviata già da tempo, stanno migliorando. Tutti i cicli finiscono per un qualche incidente che accelera gli elementi di debolezza, e i subprime possono essere stati il fatto che ha spinto in varie sedute il dollaro a un comportamento disordinato. Però starei attento alla psicologia, anche qui". Non c'è crisi dell'Occidente, non c'è eclissi del capitalismo americano, non c'è fine del dollaro come valuta internazionale di riferimento, non c'è passaggio del testimone all'Asia. Il Golfo, tra denaro fresco o facilmente disponibile, ha secondo alcune stime in questo decennio ben oltre 2mila miliardi di dollari pronti per investimenti: una volta e mezza l'intero Pil di un Paese come l'Italia. "Ma occorre far bene i calcoli. Il Pil italiano di circa 1.800 miliardi di dollari indica dollari all'anno. Per avere un peso dell'Italia confrontabile con la cifra che sarebbe attualmente disponibile agli investitori del Golfospiega Shiller - occorre moltiplicare quel 1.800 per 20 o 30 volte, e allora le cose cambiano. Cina e India cresceranno, ma hanno bisogno ancora di molto tempo. Nel frattempo il resto del mondo non starà fermo. E poi non conta solo quello che un Paese ha come materie prime o ha realizzato con rapide trasformazioni epocali, conta anche quello che la sua gente sa fare, imparando da generazioni. E su questo l'Occidente ha ancora un lungo vantaggio su cui costruire". mario.margiocco@ilsole24ore.com EMERGENTI "Cina e India cresceranno ma hanno bisogno di tempo: gli altri Paesi non sono fermi - Contano non solo le materie prime ma quello che la gente sa fare" Robert Shiller. L'economista ha 61 anni AP.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Europa dell'Est sempre più ricca (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-11-2007)

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2007-11-27 - pag: 28 autore: Europa dell'Est sempre più ricca Cresce l'indebitamento delle famiglie, ma sui mutui non c'è rischio di crisi Micaela Cappellini Soltanto nel primo semestre di quest'anno l'indebitamento delle famiglie dell'Est europeo, dalla Ungheria alla Russia, è decollato del 42%, ma il Network di ricerca sulla Nuova Europa di UniCredit è ottimista: la crisi dei mutui, che ha investito gli Stati Uniti e che lambisce anche le coste del Mediterraneo, per il momento non ha nessuna intenzione di sfiorare i Paesi dell'ex cortina di ferro. La forza dell'Est? Schematizzando al massimo, sta in tre pilastri. Il primo è una solidità macroeconomica che continua a garantire una crescita del Pil superiore al 6,5 per cento. Il secondo è la capacità delle famiglie di far fronte ai debiti crescenti grazie a un aumento costante dei salari e ad una diminuzione della disoccupazione. E il terzo è che la bolla immobiliare, da queste parti, è ben di là dal venire. "L'impatto della crisi americana dei mutui subprime ha fatto sentire il suo peso sulle Borse e sui cambi soltanto nel brevissimo periodo ", spiega Debora Revoltella, a capo del Network di studi sulla Nuova Europa di UniCredit, e che domani a Vienna presenterà lo studio 2007 dedicato alla ricchezza e al debito delle famiglie dell'Europa centro-orientale. Un'area dove UniCredit continua a guidare la classifica delle banche occidentali presenti. "Il problema dei mutui subprime – continua Revoltella – si pone semmai nel medio-lungo periodo: si assisterà infatti a un repricing del rischio, e ad una conseguente stretta nella disponibilità internazionale di liquidità. E questo, sì, potrà generare qualche rallentamento soprattutto nei Paesi dove l'esposizione al credito internazionale è maggiore". Una dinamica, questa, che avrà effetto sul costo del denaro, ma che non inficerà la capacità delle famiglie di far fronte ai propri impegni debitori. "Parlare poi di bolla immobiliare in questi Paesi è prematuro – aggiunge Debora Revoltella – perché se è vero che i prezzi delle case a Est continuano ad aumentare, è anche vero che la domanda di abitazioni qui è ancora reale. Di speculazione edilizia si può parlare solo per le aree costiere della Croazia e della Bulgaria: per il resto, il numero delle case disponibili non basta a soddisfare le esigenze delle famiglie". La bolla è lontana anche perché la tanto paventata crescita dei prezzi degli immobili si concentra ancora nelle aree centrali delle città: le famiglie cominciano solo ora a mettere gli occhi su periferia e campagne, con il risultato che in queste zone resta un ampio margine per l'aumento dei prezzi. Chi rischia un po' di più il rallentamento per colpa dei subprime americani, semmai, sono le tre Repubbliche baltiche. Ma attenzione:l'andamento di Estonia, Lettonia e Lituania non deve essere considerato un campanello d'allarme: "Si trattadi economie piccole – spiega Revoltella – fortemente legate agli investimenti russi che spesso sono volatili, e che ubbidiscono a dinamiche proprie". Sul fronte più generale della ricchezza delle famiglie, che il Network UniCredit monitora ormai da qualche anno, i trend di crescita continuano a essere confermati: aumenta del 20% la ricchezza finanziaria dei consumatori orientali, ora a quota 718 miliardi di euro; aumenta la domanda di mutui del 23% nei prossimi due anni; aumenta la richiesta di credito al consumo tra il 25 e il 40% da qui al 2009. Crescono anche i fondi pensione, destinati a rappresentare un quarto di tutto il risparmio generato dalle famiglie da qui al 2009.E aumenta l'interesse verso i fondi, anche se con meno vigore di prima, complice il critico scenario internazionale. Il buon andamento della Nuova Europa si appanna un po' solo quando si guarda all'Ungheria: "Qui la situazione economica continua a rimanere difficile, e le famiglie sono costrette a indebitarsi sempre di più per mantenere il loro standard di vita". micaela.cappellini@ilsole24ore.com BALTICI IN DIFESA Estonia, Lettonia e Lituania le realtà più esposte al rallentamento economico per il calo della liquidità sui mercati internazionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La crisi subprime non si arresta: Nessun rimpianto per Greenspan (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 27-11-2007)

Mercati stati uniti La crisi subprime non si arresta: Nessun rimpianto per Greenspan L'ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, non ha "particolari rimpianti" circa le scelte fatte durante il suo mandato a capo della banca centrale americana, aggiungendo che l'acuirsi della crisi immobiliare statunitense non è un risultato delle sue politiche. "I mercati si stanno rendendo conto del fatto che il calo dei prezzi immobiliari non si sta fermando," è quanto dichiara lo stesso Greenspan ad Oslo. "Non ho particolari rimpianti. La bolla abitativa non è un riflesso di quello che abbiamo fatto, poiché è un fenomeno globale." I prezzi delle abitazioni sono scesi in un terzo delle città Usa nell'ultimo trimestre, in una fase in cui l'inasprimento dei criteri di credito ha fatto calare del 14 percento le vendite su scala nazionale, ha indicato la National Association of Realtors il 21 novembre. Il crollo del mercato dei mutui statunitensi ad alto rischio "è stato uno shock che nessuno si aspettava," ha detto Greenspan. "Era l'anello debole del settore finanziario internazionale." Secondo l'ex presidente della Fed, la crisi del mercato dei finanziamenti subprime "è finita" in quanto "è sceso a zero e non può calare oltre." Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia, ha detto il 16 novembre a Bloomberg News che ci sono il 50 percento di probabilità che gli Usa cadano in una recessione, dopo il "pasticcio" combinato da Greenspan. Quest'ultimo, da parte sua, ha risposto in un comunicato diffuso lo stesso giorno in cui definisce le critiche di Stiglitz "inaccurate o incomplete." Greenspan, che ha guidato per 18 anni la banca centrale Usa prima di abbandonarla volontariamente nel gennaio 2006, ha pilotato l'economia statunitense attraverso una serie di crisi, riducendo il costo del denaro per aiutare il paese a riprendersi dalle recessioni del 1987 e del 2001. Dopo la frenata del 2001, la Fed tagliò il tasso di riferimento al livello più basso in 40 anni, portandolo all'1 percento. Tale decisione, assieme ad un approccio non interventista in termini di regolamentazione, hanno reso Greenspan il bersaglio di critiche, in una fase in cui lo scoppio della bolla immobiliare Usa e la crisi dei mutui ipotecari minacciano di far deragliare l'economia Usa. Greenspan, 81 anni, dichiarava il 7 novembre che le probabilità di una recessione negli Usa sono inferiori al 50 percento. Oggi non ha fornito una stima sulle possibilità di una contrazione dell'economia statunitense. Greenspan si trova ad Oslo nell'ambito di un tour mondiale per la presentazione delle sue memorie "L'era della turbolenza: avventure in un nuovo mondo". 27-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tacchino tira ma c'è chi vede gli ingredienti per la grande recessione (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Foglio, Il" del 27-11-2007)

I consumi vanno bene, ma la fiducia dei consumatori no. La stampa filobancaria preme sulla Fed per nuovi tagli dei tassi Washington. Una parte della grande stampa anglosassone spinge per la recessione, una vera (non il rallentamento in corso). Insiste il Financial Times e si rispecchia sulle copertine dell'Economist, parente snob di casa Pearson. E' un fatto, la stampa che muove i mercati tira nella stessa direzione, con la circospetta eccezione (per ora) del Wall Street Journal. Il FT ha messo in campo anche Lawrence Summers, segretario al Tesoro durante il Clinton 2, già enfant terrible dell'economia, nipote di due premi Nobel come Samuelson e Arrow. Si materializzerà lo spettro che s'aggira sui giornali? Dipende dal comportamento dei consumatori americani. Per ora dobbiamo ringraziare il tacchino. Il Thanksgiving è andato oltre ogni rosea aspettativa. La fiducia dei consumatori è ai minimi degli ultimi due anni, eppure le vendite sono cresciute dell'8,3 per cento lo scorso venerdì, giorno che segna l'inizio della stagione natalizia. Sono stati allevati 272 milioni di tacchini, il 4 per cento in più del 2006. Il prezzo medio è stimato in 42,26 dollari (compreso il ripieno e la torta di zucca come contorno) con un rincaro annuo dell'11 per cento. Secondo la National Retail Federation, i compratori nell'intero weekend sono arrivati a 147 milioni (+4,8 per cento). E Fox News parla di un Cyber Monday, perché molti che hanno visto le merci nei negozi comprano via Internet il lunedì. Ci sono anche previsioni meno rosee: ogni consumatore ha speso 347,55 dollari, circa 13 in meno dello scorso anno. Sono stati gli sconti, infatti, a tener su la domanda; nemmeno Abercrombie & Fitch questa volta s'è distinto da Wal Mart, minimizza il New York Times che alla recessione ha sempre creduto. E l'American Research Group stima che gli americani per Natale hanno stanziato 859 dollari a testa, 5 per cento meno del 2006, punto più basso in dieci anni. Ma attenzione, si tratta di sondaggi su campioni casuali. La bolla immobiliare è scoppiata e il valore delle case potrebbe scendere del 25 per cento. L'effetto di un tale aggiustamento riduce la ricchezza, ma in quale entità ed entro quale tempo si trasferisce sulla domanda interna? (27/11/2007).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strozzati dai mutui (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Famiglia Cristiana" del 27-11-2007)

Di Giuseppe Altamore ECONOMIA 400.000 FAMIGLIE SULL'ORLO DEL FALLIMENTO STROZZATI DAI MUTUI Tutta colpa dei tassi variabili che dal 2005 hanno ripreso a correre. Così le case finiscono all'asta e le banche... A Franco il mutuo gli è come esploso in tasca. E questo proprio mentre il suo portafogli si svuotava. A 35 anni e con un lavoro fisso, dipendente di una delle poche fabbriche di fresco impiantate nel Sud d'Italia, Franco era un buon acquisto per le banche a caccia di clienti. Non aveva un patrimonio in partenza, ma poteva vantare un buon reddito: 1.800 euro al mese, quando riusciva a fare il massimo degli straordinari. Su questo reddito, una rata di mutuo di 640 euro era considerata sostenibile. Oltretutto, il momento in cui Franco ha firmato il mutuo presentava una combinazione di fattori fortunati: tassi bassi, lavoro tanto. Era il 2005. In pochi mesi, tutte e due le cose sarebbero cambiate, mandando alle stelle la rata e vicino al baratro il salario. Nella primavera di due anni dopo, Franco va in cassa integrazione e si trova alle prese con queste cifre: entrano 860 euro al mese, devono uscirne 940 per il mutuo. Dovrebbe dare alla banca tutto quello che guadagna, più altri 80 euro. Impossibile. È una delle tante storie che ormai coinvolgono centinaia di migliaia di italiani sull'orlo del fallimento per aver contratto un mutuo a tasso variabile, perché incoraggiati dalla convenienza e dalle pressioni delle banche. A raccontarla sono la giornalista Roberta Carlini e la fumettista Pat Carra in un libro appena pubblicato dal titolo inquietante: Le mani sulla casa. Fatti e fumetti sulla bolla immobiliare (Ediesse). "Volevo un tasso fisso", racconta Franco, "mi hanno consigliato un tasso misto a 25 anni: i primi 13 variabile, gli ultimi 12 fisso...". Alla fine Franco è riuscito a rinegoziare il mutuo con la sua banca, ma il debito è stato allungato fino a 30 anni. Pagherà, grazie all'aiuto dei genitori, 750 euro al mese fino al 2035. Per il momento, lui è salvo, ma 400.000 famiglie, nella primavera del 2008, rischieranno di perdere la casa. La bolla che esploderà A lanciare l'allarme è l'economista Nino Galloni che ha raccolto una mole impressionante di dati sulla reale portata dell'indebitamento degli italiani. Il risultato è illustrato in un libro fresco di stampa: Il grande mutuo. Le ragioni profonde della prossima crisi finanziaria (Editori Riuniti). "La situazione è seria", dice Galloni, "solo a Milano, nei primi mesi del 2007, i pignoramenti delle case sono aumentati del 50 per cento. Siamo in una situazione simile a quella della grande crisi del 1929". Una crisi che si annuncia drammatica, non solo perché i tassi d'interesse hanno rialzato la testa. Secondo una ricerca Aires-Ggil, negli ultimi cinque anni, dal 2002 al 2007, i salari reali hanno registrato un calo del potere d'acquisto di circa 1.210 euro. La rata del mutuo da pagare, uno stato di ansia e depressione e una vita tutta in salita, ma normale per tante famiglie monoreddito, possono distruggere una famiglia. Una dura realtà che ha spento la voglia di vivere a Giuliano Patrioli, 43 anni, operaio specializzato di una fabbrica di Tolentino (Macerata), trovato impiccato il 17 ottobre a un carro ponte dello stabilimento in cui lavorava. La moglie, 39 anni, operaia stagionale part-time presso una ditta di confezioni, rimasta senza lavoro a settembre, ha raccontato sconvolta ai carabinieri che il marito era molto preoccupato per il mutuo: 50.000 euro, con rate mensili arrivate fino a 500 euro. Giuliano Patrioli, 43 anni, trovato impiccato nella fabbrica in cui lavorava (foto Olycom) L'Adusbef lancia l'allarme suicidi Le cronache purtroppo registrano troppi casi del genere: "I suicidi legati alla disperazione di chi vede il mondo crollargli addosso, perché l'abitazione è finita all'asta dopo un paio di rate non pagate, sono purtroppo una realtà", dice l'avvocato Antonio Tanza, vicepresidente di Adusbef, che assiste a Lecce molti clienti che hanno avuto la casa pignorata. A Lecce, fino al 13 novembre 2007, il numero dei pignoramenti è arrivato a quota 832. In tutto il 2006 erano stati 715. "In questi casi, la giustizia è stranamente veloce", aggiunge l'avvocato Tanza, "tutta la procedura di esecuzione immobiliare dura al massimo un anno. Al debitore si chiede di aprire la porta di casa a tecnici del Tribunale che fotografano anche gli interni, con le loro povere cose, pubblicandole su Internet. Tutto grazie alla legge fallimentare del 2004: così le banche mandano gli immobili all'asta con procedure lampo", accusa l'avvocato. Un'efficienza che nella crisi della giustizia, con processi che durano molti anni, stupisce. "Qui i tribunali non c'entrano", chiarisce l'avvocato, "si tratta di affari, di crediti cartolarizzati che passano di mano in mano e sono in tanti a guadagnarci a spese del povero debitore. Il meccanismo è tortuoso, con società legate agli stessi istituti di credito che lucrano sulla vendita finale dell'immobile. Funziona così: la banca cede il mutuo non pagato, per esempio 100.000 euro, a una sua società di recupero del credito per un valore di circa il 20 per cento, ricavandone un grosso beneficio fiscale. Poi c'è un ulteriore passaggio a un'altra azienda che cura tutta la vendita, con una pubblicità adeguata soprattutto su Internet, che offre la casa a prezzo quasi di mercato oppure può chiedere l'assegnazione degli immobili che sono poi ceduti a una nota società immobiliare americana". Nulla di illegale, ma il conflitto d'interesse tra banche, società di recupero crediti e altre che pubblicizzano le aste ha sollevato un'interrogazione parlamentare di un gruppo di deputati. La risposta formale delle banche è che le società "incriminate" offrono servizi per "realizzare i siti dei singoli tribunali in cui pubblicare le aste e gestire l'informatizzazione on-line dell'iter fallimentare". Una pubblicità prevista dalla legge e disposta dal giudice per consentire a chiunque di partecipare all'asta. "Norme che sembrano fatte apposta per tutelare gli interessi delle banche", aggiunge l'avvocato Tanza, "ma alle 400.000 famiglie sull'orlo del fallimento chi ci pensa?".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Portabilità gratuita, ma solo in teoria (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Famiglia Cristiana" del 27-11-2007)

Di Giuseppe Altamore ECONOMIA 400.000 FAMIGLIE SULL'ORLO DEL FALLIMENTO STROZZATI DAI MUTUI Tutta colpa dei tassi variabili che dal 2005 hanno ripreso a correre. Così le case finiscono all'asta e le banche... A Franco il mutuo gli è come esploso in tasca. E questo proprio mentre il suo portafogli si svuotava. A 35 anni e con un lavoro fisso, dipendente di una delle poche fabbriche di fresco impiantate nel Sud d'Italia, Franco era un buon acquisto per le banche a caccia di clienti. Non aveva un patrimonio in partenza, ma poteva vantare un buon reddito: 1.800 euro al mese, quando riusciva a fare il massimo degli straordinari. Su questo reddito, una rata di mutuo di 640 euro era considerata sostenibile. Oltretutto, il momento in cui Franco ha firmato il mutuo presentava una combinazione di fattori fortunati: tassi bassi, lavoro tanto. Era il 2005. In pochi mesi, tutte e due le cose sarebbero cambiate, mandando alle stelle la rata e vicino al baratro il salario. Nella primavera di due anni dopo, Franco va in cassa integrazione e si trova alle prese con queste cifre: entrano 860 euro al mese, devono uscirne 940 per il mutuo. Dovrebbe dare alla banca tutto quello che guadagna, più altri 80 euro. Impossibile. È una delle tante storie che ormai coinvolgono centinaia di migliaia di italiani sull'orlo del fallimento per aver contratto un mutuo a tasso variabile, perché incoraggiati dalla convenienza e dalle pressioni delle banche. A raccontarla sono la giornalista Roberta Carlini e la fumettista Pat Carra in un libro appena pubblicato dal titolo inquietante: Le mani sulla casa. Fatti e fumetti sulla bolla immobiliare (Ediesse). "Volevo un tasso fisso", racconta Franco, "mi hanno consigliato un tasso misto a 25 anni: i primi 13 variabile, gli ultimi 12 fisso...". Alla fine Franco è riuscito a rinegoziare il mutuo con la sua banca, ma il debito è stato allungato fino a 30 anni. Pagherà, grazie all'aiuto dei genitori, 750 euro al mese fino al 2035. Per il momento, lui è salvo, ma 400.000 famiglie, nella primavera del 2008, rischieranno di perdere la casa. La bolla che esploderà A lanciare l'allarme è l'economista Nino Galloni che ha raccolto una mole impressionante di dati sulla reale portata dell'indebitamento degli italiani. Il risultato è illustrato in un libro fresco di stampa: Il grande mutuo. Le ragioni profonde della prossima crisi finanziaria (Editori Riuniti). "La situazione è seria", dice Galloni, "solo a Milano, nei primi mesi del 2007, i pignoramenti delle case sono aumentati del 50 per cento. Siamo in una situazione simile a quella della grande crisi del 1929". Una crisi che si annuncia drammatica, non solo perché i tassi d'interesse hanno rialzato la testa. Secondo una ricerca Aires-Ggil, negli ultimi cinque anni, dal 2002 al 2007, i salari reali hanno registrato un calo del potere d'acquisto di circa 1.210 euro. La rata del mutuo da pagare, uno stato di ansia e depressione e una vita tutta in salita, ma normale per tante famiglie monoreddito, possono distruggere una famiglia. Una dura realtà che ha spento la voglia di vivere a Giuliano Patrioli, 43 anni, operaio specializzato di una fabbrica di Tolentino (Macerata), trovato impiccato il 17 ottobre a un carro ponte dello stabilimento in cui lavorava. La moglie, 39 anni, operaia stagionale part-time presso una ditta di confezioni, rimasta senza lavoro a settembre, ha raccontato sconvolta ai carabinieri che il marito era molto preoccupato per il mutuo: 50.000 euro, con rate mensili arrivate fino a 500 euro. Giuliano Patrioli, 43 anni, trovato impiccato nella fabbrica in cui lavorava (foto Olycom) L'Adusbef lancia l'allarme suicidi Le cronache purtroppo registrano troppi casi del genere: "I suicidi legati alla disperazione di chi vede il mondo crollargli addosso, perché l'abitazione è finita all'asta dopo un paio di rate non pagate, sono purtroppo una realtà", dice l'avvocato Antonio Tanza, vicepresidente di Adusbef, che assiste a Lecce molti clienti che hanno avuto la casa pignorata. A Lecce, fino al 13 novembre 2007, il numero dei pignoramenti è arrivato a quota 832. In tutto il 2006 erano stati 715. "In questi casi, la giustizia è stranamente veloce", aggiunge l'avvocato Tanza, "tutta la procedura di esecuzione immobiliare dura al massimo un anno. Al debitore si chiede di aprire la porta di casa a tecnici del Tribunale che fotografano anche gli interni, con le loro povere cose, pubblicandole su Internet. Tutto grazie alla legge fallimentare del 2004: così le banche mandano gli immobili all'asta con procedure lampo", accusa l'avvocato. Un'efficienza che nella crisi della giustizia, con processi che durano molti anni, stupisce. "Qui i tribunali non c'entrano", chiarisce l'avvocato, "si tratta di affari, di crediti cartolarizzati che passano di mano in mano e sono in tanti a guadagnarci a spese del povero debitore. Il meccanismo è tortuoso, con società legate agli stessi istituti di credito che lucrano sulla vendita finale dell'immobile. Funziona così: la banca cede il mutuo non pagato, per esempio 100.000 euro, a una sua società di recupero del credito per un valore di circa il 20 per cento, ricavandone un grosso beneficio fiscale. Poi c'è un ulteriore passaggio a un'altra azienda che cura tutta la vendita, con una pubblicità adeguata soprattutto su Internet, che offre la casa a prezzo quasi di mercato oppure può chiedere l'assegnazione degli immobili che sono poi ceduti a una nota società immobiliare americana". Nulla di illegale, ma il conflitto d'interesse tra banche, società di recupero crediti e altre che pubblicizzano le aste ha sollevato un'interrogazione parlamentare di un gruppo di deputati. La risposta formale delle banche è che le società "incriminate" offrono servizi per "realizzare i siti dei singoli tribunali in cui pubblicare le aste e gestire l'informatizzazione on-line dell'iter fallimentare". Una pubblicità prevista dalla legge e disposta dal giudice per consentire a chiunque di partecipare all'asta. "Norme che sembrano fatte apposta per tutelare gli interessi delle banche", aggiunge l'avvocato Tanza, "ma alle 400.000 famiglie sull'orlo del fallimento chi ci pensa?".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MUTUI: USA; PREZZI CASE -4,5%, RIBASSO-RECORD (2) (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 27-11-2007)

Di ANSA - -->(ANSA) - ROMA, 27 NOV - La statistica fa riferimento all' andamento dei prezzi nel terzo trimestre e riflette le conseguenze legate al dissesto del credito immobiliare a più alto rischio, il subprime. Nel trimestre precedente si era avuta una discesa dei prezzi nell' ordine del 3,3%. L' andamento dei prezzi delle abitazioni nei 20 maggiori centri urbani ha segnato inoltre su base 12 mesi una flessione del 4,9%, anche in questo caso la maggiore da quando l' indicatore è stato creato. Il dato supera le previsioni degli analisti che puntavano su un ribasso del 4,8%. Su base mensile, a settembre rispetto ad agosto i prezzi sempre nei maggiori centri sono scesi dello 0,9% contro -0,7% del mese prima. In base alle previsioni formulate oggi da alcuni esperti la flessione nei prezzi delle case l' anno prossimo dovrebbe comportare un abbassamento del valore degli immobili pari a 1,2 trilioni di dollari (il trilione equivale a mille miliardi), mentre le entrate fiscali legate al comparto diminuirebbero di oltre 6,6 miliardi di dollari. (ANSA).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MUTUI: PREZZI CASE USA -4,5%, RIBASSO-RECORD (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 27-11-2007)

Mutui: prezzi case Usa -4,5%, ribasso-record di ANSA Si tratta del maggiore calo delle quotazioni in assoluto -->(ANSA) - ROMA, 27 NOV - I prezzi delle case negli Usa hanno registrato una contrazione del 4,5% secondo l' indice S&P/Case-Shiller. Si tratta del maggiore calo delle quotazioni in assoluto. La statistica fa riferimento all' andamento dei prezzi nel terzo trimestre e riflette le conseguenze legate al dissesto del credito immobiliare a piu' alto rischio, il subprime. Nel trimestre precedente si era avuta una discesa dei prezzi nell'ordine del 3,3%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

USA: CALO RECORD PREZZI CASE, -4,5% NEL TERZO TRIM (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 27-11-2007)

(AGI) - New York, 27 nov. - I prezzi delle case esistenti negli Stati Uniti hanno registrato un calo record del 4,5% su base annua, nel terzo trimestre. L'indice nazionale sui prezzi delle case mono-familiari elaborato da S&P/Case-Shiller e' sceso dell'1,7% da giugno, il calo piu' consistente nella storia della rilevazione. Su base mensile l'indicatore relativo alle dieci principali aree metropolitane ha segnato uan flessione dello 0,9%. In caduta anche l'indice relativo alle prime venti aree urbane che ha registrato su base mensile un calo dello 0,9% a 195,62 a settembre e su base annua una flessione del 4,9%. Il dato riflette le conseguenze della crisi immobiliare innescata dai mutui subprime. 27/11/2007 - 15:47.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ribasso-record nei mutui: prezzi case a 4,5 per cento (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 28-11-2007)

Mondo stati uniti Ribasso-record nei mutui: prezzi case a 4,5 per cento I prezzi delle case negli Usa hanno registrato una contrazione del 4,5 per cento secondo l'indice S&P/Case-Shiller. Si tratta del maggiore calo delle quotazioni in assoluto. La statistica fa riferimento all' andamento dei prezzi nel terzo trimestre e riflette le conseguenze legate al dissesto del credito immobiliare a più alto rischio, il subprime. Nel trimestre precedente si era avuta una discesa dei prezzi nell'ordine del 3,3 per cento. L'andamento dei prezzi delle abitazioni nei 20 maggiori centri urbani ha segnato inoltre su base 12 mesi una flessione del 4,9 per cento, anche in questo caso la maggiore da quando l' indicatore è stato creato. Il dato supera le previsioni degli analisti che puntavano su un ribasso del 4,8 per cento. Su base mensile, a settembre rispetto ad agosto i prezzi sempre nei maggiori centri sono scesi dello 0,9 per cento contro -0,7 per cento del mese prima. In base alle previsioni formulate oggi da alcuni esperti la flessione nei prezzi delle case l'anno prossimo dovrebbe comportare un abbassamento del valore degli immobili pari a 1,2 trilioni di dollari (il trilione equivale a mille miliardi), mentre le entrate fiscali legate al comparto diminuirebbero di oltre 6,6 miliardi di dollari. 28-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattone frena: si compra meno (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Stampa, La" del 29-11-2007)

L'INDAGINE SULL'ANDAMENTO DEL SETTORE IMMOBILIARE NEL 2007. COMPRAVENDITE IN CALO CON PUNTE DEL 10% NELLE GRANDI CITTÀ domande a Si allungano i tempi: per concludere una vendita servono cinque mesi Il mattone frena: si compra meno Dario Castiglia Remax Italia "Nessun crollo L'alternativa della Borsa fa paura" [FIRMA]AGNESE VIGNA TORINO Solo a Firenze si registra una lieve flessione dei prezzi (-0,5%), mentre nei principali capoluoghi italiani del centro nord i prezzi delle case sono in linea con l'inflazione: +1,4 a Milano, +1,9 a Torino, +2 a Venezia. Roma ha fatto leggermente meglio, con un +3,3%. Continuano invece a correre le città del sud, Bari in testa (+4%), seguita da Palermo, Cagliari, Catania: i valori degli immobili sono saliti meno in passato e i segnali di rallentamento arrivano con uno sfasamento di circa 6-8 mesi rispetto ai capoluoghi del nord. I dati emergono dal Rapporto sul mercato immobiliare di Nomisma presentato ieri a Bologna. Dal punto di vista dei valori il settore immobiliare sembra proseguire la discesa inaugura nel 2004. Tuttavia, secondo l'istituto si avvicina più "un atterraggio morbido che non allo scoppio di una bolla speculativa". In ogni caso la crisi di natura finanziaria e il conseguente razionamento del credito, associate al rallentamento macroeconomico in atto, hanno costretto, dopo 9 anni di crescita ininterrotta, il mercato immobiliare a ripiegare: "Si tratta di una flessione al momento limitata ai volumi delle compravendite nelle principali città che, tuttavia, minaccia di estendersi anche alle quotazioni, se dovesse perdurare la debolezza della domanda". Brutte notizie per quanto riguarda i tempi di vendita, che superano ormai i 5 mesi per le abitazioni usate e per lo sconto praticato in sede di trattativa, che si attesta sull'11,6%. Le transazioni? "Il 2007 si chiuderà con una flessione dell'ordine del 3,3%, con punte superiori al 10% nei grandi centri urbani - ha detto il presidente di Nomisma, Gualtiero Tamburini - . E i mercati di punta anticipano la tendenza. È la prima volta che i volumi mostrano un rallentamento così marcato, a Milano e Roma si sfiora una riduzione del 15%". Insomma: attesa e prudenza, e infatti il numero di mutui è sceso del 3% nella prima parte dell'anno. Il 75% di quelli erogati nel secondo semestre è a tasso fisso e circa la metà ha una durata sopra ai 20 anni. Per le famiglie, d'altra parte, pagare i mutui sembra sempre più difficile: il tasso di sofferenza è passato dall'1,5% del dicembre 2006 all'1,8% del giugno 2007. Gli affitti? Insostenibili. L'andamento del mercato è analogo a quello dei prezzi, ma la situazione risulta di evidente difficoltà confrontando i livelli di mercato con le reali possibilità delle famiglie. "C'è uno scollamento medio del 40% con punte addirittura del 110% a Roma, del 92,8% a Milano, del 60% a Firenze e del 24% a Torino", spiega il ricercatore Luca Dondi. Così "chi vive in una casa di proprietà e vorrebbe spostarsi, magari in affitto non può farlo, e questo fa sì che il mercato delle locazioni sia ingessato, fermo e con piccoli volumi". L'unica nota positiva arriva dal boom di investitori istituzionali esteri che nel 2007 hanno fatto registrare investimenti record. Uffici, blocchi direzionali, grandi centri commerciali piacciono ai grandi operatori, ai fondi di investimento americani ed europei, alle grosse società. Dario Castiglia, come operatore di mercato si riconosce nel rapporto di Nomisma? "Sì. Ma quelle che sfumano sono solo le aspettative eccessive: se uno ha comprato 2 o 3 anni fa e adesso già crede di vendere guadagnando, scopre che non può. Però non ci rimette". Questo per la fotografia del presente. Ma sulle previsioni? "Non prevedo un crollo dei prezzi come ci fu all'inizio degli Anni 80 e 90, perché allora la Borsa era un'alternativa mentre adesso fa paura. Se uno disinveste nel mattone, poi dove mette i soldi?". La crisi dei mutui inciderà? "Solo se il mercato sarà inflazionato dalle case di chi non riesce più a pagare le rate. Finora questo non è successo". \ 3.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le vendite (on line) Usa funzionano: +21% (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Finanza e Mercati" del 29-11-2007)

Da Finanza&Mercati del 29-11-2007 Volano i consumi on line negli Usa. Il 26 novembre (ribattezzato da qualche anno Cyber Monday), primo lunedì dopo il giorno del ringraziamento che dà il via alla campagna acquisti natalizia, i siti internet degli Stati Uniti hanno registrato un incremento di vendite del 21% rispetto all'anno precedente. In un solo giorno sono stati venduti prodotti per 733 milioni di dollari. A testimoniarlo è una società di ricerca di mercato, la ComScore, che ha preso in considerazione i siti di vendita delle catene della grossa distribuzione, come ad esempio Walmart.com, BestBuy e Circuit City Stores. Il termometro dell'economia a stelle e strisce, e quindi di quella mondiale, passa attraverso gli acquisti natalizi, che quest'anno sono in rialzo nonostante l'aumento dei prezzi del petrolio e lo sboom della bolla immobiliare. Il periodo prenatalizio è fondamentale per l'economia Usa: le società statunitensi registrano il 20% del loro fatturato nelle quattro settimane di fine anno, dal Black Friday alla vigilia di Natale. E in questi giorni si concentrano le maggiori offerte per i consumatori. Quest'anno la "coda" tra le casse virtuali si è creata per acquistare principalmente televisori dell'ultima generazione e prodotti in pelle. Prodotti che, durante la campagna promozionale prima degli acquisti hanno registrato i maggiori sconti. Seconde le prime stime fatte dall'International Council of Shopping Centers, inoltre, pare che le vendite del primo weekend dopo il giorno del Ringraziamento, nei negozi al dettaglio, siano aumentate del 2,4%, la più piccola variazione dal 2004. ComScore prevede invece che via Internet verranno venduti tra novembre e dicembre articoli per 29,5 miliardi. L'anno scorso il giorno di picco delle vendite sul web fu il 13 dicembre (con 667 milioni). I gestori di siti Usa della grossa distribuzione già incrociano le dita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immobili, compravendite in calo (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Italia Oggi" del 29-11-2007)

ItaliaOggi     ItaliaOggi  - Edilizia e Territorio Numero 283, pag. 13 del 29/11/2007 Autore: di Carlo Russo Visualizza la pagina in PDF       Il rapporto dell'Osservatorio Nomisma delinea un mercato in sofferenza dopo 10 anni di exploit Immobili, compravendite in calo Tamburini: la stabilità dei prezzi continuerà pure nel 2008 Diminuiscono le compravendite, -9,7%, nelle 13 principali città italiane, e di conseguenza vi è una stagnazione dei prezzi, -2% nell'ultimo semestre. La crisi dei mutui negli Stati Uniti si sta facendo sentire anche in Italia. Il mercato immobiliare è in sofferenza dopo una decina d'anni di ininterrotto exploit, ma il costo di una casa rimane alto: in media 8.255 euro a metro quadrato in centro a Milano e 7.964 a Roma, secondo il rapporto di fine anno dell'Osservatorio immobiliare di Nomisma. Quanto ai mutui, gli italiani sono indebitati, per l'acquisto della casa, per 405,6 miliardi di euro. La riduzione tendenziale del numero di mutui erogati è del 3%. "L'analisi in serie storica dei tassi di insolvenza", sostiene il rapporto, "mostra che l'indice si è mantenuto stazionario dal 2002 al 2004 (1,7%), per poi scendere all'1,5% a dicembre 2006, momento in cui si è iniziata a rilevare un'inversione di tendenza che lo ha riportato su valori lievemente superiori a quelli dell'inizio decennio (1,8%). Ma l'incremento dell'indice, per quanto significativo e di notevole interesse, non dovrebbe ancora destare preoccupazioni sulla reale capacità delle famiglie di far fronte agli impegni finanziari presi tanto più se si considera che il tasso attuale di sofferenza si colloca non lontano dai livelli del periodo 2002-2004". Il tasso di sofferenza dei mutui passa dall'1,5% del dicembre 2006 all'1,8% a giugno 2007. Il 75% dei mutui che vengono ora erogati è a tasso fisso e la metà ha una durata superiore ai 20 anni. Da rilevare che per la prima volta negli ultimi dieci anni anche i mutui per l'acquisto di immobili d'impresa sono contratti in prevalenza a tasso fisso. Un altro indice della pesantezza del mercato è il tempo di vendita, che ora arriva a cinque mesi, mentre lo sconto all'atto della vendita è in aumento e si colloca all'11,6%. Il censimento del prezzo delle abitazioni realizzato da Nomisma pone al secondo posto, dopo Milano, Venezia, con 8.189 euro a metro quadrato. Seguono, dopo Roma: Firenze (5.961 euro a metro quadrato), Bologna (5.240), Napoli (4.933), Padova (4.318), Torino (4.140), Genova (4.071), Bari (3.550), Catania (3.089), Cagliari (2.943), Palermo (2.770). Se i prezzi segnano il passo (pur rimanendo sostenuti) non dovrebbero però verificarsi clamorosi tonfi. "Nessuna bolla immobiliare", conclude il rapporto, "pur in un contesto divenuto difficile e non tanto per fenomenologie di matrice immobiliare quanto piuttosto per l'operare di meccanismi di diversa origine. Basti pensare alla caduta verticale dei titoli delle società immobiliari italiane registratasi a partire dalla crisi dei subprime americani. Poiché non vi sono relazioni tra le sofferenze degli acquirenti di case in Usa e i fondamentali delle quotazioni italiane, incluso il costo dell'indebitamento e la sua stessa disponibilità, è chiaro che il contagio è esclusivamente di tipo psicologico. Si prenda ad esempio una società come Igd, una property company pura, con investimenti esclusivi in centri commerciali locati a terzi e, quindi, con un profilo di redditività “garantito”. Ebbene, una caduta vicina al 50% del corso, a redditività invariata, è inspiegabile se non ricorrendo alla psicologia". "Forse più per effetto mediatico che per una situazione reale, poiché gli italiani non sono così indebitati come gli americani, l'onda lunga della crisi americana si sta facendo sentire anche in Europa e in Italia", sottolinea Gualtiero Tamburini, presidente di Nomisma e coordinatore del comitato scientifico. "Pure nel 2008 prevediamo continuerà la stabilità dei prezzi, attorno a +2 e +3%". "Gli italiani", aggiunge Tamburini, "hanno mutui per la casa per un valore di 405,6 miliardi di euro, ma non vi sono problemi particolari di insolvenza, anche se chi ha contratto mutui a tasso variabile risente dell'aumento dei tassi, però è prevedibile una stabilità se non un calo dei tassi nel futuro e quindi non vi sarà aggravamento di queste situazioni". Nomisma ha effettuato anche una ricerca sul bisogno-casa degli italiani. "Sono 3,6 milioni le famiglie in difficoltà per il caro-casa", aggiunge Tamburini. "Il canone d'affitto si mangia dal 40 al 75% del salario. In città come Roma e Milano calcoliamo che il canone medio d'affitto supera la metà di quanto chi chiede una locazione è in grado di spendere. In Italia c'è una domanda di almeno 1 milione di case in affitto che non è soddisfatta e questo crea problemi alla mobilità e rappresenta anche un freno allo sviluppo economico del paese". Ma come mai i prezzi non diminuiscono? "I prezzi degli immobili", spiega ancora Tamburini, "sono cresciuti in Italia meno che nella maggior parte degli altri paesi europei ed è questo un fattore importante di cui tenere conto nel valutare la tenuta delle quotazioni, pur in presenza di un mercato diventato difficile".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prezzi delle case in frenata ma il mercato non teme il crack (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Mattino di Padova, Il" del 29-11-2007)

Primo Piano Prezzi delle case in frenata ma il mercato non teme il crack PADOVA. Frena il mercato immobiliare padovano. Lo ribadisce Nomisma, che ieri ha presentato il terzo rapporto 2007 ricavato dall'Osservatorio sul mercato immobiliare. Nella città del Santo la domanda è debole, l'offerta è stabile con tendenza alla diminuzione, ad eccezione del mercato della locazione, e i contratti stipulati risultano in calo rispetto ai sei mesi precedenti. I prezzi di compravendita, anche se non in maniera vistosa, tendono ad aumentare, così come i canoni di locazione che, dopo aver fatto registrare un azzeramento della crescita, riprendono a salire. I rendimenti medi da locazione, interrompono il trend negativo iniziato già da qualche anno e si mantengono in genere sui livelli raggiunti sei mesi fa, anche se il mercato di Padova garantisce da sempre rendimenti mediamente più alti rispetto a quelli conseguiti nei maggiori mercati italiani. In parziale disaccordo rispetto a quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi la Federazione Italiana dei mediatori e agenti d'affari (Fimaa) attraverso il suo tesoriere Silvia Dell'Uomo, secondo Nomisma i prezzi sono tutt'altro che scontati. "Essendo il mercato bloccato - aveva detto la rappresentante - chi ha necessità di vendere è disposto ad abbassare il prezzo, arrivando a scontare gli immobili anche fino al 20%, una cosa impensabile fino a qualche tempo fa. Questa circostanza riguarda soprattutto le aree più disagiate". Diversamente, a Nomisma risulta che una caratteristica del mercato patavino sia la modesta percentuale di sconto praticato. Nonostante per alcuni settori risulti in aumento, questa cifra è sempre più bassa rispetto a tutte le altre grandi aree urbane monitorate dalla società. Questo, insieme all'allungamento dei tempi di vendita e di locazione, testimonia una rigidità dell'offerta da parte di chi non è disposto a svalutare il proprio immobile pur di venderlo. In prospettiva, per i prossimi sei mesi dell'anno, gli operatori prevedono una certa stabilità del mercato. (Cristina Chinello).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GB: PREZZI CASE -0,8% A NOVEMBRE, CALO MAGGIORE DA 1995 (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 29-11-2007)

Gb: prezzi case -0,8% a novembre, calo maggiore da 1995 di ANSA Campanello d'allarme dopo un decennio di boom immobiliare -->(ANSA) - ROMA, 29 NOV - I prezzi delle case nel Regno Unito a novembre sono calati dello 0,8% su base mensile, maggiore flessione dal giugno 1995. Il dato fa suonare un campanello d'allarme dopo un decennio di boom immobiliare. Lo rileva la Nationwide Building Society, secondo quanto riferisce Bloomberg. I prezzi sono scesi a una media di 184.099 sterline, segnando invece un aumento rispetto a novembre del 2006 del 6,9%, in rallentamento rispetto alla crescita tendenziale segnata a ottobre (+9,7%).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In Italia non caleranno i prezzi delle case (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 29-11-2007)

L'Italia non imita gli Usa: non caleranno i prezzi delle case di Enrico Bronzo commenti - | | 28 novembre 2007 DOCUMENTI Rapporto Nomisma, versione completa Rapporto Nomisma, versione sintetica Nel 2008 i prezzi delle abitazioni aumenteranno dal 3,8 al 6%. Questo il dato più atteso del Terzo rapporto 2007 sulla congiuntura immobiliare in Italia secondo i due modelli previsionali utilizzati dalla società di ricerca Nomisma. Un incremento che, abbinato ai pareri negativi degli operatori, scende al 2,5-3 per cento. Il rapporto mette anche in evidenza che il mattone perde appeal: la percentuale di famiglie disposte a investire in immobili è scesa dal 70 al 50%. La bolla non scoppierà. Tuttavia non è atteso un calo delle quotazioni, come accade oltreoceano. Per il 2009 la stima del modello previsionale più ottimistica si assesta su una crescita dei prezzi del 3,7 per cento. Diverso invece il parere degli operatori immobiliari intervistati da Nomisma di cui solo il 5% prevede aumenti dei prezzi nel 2008 mentre il 47% li vede in calo e il restante 48% stabili. Percentuali simili si registrano anche per le previsioni sul numero delle compravendite: per la metà degli operatori nel 2008 diminuiranno. Nomisma conferma anche che non ci sarà alcuno scoppio della bolla immobiliare, se non altro perché in Italia i prezzi sono saliti meno che altrove: negli ultimi 10 anni del 92% contro il 175% degli Stati Uniti, il 205% della Gran Bretagna, il 251% dell'Irlanda e il 369% del Sud Africa. Nelle 13 principali città italiane nel secondo semestre del 2007 la previsione è di una crescita dei prezzi del 2% nominale e dell'1,1% su base reale. Frenata sui mutui. Il rapporto Nomisma conferma anche la frenata dei mutui sottoscritti. Dopo il 3,4% fatto segnare nel 2° semestre 2006 (con 251.500 mutui sottoscritti nel semestre) si è passati al 3% del primo semestre 2007, con 244mila contratti sottoscritti. Le percentuali di acquisti di abitazioni finanziate da mutuo negli ultimi cinque anni sono invece costanti intorno al 60 per cento. Nonostante diminuisca il numero dei mutui l'ammontare dell'erogato aumenta dell'1,2 su base annua: nel periodo luglio 2006 giugno 2007 sono stati erogati 79,7 miliardi di euro per l'acquisto di immobili. I mutui per gli investimenti in costruzioni invece corrono a gonfie vele: +13,2% su base annua superando quota 50 miliardi di euro di valore del finanziamento. L'identikit del finanziamento: tasso fisso al 75%. Le abitazioni acquistate nel secondo semestre 2007 hanno un valore medio di 250mila euro per un importo medio finanziato di 136mila. La metà dei finanziamenti erogati ha una durata superiore ai 20 anni. La durata media dei finanziamenti è di 22,6 anni, in aumento dell'1,6% rispetto al semestre precedente. Il tasso di sofferenza dei mutui in essere passa dall'1,5 per cento di dicembre 2006 all'1,8% del giugno 2007. Chi ricorre all'indebitamento, probabilmente anche allertato dalle notizie sulla recente crisi finanziaria negli Usa, opta sempre di più per i mutui a tasso fisso: il dato riguarda il 75% dei mutui erogati nel secondo semestre del 2007. Per la prima volta negli ultimi dieci anni - spiegano da Nomisma - anche i mutui per l'acquisto di immobili d'impresa sono in prevalenza contratti a tasso fisso. "E' un dato di fatto che gli spread sono aumentati, e sebbene i tassi di riferimento delle banche centrali non siano aumentati, il danaro è divenuto più caro per compensare il maggior rischio percepito - spiegano dall'Istituto di ricerca - L'effetto della crisi subprime anglo-americana ha posto sotto i riflettori e accelerato una tendenza al rallentamento della crescita dei mercati immobiliari che era in atto da prima che la crisi stessa si manifestasse".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si fermano i prezzi delle case, mutui più cari (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Denaro, Il" del 29-11-2007)

Italia mercato immobiliare Si fermano i prezzi delle case, mutui più cari Un aumento del 2 per cento che, in termini reali, si riduce all'un per cento. Per il mercato immobiliare, sottolinea Nomisma, il tasso di crescita dei prezzi registrato nel secondo semestre del 2007 rispetto al semestre precedente è il più basso dalla fine del '98, "ovvero dall'inizio di un ciclo che, con tutta probabilità, è arrivato al termine dopo circa nove anni". Su base annua i prezzi tuttavia ancora tengono: la previsione per l'intero 2007 è di un aumento del 5,1 per cento. A favorire una tendenza alla decelerazione già in atto da qualche tempo soprattutto la crisi dei mutui Usa subprime (ad alto rischio), che si ripercuote sui tassi d'interesse, arrivati a novembre, secondo la rilevazione Abi, al 5,71 per cento, il livello più alto degli ultimi cinque anni. E questo nonostante i rialzi della Bce si siano fermati a giugno. "E' un dato di fatto - rileva Nomisma - che gli spread sono aumentati e, sebbene i tassi di riferimento delle Banche centrali non siano aumentati, il denaro è divenuto più caro per compensare il maggior rischio percepito. L'effetto della crisi ha accelerato una tendenza al rallentamento della crescita dei mercati immobiliari". 29-11-2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EMANUELE IMPERIALI I PREZZI DELLE CASE TENGONO, MA IL NUMERO DELLE COMPRAVENDITE DIMINUISCE. E AN (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 29-11-2007)

EMANUELE IMPERIALI I prezzi delle case tengono, ma il numero delle compravendite diminuisce. E ancor più calerà l'anno prossimo restando al di sotto della soglia di 800mila case. Il Rapporto Nomisma sul mercato immobiliare a fine 2007 fotografa le difficoltà e le ansie di un settore, quello della casa, sul quale soffiano venti impetuosi di crisi: innanzitutto per i gravi problemi di liquidità connessi ai mutui subprime, la cui bolla è esplosa negli Stati Uniti e sta avendo conseguenze devastanti in tutto il mondo. Ma anche per l'aumento del costo del denaro in Europa che si riflette su tassi di interesse sempre più onerosi, ormai attestati al 5,71% a novembre: per cui quanti, e sono tantissimi, hanno stipulato mutui a tasso variabile si vendono costretti a fare i conti con rate sempre più elevate da dover restituire alle banche. Eppure, nonostante questi incrementi del costo del denaro voluti dalla BCE mentre in America continua a diminuire, l'ammontare dei prestiti immobiliari in Italia cresce anche negli ultimi mesi: a metà dell'anno in corso aveva superato i 400 miliardi, segnando un consistente +11,4% rispetto allo stesso periodo del 2006. Ma come si presenta l'andamento territoriale del mercato? I valori più elevati continuano a essere quelli di una città molto particolare come Venezia, dove variano da un minimo di 2.800 euro a metro quadro per abitazioni usate in periferia a un massimo che sfiora gli 8200 euro per le case in centro. A Milano sono anche molto elevati, con punte che superano perfino in qualche caso gli 8200 euro. A Roma il "range" varia tra poco meno di 2000 euro in periferia e poco meno di 8000 in centro. A Napoli i parametri sono, invece, più nella norma: il minimo sono 1.220 euro per una casa usata in periferia, il massimo circa 5000 euro per un'abitazione in centro. L'aspetto molto interessante del Terzo Rapporto Nomisma sta nell'aver fatto un focus specifico sul mercato degli affitti. È vero che attualmente in Italia l'80% delle famiglie vive in una casa di proprietà, ma per quel 20% che non ha questa fortuna le difficoltà sono notevoli. E la domanda di locazione resta comunque molto consistente da parte degli studenti e di quei lavoratori costretti a vivere fuori casa. Per di più chi vive in affitto, e ciò accade soprattutto nei grandi centri urbani, è di solito chi ha un reddito inadeguato a poter anche ipotizzare l'acquisto di una casa, sia pure a rate. Nomisma quantifica gli italiani in affitto in 4 milioni e 300mila. Esemplare è il caso di Napoli: per 80 mq l'affitto mensile sostenibile da una persona sarebbe di 633 euro, mentre il canone di mercato è di 832 euro. Quasi il 32% in più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le abitazioni l'anno prossimo costeranno un po' meno (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Opinione, L'" del 30-11-2007)

Oggi è Ven, 30 Nov 2007 Edizione 262 del 30-11-2007 Due studi fotografano la situazione del mercato immobiliare della Penisola Le abitazioni l'anno prossimo costeranno un po' meno di Alessandra Mieli Due ricerche in questi giorni hanno fotografato la situazione del mercato immobiliare in Italia. Seppure con alcune divergenze sui numeri, sia quella di Eurispes, sia quella di Nomisma, concordano nell'affermare che siamo di fronte a un raffreddamento sensibile del mercato. E tutte e due sono d'accordo nel prevedere che nel 2008 i prezzi sono destinati a calare ulteriormente. Il che non significa uno "sgonfiamento" di quella che taluni hanno definito come "bolla" immobiliare, quanto piuttosto che l'offerta ha soddisfatto in gran parte la domanda e dunque i prezzi tendono a una maggiore stabilità. Inoltre i tempi medi vendita si sono dilatati e oggi sono arrivati a superare i 5 mesi per le abitazioni usate, mentre lo sconto praticato nel corso della trattazione si è attestato all'11,6% e i prezzi sono cresciuti "solo" si fa per dire i prezzi che crescono del 6,9% nei capoluoghi (rispetto al 25,6% del 2004) e del 6,4 % negli altri comuni. Dopo il trend di continuo aumento degli ultimi 9 anni, il 2007 si chiuderà quindi con una riduzione del numero delle transazioni stimabile intorno al 3,3%, ma con punte addirittura superiori al 10% nelle grandi città. Per quanto riguarda i prezzi, secondo Nomisma "si è registrato un rallentamento della crescita, con un aumento che si attesta al 2% su base semestrale e al 5,1% sull'intero 2007", mentre per Eurispes l'incremento sarebbe ancora minore "fra lo 0,7% e lo 0,9% quest'anno, e potrebbe iniziare a scendere dal 2008. Il calo potrebbe oscillare fra l'uno e il tre per cento a livello nazionale". Ma l'edilizia appare ancora un segmento dell'industria piuttosto vivace il cui fatturato quest'anno supererà i 180 miliardi di euro segnando un +5% sull'anno precedente. Il volume d'affari del settore costruzioni (la cui incidenza sul Pil, nel 2006, si è attestata al 9,9%) nel primo semestre di quest'anno ha dato lavoro a 1.948.000 persone pari al 27,9% degli occupati dell'industria e all'8,4% di tutti i settori economici. Secondo l'Eurispes la corsa dei prezzi delle case in Italia si spiega alla luce dell'andamento demografico: aumentano i nuclei residenti ma diminuisce la loro dimensione media mentre l'incidenza degli immigrati è passata dal 2,7% del 2002 al 4,5% del 2005. Sul fronte degli affitti, tema al quale Nomisma ha dedicato particolare attenzione si scopre che "Ad oggi i proprietari di casa sono circa l'80% degli italiani, tuttavia resta una domanda di locazione molto forte, soprattutto per motivi di studio e di lavoro" chi cerca oggi una casa in affitto "è chi non ha potuto comprarla, quindi parliamo delle fasce di reddito più basse". Attualmente, infatti, si può stimare che gli italiani in affitto siano 4,3 milioni, a fronte dei 7 milioni di 30 anni fa. Acquistare una casa, insomma, resta il principale obiettivo delle famiglie che detengono il 91,7% degli immobili presenti in Italia. Il comparto delle locazioni registra comunque un trend di stabilità del numero di contratti stipulati, con tassi di crescita delle quotazioni soprattutto per le aree urbane di maggiori dimensioni e in particolare per le zone centrali e di pregio. Guardando il mercato della casa nei maggiori capoluoghi italiani, dai dati Eurispes, si evince che Genova ha chiuso il 2007, in un quadro di sostanziale stabilità dei prezzi, registrando un arretramento dei volumi scambiati mentre a Milano si registra una stabilizzazione dei valori dei prezzi e dei volumi delle compravendite con una lieve contrazione nel secondo semestre. A Torino, nelle zone centrali, gli immobili di maggior pregio hanno subito variazioni rispetto al passato su base annua nell'ordine del -1% ma la domanda è sostenuta nelle aree che vanno oltre il semicentro, con una propensione per i migliori edifici della periferia, a Venezia, invece, i prezzi delle case restano stabili mentre crescono quelli degli affitti. Scendendo lo Stivale, dal rapporto Eurispes emerge che a Bologna, dopo una corsa inarrestabile che aveva portato i prezzi delle abitazioni a salire fino al 65% negli ultimi nove anni, nel 2007 il mercato immobiliare si trova a fare i conti con un raffreddamento dei prezzi e con un considerevole allungamento dei tempi della vendita (6,2 mesi circa). Stessa cosa per Firenze dove diminuiscono la domanda, il livello dei prezzi e i volumi complessivi delle compravendite mentre scendendo a Sud, Bari è l'unica grande città che ha registrato in almeno tre zone urbane segnali di tenuta del mercato. A Napoli ? conclude l'Eurispes - i prezzi hanno fatto registrare una sostanziale conferma dei valori del 2006 sebbene in lieve decremento tra lo 0,5% e l'1,5%, per quanto riguarda le Isole, invece, il mercato di Cagliari segna incrementi del 2-3% in particolar modo per le zone di maggior pregio e per le zone del centro, Palermo si contraddistingue per i rialzi nella compravendita delle abitazioni, in particolare nelle zone centrali, e per i negozi in locazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Italia non imita gli Usa: non caleranno i prezzi delle case (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 30-11-2007)

Di Enrico Bronzo commenti - | | 28 novembre 2007 DOCUMENTI Rapporto Nomisma, versione completa Rapporto Nomisma, versione sintetica Nel 2008 i prezzi delle abitazioni aumenteranno dal 3,8 al 6%. Questo il dato più atteso del Terzo rapporto 2007 sulla congiuntura immobiliare in Italia secondo i due modelli previsionali utilizzati dalla società di ricerca Nomisma. Un incremento che, abbinato ai pareri negativi degli operatori, scende al 2,5-3 per cento. Il rapporto mette anche in evidenza che il mattone perde appeal: la percentuale di famiglie disposte a investire in immobili è scesa dal 70 al 50%. La bolla non scoppierà. Tuttavia non è atteso un calo delle quotazioni, come accade oltreoceano. Per il 2009 la stima del modello previsionale più ottimistica si assesta su una crescita dei prezzi del 3,7 per cento. Diverso invece il parere degli operatori immobiliari intervistati da Nomisma di cui solo il 5% prevede aumenti dei prezzi nel 2008 mentre il 47% li vede in calo e il restante 48% stabili. Percentuali simili si registrano anche per le previsioni sul numero delle compravendite: per la metà degli operatori nel 2008 diminuiranno. Nomisma conferma anche che non ci sarà alcuno scoppio della bolla immobiliare, se non altro perché in Italia i prezzi sono saliti meno che altrove: negli ultimi 10 anni del 92% contro il 175% degli Stati Uniti, il 205% della Gran Bretagna, il 251% dell'Irlanda e il 369% del Sud Africa. Nelle 13 principali città italiane nel secondo semestre del 2007 la previsione è di una crescita dei prezzi del 2% nominale e dell'1,1% su base reale. Frenata sui mutui. Il rapporto Nomisma conferma anche la frenata dei mutui sottoscritti. Dopo il 3,4% fatto segnare nel 2° semestre 2006 (con 251.500 mutui sottoscritti nel semestre) si è passati al 3% del primo semestre 2007, con 244mila contratti sottoscritti. Le percentuali di acquisti di abitazioni finanziate da mutuo negli ultimi cinque anni sono invece costanti intorno al 60 per cento. Nonostante diminuisca il numero dei mutui l'ammontare dell'erogato aumenta dell'1,2 su base annua: nel periodo luglio 2006 giugno 2007 sono stati erogati 79,7 miliardi di euro per l'acquisto di immobili. I mutui per gli investimenti in costruzioni invece corrono a gonfie vele: +13,2% su base annua superando quota 50 miliardi di euro di valore del finanziamento. L'identikit del finanziamento: tasso fisso al 75%. Le abitazioni acquistate nel secondo semestre 2007 hanno un valore medio di 250mila euro per un importo medio finanziato di 136mila. La metà dei finanziamenti erogati ha una durata superiore ai 20 anni. La durata media dei finanziamenti è di 22,6 anni, in aumento dell'1,6% rispetto al semestre precedente. Il tasso di sofferenza dei mutui in essere passa dall'1,5 per cento di dicembre 2006 all'1,8% del giugno 2007. Chi ricorre all'indebitamento, probabilmente anche allertato dalle notizie sulla recente crisi finanziaria negli Usa, opta sempre di più per i mutui a tasso fisso: il dato riguarda il 75% dei mutui erogati nel secondo semestre del 2007. Per la prima volta negli ultimi dieci anni - spiegano da Nomisma - anche i mutui per l'acquisto di immobili d'impresa sono in prevalenza contratti a tasso fisso. "E' un dato di fatto che gli spread sono aumentati, e sebbene i tassi di riferimento delle banche centrali non siano aumentati, il danaro è divenuto più caro per compensare il maggior rischio percepito - spiegano dall'Istituto di ricerca - L'effetto della crisi subprime anglo-americana ha posto sotto i riflettori e accelerato una tendenza al rallentamento della crescita dei mercati immobiliari che era in atto da prima che la crisi stessa si manifestasse".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Minidollaro, mutui e credit crunch: minacce da gestire (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-12-2007)

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2007-12-01 - pag: 4 autore: Gli economisti. Come si cavalca il mercato Minidollaro, mutui e credit crunch: minacce da gestire Orazio Carabini VENEZIA. Dal nostro inviato "Noi imprenditori dobbiamo adattarci al mercato, non dobbiamo sforzarci di piegarlo alle nostre esigenze". Martin Broughton è presidente della British Airways e della Cbi, la Confindustria inglese. Si dissocia dalla presa di posizione dei suoi colleghi di Eurolandia che in un documento di Business Europe, la loro federazione, hanno espresso preoccupazione per il rafforzamento dell'euro sul dollaro e per gli effetti sulla competitività delle imprese europee. Capita anche questo alla Winter University, la scuola di formazione della Confindustria dedicata a "Eccellenza e globalizzazione": un imprenditore che esprime una linea diversa. è vero che Broughton è inglese e che gli inglesi, oltre ad avere ancora la sterlina, sono fedeli a una cultura liberista. "I cambi li stabilisce il mercato – aggiunge – e la politica non deve intromettersi. Per le imprese c'è una sola strategia per combattere gli effetti della svalutazione del dollaro. Un po' di hedging sui cambi aiuta a guadagnare tempo, ma la sfida consiste nel raggiungere e presidiare le fasce alte del mercato, dove non conta la concorrenza di prezzo ma altri fattori come la qualità,l'assistenza al cliente, il contenuto di innovazione". Ma inquesta fase non c'è solo il minidollaro (o il supereuro) a preoccupare le imprese. I rischi, come dice ancora Broughton, sono tanti, si sovrappongono, si intrecciano. "Il credit crunch – afferma per esempio l'ex-direttore generale del Fondo monetario Rodrigo de Rato – deriva da una crisi seria che avrà conseguenze pesanti sotto il profilo economico e regolamentare ". Dunque, sviluppo frenato e mercati finanziari instabili. Il tasso di crescita potenziale, quello che misura lo stato di salute strutturale di un'economia, è basso in Europa e in calo anche negli Stati Uniti, secondo Rato. "Tutti hanno un decoupling, uno sganciamento su cui puntare – prosegue –: gli americani vogliono separarsi dalla bolla immobiliare, gli europei dalla locomotiva americana, i paesi emergenti da Europa e America. Ma la soluzione è il Doha Round: superare le resistenze di Usa, India e Brasile e dare un nuovo impulso al commercio internazionale perché il mondo ha ancora bisogno di liberalizzazioni ". Che servono, anche nelle singole aree, a dare impulso al tasso di crescita potenziale su cui bisogna agire per rispondere al rallentamento congiunturale. Poi non bisogna sottovalutare la crisi sui mercati finanziari che va affrontata con dosi massicce di trasparenza "perché – dice Rato –bisogna recuperare credibilità". E anche in questo caso la scorciatoia delle soluzioni legislative non è detto che siala più efficace. "La politica – spiega Rato –promette di eliminare i problemi introducendo nuove regole ma poi arrivano nuovi problemi, diversi dai precedenti, che richiedono altre regole e si torna daccapo ". Rato è convinto che la stretta del credito morderà: il premio per il rischio aumenta e le banche centrali non interverranno, riducendo i tassi d'interesse, perché l'inflazione fa paura. "Anche se – aggiunge – i prezzi della materie prime hanno raggiunto un picco e la recessione li farà scendere". Ma la parola che ricorre più spesso è "rischio". E tutti si chiedono come affrontare l'incertezza, politica, economica, finanziaria. "Il rischio si gestisce – risponde Jami Miscik, che dirige l'ufficio sui rischi sovrani di Lehman Brothers ed è stata vicedirettore dell'intelligence alla Cia dal 2000 al 2005 – e il modo migliore per farlo è diversificare: un principio che vale per la sicurezza nazionale come per quella finanziaria".Nell'immediato Miscik guarda con attenzione a quattro eventi: le elezioni russe, il referendum costituzionale in Venezuela, la sicurezza in Medio Oriente ( i sauditi sono preoccupati per eventuali attacchi ai pozzi petroliferi), l'instabilità iraniana che deriva non solo dalla tensione con l'Occidente sugli impianti nucleari ma anche da una situazione politica interna precaria. E Miscik raccomanda di affrontare con cautela la questione dei sovereign funds, i fondi dei Paesi emergenti che si stanno affacciando sui mercati azionari con acquisti massicci."C'è una curva di apprendimento – dice Miscik – da tutte e due le parti. I Paesi che vogliono investire ( quelli arabi, la Cina, l'India) ma anche quelli che devono attrarre gli investimenti. Bisogna abituarsi alla novità". Aggiunge Rato che non l'Occidente non deve dare l'impressione di non volerli per motivi politici e che i fondi devono ispirarsi alla massima trasparenza. "Ma il protezionismo finanziario, come quello commerciale, – conclude Rato – non paga". LE RICETTE Broughton: dobbiamo adattarci, senza politica Rato: la soluzione è rilanciare il commercio internazionale Miscik: occorre diversificare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il rapporto fimaa Secondo gli operatori le compravendite immobiliari a fine 2007 potrebbero segnare un lieve calo Prezzi delle case: anche in città primi segnali di <stanca> (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Provincia di Como, La" del 01-12-2007)

Il rapporto fimaa Secondo gli operatori le compravendite immobiliari a fine 2007 potrebbero segnare un lieve calo Prezzi delle case: anche in città primi segnali di "stanca" Como(m. sa.) Segnali di "stanca" per il mercato immobiliare anche a Como dove da qualche tempo si registra un allungamento dei tempi di vendita e una stabilità nel divario tra il prezzo richiesto e quello effettivo. A rivelarlo l'indagine della Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d'affari) che ieri nel corso di un convegno organizzato nella sede dall'Ance di Como ha presentato il "Listino prezzi immobiliari 2007". In base ai giudizi espressi dagli operatori, il numero delle compravendite immobiliari a Como potrebbe attestarsi quest'anno intorno a 1.420, facendo così segnare un lieve calo rispetto al dato del 2006. "La dinamica dei prezzi di vendita nell'ultimo anno è stabile ? si legge ? La variazione percentuale dei prezzi medi di appartamenti risulta pari al 4,5%. Si registra un allungamento dei tempi di vendita e una stabilità nel divario tra il prezzo richiesto e quello effettivo". Un appartamento nuovo in centro a Como, secondo la rilevazione effettuata da Fimaa, vale fra 3.342 e 5.082 euro al metro quadrato, mentre in periferia il prezzo oscilla tra 1.863 e 2.618 euro al metro. Il valore di un appartamento nuovo nel 2007 è aumentato, in media, del 4,2% rispetto all'anno scorso. Risultano invece in calo i canoni di locazione: nel caso di appartamenti recenti di circa 70 metri quadrati il prezzo varia da 467 euro mensili (nei quartieri periferici) a 731 euro, per le zone cittadine di particolare pregio. Un mercato, quello immobiliare, che nel prossimo futuro dovrà misurarsi con le nuove normative sull'efficienza energetica introdotte dalla recente legge regionale proprio in materia di ?certificazione energetica degli edifici?: la Lombardia ha infatti deciso di anticipare al 2008 alcune disposizioni che la normativa nazionale fissa, invece, per il 2010. Nel corso del convegno di ieri esperti tecnici e operatori del settore hanno analizzato nel dettaglio gli aspetti pratici correlati alla normativa che sarà applicata obbligatori energetica nell'edilizia è stato al centro del convegno che si è tenuto ieri pomeriggio presso la sede dell'Ance (associazione dei costruttori edili) di Como. Gli esperti del settore si sono confrontati, in particolare, sulle novità che dal 1 luglio 2009, renderanno obbligatoria la certificazione energetica per la vendita dei singoli appartamenti per arrivare, infine, dal 1 luglio 2010, quando il documento sarà obbligatorio anche per le abitazioni concesse in affitto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDAGINE NOMISMA SUL MERCATO IMMOBILIARE ITALIANO (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sestopotere.com" del 02-12-2007)

(22:53) (2/12/2007 12:30) | INDAGINE NOMISMA SUL MERCATO IMMOBILIARE ITALIANO (Sesto Potere) - Roma - 2 dicembre 2007 -Le recenti crisi di natura finanziaria e il conseguente razionamento del credito, associate al rallentamento macroeconomico in atto, hanno costretto, dopo 9 anni di crescita ininterrotta, il mercato immobiliare italiano a ripiegare. Si tratta di una flessione al momento limitata ai volumi delle compravendite nelle principali città che, tuttavia, minaccia di estendersi anche alle quotazioni, se dovesse perdurare la debolezza che caratterizza buona parte della domanda. Le aspettative di flessione diffusesi, peraltro scarsamente supportate dai fondamentali economici, hanno determinato un ulteriore innalzamento dei tempi medi di vendita (arrivati a superare i 5 mesi per le abitazioni usate) e dello sconto praticato in sede di trattativa (attestatosi per il residenziale all'11,6%), ritornati entrambi sui livelli che avevano preceduto l'avvio dell'attuale fase espansiva. Dopo i continui aumenti degli anni scorsi, il 2007 si chiuderà con una flessione delle transazioni di case stimabile in almeno il 3,3%, ma con punte ben superiori al 10% nei grandi centri urbani. Come già avvenuto in passato, anche in questa circostanza sono i mercati di punta ad anticipare le tendenze. In un contesto di domanda debole i prezzi delle case continuano, tuttavia, a dimostrare eccellente solidità, mettendo a segno un incremento quantificabile nel 2% su base semestrale e del 5,1% sull'intero 2007. Migliore addirittura è risultata la performance degli immobili d'impresa, per i quali la crescita su base annuale oscilla tra il +5,8% dei negozi e il +7,1% dei capannoni industriali. Dal punto di vista dei valori il settore immobiliare sembra, dunque, proseguire nel canale discendente inaugurato nel corso del 2004. Il rallentamento risulta evidente, al di là della stagionalità, dall'evoluzione delle variazioni dei prezzi delle principali tipologie immobiliari, ma accredita più l'immagine di atterraggio morbido che non lo scoppio da bolla speculativa. In un contesto divenuto difficile e non tanto per fenomenologie di matrice immobiliare, quanto piuttosto per l'operare di meccanismi di origine psicologica, la tendenza recente rappresenta un solido appiglio a cui aggrapparsi per non subire il richiamo delle Cassandre della "bolla a tutti i costi". Le ragioni che tendono ad escludere prezzi in discesa devono essere individuate nella tendenza storica delle quotazioni a non dare luogo a riduzioni apprezzabili nei valori nominali medi, - soprattutto fuori dalle più grandi aree urbane gli andamenti ciclici sono impercettibili, mentre la tendenza a conservare e accrescere i valori è precisa -, nell'ancora modesto livello dell'indebitamento medio delle famiglie italiane (oggi il debito rispetto al debito disponibile, nonché nella minore tensione sui prezzi degli immobili registrata in Italia durante l'attuale ciclo, rispetto alla maggior parte degli altri Paesi. Le prospettive per il 2008 sono di ulteriore contrazione dell'attività transattiva, che tornerà verosimilmente sotto la soglia delle 800 mila unità compravendute, e di stabilizzazione delle quotazioni. Se a livello medio italiano è possibile prevedere una crescita dei prezzi nell'ordine del 2,5-3%, non si possono escludere flessioni puntuali in corrispondenza delle aree urbane di maggiori dimensioni. L'entità di eventuali flessioni continuerà a dipendere più dalla reazione della domanda a shock esogeni di natura finanziaria che non dall'effettivo deterioramento delle determinanti macroeconomiche che orientano l'andamento del mercato. Negli ultimi trenta anni, con il conseguimento di un maggior benessere, la condizione abitativa degli italiani è migliorata nettamente: sono migliorati gli standard dati dal numero di stanze per abitante, dalla dimensione media degli appartamenti, dalle dotazioni di impianti e servizi e dalla riduzione dei fenomeni di coabitazione. In questo lasso di tempo la percentuale di italiani che vive in una casa in affitto è passata da oltre il 40% al 18,8%. Oggi il 72% delle famiglie è quindi proprietaria dell'abitazione in cui vive o ne dispone gratuitamente. Si può stimare perciò che il numero delle famiglie che abita in una casa locata (o il numero delle case locate, che è lo stesso) ammonti a circa 4,3 milioni, a fronte di poco meno di 7 milioni di trenta anni fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La tempesta perfetta sull'economia L'ANALISI (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 03-12-2007)

SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo aggiornamento 03 Dicembre 2007 Affari & Finanza > RAPPORTO/IMMOBILI E MUTUI Affari & Finanza > RAPPORTO/GRANDE DISTRIBUZIONE Affari & Finanza > RAPPORTO/RISPARMIO GESTITO --> COPERTINA pag. 1 La tempesta perfetta sull'economia L'ANALISI NOURIEL ROUBINI Gli avvenimenti delle ultime settimane dimostrano che la stretta del credito e di liquidità cominciata in agosto negli Usa e in Europa non solo non è migliorata ma si è aggravata. Negli Usa quest'improvviso inasprimento e altre gravi debolezze implicano che il paese è diretto verso un'inevitabile recessione. Già la crescita di questo trimestre sarà verosimilmente prossima allo zero. Come sempre, quando gli Stati Uniti starnutiscono il resto del mondo si prende il raffreddore: in questo caso, però, gli Stati Uniti non soffriranno solo di un comune raffreddore, ma andranno incontro a una polmonite vera e propria, grave e duratura. Il resto del mondo, di conseguenza, deve prepararsi a essere contagiato dal virus in modo grave. Prendiamo in esame lo scompiglio dei mercati finanziati. Malgrado le iniezioni nei mercati finanziari di liquidità per centinaia di miliardi di dollari e di euro praticate da agosto a oggi, a dispetto di un taglio di 75bps dei tassi di interesse effettuato dalla Fed, la stretta creditizia oggi è altrettanto grave se non peggiore di quella dell'estate scorsa. Per esempio, la differenza tra il tasso di interesse al quale le banche statunitensi ed europee si concedono reciprocamente prestiti relativamente ai sicuri rendimenti governativi di maturità simile rappresenta una misura della avversione al rischio e ai rischi della controparte finanziaria. Questa differenza è tornata ancora recentemente a quei massimi che segnalano che i mercati finanziari sono quasi nel panico. Il motivo per il quale una simile massiccia iniezione di liquidità e una politica monetaria piu' espansiva sono miseramente fallite è che il sistema finanziario non ha sperimentato soltanto illiquidità, ma anche seri e gravi problemi di credito e d'insolvenza. La politica monetaria non può risolvere le questioni di insolvenza. Effettivamente, ci sono due milioni o più di famiglie americane che probabilmente saranno insolventi e non onoreranno i loro mutui; decine di enti erogatori di mutui hanno già fatto bancarotta; moltissimi imprenditori edili subiranno gravi perdite e dovranno chiudere l'attività; ci sono istituti finanziari di tutto il mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia e così via) fortemente che hanno fatto investimenti avventati e sono falliti; e adesso che l'economia andrà in recessione perfino le insolvenze delle grandi imprese inizieranno ad aggravarsi e crescere di numero. Come se non bastasse, l'entità delle perdite finanziarie è sconvolgente e peggiora di giorno in giorno: finora gli istituti finanziari hanno ammesso perdite per circa 50 miliardi di dollari, ma una molteplicità di analisti stima che le perdite totali dovute ai soli subprime potrebbero arrivare a una cifra compresa tra i 300 e i 400 miliardi di dollari. Si aggiungano a ciò le perdite dovute ai mutui nearprime e prime, le perdite per le carte di credito e i prestiti automobilistici le cui percentuali di insolvenza si stanno moltiplicando, le perdite dovute alle proprietà commerciali che hanno vissuto un boom e sperimentato una bolla simile a quella immobiliare, e infine le perdite che le banche subiranno concedendo prestiti alle imprese e nei finanziamenti di LBO. Tutto ciò potrebbe portare a perdite per una cifra sconvolgente, nell'ordine del milione di miliardi di dollari. Considerata poi l'entità di tali perdite, la necessaria contrazione del credito da parte di istituti finanziari che hanno un capitale inferiore potrebbe ridurre la capacita' di creare credito ? e provocare quindi una massiccia stretta del credito ? dell'ordine di svariati trilioni di dollari americani. A sua volta, una simile stretta del credito renderà minore la quantità di credito e alzerà i costi per le famiglie, le aziende e gli enti debitori in generale, riducendo la domanda aggregata di consumi e investimenti. Come se non bastasse, considerata la globalizzazione finanziaria e di cartolarizzazione queste perdite non colpiranno soltanto le banche, ma anche le banche di investimento, i fondi di copertura, i fondi di investimento, i fondi del mercato monetario, SIV e Conduits, e società di assicurazioni degli Stati Uniti e di tutto il mondo. Di conseguenza il contagio finanziario si estenderà dalle banche al resto del sistema finanziario, e dagli Stati Uniti all'Europa e al resto del mondo, aumentando il rischio di una crisi finanziaria sistemica. Questa è in realtà la prima crisi della globalizzazione e securitizzazione finanziaria. Non meraviglia a questo punto che i principali mercati finanziari si trovino adesso in una crisi di credito e di liquidità: i mercati interbancari, i SIV finanziati da ABCP, i mercati di cartolarizzazione, i mercati derivati, i mercati di LBO, i prestiti frazionati e i mercati CLO. Considerata l'incertezza sull'entità delle perdite e su chi sia in possesso di asset "contaminati", tutti temono le loro controparti e accumulano liquidità. Questa è ciò che si ottiene per aver creato un sistema finanziario caratterizzato da meno trasparenza, più opacità, mancanza di informazioni e di limpidezza finanziaria. Negli Stati Uniti la stretta di liquidità e di credito, le perdite ingenti subite dagli istituti finanziari per i loro prestiti e mutui sconsiderati, la peggior recessione edilizia della storia degli Stati Uniti, unitamente all'odierna caduta libera dei prezzi delle case, al prezzo del petrolio ai suoi massimi storici e a un consumatore medio fragile implicano che gli Stati Uniti vivranno ? a partire dall'inizio del 2008 ? una grave e dolorosa recessione. Il consumatore medio americano, che risparmia poco ed è sovraccarico di debiti, è oggi a un punto di fragilità severa: non può più usare la propria casa per ottenere soldi con un rifinanziamento e spendere più di quello che guadagna, visto che il valore della sua casa è in caduta. Questo consumatore è colpito da molti shock negativi: la caduta delle prezzo delle case, il calo del finanziamento diretto dei consumi via prestiti collaterali che usano la casa come accessorio finanziario, un indebitamento maggiore dovuto al più alto servicing ratio, una stretta creditizia per l'abitazione e il credito al consumo, i prezzi del petrolio e della benzina in impennata, un mercato del lavoro indebolito e, quanto prima, un mercato azionario in calo. Gli aiuti dalla Fed non eviteranno l'imminente recessione, poiché arriveranno troppo tardi e saranno troppo inadeguati, anche perché la politica monetaria diventa meno efficace quando si ha un grande eccesso di offerta di case, di beni di consumo durevoli, di automobili e di motoveicoli. Occorreranno anni per smaltire questa sovrabbondanza. Il resto del mondo ? Europa inclusa ? finora si era illuso di potersi dissociare dal rallentamento degli Stati Uniti. Ciò potrebbe accadere soltanto se gli Stati Uniti avessero un atterraggio morbido: se invece gli Stati Uniti dovessero atterrare sul duro nella recessione non ci sarà modo di prendere le distanze e la crescita globale subirà un forte rallentamento. L'Europa, oltre tutto, potrebbe essere una delle prime vittime di questo duro atterraggio degli Stati Uniti. Non solo il sistema finanziario europeo non si è ancora dissociato da quello americano, ma da agosto è stato esposto a un contagio ancora maggiore. E poiché le aziende europee dipendono dai prestiti bancari più di quelle statunitensi, la stretta del credito colpirà il settore delle aziende europee e la loro capacità di produrre, assumere e investire. Si tenga anche conto che il boom e la bolla edilizia non si sono limitati agli Stati Uniti: simili bolle hanno interessato la Spagna, il Regno Unito, l'Irlanda e in scala minore la Francia, il Portogallo, l'Italia e la Grecia. In questo periodo le bolle edilizie stanno iniziando a sgonfiarsi in tutta Europa, contribuendo di fatto a rischi di rallentamento della crescita. Si aggiunga poi ai problemi dell'Europa la forza dell'euro, che sta pesantemente riducendo la concorrenza esterna all'eurozona, e non dimentichiamo l'imminente indebolimento della domanda di prodotti europei in ragione della pesante caduta della crescita degli Stati Uniti. Nel frattempo, mentre la Fed ha già iniziato a tagliare aggressivamente i tassi di interesse, la Banca centrale europea si illude di poter alzare ulteriormente i propri tassi una volta superata la cosidetta "temporanea" stretta finanziaria. Quello che la Bce dovrebbe fare, al contrario, è iniziare a tagliarli adesso. Prendere tempo come fece nel periodo 20012002 ? garantirà soltanto una cosa: che il contagio negativo dagli Stati Uniti all'Europa sarà più grave e più duraturo. Pertanto, sussistono tutte le condizioni perché una "tempesta perfetta" ? di natura finanziaria ed economica ? negli Stati Uniti si diffonda in Europa e in tutto il mondo. Come disse una volta Bette Davis in "All About Eve": "Allacciate le cinture e tenetevi forte: sarà una corsa piena di scossoni!". *Docente della New York University e presidente di RGE Monitor, società di Traduzione di Anna Bissanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La crisi degli Usa è un'opportunità per gli Etf (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Morningstar IT" del 03-12-2007)

Nord America: La crisi degli Usa è un'opportunità per gli Etf Marco Caprotti | 3/12/2007 L'indice Msci North America nell'ultimo mese ha perso il 7,2%. Gli Stati Uniti, secondo alcuni economisti, starebbero per entrare in recessione. Colpa anche del comparto finanziario. Ma ci sono gli strumenti per guadagnare lo stesso. E' ufficiale: la locomotiva americana sta frenando. E, aggiungono gli economisti, si sta dirigendo verso la recessione. L'indice Msci North America nell'ultimo mese (fino al 3 dicembre e calcolato in euro) ha perso il 7,2%. Ma a preoccupare di più investitori ed analisti sono gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento del lavoro secondo cui gli utili aziendali nel terzo trimestre sono scesi di 19,3 miliardi di dollari rispetto al secondo. Nello stesso periodo i redditi familiari sono calati di 41,2 miliardi. I profitti delle aziende quotate sull'S&P 500, intanto, sono diminuiti del 25%. Colpa dello scoppio della bolla immobiliare e delle forti svalutazioni effettuate dalle corporate, seguiti alla crisi dei mutui subprime (quelli di scarsa qualità). E negli ultimi tre mesi dell'anno la situazione potrebbe peggiorare ancora. Gli osservati speciali di questi giorni sono i gruppi finanziari i cui profitti, secondo un'analisi di Bloomberg, nel quarto trimestre scenderanno di oltre il 25-30%. Questa situazione ha effetti inevitabili sull'economia. Le maggiori banche del Paese, fra cui Jp Morgan Chase e Morgan Stanley hanno annunciato almeno 25mila licenziamenti. Le richieste di sussidi per la disoccupazione sono arrivate ai massimi degli ultimi nove mesi. Nel frattempo, secondo un rapporto della Federal Reserve le banche hanno chiuso i cordoni della borsa, rendendo più difficile alle imprese e alle famiglie il ricorso al prestito. Tutto questo sta preparando la strada per la recessione che, secondo la maggior parte degli economisti, si registrerà a partire dal 2008. La gravità della situazione, però, si può trasformare in una buona occasione per fare affari. Soprattutto utilizzando gli Exchange traded fund. "Stiamo notando una crescente attenzione sugli Etf dedicati al comparto finanziario", dice Sonya Morris, analista di Morningstar. "C'è ancora incertezza sui tempi della crisi. Questo ha spinto molti investitori con orizzonti temporali di breve periodo a vendere titoli di banche e assicurazioni creando in questo modo opportunità di acquisto per chi ragiona nel lungo termine ed ha un po' di coraggio". Il vantaggio dell'Etf, secondo Morris è che è esposto su un paniere di titoli e quindi non solo su una singola azione. "Ovviamente bisogna fare attenzione all'indice di riferimento dell'Etf. Noi consigliamo quelli dove sono presenti nomi di qualità a prezzi che ormai sono sacrificati. Chi preferisce una maggiore diversificazione può scegliere un paniere in cui sono presenti banche, assicurazioni e società di brokeraggio". Marco Caprotti è Redattore di Morningstar in Italia. Per commenti e osservazioni potete scriverle all'indirizzo marco.caprotti@morningstar.com Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I mercati: punta dell'iceberg (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Trend-online" del 03-12-2007)

BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Il punto-borsainvestimenti , 03.12.2007 11:36 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il mondo, fino a marzo, viveva nella inconsapevolezza dei problemi legati al debito enorme su cui si poggiava l'economia. Dal 2002 al 2007 il mondo aveva vissuto un'epoca in cui i tassi d'interesse si erano dimostrati benevoli, grande liquidità, facilità di accesso al credito. Le banche erano riuscite a rivendere i crediti che avevano nei confronti delle imprese tramite complessi veicoli e cartolarizzazioni. Quindi avevano a disposizione enormi risorse per finanziare il sistema economico, dagli immobili allo sviluppo cinese, indiano ecc ecc. Le Banche Centrali avevano assecondato il tutto grazie anche al potente deflattore mondiale chiamato Cina. Ma Cina e India hanno aumentato i costi della mano d'opera, per non parlare dei costi delle materie prime e dell'energia che hanno reso via via più cari i prodotti cinesi. Per dirla in breve, dalla Cina e dall'India arrivano oggi prodotti a prezzi via via più cari. Il tutto genera inflazione. L'inflazione tende a far alzare i tassi. Il rialzo repentino dei tassi ha fatto fermare la speculazione che aveva portato alla bolla immobiliare e alla creazione di obbligazioni strutturate complesse. Le prime avvisaglie a marzo crearono i primi dubbi. Dubbi che fra marzo e giugno vennero studiati e analizzati da tanti e tanti economisti e banche d'affari. I più veloci nel capire la situazione furono Goldman Sachs e alcuni fondi hedge, che approfittarono, in quei mesi, fra marzo e giugno, per aprire grandi operazioni al ribasso, non tanto sui mercati azionari quanto sul mercato del debito subprime e sui titoli finanziari. In Italia, fra i primi blog che parlarono di questi problemi non si può non ricordare quelli di MICHELE SPALLINO e quelli di ANDREA MAZZALAI ICEBERGFINANZA Persone che anticipando di gran lunga Banche d'affari, media, e gestori, furono in grado di spiegare segue pagina >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I mercati: il castello nella Palude pag.2 (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Trend-online" del 03-12-2007)

I mercati: il castello nella Palude BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Il punto-borsainvestimenti , 03.12.2007 11:39 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! la Fed tagliò i tassi quasi a 0. Questo mise in moto la bolla degli immobili. Infatti, i risparmi rimasti indenni dalla crisi delle borse vennero investiti in immobili generando una crescita del settore esponenziale e creando l'ennesima bolla. Oggi la Fed cerca di replicare, sperando che il taglio dei tassi d'interesse, da un lato freni la caduta del valore degli immobili, dall'altro permetta un rientro del debito e aiuti la creazione di una nuova bolla nel mercato azionario. Tuttavia la sostanziale differenza rispetto al 2001 è l'inflazione proveniente dalla Cina. Un'inflazione che non permetterà ai tassi d'interesse scendere più di tanto e che anzi potrebbe creare seri danni al mercato azionario in quanto è inflazione importata. Senza contare gli squilibri geopolitica che potrebbero essere molto più gravi di un paio di torri distrutte dagli estremisti islamici Questo articolo è il secondo di 5. Leggete gli articoli seguendo l'ordine cronologico. Mercato Libero - Consulenza Finanziaria Fee Only - : Mercato Libero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prezzi delle case sempre più in alto (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Tirreno, Il" del 04-12-2007)

Montecatini Prezzi delle case sempre più in alto Montecatini (più 3,5%) corre rispetto alle altre città della Toscana MONTECATINI. Prezzi sempre più su, con medie che ormai arrivano a toccare quota 2.800 euro al metro quadro e aumenti che fanno impallidire tutte le grandi città della Toscana. E una tendenza al rialzo che in questa seconda parte dell'anno è stata solo marginalmente scalfita dallo scandalo mutui. Sono i dati relativi al mercato immobiliare della Valdinievole comunicati dall'Ufficio studi Tecnocasa e confermati dagli operatori "sul campo". Tipologie. Nella tabella, Tecnocasa riporta tre tipologie di abitazione (ulteriormente divise in usato e nuovo): nella colonna "economico" si trovano gli appartamenti di edilizia popolare e le vecchie case da ristrutturare; alla voce "medio" ci sono le costruzioni del boom edilizio degli anni '60-'70; "signorili" sono le case, vecchie e nuove, con rifiniture di pregio. Al top. La tabella evidenzia la zona della città che dal centro si allarga fino alle Panteraie quale la più costosa per l'acquisto di una casa. Prezzi tutti ben oltre i 2mila euro al metro quadro, anche per un appartamento non di pregio. Si spende decisamente meno per un immobile situato nella Valdinievole ovest (Pescia e Chiesina), mentre la sorpresa degli ultimi tempi viene da Ponte Buggianese. "E' la città dove c'è più euforia da un punto di vista immobiliare - dice Andrea Zuccaro, responsabile dell'agenzia Tecnocasa di via Mazzini - e se fino a 6-7 anni fa le case costavano quasi la metà di quelle a Montecatini, oggi la forbice si va assottigliando". Sempre più in alto. Più 3,5%. E' questa la variazione percentuale dei prezzi delle case a Montecatini registrata nel primo semestre del 2007 rispetto ai sei mesi precedenti. Nessuno, tra i capoluoghi in Toscana, si avvicina neanche lontanamente a un simile aumento: Pistoia si ferma all'1,4%, Livorno all'1,2%, Prato all'1%, Grosseto allo 0,5%, stabile Arezzo, mentre Firenze scende addirittura dello 0,6%. "Si tratta di dati medi - spiega Zuccaro - ma per gli edifici di pregio l'aumento arriva a toccare quota 20%. D'altra parte sono già alcuni anni che chi dispone di un reddito alto tende a cercare casa fuori dalle grandi città e Montecatini resta una meta ambita. Richieste arrivano un po' da tutta la Toscana, ma soprattutto da Arezzo: decine di aretini hanno trattato una compravendita con i nostri uffici. E per la seconda parte dell'anno le cose non sembrano essere cambiate: lo scandalo mutui ha colpito il mercato, ma solo per la case popolari, che hanno registrato una leggera flessione nei prezzi. La zona più trendy? Sta tornando di moda l'area a sud della ferrovia, tra la stazione e via Foscolo". David Meccoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scendono i prezzi delle case - filiberto mayda (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Provincia Pavese, La" del 04-12-2007)

Cronaca Scendono i prezzi delle case Nel primo semestre 2007 registrato un calo dell'1,7 per cento Ma in centro storico per un box si spendono anche 60mila euro A provocare la frenata è l'alto numero di edifici costruiti FILIBERTO MAYDA PAVIA. Una piccola frenata del mercato immobiliare pavese. Non tale da cambiare significativamente la situazione, ma sufficiente a far immaginare l'inizio di una inversione di tendenza. Insomma, almeno a leggere i dati forniti dall'Osservatorio di Tecnocasa, in provincia di Pavia si registrerebbe un calo medio dei prezzi al metro quadro, calo valutato intorno all'1,7 per cento. I prezzi, comunque, restano alti, con modifiche che riguardano sostanzialmente la periferia, mentre in centro storico e nelle zona più ricercate (ad esempio quella della stazione ferroviaria), i valori al metro quadro cambiano davvero di pochissimo. Va poi detto che i prezzi dell'Osservatorio Immobiliare Tecnocasa si riferiscono al compravenduto medio, ossia ai contratti già definiti nel primo semestre dell'anno. Cosa abbia determinata questa lieve diminuzione (ma importante se sarà confermata nel secondo semestre), non è difficile immaginarlo. In questi ultimi dodici-diciotto mesi sono stati gettati sul mercato centinaia di immobili, dalle singole ville signorili ai piccoli appartamenti in periferia, per non dire che in provincia, particolarmente nel Pavese, alcune aree sono state letteralmente invase dal cemento e dalle villette più o meno a schiera, mono, bi-trifamiliari. Nell'ultimissimo periodo, poi, anche la crisi dei mutui e l'aumento dei tassi ha contribuiti alla frenata del mercato immobiliare. Inoltre, sottolinea l'Osservatorio di Tecnocasa, la presenza di nuove costruzioni sul territorio ha determinato un aumento dei tempi di vendita ed un calo dei prezzi medi di compravendita nella città. nel Centro storico acquistano professionisti che cercano tagli superiori a 100 mq oppure società di costruzione che procedono a frazionare gli immobili, ristrutturarli e rivenderli. Le soluzioni di prestigio che affacciano su piazza della Vittoria, corso Strada Nuova e corso Cavour possono toccare punte di 4.000-5.000 al mq. Difficile trovare dei box in centro e quando si trovano raggiungono anche 50-60 mila, mentre in periferia si va dai 18 e fino ai 25mila. Mercato stabile, dopo un periodo di notevole rialzo delle quotazioni, nella zona del Policlinico, tra le più richieste della città. Sono in corso alcuni interventi di nuova costruzione immessi sul mercato a 2.300 al mq. L'offerta abitativa della zona presenta condomini degli anni '70 trattati a 1.700-1.800 al mq. L'area che si sviluppa intorno alla stazione include abitazioni costruite a partire dai primi anni del 1900 fino agli anni' 60-'70. Un buon usato costa 2.000 al mq. Alla periferia della città, verso Bereguardo, nella zona di San Lanfranco, dove ci sono case indipendenti, case di corte, villette a schiera e singole, le quotazioni più basse, 1.600 al mq, determinano una buona presenza di richieste nella zona. Prezzi simili anche per le abitazioni situate in viale Cremona, dove si possono acquistare condomini degli anni '70-'80 valutati intorno a 1.400-1.500 al mq. San Giovannino è un quartiere che si è sviluppato prevalentemente 20-30 anni fa e si caratterizza per la presenza di condomini in edilizia privata, a eccezione di una zona, più interna e tranquilla e molto richiesta, con ville bifamiliari e quadrifamiliari. Per una soluzione usata in zona si spendono cifre medie di 1700-1800 al mq. In viale Campari l'età media delle abitazioni è di 20-30 anni, ma ci sono anche delle costruzioni più recenti, a parte una zona attigua al centro dove si concentrano soluzioni più signorili con giardino interno e trattate a 2-000 al mq. In posizione semicentrale sorge via Ferrini dove sta partendo un intervento di nuova costruzione di condomini con appartamenti, negozi ed uffici al pianterreno. In tutte queste zone si costruiscono piccoli contesti condominiali valutati 2.300-2.500 al mq. Palazzine di nuova costruzione sono in corso nella zona del Vallone Nuovo, le cui quotazioni sono di 2.000-2.200 al mq. Presenti anche delle nuove costruzioni in edilizia Peep. L'offerta immobiliare del Vallone vecchio è decisamente eterogenea e include palazzine, villette a schiera, villette singole e bifamiliari. Un buon usato costa 1.500 al mq. Più basse le quotazioni del rione Crosione, la zona più popolare del Vallone vecchio, dove l'usato si tratta a 1.200-1.300 al mq.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"sui tassi la bce segua la fed o per l'europa sarà dura" - giorgio lonardi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Repubblica, La" del 04-12-2007)

Economia La bolla immobiliare A Trieste i Nobel per l'Economia. Mundell: il vero problema non è l'inflazione "Sui tassi la Bce segua la Fed o per l'Europa sarà dura" I prezzi delle case si sgonfieranno e allora la crescita europea potrebbe peggiorare GIORGIO LONARDI DAL NOSTRO INVIATO TRIESTE - "Non credo che l'inflazione sia un grosso problema per l'Europa. Al contrario penso che il vero problema sia la deflazione". Se lo dice un premio Nobel come il canadese Robert Mundell, fra i massimi esperti mondiali di politica monetaria e fiscale, qui a Trieste per i Nobels Colloquia, occorre prestare la massima attenzione ad un'affermazione a prima vista sconcertante. Spiega Mundell: "Secondo me l'espansione dei prezzi degli immobili in Europa non può continuare per sempre. Prima o poi la bolla immobiliare si sgonfierà e allora la situazione dell'economia europea potrebbe peggiorare". Quindi la bolla immobiliare si ridimensionerà in Europa proprio come è accaduto negli Stati Uniti? "E' inevitabile che sia così. La differenza è che negli Usa l'impatto negativo sull'economia è stato "ammortizzato" dalla debolezza del dollaro che ha rafforzato l'export americano. Purtroppo l'Europa oggi non gode di questo vantaggio". In un quadro così difficile lei si aspetta un aumento dei tassi da parte della Bce? "L'11 dicembre è prevista la riunione del Fomc (il braccio operativo della Fed ndr). A mio parere la Federal Reserve dovrebbe accollarsi un chiaro impegno a rilanciare l'economia. E la misura più adeguata per farlo è il taglio dei tassi di 50 punti base. In questo quadro se la Bce non riducesse i tassi farebbe un grandissimo errore. Perché questo si tradurrebbe in un forte rialzo dell'euro rispetto al dollaro con tutte le conseguenze negative che si possono immaginare per l'industria europea". Secondo lei il rapporto fra dollaro e euro rimarrà a lungo sui livelli attuali, contrassegnati dalla debolezza del biglietto verde? "Il rapporto euro-dollaro oggi è arrivato sui minimi storici e, da adesso in poi, dovrebbe correggere la rotta. Tuttavia se ci fosse una recessione negli Stati Uniti questo potrebbe cambiare il mio punto di vista". C'è il rischio che la vicenda dei mutui subprime trascini l'economia mondiale in una brutta crisi finanziaria? "All'orizzonte non c'è pericolo di un "credit crunch". La crisi dei subprime è nata da una forte carenza di liquidità in agosto. Ma la rapida reazione della Bce e della Fed che hanno iniettato liquidità nel sistema finanziario ha impedito una crisi finanziaria che avrebbe causato danni profondi. Oggi si continua a parlare dei subprime ma non credo che si tratti di un problema reale. E se ci fossero nuovamente dei problemi di liquidità niente paura: le banche centrali hanno dimostrato di saper fare bene il loro mestiere". Quali saranno i contraccolpi della campagna elettorale Usa sull'economia americana? "Premetto di essere canadese e quindi di non essere coinvolto nelle elezioni americane. Detto questo non c'è dubbio che se dovessero vincere i democratici ci sarà un aumento delle tasse. Entrambi i candidati democratici hanno presentato un programma che prevede un forte aumento della spesa. In particolare la signora Clinton ha detto che intende riportare le aliquote all'era pre-Bush. E questa è una brutta notizia per l'economia mondiale".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GUFI & ANALISI: LA TEMPESTA PERFETTA SULL' ECONOMIA (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 04-12-2007)

Di *Nouriel Roubini Quando gli Stati Uniti starnutiscono il resto del mondo si prende il raffreddore: in questo caso però, l'America andra' incontro a una polmonite vera e propria, grave e duratura. E il resto del mondo deve prepararsi a essere contagiato dal virus. -->*Docente della New York University e presidente di RGE Monitor. Il commento che segue non implica responsabilita' alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita' di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI. (WSI) ? Gli avvenimenti delle ultime settimane dimostrano che la stretta del credito e di liquidità cominciata in agosto negli Usa e in Europa non solo non è migliorata ma si è aggravata. Negli Usa quest'improvviso inasprimento e altre gravi debolezze implicano che il paese è diretto verso un'inevitabile recessione. Già la crescita di questo trimestre sarà verosimilmente prossima allo zero. Come sempre, quando gli Stati Uniti starnutiscono il resto del mondo si prende il raffreddore: in questo caso, però, gli Stati Uniti non soffriranno solo di un comune raffreddore, ma andranno incontro a una polmonite vera e propria, grave e duratura. Il resto del mondo, di conseguenza, deve prepararsi a essere contagiato dal virus in modo grave. Mercato volatile? Si', e con news gratis, non riesci a valutarne tutte le opportunita' e i rischi. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul link INSIDER Prendiamo in esame lo scompiglio dei mercati finanziati. Malgrado le iniezioni nei mercati finanziari di liquidità per centinaia di miliardi di dollari e di euro praticate da agosto a oggi, a dispetto di un taglio di 75bps dei tassi di interesse effettuato dalla Fed, la stretta creditizia oggi è altrettanto grave se non peggiore di quella dell'estate scorsa. Per esempio, la differenza tra il tasso di interesse al quale le banche statunitensi ed europee si concedono reciprocamente prestiti relativamente ai sicuri rendimenti governativi di maturità simile rappresenta una misura della avversione al rischio e ai rischi della controparte finanziaria. Questa differenza è tornata ancora recentemente a quei massimi che segnalano che i mercati finanziari sono quasi nel panico. Il motivo per il quale una simile massiccia iniezione di liquidità e una politica monetaria piu' espansiva sono miseramente fallite è che il sistema finanziario non ha sperimentato soltanto illiquidità, ma anche seri e gravi problemi di credito e d'insolvenza. La politica monetaria non può risolvere le questioni di insolvenza. Effettivamente, ci sono due milioni o più di famiglie americane che probabilmente saranno insolventi e non onoreranno i loro mutui; decine di enti erogatori di mutui hanno già fatto bancarotta; moltissimi imprenditori edili subiranno gravi perdite e dovranno chiudere l'attività; ci sono istituti finanziari di tutto il mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia e così via) fortemente che hanno fatto investimenti avventati e sono falliti; e adesso che l'economia andrà in recessione perfino le insolvenze delle grandi imprese inizieranno ad aggravarsi e crescere di numero. Come se non bastasse, l'entità delle perdite finanziarie è sconvolgente e peggiora di giorno in giorno: finora gli istituti finanziari hanno ammesso perdite per circa 50 miliardi di dollari, ma una molteplicità di analisti stima che le perdite totali dovute ai soli subprime potrebbero arrivare a una cifra compresa tra i 300 e i 400 miliardi di dollari. Si aggiungano a ciò le perdite dovute ai mutui nearprime e prime, le perdite per le carte di credito e i prestiti automobilistici le cui percentuali di insolvenza si stanno moltiplicando, le perdite dovute alle proprietà commerciali che hanno vissuto un boom e sperimentato una bolla simile a quella immobiliare, e infine le perdite che le banche subiranno concedendo prestiti alle imprese e nei finanziamenti di LBO. Tutto ciò potrebbe portare a perdite per una cifra sconvolgente, nell'ordine del milione di miliardi di dollari. Considerata poi l'entità di tali perdite, la necessaria contrazione del credito da parte di istituti finanziari che hanno un capitale inferiore potrebbe ridurre la capacita' di creare credito ? e provocare quindi una massiccia stretta del credito ? dell'ordine di svariati trilioni di dollari americani. A sua volta, una simile stretta del credito renderà minore la quantità di credito e alzerà i costi per le famiglie, le aziende e gli enti debitori in generale, riducendo la domanda aggregata di consumi e investimenti. Come se non bastasse, considerata la globalizzazione finanziaria e di cartolarizzazione queste perdite non colpiranno soltanto le banche, ma anche le banche di investimento, i fondi di copertura, i fondi di investimento, i fondi del mercato monetario, SIV e Conduits, e società di assicurazioni degli Stati Uniti e di tutto il mondo. Di conseguenza il contagio finanziario si estenderà dalle banche al resto del sistema finanziario, e dagli Stati Uniti all'Europa e al resto del mondo, aumentando il rischio di una crisi finanziaria sistemica. Questa è in realtà la prima crisi della globalizzazione e securitizzazione finanziaria. Non meraviglia a questo punto che i principali mercati finanziari si trovino adesso in una crisi di credito e di liquidità: i mercati interbancari, i SIV finanziati da ABCP, i mercati di cartolarizzazione, i mercati derivati, i mercati di LBO, i prestiti frazionati e i mercati CLO. Considerata l'incertezza sull'entità delle perdite e su chi sia in possesso di asset "contaminati", tutti temono le loro controparti e accumulano liquidità. Questa è ciò che si ottiene per aver creato un sistema finanziario caratterizzato da meno trasparenza, più opacità, mancanza di informazioni e di limpidezza finanziaria. Negli Stati Uniti la stretta di liquidità e di credito, le perdite ingenti subite dagli istituti finanziari per i loro prestiti e mutui sconsiderati, la peggior recessione edilizia della storia degli Stati Uniti, unitamente all'odierna caduta libera dei prezzi delle case, al prezzo del petrolio ai suoi massimi storici e a un consumatore medio fragile implicano che gli Stati Uniti vivranno ? a partire dall'inizio del 2008 ? una grave e dolorosa recessione. Il consumatore medio americano, che risparmia poco ed è sovraccarico di debiti, è oggi a un punto di fragilità severa: non può più usare la propria casa per ottenere soldi con un rifinanziamento e spendere più di quello che guadagna, visto che il valore della sua casa è in caduta. Questo consumatore è colpito da molti shock negativi: la caduta delle prezzo delle case, il calo del finanziamento diretto dei consumi via prestiti collaterali che usano la casa come accessorio finanziario, un indebitamento maggiore dovuto al più alto servicing ratio, una stretta creditizia per l'abitazione e il credito al consumo, i prezzi del petrolio e della benzina in impennata, un mercato del lavoro indebolito e, quanto prima, un mercato azionario in calo. Gli aiuti dalla Fed non eviteranno l'imminente recessione, poiché arriveranno troppo tardi e saranno troppo inadeguati, anche perché la politica monetaria diventa meno efficace quando si ha un grande eccesso di offerta di case, di beni di consumo durevoli, di automobili e di motoveicoli. Occorreranno anni per smaltire questa sovrabbondanza. Il resto del mondo ? Europa inclusa ? finora si era illuso di potersi dissociare dal rallentamento degli Stati Uniti. Ciò potrebbe accadere soltanto se gli Stati Uniti avessero un atterraggio morbido: se invece gli Stati Uniti dovessero atterrare sul duro nella recessione non ci sarà modo di prendere le distanze e la crescita globale subirà un forte rallentamento. L'Europa, oltre tutto, potrebbe essere una delle prime vittime di questo duro atterraggio degli Stati Uniti. Non solo il sistema finanziario europeo non si è ancora dissociato da quello americano, ma da agosto è stato esposto a un contagio ancora maggiore. E poiché le aziende europee dipendono dai prestiti bancari più di quelle statunitensi, la stretta del credito colpirà il settore delle aziende europee e la loro capacità di produrre, assumere e investire. Si tenga anche conto che il boom e la bolla edilizia non si sono limitati agli Stati Uniti: simili bolle hanno interessato la Spagna, il Regno Unito, l'Irlanda e in scala minore la Francia, il Portogallo, l'Italia e la Grecia. In questo periodo le bolle edilizie stanno iniziando a sgonfiarsi in tutta Europa, contribuendo di fatto a rischi di rallentamento della crescita. Si aggiunga poi ai problemi dell'Europa la forza dell'euro, che sta pesantemente riducendo la concorrenza esterna all'eurozona, e non dimentichiamo l'imminente indebolimento della domanda di prodotti europei in ragione della pesante caduta della crescita degli Stati Uniti. Nel frattempo, mentre la Fed ha già iniziato a tagliare aggressivamente i tassi di interesse, la Banca centrale europea si illude di poter alzare ulteriormente i propri tassi una volta superata la cosidetta "temporanea" stretta finanziaria. Quello che la Bce dovrebbe fare, al contrario, è iniziare a tagliarli adesso. Prendere tempo come fece nel periodo 2001 2002 ? garantirà soltanto una cosa: che il contagio negativo dagli Stati Uniti all'Europa sarà più grave e più duraturo. Pertanto, sussistono tutte le condizioni perché una "tempesta perfetta" ? di natura finanziaria ed economica ? negli Stati Uniti si diffonda in Europa e in tutto il mondo. Come disse una volta Bette Davis in "All About Eve": "Allacciate le cinture e tenetevi forte: sarà una corsa piena di scossoni!". Traduzione di Anna Bissanti Copyright © La Repubblica - Affari&Finanza. Riproduzione vietata. All rights reserved.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il punto di vista (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Milano Finanza (MF)" del 05-12-2007)

MF Il punto di vista La Bolla Immobiliare Deve Scoppiare, Nessuna Indulgenza Per Le Vittime Dei Subprime Il progressivo deterioramento del mercato immobiliare rende sempre più urgente una risposta da parte di Washington. Lo dimostra l'ampia copertura mediatica riservata a un piano del Dipartimento del tesoro che si appresta a collaborare con le società di erogazione dei mutui ipotecari per rivedere i termini dei prestiti concessi a quei mutuatari del segmento subprime che non possono più permettersi di pagare le rate mensili maggiorate. Non dovrebbe passare molto tempo prima che si assista alle richieste, provenienti anche da Wall Street, di una manovra fiscale studiata per quei proprietari che vedono avvicinarsi lo spettro di un pignoramento degli immobili ipotecati. Una simile mossa sarebbe certo costosa, nonché iniqua verso la maggioranza dei proprietari e dei locatari più prudenti e costituirebbe un precedente passibile di promuovere comportamenti sconsiderati in futuro. Senza contare che questo salvataggio non riuscirebbe affatto a impedire l'inevitabile correzione dei prezzi delle abitazioni, né a impedire le ripercussioni economiche correlate. Il principale argomento a sostegno della manovra fiscale si fonda su un mito, ossia sul fatto che i mutuatari subprime siano inadempienti a causa del rialzo degli interessi sui mutui a tasso variabile, rialzo che ha reso le rate ormai insostenibili. In effetti, gran parte dei mutuatari subprime inadempienti stanno ancora pagando delle rate d'ingresso davvero contenute (pari, in media, all'8%, ovvero ben al di sotto del tasso di mercato per creditori con una storia travagliata alle spalle e un merito creditizio davvero risicato). In altre parole, molti di questi mutuatari non hanno ancora visto aumentare i pagamenti mensili. Se da un lato è vero che i mutui subprime sono spesso stati proposti da operatori senza scrupoli, d'altro canto il motivo principe dell'incremento dei mutui in sofferenza è da ricercarsi nell'abitudine dei mutuatari di assumere debiti superiori a quanto siano effettivamente in grado di rimborsare applicando qualsiasi tasso di interesse ragionevole. Secondo Credit Suisse, il mutuo subprime classico inizia al 45% del reddito al lordo delle imposte e questo prima che siano ridefiniti i tassi. Dopo il primo ritocco, il pagamento del mutuo aumenta di norma a circa il 55% del reddito lordo (e può salire ancora). Il piano di salvataggio è destinato a rivelarsi oneroso, gravando per centinaia di miliardi di dollari sulle spalle dei contribuenti. E una simile ipotesi, in un momento storico in cui il Congresso dovrebbe trovare una soluzione per quelle migliaia di miliardi di dollari che servirebbero, ma mancano, a finanziare la previdenza sociale e i programmi di assistenza sanitaria come Medicare, sarebbe fiscalmente irresponsabile. La maggioranza dei mutui subprime negli ultimi anni è servita a rifinanziare prestiti precedenti. Molte persone sono riuscite a estrarre dalle loro case molto più contante di quanto vi avessero investito sotto forma di anticipi. A loro dovrebbe essere gettata un'ancora di salvezza? Mentre la condizione di molta gente, rimasta intrappolata nel crollo del mercato immobiliare, può ritenersi tragica, un programma di salvataggio ricompenserebbe quasi sicuramente i meno meritevoli. Proprio coloro che affrontano oggi i maggiori rischi di pignoramento, e che corrispondono probabilmente alla categoria più favorita dagli sgravi fiscali o dai contributi, sono gli stessi che hanno acquistato abitazioni al di sopra delle loro possibilità economiche, sperperato i capitali ottenuti ipotecando le case oppure che hanno mentito nel dichiarare i loro redditi per ottenere mutui che altrimenti non avrebbero mai ricevuto. Ironicamente, se fosse convertito in legge, il progetto del cosiddetto salvataggio andrebbe a sconfessare le pressioni sulla Fed e sul presidente Ben Bernanke da parte degli investitori che richiedono maggior controllo e fermezza nel rispondere alle turbolenze del mercato finanziario. Il governo federale creerebbe un precedente scomodo, incoraggiando comportamenti poco responsabili, se decidesse di salvare i mutuatari in difficoltà (e, conseguentemente, i mutuanti e gli investitori).I prezzi delle case sono stati sospinti a livelli inaccettabili durante il boom da una massa di mutui concessi con poca lungimiranza, che hanno contribuito a creare una domanda artificiale. è quindi inevitabile che questi stessi prezzi crollino al venir meno della domanda artificiale. La bolla immobiliare è la conseguenza indesiderata di una politica del denaro facile della Federal Reserve pensata per salvare l'economia da un crollo a seguito dello scoppio di un'altra bolla, quella dei tecnologici. Ciò premesso, il Congresso dovrebbe respingere qualsiasi proposta di salvataggio fiscale.Andy Laperriere Managing director di Isi Group MF  - Primo Piano Numero 241, pag. 3 del 5/12/2007 Autore: Andy Laperriere Managing director di Isi Group.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MUTUI: GB; PREZZI CASE GIU'A NOVEMBRE PER TERZO MESE DI FILA (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

Di ANSA - -->(ANSA) - ROMA, 5 DIC - I prezzi delle case in Gran Bretagna sono scesi per il terzo mese di fila evidenziando la peggiore sequenza da oltre dieci anni, mentre la fiducia dei consumatori inglesi ha segnato un brusco calo. A novembre - in base alla statistica elaborata da Hbos - il prezzo medio delle abitazioni è sceso dell'1,1% rispetto ad ottobre, confermando la crisi del mercato immobiliare. L'ultima volta che i prezzi delle case sono risultati in calo per tre mesi consecutivi è stato nel 1995. Gli analisti di Morgan Stanley prevedono che nel 2008 i prezzi subiranno un calo del 10%. La fiducia dei consumatori britannici - rilevata da Nationwide Building Society - è scesa molto più del previsto a quota 86 (da 98 del mese prima) il più forte calo da tre anni a questa parte. (ANSA).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MUTUI: FANNIE MAE, PREZZI CASE SCENDERANNO DEL 5% IN 2008 (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

Di ANSA - -->(ANSA) - ROMA, 5 DIC - Fannie Mae, una delle due agenzie semigovernative che erogano prestiti immobiliari negli Usa, prevede che nel 2008 i prezzi delle case subiranno un calo del 5%. Fannie Mae ha dunque peggiorato le sue previsioni tenuto conto che meno di un mese fa aveva stimato una flessione del 4%. Per il 2007, l'agenzia ha previsto che una "severa correzione" nel mercato immobiliare comporterà una calo dei prezzi del 3%. Le nuove stime sono state comunicate in occasione della presentazione alle autorità di controllo della programmata cessione di titoli privilegiati per 7 miliardi di dollari che partirà nei prossimi giorni. Una mossa necessaria per far fronte alla crescita esponenziale delle insolvenze che hanno spinto l'agenzia anche ridurre il proprio dividendo da 50 cent a 35 cent il prossimo anno. Fannie Mae, che ha riportato perdite per 1,4 miliardi di dollari nel terzo trimestre, oggi ha annunciato di attendersi ancora "pressioni sui profitti" nel 2008. (ANSA).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Londra: in calo prezzi case, fiducia dei consumatori ai minimi (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Sole 24 Ore Online, Il" del 05-12-2007)

Londra: fiducia dei consumatori ai minimi, in calo prezzi case di Nicol Degli Innocenti commenti - | | 5 dicembre 2007 Credito: arriva lo strizzone immobiliare LONDRA. Si profila un Natale austero per gli inglesi: la fiducia dei consumatori e' scesa ai minimi da oltre tre anni in Gran Bretagna, spinta al ribasso dall'aumento del costo della vita e dalla crisi finanziaria. Il dato, unito a nuovi segnali che il mercato immobiliare e' in netta flessione, aumenta le probabilita' che la Banca d'Inghilterra domani possa decidere di tagliare i tassi d'interesse per sostenere l'economia, superando i timori di un risveglio dell'inflazione. I dati resi noti oggi da Nationwide, la seconda societa' specializzata in mutui, rivelano che l'indice della fiducia dei consumatori e' sceso a 86 in novembre da 98 in ottobre: si tratta del calo mensile piu' brusco da quando sono iniziate le rilevazioni nel 2004 e il livello piu' basso dall'inizio dell'anno. Il crollo piu' rilevante riguarda l'indice di spesa, sceso a 63, un segnale concreto che i consumi pre-natalizi subiranno un calo. Le associazioni dei negozianti negli ultimi giorni hanno gia' espresso il timore di una flessione delle vendite nella stagione piu' cruciale dell'anno. "L'incertezza sugli effetti del credit crunch abbinata all'aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari sembra colpire la fiducia sull'occupazione e sulla situazione economica futura," ha commentato Fionnuala Earley, chief economist di Nationwide. I nuovi dati sul mercato immobiliare confermano questo quadro a fosche tinte: i prezzi delle case sono scesi dell'1,1% nel mese di novembre a causa degli alti tassi di interesse e dell'onere crescente di ripagare i mutui. La flessione dei prezzi e' la piu' accentuata dal dicembre 2006, secondo Halifax, la maggiore societa' specializzata in mutui in Gran Bretagna, ed e' anche la prima volta da dodici anni che si verifica un calo per tre mesi consecutivi. "L'aumento del costo di ripagare un mutuo e il calo dei salari reali hanno eroso i redditi degli inglesi, portando a un rallentamento sia nei prezzi che nel numero di compravendite nel settore immobiliare," ha detto oggi Martin Ellis, chief economist di Halifax. La Banca d'Inghilterra ha confermato che il numero di mutui approvati e' sceso ai minimi da tre anni. Alla luce di nuovi dati, un numero crescente di economisti si attende domani un taglio dei tassi d'interesse di 25 punti a 5,5 per cento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mutui: Gb, prezzi case ancora giu' (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Virgilio Notizie" del 05-12-2007)

05-12-2007 20:15 A novembre ribasso per il terzo mese di fila (ANSA) - ROMA, 5 DIC - I prezzi delle case in Gran Bretagna sono scesi per il terzo mese di fila evidenziando la peggiore sequenza da oltre dieci anni. A novembre - in base alla statistica elaborata da Hbos - il prezzo medio delle abitazioni e' sceso dell'1,1% rispetto ad ottobre, confermando la crisi del mercato immobiliare. L'ultima volta che i prezzi delle case sono risultati in calo per tre mesi consecutivi e' stato nel 1995.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MUTUI: GB, PREZZI CASE SCENDONO ANCORA (sezione: Mercato immobiliare)

( da "Wall Street Italia" del 05-12-2007)

Mutui: Gb, prezzi case scendono ancora di ANSA A novembre ribasso per il terzo mese di fila -->(ANSA) - ROMA, 5 DIC - I prezzi delle case in Gran Bretagna sono scesi per il terzo mese di fila evidenziando la peggiore sequenza da oltre dieci anni. A novembre - in base alla statistica elaborata da Hbos - il prezzo medio delle abitazioni e' sceso dell'1,1% rispetto ad ottobre, confermando la crisi del mercato immobiliare. L'ultima volta che i prezzi delle case sono risultati in calo per tre mesi consecutivi e' stato nel 1995.